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La moglie dell’ingegnere – 10. La mattina dopo

By 11 Marzo 2022No Comments

Quando mi risveglio, il sole che filtra dalle tende mi fa capire che ormai è giorno fatto. Ancora mezzo addormentata, mi stiracchio voluttuosamente e allungo una mano sul letto accanto a me… vuoto. Allungo anche l’altra… niente. Scatto a sedere come una molla, ormai completamente sveglia: sola, sono sola… sola come quando mi svegliavo dopo il sogno dello sconosciuto.

Eppure stavolta sono certa di non aver sognato. Me lo dicono le lenzuola devastate, me lo dice l’odore nuovo e dolciastro che aleggia nella stanza, me lo dicono i residui di sperma secco tra le mie cosce, me lo dice il lieve indolenzimento del mio sesso provato da assalti che non aveva mai conosciuto prima.

E me lo dice anche un foglio di carta che finalmente scorgo, posato sul comodino accanto a un pezzo di cheesecake. “Sono andato a cercare il pezzo di ricambio, così dopo facciamo il collaudo alla jacuzzi. Sei fantastica, Leonardo”.

Leonardo… bel nome, gli sta bene. Lo sussurro ancora più volte, mentre mi tuffo di nuovo sotto le lenzuola, aspiro avidamente l’aroma sensuale e selvaggio dei nostri odori mischiati, lascio che le mani vaghino birichine sui seni che lo hanno stregato e scendano piano piano verso il mio sesso. Lo trovo già umido, e indugio vogliosa tra le sue pieghe calde mentre il desiderio di godere ancora si insinua come metallo liquido nelle mie vene. “Fermati, -mi dico- fermati… conservala per lui, questa voglia… tienila da parte per dopo!” E non è facile, ma ce la faccio… riesco a strapparmi all’abbraccio di quel covo di animali in calore in cui si è trasformato il casto letto matrimoniale della “moglie dell’ingegnere”, ormai diventata la “fantastica amante di Leonardo”.

Con le gambe tremanti di piacere represso, mi aggiro per la camera cercando di restituire una parvenza di normalità a quella stanza che una bacchetta magica (e che bacchetta! mi viene da pensare ricordando l’imperiosa erezione del ragazzo Leonardo) ha trasformato in una alcova di lussuria.

Anche in cucina i segni della battaglia sono evidenti, e anche qui devo lottare contro la tentazione di affondare le dita dentro al sesso sempre più bagnato… Cavolo, ero ninfomane e non lo sapevo, mi dico mentre cerco di cancellare le tracce del festino. Scolo gli ultimi resti, ormai svaporati, dello champagne e penso che il ragazzo Leonardo, quando torna, avrà ancora fame… di me, e su questo non ci sono problemi, si potrà servire come vuole… ma anche di qualche altra cosa. Per fortuna frigo e congelatore sono ben provvisti.

Mi preparo un bel caffè e poi mi ficco sotto la doccia della “camera dei ragazzi”, visto che quella di camera mia è inutilizzabile. Almeno fino a che Leonardo non torna… mmmhhh… Leonardo… il getto caldo della doccia… il getto caldo di Leonardo… Eccole, le mie mani ripartono: dita che pizzicano i capezzoli (ma non sono mai sazi, questi), dita che solleticano la pancia (madonna che brividi), dita che si insinuano tra le cosce (oddio, se non mi fermo vengo…)

E ce la faccio anche stavolta: mi fermo proprio sull’orlo dell’orgasmo, mi asciugo sommariamente e mi rivesto tutta tremante. Sempre una tuta, visto il successone di ieri, però la scelgo meno sformata, più aderente, più civettuola… più da troia, mi viene da pensare, ma senza sensi di colpa, no no… direi piuttosto con una certa fierezza.

Che è poi la stessa fierezza provata ieri nel rendermi conto dell’effetto che facevo sul ragazzo Leonardo… la stessa fierezza delle mie tette, eccitate fin dal primo momento sotto quell’occhiata densa e pesante come una carezza… la stessa fierezza che ha accolto l’omaggio di quell’erezione perfetta dedicata tutta a me… la stessa fierezza della mia femminilità completamente offerta ai suoi assalti.

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