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L’ Autunno – Capitolo 3 – L’ora di ricevimento

By 23 Settembre 2020No Comments

La sera del giovedì uscì con Federico. Andarono a bere qualcosa e poi si fermarono a chiacchierare in macchina, sotto casa di lei. Claudia aveva la scuola e i suoi genitori non le permettevano di star fuori fin a troppo tardi durante la settimana, nonostante i 18 anni compiuti. Non vedeva l’ora di finire la scuola, così finalmente quel copri fuoco si sarebbe attenuato. Parlarono per un’ora filata ma Claudia non fece alcun cenno a quanto successo all’edicola col padre. Si baciarono lungamente e Federico cercò di far salire il livello del rapporto iniziando a palpeggiarle il seno. Ma Claudia, passati pochi secondi, disse che per lei era ora di andare , salutò il ragazzo, visibilmente deluso, e corse verso casa. Ancora non se la sentiva di spingere il rapporto verso qualcosa di più serio, l’accadimento dell’edicola e , ancora di più, il fatto che non ne avesse fatto cenno al fidanzato, la riempiva di inspiegabili sensi di colpa che non riusciva a spiegarsi.
La mattina successiva trascorse le prime due ore di lezione in uno stato di totale distrazione.
Il suo interesse fu destato solo da una circolare che la professoressa di italiano lesse all’intera classe durante la terza ora e che scatenò un vero e proprio putiferio. La circolare, voluta dal preside in persona, invitava gli studenti,da quel momento, a utilizzare un abbigliamento più dignitoso, meno appariscente e trasandato, consono alle attività che venivano svolte nell’istituto.
La professoressa fu subissata di voci di protesta che si affrettò a smorzare sul nascere ma la classe intera era convinta che era loro diritto avere delle spiegazioni su quella decisione perciò incaricarono la rappresentante di classe di informarsi a tal riguardo.
A sorpresa, qualche settimana prima, la scelta del rappresentante di classe era ricaduta su Claudia. Col tempo anche le compagne che più la ostacolavano avevano cominciato ad apprezzarne la sincerità e la simpatia,di modo che durante le elezioni quasi nessuno aveva avuto dubbi sulla sua scelta.
Così, il giorno successivo, Claudia si presentò puntuale all’ora di ricevimento settimanale che la professoressa di italiano riservava agli studenti. Bussò alla porta e ,con sua sorpresa, a risponderle fu una voce maschile.
”Prego entra pure” la invitò il professore a entrare.”Buongiorno” disse Claudia timidamente “Credevo di trovare la ma professoressa di italiano, dovrebbe essere la sua ora di ricevimento”.
Il professore squadrò la ragazza da capo a piedi ma non si ricordò di averla mai vista.
”La professoressa di italiano ha cambiato il suo orario di ricevimento” le disse l’uomo. “Troverai i nuovi orari affissi sulla bacheca all’ingresso”.
”Ah Grazie. Allora mi scusi per il disturbo” disse educatamente Claudia.
”Non c’è problema. Anzi, se posso esserti d’aiuto io lo farò ben volentieri” rispose l’uomo, togliendosi gli occhiali da studio.
“Dalla professoressa volevo delle spiegazioni sulla circolare che è passata ieri” provò a informarsi Claudia.
”Quella sull’abbigliamento? Capisco. Posso sicuramente aiutarti anche io. Sono stato uno dei promotori di quell’ avviso” le disse il professore,sorridendole. “Su, entra pure,siediti su quella sedia, tanto oggi non ho nessuno a ricevimento”
Claudia ringraziò, fece un passo nella stanza, si tolse lo zainetto e si sedette sulla sedia.
Guardò meglio il professore e capì di aver fatto un errore. Quello era un professore di un’altra classe che Claudia conosceva solo di vista ma la cui fama nella scuola era purtroppo risaputa. Considerato uno dei professori più severi e integerrimi della scuola, non perdeva occasione per bacchettare gli alunni su qualsiasi cosa gli venisse in mente.
Anche l’uomo studiava Claudia e capì subito che era sicuramente una ragazza di quinta.
”Allora? Di che tipo di spiegazioni hai bisogno?” le chiese l’uomo, intrecciando le dia delle mani sopra la scrivania ingombra di fogli.
Claudia, un po’ intimidita dal dover parlare di quell’argomento con un professore uomo che inoltre non conosceva, sentì i battiti del cuore aumentare.
