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La mia educazione

By 18 Gennaio 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Carmela aveva un problema, o meglio una serie di problemi ma l’ultimo in ordine di tempo si sovrapponeva agli altri, forse completandoli, sicuramente complicandoli.

Il suo problema era il figlio: Nino, un diciottenne schivo, più propenso a restare a casa a giocare alla PS che a uscire con gli amici. Uscire con gli amici poi era una esagerazione perché nel paesino dove abitavano di suoi coetanei non ce ne erano molti e i più, già patentati, sparivano sempre per andare nei paesi lì intorno o nella vicina città.

Già, perché Nino non solo si era fatto bocciare a scuola per cui era un anno indietro, era anche riuscito a farsi bocciare due volte all’esame della patente e così non poteva usare l’auto di famiglia e era costretto a accontentarsi del motorino.
Certo nel piccolo paese siciliano in cui vivevano il clima raramente impediva l’uso delle due ruote, ma vuoi mettere la libertà dell’automobile?

Non aiutava la tranquillità di Carmela il fatto di vivere sotto lo stesso tetto dell’anziana madre, insieme alla zia Rosalia, vedova di un fratello di Carmela scomparso troppo presto in mare e alla zia Maria moglie di un altro fratello che avendo un’impresa edile era spesso fuori casa, con continui litigi tra i due. Quasi lo stesso problema di Carmela che aveva il marito, marittimo, sempre a bordo di qualche nave.
Non che lei litigasse col marito, faceva piuttosto da paciere tra lui e il figlio che, nei momenti in cui il marito era a casa, litigavano spesso mal sopportando Nino l’autorità paterna. Lei non si lamentava più di tanto, concentrata sulla gestione del piccolo negozio di generi alimentari di quelli che nelle città non trovi più. In effetti quelli al negozio erano i momenti più sereni della sua giornata, passata a vendere e consigliare, chiacchierare con i clienti che erano quasi amici, tutto meno di essere in casa a sentire le lagne di madre e cognata, a entrare in conflitto anche per le piccole cose con l’altra cognata che sembrava ritenersi la regina di casa, a cercare di essere più vicina al figlio che pativa chiaramente le sue assenze.
Era anche un po’ gelosa di Rosalia per il rapporto che aveva con Nino, d’altronde l’avevano cresciuto lei e l’anziana madre, e dell’evidente preferenza che lui aveva per lei.

Ultimamente Nino si era ancora più accostato alla zia nelle piccole cose; per esempio quando guardavano tutti insieme la TV e lui aveva iniziato a scegliere di sedere sul divano vicino Rosalia anziché la madre come faceva di solito. Per il resto del tempo stava nella sua camera a fare chissà cosa, quasi evitando sua madre, sicuramente parlando di meno con lei se non per ripeterle, a ogni pi&egrave sospinto, l’eterna lamentela:

– Tu non ci sei mai ‘

No, c’era qualcosa che non andava, e questo pensiero la tormentava non riuscendo a capire cosa.
Cominciò a subdorare qualcosa una sera davanti alla TV. Al solito Nino era al fianco di Rosalia e sulle gambe avevano posto entrambi una leggera coperta lamentando un freddo immotivato.
Alla tenue luce dello schermo Carmela notò degli strani movimenti dei due sotto la coperta.

Era possibile che quell’alzarsi e abbassarsi all’altezza dell’inguine di Nino fosse” No, non poteva essere la mano di Rosalia”.. eppure il braccio spariva sotto la coperta proprio in quella direzione; e il braccio di Nino che sembrava appoggiato al ventre della zia? Non si muoveva forse la coperta all’altezza dell’inguine di lei?
E la faccia dei due? Immobili come se guardassero attentamente il televisore, non avevano entrambi un’espressione gaudiosa immotivata?

L’anziana madre, sulla poltrona, sembrava non aver notato niente.

Carmela, di sottecchi, cercò di guardare meglio ma senza riuscire a capire con sicurezza.

