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La mammina (una novella italiana dell’800)

By 25 Dicembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Sicilia seconda metà dell’800, una masseria, in una triste giornata di novembre, nuvolosa e fredda.

I funerali si erano appena conclusi e Zu Ninu, detto u sceccu (asino), se ne stava in silenzio, triste, con la testa piegata sul petto, assorto nei pensieri che vagavano senza meta, avendo come unico soggetto la povera Zi Marì, la moglie, appena deceduta dopo lunga e penosa malattia.
Pensava all’incapacità dei medici nel guarirla e all’inutilità delle medicine, care e pagate con i debiti.
Teneva sulle ginocchia il piccolo Totò (Salvatore), che incosciente del dramma familiare si trastullava con un pezzo di pane duro, roso dai piccoli incisivi.

In un angolo buio, curva nel suo dolore inconsolabile, c’era Rosaria, la figlia maggiore, che accarezzando il capo della sorellina la cullava teneramente.
Nella stanza c’erano tutte le Comare del vicinato a consolare quel dolore infinito. Tra queste Comare Concetta, l’amica di famiglia, che osservava affranta Zu Ninu, poi spostando lo sguardo su Rosaria, con gli occhi bagnate dalle lacrime, si avvicina alla ragazza sussurrandole:

‘Rosa, esci che ti devo dire una parola!

Rosaria alzò il capo, facendo oscillare i suoi lunghissimi capelli neri corvino. Guardò il padre che, avendo capito la situazione, gli fece cenno di seguire Comare Concetta.
Passandogli vicino prese con se anche il piccolo Totò ed insieme alla sorellina seguirono Comare Concetta.

Rosaria e i fratellini si ritrovarono nella cucina della casa di Comare Concetta, che abitava di fronte alla loro.

‘Rosa! Ora tu sei la donna della casa! Ti devi occupare di queste creature!
‘Si!
‘Tuo padre si è indebitato molto per curare tua madre! E dovrà lavorare il doppio di prima!
‘Si!
‘Lui deve pensare a gestire la mezzadria! Non deve avere altre preoccupazioni! Quindi sarai tu ad occuparti della casa!
‘Si!
‘Ricordati che io sono qui a darti una mano! Come si dice il vicinato e quasi una parentela! So cosa sta passando Zu Ninu! Anche io sono rimasta vedova e capisco cosa si prova a non avere più un compagno vicino!

Comare Concetta era rimasta vedova dopo appena cinque anni di matrimonio. Era una donna ancora giovane. Non ha più voluto maritarsi sebbene abbia avuto tanti pretendenti. Aveva sofferto troppo con il marito defunto che, pare, fosse alcolizzato e violento.

‘Rosa! porta i picciriddi di la, poi vieni che prepariamola cena! Tuo padre deve mangiare qualcosa, sono tre giorni che non tocca cibo!
‘Si!

Zu Ninu, era conosciuto come u sceccu, nomignolo affibbiatogli quando era ragazzo, non certo per la sua intelligenza, anzi, ma per un dono che la natura gli aveva generosamente elargito, con grande gaudio delle donne con cui era stato.
Fin dal primo giorno di lutto si rimboccò le maniche buttandosi nel lavoro senza risparmiarsi le fatiche.

Rosaria si era impegnata fin da subito ad aiutarlo a casa, con grande responsabilità entrò nella parte di sua madre. Accudiva i fratellini, puliva la casa, rammendava, cucinava, tutte le mattine faceva trovare al padre la sacca con il cibo, ben confezionato, che avrebbe poi consumato nella mezzadria.

I debiti furono subito saldati. Zu Ninu visto che gli affari andavano bene prese in gestione una altro fondo, diventandone il mezzadro.

I rapporti con la comare Concetta si consolidarono e Zu Ninu non perdeva occasione per ringraziare la vedova, per il suo prezioso contributo.

Rosaria iniziò a soffrire la presenza in casa di Comare Concetta, non la vedeva più come amica, perché era infastidita dal suo atteggiamento tracotante; ficcava il naso in tutti gli affari di famiglia, cercando di accattivarsi le simpatie del padre, anche a suo svantaggio.

Gli era diventata antipatica, perché davanti agli occhi del padre si attribuiva i meriti del buon andamento della famiglia e il padre concordava.

