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La moglie del fascista

By 22 Giugno 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Campagna trevigiana, giugno 1944

Piombò nella sua vita come una cometa che improvvisamente si accende nel cielo ed irradia nella notte la sua luce sfolgorante. Piombò nella sua vita e la travolse con l’impeto invincibile della giovinezza. Piombò nella sua vita con la pretesa dell’immortalità. E l’immortalità non era forse la pretesa più assurda in un momento in cui il continente e l’intera umanità parevano sgretolarsi innanzi alla follia bellica ? Ma tutto ciò non la spaventava, ne tantomeno atterriva lui, abituato com’era a farsi beffe della morte sin da quando essa si era presentata sotto le spoglie anche troppo esplicite di una squadriglia di bombardieri inglesi che avevano devastato il quartiere in cui era nato e cresciuto. Suo fratello se l’ero preso, sua madre anche e addirittura il suo migliore amico si era preso quella puttana che risponde al nome di morte. Ma lui no. Lui era sopravvissuto e da quel momento non era più stato lo stesso.
Lei invece era cresciuta nell’agiatezza borghese e nel clima perbenista di una famiglia modello, l’archetipo della perfetta società fascista. Un padre notaio di integra ed incorruttibile reputazione. Una madre che era il risultato di un’ascendenza plurisecolare di militari che avevano partecipato a tutte le principali guerre fino a quel momento combattute in Italia e dall’Italia,partendo almeno da quella di successione spagnola. Un fratello più piccolo di tre anni che in quel maledetto periodo era tenente nella X della RSI. E a fare da contrappeso a questo perfetto quadretto di coincidenza con il catechismo mussoliniano, eccoci nella condizione di dover descrivere lei, Giulia, la protagonista della storia. Aveva 34 anni quando conobbe quel soggetto che si è tratteggiato poco sopra. Una conoscenza clandestina, dato che all’epoca lei era sposata da 8 anni con un ricco gerarca più vecchio di lei di 19 anni. Il più grande errore della sua vita, e la cosa più brutta era che non era riuscita ad impedire che la sua famiglia perpetrasse un simile scempio nei suoi confronti. Doveva essere una vendetta verso quella figlia ribelle che a 17 anni fumava e beveva alcolici, che a 19 aveva già un paio di amanti accreditati e che a 23 per poco non finiva in galera per essersi fatta beccare dall’OVRA in compagnia di un latitante anarco-socialista.
La collisione tra questi due universi che la vita aveva severamente punito, ma che continuavano imperterriti a venerare come una dottrina ubriacante, avvenne casualmente in un giorno di giugno del 1944, nei pressi del ricco podere di campagna in cui lei abitava, costrettavi alla segregazione dal feroce marito.

Il sole riscaldava la terra fertile e troneggiava in un cielo scevro di nubi, quasi che la natura fosse ignara o forse non curante dell’ignobile abisso in cui l’uomo del XX secolo era sprofondato. I raggi di luce illuminarono un corpo avvolto tra le lenzuola. Una donna dai lunghi capelli biondi e dalle membra modellate con maestria stava lentamente emergendo dall’oblio della notte. La sua vista, turbata dalla brillantezza del giorno, rimase per un attimo spenta, per poi accendersi e mostrarle la desolazione del letto matrimoniale in cui giaceva. Non c’era nessuno li con lei. Era sola, come spesso capitava da ormai 8 anni. Giulia si alzò in piedi e raggiunse il bagno, poi come un automa si diresse in cucina. Appena giunta sulla soglia trasalì. Suo marito era seduto su una sedia, l’uniforme sbottonata e una sigaretta fumante in mano.
:’ Buongiorno amore. Hai passato una notte tranquilla? ‘ Sibilò l’uomo con voce bassa e quasi sprezzante.
:’ Grazie, ho dormito benissimo.’ Detto questo Giulia si voltò per uscire ma l’uomo, con un gesto agile, si alzò in piedi e la raggiunse, afferrandola con forza per un polso.
:’ Lasciami, mi stai facendo male! ‘ :’ E allora saluta tuo marito come ti compete!’ L’uomo si chinò sul suo volto e la baciò in bocca, mentre con la mano destra le palpeggiava un fianco. Giulia riuscì a staccarsi da lui e a correre via. Il marito la guardò sogghignando e sussurrò:’ Troia.’ Poi spense la sigaretta nel posacenere, si abbottonò l’uniforme ed uscì di casa, per andare a svolgere il suo infame ruolo alla corte dello straniero.

Verso le sette della sera si udirono, dal podere, alcuni spari provenire da sud-est. Suo marito non era rincasato e Giulia si precipitò alla finestra del salone.. Nulla di anomalo, come al solito. Quella zona era così tranquilla che addirittura i Tedeschi non si vedevano se non si andava fino al paese più vicino, distante 7 chilometri. Una casa in mezzo ai campi e ai boschi. Una strada dissestata che solo raramente qualche convoglio dell’esercito attraversava. Un paio di torrenti. Come dire un bel niente per un bel po’ di chilometri. Del marito improponibile si è già parlato. Era chiaro che l’anelito di libertà per Giulia poteva assumere la forma inusuale di un intreccio fra lotta politica e rivendicazione personale.
Alle 8 squillò il telefono. Giulia andò a rispondere, sorpresa dall’inusualità di una chiamata, che forse aveva a che fare con il ritardo del padrone di casa. Infatti. Sarebbe tornato solo fra 3 giorni. Doveva andare a Milano. Buon per lei, almeno avrebbe potuto sfogare la sua sessualità repressa con un po’ di masturbazione, dato che concedersi a quell’uomo era così ripugnate per lei, da averlo fatto solo in rare occasioni.

