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La lenta e inesorabile vendetta di un impiegato

By 19 Agosto 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono impiegato in un’azienda elettronica che costruisce macchinari medicali, molto conosciuta sul mercato e abbiamo il nostro lavoro di nicchia. L’azienda &egrave composta da un titolare, due persone in ufficio e una decina di persone in produzione.
Il titolare, Luciano, ha circa 65 anni e dopo un periodo glorioso negli anni ottanta che gli ha permesso di ampliare l’azienda e di farsi conoscere in tutta Europa, ora vive di rendita e ha ovviamente rallentato molto la sua corsa, ma si crede ancora un leone sia in campo commerciale che nel campo personale; nello specifico si crede un grande amatore, forse perch&egrave rispetto ai suoi coetanei che si occupavano tutti di meccanica ed edilizia, con la storia dell’elettronica aveva girato a suo tempo l’Europa. Comunque non evolvendosi più negli ultimi quindici anni &egrave rimasto un grezzo, se paragonato agli uomini del nuovo millennio.
L’altra persona chiave dell’azienda &egrave un ingegnere quarantenne che ha delle ottime competenze in campo elettronico ma scarsissime in ambito umano; inoltre &egrave anche piuttosto brutto. Siccome dal punto di vista tecnico &egrave strettamente necessario al funzionamento dell’azienda viene sempre riverito dal titolare. Ha anche un nome cazzuto: Romualdo.
Io mi chiamo Alessio, ho 29 anni e sono un ragazzo mediamente carino e con un ottimo savoir faire, e lavoro in ufficio con una collega, inconsapevole milf, con cui vado d’accordo e che condivide con me molte delle peripezie giornaliere a cui veniamo sottoposti da parte del titolare e del responsabile di produzione.
All’ interno dell’azienda risulta spesso difficile convivere serenamente, perch&egrave questi due personaggi non percepiscono tutte quelle sfumature che non rientrano nelle primarie necessità. Ancora più gravi sono i momenti in cui incontrano nel loro cammino qualcosa di cui non immaginavano l’esistenza e si pavoneggiano raccontando ad esempio i benefici della sauna o dei vantaggi di un sito di e-commerce che solo loro hanno scovato. Quindi nell’arco della mia giornata lavorativa subisco poche ma fastidiose interruzioni nel mio lavoro, da codesti maestri di vita che ovviamente saprebbero fare il mio lavoro molto meglio di me, facendomi osservazioni con il tatto di un elefante. Essendo stato educato al massimo rispetto per il prossimo, a non rispondere male neppure per difendermi, purtroppo il mio carattere &egrave stato plasmato in modo che io mandi giù e mi faccia rodere internamente dai miei sentimenti negativi.
Ma una notte d’estate un brutto sogno ambientato in ufficio volse al termine con un gran sensazione di rabbia e mi svegliai tutto innervosito nei confronti del signor Luciano, per la sua ennesima osservazione inutile nei confronti di una mail che avevo inviato ad un cliente, e non appena lui uscì dall’ ufficio mi girai verso la mia collega e con fermezza le dissi: “presto lui e Romualdo la pianteranno di pestarmi i piedi … ‘sti due coglioni!”
Ed ebbi proprio l’illuminazione svegliandomi, che avrei potuto rifarmi della loro arroganza scavandogli il terreno sotto i piedi, dove proprio non se la sarebbero aspettata, facendo appello alle mie competenze a loro ignote.
Un sabato pomeriggio ricevetti una telefonata sul cellulare dal sig. Luciano, e vedendo che era lui imprecai: ” che cazzo vuole adesso !? ” e controvoglia dopo vari tentennamenti durati qualche secondo risposi. All’altro capo del telefono però c’era la voce di una donna che mi salutava cordialmente: era sua moglie.
“ciao Alessio, sono Lucia, tutto bene? ti disturbo?”
“No no … sono a casa…”
Dopo vari convenevoli durante i quali non capivo dove volesse arrivare, disse:
” parlando con Antonella, che conosce tua mamma, ho scoperto che tu fai dei massaggi a casa! …non pensavo proprio…”
“Ehhh..” mormorai, chiedendomi cosa mi avrebbe domandato
“sono andata a dormire dopo pranzo e mi sono svegliata con una spalla tutta intorpidita e non accena a passarmi…”
“Ahhh..” risposi comprensivo, immaginando già cosa volesse chiedermi
” non &egrave che riusciresti a passare di qui? ovviamente pagandoti il disturbo, perch&egrave non saprei proprio chi chiamare oggi che &egrave sabato!”
Avrei volentieri risposto di no, mascherandomi con qualche scusa credibile, ma la curiosità di vedere l’interno della casa e la prospettiva di spillare una qualche decina di euro per un oretta di massaggio magari senza grossi sforzi mi fecero cambiare opinione, alla fine non avevo niente da fare quel pomeriggio.
Pensando a queste cose non le avevo risposto, e Lucia mi riportò alla realtà dicendo:
” forse sono stata inopportuna.. magari ti imbarazza venire a casa nostra?”
“No… sa, …&egrave che…” tentennai
“&egrave perch&egrave c’&egrave di mezzo Luciano che &egrave il grande capo ?”
“Beh un po’ si, preferisco tenere separato il lavoro dal resto…”
“Si capisco, ma io non lavoro là con voi, non ci si vede in ufficio, le due cose restano separate! E poi Luciano tra un’oretta deve andare a pescare con un amico e quindi non ci sarà neanche l’imbarazzo di trovartelo ad aprirti la porta”
Proprio questa sua frase mi fece decidere di accettare, immaginando che avrei potuto guardare moglie e casa con occhi diversi, senza la presenza di Luciano il grezzo.
Lucia &egrave una giunonica signora di 52 anni, leggermente sovrappeso, e con due tettone da tedesca, piacevole alla vista, anche perch&egrave sempre vestita con gusto e alla mano nei suoi modi da signora di campagna. Mora, con capelli lisci fino alle spalle, e una bella carnagione scura.
Tempo mezz’ora ed ero davanti al cancelletto della villetta, con il mio lettino da massaggi portatile, e Lucia mi venne ad aprire dopo aver scacciato il chiassoso bastardino, visibilmente accaldata per l’afosa giornata, indossando delle infradito, dei leggins al ginocchio e un camicione senza maniche che le arrivava sotto il sedere. Giusto per una donna di paese e di quella età, anche se sicuramente un semplice vestitino intero la avrebbe valorizzata maggiormente.
Dopo avermi accolto molto calorosamente in casa sua, e avermi offerto un bicchiere di succo fresco, seduti al tavolo del salotto iniziò a spiegarmi del suo male al braccio, che faticava a muovere.
Mi alzai e mi misi al suo fianco, tastandole la spalla e chiedendole riscontro per meglio localizzare il suo fastidio.
Le chiesi un momento per preparare il lettino, e poi le spiegai che avrei dovuto massaggiarla con l’aiuto di un po’ d’olio, quindi si rendeva necessario togliere la camicia.
Acconsentì senza problemi e dandomi le spalle si sbottonò l’indumento; senza mostrarsi frontalmente si sdraiò a pancia in giù, mettendo la testa nell’apposito foro.
Indossava un intimo in pizzo, giusto per una signora di quell’età, ma verde acido, molto estivo e inaspettato, che la ringiovaniva. Sotto il leggins si poteva intravedere non una semplice mutanda, ma una brasiliana piuttosto sgambata, che da un fianco sbordava di qualche millimetro, giusto a confermarmi che era coordinata al pezzo sopra.
Se da un lato era un po’ attempata e leggermente sovrappeso, il contrasto fra la sua pelle scura e quel bel completo vagamente aggressivo me la fece apprezzare nel suo modo di tenersi in ordine nonostante l’età che iniziava a far vedere i primi segni.
Iniziai il mio massaggio, lavorando spalla, scapola e braccio, finch&egrave mi disse:
“Sai che mi sta passando?! Sei proprio bravo!”
Io intanto continuavo il mio lavoro, solamente la ringraziai del complimento.
“Mi si stanno rilassando anche tutti i muscoli del collo da questa parte… non ti dispiacerebbe farmi un po’ anche di là, così mi sistemi tutta?”
“Si, non c’&egrave problema, &egrave sempre meglio fare le cose simmetriche!
Chiedendole il permesso, le slacciai il reggiseno per poter operare in modo completo su tutta la schiena. Lavorai ancora un po’ tutta la schiena con sua soddisfazione, e quando arrivai alla zona lombare, per evitare di sporcarle gli indumenti con l’olio, presi un pezzo di carta dal lettino e le abbassai senza preavvisarla mutandina e leggins sotto il coccige.
Non disse niente, ma ebbe come un fremito per la mossa inaspettata.
Mentre finivo con tocco languido il mio lavoro su lombare ed inizio glutei, le dissi:
“Lucia, io ho quasi finito qui, volevo farti un po’ meglio la parte del collo e delle clavicole, e avrei bisogno che ti girassi ”
“Si, ok…” disse risvegliandosi dal torpore tipico del rilassamento
“Con calma, quando vuoi, girati” le dissi con voce ferma, passando volutamente ad un registro più deciso.
Lei si girò facendo tutte le manovre necessarie a mantenere il reggiseno davanti alle grosse mammelle, e con qualche altra indicazione si posizionò correttamente.
Le massaggiai il collo fino alla nuca, e poi passai alle clavicole, sempre con un tocco molto sicuro, per evitare che sorgessero delle insicurezze da parte sua, quando ad un tratto le venne da starnutire, (si stava un po’ raffreddando) e per coprirsi velocemente la bocca con la mano, un dito intersecò una spallina del reggiseno facendolo cadere di lato.
Subito imbarazzata si coprì con il braccio, ma ormai avevo visto quello che c’era da vedere, dei bei capezzoloni scuri, piuttosto turgidi.
“Che casino che ho fatto… che vergogna! Scusa, ma sono imbarazzatissima!”
“Dai, dai, non &egrave successo niente! Ho massaggiato anche altre donne! Più o meno siete fatte tutte uguali, chi le ha più piccole, chi più grosse…” feci io in modo chiassoso per togliere velocemente l’imbarazzo dalla stanza.
E notando che non aveva segni di costume, passando ad un registro più intimo, quasi da amica, azzardai:
“Poi, si vede che puoi permetterti il topless, non hai neanche il segno di un costume!”
E lei tranquillizzata, ammise:
“Beh si, qui a casa in terrazza, appena posso approfitto, così con qualsiasi vestito almeno non si vedono i segni! Ma non &egrave che sono spudorata come certe al mare che si mostrano a tutti…”
“Dai Lucia, sei una bella donna, non fare la modesta, quel che &egrave bello va guardato! adesso però fammi finire il mio lavoro, ma lascia questo braccio rilassato al fianco come l’altro, altrimenti non posso lavorare la spalla.”
E contemporaneamente le presi il braccio e lo misi sul lettino, lasciando scoperte le due tettone, e lasciando Lucia nella sua espressione mista di sorpresa e incredulità per la fermezza del mio gesto.
