Skip to main content
Racconti Erotici EteroRacconti sull'Autoerotismo

La cura del pompino

By 15 Ottobre 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Un venerdì mattina di fine estate io e Marika ci mettemmo in viaggio per raggiungere una regione un po’ distante da noi. Circa 5 ore e mezzo di viaggio in macchina, lunghissimo e pesante, ma necessario perché eravamo stati invitati al matrimonio di una cara amica previsto per il giorno seguente.
Non avendo nessun alloggio, ci siamo appoggiati a casa di alcuni amici del posto che gentilmente ci hanno ospitato nella propria casa.
Appena arrivammo nel pomeriggio, fummo subito impegnati in saluti, riallacciando rapporti con persone che non vedevamo da diversi anni. Avremmo tanto voluto stenderci su di un letto e riposarci, ma per buona educazione era giusto rimanere a conversare con queste persone che ci accoglievano nella loro abitazione. Eravamo in molti per la struttura della casa e ci dovemmo un po’ “stringere”, ma fortunatamente io e Marika riuscimmo ad avere una camera solo per noi. Dopo cena e dopo una buona doccia ognuno si ritirò nelle rispettive camere e finalmente riuscimmo a metterci a letto. Eravamo veramente a pezzi, stanchi come non mai, sopratutto per la consapevolezza che il giorno successivo ci saremmo dovuti svegliate prestissimo per il trucco e parrucco di Marika.
La camera era fredda ed arredata con due scomodi letti singoli, uno di fianco all’altro, addirittura di due altezze diverse. Preferimmo metterci all’interno di un unico letto così ci saremmo scaldati a vicenda e avremmo dormito vicini.
Io avevo una maglietta a maniche corte ed il sotto di una tuta, Marika un pigiamino morbido e lento. Eravamo così a pezzi che ci abbracciammo sotto le coperte e rimanemmo fermi così a parlare per almeno una ventina di minuti, godendo del calore e del contatto del corpo dell’altro.
– “Ale ma tu stasera hai voglia di fare cose?” disse Marika cambiando discorso.
– “Mmm amore, &egrave da un po’ che non ci vediamo. Ok che siamo stanchi, ma una scopatina ci sta” le risposi.
– “Ok, però iniziamo lentamente…”
Dicendo questo iniziò a palpare in modo calmo e lento il mio pene da sopra la tuta, facendolo subito indurire grazie al dolce contatto. Io, abbracciandola, passai le mani sotto l’elastico dei suoi pantaloni facendole scivolare sul suo sederino nudo che rabbrividì leggermente al contatto con le mie mani ancora fredde, ma non si lamentò e le mie mani iniziarono a frugare lungo il culo fino ad arrivare al suo sesso, caldo ma ancora asciutto. La accarezzai con delicatezza dalla schiena fino alle labbra, erano carezze dolci più che sensuali. Ci stavamo coccolando. Era come se avessimo bisogno di possedere il corpo dell’altro senza però essere veramente eccitati. Volevamo il contatto e volevamo sentirci uniti e poi appagati. Una cosa sola.
– “Ale, stasera dovrai lubrificarmi con un po’ di sputo”.
Marika infatti stava iniziando a bagnarsi, ma era ancora lontana dai suoi standard. La rassicurai e con dolcezza la feci girare dandomi la schiena. Il letto era strettissimo ed ogni movimento doveva essere lento e coordinato. Appena girata, le abbassai le mutandine fino al ginocchio, poi abbassai le mie e sputandomi sulla mano mi lubrificai il pene. Ci volle soltanto un istante e spingendo con il bacino scivolai completamente dentro di lei, riempiendola. Il mio pene largo la fece sospirare, ma facemmo entrambi molto piano per non fare rumore; le mura erano sottili e ci avrebbero sentiti tutti se avessimo scopato selvaggiamente, quindi ci movemmo lentamente e con movimenti sinuosi e delicati.
Era da un paio di settimane che non ci vedevamo, ero molto sensibile e non riuscivo a resisterle, non mi vergogno a dire che ci dicemmo delle paroline sensuali all’orecchio e la avvertii che sarei venuto quasi subito. Marika mi baciò con dolcezza e mi chiese di stringerle forte i fianchi mentre la scopavo. Io lo feci e dopo qualche altro colpo le scaricai una copiosa sborrata dentro la fica. Rimanemmo abbracciati mentre riprendevo fiato. Mi scusai per essere venuto quasi subito, ma lei mi rassicurò dicendo che in casi come questi le piaceva perché era molto eccitante pensare che non le resistevo e mi provocava tutto quel piacere.