Finito di cenare, Giulia andò in camera. Faceva davvero caldo, perciò si spogliò, sino a restare del tutto nuda. Si guardò alcuni istanti allo specchio. Nonostante andasse verso i 35, era ancora molto attraente, con i seni grossi e sodi, il sedere ben eretto e i fianchi rotondi. Se solo avesse potuto trovare un bel giovanotto che l’amasse e la valorizzasse. Ripensò al ragazzo con cui era stata una volta, a Napoli, oramai 12 anni prima. Era davvero belllo. Cosa avrebbe dato per sentire ancora le sue mani sul suo corpo, le sue labbra sulle sue e poter toccare i suoi pettorali muscolosi e duri. Giulia si rese conto che si stava bagnando, quindi si distese sul letto e si mise una mano in mezzo alle gambe. Si toccò per alcuni minuti, contorcendosi sul materasso ed alla fine venne emettendo un debole urlo. La sua mente rimase nel campo del lascivo, vagando tra immagini riferite ai suoi amplessi giovanili. Stava nuovamente per eccitarsi, quando sobbalzò per via di un rumore sordo proveniente dall’ingresso. Si rizzò in piedi come una scheggia ed indossò la vestaglia, mettendosi in allerta. Udiva dei passi provenire dalla cucina. Terrorizzata, Giulia afferrò un pesante libro e si diresse verso l’origine del rumore, avendo cura che i suoi passi fossero felpati. Quando fu sulla soglia del salone un’ombra le si parò innanzi e la gettò a terra, facendole schizzare il libro di mano. Giulia urlò, ma il suo grido fu stroncato da una mano maschile che le fu apposta sulla bocca.L’ombra parlò:’ Se fai rumore ti taglio la gola, donna’ Giulia sentiva la pesantezza di un corpo sopra di lei e pensò di stare per morire. Chi era quel bandito? Cosa voleva?
:’ Dov’è tuo marito?’
Ecco, volevano suo marito. :’ Non è in casa, è” Giulia sentì una lama sfiorarle la gola :’ Non prenderti gioco di me” :’ Ti giuro, non è in casa, è dovuto andare a Milano, se non mi credi tagliami la gola, bastardo!’ Giulia aveva ripreso il controllo sulla sua paura. L’uomo si alzò, reggendo Giulia per il collo, ed accese la luce. Era il maschio più bello che avesse mai visto. Alto un metro e ottanta, fisico atletico, capelli lisci castani e occhi di un verde intenso. Non doveva avere più di 25-30 anni. Si guardarono negli occhi per un istante, poi lo sconosciuto disse :’ Vediamo se hai ragione.’ Detto questo la costrinse in camera da letto e li, constatata l’assenza dell’uomo, si rivolse di nuovo alla moglie:’ Io faccio il giro il casa, se provi a fuggire ti uccido.’ L’individuò uscì dalla stanza.
No, non sarebbe scappata. La situazione la stava cominciando ad eccitare. Quell’uomo era senz’altro un partigiano che voleva uccidere suo marito. Era sola in casa con lui e , dettaglio non trascurabile, lui era sconvolgentemente attraente. Sotto la vestaglia era nuda, avrebbe potuto facilmente sedurlo. Al solo pensiero di quello che avrebbero potuto fare quella notte provò l’impulso di masturbarsi, ma le fu impedito dal ritorno dello sconosciuto.
:’ Non c’è nessuno.’
:’ Hai visto, bastardo, avevo ragione.’ L’uomo le si avvicinò e le puntò nuovamente il coltello alla gola :’ Se l’hai nascosto da qualche parte, quel dannato fascista”
:’ Cosa mi fai se l’ho nascosto da qualche parte quel dannato fascista?’
:’ Dato che sei molto bella, prima di ucciderti potrei stuprarti”
:’In merito alla seconda ipotesi, non cerco di meglio.’ L’uomo rimase interdetto dalla risposta della donna. Si fissarono negli occhi per alcuni istanti, poi lui accennò un sorriso e la spinse sul letto. In un attimo le fu sopra e la baciò in bocca. Lei rispose al bacio con avidità, stringendo le braccia sulla schiena di lui. Quando si staccarono lui cominciò a spogliarsi. Lei in un attimo rimase completamente nuda e lo aiutò a togliersi i pantaloni e le mutande. Il suo pene era perfettamente eretto. Quando anche lui fu nudo si distesero sul letto e lui la penetrò con ardore. Lui le stava sopra, sferrando poderosi colpi con il suo membro dentro la vagina di lei. Giulia si muoveva sinuosamente sotto di lui, sussurrandogli all’orecchio frasi oscene. Ad un certo punto le penetrazioni divennero più rapide e Giulia si resse con le unghie alla schiena di lui e con le gambe gli cinse i glutei, stringendolo a se. Lo sconosciuto la baciò sulla bocca e sul collo ed un attimo dopo vennero all’unisono, sciogliendosi in un grido di piacere. Rimasero per un po’ in silenzio dopo. Lui le leccava dolcemente il collo, mentre lei gli sfiorava la schiena con le dita. Fu lei a rompere la magia, sussurrando :’ Chi sei, tu che vieni a sconvolgermi la vita nel cuore della notte? ‘
Lo sconosciuto non si mosse, ma parlò :’ Il mio comando ha deciso di uccidere tuo marito. Mi dispiace”
:’ Mio marito è un uomo feroce. Tornerà soltanto fra tre giorni, è a Milano.’
