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La mia amica Paola

By 27 Giugno 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

La mia amica Paola.

Mi chiamo Monica, ho 45 anni e faccio l’avvocato; da vent’anni sono sposata con Piero, manager impegnato che conduce una vita tutta sua.
In realtà, anch’io ho una vita “tutta mia”, che negli ultimi anni ho voluto rendere più vivace e stuzzicante: dopo i 35 anni, infatti, ho deciso di avere una vita sessuale più vibrante e meno banale, perché ero stufa del classico menage coniugale, che non mi soddisfaceva più.
Ho cominciato a dedicarmi a qualche amante occasionale, conosciuto nei posti più disparati (come durante le trasferte di lavoro o in viaggi di piacere con le amiche), e piano piano ho sentito i miei sensi “rinascere”.
Ma qualche anno fa ha fatto ingresso nella mia vita una donna che avrebbe stravolto le mie certezze di una vita e mi avrebbe iniziato a nuovi piaceri.

Si chiama Paola. L’ho conosciuta cinque anni fa, perché è venuta da me in occasione della separazione dal marito. A poco a poco il nostro rapporto professionale si è trasformato dapprima in amicizia e, piano piano, in un turbine di passione che mi ha fatto scoprire il lato bisex che era nascosto in me. Ci tengo a dire che Paola non è una semplice “amichetta di giochi”, ma è molto, molto di più.

Ma cominciamo per gradi, iniziando dalle presentazioni.
Io sono bionda, occhi verdi, alta 1,65, porto la taglia 46 e dicono che ho un culetto niente male. Ho una quarta misura di seno, che mi piace mettere in mostra e valorizzare al meglio.
Sono sempre curatissima nel vestire, e non lascio nulla al caso: trucco, rossetto (rigorosamente rosso), scarpa col tacco, spesso il tailleur o comunque gonna con qualche apertura spiritosa.
Poi, ho una predilezione per la lingerie: mi piacciono le calze, velate, nere, ricamate, che spesso tengo su con un simpatico reggicalze.
Non amo i perizoma, ma piuttosto le culottes, che scelgo con cura in un paio di negozi di fiducia.
Insomma, adoro curarmi e lasciare intravedere i miei saggi di intimo sensuale.

Ora vi parlerò di Paola.
Lei è quello che gli uomini definirebbero una “bomba sexy”: mora, capelli neri lisci a caschetto (tipo Valentina), occhi di un nocciola intenso, cangianti alla luce del sole, e labbra carnose e voluttuose. E’ magra e slanciata, 1, 70, con gambe deliziosamente perfette dopo anni e anni di palestra.. Di seno ha una seconda misura, ma con una forma a goccia molto bella, che fa sì che i capezzoli siano rivolti all’insù (quasi sfidando la legge di gravità) e con un’areola molto scura. Veste spesso in modo mascolino o sportivo, ma quando vuole sa essere una vera “femmina” e sa sentirsi a suo agio anche su un tacco 12.
Ogni volta che veniva in studio da me, la sua bellezza mi inquietava: prima di allora non avevo mai provato una vera e propria attrazione per una donna, era un sentimento strano e nuovo per me. Ma ogni volta che la vedevo, mi prendeva una voglia di avvicinarmi a lei, di sentirne l’odore e.. perché no, di baciarla! Purtroppo, però, non potevo, il mio ruolo me lo impediva.
Questi pensieri giravano insistentemente durante ogni nostro incontro finché, terminata la separazione, lei venne in studio per l’ultima consulenza.
“Complimenti, Paola, ora sei una bella signorina di nuovo libera!” dissi io, sorridendo.
“Ah, Monica, sono molto contenta della separazione, lo sai? e per due buoni motivi”, rispose.
“Ah, si? e quali?” chiesi ingenuamente.
“Il primo è che mi sono liberata di quel peso morto del mio ex. E il secondo è che ho conosciuto te! Ti va se ci continuiamo a vederci, anche ora che non sei più il mio avvocato?” propose.
“Ma certo, mia cara, con grande piacere. Anzi, che ne dici se stasera ci vediamo per un aperitivo?”.
E così fu. Da quel giorno cominciammo a vederci molto spesso e a conoscerci meglio.
Agli aperitivi seguivano le cene, qualche cinema, una passeggiata in centro, finché un bel giorno, lei mi invitò per pranzo in una spa, dove avremmo potuto fare l’idromassaggio.
Arrivai alla spa con un lieve ritardo e chiesi alla reception se Paola era già arrivata.
Mi dissero di si, che mi aspettava nella sala relax, prenotata solo per noi.
Mi cambiai e raggiunsi Paola dentro la spa.