Continuai il mio massaggio, questa volta chiacchierando per i successivi dieci minuti, e vedevo che si era tranquillizzata.
Terminata la mia prestazione, mi misi al suo fianco, e prendendole la mano, le parlai sottovoce:
“Lucia, io avrei finito, il problema &egrave risolto e mi pare che tu sia ben rilassata…”
“Si, grazie, sei stato davvero fantastico, hai un tocco che mi ha fatto venire i brividi…”
“Avevi detto che volevi pagarmi il disturbo…”
“Eh si, ci mancherebbe!!” Mi interruppe
“..ok, fino a qui sono stato un’ora e dieci…”
“Non so a che tariffe viaggi, ma sentendo la tua preparazione non so se basta quello che avevo pensato! Di solito quanto chiedi?”
“Non ho una tariffa fissa, diciamo che quello che reputi giusto darmi, io lo accetto, non voglio discutere di soldi…”
Aspettai qualche secondo e poi le dissi:
“Fino a qui ti ho risolto il problema che avevi, ma ti propongo una continuazione del massaggio che però non potrai assolutamente pagarmi, perch&egrave &egrave un di più, diciamo sperimentale, che sicuramente contribuisce a chiudere il trattamento in maniera completa” e restai in attesa della sua risposta, sempre tenendole la mano, accarezzandogliela lievemente.
“Cio&egrave??” Chiese quasi irritata immaginando la direzione della mia proposta
“Ti faccio un trattamento di tipo energetico, muoverò piano le mani e sentirai un calore e una sensazione di piacere, fidati che &egrave molto valido”
“Ah, beh… va bene dai, proviamo”
Mi preparai qualche minuto e iniziai, standole dietro la testa e allungando le mani verso le clavicole, toccandola leggermente senza appoggiarmi, e iniziai a scendere di un millimetro alla volta, vedendo che i suoi capezzoli si stavano inturgidendo. Continuai molto lentamente la mia discesa, attento alle sue reazioni, e vedevo l’espressione del viso molto molto distesa, ma quando ero a qualche centimetro dai capezzoloni turgidi all’inverosimile, lei, in fermento, senza aprire gli occhi disse a bassa voce:
“Scusa, ma sono veramente molto sensibile sul seno…”
“Non c’&egrave problema” le sussurrai, e continuai la mia discesa lentissimo.
Ormai i due capezzoli erano entrati negli spazi fra le dita aperte, ma ancora non li avevo toccati, e il suo ventre si muoveva al ritmo leggermente accelerato del respiro.
Chissà quando mai quel troglodita del marito l’aveva toccata in quel modo! Ero certo che le stavo provocando delle sensazioni che aveva dimenticato, o forse che non aveva mai provato…
Riprendendo la discesa iniziai a sfiorarle quelli che erano diventati due funghetti, tutti grinzosi, e iniziò ad avere dei piccoli tremori come di freddo. Velocemente presi dell’olio e riempii i palmi, ritornando subito sulle due tettone, ma non più per scendervi sopra lentamente, ma per lavorarle più ampiamente, e infatti le sue sensazioni che aumentavano gradualmente, confermate dalle smorfie del suo viso e dai primi sospiri trattenuti, mi avevano confermato che potevo osare qualcosa di più.
Volevo accelerare il processo di godimento, ed iniziai esplicitamente a lavorarle i capezzoloni duri, con una certa decisione.
Non ci volle molto e aprì gli occhi cercandomi con lo sguardo, come per dirmi “Cosa sta per succedere?! Cosa sto facendo! Mi sento in colpa di provare piacere di fronte a te..”
Io volutamente mantenni lo sguardo solo per un istante e poi lo spostai su una parete, in modo da non condizionarla nell’arrivare a destinazione.
Continuai ancora a lavorarle le tette e i capezzoli, e in meno di un minuto il respiro si fece corto e iniziò a muovere le gambe in modo alternato, finch&egrave con un sospiro più forte ma strozzato venne.
Mi sedetti sul divano e lasciai che si riprendesse, finch&egrave dopo cinque minuti si alzò e con le tettone dondolanti, senza più falsi pudori, si avvicinò con il portafoglio preso dal tavolo e sussurando “non ho mai goduto così…” mi diede una banconota.
Sorridendo ironicamente le dissi:
“Signora per risolvere questo tipo di problemi di circolazione si consiglia un trattamento settimanale…”
Presi le mie cose e senza dirci altro ci salutammo.

Durante l’estate facciamo ferie alternate, e io avevo preso una settimana a giugno per godermi il primo sole. Avevo in programma di fare qualche corsa in bici, e qualche giorno di riposo e lettura al mare, andandoci in giornata visto il tempo incerto.
Proprio nel primo giorno della settimana, partii alla volta della spiaggia, e a metà mattina ero con i piedi sulla sabbia. Settore spiaggia libera, asciugamano e zaino, mi ero posizionato in modo da guardare il mare e la gente che passava in riva, soprattutto pensionati e qualche mamma con bambini ancora piccoli.
Dopo una mezz’ora, alle mie spalle sentii armeggiare qualcuno con un ombrellone; non potevo non voltarmi, speranzoso di poter scoprire qualcuno sufficientemente interessante da guardare.
Quando riuscii a vedere bene questa giovane mamma in volto, capii di averla già vista: era la mogliettina di quel pirla di Romualdo, con il bambino di un anno.
Ci eravamo visti alle cene aziendali, e seppure non fosse una gran figa Lara era sufficientemente carina, minuta ma con due belle chiappe e delle tette ancora gonfie dall’allattamento appena terminato, come il costume a bikini mi faceva intravedere.
Anche se timida e riservata, alle cene con un po’ di vino si era lasciata andare quando suo marito era fuori a fumare, e anzi aveva anche leggermente flirtato con un mio collega che le era a fianco, e che per tutta la cena l’aveva ricoperta di attenzioni, al contrario di Romualdo, che era sempre serio e veramente di poche parole anche in contesti di festa.
Vedendo che era in difficoltà con l’ombrellone approfittai subito per andare a salutarla, non senza prima essermi sistemato il boxer verso il basso, scoprendo la parte più bassa degli addominali.
Feci proprio lo slendido con lei che era veramente in forma e non mancai di farglielo notare, facendola arrossire.
Per fortuna il bambino dormiva, perch&egrave oltre a rubare le attenzioni della madre, era veramente bruttino e non interagiva, proprio come il padre.
La aiutai ad accamparsi e poi lasciandomi sorpreso mi disse:
‘Perch&egrave non ti sposti qui? Non hai neanche l’ombrellone per le ore più calde” disse con fare materno.
Un po’ mi sorprendeva questa sua loquacità e apertura nei miei confronti, in fondo non ci conoscevamo se non superficialmente, sapevo solo che aveva qualche anno più di me e dove lavorava.
Presi la mia roba e mi spostai, e iniziammo a conversare amabilmente, come se ci conoscessimo bene, scoprendo esperienze comuni fatte ai tempi delle scuole. Lara era veramente desiderosa di contatto umano, di divertirsi in modo diverso dalla solita routine, e aveva trovato una persona loquace e interessata a scoprire di più di lei. Il bambino si svegliò e la aiutai ad intrattenerlo, a dargli la pappa, e sapendoci fare, le dissi di rilassarsi che glielo avrei tenuto un po’, se voleva prendere il sole di schiena. Accettò molto volentieri, perch&egrave da troppo tempo dedicava tutte le sue energie a quel bambino, e una pausa le faceva bene.
Le dissi:
“Guarda che ti stai scottando senza crema, sei tutta rossa!”
E mi avvicinai, lasciando il marmocchio sul mio asciugamano, intento a scoprire le chiusure del mio zaino.
Prima che rispondesse, avevo preso la sua crema in mano ed ero pronto a spalmargliela.
“Dai, sgancia il costume che ti metto un po’ di crema, che sennò ti bruci”
Siccome temporeggiava per l’imbarazzo, la incalzai con una scusa plausibile:
“Dai! Prima che il pupo vada in giro per la sabbia”
Si slacciò il costume e presa una bella quantità di crema, spalmai e massaggiai la schiena con molta sensualità, ma senza dilungarmi troppo.
Non volevo farle credere che ci provavo, volevo che si rendesse solo conto di quello che non riceveva di solito. Finii e mi spostai velocemente, tornando sul mio asciugamano.
Lei imbambolata e con gli occhi semi chiusi si rivolse a me:
“Mamma, che tocco che hai, mi hai rilassato tutta la schiena in un minuto!”
Tutta la giornata proseguì come una normale giornata tra amici; quello che lei non sapeva era che i miei sforzi erano indirizzati a farle capire che la vita era diversa da quella che lei faceva di solito.
A fine giornata mi disse:
“Era da tantissimo tempo che non passavo una giornata così, che non mi sentivo in sintonia, mi sembra di essere tornata ai tempi in cui venivo in corriera con le mie compagne di classe… poi mi hai tenuto anche il bambino! Come posso ringraziarti per una giornata del genere?”
“Ma figurati, anche io sono stato bene!”
“Bene allora ci vediamo, se domani sarà bel tempo”
“Si dai, non so ancora l’ora ma credo di venire”
E ci salutammo con due baci sulle guance, ma avvertii che lei con la mano mi aveva tirato leggermente a se, e per me questo era un piccolo ma chiaro segnale…
I due giorni che seguirono furono molto simili al primo, grandi chiacchierate, passeggiate sul bagnasciuga, e il mio lavoro incessante di scavo proseguiva, dando fondo a tutte le mie capacità .
Il secondo giorno guardando altre donne che passavano sulla spiaggia parlammo di costumi; le diedi alcuni consigli per comprare un nuovo costume come desiderava, sottolineando alcune caratteristiche del suo corpo che sarebbero risaltate con alcuni modelli.
Le dissi:
“Vedrai che se compri un costume così tutti gli uomini si volteranno a guardarti” e lei si scherniva da questi miei velati complimenti.
“Se vuoi posso accompagnarti a provarne alcuni, così ti tengo il bambino”
Molto titubante, ma sotto sotto interessata, accettò, sentendosi in colpa per questo fatto che sicuramente non avrebbe mai raccontato al marito.
Nel tardo pomeriggio cercammo un negozio adatto, ed entrammo.
Il modello che aveva scelto le stava bene, ma io avevo volutamente partecipato poco, per non intimidirla, tenendo il braccio il marmocchio in giro per il negozio.
Aveva scelto un modello con slip, ma dello stesso colore avevo visto che c’era anche con tanga…
La sera ci salutammo ma io tornai al negozio e acquistai il tanga, con un pacchetto regalo.

L’indomani sarebbe stato il terzo ed ultimo giorno quindi dovevo rischiare, spingendomi un poco oltre.
Mi presentai in spiaggia tenendo in mano il pacchettino regalo, e lei era già là.