“Come rappresentante della V C ero venuta a chiedere alla professoressa che cosa si intendesse di preciso con abbigliamento adeguato e consono.” Esordì Claudia, facendosi coraggio.
”Bè non mi sembra difficile comprenderlo” iniziò a dire l’uomo, rilassandosi sullo schienale della sedia. “ Questa è una scuola e purtroppo molto spesso vediamo alunni e alunne che la scambiano per una discoteca o per il luogo di una festa” .
Claudia cercò subito di controbattere.:” Noi crediamo che siano solo casi isolati e che dunque non bisogna colpevolizzare tutti gli studenti”.
”Certo, non è nostra intenzione colpevolizzare tutti. Ma ,da quello che abbiamo notato, il fenomeno sembra essere diffuso.” Ribattè pronto il professore, sorridendo a Claudia.
”Può darsi ma noi non capiamo che tipo di abiti non siano permessi” chiese Claudia, il cui coraggio diminuiva sempre più.
”Bè è semplice. Quell’abbigliamento che è più consono a una discoteca o a una palestra piuttosto che a una scuola. Parlo di gonne corte, abiti aderenti, stivali eccessivi, leggings per le ragazze, e quegli orribili jeans a cavallo bassissimo che sono soliti portare i ragazzi” le disse deciso il professore.
Claudia, a sentir nominare i leggings, arrossì di colpo. Li portava anche in quell’occasione ed era uno dei capi di abbigliamento che indossava più spesso.
Il professore capì di aver colto nel segno. Vide la ragazza arrossire visibilmente.
”Non sei d’accordo con me?” le disse in tono amichevole.
“Un pochino, però non penso che tutti gli abiti citati siano da scartare” rispose Claudia, convinta di essere dalla parte della ragione.
”Sai, non dipende solo dall’abbigliamento in sé. Spesso è anche una questione di come si indossano determinati vestiti” ribadì il professore.
Claudia si rese conto di aver di fronte uno di quei professori ancorati a un vecchio stile, legati al passato e il cui pensiero era spesso orientato verso un cieco e ostinato bigottismo.
”E’ anche una questione di eleganza e di stile,oltre che di rispetto per il luogo che si frequenta,in questo caso un luogo atto all’educazione e alla formazione” riprese a dire il professore.
Claudia era decisamente a corto di argomenti, era difficile controbattere alle opinioni espresse da un docente come quello.
”Tu frequenti la VC, se ho capito bene” disse il professore, con una variazione sul tema.
“Si professore” rispose pronta Claudia.
”Bè, come te, anche io conosco quasi tutti i professori di quella classe e ti posso dire che sono sicuro che tutti saranno perfettamente d’accordo con me” le disse in tono che non ammetteva repliche.
”In realtà io sono in quella classe da poco tempo, l’anno scorso stavo nella V E” replicò Claudia.
”Ah dunque stai ripetendo il V anno” si informò distrattamente il professore.
”Si, purtroppo” disse quasi sospirando Claudia.
”Capisco. E quest’anno come stai andando?” chiese il professore, a cui stava comunque a cuore la carriera scolastica di ogni alunno,anche se non della sua sezione.
”Bene. Ho solo qualche difficoltà in latino”.
”Latino..latino..” mormorò quasi tra sé il professore “Ah si, conosco benissimo il collega di latino della tua classe. Ti confesso che oltre che uno stimato collega è anche un mio carissimo amico. E,non lo dico per motivi personali, ma è davvero un ottimo professore, vedrai che ti troverai bene” la tranquillizzò il docente.
Sentendo quell’informazione a Claudia si drizzarono le antenne e il suo cervellino cominciò a mulinare pensieri su pensieri.
”Magari se gli faccio una bella impressione potrà mettere una buona parola col mio professore” pensò tra sé Claudia. Quella piccola speranza fece immediatamente breccia nei suoi pensieri, sapeva che non avrebbe mai raggiunto la sufficienza nel compito di latino, l’esercitazione di prova era stata un vero e proprio disastro, perciò magari questo professore avrebbe potuto convincere il collega a dare una versione facile facile nel compito in classe di settimana prossima. Era chiaramente un’idea da ultima spiaggia, e Claudia se ne rese subito conto.
Ma non aveva nessuna intenzione di perdersi quel favoloso viaggio a Santo Domingo, erano due anni che lo aspettava con ansia e quindi non voleva lasciare nulla d’intentato.