La stanchezza mi stava assalendo e mi si chiudevano gli occhi, ma ci tenevo che anche lei godesse, così le chiesi se aveva voglia di masturbarsi. Lei disse che era stanca ma comunque aveva voglia di provarci. Aprii le gambe e usando il mio sperma come lubrificante si toccò il clitoride. Intanto il mio compito era stimolarla con carezze e frasi eccitanti, con insulti e complimenti alla sua fica calda.
– “Amore sei una bellissima puttana… tutta bagnata e sporca… mi fai sborrare subito…” La stanchezza di entrambi era tale che passai alla dormiveglia mentre con movimenti ormai meccanici svolgevo i miei compiti; ricordo soltanto di averla sentita stringere le gambe convulsamente mentre sospirava a scatti. Un orgasmo silenzioso e rubato, liberatorio. Tempo di tirarsi su le mutande e già stavamo dormendo.
– “Brava amore, sei stata bravissima” le dissi mentre accarezzandole la pancia scivolavammo entrambi tra le braccia di Morfeo.

La mattina seguente fummo costretti a svegliarci molto presto. Accompagnai Marika da un parrucchiere del posto che le fece delle onde nei suoi lunghi e scuri capelli, ben definite ed elaborate. Poi venne truccata da una truccatrice che lavorava sempre lì nel negozio ed apprezzai molto il risultato finale.
Marika &egrave solita truccarsi ma, in linea con il suo gusto personale, il suo trucco &egrave sempre molto sobrio, curato ma mai troppo appariscente. Il giorno del matrimonio, invece, Marika venne truccata in modo più appariscente: i suoi occhi erano più marcati ed evidenziati, anche se il trucco era pesante, si vedeva che era stato fatto dalla mano di una professionista. Il tutto condito da un bel rosso acceso sulle labbra. La mia ragazza delicata e sobria era una femmina appetibile e sensuale, con sguardo profondo e vistoso.
Quando tornammo a casa per indossare gli abiti per la cerimonia, pensai che se non fossi già innamorato di lei, mi sarei innamorato in quell’istante.
Marika indossava sopra i tacchi una tuta intera (jumpsuit) di colore nero. Nella parte inferiore, il pantalone molto aderente in vita, metteva in evidenza il sedere per poi cadere largo, ma non troppo, su tutta la lunghezza delle gambe. La parte superiore dell’abito, invece, cadeva morbido sul busto. Era smanicato e lasciava la sua bella schiena completamente scoperta. La parte frontale, invece, era caratterizzata da una profonda scollatura centrale fin sopra l’ombelico che le copriva il seno ma ne scopriva la parte centrale. Questa scollatura era ricoperta però da una retina trasparente nera, che anche se la copriva rendeva il vedo-non-vedo elegante e raffinato ma comunque molto sensuale. Anche io quel giorno avevo scelto un outfit che mi avrebbe reso molto appetibile e sensuale agli occhi della mia donna. Indossavo dei pantaloni slim fit chiari sulle tonalità del beige. Ben stretti in vita che si avvitavano alla perfezione lungo la gamba. Sulla parte superiore avevo una camicia di un azzurro vivace chiusa sul collo da un papillon blu scuro. Sopra la camicia una giacca molto elegante blu scuro che risaltava le mie grandi spalle in pandan con il papillon. Nel taschino avevo un fazzolettino che richiamava il colore dei pantaloni con dei dettagli blu, perfetti per la giacca. Infine ai piedi scarpe basse eleganti dalla punta leggermente allungata color carta zucchero. Marika mi disse che sembravo un perfetto Gentleman.
Eravamo entrambi affascinanti, ma la cosa più sexy che ricordo di quella mattina fu Marika che mi si avvicinò in mutande mentre ero in ginocchio per allacciarmi le scarpe e spingedomi il viso verso la sua fica mi disse ridacchiando:
– “Lo senti il suo odore? Ho le mutande che ancora sono bagnate di sperma, mi hai lasciata sporca tutta la notte”.
La adorai e le baciai leggermente la stoffa. Saperla così bella ed elegante ad una cerimonia in mezzo ad un sacco di gente che l’avrebbe guardata apprezandone il giovane corpo sensuale, sapendo che lì sotto era sporca di me e piena dei nostri odori di sesso, era una soddisfazione bellissima. Mi apparteneva, avevo marcato il mio territorio.
