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La direttrice

By 7 Febbraio 2004Maggio 12th, 2020No Comments

La direttrice è come sempre vestita in modo impeccabile. L’abito con il
collo sciallato, chiuso con tre bottoni laterali, le disegna una figura
splendida. I primi tempi ero a disagio ad avere un capo donna. Poi ne ho
apprezzato sempre di più la professionalità. Il corpo da subito era entrato
di prepotenza nelle mie fantasie.
Ogni settimana, il lunedì mattina, devo consegnarle i resoconti delle
vendite delle filiali. Devo raccogliere i dati, ordinarli, preparare i
grafici ed una breve relazione. Lei prende la cartella, la apre, scorre
rapidamente le pagine fino all’ultima. Quella dove devo indicare le
percentuali, le variazioni ed i riferimenti con gli stessi periodi dell’anno
precedente.
Anche oggi ho fatto lo stesso. Se i dati sono positivi, gli obiettivi
raggiunti e le percentuali corrette, mi regala un sorriso compiaciuto. Se i
dati sono esaltanti mi regala anche un complimento. Questa settimana invece
i dati non sono positivi. Alcune filiali sono state molto al di sotto delle
aspettative. Quando le ho consegnato la cartella ho visto il viso, affilato
e forte, diventare come una lama di ghiaccio. Non ha neppure sollevato lo
sguardo. Ha sfogliato la cartella, ha verificato alcuni dati e mi ha detto
che potevo andare, Non dico un sorriso, ma nemmeno uno sguardo. Non ho
potuto fare a meno di frugare dentro la scollatura. Non indossava il
reggiseno e la vista di quelle due dolci protuberanze, piccole ma sincere mi
ha scaldato la mente.
La responsabilità delle filiali è mia, quindi il suo silenzio è opprimente.
Il clima in ufficio è stato tutto il giorno tetro. Tutti nel terrore di
sentire qualche rimprovero o peggio un sermone collegiale. Alcuni colleghi
stavano già uscendo. Squilla il telefono: è lei, mi chiede di andare nel suo
ufficio. Lei non chiede mai, ordina. Garbatamente ma ordina.
Entro nella stanza e mi fa accomodare sulla poltroncina di fronte alla sua
scrivania. Insolito, perchè generalmente aspetto in piedi. Mi offre una
sigaretta, una l’accende lei. Si rovescia sulla sua poltrona, come se fosse
stanchissima ed a caccia di un attimo di relax. Comincia a parlare dei
risultati pessimi. non ci vuole molto ad arrivare al punto. Le filiali
dipendono da me, quindi sono io a rispondere.
“Mi spieghi tutto Ruggeri, cerchiamo di capire..” la sua voce è ferma ma non
spigolosa.
Comincio a spiegare i problemi e le motivazioni. Snocciolo numeri e dati che
dovrebbero secondo me dare la ragione dei risultati. Mi guarda interessata.
Poi si alza, gira intorno alla scrivania e si siede sulla stessa, proprio di
fronte a me. Le gambe accavallate a pochi centimetri da me. Lo spacco che mi
mostra la coscia lunga e magra. Cerco di controllarmi ma inutilmente. Mi
eccito e credo che lei lo capisca. Continuo a parlare. Lei scende dalla
scrivania e si china verso di me, per indicarmi alcuni grafici. La
scollatura fa il suo lavoro e mi mostra interamente il seno. Credo una
seconda piena. I capezzoli turgidi, come se anche lei fosse eccitata. Quando
si gira a spegnere la sigaretta le vedo un sedere che solo un pittore
potrebbe celebrare degnamente. Mi perdo per quell’attimo che serve perchè
lei mi colga in flagrante.
“qualche cosa non va Ruggeri?” ma la domanda è intrisa di malizia e doppio
senso
“no…” rispondo io.
La mia eccitazione è evidente. Il rigonfiamento dei pantaloni è testimone
dei miei veri pensieri.
“non sarà che lei pensa troppo al sesso invece che al lavoro..?” mi chiede
con una dose massiccia di violenza femminile.
Si slaccia i tre bottoni. Uno dopo l’altro. Lentamente ma con consumata
sapienza. Quando anche il terzo si slaccia, il suo seno emerge dal tessuto,
gli autoreggenti fanno da cornice alle mutandine color pesca, in seta.
Guardandomi fisso negli occhi si infila una mano sotto l’elastico e comincia
a carezzarsi piano. Non riesco a stare seduto. Il mio pene vuole fuggire
dalla gabbia di stoffa.