”Si però è un po’ basso coi voti. Non sono tanti in classe mia ad avere la sufficienza piena” gli disse Claudia, facendo una faccina triste.
Il professore la guardò e,con fare paterno, le disse:” Sai, ti confesso un piccolo segreto :l’unico modo per avere una sufficienza piena è…studiare”.
”Lo so professore ma io studio tanto, è solo che faccio fatica a capire certe versioni. Sono molto difficili” rispose Claudia “Magari lei glielo può dire, di essere un po’ meno severo”.
”Ogni professore ha il suo metodo, ed è di cattivo gusto cercare di entrare nel merito delle valutazioni di un collega” disse un po’ scocciato il professore.
Claudia capì che stava sbagliando tattica e che da quell’incontro non avrebbe cavato un ragno dal buco.
Proprio in quel momento squillò il cellulare del professore che, con un cenno della mano, si scusò con la ragazza.
Claudia ne approfittò per togliersi la felpa, in quell’ufficio sembrava di stare in un forno e anche il professore era in maniche di camicia arrotolate. Cominciava a sentire un caldo soffocante.
Alzò le braccia e fece sfilare la felpa dalla testa. Al professore, intento a parlare al telefono, non sfuggì il gesto della ragazza. Vide la felpa alzarsi e , un attimo dopo, ballonzolare e ricadere due meravigliose tette.
Claudia attese che il professore finisse la telefonata. Dopo qualche attimo riappese e si rivolse di nuovo alla giovane,con lo sguardo calamitato da quelle tette esplosive.
Claudia si appoggiò allo schienale della sedia, drizzando la schiena e mettendo così in risalto il seno, sodo e generoso, premuto da quell’aderente magliettina rosa che indossava
Giunse le mani tra le cosce e così facendo gli avambracci schiacciarono le tette l’una contro l’altra, ingigantendo quell’effetto di abbondanza.
Il professore si scusò per l’attesa, gettando di continuo lo sguardo sulle tette dell’alunna.
”Si però magari lei può mettere una buona parola” gli disse un po’ civettuola Claudia.
”Bè, vedrò cosa posso fare” rispose il professore, che ora sentiva una strano calore salirgli addosso.
“Poi professore, per il discorso sulla circolare…” riprese l’argomento Claudia. “Intendo dire….lei ha citato alcuni capi, tra cui anche i leggings. Però io invece credo siano comodi e funzionali all’ambiente scolastico”.
”Ho fatto un elenco abbastanza casuale, il discorso era ben più generale” rispose il professore.
Claudia lo guardò e insistette:” Lo so che è generale comunque lei ha fatto dei distinguo. Per esempio, i leggings li indossano tante ragazze e anche io ne ho su un paio.Vede?”
Nel dirlo Claudia si alzò in piedi, proprio di fronte alla scrivania, tenendo le braccia lungo le gambe. I leggings, a vita bassa, lasciavano scoperto parte del pancino, anche per via della maglietta aderente e corta che Claudia indossava, e comprimevano la fighetta della ragazza evidenziando il bordino degli slip.
Il professore vide quel corpicino perfetto in piedi davanti ai suoi occhi, osservò lungamente il triangolino della fighetta e quel delicato ombelico che faceva capolino appena sopra di essa.
Claudia stessa si stupì del suo comportamento ma l’obiettivo, il viaggio a S.Domingo, era un richiamo che cancellava qualsiasi altro pensiero.
”Vede prof? Sono comodi per stare tutto il giorno sedute tra i banchi” proseguì Claudia.
”Si certo, lo vedo” disse il professore, preso alla sprovvista dall’improvviso gesto della giovane.
Claudia si girò poi di spalle, mettendo davanti agli occhi del professore il suo culetto e girò la testa per osservarne la reazione. Il professore rimase basito, diede una lunga occhiata a quel culetto meraviglioso, le chiappette sode e rotonde a pochi passi dai suoi occhi,le cosce delicate e toniche fasciate dal tessuto aderente, il filo del perizoma che spuntava leggermente dai leggings. In quel momento tutte le sue certezze quasi crollarono,in 30 anni di stimata carriera non si era mai trovato in una situazione del genere e,sebbene si fosse sempre considerato un uomo probo e tutto d’un pezzo, la visione di quel sederino gli fece venire le vertigini.
