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La figa stretta di Atsuko – STORIA VERA

By 21 Agosto 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Eccomi qui seduto al fresco nella terrazza del mio appartamento nel cuore di una notte di mezza Estate.
Sono al mare, in vacanza, e questa &egrave una di quelle notti che hanno un sapore diverso dalle altre.
Sarà la luna, sarà il profumo del mare, forse la brezza leggera che mi muove i capelli o forse il fatto che sono solo io, io e lamia mente..rilassata.
Questa situazione che si sta creando &egrave stupenda.
Davanti a me ci sono le luci fioche delle barche in lontananza, hanno un movimento quasi ipnotico, si muovono in maniera sinuosa come le faville di un falò sulla spiaggia.
in lontananza sento i ragazzi che si divertono, i loro rumori non sono fastidiosi e contribuiscono a creare quel sottofondo necessario perch&egrave la mia mente possa viaggiare lontano..
Sorseggio del Burbon con 2 cubetti di ghiaccio, appena porto il bicchiere alla bocca il ghiaccio picchietta nel vetro freddo.
Dun tratto il mio sguardo si sofferma nel tavolino davanti a me dove sono appoggiati su scatole di cartone gli avanzi della cena.
Questa sera mi sono preso del sushi dal ristorante giapponese sotto casa, sono un amante della cucina giapponese ed adoro il giappone.
E’ esattamente in questo momento che la mia mente inizia a ripercorrere il mio ultimo viaggio a Yokohama, un viaggio stupendo.
Mi trovavo in un periodo difficile lavorativamente parlando, ero molto stressato perche a Yokohama dovevo chiudere una grossa commessa, era un lavoro da 2 milioni di euro.
Un giorno senza troppo preavviso fui costretto a partire dall’Italia in tutta fretta ed una volta arrivato all’aeroporto venni accolto dalla figlia del dirigente dell’agenzia Hiwarata che si occupa di componenti Elettronici.
La ragazza si chiama Atsuko, avete presente lo stereotipo delle ragazze dei manga giapponesi? bene, lei era proprio così.
Atsuko &egrave magra, molto magra, e può vantarsi di avere un culetto molto definito.
Quel giorno portava una minigonna inguinale blu e una maglietta aderente, quasi corta, che faceva intravedere la pancia. I capelli erano raccolti ed aveva 2 occhi enormi, di un nero intenso.
Le gambe erano lunghe, perfette, e portava delle calze autoreggenti fino a sopra il ginocchio, le calze avevano un fiocchetto carino che riprendeva i colori della maglietta.
Appena la vidi rimasi un attimo perplesso.In un primo momento mi domandai come cazzo era possibile che la figlia di una magnate dell’industria potesse vestirsi come in un cartone animato ma poi, prestando più attenzione alle sue forme, dovetti ricredermi perch&egrave paradossalmente stava molto bene.
I primi giorni passarono abbastanza normalmente, c’erano gli affari di mezzo e non avevo altre cose per la mente, la svolta arrivò l’ultima sera del mio viaggio di lavoro.
Galvanizzato dal successo della trasferta mi intrufolai in un ristorante Giapponese molto noto nella città, fu in quel momento che intravisi Atsuko con un ragazzo seduti ad un tavolo.
La salutai e mi sedetti al mio posto, da solo, ma questo non era un problema.
Arrvarono le prime portate di sushi ed iniziai a cenare, preso dalla mia serata non mi accorsi subito che Atsuko era rimasta da sola sul tavolo, mi sembrava quasi che stesse piangendo.
Mi pulii la bocca e mi avvicinai, mi accorsi che effettivamente c’era qualcosa che non andava.
Era stata lasciata dal suo ragazzo ed io che avevo appena ricevuto un grosso lavoro da suo padre mi sentii in obbligo di aiutarla, di offrirle almeno un drink nel locale vicino.
Fu così che inizio ciò che non avrei mai pensato potesse iniziare.