“mi faccia vedere se la sua carne è migliore dei suoi dati…?” porca, mi
stai facendo impazzire.
Mi slaccio i pantaloni e li abbasso un poco, appena abbasso l’elastico dei
boxer, lui si srotola e si mostra fiero. Allungo una mano per toccarle il
seno, lei la afferra e dolcemente la guida sul mio pene. Vuole che mi
masturbi di fronte a lei. Si mette seduta di fronte, i piedi appoggiati ai
braccioli della mia poltrona. La sua mano che di agita dietro le mutandine.
La vedo di fronte a me. Il suo seno ed il suo paradiso a pochi centimetri.
Ma ogni volta che cerco di avvicinarmi lei con un piede mi allontana.
Comincio a masturbarmi, prima piano poi con vigore. Il desiderio represso di
lei è tale che dopo poco sento sopraggiungere l’orgasmo. Quando sento i suoi
gemiti, brevi ma intensi, segnale del suo piacere, esplodo. Una fontanella
di sperma che schizza verso l’alto e ricade sulle mie mani e sui miei
pantaloni. Ancora due brevi pulsazioni, due brevi getti, poi quegli attimi
di oblio intenso che seguono ogni orgasmo. Lei mi guarda e continua a
toccarsi. Anche lei persa nel suo piacere. Trascorrono quei pochi attimi in
cui il mondo non esiste. Poi lei si rimette in piedi, si allaccia il vestito
e si va a sedere. Io mi sistemo, cerco di ripulirmi i pantaloni con un
fazzolettino ed aspetto una parola. Nulla.
“tutto a posto Marika?” le chiedo in tono confidenziale
“si, tranne i risultati delle sue filiali..” la sua voce è tornata secca e
professionale.
“sono sicuro che la prossima settimana sarà meglio…” devo difendermi, il
timore della direttrice ha ripreso il sopravvento.
“ne sono certa caro Ruggeri…. lei è licenziato!”

Francia
Sono in partenza per la Francia. Domani un cliente ha una convention e.. mi
ha invitato.
Spero che ci sia Julienne. La segretaria dell’ufficio acquisti. Una ragazza
molto simpatica e cordiale. Ha le caviglie grosse e i fianchi un poco
appesantiti. Però il suo seno è generoso. In tutti i sensi. Anche
nell’offrirsi alla vista. Tipica donna Alsaziana. Dolce come una francese e
robusta come una tedesca.
L’ultima volta che sono stato da loro l’ho invitata a cena, volevo scoprire
il colore del suo reggiseno e capire se le sarebbe piaciuto che glielo
levassi.
Alla cena era venuta, purtroppo con il marito. Tra un bicchiere di vino ed
un consomme ho lasciato scivolare a terra il tovagliolo, classica scusa per
sfiorarle la gamba. Nessuna reazione apparente. Invito ad essere più audace.
con il ginocchio cercavo ripetutamente il contatto con la sua gamba. Piano,
con pudore, aumentando l’intensità del tocco. Il suo sorriso diventa
complice, la sua lingua scorre sulle labbra ed il boccone le entra in bocca,
accompagnato da un leggero socchiudere gli occhi. La carica sensuale del suo
modo di mangiare è perfino sfacciata.
Mi meraviglia che il marito continui imperterrito a mangiare e parlare. Gli
ammiccamenti di Julienne si fanno sempre più intensi. Sono eccitato. Quasi
imbarazzato e sempre più incredulo dell’assenza del marito.
Dopo il dolce mi alzo per andare in bagno. I bagni sono spaziosi. Un piccolo
atrio comune e poi le due porte con i classici disegni e l’indicazione Homme
e Femme. Quando esco Julienne è lì, fuori dalla porta. In piedi in mezzo a
quel piccolo atrio. Senza dirmi una parola mi afferra il braccio e mi
trascina nella toilette delle signore. Chiude la porta. Mi getta le braccia
al collo e mi bacia con passione e forza. tanto che quasi cado. cerco di
chiudere la porta a chiave ma lei me l’ho impedisce. Si allontana da me e si
toglie la camicia, poi il reggiseno. Mi spinge contro il lavabo. Mi slaccia
i pantaloni e tira fuori il mio desiderio, turgido e caldo. Mi prende in
bocca e poi tra i seni. Un turbinio di labbra e di seni, di lingua e di
seni, di mani e di seni. Cerco di trattenere ogni gemito e di allungare il
piacere. Lei ghiotta di desiderio e avida di miele insiste con veemenza e
sono costretto ad abbandonare il ritegno. Piego la testa all’indietro e mi
abbandono. Sto per esplodere e proprio in quel momento la porta si apre. Il
marito di Julienne entra con il pene tra le mani. La faccia contorta dal
piacere che solo un uomo sa regalarsi. La mia sorpresa si spegne subito.
