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LA MINIGONNA ROSSA

By 3 Agosto 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

LA MINIGONNA ROSSA

Livia s’è alzata presto, non riusciva a dormire nella bolla di calore di quel fine maggio così bollente.
Bollente.
Ma la mattina, fuori casa, fa ancora freschino e serve lo spolverino bianco.
Ha voglia di vacanze Livia, di vacanze e divertimento e’
E il suo ragazzo l’ha lasciata due mesi fa.
E’ a Londra, ha conosciuto una lituana bionda come la luce del Sole, gli occhi di zaffiro, tutto il contrario di lei mora dagli occhi siriani.
E forse anche più troia di lei, che forse è un figa di legno.
Così una trasferta di lavoro di sei mesi s’è trasformata nella fine di un amore di sei anni.

‘forse doveva andare così’ pensa davanti allo specchio.
Sceglie una camicetta bianca leggera di seta, a coprire un reggiseno bianco di pizzo senza ferretto ‘ che tanto non ne ho bisogno, a 27 anni le tette mi stanno su da sole!’, uno slip di pizzo di ottima marca.
Una gonna lunga e leggera, un paio di collant leggerissimi, perché le signore eleganti le portano sempre e valorizzano le gambe, un paio di ballerine bianche.

Il tram.
Il libro che da 4 mesi tenta di leggere: 5 fermate, 10 pagine, all’andata; 10 pagine, 5 fermate, al ritorno.

L’ufficio.
Lavora in un’agenzia di cacciatori di teste: prende appuntamenti, fa accomodare i candidati, porge loro i documenti obbligatori per la privacy.

La primavera è periodo buono, di lavoro ce n’è tanto, così spesso arriva alla pausa pranzo senza nemmeno accorgersi.
I colleghi non le piacciono molto: i ‘dottori’ sono perlopiù giovani a volte più di lei che o ci provano o non ti filano di pezza, le colleghe cercano di farsi notare, vuria mai che si fa carriera.
Spesso passeggia in pausa pranzo.

A volte fa shopping.

Adora lo shopping, ma guadagna poco, e vivere a Milano costa tanto’

Ma oggi c’è quell’aria di primavera.

E’ calda l’aria oggi, Livia è un po’ pentita d’essersi vestita da matrioska ‘così le ha detto Elena, che invece aveva la mini d’ordinanza.

Lo shopping.
Livia sta passeggiando, dopo aver mangiato il suo panino e vede qual manichino con una bellissima minigonna rossa.
Proprio bella, pensa.
-Ti sta proprio bene! Potevo darti del tu, vero?

Certo che poteva: la commessa è una bella ragazza, forse un paio d’anni in più di Livia, castano chiaro, occhi verdi, belle curve, forse un po’ più cicciottella di Livia.

Sono dentro al camerino di prova, Livia le ha chiesto un parere.

Quella gonna la indossa come un guanto.

– ma non è un po’ troppo corta?
– Ma va! Troppo corta!? Oh, ma mica c’hai novantanni!, te la puoi permettere!

E lo dice guardandola con l’occhio un po’ lucido, un po’ liquido.
Ma Livia non vede l’occhio liquido’

-Piuttosto dovresti togliere quelle calze, sono orribili e poi con il caldo che fa!

-Ma’

In effetti, la ragazza non le porte, ha dei pantaloni attillati, che scoprono le caviglie e delle deco di raso blu.

-Togliamole dai!

Livia non fa nemmeno a tempo a capire cosa succede, si trova la gonna alzata, le mani della ragazza che le abbassano i collant, poi fuori un piede, poi fuori l’altro.

Le mani della ragazza sono come velluto di pesca Livia ha un brivido.
La ragazza la guarda negli occhi, cerca un segno di stop, ma Livia non fa niente, tra lo stupito, l’intimorito e il non so che.

-che belle mutandine che porti, sai, io non le porto mai’
Le dita si avvicinano all’inguine di Livia.

-Mi chiamo Barbara, e tu?

Al tu, le dita avevano già sfiorato la fighetta di Livia.

‘non voglio! Cosa sto facendo? Mica sono lesbica!’

-Li- Livia

Le esce in un sussurro.
Evidentemente la sua fighetta non sa che sono le dita di una donna e non di un ragazzo.
E’ bagnata, forse contro la stessa volontà di Livia.

Si ritrova senza mutandine, e sente una lingua morbida che le entra dentro.
Pochi minuti, la testa che gira, il mondo che sparisce.

Due mesi di astinenza e ditalini che esplodono sulla lingua di Barbara.

-Vedo che sono stata brava, era la prima volta?

Un cenno affermativo.

-ora ho voglia io’

Livia si riprende, di colpo torna alla realtà:

-No, io’ no, non posso, devo scappare!

Esce dal camerino, butta sul banco del negozio 4 pezzi da 50 euro, scappa verso l’ufficio.

Se ne accorge’
Si accorge che è scappata senza rimettersi le mutandine e nemmeno le calze.

‘vabbè, in ufficio mi cambio e mi rimetto la mia gonna lunga’

E così fa, prima che qualche sua collega veda la minigonna rossa e faccia commenti.

Non riesce più a concentrarsi sul lavoro, non riesce più.
Non fa che pensare a barbara, alla sua lingua fatata ‘ Marco non mi aveva mai leccato così”

Finalmente le sei e mezza.

Ma non ha voglia di riprendere il tram, 5 fermate, 10 pagine’
Fa caldo, c’è luce, l’aria è frizzante.
E lei si sente altrettanto frizzante, e confusa, e eccitata.
Entra in un bar e ordina un martini rosso.
Guarda la gente che va e viene di fronte al bar.