Indossava il costume nuovo, e le stava davvero bene. Salutai e le feci moltissimi complimenti, ricchi di particolari.
Si era resa conto che quel completo le rendeva giustizia:
“Sai che già due uomini mi hanno fatto i raggi x?? Mi sa che avevi ragione, il vecchio costume non mi stava più bene”
Sistemai le mie cose come fossero i giorni precedenti, aspettando che fosse lei a chiedermi qualcosa, e dopo una mezz’ora non resistendo più alla su curiosità femminile, disse:
“Maaa… quel pacchetto regalo?? Hai qualcosa da fare dopo?”
“No no, &egrave per te…” feci io con sufficienza
Non se lo aspettava, rimase stupita, o forse pensava al massimo a qualche giochetto per suo figlio…
Siccome era imbarazzata ma lusingata, approfittai di quel momento per calare la mia scure, che avrebbe segnato un punto di non ritorno. Infatti avevo capito che col marito non parlava proprio di tutto.
“&egrave un pensierino, spero che lo accetti… ha solo una condizione: che se lo apri lo devi indossare, altrimenti racconterò a Romualdo che abbiamo scelto insieme il tuo costume, e che questi tre giorni in spiaggia li abbiamo passati insieme, tanto so che non gli hai detto niente” e continuando a fissarla negli occhi ripresi “perch&egrave tanto eri sicura che neanche io gli avrei detto niente, dato che non abbiamo tutto questo feeling in azienda… e sicuramente sapere che sua moglie sta giorni interi al mare con un altro uomo, che prova anche dei costumi sotto i suoi occhi, sicuramente non sarà facile da inquadrare la sua reazione, dato che a livello comunicativo &egrave un troglodita”
Lei era sorpresa per questa mia uscita, ma era la mera verità, e non riusciva a controbattere al volo, quindi la avevo in pugno.
Bloccata com’era nelle sue sensazioni, bella e indifesa, approfittai per cambiare registro, e insinuarmi nella sua testa; con dolcezza la invitai:
“Dai, prova questo mio regalo, alla peggio poi lo togli”
Vedendo che esitava più del dovuto, tornai severo:
“Dai vedi di muoverti, che non ho mica tutta la mattina per aspettarti! …guarda che ci sono anche altre donne come te in spiaggia, che non sperano neanche di ricevere un regalo da un uomo, e tu sei qui a tirartela?”
Le feci cenno di andare in una cabina vicina per provarsi l’indumento, e ormai intimorita si avviò col pacchettino fra le mani.
Quando uscì tutta vergognosa stava veramente bene, la forma di quel tanga le donava un’aria più alla moda e meno da mamma per bene.
Quando fu nei pressi dell’ ombrellone, le intimai:
“Fammi vedere come ti sta dietro!”
E fece un giro su se stessa tutta timida, mostrando delle chiappe veramente di buona fattura, in rilievo dal costume che calzava perfettamente il solco fra di esse.
Le feci a tradimento una foto col cellulare, e anche se fece le sue rimostranze le feci capire che avrebbe dovuto assecondarmi pena la trasmissione a terzi, e per il resto della giornata facemmo le stesse cose dei giorni precedenti: un tramezzino al bar, una lunga passeggiata sulla spiaggia, bagno… ma fu costretta a tenere su il suo regalo perch&egrave non appena accennava a mostrarsi a disagio, con il mio sguardo la intimorivo.
Un sacco di uomini la guardavano, e alcuni mormoravano apprezzamenti, così anche grazie ai miei discorsi di convincimento, verso fine giornata si era abituata ed iniziava a sentirsi apprezzata, e me lo comunicò sotto voce. Era iniziata la sua metamorfosi.
La sera ci salutammo programmando di vederci l’indomani, perch&egrave le previsioni avevano prorogato il bel tempo di un giorno fortunatamente.
L’indomani si presentò in spiaggia dopo il mio arrivo, con un bel vestitino, leggermente truccata e con degli zoccoli con leggero tacco, veramente sexy.
Dopo aver sistemato tutto, si tolse il vestitino restando in costume: la zozza indossava il tanga!
Si era svestita dandomi le spalle, e girandosi incrociò il mio sguardo sul suo culo, e abbozzò un leggero sorriso malizioso…
Sicuramente c’era qualcosa di nuovo in lei, una sana malizia femminile che le donava il fascino tipico della milf…
Usando lo stesso tono del giorno precedente le intimai:
“Distenditi che ti metto la crema!”
E siccome guardava suo figlio che si stava agitando per essere liberato dal passeggino, aggiunsi:
“Lascia che si arrangi un po’ quel bambino, invece di corrergli sempre dietro! Distenditi!”
E slegai il bambino mettendolo sotto l’ombrellone, con un gioco nuovo da me acquistato per l’occasione.
Lara intanto si era distesa ammutolita dal mio tono, e vedendo il pupo impegnato, con un mio regalo soprattutto, si era tranquillizzata, inquadrando meglio il mio ruolo sia di dominatore nei suoi confronti, sia di uno che provvede alla prole.
Mi avvicinai con la crema in mano e le fui sopra di scatto, sedendomi sulle sue chiappe nude.
Slacciai il reggiseno ed iniziai a spalmarle la crema dal collo in giù, finch&egrave riuscivo; ad un certo punto per fare la parte lombare e poi proseguire ancora più giù, scesi dal suo culo e continuai a spalmare la crema. Quando fu l’ora dei glutei li presi in mano con decisione, facendole sentire che in quel momento era in mano mia, e sicuramente apprezzava questo trattamento da un maschio.
Approfittai per chiederle:
“Ma Romualdo ti mette mai la crema in questo modo?”
E lei fece no con la testa, allora continuai a massaggiare glutei e gambe con tutta la tecnica e la sensualità possibili, lasciandola rilassare per qualche minuto. Poi arrivai ai piedi e anche lì diedi il meglio di me come massaggiatore. Mentre avevo in mano un suo piedino le gambe erano leggermente divaricate, e potei notare che il costume le si era inumidito proprio in corrispondenza dell’ingresso della sua fighetta…
Ecco che era giunto il momento perfetto che aspettavo per calare il colpo di grazia:
Cotta a puntino, con il bambino che non richiedeva attenzioni e soprattutto senza nessun vicino di ombrellone nei paraggi.
Mi sedetti sopra le sue gambe, per impedirle di muoversi, e tornai a massaggiarle le cosce risalendo velocemente ai glutei, ma feci convergere le mie mani sotto il tanga, dove con una mossa veloce passai le grandi labbra andando subito a trovare lo spacco umido, che colava abbondantemente verso il clitoride.
La sua reazione alle mie ultime manovre in rapida successione fu quella di alzarsi e girarsi, ma la mano non impegnata gliela misi al volo sopra la schiena, schiacciandola con decisione verso l’asciugamano, facendola inveire. Ma subito tornai a rovistare fra le sue umide intimità andando con decisione al clitoride, sfregandolo fra le mie dita, e questo ebbe subito la meglio sulle sue rimostranze, zittendola. Mentre giocavo come con la corda di una chitarra fra le mie dita, la ammonii:
“E’ inutile che brontoli e cerchi di chiudere le gambe, eri bagnata da 5 minuti, e stavi godendo come una matta mentre ti massaggiavo, senti che brodo che hai qui sotto!”
E facendo finta di massaggiarle la schiena con una mano per dissimulare, le infilai subito due dita dentro, senza tanti complimenti. Quel buco non aspettava altro, infatti scivolai dentro senza fatica e iniziai un lento dentrofuori, dovendo peraltro aggiungere subito un terzo dito per riempire quella calda voragine.
Lei stava godendo ma non voleva ancora darlo a vedere, quindi con il mignolo libero tornai a solleticarle il clitoride , sentendo subito la sua figa che si inumidiva di nuovo nettare.
Iniziò a respirare sempre più velocemente, non resisteva più…
“Ti piace farti massaggiare, ah? Ti piace anche farti toccare, eh?”
Non rispondeva… il turpiloquio era ancora un tabù per lei…
“Guarda che se non mi dici che ti piace, smetto…”
E rallentai il mio lavoro sotto il costume, spostandomi su zone meno sensibili.
“Girati e guardami!”
Non si voleva girare e fui costretto a darle un pizzicotto sulla chiappa con la mano libera.
“Girati cazzo!”
E tornai per qualche istante a lavorare velocemente le sue intimità, sentendo che tornava ad avvicinarsi al piacere.
Le mollai uno schiaffo sulla chiappa e subito dopo la tornai a pizzicare, questa volta molto più forte e senza mollare le dissi:
“O ti giri o continuo a torturarti, chiaro?!”
Tutta vergognosa e immersa in sensazioni a lei sconosciute si girò verso di me. Provava piacere, dolore, vergogna, tutto insieme.
“Brava, adesso che hai capito di guardarmi ti mollo la chiappa”
E tornai a lavorarle la fichetta, ordinandole di continuare a guardarmi negli occhi altrimenti avrei interrotto il mio piacevole massaggio intimo.
Bagnai il pollice in tutti quegli umori che colavano, e glielo infilai lento ma deciso nel culo, con sua somma sorpresa.
Aveva chiuso gli occhi, e le dissi “Continua a guardarmi!”
Ora le lavoravo tutte le possibili fonti di piacere ed era sicuramente una cosa nuova per lei, perch&egrave iniziò a perdere il controllo dal godimento e aveva appoggiato il viso sull’asciugamano:
“Mmmm, mmmm, godo, godo..” diceva sottovoce
“Ti piace , ah?”
“Si…. si…. mi piace…… continua…..continua….” mentre mi tornava a guardare con gli occhi pieni di lussuria.
“Sei proprio una troietta che aveva tanto bisogno di godere, da quanto non godevi così?”
“Mmmm…” fece mentre si mordeva le labbra
Qualche secondo e iniziò a tremare, raggiungendo un orgasmo talmente forte quasi da farmi preoccupare. Tutto il suo corpo era scosso dal piacere…
Appena rallentò il respiro, levai piano la mia mano bagnata da sotto il tanga, mi alzai, e presi il bambino per portarlo a fare un giro, lasciandole così il tempo di gustarsi quel momento, e di prendersi una pausa che sicuramente le serviva per tornare in uno stato di equilibrio.
Quando tornai dopo una ventina di minuti, credevo di trovarla imbarazzata o pentita di quello che aveva fatto, e data la sua natura timida pensavo che a occhi bassi non si sarebbe mai espressa sull’accaduto, e invece…
Arrivai all’ombrellone e mi fissò per alcuni interminabili secondi con uno sguardo di intesa abbozzando un sorriso, e poi si alzò dall’asciugamano per accogliere il suo bambino che tornava dalla passeggiata con me.