Julienne si agita più forte e la mia mente è ormai proiettata verso il
piacere. vengo nella sua bocca, lei si allontana di qualche centimetro, così
che la seconda ondata le disegni rigagnoli di gioia sul viso e coli
lentamente, quasi sonnecchiando verso i seni. In quel momento il marito le
esplode sul viso. Un getto copioso, che sembra non dover finire. Una prima
ondata, poi una seconda, una terza. Lei che alterna le attenzioni della sua
bocca prima a me, poi al marito. Poi ancora me, poi ancora lui. Non ci
lascia respiro e nei secondi che non vorremmo mai lasciare finire, lei si
sazia di ciò che le regaliamo.
Torniamo al tavolo. C’è il caffè, come solito orrendo, e il liquore fatto in
casa. Dopo vedremo….

La tedeschina in Spagna
Nel residence dove eravamo, c’era una coppia di tedeschi. Giovani e carini.
Giusto nell’appartamento di fianco al nostro. La sera di ferragosto abbiamo
fatto una specie di festa ed il tedeschino ha esagerato con la Sangria. Alle
due di notte era perso ed ubriaco, Io ed un altro lo abbiamo portato a letto
di peso.
Tra la festa e tra il casino per tutto il paese non si riusciva a dormire.
Allora vero le 4 di mattina sono sceso in giardino, per fumarmi una
sigaretta (di nascosto altrimenti mia moglie mi massacra) e mi sono seduto
in una
panchina un po’ defilata. Dietro un cespuglio di fiori stupendi ho visto dei
movimenti strani. Mi sono avvicinato ed ai movimenti si sono aggiunti dei
gridolini facilmente comprensibili. Non ho resistito e mi sono avvicinato
ulteriormente. Era la Tedeschina in ginocchio con uno Spagnolo (sempre
abitante nello stesso palazzo) che la pompava da dietro come un forsennato.
La scena molto gustosa ed eccitante, per un attimo mi ci volevo buttare.
Alcune gocce di sudore colavano dalle tempie dell’uomo. Lei che agitava il
bacino come se volesse tutto il cazzo di Spagna in una sola sera. Mi stavo
eccitando La ragazza si gira di schiena e l’uomo le solleva il bacino. La
lecca avidamente e la tocca con furia. Le infila il dito indice nella
fichetta bionda e bagnata, mentre il medio affonda nel suo culetto
teutonico. Con vigore le sbatte le dita dentro e fuori. Lei cerca di
smorzare gli urli ma gode come giunone. Finalmente l’uomo le afferra le
gambe e punta una cappella rossa e infuocata contro il suo culetto ormai
dilatato. Con pochi affondi entra in lei e coimincia a sbatterla con forza.
La ragazza si infila due dita nella passerina e comincia ad emettere rantoli
di lussuria. Gode, gode così tanto che quasi si soffoca. Il piacere di lei
aizza la mente di lui. Sembra un toro infuriato, bofonchia parole
incomprensibili, suda come una fontana e sbatte come un forsennato. Al
culmine del piacere esce da lei e le offre il cazzo violentemente turgido da
succhiare. Lei si attacca a quella carne come per placare una fame atavica.
Lui gode nella sua bocca. Un getto così copioso che la bocca della ragazza
non può contenere. Lei succhia e pompa, lui gode come un vitello. Il nettare
dell’uomo cola agli angoli della bocca della ragazza e sui seni. Lei non
smette. Proprio mentre lo Spagnolo le regala un getto di caldo succo d’uomo
sul viso. Mi prendo il cazzo in mano deciso a sfogare il mio desiderio ma un
rumore mi cattura la mente e mi fa perdere l’attimo. Mi tengo il cazzo duro
come un sasso e mi abbandono a guardare la sua fichetta bagnata e le sue
tette sode e formose.