Zu Ninu: come di consueto:

‘Comare Concetta non smetterò mai di ringraziare il Signore per averci dato il vostro generoso aiuto. Rosaria, grazie a voi è diventata un buona donna di casa, credo che per tale talento, non avrà problemi a maritarsi con un buon partito. I bambini sono sereni e questo lo debbo a lei!
‘Ma si figuri Zu Ninu, l’ho fatto con grande piacere. Per sgravarla dai problemi che l’avrebbero ostacolata nel suo lavoro! Sono anche io vedova ‘ qui fece una lunga pausa fissando lo sguardo di Zu Ninu ‘ capisco i vostri problemi!

Rosaria non sopportava quel comportamento da leccapiedi. Si capiva chiaramente che Comare Concetta mirava a prendere il posto di sua madre.

‘Zu Ninu si fici già sira! Vi auguro una buona notte!
‘Comare Concetta ‘ se permettete – vi accompagno fino a casa ‘ non è sicuro per una donna sola andare per strada a questa ora!
‘Grazie Zu Ninu

Rosaria non la sopportava più, sembrava un vulcano in procinto di esplodere con una enorme esplosione. Capiva che la Comare Concetta stava corteggiando il padre. E si notava anche che Zu Ninu non era indifferente al suo atteggiamento civettuolo. Ammiccava di sottocchio, ricambiando ogni sorriso.

Appena usciti di casa. Rosaria mise a letto i bambini.

‘Totò e Lilli (diminutivo di Calogera) fate i buoni, sennò il nonno viene di notte e vi pizzica i piedi!
Ora dormite!
‘Noo Rosa… non ci lasciare… abbiamo paura del nonno!

Il nonno era il fantasma della avo, evocato da Rosaria per tenere tranquilla i fratellini, a sua volta spaventata dalla madre quando era piccola, per questo anche lei inconsciamente impaurita.

‘Se fate i bravi e dormite il nonno non verrà!
‘Ma tu non andare via Rosa’ resta qui!
‘Non vado lontano.. sarò di la’ debbo stirare e fare altre faccende urgenti! Forza fate i bravi e nessuno vi pizzicherà i piedi! Se fate i bravi domani vi preparo la focaccina!
‘Siiiiiiiii che bello! La voglio bella grande! Anche io la voglio grande!
‘Va bene però adesso dormite!

Rosaria uscì, accese il lume a petrolio e prese la roba da stirare, posandola su una sedia. Poi stese un lenzuolo sulla tavola. Riempì il ferro da stiro con la brace rovente ed iniziò a stirare.

Il padre tardava a rientrare. Fissava in continuazione l’orologio del pendolo. Era nervosa e la sua testa immaginava tante cose. La comare Concetta sicuramente stava intrattenendo il babbo con mille scuse. Quella strega lo voleva tutto per lei. Dopo che sua madre era morta ha pensato bene di prenderne il posto.

L’attesa la stava innervosendo. Il ferro da stiro si era raffreddato. Rosaria lo posò sulla piastra. Si mise le mani sui fianchi e fissò nuovamente l’orologio.

‘quando è troppo è troppo! ‘ pensò.

Afferrò lo scialle di lana e se lo gettò sulle spalle, uscendo dalla porta quasi correndo. Una volta fuori alzò la testa e notò che la finestra della camera da letto della Comare Concetta era ancora illuminata dal lume a petrolio. Ma il padre dove era finito?
In un impeto di rabbia attraversò con passo veloce la strada e si diresse verso la casa di Comare Concetta. Giunta davanti alla porta di legno la spinse leggermente verificando se fosse aperta.
Si spalancò verso il buio. Conosceva bene la casa della Comare Concetta e sapeva che dopo un passo iniziava la scala.
Con passo morbido, senza far rumore, a memoria, salì le scali fino all’entrata. La luce fioca della camera da letto schiariva i locali tratteggiando i lineamenti dei mobili immersi nel buio.
Respirava in modo affannoso. Che cavolo stava facendo? si chiedeva. Ma l’istinto gli suggeriva di andare avanti. Così fece.

La porta della camera da letto era appena socchiusa. Una striscia bianca di luce si apriva sulla sinistra. Rosaria si accostò e sporse il capo per sbirciare oltre, all’interno della stanza.
Appena i suoi occhi ebbero la possibilità di penetrare oltre quella porta e mettere a fuoco la scena, il respiro le si bloccò in gola. Si mise una mano sulla bocca per reprimere un forte desiderio di gridare.