La notte, preda dei dubbi, volle verificare e si alzò andando nel salotto. Non trovando la coperta la cercò in bagno, tra la roba da lavare, e lì c’era, inequivocabilmente macchiata.
Fu uno shock che la fece restare immobile per un minuto nel bagno, la coperta in mano, senza sapere cosa fare. Avvicinandola al naso avvertì, tenue, un odore che conosceva e che poteva solo essere sperma.
Tornata nel suo letto faticò a addormentarsi pensando a Nino con la zia, incerta se affrontare la situazione o tacere, domandandosi il perché della cosa.

Certo, Nino era un ragazzo pieno di ormoni. Si accorse di non sapere nulla della vita sessuale del figlio, di fidanzatine, di amori magari non corrisposti. Ma Rosalia? Come poteva una donna di 40 anni, per di più congiunta del ragazzo, pensare anche solo di avere un legame sessuale con lui. In verità sapeva che Rosalia avvertiva la mancanza del maschio. In paese si sussurrava di qualcosa tra lei e il barbiere, anche tra lei e il vigile urbano. Nelle rare occasioni in cui ne avevano parlato lei gli aveva accennato a ‘certe necessità’, e la comprendeva benissimo perché quelle necessità erano anche sue per le prolungate assenze del marito. Avvertì un certo languore la ventre, i pensieri sconci l’avevano stimolata ma non aveva voglia di masturbarsi come ogni tanto faceva.
Si addormentò in preda alla confusione.

Nino aveva un problema, anzi una serie di problemi. Quelli tipici della sua età, 18 anni, quelli della scuola ove aveva perso un anno non avendo troppa voglia di studiare, quelli delle amicizie perché i suoi coetanei uscivano spesso tra di loro in auto per andare in giro, e l’avrebbero anche preso con loro ma Nino era di carattere un po’ chiuso e preferiva spesso restare a casa piuttosto che uscire con compagnie che non gradiva molto.

Problemi anche di comunicazione con i genitori, perché il padre, spesso assente, quando era a casa non faceva che comandargli di fare questo o quello. In verità il padre cercava di ‘svegliare’ un figlio che credeva troppo introverso. Non si rendeva conto di sbagliare totalmente metodo, imponendosi anziché consigliare, in un rapporto che veniva sentito dal figlio come con un padre-padrone. Con la madre era diverso: lei non si imponeva e, anzi, gli dimostrava tutto il suo amore come poteva. Il fatto &egrave che era sempre assente per badare al negozio e la sera, quando potevano stare insieme, c’era sempre qualcosa da fare che impediva di mettersi a sedere e parlare.

Difatti Nino era stato cresciuto dalla nonna materna e dalla zia Rosalia, vedova del fratello di sua madre che era rimasta con loro; marginalmente anche dall’altra zia, Maria, moglie di un altro fratello della madre, che però era più impegnata a litigare col marito che a badare al nipote.
Il suo problema principale era il sesso. A parte alcune piccole tresche con le compagne di scuola in città, che nel paese dove abitava le ragazze erano quasi inavvicinabili, essa era principalmente basata su internet. Lunghe e interminabili seghe su un qualche sito porno.

Questo fino a quando, due mesi prima, sua zia Rosalia non l’aveva sorpreso.

La vergogna di essersi fatto scoprire l’aveva immobilizzato sulla sedia davanti al PC, la mano ancora stretta sull’uccello teso.
La zia, entrando di fretta, era rimasta a bocca aperta vedendo suo nipote in quella situazione. Lo sguardo fisso all’uccello del giovane, ammirandone la rigidezza e le dimensioni. Si era sentita illanguidire ripensando a suo marito scomparso, alle loro notti infuocate. Era rimasta sola troppo giovane, e questo l’aveva fatta cedere alle profferte di due uomini del paese, piccoli palliativi alle sue voglie, mal soddisfatte dai due abbastanza avanti con gli anni. La giovinezza, l’energia del nipote l’avevano colpita nell’intimo e aveva guardato l’uccello teso sentendosi l’acquolina in bocca”.e non solo.