:’ Lo aspetteremo. Non si merita una donna come te.’ Giulia sorrise :’ Una donna come me? Mi conosci da neanche un’ora e credi di sapere tutto di me ? ‘
:’ Tutto ancora no, però da adesso a domattina imparerò più cose di quante non ne sappia tuo marito”
:’ In tal caso sono ansiosa di fartele conoscere:’
Lo sconosciuto cambiò posizione, inginocchiandosi sopra il suo seno. Alla vista del membro svettante,Giulia rise:’ Quello stronzo di mio marito dopo un orgasmo come quello di prima impiegherebbe un mese prima di riprendersi del tutto.’ Detto questo fece per prenderlo in bocca, ma l’uomo la fermò :’ No, fallo con il seno.’ Giulia annuì, afferrò il pene con le mani,lo posizionò tra le mammelle e cominciò a sfregarle intorno all’asta. Erano anni che non lo faceva. La fortuna di avere un seno abbondante, anche se non eccessivo. L’uomo sovrappose le sue mani a quelle di Giulia, aiutandola nel movimento. Lei lo guardò in faccia: aveva la bocca socchiusa e le palpebre serrate. Le stava sussurrando di non fermarsi. Quando arrivò al punto di perdere il controllo, spalancò gli occhi per guardare e a quel punto Giulia lo fissò come per sfida accelerando i movimenti. Lui le strinse le mani sui seni ed in quell’istante raggiunse l’orgasmo, emettendo un gemito. Fortunatamente si era svuotato prima, dentro di lei, e non emise quasi nulla. Distrutto, si abbandonò disteso a fianco della donna.
:’ Come ti chiami?’
:’ Il mio nome di battaglia è Clif.’
:’ Perché?’
:’ è così e basta..’
:’ Sei un uomo di poche parole ma di molti fatti.’ Ribattè ridendo.
:’ Aspetta che mi riprenda e vedrai”
:’ Fai in fretta, voglio seppellire gli ultimi 8 anni sotto una pioggia di orgasmi con un uomo giovane e bello.’ Giulia, incredula, lo vide nuovamente tornare duro e si preparò al prossimo attacco. L’uomo le ritornò sopra e le succhiò i capezzoli, poi scese, leccandogli l’ombelico, ed infine raggiunse la sua vulva., circondata da peli rossicci. Giulia lo vide baciare le grandi labbra e poi aprire il varco con le dita per permettere alla lingua di insinuarsi nelle profondità del piacere. Leccava avidamente, tenendo le labbra allargate. Giulia intanto si tirò su, reggendosi sui gomiti per vederlo meglio mentre se la lavorava. Aveva fatto scendere la mano destra per potersi masturbare mentre la leccava. Oramai l’eccitazione stava diventando incontrollabile. Non più in grado di governare i suoi movimenti, Giulia scosse i fianchi in su e giù, strofinando il pube madido di umori sul volto dell’amante. Clif la leccava imperterrito, colpendola spietatamente con le sue linguate.
:’ Così, siii, non fermarti ti prego’.’ L’orgasmo che sopraggiunse fu qualcosa di titanico, un concerto di piacere che pareva voler pervadere di se tutto l’universo. Giulia spalancò la bocca ed urlò..urlò come non aveva mai urlato in vita sua, facendo riecheggiare la sua voce per le stanze vuote della grande casa. Pareva non dovesse finire mai quell’ondata di piacere. Clif smise all’improvviso di dedicarsi alla vagina, cambiò posizione e la penetrò di nuovo con il pene, quasi con violenza. Si muoveva rabbiosamente, pareva volerla trafiggere con il suo corpo, ed intanto la baciava sui seni. Questa volta Clif venne molto presto, ma godette selvaggiamente e riuscì a regalare un ennesimo orgasmo anche a Giulia, seppure meno intenso del precedente. Sfiancati, i due amanti rimasero avvolti nelle reciproche nudità, in silenzio. Clif giocherellava con un capezzolo. Per la seconda volta , fu Giulia ad infrangere il silenzio :’ Quasi non mi ricordavo che potesse essere così bello’grazie.’
:’ Anche per me lo è stato. E lo sarà anche le prossime volte. Adesso che ti ho trovata non ho nessuna intenzione di farti scappare.’ Si baciarono sulla bocca, intensamente. Poi Giulia si lasciò avvolgere dalle sue braccia muscolose, nel tepore del suo corpo, e schiacciò i seni contro la durezza del suo petto. Contemplando la bellezza della loro nudità , si addormentarono.

Si svegliarono quando i raggi del sole cominciarono a diffondersi nella stanza ed a risplendere sui corpi nudi e bianchi dei due amanti. Giulia realizzò lentamente di trovarsi avvinghiata al corpo di uno sconosciuto, del tutto nudi nel letto di suo marito. Poi, come dei flash, ecco riemergere dalla notte le immagini del loro selvaggio amplesso, delle posizioni animalesche, dei volti stravolti dal godimento. Voleva farlo di nuovo. Clif alzò la testa di scatto e la guardò negli occhi, poi, dopo averle posato una mano sulla figa, possessivamente, la baciò in bocca.