Dopo alcuni istanti di silenzio in cui aveva dato le sue attenzioni al pupo, si rivolse nuovamente a me, dicendo sottovoce:
“Grazie per prima… mi hai fatto prendere fuoco… Non avevo mai goduto così tanto… tanto da avere ancora tutto un formicolio…”
E facendosi ancora più vicina, sfiorandomi con il corpo, continuò:
“Ho dovuto andare a farmi una doccia, da quanto era bagnato il tuo tanga… sennò tutti mi vedevano…”
Lei era in adorazione nei miei confronti, e le dissi in modo autoritario:
“Quando hai su qualcosa che ti regalo io, anche quello che c’&egrave sotto diventa di mia proprietà” e le agguantai una chiappa nuda, palpandogliela senza ritegno.
Lei apprezzò quel trattamento possessivo e mise una mano libera sul mio petto, continuando a guardarmi con adorazione, ma io per farle capire che doveva smettere la presi per il tanga nel pezzo che scendeva fra le chiappe e glielo tirai indietro tanto da scoprirle il culo e facendola indietreggiare.
Siccome mi guardava interrogativa per il mio gesto, le dissi:
“Decido io cosa quando e cosa farti, questo ti deve essere chiaro? Tu puoi solo manifestare la tua disponibilità iniziale ad essere maneggiata, poi come lo deciderò io, ok?”
Un po’ dispiaciuta ma sapendo di non poter ottenere diversamente il godimento che le sarebbe sicuramente servito, disse: “Va bene’
Prese coraggio e dopo qualche secondo riprese un po’ smarrita:
‘Ma come faccio a godere di nuovo come oggi?’
“Chiedi a quel coglione di tuo marito che ti lecchi un po’ la passera, no?”
“Non &egrave capace… ” Fece lei abbassando lo sguardo…
“Beh dato che &egrave abbastanza alto ce lo avrà abbastanza lungo…, fattelo mettere dentro”
“Eh, non tanto, ma soprattutto viene sempre prima di me e io resto sempre a secco… così poi con la scusa di farmi un bid&egrave vado in bagno e mi faccio un ditalino, sennò poi non dormo neanche per le voglie”
“Però va tutto bene, tutto regolare… che coglione!” Dissi compatendola.
Lei guardava per terra, delusa dalla sua vita… in attesa che io le dessi una soluzione ai suoi problemi, forse perch&egrave in quel campo ero il suo unico appiglio verso una vita diversa, di appagamento perlomeno fisico.
“Beh Lara, sia chiaro che non ci potrà mai essere nessun rapporto fra di noi, però se come persona matura vuoi metterti a mia completa disposizione, potresti trarne del piacere fisico che altrimenti non avresti mai. Sia chiaro che il rapporto sarà totalmente a mia discrezione, come dicevo prima, ovvero tu potrai mandarmi un messaggio dicendomi che hai voglia, e in base ai miei impegni io vedrò se posso soddisfarti oppure no, o anche non risponderti per niente. Altro no.”
Lei continuava a fissare la sabbia, in difficoltà per il discorso che le avevo appena fatto, così le dissi:
“Sara, prenditi tutto il pomeriggio per pensarci, e stasera entro mezzanotte mi mandi un messaggio se si o no”
Senza dire nulla cercò il telefono nella borsa, e appena fu pronta le dettai il mio numero.
“Salvalo con un altro nome ovviamente!”
Qualche secondo dopo le dissi:
“Bene, io per oggi ho dato, perciò levo le tende e torno a casa, il pomeriggio ho un impegno”
Raccolte le mie cose sempre con lei in piedi e in silenzio che mi guardava, le dissi per l’ultima volta:
“Aspetto il tuo messaggio stasera! Ciao!”
E mi avviai verso la macchina.
A dieci minuti da mezzanotte, mentre già dormivo, il cellulare squillò.
Lessi:
‘Va bene. Ho già bisogno di te’

Era passata una settimana dal messaggio che avevo fatto a Lucia, e puntualmente il sabato mattina ricevetti una sua chiamata, in cui mi chiedeva se per il pomeriggio fossi libero per farle un massaggio.
Ci accordammo per l’orario e le spiegai dove abitavo.
Quando arrivò era imbarazzata nell’entrare a casa mia, ma cercai di metterla subito a suo agio facendole vedere l’appartamento, la grande terrazza, ed effettivamente in breve si era rilassata.
Il lettino era già pronto in salotto, e senza perdere tempo le dissi di spogliarsi e posizionarsi per farsi lavorare la schiena.
Andai a lavarmi le mani per darle il tempo di prepararsi, e tornando in salotto per iniziare il mio lavoro, Lucia con la testa già nel buco del lettino mi disse:
“A me andrebbe bene un massaggio come l’altra volta…” facendomi capire che tipo di massaggio volesse.
Iniziai quindi a passare le mie mani cariche di olio caldo sulla sua schiena, facendo un classico massaggio decontratturante.
Una volta sistemati collo e schiena, le dissi:
“Ecco, io avrei finito” dissi. Un’ora era già passata, e sicuramente sentivo affaticate le mani, ma senza che le dicessi niente si voltò sulla schiena, mettendo in mostra le sue tettone e guardandomi negli occhi per farmi capire che voleva lo stesso trattamento dell’altra volta.
“Guarda Lucia, un conto é fare un massaggio che ha avuto un’eccezione, però se adesso tu ogni volta vuoi degli extra dobbiamo rivalutare un po’ la questione, sia per un fatto di privacy sia per un discorso economico”
Mi guardava dubbiosa, e continuai:
“Si, per il discorso privacy intendo che se tu ogni sabato vieni a casa mia dobbiamo accordarci per quanto riguarda la motivazione, e ne ho già una in mente, perché non voglio rogne di nessun tipo”
Lei annuiva
“Quindi bisogna programmare un percorso terapeutico che sia credibile e condividerlo con tuo marito, così tutto fila liscio. Poi, per il discorso economico capisci anche tu che questo tipo di servizi alla persona non possono seguire le tariffe di un centro massaggi! Quindi in tutta franchezza ti dico che se il massaggio di un’ora può valere cinquanta euro, questi trattamenti aggiuntivi che non saranno sicuramente solo come la volta scorsa, valgono ben di più.”
“Beh certo… qualcosina in più sicuramente…” disse lei rassegnata di dover pagare ovviamente di più per avere in cambio piacere fisico che normalmente le mancava.
“Diciamo che per gli extra almeno cento euro ci vogliono”
Non voleva darlo a vedere ma era rimasta spiazzata e un po’ contrariata dalla spesa che le si profilava per avere il suo sabato di piacere.
“Quattro volte al mese vorrebbero dire seicento euro!” Fece lei per farmi capire che era sicuramente un un importo impegnativo.
“Beh allora fai solo una volta al mese, oppure fai solo un massaggio alla schiena senza extra… i modi per spendere meno ci sono!” feci io in modo deciso.
Lei era in un momento di indecisione, e potevo affondare con una certa facilità. Pur essendo una donna di carattere, la mancanza di eros nella sua routine la metteva in una posizione ricattabile: il suo corpo di cinquantenne richiamava attenzioni…
“In ogni caso ho deciso che facciamo così per oggi: io ti faccio un massaggio dimostrativo, completo e gratuito, da cui sicuramente uscirai soddisfatta; tu segui tutte le mie indicazioni così da poter trarre il maggior beneficio, e sulla base dell’esperienza che avrai potrai valutare se spendere per il tuo benessere nei prossimi mesi, che ne dici?”
“Va bene Alessio, facciamo come dici tu… poi a casa penserò come fare per le prossime volte”
Andai ad abbassare le tapparelle per portare l’ambiente in una leggera penombra, e tornando verso il lettino mi riempii le mani di olio. Iniziai il mio massaggio subito dalle tettone, impastando quelle morbide montagne con grandi movimenti decisi, rilassando tutta la muscolatura del petto e generando subito un leggero piacere in Lucia, che me lo comunicò ad occhi chiusi con un sorriso.
Dopo alcuni minuti in cui avevo sperimentato tutti i movimenti che le sue tette potessero fare, mi interruppi e le abbassai senza preavviso i pantaloni della tuta, scoprendo un tanga rosso porpora; liberai le gambe dai pantaloni e passai al volo ai piedi; anche qui, olio a volontà e il tocco più sensuale che potevo, fecero aumentare la tensione nella stanza, oltre al grande silenzio che volutamente avevo deciso di non disturbare con nessuna musica.
Il mio pacco era giusto all’altezza della mia “paziente”, e decisi di iniziare a farle sentire oltre che le mie mani anche qualche altra parte di me: salendo col massaggio verso le ginocchia, appoggiai il mio fallo barzotto sulla pianta del piede di Lucia.
Quando i miei movimenti andavano verso l’alto premevo di più contro il suo piede, generando un appoggiamento alternato piacevole anche per me. Infatti in poco tempo da barzotto ero passato ad un’erezione quasi completa.
Anche lei, sentendo la consistenza sotto la sua pianta, iniziò a fare forza contro il mio cazzo quando spingevo, e a muovere il piede a destra e sinistra per meglio sentire la durezza sotto i miei vestiti.
Massaggiate tutte le gambe senza mai sfiorare il tessuto del suo tanga, mi spostai di lato, agganciai entrambi i lati della mutandina e gliela abbassati con decisione, scoprendo il suo triangolo peloso. Doveva essere depilata di fresco, perché i bordi del suo folto boschetto erano ben definiti e la pelle bella liscia.
Aiutato dai suoi movimenti sfilai del tutto le mutandine, apprezzando un macchietta bella umida nel mezzo, a conferma del gradimento.
Mi portai di nuovo sul lato destro del lettino, e con la mano sinistra aperta schiacciai con decisione il suo osso pubico, mentre con la destra iniziai senza complimenti ad andare su e giù sfiorando piano le grandi labbra ancora chiuse.
Quando vidi che iniziava ad eccitarsi, cominciai a chiudere la mano sinistra stringendo e tirando la pelle del pube verso l’ombelico, mentre continuavo a sfiorare su e giù la gnocca ormai bella gonfia.
Fermai tutti i movimenti per qualche secondo, continuando a stringere nel pugno il suo pelo con decisione. Lasciai che la sua eccitazione scendesse un pochino, e poi ripresi a fare su e giù solo con la sinistra, come se avessi in mano uno straccio e stessi scivolando su e giù sopra il suo osso pubico. Con questo movimento le sue labbra ormai gonfie iniziarono a schiudersi lasciando intravedere le morbide carni più rosee, abbondantemente lubrificate. Tornai a tirare il pelo in su con decisione, e vidi sul suo volto una smorfia di dolore, ma lo controbilanciai subito bagnando il mio indice sinistro in mezzo allo spacco e salendo subito a titillare il clitoride ormai ben turgido, facendo sobbalzare Lucia per l’inaspettato contatto.
Andai avanti con il mio semplice dito che la accarezzava per diversi minuti, accelerando e aumentando il ritmo per mantenerla al giusto punto di eccitazione. Lei gradiva il trattamento, difatti era tutta in tensione, soprattutto le dita dei suoi piedi si tendevano continuamente, ma non riusciva ovviamente a provare piacere al cento per cento, a causa del pube sempre agguantato dalla mia mano.