Sempre con la testa girata, Claudia si rivolse al professore con studiata innocenza:” Io in classe li metto spesso. E anche dopo scuola. Sono uno dei miei capi preferiti” mostrando ancora quelle chiappette rotonde.
Poi Claudia si mise di profilo, il professore potè vederne la figura del seno e la rotondità della curva del culetto che degradava poi sulle cosce tornite della giovane. Sentì un’erezione salirgli inarrestabile e incontrollabile.
Poi Claudia si avvicinò al professore,sul lato della scrivania.
Si girò ancora di spalle mettendo il bella vista il sederino a pochi passi dall’uomo.
”Vede prof perché protestiamo? Non pensiamo che siano così ineleganti” gli disse guardandolo.
”Assolutamente” balbettò il professore, quasi incredulo e con lo sguardo magnetizzato da quel culetto.
”Anche se questo modello mi stringe un po’ sul fianco. Vede? Proprio qui” disse Claudia,toccandosi con entrambe le mani i fianchi e tirando ancor un po’ più fuori le chiappette.
Il professore prese quasi a sudare. Quel sederino a pochi centimetri gli fece strabuzzare gli occhi. Allungo una mano sul fianco della ragazza,un gesto istintivo che non riuscì a controllare.
”E’ qui che ti stringe?” le disse.
”Si,proprio lì” rispose Claudia,sentendo il contatto delle dita dell’uomo.
Il professore rimase impietrito in quella posizione per qualche secondo. Poi,quasi senza rendersene conto, scese lentamente posando la mano su una natica della ragazza.
“Anche qui sembra stringere” le disse,guardando fisso le chiappe della ragazza.
”Un pochino…” disse Claudia aggiungendo: “Ma prof, cosa fa?”.
Il professore non rispose, iniziò a palpeggiarle cautamente il sedere, prima con una mano seguendone il contorno. Percepì il contatto della chiappetta morbida e soda, poi allungò anche l’altra mano. Con entrambe le mani le afferrò le chiappe sprimacciandole con delicatezza. Le esplorò a lungo le natiche, sentendosi le mani riempite da quelle morbide chiappe. Le afferrò da sotto portandole verso l’alto e osservandole ricadere. Guardò la ragazza per studiarne la reazione, notando che aveva di nuovo girato la testa guardando ora davanti a sé. Capì che poteva proseguire e che non sarebbe stato in grado di fermarsi. Prese a passare le dita tra le chiappe della ragazza, tastando il filetto del perizoma che le copriva il buchetto del culo fino a scendere sulla fighetta gonfia e calda. Claudia lasciò che l’uomo la palpeggiasse come voleva. Sentiva le mani del professore giocare col suo sederino, scendere a palparle le cosce e tornare su, di nuovo concentrato sul suo culetto.
”Su, mettiti qui” le disse il professore, mettendosi Claudia proprio davanti, tra lui e la scrivania.
La fece piegare leggermente sulla scrivania come una cagnolina,poi cominciò a passare il dito medio sulla fighetta della ragazza, intrufolando le dita nelle grandi labbra tirando dentro anche il tessuto delle mutandine. Il professore non ragionava più, era completamente concentrato su quel sederino esposto ai suoi voleri.
Claudia gemeva leggermente quando sentiva le dita dell’uomo sfiorarle la patatina e poi, con enorme sorpresa, senti il dito medio dell’uomo cominciare a giocare col suo buchetto del culo. Nessuno ci aveva mai giocato e per lei era un’esperienza completamente nuova. L’uomo passava il dito sopra i leggings e il filetto del perizoma e lo spingeva più in profondità cercando di aprirle il buchetto. Claudia lasciò fare, cominciava a piacerle essere toccata in quel punto.