Si era avvicinata al ragazzo senza smettere di fissargli il ventre, e lui era rimasto immobile, rosso come un peperone, volendo scomparire ma senza sapere come.

– Povero caro, non sai come sfogarti e ricorri a quelle donnacce del computer? Ma c’&egrave qui la zia per te ‘

Le parole le erano uscite da sole dalla bocca e già la sua mano aveva sostituito quella di Nino, stringendo la carne dura e calda del pene, iniziando a scivolare su e giù, presa da quell’arnese che le pareva magnifico, gigantesco”. Irresistibile.

Nino, dal canto suo, non sapeva cosa fare, e già il piacere che la mano di Rosalia gli donava si stava impadronendo di lui. Nulla a che vedere con la propria mano, neanche con quelle inesperte delle rare amiche di scuola, amorini frettolosi mai approfonditi. Nemmeno guardava più il filmato porno sullo schermo, concentrato sulle sensazioni che la mano della zia, sempre più veloce, gli dava; sulle tette che, vicinissime al suo volto, sporgevano dall’abito di casa della donna. Quante seghe aveva dedicato a quelle tette? Non ricordava e improvvisamente una sensazione di calore fortissimo lo avvolse, concentrandosi sul basso ventre, sull’uccello da cui stavano sgorgando fiotti densi e cremosi di seme lordando la scrivania e la tastiera. Nino poteva solo gemere, ora appoggiato a quelle tette, perso in un mondo che nemmeno immaginava esistesse.

– Povero caro, ma quanta ne avevi? Ora pulisci tutto da bravo ‘

Con queste parole Rosalia lo lasciò, portando con sé le gote arrossate, la mano sporca di sperma che, appena uscita dalla stanza, non poté non odorare intensamente, saettando la lingua a raccogliere parte della crema viscosa, assaporandola e ricordando il passato. Appena in camera era stata costretta a masturbarsi, rivedendo nella mente l’uccello del nipote, sentendone l’odore addosso. Solo dopo, ottenuto un orgasmo appena soddisfacente, era comparso il rimorso, la paura di quel che aveva fatto’.. e la voglia di farlo ancora.

Così era nata una storia tra zia e nipote, difficile da gestire per la presenza costante della madre e della cognata, eppure appagante nei momenti in cui riuscivano a stare tranquillamente da soli.
Rosalia aveva insegnato a Nino a toccarla ma non aveva osato andare oltre limitandosi a masturbazioni reciproche. Solo in due occasioni aveva ceduto alla voglia di imboccare la verga eretta, di sentirsi riempire la bocca, si farsi scorrere il seme nella gola, e ogni volta per Nino era stato il paradiso in terra. Lui le chiedeva sempre quella pratica ma lei, dibattuta tra rimorso e voglia, cercava di trattenerlo e trattenersi. Dopo la prima aveva ceduto solo una volta.

Si erano anche fatti più arditi, prendendo l’abitudine, la sera davanti alla TV, di toccarsi a vicenda incuranti della presenza delle altre, nascosti a malapena da una coperta leggera e dal buio della stanza. Convinti di non essere visti e invece, come abbiamo già detto, erano stati scoperti dalla madre di lui, ma ancora non lo sapevano.
Lo scoprirono presto perché Carmela, la madre di lui, pensò bene di affrontarli avuta la certezza di cosa accadeva sotto quella coperta.

Accadde una sera in cui, messa a letto l’anziana madre al piano di sopra, approfittando dell’assenza dell’altra zia uscita per un qualche motivo, prese il coraggio a due mani e, atteso il momento propizio, si alzò di scatto dalla sua poltrona e, afferrata la coperta, la tirò con forza scoprendo le due mani indaffarate sui rispettivi sessi.
Rimasero sorpresi tutti e tre: i due colti sul fatto ma anche lei, che per la prima volta vide l’uccello del figlio da quando, piccolo, gli faceva il bagno.