Non credeva ai suoi occhi. Lo scenario che si stava dipanando davanti alle sue pupille rasentava l’incredibile, ma era chiaro, bene evidentemente, che si stava realizzando.

La Comare Concetta era inginocchiata sul letto, la lunga gonna nera era stata completamente piegata oltre i fianchi arrivando fino coprirle il capo.
I mutandoni bianchi, merlettati agli orli, erano stati abbassati fino alle ginocchia. Dietro di lei c’era suo padre, con le braghe e le mutande calati fino alle caviglie, camicia aperta, che la teneva dai fianchi mentre il suo enorme cazzo penetrava senza soluzione di continuità nello scoscio, tra i candidi glutei della comare. La figa pelosa era oscenamente slabbrata e accoglieva interamente quel grosso palo.

Da sotto la stoffa della gonna si percepivano i singulti strozzati della Comare Concetta, mentre le sue mani stringevano con forza la stoffa dei guanciali.

Rosaria sembrava ipnotizzata da quella scena. I suoi occhi strabuzzarono, quasi a voler uscire dalle orbite. Nella sua mente montò una rabbia incontenibile che le fece venire un dolore lacerante all’addome, come se qualcuno le avesse afferrato le budella e le stesse strizzando con violenza.
Lo sguardo scioccato seguiva l’azione impetuosa del padre che spingeva il suo enorme cazzo dentro quell’inferno, facendolo scomparire in profondità, fino ad urtare con il grembo contro le natiche di comare Concetta e muoverla avanti a indietro.

La voce del padre:

‘Minchia Concetta! hai uno sticchiu (figa) caddu (caldo) e strittu (stretto)!
‘Ninu’ chi pezzu i minchia chi tieni!’mo capisco picchi ti chiamano u sceccuu mmmm manco mio marito mi ficcava accusì’. Sto impazzendu mmmm godooooooooo
‘e tu ta stai pigghianduuu tutta sa bedda minchiaaaaaaa mmmm
‘Siiiiiiiiii quando è beddaaa’ futtami Ninuuuu sunu anni ca nu l’hoiu sintuta accussi tosta mmm

La voce soffocata dal piacere di Comare Concetta penetrava nella orecchie di Rosaria come lamette taglienti. Il suo odio per quella donna che le stava prendendo il padre, in quel momento, aveva toccato l’apice. La disprezzava con tutto il suo cuore. Quella donnaccia stava prendendo il posto della madre.

‘Ninu’ti piace u sticchiu’. ?
‘Si’ concetta’ beddu caddu e strittu..
‘Si u vù ancora ficcari mi devi spusare.,’. Capisciti?
‘Si .. si’ Concetta io ti spuso quando vuoi’ma tu ma dari u sticchiu’ sempre!

Rosaria rimase basita ascoltando quel dialogo inaudito nel quale emergeva chiaramente l’astuzia di Comare Concetta, che stava ricattando il padre. Ora era chiaro a cosa puntava quella donnaccia.
Strinse i pugni, giurando a se stessa, con tutto l’odio che poteva provava nei suoi confronti, che la strega non avrebbe mai sposato il padre, anche a costo di farla passare sul suo cadavere.

‘Concettaaaaaaaaaa staiu venenduuuu mmmm
‘Ninu mmmm io staiu murenduuuuuuuuu mmmmm

Il movimento del padre era diventato più convulso, veloce e concitato. Comare Concetta fremeva dal piacere mentre la sua figa vibrava sotto i colpi di quell’enorme cazzo duro, che penetrava in profondità.

Rosaria assisteva sconcertata, seguendo i movimenti del padre che spingeva come un folle in avanti, talmente veloce che era difficile notare il suo enorme cazzo.
Poi, lo vide stringere i fianchi di Concetta e in preda al delirio dei sensi, tremare e librare in aria un urlo bestiale.

Concettaaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmmm

La voce del padre l’ha scosse profondamente nell’anima. Scappò via, agitata e arrabbiata. Corse in casa. Rifugiatasi tremolante in camera sua, si coprì completamente con le coperte. Il pianto le venne in modo naturale. Si sentiva tradita dal padre. Tradita da quella donna che non aveva avuto nessun rispetto per sua madre.
Dopo alcuni minuti sentì i rumori della porta che si apriva annunciando l’arrivo del padre. Avrebbe voluto andare da lui e gridargli in faccia la sua collera. Ma si trattenne continuando a versar lacrime in silenzio.
Poi ci ripensò ed in preda all’ira si alzò dal letto, incurante dei piedi scalzi, raggiunse il padre. Voleva rinfacciargli il suo disprezzo.
Ma, si fermò davanti alla porta socchiusa impotente di andare oltre, perché bloccata dalla scena che le si era presentata davanti.

Il padre, era nudo dalla cintola in giu, piegato sopra una bacinella piena d’acqua mentre si stava lavando i coglioni ed il lungo cazzo scuro. Il palo l’ha impressionò perché, nonostante fosse moscio, faceva intuire le sue notevoli dimensioni.

Rosaria osservò ogni movimento del padre. Fissava incuriosita la sua mano che sciacquava via il sapone dal cazzo, muovendola incessantemente senza fermarsi.
Notò che non accennava a placarsi. Continuava a muoverla e nello stesso tempo vedeva che il grosso cazzo cresceva di dimensioni, fino a toccare con la punta il fondo della bacinella.

Si stupì nel vedere Zu Nunu che lo cingeva con forza muovendo il polso con scatti veloci.
Rosaria non capiva che cosa stesse succedendo. Quando’

‘Concettuzza’.mmmm chi sticchiu che tieni,, mmmmm caddu e strittu’mmm

Quelle parole ferirono Rosaria. Perché le fecero intuire che suo padre era ancora eccitato e si stava masturbando pensando alla figa di Comare Concetta. Capì anche che le mancava una donna.
Restò li, ferma, a fissarlo basita fino alla fine. Anche quando la mano aumentò il ritmo. Poi’

‘mmmmm Concettaaaaaaaa bedda’. U sticchiuuuuuuuuuuuu mmmmm

Ferita nell’onore, in preda allo sdegno, si ritirò in silenzio nella sua stanza.

Nei giorni successivi evitò di incontrare la Comare Concetta.
Quando lei era in casa Rosaria usciva con qualsiasi scusa, anche con la pioggia.
Continuava a spiare suo padre. Una volta lo colse in cucina seduto su una sedia, mentre comare Concetta in ginocchio tentava di ingurgitare con fatica il grosso cazzo, leccando la cappella lucida e scura, fino a farlo sborrare nella sua bocca.

‘hai parlato con Rosaria? Sta storia deve finire! è meglio che la informi subito! Hai visto come mi evita!
‘Si.. si.. lo farò stasera! Ti deve rispettare! Anche perché stai per diventare la sua madre!

Quella sera.

‘Rosaria!
‘Si pà!
‘Siediti qua! Ti devo parlare!
‘Si!
‘Tu sai che da quando ho preso la seconda mezzadria, il lavoro è aumentato! Anche perché ho preso con me alcuni braccianti!
‘Si!
‘Pure per te il lavoro è aumentato! Se penso che devi badare pure ai picciriddi!
‘Si! A fatica non mi spaventa! Sapete che lo faccio volentieri e bene!
‘Si, sei brava! Ma ho pensato che forse Comare Concetta potrebbe aiutarti!
‘Pà, non ho bisogno di lei! Da sola me la cavo benissimo!
‘Rosaria! La casa ha bisogno di una donna esperta! Tu e i picciriddi di una madre!
‘Pa’ io quella qui non ce la voglio! Ho già avuto una madre! Ai picciriddi ci penso io!
‘Ma Rosaria ragiona!
‘No! Non ne voglio discutere! Io una madre l’ho già avuto! No ne voglio un’altra!

Rosaria era decisa ad opporsi con tutte le sue forze.

‘Ma’..

Rosaria non gli lasciò finire la frase che corse via in lacrime. Nei giorni seguenti cominciò a dare segni di sofferenza fisica. Era diventata pallida, quasi non si teneva in piedi. Non parlava più ed aveva perso la sua allegria. Zu Ninu iniziò a preoccuparsi.

Una mattina la trovò a letto madida di sudore, tremolante con febbre alta. Allarmato chiamò subito il medico condotto.
Dopo averla visitata.