La cerimonia fu abbastanza rapida, il pranzo e la festa invece durarono dal pranzo fino alle notte. Mangiammo fino a scoppiare, facemmo foto e scherzammo, bevemmo del buon vino e ballammo come ragazzini. La giornata fu densa e memorabile, ma alla fine, ci ritrovammo di nuovo a tornare in quella cameretta fredda ed angusta. Ma nonostante la stanchezza accumulata, vino e divertimento ci lasciarono una carica diversa da quella della sera prima, meno incline alle dolcezze e più incline al sesso spinto. Appena nel letto, ci mettemmo subito a scopare a cucchiaio come la sera precedente; era l’unico modo per scopare dentro quel letto stretto senza fare troppo rumore, ci avrebbero sicuramente sentiti altrimenti. Dopo un po’ di sesso mi fermai e le dissi che non volevo finire così, avevo voglia di qualcosa di più erotico e spinto.
Era da molto tempo che non rispondevamo alle e-mail dei lettori che ci seguono su questo sito. Le dissi che mi eccitava da morire quando la vedevo scrivere su argomenti sessuali con ragazzi e uomini sconosciuti. Mi eccitava vederla porca e disinibita con uomini eccitati che dopo aver letto delle sue scopate la desideravano. Le chiesi se aveva voglia di rispondere ad una e-mail mentre io mi masturbavo e le accarezzavo la fica. Lei accettò con quel suo sorriso bianchissimo e luminoso; Dio, come l’amavo. Prese il mio cellulare e mentre mi facevo una sega scrisse ad un nostro “fan”, scusandosi per non aver più risposto da un po’ di tempo. Gli disse che avevamo appena scopato e che ci stavamo toccando, gli chiese scusa per non poter scrivere troppo ma concluse dicendo allusivamente che aveva “le mani impegnate”. La risposta mi aveva eccitato in modo pazzesco, potevo sborrare subito ma mi fermai per prolungare il piacere, avevo voglia di altre porcate simili. Le chiesi di parlare della mia fantasia del sesso a tre. Lei accettò anche questa volta, non che a lei ecciti quanto eccita me, ma probabilmente mi vedeva così su di giri che si divertiva a farmi impazzire.
– “Amore ho voglia di vederti scopare con un altro uomo, mi eccita l’idea di guardarti mentre glie lo lecchi e lo prendi tutto in bocca…”
– “Mmm, sì amore, lo so che ti piacerebbe”.
– “Poi vorrei scoparti insieme a lui, riempendoti insieme per sfondati e farti godere come non mai, uno sul culo ed uno sulla fica”.
– “Mmm amore, &egrave eccitante… mi piace pensare di essere completamente riempita, mi eccita”.
– “Oddio, sì amore… mi fa impazzire sapere che ti eccita. Puoi metterti sopra ad uno dei due mentre l’altro ti penetra sul culo. Chi vorresti sul culo, me o l’altro?”
Pensandoci un po’ alla fine disse:
– “L’altro. So immaginare soltanto te nella mia fica”.
Mentre ci scambiavamo queste parole lei era stesa di fianco a me, rivolti uno verso l’altra. Io mi toccavo mentre lei mi accarezzava le palle, con una mossa provocante e volgare aveva alzato la gamba come una cagna, offrendomi così l’interno delle sue gambe ed il suo sesso. Venni in modo copioso, lo sperma era molto dato che mi ero interrotto prima dell’orgasmo più e più volte, per poi venire dopo le sue ultime parole che mi avevano fatto immaginare la mia bellissima donna che concedeva il suo culo morbido e dal buco stretto ad un altro uomo. Le riempii le labbra esterne di sperma. Lei adora sentire quegli schizzi caldi che la solleticano dove &egrave più sensibile. Le sporcai anche una coscia e la mano con cui mi stava toccando le palle.
– “Mari &egrave stato bellissimo, grazie… Ma adesso tocca a te”.
Lei non se lo fece ripetere, anche se &egrave una fantasia che eccita più me che lei, il momento ed il mio orgasmo dovevano averla arrapata molto. Si mise a pancia in su ed iniziò a toccarsi velocemente con la mano sporca di sperma. Mi confessò che la eccitava molto masturbarsi con il mio sperma, la stimolava e la faceva sentire porca. Questa volta fummo entrambi più partecipi e nonostante il posto richiedeva silenzio le fu difficile mascherare i suoi mugugni di piacere quando arrivò ad un orgasmo liberatorio.