Appena entrata la vidi già nella vasca idromassaggio, bellissima come sempre, solo con la mutandina e senza il pezzo di sopra. Io, per l’occasione, avevo messo il bikini più succinto che avevo: mi sentivo sciocca, ma lo avevo messo perché lei mi guardasse!
Le feci i complimenti per il seno (“hai proprio due belle tette, cara!”) ed entrai dentro la vasca.
Dopo un pò lei mi disse che voleva fare un gioco che ogni tanto faceva a casa, chiedendomi di non esserne scioccata. Io – curiosa come mai – le dissi di fare pure.
Si tolse anche la mutandina e si avvicinò al bordo della vasca, in corrispondenza al foro che spruzza il getto di idromassaggio.
Si sedette sul gradino più alto, sporgendo le gambe fuori dalla vasca, e avvicinando la sua micetta al getto d’acqua. Si appoggiò bene con le mani e reclinò la testa all’indietro: chiuse gli occhi, e vidi un sorrisetto di piacere spuntare sulla sua bocca.
Mi propose di provare anch’io perché era una sensazione molto piacevole.

La scena di Paola con le cosce oscenamente aperte di fronte al getto d’acqua mi provocò una vampata di calore su tutto il corpo. In un attimo capii che Paola aveva studiato l’invito alla spa al fine di provocarmi e la cosa non mi dispiaceva affatto.
Ruppi gli indugi e mi avvicinai a lei.
La abbracciai da dietro e allungai una mano sulla sua bella micetta e cominciai a toccarla con due dita. La mia eccitazione era fortissima e cominciai a tremare.
Lei si girò, si tirò su, si sedette sul bordo della vasca, mentre io rimanevo immersa per metà.
Si appoggiò sui gomiti all’indietro e mi offrì lo spettacolo della sua vagina completamente dilatata. Quindi, appoggiò le sue gambe sulle mie spalle e mi disse: “Adesso, Monica, mi devi leccare! Dacci dentro, fammi godere!”.
Il suo tono perentorio non aveva bisogno di molto per farmi tuffare sul suo sesso.
La mia lingua era impazzita, la leccai, profondamente, assaporando i suoi umori e infilando anche il mio naso per impregnarmi del suo liquido e del suo odore.
Mentre la mia faccia era affondata sul suo sesso, lei strinse le gambe attorno alla mia testa e mi prese la mano, cominciando a succhiarmi le dita.

Dopo un quarto d’ora di irrefrenabile lavoro di lingua proseguimmo le nostre attenzioni sul sedile dedicato all’hammam. Io mi sdraiai e lei, in piedi, mise un piede a sinistra e uno a destra della mia testa. Quindi, si inginocchiò appoggiando il suo sesso sulla mia faccia. Si alzò lentamente, lasciando ai miei occhi il miglior spettacolo del mondo, e poi si riabbassò dolcemente.
Due, tre volte. Poi si avvicinò alla borsa e ne tirò fuori un fallo di gomma enorme, ma dalle fattezze molto realistiche.
Comincio a leccarlo lascivamente simulando una fellatio e si avvicinò strizzandomi l’occhio.
Io, ormai, ero in un vortice di piacere e non avevo alcun freno inibitore.
Mi abbandonai a lei e alle sue attenzioni.

Dopo quel primo incontro travolgente ero certa che Paola sarebbe diventata la mia amichetta speciale, ma non avrei mai, mai immaginato che avrebbe travolto la mia vita in maniera così prepotente.

Infatti, nel periodo in cui Paola si era separata dal marito, la mia segretaria, Luisa, mi aveva abbandonato perché si era trasferita in un’altra città.

Inizialmente fu un caos totale, perché dovetti fare fronte ad una serie di emergenze, visto che Luisa aveva ben pensato di darmi solo una settimana di preavviso.

Comunque, qualche giorno dopo l’incontro alla spa, rividi Paola per pranzo, lamentandomi per come si era comportata Luisa e che trovare una collaboratrice affidabile era non così facile.

Lei mi spiazzò. Repentinamente, senza lasciarmi neppure finire, mi disse: “Monica, ma ci sono io! Sarò io la tua segretaria!”.

Io rimasi inebetita, era qualcosa che non rientrava nei miei piani né nei miei desideri: volevo rivedere Paola dopo quel giorno di piacere intenso, ma non pensavo di mescolare la vita privata con quella professionale.

Tuttavia, la mia attrazione per Paola era tale che, presa in contropiede, io risposi immediatamente: “Davvero? sarebbe fantastico!”.

Lei continuò: “Ma certo, vedrai, sarò bravissima… Mio marito mi dà l’assegno di mantenimento, ma io mi annoio terribilmente a casa da sola. Mettimi alla prova, non te ne pentirai” e, sull’ultima frase, mi fece l’occhiolino.