Decisi di terminare il trattamento, e con la sinistra lasciai il pelo e salii a sfiorare i suoi capezzoli, mentre continuavo a sgrillettarla sempre più veloce: il suo respiro si fece più corto, e iniziò a lasciarsi scappare qualche gemito, sempre ad occhi chiusi. In questi attimi concitati, con la sua mano destra sfiorò i miei pantaloni, ricordandosi che avevo un bel cazzo gonfio, e lo strinse attraverso i vestiti quasi a farmi male.
All’improvviso dopo tanto silenzio, sbott’:
“Sto per venire, sto per venire… mmm… mmm… mmm… vengo, vengo, veng…”
Diversi spasmi la fecero contorcere sul lettino e poi: “oooooohhhhhhh…. siiiiiiiiii” lungo e soffocato che sanciva la fine di quella lunga cavalcata verso l’apice del piacere.
Io nel frattempo mi ero posto ai piedi del lettino, e liberato il mio membro ben carico lo misi fra i suoi piedi caldi e scivolosi a causa dell’olio di prima, stringendoli con le mie mani. Inizia a fare su e giù con il bacino, ma lei sorpresa da questa novità si risvegliò dall’orgasmo appena terminato e mi strinse il membro fra le dita dei suoi piedi ben curati e con smalto rosso scuro. Questa visione mi fece trasalire, e mentre continuavo a muovermi le dissi:
“Lucia? …Adesso ti faccio provare io una crema…”
E tornai a stringere i suoi piedi con le mie mani attorno al cazzo ben teso. Pochi movimenti ed esplosi schizzandole i primi fiotti sulle gambe e poi riempiendogli tutti i piedi con la mia crema bollente.
Dopo qualche secondo mi ripresi e le dissi:
“Bene, il massaggio é finito, qui hai la carta per pulirti se vuoi. Io vado a farmi una doccia, tu puoi uscire da sola quando hai fatto. Ciao Lucia, alla prossima volta!”
E me ne andai in bagno lasciandola in salotto, distrutta sul lettino che aveva segnato l’inizio del suo declino.

Dopo i giorni passati al mare, durante l’estate io e Lara ci demmo appuntamento qualche volta a casa mia, complice una sua amica che le teneva il marmocchio per qualche ora.
I primi incontri furono solo un seguito dei palpeggiamenti in riva al mare, difatti iniziavo quasi a stufarmi di lei: si prendeva la sua dose di piacere e faticava a renderlo al sottoscritto, e quindi glielo dissi chiaramente un pomeriggio: o si dedicava seriamente al mio cazzo o poteva levarsi dalle scatole subito.
Quel momento fu sicuramente forte per lei, che si mise a piangere vedendo svanire la sua immagine di rapporto segreto all’acqua di rose:
“Guarda che non siamo mica alle medie! Che vieni qui, ti fai sgrillettare, e mi fai una sega giusto per farmi piacere a me!”
“Ma… ma come?” Disse con le lacrime agli occhi
“Si, hai capito, mi sono stufato!”
“Ma io….”
“Ma io un cazzo! Hai più di trent’anni, hai un bel fisico, vuoi rimanere la mogliettina sfigata che non sa neanche prendere un cazzo come si deve? Tu non hai capito un cazzo di cosa vuol dire essere femmina, o meglio, diciamo che quel coglione di Romualdo non te lo ha mai fatto capire!”
E iniziammo un discorso che durò un paio d’ore, in cui espressi il mio disappunto, ma poi anche mi calmai, facendole capire cosa a mio avviso voleva dire essere seducente, maliziosa, disinibita.
Alla fine andò a casa scossa e pensierosa, ma col desiderio di compiacermi, anche per riscattarsi dalle prospettive di moglie sfigata e insoddisfatta che le avevo prospettato.
La sera stessa, a caldo, chattammo su whatsapp e le proposi una serie di cose che doveva fare puramente per compiacermi, altrimenti il nostro rapporto sarebbe terminato.
Ovviamente lei, parzialmente sottomessa, accettò, e nei giorni successivi la feci vestire e svestire più volte a distanza, facendole fare le faccende di casa ora con gli unici tacchi vertiginosi che aveva, oppure nuda e con le finestre aperte. Inoltre le ordinai di filmarsi col cellulare, ogni mattina e ogni pomeriggio di quella settimana, quando si sarebbe toccata solo esternamente fino a godere, e lei eseguì sempre con puntualità, dicendo sempre ora e giorno a prova dell’unicit’ della registrazione.
Quindi il venerdi, quando aveva sicuramente gli ormoni in circolo dopo questo training sessuale, sapendo che il pomeriggio era libera, via messaggio le diedi una serie di indicazioni che lei per accordo non avrebbe potuto rifiutare:
“depilati totalmente la passera, mettiti un vestito corto senza intimo, tacchi alti, e quando sei pronta mi mandi delle foto come prova”
Dopo un paio d’ore mi mandò alcune foto che la ritraevano con un vestitino in jeans attillato, tenuto su dai capezzoli turgidi, e una foto che documentava le sue grandi labbra lisce e a contatto con l’aria.
Era sexy un po’ abbronzata, il vestito corto decisamente avrebbe fatto voltare qualche uomo.
“vai a fare un giro al centro commerciale ed entra da intimissimi. Prova dei perizomi e mandami una foto di ognuno, finch&egrave ti dirò quale acquistare”
E così fece: quando stavo uscendo da lavoro iniziarono ad arrivarmi diverse foto, e alla fine un suo messaggio:
“Quale vuoi?”
Scelsi il terzo che aveva provato, e le scrissi:
“indossalo e vieni subito a casa mia”
Io andai a casa in fretta e già barzotto, mi feci una doccia lucidando bene il mio attrezzo, e abbassai tutte le tapparelle dell’appartamento lasciando solo qualche fessura. Preparai del prosecco ghiacciato e due calici, e la aspettai, rilassandomi sul divano, a petto nudo e con solo i jeans addosso.
Dopo pochi minuti suonò al citofono, io alzai la cornetta e lei disse:
“Sono Lara” tutta contenta.
“Prendi quel biglietto che sporge dalla mia cassetta delle lettere e leggilo bene se vuoi che ti apra… ad alta voce”
Lo prese e iniziò la lettura, un po’ tremolante:
“Sono Lara, la tua troietta. Sono venuta a farmi sbattere perché ho tanta voglia di cazzo questa settimana”
“Bene, ti apro”
Dopo un minuto sentendo i tacchi avvicinarsi aprii il portoncino senza che suonasse di nuovo, e senza dire niente la feci entrare e la ammirai, facendola roteare come una ballerina con la mia mano in alto.
“Sei fantastica..” dissi sottovoce, e le porsi il calice di prosecco, che lei gradì molto e in pochi sorsi lo finimmo guardandoci negli occhi senza dire niente.
Mi spostai in salotto, dove c’era più buio, e lei mi seguì. Le presi delicatamente il calice vuoto e lo poggiai sul tavolo, e tornai a voltarmi verso di lei, sempre in silenzio; lei era fra me e il divano, in un lampo la spinsi facendola cadere seduta, e mi avvicinai rapidamente al suo volto, che ora si trovava all’altezza del mio pacco sporgente. Lei mi guardò dal basso con degli occhioni da cerbiatta, interrogandosi sul suo destino. Guardandola fissa negli occhi le dissi con fermezza:
“Tiramelo fuori e ficcatelo in gola. Muoviti, imbranata!”
E armeggi’ subito coi pantaloni, quasi impaurita dal tono con cui mi ero rivolto a lei, tirando fuori il mio uccello già duro, ma non ancora al suo massimo splendore.
E ancora, col cazzo già in mano, tentennava….
“E allora? Te lo vuoi prendere in bocca o ce lo devo ficcare io?”
Potrei dire che era come emozionata, come una ragazzina alla prima esperienza orale. E questo se da un lato mi spazientiva, dall’altro mi faceva salire l’eccitazione: una giovane donna, sposata, già mamma, che però é ancora impacciata di fronte a un membro maschile…
Decisi che era venuto il momento di infilare il mio membro da qualche parte, avevo aspettato troppo; la sua mano esile sudata per la tensione era lì da troppi secondi.
Con entrambe le mani le raccolsi i capelli dai lati portandoli dietro, dove li presi con la sola mano sinistra raccogliendoli a coda di cavallo; con la mano destra tolsi la sua mano dalla mia asta tesa, e me lo impugnai dicendo:
“Dai, apri la bocca! Troietta….”
Lei temporeggiando mi guardò intensamente e poi aprì la bocca lentamente, tirando fuori anche un po’ la lingua.
Al che le infilai tutto il cazzo in bocca, molto lento ma fino ad andare a sbatterle in fondo alla gola, fermando il suo arretramento con la mano che reggeva i capelli.
Iniziai ad uscire ed entrare molto lentamente, facendolo uscire del tutto e rientrando fino a che mi era possibile con l’esperienza che aveva, non volevo traumatizzarla, ma allo stesso tempo volevo farle capire che succhiare non é come ciucciare un chupa chups.
Ad un certo punto dopo qualche minuto si svegliò, riprese l’asta in mano spostando la mia, e iniziò ad andare avanti e indietro con la testa da sola, e sempre sfruttando tutta la lunghezza del mio attrezzo.
“Brava, brava…. continua così… guarda come ha imparato svelta la mogliettina di Romualdo a succhiare un vero uccello!” E lasciai anche i suoi capelli, così che potesse muoversi al meglio.
E vidi che in quel momento aveva iniziato a succhiare con più passione: allora capii che era diventata pronta per sentirsi apostrofare come piace a me.
“Dai leccami bene l’uccello, che ho voglia da tutta la settimana…”
E lei continuava a ciuppare con sempre più crescente passione, mettendomi ormai in difficoltà con la resistenza.
“Ti piace il cazzo?”
E continuando a succhiare forte mi fece cenno affermativo con la testa.
“Mmm, non so se ti piace così tanto….”
E si tolse il cazzo di bocca sbavando, per dirmi:
“Certo che mi piace, é favoloso, lo vorrei ogni giorno!”
E mentre mi menava con la sua manina resa scivolosa dalla saliva abbondante, continuò con la sua confessione:
“Magari avessi saputo come funziona un cazzo vero! Altro che quel pirla di Romualdo!”
“Si, però adesso non lasciar raffreddare il mio gioiello!”
Se lo rimise in bocca per qualche ciucciata e poi tornò a menarmelo per parlarmi:
“Non l’ho mai fatto, ma vorrei sentire il tuo seme in bocca… mi sono sentita così antiquata quando ne ho sentito parlare, e fino ad oggi io non avevo mai fatto sesso orale in questo modo!”
Le diedi un piccolo leggero schiaffo sulla guancia e le dissi scherzosamente:
“Continua a succhiare adesso, zoccola!”