Anche Carmela soffriva: il marito sempre assente quando tornava si sfogava su di lei lasciandola spesso insoddisfatta. Ottenuto il suo piacere si girava dall’altra parte e si addormentava subito. Lei qualche volta faceva da sola, molte di più piangeva frustrata fino a che il sonno consolatore non la coglieva.

Adesso aveva di fronte un uccello di tutto riguardo, lungo e dalla testa possente, stretto nella mano di Rosalia che ne lasciava scoperta la metà. Carmela sentì un calore al ventre guardandolo ma riprese forza e inveì contro i due, specialmente Rosalia.

– Brutti sporcaccioni, mi fate schifo, fare queste cose così davanti a tutti. Specialmente tu Rosalia, brutta zoccola, vai a farti montare da Turi (il barbiere ndr) invece di sfogare le tue luride voglie su mio figlio. ‘

Nino, impaurito, taceva vedendo la madre sbraitare come un’ossessa. Rosalia invece passò dalla paura alla rabbia a sentirsi insultare in quel modo e reagì inveendo a sua volta.

– Che cazzo ne sai delle mie voglie, che cazzo ne sai di quelle di Nino visto che non ci sei mai. Tu che hai sempre brillato per la tua assenza ora vuoi fare la predica a noi? Dov’eri quando tuo figlio aveva qualche problema? Ora il suo problema &egrave questo, pensi di poterlo risolvere tu? ‘

Nel dirlo aveva ripreso in mano l’uccello del ragazzo, ora meno rigido per la paura ma sempre ben visibile. A Rosalia non sfuggì lo sguardo di Carmela all’uccello stretto nel suo pugno; lo interpretò bene e cambiò tono:

– Guardalo. Poverino, ha questo ben di Dio tra le gambe e non sa cosa farsene. Preferisci che si ammazzi di seghe al computer? Io posso dargli ciò che vuole, senza che lo cerchi in qualche donnaccia fuori di casa” e anche io ne ho bisogno. ‘

– Ma tu sei la zia, non devi toccarlo, non devi”. ‘

– L’ho toccato infinite volte quando gli facevo il bagnetto, allora era per pulirlo, ora per altro ma che cambia? Io gli ho dato quello che non gli hai dato tu. Presenza, affetto e, sì, ora anche questo, per farlo sfogare, per fargli conoscere la femmina. ‘

– Avete”scopato? ‘

La domanda diretta di Carmela, detta a voce bassa, con un tono non più alterato, avverte Rosalia che la situazione &egrave cambiata. Nello stesso tempo sente dentro di sé la voglia che fosse vero quel che dice la cognata. Da troppo tempo non sente il corpo caldo di un uomo sopra di lei, da troppo tempo deve accontentarsi delle sue dita o quelle di Nino. Però adesso deve circuire Rosalia, non può permettersi di farsi cacciare di casa, e ha un unico modo per salvarsi: coinvolgerla.

– Guarda Rosalia, guarda come &egrave ben fatto il nostro Nino. Vieni, diamogli sollievo, fagli dimenticare le tue assenze. ‘

L’uccello di Nino, stretto nella calda morsa della mano di Rosalia, era tornato a ergersi.
Carmela lo guarda golosa, non pensa più che appartiene a suo figlio, al suo Nino, vede solo un uccello giovane, turgido, vede solo la cosa di cui sente spasmodicamente la mancanza.
La mente cosciente interviene a livello subliminale a dirle che non può, che non &egrave giusto, le ricorda a chi appartiene quell’uccello che la attrae, che la fa avvicinare centimetro dopo centimetro. Sono attimi di indecisione, di battaglia tra istinto e ragione, di equilibrio tra voglia e coscienza. Un equilibrio rotto dal senso di colpa, dal sapere che Rosalia ha ragione, che non ha ottemperato ai suoi doveri di madre, e lì vede l’occasione del riscatto, di fare finalmente qualcosa per i bisogni di Nino. Sceglie. Una scelta sbagliata perché non &egrave questo che dovrebbe fare, ma &egrave la scelta più facile, ipocrita, egoista ma”..