Per non farmi beccare mi defilo, mi sposto lentamente fino ad andare a
sedermi sulla panchina vicino all’atrio di ingresso, passaggio obbligato per
entrambi. Per primo passa l’ispanico, assolutamente indifferente. Sudato
come se avesse corso due ore ma indifferente. Mi lancia un Ola (salve in
Spagnolo) ed entra. Dopo qualche minuto arriva la Teutonica, che si sta
sistemando e che mi pare anche lei piena di Sangria. Appena mi vede ha un
attimo di sorpresa. Farfuglia qualche cosa e cerca di assumere un
atteggiamento indifferente, Le offro una sigaretta che accetta volentieri e
si siede di fianco a me per fumarla. La faccia era ancora impiastricciata e
aveva addosso l’odore di alcol e di sesso. Facciamo due chiacchiere con il
suo Spagnolo precario e capisco che vuole sapere se ho visto qualche cosa.
Sono così eccitato che quasi la scoperei sulla panchina. Con malizia e tutta
la stronzaggine di cui è capace un uomo, non dico nulla ma faccio in modo
che lei capisca. Sono tentato di “ricattarla” ma poi le gurado gli occhi da
cerbiatta, forse annebbiati dalla Sangria e dal godimento della carne e le
ho detto “.. disfruta la vida que no va a pasar nada…” (divertiti che non
è successo niente). Lei si alza, mi sorride e si avvia verso le scale. Io la
seguo e non resisto alla tentazione di palparle il culo. La sua reazione è
immediata. Si gira e mi offre la fichetta da sotto la minigonna. La tocco e
la sento ancora calda e umida. La voglio subito. Abbasso i pantaloncini e il
mio uccello slata fuori con tutta la sua baldanza. Lei si abbassa sullo
scalino e se lo prende in bocca. In un attimo la mia eccitazione sale al
cielo. Tutta la voglia accumulata prima si sfoga e non ceco nemmeno di
trattenermi. Forse il timore che qualcuno passi, forse solo la voglia di
godere e di goderle in bocca, mi lascio andare senza controllo. Lei
indietreggia un secondo ed il mio getto le arriva dritto in faccia. Un
attimo e sono di nuovo nella sua bocca. Mi sta succhiando anche l’anima. Mi
sembra un orgasmo di quelli da ragazzo, quando era talmente la voglia che
godevi subito. La offro tutto quello che ho, ma lei insiste. Devo
allontanarla. Non capisco se è più ubriaca di Sangria o di sesso. Si rialza
e io mi tiro su i pantaloni. La festa è finita e me ne sono andato a letto.
Per il resto delle vacanze ogni volta che mi incrociava aveva un sorriso tra
il complice e il timoroso. Ed ogni volta le ripetevo la stessa frase. Se non
ci fosse stata mia moglie però…..

Lo scatto
Scendo tranquillamente la scalinata del vecchio municipio. Di solito deserta
a quest’ora. Mi piace l’aria frizzante che si respira qui. Di fianco alla
scalinata, dove c’è il parco, vedo una figura femminile in posa statica. Mi
incuriosisce, magari è una modella, un servizio di moda. Mi avvicino quel
che basta per vedere che la modella indossa solo un impermeabile. Di
nascosto, tra le frasche, mi metto a guardare. Le pose variano in
continuazione, l’impermeabile ora cade sulle spalle, ora scopre un seno, ora
una gamba. Non si tratta di foto spinte. Almeno non sembra. Pochi scatti poi
un cenno del fotografo e la modella si va a mettere vicino alla grata che
una volta era l’ingresso delle segrete. L’impermeabile scompare, lasciando
posto ad un reggicalze ed un reggiseno a balconcino. Sembra in pelle nera ma
non ne sono sicuro. Mi sento eccitato ed attento a non far rumore mi
avvicino. Non si accorgono di me. Continuano tranquillamente. L’uomo si
avvicina e comincia a scattare in primo piano. Lei si toglie un pezzo alla
volta tutto l’intimo e lui scatta in continuazione. Senza rendermene conto
mi sono avvicinato tanto che ormai possono vedermi. La donna si abbassa e
apre i pantaloni dell’uomo. Prende in bocca il suo pene e comincia a
leccarlo languidamente. Lui imperterrito scatta in continuazione. La donna
si mette in ginocchio e lui la penetra da dietro. Sempre scattando
fotografie. I loro corpi si dimenano e finalmente lui posa a terra la
macchina fotografica e si dedica al piacere di lei. Sembrano vicini all’
orgasmo che ecco da un cespuglio li vicino uscire un’altra donna. Anche lei
semi nuda. Cammina velocemente verso di loro e si unisce all’amplesso. Ora
succhiando il pene di lui ora indugiando con la lingua nella fessura di lei.