E riprese il suo lavoretto di bocca però lentamente, perché era in attesa di una mia risposta.
“Adesso ti darò quello che chiedi, perché sei stata brava, tutta la settimana… ma il tuo premio te lo devi guadagnare. Dai, adesso fammi vedere quanto sei sensuale, succhiamelo e guardami negli occhi…”
E iniziò a fare come le avevo detto, veramente con un trasporto degno di una professionista.
Avevo realizzato una parte del mio progetto perverso, appropriandomi della bocca di quella giovane donna altrui, anzi addirittura facendo sì che fosse lei stessa a desiderare di essere posseduta da un altro maschio, più capace del suo.
A quel punto mi lasciai andare, eiaculando con un piacere immenso dentro quella bocca desiderosa di maschio.
Schizzai forte con un rantolo liberatorio, e lei accolse senza grosse difficoltà tutto il mio nettare ad alta pressione, deglutendo veloce per non soffocare, e non smise di succhiare finché non la feci rallentare io facendola allontanare leggermente dal mio arnese.
Mi lasciò delicatamente il cazzo e si asciug’ gli angoli della bocca, appoggiandosi soddisfatta allo schienale del divano:
“Ora mi sento una vera troietta, come avevi scritto prima sul biglietto!” disse sorridendo.
Io non reggendomi in piedi mi ero appoggiato al tavolo alle mie spalle, e la guardavo sorridendo soddisfatto della metamorfosi in atto.
“Adesso io mi metto sul divano e mi rilasso, tu stai in piedi davanti a me.”
Si alzò, e mi sedetti al suo posto.
“Tu hai avuto il premio per esserti comportata bene, ma voglio che tu vada a casa soddisfatta, non uscirai mai da qui senza che io abbia deciso se farti godere oppure non godere. Adesso esegui le mie indicazioni un passo alla volta”
La feci appoggiare al tavolo, e accesi lo stereo a volume molto basso.
“Alza piano il vestito, fammi vedere le tue gambe”
“Più su, fammi vedere anche le mutandine che hai comprato per me”
“Ora infila una mano dentro al perizoma e inizia a toccarti lentamente”
La musica suonava, e lei intanto aveva chiuso gli occhi, iniziando a provare piacere.
“Dai toccati più in profondità, con due dita”
Ora iniziava a mordersi le labbra e a respirare più vistosamente, al che mi alzai e le andai incontro, fermandomi a un palmo dal suo corpo in subbuglio.
Le tolsi la mano da dentro la mutandina, gliela buttai dietro la schiena ad appoggiarsi al tavolo come l’altra;
Le presi i capelli e le tirai indietro la testa, e con l’altra mano entrai nel suo perizoma fradicio, iniziando a roteare le mie dita intorno al clitoride teso, facendola sobbalzare.
Le leccai il collo, impedendole di raggiungermi con la sua bocca, ed era tutta scossa dai brividi.
La sgrillettai per bene finché fece forza per rialzare la testa, e le lasciai i capelli per farla parlare:
“Vai, vai, vai, vai vai….. così, così, …vengo, vengo….. mmmmmmmmmmmmmm!!!!”
E la sostenni mentre il suo corpo veniva percorso dalle scosse forti di un orgasmo liberatorio, forte come quello che le avevo fatto vivere al mare.
La presi in braccio e la adagiai sul divano, con delicatezza, togliendole anche le scarpe con tutta la calma che avevo, per renderle quel momento indimenticabile, e far sì che sovrastasse nei suoi ricordi tutti i momenti di intimità avuti fino ad allora.
Con Lucia avevo capito che non ci sarebbe mai stato niente di veramente divertente, ormai stava discendendo la china della sua femminilità, perciò investire nella sua trasformazione e disinibirla avrebbe avuto comunque un ritorno relativo. Decisi così di proporle un equo scambio: lei si sarebbe fatta massaggiare e trastullare ogni settimana, pagando solo la tariffa di un massaggio semplice, ed in cambio mi avrebbe tenuto in ordine la casa, venendo una volta la settimana a pulire tutto il mio appartamento e a stirarmi le camicie.
Lei accettò di buon grado, perché essendo una donna molto pratica ed energica pulire un appartamento e stirare quattro camicie non la spaventava di certo. Oltretutto, avrebbe potuto farlo nelle mattine durante la settimana, senza destare alcun sospetto in suo maritoLuciano.
Per qualche mese andammo avanti così, lei aveva preso la completa gestione delle faccende di casa mia, rendendola veramente perfetta, inoltre quando tutto é pulito si sta più attenti a mantenerlo com’&egrave, quindi non aveva tantissimo da fare.
Un mercoledì di metà dicembre arrivai a casa per pranzo e trovai la sua auto parcheggiata, pensando che fosse una cosa veramente strana, ma che forse si era presa solamente un po’ in ritardo con le faccende. Poi ricordai che Luciano era fuori città quel giorno, quindi non aveva l’impegno di fargli il pranzo.
Salii le scale con curiosità e arrivai al mio piano, entrando in casa.
“Buongiorno!” Dissi ad alta voce.
“Ah, ciao Alessio” disse Lucia alzando la testa dal tavolo da stiro “oggi ti faccio una sorpresa, oltre alle faccende ti ho preparato anche il pranzo”
“Ah, grazie!”
“C’&egrave mia figlia Vanessa che sta finendo proprio ora di cucinare di là” disse indicando la cucina
A sentire ciò mi avvicinai a lei e le dissi sottovoce:
“Cio&egrave?? Hai portato qui tua figlia? Perché??”
“&egrave venuta giù dalla Svizzera per il Natale, e non volevo lasciarla a casa da sola, é in sette mesi adesso”
“Si ma cosa le hai detto per giustificare che fai le faccende a casa mia?”
“Sta tranquillo, le ho detto che ogni tanto in cambio dei massaggi alla schiena di cui ho tanto bisogno, vengo a fare le faccende dato che tu non vuoi soldi, e che non dicesse niente a suo padre. Fidati che fra madri e figlie ci sono parecchi segreti non noti agli uomini di casa!”
“Ok, ok”
“Se non ti dispiace stiamo a mangiare qui, e poi abbiamo degli impegni nel pomeriggio”
“Si si, non c’&egrave problema” e me ne andai verso il bagno.
Uscii e andai in cucina, a salutare Vanessa, che con la pancia che toccava sul mobile stava mescolando una pentola.
“Dopo tanto! Ma guarda qui, con questa gravidanza sei diventata ancora più bella!”
Ci scambiamo due baci, e le solite frasi di circostanza.
Vanessa aveva ventisei anni, e si era trasferita in Svizzera col suo ragazzo a lavorare appena terminata l’università, un paio d’anni prima.
Era veramente una bella ragazza, solare, semplice, e ricordava molto una bellezza alla Cameron Diaz, capelli biondi appena sopra le spalle, a dir la verità me la ricordavo un po’ magretta, ma la gravidanza l’aveva rimpolpata, donandole una morbidezza nella figura che la rendeva splendida.
Era vestita molto semplicemente, con dei leggins neri al polpaccio, scarpe da ginnastica, e una maglietta lunga elasticizzata che le copriva giusto il sedere a mo’ di vestitino.
Era veramente uno schianto, con quel suo modo di fare alla mano che ti conquistava.
Il pranzo venne pronto e ci sedemmo a tavola, gustando un pranzetto niente male, durante il quale Vanessa raccontò della sua vita, tutta perfetta ma un po’ solitaria a causa degli orari di lavoro del suo ragazzo, soprattutto nell’ultimo mese, in cui aveva smesso di lavorare.
Finito di mangiare, Lucia ricordò che doveva essere all’appuntamento con l’ estetista, e avrebbero dovuto fare di fretta.
“Dai andate pure che sparecchio io, tanto ho tempo”
Vanessa fece per alzarsi e aiutarmi a sparecchiare, ma una smorfia le attraversò il volto mentre si toccava la zona lombare. Lucia se ne accorse e le disse di rimanere seduta, che si sarebbe arrangiata lei.
Al che proposi:
“Lucia, se Vanessa vuole riposarsi un po’, tu puoi andare dall’estetista e poi tornare a prenderla, senza problemi, davvero”
“Beh é una buona idea; Vanessa, a te va bene usufruire del divano di Alessio?”
“Si mamma, mi sa che approfitto”
E così Lucia dopo qualche minuto uscì lasciandoci soli, lei sul divano già con la tv accesa, ed io a finire di rassettare la cucina.
Poco dopo mi trasferii anch’io sul divano, a debita distanza dato che non eravamo così in confidenza e lei molto spigliata come suo solito attaccò bottone, mettendomi a mio agio. Approfittavo di guardarle le gambe belle asciutte, un po’ divaricate per far spazio alla pancia, fasciate dai leggins.
Parlavamo di quello che la tv mostrava, e ad un certo punto cambiando posizione lei ebbe un altro dolorino alla schiena, e approfittò per chiedermi informazioni relative ai massaggi che facevo, e se potevo darle un po’ di sollievo alla zona lombare, molto carica per la sua situazione.
Accettai, chiedendole di sedersi su una sedia e appoggiarsi con le braccia allo schienale, mentre io mi inginocchiai sul tappeto del salotto per lavorare all’altezza della sua schiena.
Le massaggiai la schiena per cinque minuti, sciogliendole qualche tensione muscolare. A causa delle mie manipolazioni si era accaldata, e con sorpresa disse:
“Scusa un attimo, spero che non ti scandalizzi, ma ho una vampata di calore che mi manca il fiato” e nel frattempo incrociando le braccia si era sfilata la maglia con un solo gesto, restando in reggiseno.
“No no, figurati, sono abituato ad avere persone anche nude sul lettino, quindi no problem.”
Sapevo che lei era la più estroversa della famiglia, ma non pensavo che fosse così diretta anche con chi conosceva poco.
Continuai il massaggio alzandomi in piedi per trattarle le spalle, e lei ad un certo punto mi lasciò di stucco dicendo: “Maaa… se avessi male alle tette… tu mi faresti un massaggio? Sai, si sono gonfiate tanto nelle ultime settimane… dalla seconda scarsa che ho sempre avuto adesso ho una terza piena…”
Io ero senza parole: aveva parlato con sua mamma o stava facendo la zoccola indipendentemente? Non avevo smesso di massaggiarle le clavicole, e in qualche istante feci due calcoli per valutare i tempi a mia disposizione.
“‘ normale che facciano male, adesso vediamo cosa posso fare.” e scesi sensualmente sul suo petto, prendendo in mano quelle tette veramente dure e ben fatte, parevano quelle di una statua.
Dopo un interminabile minuto di palpeggiamento, lei buttò indietro la testa, appoggiandosi al mio petto, lasciandosi andare in un flebile lamento: “mmm… erano mesi che non venivo toccata così… ..sai, il mio ragazzo é diventato così delicato da quando sono incinta, mentre io ho la necessità di essere maneggiata con una certa forza…”
Questo era troppo, sentendo queste parole pronunciate in modo così esplicito e sensuale iniziai a surriscaldarmi. Lei ovviamente con la schiena poggiava totalmente sulla mia erezione, e iniziò a muoversi leggermente per sentirne la consistenza.