In quel momento mille pensieri attraversarono la mia mente, sapevo che il nostro si sarebbe trasformato in un rapporto intenso, e che la passione sessuale sarebbe entrata prepotentemente nelle stanze del mio ufficio.

E così fu.

(…continua…)

La settimana successiva Paola si presentò puntualissima in studio per il suo primo giorno di lavoro.
Io la redarguii sul fatto che, durante l’orario di lavoro, sarei stata un capo inflessibile e avrei preteso il massimo di serietà da lei.
Paola non si scompose, e replicò: “Mi va benissimo, Monica. Sul lavoro io starò alle tue direttive e ti assicuro che non ti lamenterai. Ma, finito il lavoro, tu obbedirai ai miei desideri ed ordini. Ok?”.
“Va bene, ci sto” risposi io con un sorriso.
Effettivamente nei giorni seguenti Paola fu davvero brava sul lavoro, mille volte più efficiente e sveglia della mia precedente collaboratrice.
C’è da aggiungere che Paola era sì altamente professionale, ma veniva in studio vestita sempre in modo provocante. Elegante, di gusto, ma sempre con un tocco di malizia: una gonna molto corta, una camicia un pò trasparente, una calza provocante… Insomma, riusciva ad avere un abbigliamento adeguato, ma sempre stimolante. Come, peraltro, piaceva anche a me.
Seguiva il mio gusto e sembrava che le piacesse sentirsi gli occhi addosso. Gli occhi dei clienti, quelli del postino, quelli del portiere e… anche i miei!
Aveva anche aggiunto un tocco di stile: un giorno si è presentata in ufficio con un paio di occhialini con la montatura nera. “Non sapevo portassi gli occhiali” dissi io. “E infatti non li porto” rispose lei, “hanno le lenti neutre, ma pensavo ci stessero bene nel mio nuovo lavoro di segretaria.. mi rendono più professionale, non trovi?”.
In realtà, la rendevano solamente più sexy.. e lei lo sapeva benissimo.

Le stavano molto bene con i suoi capelli neri a caschetto e il rossetto sempre rosso intenso.
Finché un giorno, alla fine dell’orario di lavoro, si presenta in stanza da me e, con tono perentorio, mi dice: “Adesso basta lavorare, Monica.. posa la penna..”.
Si avvicina con il suo fare da gatta, butta giu dalla scrivania i fascicoli e le carte, e si siede sul tavolo di fronte a me.
Io rimasi impietrita, paralizzata dalla carica erotica che Paola emanava con tutti i suoi gesti e con tutti i suoi sguardi.
Il desiderio di baciarla era fortissimo, ma capivo di dovermi trattenere e lasciarmi guidare da lei nel gioco.
Lei indossava una minigonna e una camicetta bianca.
Con un gesto felino fece volare via le scarpe e mi appoggiò i piedi sul petto.
Seduta sulla scrivania di fronte a me, le sue gambe fasciate nelle autoreggenti nere si allargavano e si chiudevano in maniera biricchina, lasciandomi intravedere le mutandine di pizzo.
Poi, indietreggiò con il sedere, mi appoggiò i piedi sul petto, e si distese  all’indietro.
“Adesso, da brava, Monica, fà il tuo dovere”.
Il suo ordine era così piacevole da eseguire che non mi lasciai pregare..
Avanzai con la mia poltrona verso di lei, e tuffai la mia faccia sul suo sesso.
Il suo odore era buonissimo e intenso… passavo le mie labbra e il mio naso su e giu dal monte di venere fino all’ano..
Poi, le sfilai le mutandine e cominciai a leccarla: la mia lingua faceva dei lenti giri sulle grandi labbra, poi lentamente passava su e giu fino ad entrare nella fessura che cominciava a rilasciare un nettare buonissimo, un liquido divino di cui mi assetavo avidamente.
Quindi cominciai a succhiarle il clitoride e sentii i primi gemiti di piacere provenire dalla bocca di Paola.
Il cunnilingus mi piaceva da matti e, contemporaneamente, avevo cominciare a toccarmi anch’io.
Leccavo e mi toccavo.
Leccavo e mi penetravo con le dita.
Il piacere cominciava a montare e la mia lingua diveniva sempre più veloce, sempre più avida, sempre più bramosa.
Nel frattempo, anche lei cominciava a toccarsi, e a spingere la mia testa sul suo sesso.
Il mio viso era tutto bagnato degli umori di Paola, sentivo umida la bocca, le guance il naso e cominciavo a sentire uno leggero stordimento…

(…continua…)

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