Asuko inizio a parlarmi del più e del meno, dei suoi studi, delle sue passioni ed io feci altrettanto.
Quella sera era vestita in maniera molto diversa da come mi aveva accolto in aeroporto, era molto elegante, portava un vestito in raso nero molto corto ed i capelli le stavano scolti.
La sua pelle pallida era in netto contrasto con i suoi capelli scuri e con il suo vestito, sulle labbra un rossetto bordeaux disegnava perfettamente i contorni di quella bocca sottile ma piena di espressività.
Non so ancora se furono stati i fumi dell’alchool oppure il fatto che era veramente gnocca ma iniziai a provare delle sensazioni strane mentre mi parlava..
iniziai a notare che si passava le mani tra i capelli ed il suo sguardo era fisso nelle mie pupille, eravamo seduti in un divanetto e lei era molto vicina a me..le nostre gambe quasi si toccavano.
Senza neanche accorgermi iniziai ad accarezzarle le coscie, le accarezzavo lentamente con movimenti leggeri, disegnando delle forme geometriche con la punta delle dita.
La sua pelle era molto morbida al tatto e lei non sembrava disprezzare questa mia attenzione oppure, forse, era troppo impegnata a raccontarmi delle sue cazzate.
Non so se lei si fosse accorta di ciò che stava succedendo ma poco dopo, dopo l’ennesimo drink, la invitai a ballare.
Andammo in mezzo alla pista.
Atsuko inizialmente era imbarazzata, a malapena mi mise le braccia intorno al collo.
Con la complicità di un lento, il mio naso sfiorò i suoi morbidi capelli e fu allora che respirai tutto il suo profumo.
Era un profumo inebriante, fresco ed invitante, fu in quel momento che le mie mani si animarono ed inizirono ad attirarla a me, sempre più vicina.
Quel provumo aveva inibito la parte più razionale della mia mente ed aveva acceso in me la voglia di andare oltre, ormai non potevo piu fermarmi, la volevo.
Non fini neanche la prima canzone che le avevo già messo la linua in bocca e le stavo palpando il culo, e che culo…il migliore che abbia mai toccato.
La mia lingua roteava e lei, che all’inizio sembrava subire la situazione, iniziò a ricambiare.
Sentivo che mano a mano passavano i secondi lei si eccitava e si lasciava trascinare dal corso della serata, la mia mano non mise molto a finire nei pressi della sua vagina.
Cercavo in tutti i modi di trattenermi, di trattenere la mia mano che si stava avvicinando sempre di più li dove forse non doveva andare ma non ci riuscivo.
La mia mano sinistra palpeggiava il suo culo sodo, la mia lingua accarezzava la sua e la mano destra piano piano si avvicinò nei pressi delle sue mutandine.
Con le dita cercavo di orientrmi nel buio, riuscii a trovare l’inglesso al tempio del piacere sollevando l’elastico degli slip, come un serpente cercavo di avvicinarmi all’obbiettivo..Leggiadro..Sinuoso..furtivo…
Non era più una questione di piacere personale, volevo sentire se anche lei era veramente eccitata tanto quanto lo ero io.
La situazione era chiara, lei era mia perch&egrave subiva ad occhi chiusi tutto quello che io le stavo facendo, mancavano pochi centimetri per arrivare alla meta ed ancora non sentivo peli ma solo la sua pelle sudata che chiaramente mi indicava l’altissimo grado della sua eccitazione..
Atsuko era depilata come una bambina, la pelle era morbidissima al tatto e più mi avvicinai al monte di venere più sentii che il mio cazzo diventava duro,
finalmente riuscii a sfiorare le grandi labbra e mi accorsi che era completamente bagnata, grondava di piacere e non avevo ancora iniziato a fare nulla.
Piano piano iniziai a muovere l’indice su e giu accarezzando dolcemente l’esterno del suo orifizio seguendo la linea che divide il labbro destro da quello sinistro, ancora non volevo entrare, volevo che mi
implorasse di farlo.
andai avanti così fino a quando non mi accorsi che la gente della pista ci stava guardando in malo modo così gli proposi di andare nella mia camera d’albergo.