Non so cosa fare, vorrei avvicinarmi a loro, giocare con loro ma ho paura.
Appeso alla mia indecisione mi accorgo che dietro di me, nascosti da un
cespuglio, due uomini sono a terra, nel più classico dei 69. Mi impressiona
quasi la vista delle bocce maschile avvolte intorno ai loro sessi duri e
virili. Ma lo stupore lascia posto alla curiosità. Guardo i due uomini e
guardo loro tre. Non riesco più a capire cosa sia più eccitante. Non avevo
mai visto un uomo godere di un altro maschio. Le due donne intanto stavano
succhiando e leccando il membro indomato del fotografo e lui dall’alto aveva
ripreso a fotografare.
Mi sorprende la sua resistenza. Sono parecchi minuti che le bocche e le
fessure bagnate delle donne giocano con la sua carne. Sento un gemito di
piacere e mi volto verso i due uomini, avvinti come se fossero un corpo
solo. Ma il gemito veniva da più in là. Una signora, di forse cinquant’anni
è sdraiata a terra. Il suo Alano, sopra di lei le sta leccando i seni e.. è
dentro di lei. Lei agita il bacino mentre il cane lecca i seni. Mi sento
circondato. La mia mente persa totalmente. La mia incredulità è all’estremo.
Mi abbasso i pantaloni e . al posto del mio amato pene una piccola
telecamera, di quelle che usano per gli scherzi in televisione. Appena la
tocco, scompare tutto, il buoi. Cerco di capire. Se metto un dito sull’
obiettivo è il buio pesto, la notte profonda. Se tolgo il dito e mi giro
vedo i due uomini. Mi giro verso la signora che adesso è in ginocchio con il
cane che la prende da dietro. Mi giro verso la grata e le due donne stanno
succhiando il pene del fotografo. La mia mente mi ordina di godere. Ma non
posso, il mio più intimo amico non c’è. Lo sento. Avverto la sensazione dell
‘erezione violenta, quel fastidio del pene eretto dentro i pantaloni. Tutto
come se lui fosse al suo posto, ma lui non c’è. Ma voglio vedere. Vedere e
godere. Mi avvicino alla donna ed il cane scompare. Mi abbasso e le vedo il
seno come se fosse sul mio naso. Abbasso lo sguardo e vedo la sua fessura
enorme, gigantesca.
Mi metto a correre, giù per il viale. Mi fermo quando anche le gambe non ce
la fanno più. Cado a terra stremato, ho solo la forza di abbassare gli occhi
e vedo la telecamerina puntata verso il mio viso. Mi arrendo, voglio morire.
Mi addormento nell’erba.
“Enrico sveglia.. Sono le otto!” la voce di mia madre. Allora sono a casa o
forse no.
No ho il coraggio di guardare dentro il pigiama. Mi alzo e vado in bagno.
Abbasso il pigiama lentamente, senza guardare. Piano con la mano cerco il
mio fedele amico. Eccolo, bello e fiero come ogni mattina. Il contatto mi
esalta. Comincio piano a masturbarmi e continuo in crescendo liberatorio:
Che bello, io e lui ancora uniti, mi piace. Finalmente lo schizzo di sperma,
copioso e denso esce allegro e si deposita nel lavandino. Sono felice. Siamo
ancora insieme. Mi guardo allo specchio e mi sorrido. Poi entro in doccia
fischiettando.
Però a trent’anni suonati è meglio che la smetta con le seghe e cominci a
scopare anch’io..

La festa
Una serata piacevolmente fresca, inizio autunno, in una di quelle ville
sulle colline romane.
Le luci del parco sono soffuse, il buffet è ricco. Crostacei e frutti di
mare, freschissimi e delicatamente cucinati. Prosciutti dolci come seni di
dama. Dolci, tanti dolci ricchi di creme gioiose.
I vini selezionati con cura e garbo devono essere leggeri, di quelli che non
annebbiano la mente ma liberano i sensi.
Gli ospiti hanno l’obbligo di un abbigliamento sobrio: non troppo ricercato
ma ugualmente elegante.
Gli uomini possono indossare abiti di sartoria in lana leggera, la cravatta
non è obbligatoria ma l’intimo deve essere molto raffinato, in seta oppure
in cotone finissimo. Le donne preferibilmente abiti di seta, delicatamente
appoggiati su lingerie in tinta e deliziosamente maliziosa.