La sua mano si tende verso il ventre di Nino, stringe la parte di verga lasciata libera da Rosalia, ne avverte il calore, la serica morbidezza della pelle, la rigidità dell’insieme.
La sua mano si muove insieme a quella di Rosalia.
Nino &egrave col fiato sospeso, ha compreso il cambio di umori ma non le motivazioni, e nemmeno gliene importa. Per lui conta solo che le due mani si muovano sul suo membro, lo carezzino, lo stringano, gli diano quel piacere di cui non sa più fare a meno.
Come un automa Carmela si &egrave seduta al suo fianco, muove liberamente la mano su tutta l’asta lasciata libera da Rosalia, carezza le protuberanze alla base, ne apprezza il gonfiore, risale sull’asta scoprendone la punta gonfia di sangue. E’ un attimo, quello che intercorre tra il pensiero che le attraversa la mente e la mossa di Rosalia che le spinge la testa in basso, poi chiude gli occhi e apre la bocca sentendosela riempire dal quella carne calda.

Mugola a bocca piena, troppo forte la sensazione che dalla gola le &egrave scoppiata nel ventre oramai umido, poi muove la lingua. Piano, tutta intorno, scendendo a riempirsi la gola e poi tirarlo fuori, leccarlo con voluttà, succhiarne la punta e riprenderlo quanto ne può.
Rosalia la guarda esterrefatta. Era quello che voleva, ora Carmela non potrà mai più incolparla e cacciarla di casa. Però non immaginava la passione evidente con cui la cognata si occupa di quel membro. La invidia e cerca di strapparle il boccone ma Carmela resiste, non cede, non se lo toglie di bocca e a Rosalia non rimane che leccare la pelle lasciata libera, esposta, i testicoli gonfi.

E’ così che li sorprende Maria rientrata all’improvviso.
Era uscita per incontrare il suo amante perché sta iniziando a odiare il marito e vorrebbe evitare ogni suo approccio, a cui comunque si sottomette con scarsa partecipazione, cercando soddisfazione fuori di casa e non trovandola nemmeno lì. Sì perché il suo amante dopo un fugace incontro in auto l’ha lasciata per tornare da sua moglie. Una sveltina in cui non ha goduto portandosi a casa l’eccitazione, la mente persa in pensieri erotici, ansiosa solo di arrivare in camera e masturbarsi.
E’ un’immagine forte quella che vede. Due donne, due milf, chine sul ventre del ragazzo, intente a leccarlo e succhiarlo come se non vi fosse altra ragione di vita, e quelle donne sono la madre e la zia. E’ una scossa, uno schiaffo in viso che le fa uscire un verso strozzato.

Nino nemmeno lo sente, la testa riversa indietro, gli occhi chiusi, avverte solo il piacere che le due bocche gli danno. Carmela invece si blocca, si immobilizza con l’uccello ancora in bocca. Mille pensieri le passano per la testa, dal fastidio di essere stata interrotta alla paura dello scandalo. Anche Maria ha questi pensieri ma lei ha un’arma in più: sa che Maria &egrave come Carmela, stessi bisogni, stessa situazione, e non ha appena coinvolto Carmela senza troppe difficoltà?

Si alza dimostrando una sicurezza che non ha, si avvicina alla cognata e, per mano, la conduce verso la coppia.

– Vieni, il piccolo Nino ha bisogno di noi, del nostro affetto. Vieni a dargliene anche tu. E’ giovane, &egrave meglio di Francesco ‘

Invito esplicito che in altra persona provocherebbe reazioni diverse, ma Rosalia sa tutto di Carmela, del suo amante. Maria si &egrave confidata con lei, e se &egrave tornata prima del previsto qualcosa deve essere andato storto.
Ottiene anche con lei di farla avvicinare al divano, di farla inginocchiare invitando Carmela a farsi momentaneamente da parte.