Poi il professore le afferrò i leggings ai fianchi e cominciò a sfilarli, abbassandoli fino alle caviglie e scoprendo ai suoi occhi quel meraviglioso culetto ora coperto solo dal sottile filo del perizoma. Prese di nuovo a massaggiarle la fighetta,che ora cominciava ad essere sempre più umida, mentre con l’altra mano iniziò a massaggiarsi l’uccello che, sotto i pantaloni, era diventato di marmo. Claudia gemeva piano appoggiata con gli avambracci alla scrivania e guardando dritta davanti a sé. L’uomo sembrava interessato solo al culetto della giovane , ne era come rapito. Afferrò entrambe le chiappette della ragazza e le allargò quanto più potè, osservando il buchino del culo apparire da sotto il tessuto del perizoma. Le divaricò un pochino le gambe massaggiandole la cosce,sentendole liscissime e vellutate, e risalendo fino alle chiappe. Le scostò il lembo delle mutandine, scoprendo del tutto il buchino del sedere della ragazza, stretto e scuro rispetto al colore roseo delle chiappe, e iniziò a sfiorarlo con le due dita,indice e medio, mentre con l’altra mano teneva bene aperte le due chiappe. Claudia sentiva quella dita esplorarle il buchetto dall’esterno mentre la fighetta le si bagnava sempre di più. Pochi attimi dopo l’uomo aprì un cassetto e ne estrasse una boccetta. Claudia si girò a guardare mentre l’uomo ne faceva cadere parte del contenuto proprio sul suo buchino e sentì per un attimo una sensazione di frescura, percepì parte del liquido che le entrava nel buco del culo. Capì solo poco dopo cosa l’uomo avesse intenzione di fare: con l’aiuto della crema l’uomo iniziò a infilarle il dito medio nel buchino del sedere, fece entrare solo la punta rendendosi subito conto di quanto fosse stretto. Claudia cercò timidamente di protestare ma l’uomo pareva essere in trance. Capì che nessuno le aveva mai sfondato quel delizioso sederino, la sua eccitazione aumentò, si rese conto di trovarsi di fronte un culetto innocente e candido, che nessuno aveva mai violato neppure con un dito.
Claudia gemeva e sospirava ogni volta che il dito dell’uomo le penetrava il sedere. La sua idea iniziale era stata quella di farsi solo palpeggiare un po’ ma ora la situazione stava diventando più complicata, l’irruenza e l’impeto dell’uomo sembravano incontrastabili. Il dito dell’uomo, ad ogni nuovo movimento, andava sempre un pochino più a fondo e Claudia,dopo un iniziale senso di fastidio, iniziò a godere nel sentirsi il culetto riempito a fondo.
Il professore aumentò leggermente la velocità dei movimenti, complice la crema il dito le scivolava nel sedere con sempre più facilità. Lo spingeva a fondo e poi tornava fuori,sempre con maggior velocità massaggiandole le chiappe con l’altra mano. Pochi attimi dopo giunse indice e medio e iniziò a spingerli insieme in quell’incantevole foro. Sentì subito la resistenza, il buchino che si dilatava un po’ a fatica, e la ragazza che iniziò a mugolare. Claudia sentì il culetto che le si apriva e cominciò a sentire un discreto dolore. Percepiva che qualcosa di più grosso stava cominciando a penetrarla ma l’uomo sapeva il fatto suo, iniziò lentamente , con cautela, aprendole gradatamente il buchino. Bastarono pochi altri movimenti e poi il professore iniziò lentamente a scoparle il buco del culo con le dita. Penetrava delicatamente,spingendo a fondo , il buchetto che si dilatava sempre di più.
Claudia gemeva, e faceva sempre più fatica a mantenere un tono di voce basso. Ma ben presto il dolore si trasformò in un piacere denso,caldo e coinvolgente. Cominciò a godere nel venire scopata da quelle dita, mentre l’uomo aveva preso un ritmo regolare,aumentando gradatamente la velocità. Cerco di rilassarsi quanto più possibile facilitando la penetrazione di quelle dita e allargando lo sfintere. Il professore ne approfittò per aumentare la velocità,resosi conto che il buchino ora era dilatato al punto giusto. Andava a fondo scopandole il culetto con sempre maggior vigore. Poi l’uomo diminuì la velocità, la penetrava ora con movimenti più lenti assaporando ogni singolo momento mentre con l’altra mano prese a massaggiarle la fighetta, scostando anche da lì il lembo delle mutandine. La fighetta della ragazza era fradicia, gli umori vaginali le avevano già riempito gli ispidi peletti neri e le dita vi scivolavano sopra con facilità.
L’uomo procedeva contemporaneamente a penetrarle il sederino e a sfiorarle la fighetta e Claudia sentì un piacere mai provato prima, mai il suo ex fidanzato l’aveva toccata in quella maniera, mai aveva giocato col suo sederino come stava facendo quell’uomo in quel momento. Sentì,con grande vergogna,il desiderio fortissimo di venire scopata nel culo come una cagnolina.
