Skip to main content
Racconti Erotici Etero

La barca del piacere

By 18 Febbraio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

La barca del piacere

La barca &egrave sempre stata la mia passione.
Su quei legni bagnati dalle onde, ho avuto le mie storie sessuali più intriganti.
Sarà stato perché era sempre estate o perché il ci si sentiva cullati da uno spazio immenso con le stelle come cielo, sta di fatto che in quei frangente, ho sempre dato il meglio di me stesso e anche le mie donne hanno fatto altrettanto.
Marisa

Una splendida ragazza che avevo conosciuto in darsena.
Era venuta accompagnata da un mio amico e subito avevo desiderato averla, possederla.
Sorridente, felice nei suoi 24 anni, era il ritratto della spensieratezza e nello stesso tempo una modella scolpita nel corpo.
Mora, capelli lunghi sino alle spalle, alta circa e,65,occhi marroni, bocca carnosa, polposa, da pensieri indecenti, scendendo con lo sguardo mi ero soffermato sui seni: ricoperti da un piccolo costume nero, i capezzoli cercavano di forzare la stoffa tesa.
Una terza’avrei detto che portava una terza.
Scesi ancora, ammirai il suo colore abbronzato e lussuriosamente mi soffermai sul suo inguine.
Si capiva che era depilata o giù di lì.
I fianchi pieni e sodi facevano da contorno a quello splendido corpo.
I muscoli sodi delle cosce facevano capire che fosse una ragazza che amava fare sport.
La squadrai per diversi secondi e poi impudicamente tornai a guardarla negli occhi.
Non parlai mentre la fissavo, ma i miei occhi l’avevano appena scopata mentalmente.
– Ciao sono Maurizio: ti piacciono le barche?
– La tua da morire’
Non era difficile amare la mia barca, era veramente fuori dal normale ed era inevitabile che chi amasse le barche a vela la notasse e ne rimanesse incantato.
– Che ne dici di saltare su e venire a fare un giro con me?
– Adesso? Non sono preparata’
– Le cose preparate sono noiose, salta la balaustra e vedrai che non rimpiangerai la tua scelta.
Un attimo di smarrimento, poi l’incoscienza dei suoi ventiquattro anni ebbero il sopravvento.
Guardai il suo seno ballare mentre saliva e salutava l’amico.
Il mare era calmo, il vento debole, il sole tendeva a sparire all’orizzonte, il calore della giornata veniva intiepidito dalla brezza serale che si rafforzava.
Tutto era perfetto: lei era perfetta.La guardavo mentre seduta nel pozzetto ammirava il mare, mi riempiva di domande, voleva sapere tutto della barca, del mare, di me.
Già io.
Maurizio, a quel tempo avevo quaranta anni, imprenditore di successo, libertino impenitente, amante passionale. Fisico asciutto, alto 1,84, brizzolato, bella presenza.
Marisa aveva quel non so che.
Ti rendevi subito conto che era sensuale in un modo estremo.
I suoi movimenti, la sua voce, i suoi occhi.
– Vieni qui vicino al timone. Vediamo se sei capace di portare la barca fuori dal porto senza distruggerla.
La sfida era lanciata, cominciava la caccia.
Alzandosi, il suo costume aveva fatto intravedere il suo inguine carnoso e subito un primo dolore al mio basso ventre, era partito.
– Ok! Metti le mani sul timone e guai a te se ti distrai: vado a preparare un paio di Bellini, per festeggiare il nostro incontro’la nostra prima uscita.
squittiva istrionicamente mentre scendevo di sotto:
– Non mi lasciare da sola, dai, torna qui’
Ricordo che girandomi serio le dissi;
– Chiamami al cellulare se hai bisogno
Morivo dal ridere nel sentire le parolacce che mi lanciava contro.
Tornai dopo qualche minuto, lei era un blocco di marmo tanto era tesa e concentrata.
Tu sei pazzo’sei completamente pazzo.
– Non credo, io il timone lo lascio solo alle persone speciali.
Sorrise felice a quel complimento e si rilassò quando le diedi il cambio allungandole il suo bicchiere.
La feci stare in piedi di fianco a me e con naturalezza le misi una mano sui capelli.
Sapeva salendo da sola sulla barca cosa rischiava, ma sapeva anche chi ero.
La mano giocò con i suoi capelli già spettinati dal vento..
Sentivo crescere l’atmosfera erotica e non solo quella.
La mano, sensualmente scese sul collo, poi, indecentemente portai un dito sulle sue labbra e attesi.
Le sue labbra si dischiusero e fecero entrare in lei quel simbolo fallico.
La guardavo mentre avidamente succhiava il dito, il cazzo era duro e pronto a colpire, percepivo l’odore del sesso.
Misi il timone elettrico e la feci appoggiare allo stesso.
Le stavo dietro: mi ero appoggiato alla sua schiena facendole sentire il mio desiderio.
Lei aveva arcuato il corpo mettendo in risalto il suo culo a mandolino.
Misi le mani sui seni e cominciai a assaporarne le forme.
I capezzoli già rigidi per la brezza serale, erano tesi a gridare il loro piacere per il momento che stavano vivendo.
Alzai il costume mettendoli in libertà , poi, con calma studiata, scesi verso il suo piccolo costume e infilai le dita sotto senza toglierlo, trovai una figa bagnata, pronta, disponibile a subire la mia passione.
La sentivo tremare sotto le mie carezze e la voce era rotta, il respiro affannoso.
Le gambe si erano divaricate istintivamente.
Continuai a accarezzarle il pube, poi, spostai lo slip e misi a nudo le sue natiche.
Il bianco della carne nascosta faceva nettamente da contrasto con la sua abbronzatura.
Tutto era estremamente eccitante, lei appoggiata al timone, col sedere che spingeva dietro, la sua pelle, il suo odore, la sua età’abbassai il costume e la penetrai.
Era calda come tutte le donne, ma ricordo che rimasi piacevolmente sorpreso dal suo passaggio stretto.
Cominciai a darle un ritmo.
Sentivo che non era esperta e questo mi inebriava ancora di più.
Sentivo le sue labbra vaginali stringermi senza volerlo.
Mi rendevo conto che quel comportamento vergineo, stava anticipando la mia voglia di esploderle dentro.
Dovetti calmarmi.
Stetti fermo, appoggiai il mio corpo al suo e aspettai che il godimento si allontanasse.
Lei aspettava’
Le leccavo la schiena, le mordevo il collo, stringevo i seni,poi, scesi con le mani sui suoi glutei e ripartii.
Avevo aumentato il ritmo, mi spingevo deciso in lei strappandole gemiti misti a sospiri, guardavo di nuovo quelle labbra polpose che mi avvolgevano e in quel momento il mio sperma le scaldò il corpo.
Il suo orgasmo era stato parallelo al mio e questo mi rendeva felice.
Rimase appoggiato a lei mentre la barca veleggiava verso il mare aperto.
Stetti fermo senza uscire e quasi subito trovai nuovo vigore e ricominciai a assaporare il tenero fiore di Marisa ‘

Scrivetemi le vostre sensazioni
fantasypervoi@libero.it

Leave a Reply