:’ Buongiorno.’ Disse lui con un sussurro. Giulia ricambiò con una carezza sul volto e sul petto :’ Stanotte è stato” Clif le mise un dito in bocca e se lo fece succhiare, poi disse :’ è stato meraviglioso. Tu sei meravigliosa” Le si avvicinò ancora di più e le prese un capezzolo in bocca. Lo succhiava come un bambino. Provò a mettersi in bocca tutto il seno, ma ovviamente non ci riuscì : Giulia lo aveva decisamente grosso. La donna rise :’ Sei davvero un ingordo !’ Poi propose :’ Ho un’idea. Laviamoci. ‘ Clif lasciò il seno e la guardò interrogativamente. Lei aggiunse :’ Facciamo un bagno.’
:’ D’accordo. Ma lo sai che faremo tutt’altro invece che lavarci ? ‘
:’ è quello che voglio. ‘ Dicendo questo, Giulia gli lanciò uno sguardo di sfida aperta, al quale Clif rispose affermativamente, anche se non con parole : il suo pene parlava per lui. La donna fissò per alcuni secondi l’ erezione, con sguardo bramoso, poi si alzò in piedi ed andò in bagno. Clif la seguì con gli occhi, apprezzando le sue morbide curve e si lasciò andare ad alcuni pensieri. Prima di quella splendida notte aveva seguito una vita di castità per circa nove mesi, ossia da quando aveva preso le armi nel Settembre dell’anno precedente. L’unico sfizio sessuale che era riuscito a togliersi era stato un veloce pompino fattogli da una ragazza inglese conosciuta a Genova in Aprile, al quale aveva risposto mettendole due dita nella vagina. Poco, decisamente poco, per un uomo abituato ad avere uno sciame di passere intorno a se fin da quando era adolescente. Evidentemente quel dannato dittatore doveva farsi perdonare anche questa. Pensare al rapporto tra eros e guerra, tuttavia, era solo un diversivo per evitare di affrontare, almeno in quelle ore così gradevoli ed inaspettate, la tremenda tassa che la barbarie aveva imposto alla sua famiglia, privandolo in un sol colpo di madre e di fratello. L’impegno nella Resistenza, con tutto il pericolo che esso inevitabilmente comportava, era stata una conseguenza necessaria ed inevitabile, una conseguenza nella quale si era precipitato senza alcun timore di morire. Ma adesso’la riscoperta dell’ebbrezza erotica, delle inaspettate svolte che l’esistenza è in grado di porgere all’uomo fabbro del suo destino ma anche servo di una logica trascendente e meravigliosa, aprivano traumaticamente un nuovo scenario. Forse, nonostante lo sterminio, il fuoco delle città distrutte, l’odio dei popoli belligeranti, nonostante tutti i sussulti sprezzanti del male che entra nella storia, forse, nonostante tutto questo, la vita è ancora in grado di uscire fortificata e di innalzare il suo scettro invitto sulle orde fameliche che affollano le terre emerse. In quella notte si era consumata non solo una ancestrale liturgia materiale, ma anche e forse soprattutto ( lui non dubitava di questo soprattutto ) una riscossa dal vigore tale di riscattare l’umanità sofferente e di sottrarla, un po’, dall’orlo del precipizio.
La voce di Giulia lo scosse dalle sue riflessioni :’ Cosa aspetti ? L’acqua è pronta ! Muoviti ! ‘ Nel frattempo il suo pene si era ammorbidito, ma non faticò a farlo ritornare durissimo con la mano. Si alzò e si diresse in bagno, una stanza piuttosto piccola e spartana, con un lavandino sovrastato da un grande specchio, un gabinetto, una finestra e una tinozza colma di acqua schiumosa. Giulia era appoggiata sul bordo della tinozza, con le gambe oscenamente divaricate e si masturbava. Le sue dita scorrevano rapide tra le pieghe del pube ed i grandi seni sussultavano. La bocca aperta emetteva deboli lamenti e gli occhi fissavano Clif. Lui si aspettava di trovarla già immersa e rimase per un istante interdetto. Poi, recuperata la cognizione di quanto avveniva, prese il pene in mano e cominciò a masturbarsi a sua volta, guardando intensamente Giulia. Si appoggiò al bordo del lavandino, preda dell’eccitazione più ceca , lanciando rari sguardi alla cappella divenuta decisamente scura. Lei intanto si contorceva su se stessa, mentre i suoi lamenti diventavano via via più prolungati, fino a che rimase travolta dall’orgasmo. Alzò la testa di scattò, fissò Clif per un istante e poi si immerse in acqua. Lui continuava a fare su e giù con la mano sul pene e non smetteva di fissarla. All’improvviso, tra le nebbie dell’eccitazione, alla sua mente si affacciò una domanda logica che fino a quel momento aveva ignorato : dove sarebbe venuto ? Gli sarebbe piaciuto venire sul corpo di Giulia, magari sulle sue mammelle. Invece gli parve inopportuno osare tanto ed allora, con notevole forza di volontà, interruppe la masturbazione ed entrò in acqua. Lei non aveva mai smesso di fissarlo e si domandava, a sua volta, dove avrebbe riversato il suo piacere. Vederlo inappagato la sorprese.
:’ Avresti potuto farlo’.non c’erano problemi. Forse ho sbagliato io, dovevo offrirmi di prendertelo in bocca.’