‘Zu Ninu le debbo parlare!
‘Come vossia desidera!
‘Vostra figlia mi preoccupa! Non parla! Fissa il soffitto senza dire una parola! è come se non avesse più voglia di vivere! E’ successo qualcosa?

Zu Ninu si dimostrò prima restio a dire quello che era successo, poi, cedendo alle insistenze del medico, raccontò tutto.

‘Adesso capisco tutto! Vostra figlia è gelosa di Comare Concetta! Ha paura di perdere il suo ruolo in casa!
‘Ma come devo fare! I picciriddi hanno bisogno di una donna matura! Come Comare Concetta!
‘Zu Ninu! Voi non me la raccontate giusta! Pure voi avete bisogno di una fimmina vero?
‘Dottò sugnò ancora giovane! Non siete d’accordo?
‘Certo che vi capisco! Comare Concetta è na bedda fimmina!
‘E si!
‘Ma Rosaria non la vuole in casa!
‘Già! Come mi debbo comportare!
‘un passo alla volta! Prima recuperiamo Rosaria! Dovete dirgli che avete cambiato idea e che non sposerete la Comare Concetta! Questo la farà subito felice!
‘ma è una bugia! Ormai la comare Concetta è compromessa! E tutto il paese sa che tra noi c’è una relazione!
‘appunto una bugia a fin di bene!
‘Come vossia ordina!

Il dottore lasciò la casa contento, anche perché Zu Ninu lo aveva pagato con un prosciutto stagionato.

Zu Ninu ritornò nella stanza di Rosaria. I fratellini erano a casa della Comare Concetta. In casa c’era un silenzio quasi palpabile. Rattristato per la malattia di Rosaria, risentito per il suo comportamento, imbarazzato per quello che doveva dire, si sedette al suo capezzale. Una bugia per il bene di Rosaria.

‘Rosa’ Rosa.. mi senti?
‘Si’ pà..
‘Non ti devi più preoccupare! Ho deciso! ‘ quasi sussurrando ‘ non sposerò più la comare Concetta!
‘Cosa hai detto? Non ho sentito!
‘ho detto che non sposerò più la Comare Concetta!
‘Vuoi dire che lei non verrà a vivere qui?
‘Si! Ho detto questo!

Aveva sentito bene. Quella strega non avrebbe messo piede in casa. Rosaria aprì gli occhi. Un sorriso rese il suo volto raggiante. Il colore pallido stava scemando lasciando il posto a una gradazione rosea. La vita stava nuovamente fluendo nelle sue vene. In uno slancio di gioia si alzò dal letto e corse ad abbracciare il padre.

‘Padre! Vi prometto che farò quello che volete per farvi felice!
‘Rosa’ vederti sorridere mi rende già felice!

Rosaria fissò intensamente il padre.

‘No pa! Io voglio darvi quello che vi manca! E so cosa vi manca!
‘Non mi manca nulla!

Rosaria si alzò in piedi. Fissando intensamente il padre. Si tirò su la gonna e si abbassò i mutandoni fino alle ginocchia. Esibendo le sue parti intimi allo sguardo scioccato del padre.

‘Talia! (guarda)’E’ chissà che vi manca! pure io tengo u sticchiu’ strittu e caddu!

Rosaria si era rammentata della sera che il padre masturbandosi il suo grosso cefalo anelava alla figa di Comare Concetta. Pensò che se avesse avuta la sua non sarebbe andato mai più a cercare quella donnaccia.

‘Ro’ ma che stai facendo!
‘Pa’vi prego’ pigghiativi u sticchiu! Voglio farvi cuntentu!

Rosaria dopo aver detto quella frase si inginocchiò sul letto, mettendosi a pecorina, come aveva visto fare a Comare Concetta, esibendo il suo fantastico scoscio agli occhi sconvolti del padre.

Zu Ninu rimase basito. Non riusciva più a dire una sola parola, mentre osservava il culo di sua figlia, in bella mostra. Uno spettacolo incantevole, che esaltava un lato B di Rosaria di incredibile bellezza e sensualità, molto più di quello della comare Concetta.
La pelle era bianca ed appariva liscia, senza smagliature. Era una visione fantastica, da infarto. Il contesto poi era straordinario. Rosaria attendeva che il padre facesse qualcosa.