Atsuko era tutta sudata, sembrava quasi avesse la febbre, appoggiò la sua mano sui i miei pantaloni proprio sopra il cazzo duro e mi disse: “Spero che la tua stanza sia vicina perch&egrave io voglio che finisci ciò che hai iniziato, sei un porco”.
Io le risposi che era vicina e così ci fiondammo li, non feci nemmeno tempo ad aprire la porta che lei si gettò su di me, nella stessa posizione in cui ci eravamo lasciati,
lingua in bocca e le sue braccia intorno al collo. Voleva riprendere da dove mi ero fermato.
Senza pensarci ricominciai a stuzzicarle la fica fino a quando le misi un dito dentro, lei iniziò a mugugnare.Il mio dito saliva nel suo orifizio, aveva una vagina strettissima e dovetti esercitare una notevole
pressione per riucire a vincere la forza repulsiva che la sua patata esercitava.
Piu slivo e più lei si bagnava mentre il mio cazzo stava esplodendo dalla voglia di sfondare quel buco.
Mi fermai solo quando le palle mi facero male dalla voglia che avevano di essere svuotate, con impeto le presi la tasta e la invitai a succhiarmi il l’uccello.
Si accuccio e gambe aperte, con una mano si arrangiò a masturbare la sua fica pelata e con l’altra prese in mano il cazzo ed iniziò a leccarmi le palle, poi passò la lingua dalla base fino alla punta del glande, non riusciva a metterlo in bocca, era troppo minuta per succiare un pisello così grosso.
Preso dalla foga la alzai e la misi sul letto, spostai le sue mutandne ed appoggiai la punta del mio cazzo all’ingresso della sua fica, aiutato dal suo liquido lubrificante iniziai a spingere più che potevo, non era un’operazione semplice, dovevo aprirla abbastanza da far passare almeno la cappella.
Appena iniziò la penetrazione Atsuko urlò di piacere, non aveva mai ospitato un membro così importante, e questa era solo la punta…
Non appena presi confidenza con la sua vagina le spinsi la minchia fino a dove poteva arrivare. Atsuko non aveva più voce, le sue urla mi davano quasi fastidio ma sapevo che il motivo di tutto questo fragore era solo uno: il mio cazzo.
Lei continuava ad urlare, stava godendo come una troia.
Mi incitava a non fermarmi, a farlo uscire e rimetterlo dentro, era impazzita….mi comandava come se io non sapessi come si scopa una figa…ma era lei che non era mai stata scopata da un vero cazzo.
Era lei che doveva rimanere zitta e godere.
Dopo appena 5 minuti raggiunse l’orgarmo e poi, come se avesse perso tutte le forze, con una voce fioca mi disse: “sono venuta , ora basta perch&egrave me la sfondi, se devi sborrare…sborrami in bocca”.
A me non mancava molto, tirai fuori il cazzo ed iniziai a farmi una sega, dopo qualche istante lei apri la bocca ed io appoggiando delicatamente l’uccello nelle sue labbra umide le inniettai tutto il mio nettare.
Rimanemmo tutta la notte nudi sul letto ed io mi bevetti un bicchiere di Burbun, si, proprio come questa notte.
Il giorno dopo ci salutammo come se nulla fosse successo però ormai il mio cazzo era passato nella sua figa stretta e suo malgrado non lo avrebbe dimenticato molto facilmente.
A Yokohama quella notte l’aria era leggera e profumava di mare, c’erano dei ragazzi che si divertivano in lontanaza in un locale ed io ero in una stanza a contemplare il cielo.
la differenza di quella notte Giapponese e di questa notte Italiana? Nessuna, io ho appena finito di trombare Atsuko e lei, con la pratica, ha imparato a fare i pompini prendendo tutto il mio pisello in bocca.

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