:’ Non importa, possiamo ancora recuperare’lascia che ti lavi.’ Giulia gli porse una spugna intrisa di sapone, che Clif prese in mano, poi lei si girò, dandogli le spalle. L’uomo iniziò a frizionarle il collo, le spalle e la schiena, muovendo la spugna con decisione. Giulia avvertiva la durezza del pene che le sfiorava la parte inferiore della schiena. Poi fu la volta dei fianchi e Clif ne approfittò per cingerle il busto da dietro, afferrandole i seni con le mani e stringendoli. Le mordicchiò un orecchio per alcuni istanti, mentre con la destra scendeva a passargli la spugna in mezzo al pube. Lei ruotò la testa e cercò le sue labbra. Si baciarono con passione sulla bocca e dopo si leccarono i volti l’un l’altra. In particolare lei gli diede un’unica leccata lunga dal mento alla fronte. Clif la fece girare e si trovò di fronte la sua statuaria corporatura. Le lavò accuratamente tutto il tronco, curandosi di palpeggiarle per bene le mammelle. Lei parve gradire molto le sue dita incessanti che le schiacciavano i capezzoli o che le cingevano i seni fino ad avvicinarli l’un l’altro. Fremente di desiderio, la donna reclinò il corpo indietro, in acqua, e alzò il bacino, offrendo all’amante la vista della figa. Lui si chinò e le dette un bacio sulle grandi labbra, ma si ritrasse quasi subito e disse :’ Quanto è che non lo fai con le dita ? ‘ Lei sorrise e si toccò entrambi i seni. Lui le mise una mano sulla pancia, mentre utilizzava due dita dell’altra per entrare nella sua intimità, spingendosi nelle profondità più remote della vagina. La esplorava nella parte più intima del suo corpo, quella che da qualche ora condivideva con lui. Era così umida, morbida ed accogliente e la avrebbe voluta toccare e visitare per l’eternità. Giulia stava gradualmente rispondendo allo stimolo che l’amante le lanciava. Attraversata da brividi di piacere, mosse convulsamente il bacino, tanto che la figa ( e quindi anche la mano di Clif ) emergeva e sprofondava ritmicamente nell’acqua. Ma lo spettacolo più grandioso era quello dato dai grandi seni, i quali, sincronizzati con tutto il tronco, parevano scossi da ondate bradisismiche e rimescolavano l’acqua intorno. I capezzoli erano torturati senza tregua tanto da Giulia che da Clif. Il volto di lei si stava lentamente trasfigurando. La bocca perennemente aperta emetteva lamenti gutturali ed intermittenti, ora più cupi, ora leggermente più acuti. Lui accelerò il movimento della mano, facendosi furioso. Neanche si accorse di aver localizzato un minuscolo punto sensibile, sede di numerose terminazioni nervose, le quali, se stimolate, diffondono un’ estasi sovrumana. Giulia ovviamente se ne accorse. Lui quasi sobbalzò quando lei si drizzò all’improvviso sui gomiti e lanciò un urlo sconvolgente per durata ed intensità. La tinozza tremò e molta acqua tracimò sul pavimento. Giulia si muoveva tutta, scossa come durante un esorcismo, mentre Clif continuava a tenere le dita dentro e nel frattempo si masturbava a sua volta. Dopo qualche istante, lentamente, quel vortice di suoni e movimenti si placò. Giulia si immerse completamente e rimase in apnea per quasi dieci secondi. Quando ritornò su, si gettò su Clif e lo baciò :’ Grazie! Non hai idea di quello che hai fatto ! ‘
:’ Un’idea in verità l’avrei. Hai goduto ? ‘
:’ Che domanda retorica. Mi hai fatto godere più adesso con le dita che stanotte con la lingua. Ma tu’.’ Giulia vide l’erezione dell’amante e continuò :’ Non sei ancora venuto. Devi finire il lavoro che hai iniziato prima.’
:’ Perché non lo finisci tu ? ‘ Replicò lui con un ghigno. Lei sorrise, alternando sguardi al volto e al membro di lui. Si chinò e gli dette un bacio sul glande. Poi, lentamente, gli prese il pene in mano e cominciò a masturbarlo’
Lui era davvero bello, pensò Giulia. Di statura superiore alla media, spalle larghe, petto prominente, ventre piatto, braccia muscolose, gambe lunghe e pelose. I folti capelli castani erano divisi da una riga sulla sinistra e disegnavano un onda sinuosa una cui propaggine talvolta gli calava sull’occhio destro. Già, gli occhi. Grandi, verdi, espressivi. Potevi leggerci una grande passione, ma anche una grande riflessione esistenziale. Oppure potevi scorgerci gli abissi del godimento carnale. Il volto era ovale e quasi adolescenziale. Le labbra carnose. Non doveva avere molta barba. Non doveva avere neanche molti anni. Forse una decina in meno rispetto a lei. La prigionia in casa del fascista era stata una interruzione provvidenzialmente interrotta dall’irruzione di quel ragazzo sconosciuto, ma, al pari di lei, carnalmente bramoso. Si era fatta sera. Durante il pomeriggio Clif l’aveva presa con ardore sui divani e sulle poltrone del salone, devastandole. Avevano finito con il farlo sul pavimento, lei a quattro zampe e lui in ginocchio dietro che la penetrava. Ancora una volta i suoi urli erano stati selvaggi ed incontenibili. Clif si era staccato da lei un attimo prima del culmine del piacere ed era venuto dentro una zuccheriera in argento collocata su un piccolo mobiletto accanto al divano.