Complice quei pensieri l’orgasmo la travolse inaspettato, con sua grande sorpresa senza che l’uomo avesse cominciato a penetrarle la fighetta, gemette piano e a lungo mentre quei brividi fortissimi le si dipanavano dappertutto. L’uomo non smetteva di aprirle il sedere, continuava a spingere le dita nel vergine orifizio della giovane.
Pochi attimi dopo i due furono però distratti improvvisamente da alcune voci provenire da dietro la porta. Il professore guardò l’orologio e sussultò. L’orario di visite a lui concesso era quasi terminato e di lì a poco avrebbe dovuto cedere l’aula ad un collega. Si maledì per quel poco tempo concesso mentre Claudia, spaventatissima, si alzò dalla scrivania, si tirò su le mutandine e si rimise i leggings,ancora provata dal piacere intenso che l’aveva scombussolata.
“Non entrerà nessuno” le disse il professore per tranquillizzarla. “Sicuramente il collega busserà e chiederà il permesso prima di entrare”.
Claudia, imbarazzata, fece un cenno di assenso con la testa, era strano ora tornare a parlare normalmente con quel professore che solo fino a pochi attimi prima stava giocando col suo sederino.
Ma il professore non aveva ancora finito con lei, l’eccitazione dei momenti appena passati necessitavano di essere sfogati subito, altrimenti sarebbe impazzito. Seppur deluso da non poter più continuare a far ciò che più gli piaceva con quel culetto così giovane e desideroso di attenzioni, sentiva già un dolore nelle parti basse, segno che quell’ eccitazione prolungata non poteva essere sopita, le palle cominciavano a dolergli senza dargli tregua.
”Ora ti lascio andare però c’è ancora qualcosa che devi fare” le disse il professore guardandola. Claudia non capì subito ma poi lo vide appoggiarsi allo schienale della sedia e allargare le gambe. Invitò Claudia ad inginocchiarsi tra le sue gambe. Non c’era bisogno di parole per capire quello che avrebbe dovuto fare.
”Su piccola” le disse il professore, sfiorandole dolcemente i capelli, portandoglieli dietro la testa e rimanendo incantato dal dolce visino.
”Fa il tuo dovere”
Claudia assentì con la testa, avvicinò le mani alla patta dell’uomo e gli slacciò la cintura. Poi gli sbottonò i calzoni e gli abbasso la zip.
Mentre compiva queste operazioni gli disse timidamente:”Però metterà una buona parolina per me al professore di latino?”. Questa era la sua vera grande preoccupazione, il compito di latino.
Il professore la guardò, le carezzo una guancia e le rispose:” Certo piccola. Vedrai che andrà tutto bene, non devi preoccuparti di nulla. Adesso datti da fare”.
Claudia,sollevata, decise di fare in fretta. Se qualcuno li avesse scoperti sarebbe stato un dramma e non sarebbe passato ancora tanto tempo prima che qualcuno bussasse alla porta. Abbassò prima i calzoni e poi gli slip dell’uomo liberandogli un cazzo non tanto lungo ma grosso e massiccio, già in completa erezione.
Lo massaggiò per qualche secondo col palmo intero della mano,tastandogli le palle, poi lo afferrò con la mano sinistra e cominciò a segare lentamente. L’uomo,in estasi,si mise comodo sulla sedia,osservando quella delicata manina intenta a segarlo. Iniziò lentamente, sentendo che il cazzo diventava sempre più duro e poi aumentò la velocità mentre ogni tanto buttava lo sguardo sulla porta a vetri, su cui passavano continuamente ombre e sagome di persone che sicuramente prima o poi sarebbero entrate. L’uomo sospirava e gemeva mentre accarezzava la testa della ragazza.
Claudia segava e guardava, la cappella gonfia e rossa del’uomo, il buchino da cui sarebbe fuoriuscita tutta quella calda cremina, le palle che ballonzolavano ad ogni movimento della mano.
Pochi attimi dopo l’uomo le fermò la mano bloccandole il polso, e con l’altra mano le prese la testa e l’avvicinò al suo cazzo, che Claudia teneva ancora stretto alla base con la manina. Si trovò l’uccello dell’uomo a pochi centimetri dal viso e guardò l’uomo negli occhi.
”Su , comincia a leccare” le disse il professore guardandola.