Ne beve un altro.

Al terzo martini capisce che forse è meglio andare’

‘guarda quelle scarpette rosse, sarebbero perfette con la mia gonna nuova!’

E’ un po’ brilla, Livia, e contenta e confusa ed eccitata.

E ha voglia di quelle scarpette rosse così perfette per la sua gonna nuova.

-stiamo chiudendo, mi spiace.

Livia guarda il commesso, un ragazzone poco più che ventenne, con aria sconsolata.
L’alcool le rallenta un po’ la percezione e i riflessi mentali.

-ma guarda che ci vorrà poco, voglio solo provare quelle scarpette rosse, hai un 37?

Il ragazzo la guarda: è bella, sembra veramente interessata alle scarpe e si, ce l’ha un 37, ma ha anche voglia di andare a casa.

-torna domani, dai, mica scappano.

-ma sono perfette per la mia gonna nuova!

Livia l’ha detto con un tono stupito e stupefacente: come se fosse assolutamente conclusivo quell’argomento, non vorrà mica questo idiota negare l’evidenza dei fatti, no?

Il ragazzo vede la minigonna rossa.
Nemmeno lui sa perché lo fa, ma abbassa la serranda fino a un metro da terra come a dire il negozio è chiuso.

-Guarda, l’ha c’è una specie di camerino perché vendiamo anche abbigliamento sportivo, se vuoi mettitela così vedi come stanno le scarpe.

Le porge il 37.

Livia è un po’ brilla, ed eccitata e confusa e leggera e frizzante.

E nemmeno si ricorda più di non avere le mutande né le calze.

Va nel camerino e ne esce con la minigonna rossa leggera e svolazzante e quelle bellissime peep rosse da 10 centimetri di tacco.

-come sto?

E fa una mezza giravolta.
E il commesso vede una mezza intuizione.

-Ecco’ si’ ti sta proprio bene, fammi un po’ vedere se la misura è proprio giusta: ti stringono? Oppure ti sembra di perderle?

-No, mi sembrano giuste, forse sarebbe perfetto un sette e mezzo’

-Che non c’è’

Il ragazzo è in ginocchio davani a Livia, le ha afferrato una gamba sopra la caviglia e le sta sfilando la scarpa.

E sta vedendo tutto.
Il tocco del ragazzo, la voglia accumulata in due mesi, la lingua di Barbara.

I tre martini lento fiume nelle vene’

-Ma cosa stai facendo!?

Vorrebbe resistere, Livia, ma non ci riesce.
Il ragazzo le sta carezzando un piede e poi’
Lo bacia, bacia le ditae dischiude le labbra.
‘anche questo non me lo avevano fatto mai, che bella sensazione”

Pensa Livia e si bagna sempre più, un rivolo trasparente e zuccheroso comincia a scendergli lungo le cosce.

Lui lo raccoglie con la lingua poi torna giù e si fa sparire le dita in bocca.

-leccare i piedi mi fa venire voglia di pompino.

Lo dice alzandosi, slacciandosi i jeans neri.

-Cosa? Ma’

ma niente, Livia si trova in ginocchio, una scarpa si una no, con il cazzo del ragazzo di fronte agli occhi.
Li chiude, gli occhi, Livia.
Pensa che sono due mesi che non assaggia un cazzo.
E se lo spinge dentro.

E’ brava, davvero brava, pensa il ragazzo: sa come muovere la lingua, sa dove appoggiarla, sa quando succhiare e quando no.

Ma lui è giovane, troppo.

-Ve’vengoooo!

-Uhhm uh!

Ma non ce la fa a spostarsi: non che sia una santarellina, con Marco ingoiava, anche se non sempre, ma adesso!

Adesso non fa in tempo che si ritrova la bocca piena di sborra calda.
Tanta.
E’ giovane il ragazzo.
Forse era un po’ che non gli capitava una pompa così.

Livia la botta gù tutta, senza più pensare ‘fanculo’.

Ma è giovane, beati vent’anni, il ragazzo e ne ha ancora.

-succhiamelo un po’ ancora, dai!

Lei accetta, lo succchia un po’, poi lo lecca come un gelato.

-lo vuoi?

Sorride il ragazzo, ma è anche un po’ teso.

-Girati

Livia si gira, si trova a pecora, la gonna rossa che va su.
Sente lui che le entra dentro, senza fatica tanto che è bagnata.

-Ohhh siiii, tutto tutto, mettilo dentro tutto!

Lui l’accontenta, lo spinge fino alle palle.
Comincia a sbatterla forte, più forte , più forte.

Livia sente le palle sbattere contro il suo sedere.

-Ahahhhh ahhh, ah’.ah’ si, ancora’ tutto’. Lo voglio tutto’..!

IL ragazzo riesce a durare un bel po’: è già venuto di bocca e fa a tempo a sentire Livia urlare per l’orgasmo.

-Agghhhhhghhhhhhh

Livia si accascia sulle braccia e finisce lunga e distesa sul pavimento.
Lui la segue, senza smettere di montarla.

Ma non ce la fa più: le viene dentro, anche se meno che in bocca.

-oddio e adesso?

–adesso cosa?

-Ti sono venuto dentro!

-Certo idiota, ci dovevi pensare prima! Comunque stai sereno, piglio la pillola

‘ in effetti sono andata avanti a prenderla per abitudine, menomale’

Restano lì, il cazzo moscio esce da solo seguito da un rivolo di sperma bianco.

-Le prendo

-Eh? Cosa?

Livia si gira a guardarlo:

-le scarpe: le prendo.

Il tram
5 fermate, 10 pagine al ritorno.

Una minigonna rossa.

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