:’ Stavolta non mi sono fatto scrupoli. Lo zucchero sarà molto più buono, d’ora in poi ! ‘
Giulia ridacchiò pensando all’audacia sprezzante del suo amante. In quel momento lui era impegnato a guardare i fucili e le pistole che il marito della donna custodiva nella sua armeria privata, dall’altra parte della grande casa di campagna. Lei invece era in cucina a preparare qualcosa da mangiare. La radio gracchiava sinistri proclami in un angolo della stanza, ma lei non vi dava alcuna importanza. Il rumore attutito di piedi nudi in movimento annunciavano che Clif aveva, per il momento, interrotto il suo passatempo. L’uomo entrò in cucina e si sedette al tavolo. Giulia gli lanciò un’occhiata di fiammante desiderio. Erano entrambi completamente nudi ed eccitati, quasi ininterrottamente, da ventiquattro ore. Giulia pensò che forse gli era rimasto eretto anche durante l’incursione in armeria. Dal canto suo, preparava il cibo con la figa letteralmente allagata. Clif giocherellava con un mazzo di carte, completamente silente. Pareva non volerla degnare neanche di uno sguardo. Ogni tanto si dondolava sulla sedia, che lanciava qualche scricchiolio. Giulia si stava dominando a fatica e provò a pensare a suo marito, l’unica cosa che le avrebbe permesso di provare una ripugnanza tale da distoglierla dall’idea del sesso. Era un uomo veramente orrendo. In senso sia morale che estetico. Riandò con gli occhi della mente a quella domenica di cinque anni prima in cui erano andati a fare una battuta di caccia in una località non molto distante. La guerra non era ancora deflagrata, anche se le notizie che giungevano dalle diplomazie europee lasciavano presagire il tremendo avvicinarsi della catastrofe. Assieme a loro vi erano altre due coppie, entrambe costituite da personalità del partito accompagnate dalle loro docili mogli. A ben vedere l’unico soggetto anomalo era proprio lei, Giulia. Il suo temperamento eccentrico ed i suoi trascorsi semi-eversivi non erano ignoti alle altre famiglie e solo per il suo rispettabile ‘ lignaggio ‘ era tollerata in quel consesso bucolico di fascisti domenicali. Le altre due donne eran forse ancor più disprezzabili dei loro truci consorti. Borghesi signore ammantate da una aura intangibile di rispettabilità, omogeneamente allineate al littorio di Stato. Viscidamente devote ai funzionari di regime che avevano sposato. Una delle due si vantava sfacciatamente di aver messo alla porta, pochi mesi prima, l’indegna domestica Ebrea che per diciassette anni aveva accudito la sua casa e le sue figlie. Immemore di quanto ella avesse fatto per la sua famiglia, tollerando quell’ambiente minato da occasionali conati antisemiti, la fascistissima donna, in quella domenica venatoria, inveiva disgustosamente contro ‘ La deprecabile perversione Giudaica che ammorba la civiltà umana, contro la quale l’unico antidoto è dato dal messianico avvento dei duci Romano-Teutonici’ ( cioè il calvo Italiano ed il baffo Tedesco ). Il povero marito, in cuor suo forse sinceramente dispiaciuto per quel licenziamento, non aveva fatto altro che borbottare ‘ Comunque era una brava governante ‘, senza per’altro essere degnato di una replica dalla moglie. Esempio di sfolgorante trionfo della mascolinità domestica. Intanto però l’altro marito, il suo, aveva sparato ad una lepre che imprudentemente si era avventurata in quel tratto di boscaglia. Non l’aveva uccisa subito, sul colpo. No. Si rese opportuno, agli occhi dell’uomo, sopprimerla spappolandole la testa con il tacco dello stivale. Il sangue zampillò. Giulia non avrebbe mai smesso di odiarlo.
Le mani di Clif sulla sua schiena la destarono dai ricordi e si rese conto di trovarsi in tutt’altro contesto rispetto a quello che aveva rievocato.
:’ Pensieri ? ‘ Le domandò lui toccandole delicatamente i fianchi :’ Capita anche a me, con quelle che sono le nostre vite”
:’ Si, talvolta la mente va in direzioni particolari’comunque adesso non è il caso di parlarne.’ Giulia si voltò. Si abbracciarono. Clif la strinse a se. Si baciarono in bocca. Le loro lingue si cercavano freneticamente. Lui la leccò sul naso e sulla fronte. Attraverso la radio, intanto, cominciò a diffondersi la voce inequivocabile di Benito Mussolini.
Mussolini :’ In queste settimane di prove drammaticamente ardue, in cui la tempra della nazione’.’
Clif si inginocchiò di fronte a Giulia.
Mussolini:”è messa a dura prova dalla barbarie di un nemico grifagno”
Clif .’ La tua figa è così umida e morbida, è così bella che vorrei perdermi nei suoi meandri.’
Mussolini:”che attenta alle fondamenta della civiltà”
Giulia :’ Lo so, ti fa impazzire”
Mussolini :”l’Italia fascista risorge e lancia la sua sfida al mondo”
Giulia :’ Ti prego, voglio sentire la tua lingua dentro di me”
Mussolini:”accanto all’alleato Germanico”
Giulia :’ Mmmm, così, cosìììì’..non fermarti, ti prego’.’
Mussolini :” dalle sponde del Baltico a quelle del Mediterraneo, l’Europa si scuote”
Giulia :’ Slinguazzami’ahhh, si’il clitoride’mmm’.mangiami la figa’.’
Mussolini :”il trionfò sarà nostro”
ORGASMO di Giulia :’ AHHHHHH’..SIIIIIIIIII’
Stronzate varie di Mussolini per altri trenta secondi.
Clif :’ Che signora che sei, che stile”
Giulia :’ Grazie, di tutto.’