Il pomeriggio successivo, dopo aver fatto un pranzo maestoso ed aver salutato tutti, siamo ripartiti verso casa. Purtroppo il viaggio a causa del traffico si rivelò più lungo e faticoso dell’andata, senza considerare che il pranzo così pesante e la stanchezza trascinata nei giorni mi faceva sentire sfibrato e leggermente nauseato. Non mi servì neanche un caff&egrave ed una pausa lungo la strada per riprendermi. Dopo un lungo calvario uscii dall’autostrada per fare l’ultima oretta di strada statale, non c’era più traffico ed ormai era sera. Lungo l’autostrada il carburante era troppo costoso, così andai avanti anche con la riserva per arrivare ad un autogrill dove i prezzi fossero meno cari. Trovai il luogo adatto quando ormai ero ad una mezz’ora da casa, così mi fermai e riempii il serbatoio della mia auto. Marika mi chiese se ora che c’era meno traffico volevo fermarmi per riposarmi, ma le dissi che ormai a questo punto conveniva tirare dritto fino a casa dove finalmente mi sarei potuto riposare quanto avrei voluto, m avendo la vescica piena mi accostai ad un angolo di fianco all’autogrill per fare pipì. Mentre mi risistemavo i pantaloni mi venne un’idea: coperto dalla mia macchina non ero visibile dalla strada, così rientrai in macchina senza rivestirmi.
– ‘Mari mi dai qualche bacino mentre mi riposo un attimo?’.
Lei si guardò intorno; la strada non era troppo lontana, ma ora non c’erano macchine nel piazzale così si abbassò prendendolo dolcemente in bocca. Era ancora moscio ma godendo del calore della sua lingua le si gonfiò in bocca. Io le accarezzavo i capelli e lei, sentendo il mio cazzo indurirsi, iniziò a toccarlo con una lenta sega.
– ‘Annusalo, dai”
– ‘Mmmhhh, sa di caff&egravelatte’ disse scherzosa.
I suoi modi mi piacquero così tanto che mi venne l’idea di provare la pazzia.
– ‘Mari, ti va di farmi venire qui? Anche con una sega”
– ‘Oddio amore, ma qui? Le macchine che passano, se uno si avvicina un po’ può vedere dall’ombra che la testa &egrave bassa!’
– ‘Vorrà dire che penseranno che sono un ragazzo fortunato’ dissi sorridendole.
Poi continuai: ‘Dai amore, &egrave molto erotico un pompino all’autogrill’
Lei alla fine accettò, in realtà non fu difficile convincerla, e dopo avermi chiesto di controllare che non si avvicinasse nessuno ricominciò a succhiare e segare stando abbassata sul sedile del guidatore. Dopo qualche minuto una ragazza uscì dal bar per venire verso la nostra direzione, bloccai la testa di Marika verso il basso per evitare che si vedesse la sua testa alzarsi in un movimento inequivocabile, ma fu un falso allarme perché era solamente una cameriera che dopo aver buttato la spazzatura rientrò subito dentro. Non ci furono altre interruzioni, Marika succhiò con diligenza ed esperienza, l’abitacolo era riempito dall’odore del mio cazzo ed io mi rilassai sentendomi fortunato. Le dissi qualcosa di sconcio, le domandai se le piaceva il mio odore, se le piaceva succhiare e le dissi di leccarmi le palle mentre mi segava. Lei rispondeva con voce eccitante ed eseguiva tutti i miei comandi. Sentii l’orgasmo crescermi dalle gambe e non la avvertii, sapeva leggere il mio corpo meglio di me. Le sborrai in bocca e lei rimase in silenzio a succhiare con più dolcezza finché non fu sicura che non avessi più neanche una goccia di sperma. Quando capì che non ne avevo più si sollevò ingoiando sonoramente.
– ‘Era da un po’ ormai che non mi facevi ingoiare’ mi disse sorridendo.
Mi presi qualche minuto per riprendermi dall’orgasmo poi mi rivestii e riaccesi la macchina. Soltanto mentre rientravo sulla strada mi accorsi che tutti i fastidi allo stomaco ed il malessere di prima era completamente spariti. Mi sentivo in forze ed ero sveglio e vigoroso, senza nessuna nausea. Lo dissi a Marika che commentò la cosa affermando con palese soddisfazione:
‘Ma dove la trovi un’altra che ti cura a forza di pompini?’.

Leave a Reply