“Adesso basta massaggi, alzati che ti maneggio io senza tante delicatezze”
“Ohhh, va bene, come desideri!”
La portai sul divano, e sempre tenendomi alle sue spalle le abbassai i leggins insieme al perizomino nero, che lei scalci’ velocemente sul tappeto, ma le lasciai il reggiseno, volevo usarlo come redini per quella puledra in calore.
La feci inginocchiare sul divano, spingendola poi verso lo schienale, per ottenere una posizione comoda alla monta senza che la pancia le desse fastidio.
Mi slacciai i pantaloni e cacciai fuori il mio randello dalle mutande, tenendolo puntato con la mano verso la sua figa gonfia e slabbrata. Senza dire nulla lei spinse indietro e verso l’alto quel suo culetto muscoloso, pronta a prendere quello che desiderava, e io non persi tempo infilandola con lenta decisione, mentre la cappella mi esplodeva per la tensione erotica del momento.
Le misi una mano sul fianco e con l’altra afferrai il reggiseno al centro della schiena, tirandolo di più verso di me quando battevo sulle sue chiappe.
Era davvero minuta, perché ad ogni colpo potevo sentire distintamente il suo utero che toccava la mia cappella, senza che spingessi davvero a fondo.
Lei partecipava attivamente, anche se con i miei colpi decisi le permettevo ben poco di muoversi. Mugolava parecchio, ma con voce sommessa, e mi incitava senza mezze misure a montarla per bene.
Andai avanti un quarto d’ora senza sosta, avevo il fiatone, e pure lei non accennava ad averne abbastanza, ma il tempo della mia pausa pranzo non era infinito, quindi le tirai qualche schiaffo sui glutei, apostrofandola:
“Avevi voglia di cazzo arretrata a quanto pare…”
E tenendo una mano sul fianco allungai l’altra fino a prenderle i capelli, e senza farle male le feci tirare indietro la testa, inarcandole la schiena più possibile, che quasi non toccava più lo schienale con le mani: il busto era quasi verticale, e con il cazzo ora le solleticavo la parete anteriore della sua vagina.
Continuai a tenerla su per i capelli, e il cambio di posizione sicuramente a lei gradito permetteva ora la discesa di tutti i succhi che abbondanti arrivarono sulle mie palle.
“Senti qui che bagnata la troietta!” E con la mano scesi dal fianco andando a solleticare il suo grilletto, facendola contorcere che quasi me lo faceva scappare fuori.
“Si si continua proprio in quel punto… ti prego….”
E mi concentrai sul lavoro di mano, spingendole il cazzo più in profondità che potevo.
Ancora qualche secondo di ansimi e venne, tremando sulle gambe.
Aspettai giusto che terminassero le ondate di piacere e ripresi a pomparla, volevo scaricarmi totalmente dentro quella ninfomane mascherata da tranquilla mammina in dolce attesa, non ce la facevo più, ma lei stessa si rese conto di non riuscire a reggersi e a contrastare le mie spinte, e mi disse:
“Esci che ti faccio godere io adesso”
E appena mi ritrassi estraendo il mio cazzo gocciolante dei suoi umori, lei si girò e si sedette, allungando la mano e una volta afferratolo alla base mi tirò verso di sé.
Se lo fece scivolare tutto in bocca, lasciando fuori solo qualche centimetro, facendomi sentire bene la sua gola che mi massaggiava la punta.
Guardandomi negli occhi muoveva la testa in tutte direzioni, senza andare come in un classico pompino, ma appunto massaggiandomi la cappella stretta in fondo alla sua gola. Era una sensazione sublime, nonostante fossi anestetizzato dalla lunga scopata. Ci misi pochissimo a godere, e lei lo capì dall’ingrossamento ultimo della mia cappella, ed estraendo solo di poco l’asta mi tirò la pelle verso la base, facendomi schizzare tutto il piacere in fondo alla sua bocca, trangugiando di gusto tutto il mio seme.
Lasciò che fossi io a ritirarmi dalla sua bocca, e si limitò a dire: “buono! Ne prenderei volentieri ancora” mentre si asciugava gli angoli delle labbra.
Io le sorrisi e le feci di si con la testa, mentre mi allontanavo verso il bagno.
Mi feci la doccia e la lasciai sul divano; poi quando pronto per l’ufficio uscii verso la porta, lei si alzò nuda com’era rimasta e venne davanti a me, e incrociando i polsi dietro la mia testa mi disse:
“Ti prenderai ancora cura di me durante queste vacanze di Natale, vero?”
Io le sorrisi ma non le risposi, e liberandomi dal suo abbraccio scappai a lavoro.

Tutto l’autunno era passato in un crescendo di passione con Lara, che gradualmente aveva scoperto tutto quello che c’era da scoprire in ambito sessuale. Si era fatta scopare in tutte le posizioni, l’avevo mandata a casa più volte con il mio sperma che le colava dal collo in giù, vietandole di pulirsi. Conducevamo qualche gioco di dominazione tramite whatsapp, anche mentre quel pirla di Romualdo era in casa, in cui io la obbligavo a farsi delle foto nelle situazioni più disparate, a infilarsi degli oggetti mentre era in casa, addirittura a fare delle registrazioni video in cui si infilava una zucchina e poi andava a chiedere a Romualdo cosa voleva per cena, tenendo il cellulare in mano. Aveva avuto modo di provare che se non mi obbediva, la volta successiva in cui ci vedevamo per lei erano dolori, la mandavo a casa dopo averla tenuta per un’ora sull’orlo dell’orgasmo con un vibratore, mentre la sculacciavo fino a lasciarle il sedere rosso.
Col tempo era diventata l’amante perfetta grazie ai miei insegnamenti: non pretendeva nulla se non ciò che io avevo stabilito per il nostro rapporto: chiedeva sesso, lo aveva, e poi se ne tornava alla sua vita di mediocrità e di non comunicazione.
Eravamo arrivati appunto a ridosso del natale, e alla fine di una scopata lei era dolcemente adagiata sul mio petto che mi accarezzava, e preso coraggio, mi disse sottovoce:
‘Romualdo ieri sera mi ha detto che vuole avere un altro figlio…’
‘mmm’ feci io invitandola a continuare
‘e io non ne ho proprio voglia, sto così bene con te, che non ho voglia di sottostare a questo suo desiderio’
‘beh continua a prendere la pillola senza dirglielo, cazzo te ne frega?’
‘si ma poi se si accorge &egrave la fine!’
‘…boh, fatti prescrivere la spirale, che cazzo ne so io!’
‘non so proprio cosa fare, so che quello che riguarda il mio matrimonio non ti deve toccare minimamente, però non sapevo a chi dirlo!’
‘Brava, delle cose fra te e quel coglione non voglio neanche sentir parlare…’ e mi alzai dal letto
Mi aveva proprio innervosito, perch&egrave immaginavo proprio il tipico uomo che vuole mettere incinta la moglie e poi non muove un dito né durante la gravidanza, né dopo con il neonato.
Lara mi aveva raccontato che la sua prima gravidanza era iniziata con lui che quasi la obbligava ogni sera a fare sesso perch&egrave ‘abbiamo deciso di fare un bambino, quindi bisogna farlo’ e che poi appena lei felice gli aveva comunicato che era incinta, lui non l’aveva più toccata con un dito, fino a quando non aveva smesso di allattare.
Un anno intero in cui non avevano avuto nessun rapporto, e la motivazione di lui, che sa sempre tutto di tutti gli argomenti, era stata che non faceva bene al bambino, e di questo non si poteva assolutamente discutere.
Lei aveva avuto più di un momento di debolezza in cui si era masturbata, nonostante allora andasse contro i suoi ideali di mamma per bene, perch&egrave per tutta la gravidanza aveva sempre avuto un desiderio irrefrenabile di scopare, che però aveva dovuto reprimere.
Le dissi in malomodo di andarsene, e che da me doveva venire solo per altre questioni, non quelle personali con Romualdo.
Le scrissi un messaggio la sera: ‘non ti voglio vedere per tutte le feste di natale. Tanto avrai a casa il coglione per due settimane, chissà che non ce la faccia anche a ingravidarti’
In fondo, anche se spassarmela con Lara non mi dispiaceva per niente, il mio obbiettivo era quello di nuocere a Romualdo…
E poi, Vanessa, la figlia di Lucia, aveva chiesto le mie attenzioni durante le imminenti festività.
Il giorno dopo, scrissi di nuovo a Lara: ‘Cmq non preoccuparti, io ti scopo anche se hai il pancione’

La chiusura dell’azienda per le feste era imminente, erano quei giorni di lavoro in cui tutto il mondo rallenta e non arrivano più telefonate, in cui si approfitta per mettere a posto quello che durante l’anno rimane indietro.
In un pomeriggio freddo e nebbioso, io e la mia collega Arianna eravamo intenti a sistemare lo sgabuzzino dove c’&egrave un po’ di tutto, l’aspirapolvere, la carta, il caff&egrave, e tanta roba vecchia da buttare.
Lei indossava un vestito smanicato di lana grossa, bello aderente, e degli stivali bassi molto eleganti, le gambe erano scoperte fin sopra il ginocchio e un dolcevita aderente le fasciava collo e braccia. Anche se era una bella donna, poco sotto i quarant’anni, non avevo fatto mai pensieri erotici su di lei, se non appena arrivato, perch&egrave poi si era sviluppata subito una grande amicizia, che me la faceva guardare con tutt’altri occhi.
Durante i vari spostamenti e pulizie di materiale sugli scaffali, più volte ci eravamo toccati, visto il poco spazio disponibile, ma ciò non aveva causato nessun turbamento.
Nel tardo pomeriggio fece la sua comparsa Vanessa, figlia di Lucia e di Luciano, che con la scusa che era di strada, era passata a darci un saluto e fare gli auguri di natale a tutti.
Entrò in ufficio e vedendo la porta aperta venne a cercarci nello stanzino; dopo quattro chiacchiere, chiese di usare il bagno, che si trovava proprio a lato di dove noi eravamo intenti a pulire e sistemare.
Fece pipì e quando tirò lo scqiacquone, questo continuò a scorrere senza bloccare il flusso.
Dall’interno mi chiamò, chiedendomi aiuto:
‘Davide! Qui non si ferma più! Aiutami!’
Io bussai e lei aprì la porta per farmi entrare, stando però dietro per non farsi vedere.
Quando entrai la trovai completamente nuda, tutti i vestiti erano appesi e lei indossava solo i suoi ugg.
Aveva messo una matita proprio sul tasto dello sciacquone, per far si che questo continuasse a scorrere.