Clif :’ Scambio dei ruoli ‘.’ Giulia si inginocchiò di fronte a Clif.
Mussolini :”affinché le patrie”
Clif :’ Quanto è che non lo fai ?
Mussolini :”reagiscano”
Giulia:’ Con mio marito, alle volte, poche, ma è stato senza piacere”
Clif :’ Con me sarà diverso’ah brava, prendilo tutto in bocca”
Mussolini :”.loro possono bombardarci, ma non ci piegheranno”
Clif :’ Brava, così, vai piano’.non accelerare”
Mussolini :”perché siamo un popolo d’antica stirpe guerriera”
Clif :’ ODDIO, ti prego toccami le palle’così, siii’.’
Giulia :’ Quanto sei duro’sei davvero duro”
Clif :’ Dai, rimettilo in bocca.’
Mussolini :”discendenti dai combattenti che piegarono il mondo alla loro volontà imperiale”
Clif :’ Ah’non smettere’passera”
Giulia :’ Ed è anche molto lungo e grosso”
Clif :’ Perché hai smesso quando stavo’ah, brava, ricomincia”
Mussolini :’ ‘consegnandoci un avvenire che trova compimento nel presente”
EIACULAZIONE di Clif .
Giulia :’ è stata la prima volta che ti ho fatto questo, ed è stato bellissimo. ‘
Clif :’ Che c’è per cena ? ‘
Un grosso cesto marrone, ricolmo di frutta ed ortaggi vari, era appoggiato sul pavimento accanto al letto della camera di Giulia. Clif si stava strofinando il glande sulla buccia di una mela, inumidendola con i suoi liquidi pre-seminali. Una volta terminato di toccarla con il pene, la porse a Giulia. La donna la annusò, inebriandosi nel sentire l’odore del sesso dell’amante, poi cominciò a mangiarla a grandi morsi. Clif la ammirava compiaciuto. Fece lo stesso con una albicocca, ma non la offrì subito alla donna. Prima la fece rotolare tra i suoi seni, sul ventre, sui fianchi. Poi la fermò sopra la figa, comprimendola sopra le grandi labbra. Giulia addentava la mela e sembrava baciarla, tanto allargava la bocca. Clif giocava con la sua albicocca, riprendendo a tastarla col pene. Questa volta, però, la mangiò lui. Giulia lo guardò interrogativamente. Lui replicò :’ Mi piacciono le albicocche.’ Lei allora prelevò dal cesto una lunga carota. La leccò lungo tutta la sua lunghezza e se la passò sui capezzoli delle mammelle. Poi scese più in basso. La strofinò sulla vulva, per alcuni secondi. Clif la fissava, rapito dall’eccitazione. La carota sparì di colpo dentro la vagina di lei. Giulia scosse il corpo, ondeggiò il tronco ed il pube con esso. La sua mano faceva su e giù mentre la carota sprofondava e riemergeva ritmicamente in quel paradiso. Clif nel frattempo aveva preso a leccarle la gamba destra. Lei parve non accorgersene ed aveva iniziato a lamentarsi, in modo via via più scomposto. Il ciuffo verde della carota spuntava in mezzo alle sue gambe. Venne emettendo un urlo, mentre Clif le baciava l’interno coscia e si toccava il pene. Toltasi l’ortaggio dalla figa, se lo portò alla bocca e gli dette un morso. La carota grondava di umori vaginali. La porse a Clif, che la divorò avidamente. Era stata dentro di lei, era stata causa dell’orgasmo e per questo era ricoperta dei suoi umori più intimi. Clif avvertì il sapore diverso, il sapore della carota mescolato a quello della figa. Questo lo eccitò più di ogni altra cosa e dunque impugnò il pene e cominciò a toccarsi con frenesia, inginocchiato di fronte al corpo semi-sdraiato di Giulia. La donna, repentinamente, lo fermò. Si alzò, si mise anch’ella in ginocchio di fronte a lui e gli bloccò la mano. Lui non capì e fece per scostarla, ma lei disse :’ Fermati, voglio che tu venga in un altro modo.’ Lui si fermò. Lei si sdraiò sul letto e continuò :’ Ti piacciono i miei piedi ?’ ‘ Si, moltissimo’ ‘ Allora leccali ‘.