Claudia fece un timido cenno di assenso con la testa e poi, tenendo ben saldo il cazzo alla base, iniziò a leccarlo. Salì fino alla cappella facendo scorrere la lingua bene aperta su tutta l’asta e ridiscese. Rifece lo stesso gesto due-tre volte sentendo scivolare sulla lingua il cazzo duro dell’uomo. Poi scese e si dedicò alle palle. Improvvisamente l’uomo si afferrò il cazzo e iniziò a masturbarsi lentamente lasciando che Claudia, con le mani ora appoggiate sulle cosce dell’uomo, giocasse a lungo con le sue palle. Fece scorrere la lingua prima su una e poi sull’altra, e successivamente cominciò a leccarle lungamente entrambe mentre osservava eccitata la mano dell’uomo che si segava a pochi centimetri dai suoi occhi. Poi l’uomo staccò la sua mano e gliela mise sotto il mento,invitandola a salire. Claudia si spinse un po’ più su appoggiandosi alle cosce dell’uomo e avvicinò la bocca alla cappella, sempre più rossa e grossa. Fu il professore a spingerle la testa un po’ più in basso e Claudia, aprendo bene le labbra, cominciò a far scorrere il cazzo attraverso di esse. Lo sentì riempirle la bocca e appoggiarsi alla sua lingua. Iniziò lentamente a succhiare. La testa cominciò ad andare lentamente su e giù ,con movimenti regolari. L’uomo assecondava i movimenti della ragazza spingendole la testolina, le riportò i capelli dietro le orecchie quando essi, a furia di ripetere quel movimento, si spostavano a coprirle la faccia. Non voleva perdersi neanche un secondo di quel delicato visino intento a spompinare. Prese a succhiare con maggior velocità, buttando ogni tanto lo sguardo sull’uomo che, in estasi, le accarezzava delicatamente la testa.
”Che brava questa piccola pompinara” le disse il professore, che quasi non si controllava più. Uscivano in quegli attimi, anche attraverso il linguaggio, tutte le perverse fantasie che si era tenuto dentro per molto tempo e che mai aveva potuto sperimentare.
”Vero che ti piace fare pompini?” le chiese il professore. Claudia arrossì ancora di più e,staccatasi per un momento dal cazzo dell’uomo,annuì timidamente guardandolo,non smettendo però di segare.
Quell’immagine eccitò ulteriormente l’uomo.
”Brava piccola. Ora riprendi a succhiare”. Claudia riprese in bocca il membro dell’uomo aumentando l’intensità mentre l’uomo le spingeva la testa più a fondo ogni volta che Claudia si infilava il cazzo dell’uomo in bocca.
Poi l’uomo fece una cosa inaspettata. Sentendosi ormai al limite staccò la bocca della giovane dal suo uccello e le prese la mano destra, invitandola a continuare a segare. Poi le afferrò il polso della mano sinistra e le fece aprire bene il palmo. Claudia non capiva bene ma continuava a segare. L’uomo, a quel punto,prese il polso della mano con cui Claudia lo stava masturbando e lo spostò ,appoggiando quasi la cappella sulla mano sinistra della ragazza. Claudia arrossì ancora, capì subito quello che uomo le voleva far fare.
Le accarezzò la guancia invitandola a proseguire. Claudia aprì bene la mano destra , spostò un po’ lateralmente il cazzo dell’uomo e, continuando a segare, vi appoggiò quasi sopra la cappella.
Aumentò decisamente la velocità, guardando prima l’uomo in faccia,sapendo che avrebbe sborrato presto, e poi concentrando l’attenzione sulla sua mano destra.
”Brava piccola,proprio così devi fare” le disse l’uomo.
Claudia aumentò ancora la velocità e,pochi attimi dopo, l’uomo iniziò a sborrare. Claudia continuava a segare mentre i primi densi schizzi di calda sborra le imbrattarono il palmo della mano sinistra. Fece sborrare l’uomo sulla sua mano.
”Oh si,così,brava piccola” disse l’uomo. Claudia Osservò la sua mano lentamente riempirsi di sborra mentre gli schizzi continuavano. Ad ogni schizzo il cumulo di sperma sulla sua mano aumentava e Claudia indirizzava tutti gli schizzi proprio al centro del suo palmo fino a che, divenuta troppa per essere contenuta tutta in quella manina così piccola, lumghi rivoli di sperma cominciarono ad intrufolarsi tra la dita. Cercava di tenerla ben orizzontale in modo da evitare che la sborra le colasse via.