Una musica di sottofondo, non troppo ingombrante, suonata da musici
discreti, che possono godere della gioia della bellezza ma devono reprimere
il desiderio.
I camerieri rigorosamente maschi, con muscolature possenti. Devono indossare
solo i pantaloni e portare un papillon al collo. Le cameriere devono essere
avvolte da grembiulini bianchi con gli orli in pizzo. Portati sopra il seno
nudo. I reggicalze e le mutandine devono essere di colore bianco, per le
addette agli antipasti. Rosso per le addette ai piatti forti. Nero per il
dessert. Per tutte calze velate, leggere come l’aria e del colore della
lingerie.
Il personale non può partecipare alla festa, a meno che non sia invitato.
Tenero supplizio e malizioso sadismo del nostro ospite.
Le coppi e i singoli arrivano senza fretta, tutti hanno un piccolo omaggio,
brillante e simpatico. Un pene di plastica di foggia strana. Un vibratore
color argento. Un piccolo quadro o una statuetta con soggetto erotico.
Cestini di frutta matura. Ogni cosa che possa essere preda della fantasia.
La festa si srotola mollemente nella serata. Piano gli ospiti si presentano
e si scrutano. Occhi che volano su visi, su seni e petti possenti. Su
natiche sode e alte. Ognuno lancia i propri messaggi e sparge il proprio
profumo nel salone della festa.
Oziosamente sdraiate sui divani le donne conversano tra loro. Toccano i
muscoli vibranti dei camerieri e scelgono le prede tra la fauna maschile.
Gli uomini sfiorano i seni delle cameriere e cercano di mettersi in mostra,
Chi per la classe, chi per il sorriso che per l’abito.
Dopo che le prime libagioni hanno allentato i freni dei sensi l’orchestra
apre le danze. I corpi cominciano a roteare intorno all’atmosfera della
festa. Mani che esplorano seni, mani che esplorano natiche, mani che
saggiano la consistenza di membri maschili che iniziano il lento risveglio.
Lo spumante ora servito a fiumi. Una statua di ghiaccio ha la forma del
bacino maschile, dal pene eretto lo spumante esce con uno zampillo misurato,
le donne e gli uomini devono bere poggiando le labbra sul ghiaccio che
lentamente si consuma. Per farlo devono inchinarsi in avanti e gli altri
ospiti possono esplorare lingerie e carne.
Su un tavolo vicino una seconda statua di ghiaccio. La forma di un bacino di
donna. Dalla vagina scendono ostriche freschissime e sgusciate. Dalla
clitoride di ghiaccio zampillano piccole gocce di limone. Per avere le
ostriche le bocche devono incollarsi alla vulva di ghiaccio e catturare il
frutto con giochi abili di lingua.
Le menti volano. Gli abiti in seta abbandonano lentamente i corpi. Gli abiti
in lana leggera scompaiono abbandonati in angoli remoti.
Le statue di ghiaccio lentamente assumono forme contorte e strane. Le menti
sazie di vino e di ostriche si liberano dai veli della morale e si lanciano
nella frenesia dei sensi.
L’eleganza della lingerie lascia il posto a fiche calde e bagnate, sulle
quali si avventano come animali accecati dal profumo della femmina in
calore, gli uomini ormai privi di ritegno. Cazzi turgidi e vogliosi
affondano in bocche sconosciute. Lingue vibranti toccano clitoridi
impazzite. Un cameriere succhia avidamente la fica della nostra ospite
mentre il suo cazzo enorme, come i suoi bicipiti, sfonda i muscoli rettali
del nostro ospite. Il turbinio degli orgasmi si sparge per la villa ed il
parco. Gemiti di piacere e urla di godimento soffocano la musica che ora è
disarticolata. Il violinista ha strappato la camicia della violoncellista e
le strapazza i seni, mentre il pianista si scopa una cameriera seduta sulla
tastiera. I falli di plastica e i vibratori, graditi regali degli ospiti
hanno abbandonato le loro confezioni ed emergono da fiche solitarie o
sfondano culi dei maschi più viziosi. Il vortice del piacere è al culmine.
Cazzi sempre più impazienti rovesciano nettare nelle bocche di donne mai
sazie. Grida di lussuria e smarrimento dei commensali rimasti soli, che si
masturbano violentemente e cercano poi bocche per sfogare i propri istinti.
La festa scorre, senza più freni e senza più ritegno. La Roma Imperiale
diventa L’impero dei sensi.
La prossima festa sarà in un’altra città

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