‘Padre’ non vi piace u sticchiu?
‘Rosa’Rosa.. io. Io’Bedda Matri! cumi cazzo ai a fare’.nu cia fazzu a resisteri! Rosa è chisto che vuoi?
‘Si’ lo voglio! Pigghiativi u sticchiu!

Zu Ninu, ormai eccitato come un toro da monta, con i freni inibitori ridotti a niente, tremolante si sbottonò i pantaloni, calandoseli fino alle caviglie.
Brandendo il cazzo, prima di avvicinarsi al culo di sua figlia, iniziò a dare alcuni colpi di sega al grosso palo bagnato di liquido seminale, sbavando e leccandosi la saliva che gli stava colando dai lati della bocca.

‘Minchia! Che sticchiu… Rosa… Mu pigghiu con grandi piaciri!
‘Pà.. Puru iu vu dugnu con grandi piaceri’.

Si cosparse la punta del cazzo con una grosso colata di saliva, la impregnò per bene. Poi sputò sulla mano e la sparse sulle dita. Quindi li fece scorrere tra le fessure della figa di Rosaria provocando un lieve singulto.

‘MMMMMM che beddu!

Zu Ninu non riusciva più a stare nella pelle. Il suo corpo eccitato fremeva anelando quel buco, la sua mente era in preda ad una libidine incontrollabile. Agognava di infilare subito il suo grosso palo in quella nicchia setolosa.

Si accostò con il bacino tenendo il cazzo con una mano, poi unì la cappella alla vulva vaginale di Rosaria, mentre con l’altra mano separava le piccole labbra. Quindi si fece strada con il grosso bulbo che varcò l’ingresso e nello stesso istante venne aggredito dal tepore delle pareti vaginali.
Zu Ninu, appena percepì l’interno caldo spinse dentro il resto del corno, con l’aiuto del liquido seminale, secreto in abbondanza, penetrando per due terzi nella carne viva.

‘MMMMMMMMMMMmmmmmmm

Il cazzo non era ancora entrato completamente. Zu Ninu, inspirò una grossa boccata d’aria, rinvigorendo il suo impeto, sconvolto dalla libidine, continuò a spingere fino a quando non vide il cazzo sparire dentro lentamente.

AAAAAAAAaaa mmmmmmmmmm bedda matri miaaaaaaaaaaaaaa

La voce di Rosaria ringalluzzì lo spirito di Zu Ninu che afferratosi dai fianchi di sua figlia concluse l’opera dando l’ultima imponente spinta, impetuosa, tale da far sparire il resto del cazzo asinino nelle profondità della figa, fino alla base dell’inguine.

‘AAAAAAAAAAA mmm bedda matriiiiiiiiiiiiii miaaaaaaaaaaaaaaa

Il lamento acuto di Rosaria sottolineò la forza devastante di quel cazzo enorme, che si stava facendo strada come un ariete. Era il cazzo di Zu Ninu detto u sceccu (asino), che orgoglioso delle sue doti pensò che a anche sua figlia poteva vantarsi di averlo assaggiato.

Zu Ninu, eccitato dai gemiti di Rosaria, prese a muoversi con più frenesia, avanti e indietro.

Quando il suo cazzo scompariva interamente nella vagina, con una frequenza impressionante, Rosaria non riusciva a contenere i lamenti, che echeggiavano nella stanza come una cantilena. Una voce bianca e candida come quella di una sirena.

‘aaaaaaaaaaaa ti piace u sticchiu padri?
‘Siiiiiiii Rooooooo mmmm e caddu e strittu ,,,, bedduuuuuuuuuu e a tia ti piaci a minchia?
‘Siiiiiiiiiii paaaaaaaaa mmmm quantu mi piaci aaaaaaaaaaaa

Gli acuti di Rosaria suonavano come uno stimolo per Zu Ninu, che euforico come un giullare, prese a muoversi con maggiore foga, sconquassando la figa della giovane figlia, ormai ridotta a un ricettacolo slabbrato e bagnato di umori, che divenne schiuma bianca e limacciosa, trasbordante dai lati e lungo quel palo enorme.

‘Paaaaaaaaaaammmm non vogghio più che ti pigghi u sticchiu i Concetta! Ta accontentari solo del miooooooo ‘.mmmmmm
‘Si rooooooo mmmm che sticchiuuuuuuuuu chi tieni’. Caddu e strittu ‘..
‘Siiiiiii mnmmmm che beddu,’ io solo a minchia vostra vogghiu aviri!