Poi l’uomo le allontanò la mano destra, si prese il cazzo in mano e ne spremette le ultime gocce sulla manina della giovane, svuotandosi completamente le palle. Claudia osservò, ora un po’ in imbarazzo, le ultime gocce aggiungersi alla sborra che le riempiva la mano.
L’uomo si ritirò su mutande e pantaloni mentre Claudia,in ginocchio,rimaneva immobile con la mano coperta di sborra,non sapendo cosa fare e preda di un grande imbarazzo. Il professore le accarezzò la testa sorridendole porgendole dei fazzolettini.
”Sei proprio una brava alunna” le disse. Claudia inclinò la mano e fece colare lo sperma dell’uomo sui fazzoletti che teneva con la mano libera. Osservò quel liquido denso e filamentoso ricadere nei fazzoletti e, nel compiere quel gesto, non riuscì a guardare l’uomo in faccia, troppo era l’imbarazzo che l’attanagliava.
Fini poi di pulirsi le mani.
Proprio in quel momento sentirono bussare alla porta.
”Appena in tempo” pensò Claudia con un lungo sospiro di sollievo.
”Arrivo subito, un attimo” urlò il professore alla sagoma che da dietro la porta a vetri aveva bussato con tanta insistenza.
Si alzò dalla sedia e fece alzare anche Claudia, che si rimise lo zaino sulle spalle.
Sentiva una strana sensazione al sederino, era ancora umido per via della crema che l’uomo aveva utilizzato e quasi irritato,per via della prolungata penetrazione a cui era stato sottoposto.
Il professore l’accompagnò alla porta e,come se nulla fosse, appoggiò la mano sulla maniglia.
Poco prima di aprire la porta si avvicinò all’orecchio della giovane.
”Sei un’alunna coscienziosa” le disse “Vedrai che in latino non avrai più problemi”
Claudia lo guardò un po’ intimorita.
”Grazie” gli disse, proprio mentre l’uomo apriva la porta.
”Bene signorina, se ha bisogno di qualche altro consiglio non esiti a contattarmi” disse l’uomo ad alta voce,mentre il collega aspettava appena fuori della porta, in modo da far sembrare la situazione del tutto normale.
”Grazie professore, arrivederci” rispose pronta Claudia e, con passo veloce , si allontanò lungo il corridoio.
Sul bus, nel tragitto che la riportava a casa, Claudia si sentì preda di un forte turbamento, la sensazione di aver passato il limite cominciava ad attanagliarle il pensiero. Si stupì della sua audacia e capì di aver contribuito in modo decisivo a far nascere quella situazione, cosa che fino a qualche mese prima non avrebbe mai fatto. In fondo voleva solo stuzzicare un pochino il professore per capire se avesse potuto darle una mano col collega di latino ma mai e poi mai si sarebbe aspettata che avrebbe finito col farsi inculare dalle dita di quell’uomo e farlo venire sulla sua mano. Arrossì violentemente ripensando agli eventi di poco prima ,non era più in montagna,in un posto dove non conosceva nessuno e dove eventuali giudizi lasciavano il tempo che trovavano. Ciò che era accaduto si era verificato ora in luoghi che invece frequentava abitualmente,con una persona che avrebbe rivisto e si sentì preda di un senso d’ansia crescente. Inoltre, ripensò a Federico, a come era quasi fuggita dalla sua macchina solo la sera prima e come ora invece non aveva esitato ad aiutare il professore con la sua mano, la sua bocca e il suo sederino. Avrebbe dovuto sentirsi in colpa invece ciò che provava era qualcosa di indefinibile, vago, indistinto. Fare un pompino a quell’uomo era stato così diverso dal farlo allo zio, in montagna. E le aveva fatto fare cose che non aveva mai ancora sperimentato nella sua vita.
Quelle frasi, il sentirsi dare della pompinara…possibile che le piacesse così tanto?
Scese alla sua fermata dirigendosi verso casa percependo netta la sensazione che avrebbe ora dovuto fare i conti con questi nuovi sviluppi.

Questo racconto è opera di fantasia. Tutti i personaggi,gli episodi e le battute di dialogo sono da intendersi come del tutto immaginari. Niente di ciò che è narrato è da alludere a persone,cose o situazioni reali.
Per commenti o consigli scrivere a : psychedelicat1@yahoo.it

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