Clif si chinò in avanti e prese le prime tre dita del piede destro in bocca, succhiandole. Poi si dedicò alle altre due. Giulia aveva gli occhi chiusi e si godeva quel trattamento. Lui afferrò il piede con le mani, lo alzò e leccò la pianta ed il tallone, poi tutto il dorso, fino allo stinco. Analogo trattamento per il piede sinistro. Clif era disposto ad un trattamento che quasi sfiorava l’umiliazione, pur di godere del corpo di quella donna bellissima. Giulia si stava di nuovo toccando. Clif si tirò su e la guardò. Lei, con uno scatto, cinse il suo pene con entrambi i piedi e cominciò a masturbarlo in quel modo. Lui emise un gemito soffocato e le lanciò uno sguardo di gratitudine. Le dita piccole ed ordinate massaggiavano la lunga asta di lui, coprendo e scoprendo ritmicamente il glande, divenuto di un colore scuro. Ovviamente Giulia non si faceva mancare nulla, in quanto mentre masturbava l’amante, si esplorava a sua volta la vulva e la vagina con le dita della mano. Procedeva con sincronia, gestendo il piacere diffuso con gli arti inferiori e con quelli superiori, dimostrando una maestria ed una passione molto rare. Clif le aveva afferrato saldamente i polpacci e accompagnava i suoi movimenti. Entrambi pronunciavano frasi sconce e sconnesse, sconvolti da un desiderio infinito. L’eccitazione sembrava essere sul punto di esplodere in entrambi i loro corpi quando, imprevedibilmente, Giulia smise di toccare se stessa e l’amante, proprio quando lui sembrava in procinto di eiaculare. La donna divaricò le gambe sino all’inverosimile, assumendo una posizione plasticamente oscena, offrendo all’uomo la vista delle labbra dilatate del pube depilato. Lui superò un momento di incredulità e , con entusiasmo, si chinò su di lei e la penetrò con passione. La trappola era scattata. Le sbarre della gabbia carnale si richiusero, in quanto Giulia cinse con le gambe la schiena e con le braccia il collo di Clif , stringendolo a se con tutta la forza che i suoi muscoli le permettevano. Lui inferse alcuni vigorosi colpi di reni, con l’energia di un vogatore che gestisce una canoa in mezzo alle rapide di un torrente impetuoso. Non avrebbe retto a lungo. Giulia lo sapeva. Alzò di poco la testa e lo baciò sulle labbra socchiuse. Si fissarono negli occhi e si persero nella fantasia. Clif cercò di inarcare la schiena, ma la pressione delle gambe di Giulia sembrava invincibile. Scosse il busto, mentre il fuoco prepotentemente risaliva il suo organismo ed allora, quando sentì finalmente la donna emettere un verso animalesco, alzò la testa, digrignò i denti e si abbandonò anch’egli all’estasi. L’uomo emise un gemito prolungato di soddisfazione, stringendo le lenzuola con le mani, poi si staccò dal corpo di lei e si abbandonò esausto al suo fianco, disteso, con le braccia allargate. Respiravano entrambi affannosamente ed i loro corpi erano imperlati di sudore. La temperatura nella camera da letto era veramente alta, in tutti i sensi. Giulia si asciugò la fronte ed il ventre con il lembo di lenzuolo e si sfiorò il clitoride. Provava un leggero dolore ai genitali dopo tutto lo sforzo e la passione degli ultimi due giorni. Alzò il busto, reggendosi sui gomiti, per ammirare i muscoli scolpiti dell’amante. Gli passò una mano sul petto, si chinò e lo baciò sull’ombelico. Da anni non provava una passione così irresistibile ed avvolgente. Clif aveva portato le proprie mani dietro la nuca e fissava il soffitto, in silenzio. Giulia risalì il suo corpo e lo baciò dapprima sul petto, poi sul collo, infine sulle labbra, che si schiusero subito permettendo alle lingue vivaci dei due di intrecciarsi e di esplorarsi. Clif la leccò sul naso, sugli occhi e sulla fronte, e Giulia fece altrettanto con lui, ricoprendogli il volto di saliva.
:’ Non ho le parole adatte per ringraziarti di tutto questo piacere,Clif’.’
:’Neanche io, Giulia. Hai fatto cose indescrivibili con il mio corpo.’ Detto questo le mordicchiò il naso, poi riprese :’ Sappi che da oggi in poi sarai mia e quell’uomo non potrà più farti del male.’
:’ Dove mi porterai, nei boschi e nelle campagne a fare la guerra ma anche l’amore ? Rischieremo la vita ogni giorno sparando ai Tedeschi e godendo dei nostri corpi in mezzo ai prati erbosi.’
:’ Sarai la mia donna e quando questa maledetta guerra finirà potremo finalmente ricominciare a vivere come ogni uomo ed ogni donna della Terra meritano.’ Giulia si mise a cavalcioni sopra di lui e lo guardò in faccia :’Tu mi hai salvato e ti sarò grata per sempre.’ Clif le strinse i seni con le mani e si mise a sedere per poterla abbracciare. Giulia gli passava una mano tra i capelli, mentre con l’altra gli accarezzava la schiena. Gli sfiorò l’orecchio destro con le labbra :’ Ti prego, penetrami ancora” :’ Adesso non sono in grado, sono troppo stanco .’ :’ Posso toccarti con le mie mani per farti tornare in grado.’ :’ Non subito, fammi riprendere le forze.’ :’ Ho ancora voglia di sentirti duro dentro di me.’
Giulia spinse Clif indietro e lo fece tornare disteso. Fatto questo si chinò su di lui e lo baciò di nuovo sul petto, sul ventre e sull’ombelico, facendo saettare la lingua dentro e fuori il buchino. Arrivata all’altezza del pube alzò la testa e guardò negli occhi l’amante, come per ricevere un ipotetico permesso a proseguire su quella strada. Clif la fissava sorridendo e sussurrò :’ Ma quanta voglia hai ? ‘ Il pene era ancora flaccido, ma stava lentamente riprendendo consistenza. Giulia prese in mano i testicoli e con la lingua toccò l’organo sessuale. Clif si alzò sui gomiti e cominciò a gemere. Giulia stava facendo un piacevolissimo massaggio ai genitali con una mano e con l’altra stringeva il pene, muovendo la pelle dell’asta su e giù e provocando nel ragazzo una nuova erezione.
Purtroppo la tranquillità stava volgendo al termine. I due avvertirono distintamente il rumore di un motore in avvicinamento. Lo spirito guerriero non poteva essere narcotizzato dal sesso e da una bella donna. Con uno scatto che colse Giulia di sorpresa, Clif scese dal letto ed afferrò i pantaloni riposti su una sedia.
:’ Non credo che a tuo marito farà tanto piacere trovarmi in casa sua.’

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