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La moglie dell’ingegnere – 11. Eccolo di nuovo

By 22 Marzo 2022No Comments

Lo sento suonare verso la fine della mattinata, ma quando il cancello automatico si apre, invece del furgone della ditta vedo una moto che scivola veloce tra le ante e si viene a fermare sotto gli scalini della veranda. “Non c’è quel pezzo in magazzino, l’ho cercato dappertutto ma non c’è, l’ho dovuto ordinare -dice togliendosi il casco- Però sono venuto lo stesso… ti dispiace?”

Mi dispiace? Che sia venuto solo per me? Un’altra ondata di fierezza mi gonfia il torace facendo strusciare i capezzoli contro la tuta… non smettono di essere duri… ingordi di carezze e baci. “Ma tu -gli dico- non devi lavorare oggi?”

“Mi sono preso un giorno di permesso… non me lo potevano mica negare proprio il giorno del mio compleanno: faccio 26 anni oggi” risponde salendo di slancio i tre scalini e approfittando della mia bocca aperta per la sorpresa per baciarmi con trasporto. Un bacio bello, profondo, con le lingue che si intrecciano si ritrovano e si riconoscono, ricercando i ritmi appassionati della notte appena trascorsa. Intanto la mia mente metabolizza piano quell’informazione: il mio amante è nato il giorno che io mi sono sposata, e forse dovrei sentirmi imbarazzata, ma riesco solo a trovare un motivo di fierezza in più… e ricomincio a sciogliermi sotto i colpi di quella lingua impertinente e appassionata che scarta di lato a leccarmi il lobo dell’orecchio.

“Tu piuttosto, manco la doccia ti sei potuta fare…” mi sussurra. “Ma figurati -lo rassicuro- ce ne sono altre due in casa, senza contare quella della palestrina”. Fa un passo indietro stupito: “La palestrina? Hai una palestra in casa? Fammi vedere…”

Ce lo porto, godendomi il suo entusiasmo infantile per le attrezzature e la sua curiosità davanti al mio diploma ISEF appeso al muro. E gli spiego che io, teoricamente, sarei un’insegnante di educazione fisica. “Professoressa Elisa… -ride soddisfatto leggendo il mio nome sul diploma- hai un bel nome… e a 48 anni ancora un gran bel fisico atletico…” anche il tempo di leggere la mia data di nascita sul diploma, ha avuto… e magari ora penserà che sono una vecchia patetica e assatanata.

Lui invece è già con la testa altrove: “E qui che c’è?” grida spalancando curioso la porta dello spogliatoio. “Spogliatoio, doccia e sauna” gli grido dietro. Fischia di ammirazione, aspetta che lo raggiunga, e allunga la mano verso la lampo della mia tuta: “Allora se questo è lo spogliatoio, spogliamoci no? Dai prof…” dice abbassandola lentamente mentre scorgo balenare nei suoi occhi quello sguardo denso e pesante come una mano. Mi fa calare la tuta lungo le spalle fino a metà braccia e mi lascia così, con le tette in bella vista, fissando ipnotizzato i capezzoli tesi mentre getta in un angolo il giubbotto da motociclista.

Noto con piacere che sotto è sempre in tenuta da idraulico, e gettata via la parte superiore della tuta mi affretto a “sbucciarlo” dalla salopette e a sbottonargli la camicia. Non ha la maglietta stamani, e sono così libera di percorrere con brevi e nervosi baci il suo petto muscoloso, di godere del solletico che i pochi e soffici peli mi fanno, di mordicchiargli piano i capezzoli piccoli e sensibili. Li sento rabbrividire quando, dopo averli abbondantemente insalivati, li lascio per scendere più in basso, abbassargli gli slip e dedicarmi al suo sesso di nuovo svettante.

Geme di piacere mentre, senza un’ombra di esitazione, lo faccio scivolare tra le labbra ricominciando il lavoro lasciato a mezzo la notte prima. Lecco e succhio golosa e spudorata, beandomi della sua pelle serica e della sua consistenza di sasso. Gli tremano le gambe… gli piace… lo so fare… penso in un nuovo trabocco di fierezza.

Ma nemmeno stavolta mi lascia finire. Mi rialza, si inginocchia a sua volta davanti a me, mi sfila la parte bassa della tuta e da sopra il sottile cotone delle mutandine comincia a martirizzare il mio sesso già aperto e stillante come un fiore… cadrei all’indietro travolta dai brividi, se le sue mani non mi tenessero su afferrando con forza il mio culo sodo.

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