Io ero senza parole, non mi aspettavo che facesse una cosa del genere, nell’azienda del padre, con una persona al di là del muro…
Mi disse sottovoce:
‘volevo farti una piccola sorpresa prima del tuo vero regalo di natale…’
Non sapevo cosa dire
‘Dai! Fai almeno finta di aggiustarlo, che io devo cercare una cosa…’
E accucciandosi prese la zip dei miei pantaloni, la abbassò e armeggiò con le mutande finch&egrave riuscì a tirarmelo fuori, se lo cacciò in bocca ancora moscio, e iniziò a a farlo entrare e uscire solo con il risucchio della sua bocca, senza muoversi. Io intanto, ripreso dall’inaspettata sorpresa, feci un po’ di rumore con la cassetta del water, per dissimulare eventuali rumori udibili dalla mia collega e giustificare la mia presenza all’interno del bagno.
Una volta che fu duro, si alzò appoggiandosi al water dandomi le spalle, e prendendo in mano il mio uccello arretrò puntandoselo all’imboccatura del suo umido buco, facendoselo entrare fino alla radice.
Ero quasi sotto shock, non sapevo se sbatterla o dirle che era matta a fare ste cose con la collega fuori della porta.
Lei prese ad andare avanti e indietro e roteare il bacino, lavorandomi divinamente il cazzo, che era arrivato al suo massimo turgore. Sul più bello si sfilò, tornò ad accucciarsi e lo riprese in bocca, lavorandolo con maestria.
‘Ehi, tutto bene là dentro?’ fece la mia collega da fuori
Erano passati si e no uno o due minuti da quando ero entrato, ed erano già avvenute in rapida successione tutte queste cosette, per cui dovetti rispondere io:
‘Si, si, sta cazzo di vaschetta si &egrave bloccata…’
E Vanessa, togliendoselo dalla bocca aggiunse:
‘Sono stata io a schiacciare troppo, facendolo andare dentro..’
Non lo mise più in bocca, ma me lo menò velocissima con la sua mano tutta bagnata di saliva, e nel giro di poco mi fece sborrare come un puledro, indirizzando tutto sulle piastrelle.
Me lo mollò subito e con un po’ di carta pulì il grosso degli schizzi sulle piastrelle, gettando tutto nel water, mentre io toglievo la matita e mi ricomponevo, sistemando il problema allo sciacquone. Lei si rivestì alla velocità della luce, facendo uscire prima me, ancora stravolto dall’accaduto, e seguendomi facendo un sacco di chiacchiere chiassose per distrarre la mia collega dallo stato in cui dovevo essere.
Uscì dagli uffici, e io per riprendermi la accompagnai verso la produzione dove avrebbe dovuto salutare gli altri colleghi e suo padre.
Rientrato nello stanzino, trovai Arianna che stava uscendo dal bagno e si avvicinò guardandomi fisso negli occhi:
‘Bisogna che mi spieghi come si fa a sbloccare quel coso quando va troppo dentro… beh ma forse posso chiamarti direttamente, dato che lo hai già sistemato una volta…’
Io, in palese imbarazzo, risposi affermativamente: ‘si si, chiamami pure’
E se ne tornò in ufficio ancheggiando, voltandosi per darmi un’occhiata fulminante
Durante le feste di natale Lucia interruppe i suoi servizi presso il mio appartamento, e pure io i massaggi con lei.
Tuttavia la figlia Vanessa impegnò le mie ferie, venendo a trovarmi più volte, scusandosi con i genitori che mentre era in Italia doveva andare a trovare un sacco di amiche che non vedeva da quando era andata in Svizzera.
Il fidanzato la raggiunse il 24 sera e ripartì il 27, in quanto doveva lavorare, e solamente nelle giornate di natale e santo stefano non ci vedemmo.
Il 27, dopo averlo accompagnato all’aeroporto, si fiondò direttamente a casa mia, ed essendo in arretrato non mi diede pace finch&egrave non mi fece talmente male l’uccello che le dissi basta.
Le ferie furono molto rilassanti e anche la vicinanza di Vanessa mi fece bene; al di là del sesso molto energico che voleva fare nonostante il pancione, era una persona molto loquace ed estroversa, e si era stabilita anche una certa affinità che purtroppo finì quando prima di capodanno tornò in Svizzera.
Giunto il nuovo anno, avevo ancora qualche giorno di ferie e lo dedicai ad attività all’aria aperta, disintossicandomi delle grandi abbuffate.
Una sera ricevetti un messaggio, era Arianna, la mia collega:
‘Anche lo sciacquone di casa mia si &egrave bloccato, vieni subito ad aggiustarlo, altrimenti devo raccontare a Luciano come si era rotto quello in ufficio…’
Cazzo! Pensavo avrebbe lasciato correre, e invece ‘sta stronza stava usando quell’evento a suo favore, per chissà quale scopo.
Sinceramente non volevo assolutamente cacciarmi nei guai al lavoro, per cui pensai di assecondarla totalmente, sperando che mi avrebbe chiesto di fare qualche lavoro a casa sua. Ma suo marito? Non c’era?
Le scrissi: ‘Quando devo venire? Cosa devo fare?’
Mi rispose: ‘Ti ho detto di venire subito, così come sei’
Ero in tuta; Presi patente e cellulare, e in auto percorsi i 10 km che mi separavano dalla sua villetta.
Suonai, e si aprì subito il cancelletto, immediatamente seguito dal portoncino, ma lei non uscì.
Percorsi quei pochi metri di vialetto e domandando permesso entrai in casa.
Mi aspettava seduta sul divano, con un vestitino in lana, nero, corto e aderente, gambe nude accavallate e scalza…
Non me la aspettavo vestita così in casa, per cui rimasi sulla porta, imbarazzato per la situazione, non capendo se era un abbigliamento erotico o se non si era ancora cambiata da quando era rientrata in casa.
‘Dai Davide, vieni qui, cosa stai sulla porta, siediti qui che ho appena fatto il the…’
Da quando la conoscevo, aveva sempre vestito in modo casto, era la classica mamma per bene, che essendo carina si valorizzava con qualche vestito o jeans attillato, ma lo faceva in modo pulito e senza malizia.
Trovarmela così, a casa sua, da sola, con un inaspettato messaggio di invito/obbligo che mi aveva convocato… ero senza parole.
Mi sedetti sul divano, e lei si comportava come se fosse quella di sempre, parlando tranquillamente di come aveva passato le feste, di dove erano andati a sciare suo marito con i bambini, continuando a tenermi sulle spine, sempre toccandosi le gambe ben in vista.
Finito il rituale del the con qualche biscotto, si fece seria in volto:
‘Davide, sicuramente ti stai chiedendo perch&egrave ti ho scritto di venire qui subito, e te lo spiego molto semplicemente: l’ultimo giorno di lavoro, quando &egrave venuta Vanessa in ufficio e ti sei trattenuto con lei in bagno per sistemare lo sciacquone, io sono andata in bagno subito dopo, e sedendomi guardando in giro mi sono accorta che le piastrelle erano sporche, come se fosse colato qualcosa; ho toccato ed era ancora leggermente umido, e sfregandomi le dita mi sono resa conto che quella consistenza poteva essere solo una cosa…’
Non sapevo dove guardare, mi sentivo in imbarazzo e anche incastrato, lei era in quell’ufficio da molto più di me, e il signor Luciano sicuramente avrebbe creduto più a lei che a me, qualsiasi cosa avesse raccontato.
Riprese:
‘Ora, quello che tu fai con Vanessa non mi interessa, anche se ammetto che &egrave sicuramente eccitante scoparsi la figlia del titolare nel cesso della ditta, e in più con una collega fuori della porta…, che porci che siete voi uomini…’
‘Ma &egrave lei che ha voluto…’ cercai di giustificarmi, ma lei mi interruppe:
‘Ti ho già detto che non mi frega, quindi chiudi la bocca e ascolta! Non sei nella posizione di trattare, quindi ti propongo il prezzo del mio silenzio, prendere o lasciare. Queste vacanze di natale mi sono molto annoiata, cucinare pranzi per parenti, pulire la casa, uccello ne vedo sempre poco, e quindi ho pensato che potevo un po’ ricattarti, per divertirmi un po’ anch’io’
‘Ah, grazie!’
‘Dai, non prendertela, ma questa volta ho un coltello dalla parte del manico, e non posso non approfittarne!’
‘Avanti, dimmi cosa vuoi in cambio del tuo silenzio’
‘Sei sempre un mio collega, maschio, e un po’ mi vergogno di dire certe cose, quindi se per te non &egrave un problema, esci, io ti mando un messaggio con le mie idee e poi tu rientri, così non ti devo dire niente a voce, perch&egrave &egrave imbarazzante per me’
Non avevo scelta, e poi di sicuro non si profilava niente di così sconveniente per me…
Uscii, e tempo un minuto mi arrivò il messaggio:
‘mi piacerebbe che tu rientrassi e senza dire niente mi leccassi per bene, vorrei godere più a lungo possibile’
Pensai per un paio di minuti alle varie cose che avrei potuto mettere in atto, lasciandole il tempo di attendermi.
Vidi che nel frattempo aveva spento le luci, così decisi di entrare piano, per saggiare l’aria…
Il fuoco che ardeva nella stufa illuminava il salotto, lasciando tutto in penombra; lei era buttata sul divano, quasi distesa, e ad occhi chiusi attendeva il mio arrivo.
Mi inginocchiai e iniziai a sfiorarle con un dito le gambe salendo e scendendo, saggiando la morbida pelle da quarantenne, perfettamente depilata. Mi inchinai, e raccolsi un suo piede iniziando a massaggiarlo piano, tenendolo vicino al mio viso, e ben presto iniziai a darle qualche bacio sul collo del piede, non resistendo alla bellezza e al profumo che emanava quella femmina in calore, che sicuramente si era preparata con cura in ogni sua parte, premeditando i vari sviluppi.
Presi a massaggiarle anche le gambe, facendole appoggiare la pianta del piede poco a lato del mio pacco, in modo da non sembrare troppo esplicito ma che comunque lo avvertisse.
Lei godeva a pieno dei miei trattamenti, e decisi di scendere di nuovo ad occuparmi dei suoi piedini, tornando a baciarli, per poi partire in una salita’ sempre con la lingua molto lentamente partendo dall’attaccatura delle dita salii passando per la caviglia, fino al ginocchio, e proseguendo iniziai ad alzare il vestito, rivelando le cosce in tutta la loro bellezza. Sentivo che lei ancora mi guardava, nella penombra. Arrivai con la testa fra le sue cosce, inebriandomi del profumo di femmina che ormai potevo sentire distintamente, e notai che era perfettamente depilata arrivando ad appoggiando il mio viso sulle sue grandi labbra ancora semi chiuse, mentre le sue cosce si dischiudevano sempre più a permettermi una migliore visuale. Era veramente liscissima, e aveva un profumo favoloso, che mi faceva girare la testa.
Lei si lasciò andare buttando la testa indietro sul divano, e spingendo in fuori il bacino mi comunicò il suo totale via libera a continuare.

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