– Lascialo Carmelì, lascia che anche Maria dia affetto al nostro piccolo come noi ‘

Carmela capisce, sa che se anche Maria partecipa non ci sarà nulla da temere.
Di malavoglia si stacca dall’uccello eretto, lucido di saliva. Lascia spazio alla cognata che si abbassa e riprende da dove Carmela ha lasciato.

Nino si &egrave accorto dell’arrivo dell’altra zia e &egrave rimasto fermo, vivendolo più con fastidio che con paura, e ora &egrave incredulo. Tre bocche unite a dargli piacere, le tre donne della sua vita insieme, tutte per lui. E’ troppo. Questo pensiero lo fa inarcare, gemere e godere.

In quel momento &egrave Carmela che si &egrave riappropriata del membro. Lo sente vibrare, tendersi; avverte il primo schizzo direttamente in gola ma sa cosa fare, suo marito l’ha sempre preteso. Ingoia il seme man mano che gli spruzzi le arrivano in gola, sulla lingua. Succhia con forza per tirarne fuori anche l’ultima goccia e poi si agita anche lei. E’ bastato quello per farla godere a sua volta, senza nemmeno toccarsi, solo la sensazione del maschio che geme per lei sola. Si stacca lasciando l’asta su cui si rincorrono le lingue delle altre due donne, ripulendolo, cercando residui del seme, le lingue che si incontrano sul glande, le labbra che si toccano.

Poi si abbandonano mollemente dove si trovano: chi sul divano, chi sul pavimento, rivivendo i momenti esaltanti appena vissuti, prendendo coscienza di cosa &egrave avvenuto, ognuno perso dietro i propri pensieri, i propri bisogni.

Nino &egrave giovane, pieno di energie, il suo uccello non ha ceduto di un millimetro nonostante il forte orgasmo appena raggiunto, e su quell’uccello si puntano ancora gli occhi delle tre, vogliosi, ingolositi dalla resistenza del ragazzo, schiavi della voglia insoddisfatta di due di loro e della voglia che sta rinascendo di Carmela.
Rosalia si fa avanti, vuole godere e oramai &egrave oltre ogni pensiero del lecito o meno. Si toglie le mutande, si alza l’abito e sale sopra al ragazzo. Gli prende l’uccello con la mano e se lo struscia sulle labbra intime, godendo già di questo, pregustando il momento in cui lo sentirà entrare. Mugola la sua voglia ma viene fermata da Carmela.

– Aspetta. Tocca a me ‘

Le due donne si guardano in cagnesco, nessuna vorrebbe cedere, e anche Maria si fa avanti pretendendo. Carmela le guarda prima con sfida e poi con occhi supplici:

– Vi prego. La sua prima donna”.. devo essere io. Poi sarà tutto vostro ma ora, vi prego”. ‘

Maria e Rosalia si guardano, in silenzio annuiscono capendo e si fanno da parte.
Carmela si spoglia completamente, sale sopra il ragazzo e, come prima la cognata, si abbassa e si strofina addosso a lui. La voglia si fa prepotente, se lo punta all’ingresso della vagina e scende lentamente sentendosi riempire. Non si ferma finché non l’ha tutto dentro, rigido come ferro.
Nino ha la bocca aperta, non si aspettava una cosa del genere ma non si fa problemi. Gusta momento per momento la penetrazione, le mucose che lo avvolgono roride di umori, lo stretto fodero che gli si adatta come un guanto.

– Mamma” mamma’ &egrave bellissimo” &egrave bellissimo”’ che cos’&egrave? ‘

– Sssshhhh figlio mio” stai diventando uomo”’. Il mio ometto”.. ‘

Poi non c’&egrave più spazio per le parole. Carmela si muove sopra di lui e lui le si fa incontro, il membro scivola sempre più facilmente nella vagina di lei, i fianchi si muovono scomposti, i gemiti riempiono la stanza.
Maria e Rosalia guardano quel momento magico, ammirano l’intimità dei due abbracciati e si masturbano freneticamente attendendo il loro momento.