Rosaria aveva affondato le mani tra le lenzuola e mordeva il cuscino, affrontando come meglio poteva i fondenti incessanti di suo padre, che in pieno delirio dei sensi, era diventato una macchina devastante di puro sesso.
La ragazza si agitava, fremeva, sussultava, gemeva, come se fosse posseduta dalla tarantola, accogliendo dentro il suo grembo, interamente, quello enorme cazzo, che urtava contro le cervici dell’utero e le stava spianando la vagina.
Gli orgasmi si susseguivano continuamente e le pareti della vulva si contorcevano dagli spasmi mandando in delirio la mente di Rosaria.

Il cazzo di Zu Ninu rifletteva la tenue luce che proveniva dalle fessure della finestra socchiusa, impregnato di umori vaginali, brillando come se fosse di vetro. Rosaria lo sentiva duro e possente, e le sue notevoli dimensioni, penetrando, trascinavano con se le piccole labbra.

Zu Ninu era un uomo rude e muscoloso, temprato dal duro lavoro dei campi. Rosaria per contro, era una ragazza esile, non magra, dai lineamenti rotondi, ma proporzionata nei fianchi e nella grandezza dei seni. Una tipica giovane del sud, mora, capelli lunghi e neri corvino.
Stava rannicchiata sul letto incassando da tergo i colpi micidiali di quella grossa fava, che il padre le stava assestando con la forza di un uragano.

Zu Nino era completamente incantato dal culo di Rosaria, lo fissava con uno sguardo famelico, divorandolo con la sua bramosia.
La sua mente, nutrita da quelle visione divina, trasmetteva la brama al suo cazzo, duro e vibrante, che penetrava con l’energia di una trivella in quello scoscio morbido come il burro.

La realtà si era completamente annullata. Nella testa dei due diabolici amanti, c’era solo desiderio estremo di godersi quello attimo di piacere.
Zu Ninu non smetteva di fissarsi il cazzo che scivolava fino a scomparire completamente in quel buco oscenamente allargato. Rosaria aveva la mente in preda alle vertigini, alimentati dagli orgasmi che si succedevano con una frequenza sconvolgente.

Zu Ninu, posseduto dal demone della libidine, spingeva dentro cercando di arrivare al massimo godimento possibile.
I primi conati di sborra, infatti, iniziarono ad annunciarsi. Zu Ninu, voleva raggiungere al più presto quello stadio trascendentale dell’orgasmo. Aumentò quindi lo sforzo degli affondi ancorandosi con le mani ai fianchi di Rosaria, come artigli, per imprimere maggiore spinta al cazzo.

‘AAAAAAAAAAA beddaaaaaaaaaaa matri miaaaaaaaaaaa staiooooo murenduuuuuuuu mmm
‘Beddaaaaaaaaaaa picciriddaaaaaaaaaaa mmmmiaaaaaa che sticchiu caddu e strittuuuuu mm

Il cazzo di Zu Ninu sembrava un possente rompighiaccio, devastante. Rosaria tremava come un vibratore ad alta tensione, con la mente sconvolta dal piacere che il cazzo di suo padre le stava provocando in modo vertiginoso nel basso ventre.

Incoscienti, entrambi sconvolti dall’orgasmo.
Zi Ninu iniziò a sborrare dentro la vagina di Rosaria, senza pensare alle conseguenze, con la mente in preda al delirio del godimento estremo.

‘Rooooooooooo mmmmmm staiu vinenduuuuuuuuuuu mmmm
‘Matriiiiiiiiiiii Beddaaaaaaaa mmmmmmmmmm mi sento muririiiiiiiiiii mmmmm

Le aveva inondato la figa. La sborra si era mischiata agli umori secreti in abbondanza formando una miscela limacciosa biancastra che colava tra le cosce di Rosaria.

Da quel giorno Rosaria prese il posto di sua madre, in tutti i sensi. Col tempo i fratellini dimenticarono la vera madre e cominciarono a considerare lei la loro mamma.
La famiglia si ingrandì con la nascita di altri due fratellini.

Comare Concetta, pur di continuare a godersi il cazzo dell’asino, accettò il ruolo di amante di Zu Ninu, con il consenso di Rosaria, anche lei partorì altri tre figli.

Così va la vita… e tutti vissero felici e contenti’

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