Dura poco per Carmela. Gode dopo pochi minuti di cavalcata e subito Rosalia la scalza, la fa togliere e sale lei sopra il ragazzo muovendosi scatenata. Pochi minuti ancora le bastano per mugolare il proprio piacere abbracciata strettamente a Nino, la bocca sulla sua spalla, scossa da tremiti incontrollabili.

E’ il turno di Maria che ha assistito al coito delle altre due fremendo d’impazienza, ma non vuole salire sopra. Si inginocchia sul pavimento, poggia il busto sul divano e invita il ragazzo dietro di lei. Nino conosce per sentito dire quella posizione, lo eccita e si sbriga a alzarsi, porsi alle sue spalle. Come se fosse già esperto strofina il glande sulle labbra intime di Maria, le pennella il liquido abbondante su tutta la micina e solo quando la donna geme e lo invoca si decide a puntarlo all’ingresso della vagina. Basta una semplice spinta e &egrave tutto dentro la micina abbondantemente lubrificata.
Nino si gode la cavalcata, si sente un Re, e veramente lo &egrave per quelle donne scatenate, e il suo scettro &egrave di carne dura. Scopa la zia facendola godere due volte prima di muoversi, istintivamente, sempre più veloce.

Rosalia si &egrave ripresa, lo vede avvicinarsi all’orgasmo e si sbriga a farlo staccare. Previdente, non &egrave il caso di una gravidanza indesiderata, anche se non si tratta di lei sarebbe un bel caos in famiglia visto che il marito di Maria forse &egrave sterile.

Nino si ribella quando una mano sul ventre lo spinge indietro, lo fa uscire dalla tana accogliente in cui scivolava beato. E’ un attimo, il tempo sufficiente perché Rosalia si abbassi e apra la bocca inghiottendo il membro per metà. Gode nella bocca della zia inarcandosi, riempiendola di seme che lei non ingoia ma lascia poi scivolare fuori imbrattando il ventre di Nino e la schiena di Maria.

Nino cade a sedere all’indietro, come per un mancamento, e già Carmela gli &egrave addosso stringendogli il pene, muovendolo per fargli riacquistare vigore preda di nuove voglie.
Passa un minuto prima che Nino sia di nuovo in grado, e le tre donne pensano a quanto sia beata la gioventù, l’energia inesauribile che ai loro mariti o amanti manca da tempo.
Così Nino si trova tre donne chine sul divano, tre paia di natiche a pochi centimetri dal suo ventre. Le sente mugolare, chiamarlo, e si diverte a passare da una all’altra come un amatore oramai scafato. Le cavalca donando loro un altro orgasmo a testa prima di cominciare a gemere forte anche lui, a sentire ancora l’urgenza dei lombi, quel preavviso della scarica elettrica che gli percorrerà il corpo fino a scoppiare nel cervello, e ancora le tre donne si dedicano a lui quando sta per godere, come una sola persona si voltano e si chinano in avanti omaggiandolo con labbra e lingua, ricevendo sui volti protesi il poco seme che ancora lui riesce a donare, leccandosi le labbra avide per raccoglierne ogni goccia.

Il giorno dopo, a colazione, Nino ha gli occhi cerchiati sulla faccia felice e le tre donne hanno tutte un’aria soddisfatta per la piega che ha preso quel ménage familiare. Non ci saranno più rimpianti, litigi, mancanze, ora c’&egrave chi può esaudire i loro desideri. Devono solo stare attenti all’anziana madre, che non se ne accorga, e si stupiscono non l’abbia già fatto dato tutto il rumore della sera precedente.
Ma &egrave così? La nonna si avvicina al nipote dandogli un bicchiere ripieno di una pappa arancione.

– Uno zabaione per il nostro ometto ‘

dice.

– Sta crescendo e ne ha bisogno –

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