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La moglie dell’ingegnere – 7. Orgoglio e godimento

By 22 Febbraio 2022No Comments

Ormai non ho più freni. Guardo giù e mi delizio dello spettacolo del suo viso sprofondato tra le mie cosce… gli urlo di non smettere… scaravento via l’accappatoio ormai inutile… afferro i suoi capelli sudati e tiro, tiro come se volessi far entrare la sua testa dentro di me.

Sono al culmine, e quando chiude le labbra ad anello per succhiare quel piccolo pene che ormai il clitoride è diventato, l’orgasmo mi travolge con una violenza tale che ricado di schiena sul letto, esausta e soddisfatta.

Ma lui no, lui ancora non è soddisfatto. Mi allarga con decisione le gambe e si inginocchia proprio in mezzo offrendo ai miei occhi la stupenda visione del suo fallo che punta fieramente verso l’alto. Non ho molti termini di paragone, perché in vita mia ho visto solo (e poco) quello dell’ingegnere, ma mi sembra bello, possente e spaventosamente desiderabile.

E poi la cosa che più mi piace, e lo confesso a una me stessa incredula, è la consapevolezza orgogliosa e vagamente oscena che quell’erezione giovane e vigorosa l’ho causata io: e quel pene che vibra nella penombra della camera facendosi beffe della forza di gravità, è così solo per me, per la voglia che ha di sprofondare in me, nel corpo di questa matura casalinga che il marito degna appena di qualche coito frettoloso e sempre più raro.

Continua a guardarmi con quello sguardo incantato mentre si appoggia le mie gambe alle spalle, costringendo il mio bacino a sollevarsi verso l’alto. Ora il fiore della mia femminilità è completamente esposto al suo sguardo, e lui lo divora con gli occhi come poco prima lo aveva divorato con la bocca.

Appoggia quell’erezione che tanto mi inorgoglisce alla mia fessura e la fa scorrere lentamente in su e in giù risvegliando tutto il mio desiderio. La sua mano guida la cappella lucida e tesa tra le mie grandi labbra: accenna una penetrazione… si ritrae… ancora un po’ avanti… di nuovo fuori, divertendosi a torturarmi così, a vedere la mia voglia crescere a poco a poco.

Poi, senza il minimo preavviso, con una botta secca, mi penetra fino alla radice. Resto senza fiato, riempita fino a scoppiare. Mi ha fatto anche un po’ male, ma lei reagisce bene, e percepisco i suoi muscoli interni rilassarsi, ad accogliere quella ingombrante presenza. Lui ora non si muove più: rimane piantato in me, mentre io comincio ad assaporare il piacere di quella barbara invasione.

Quando alla fine si decide a uscire, lo fa con lentezza esasperante, per poi rituffarsi dentro con violenza e immobilizzarsi ancora in fondo alla mia intimità… una scintilla di piacere sfiamma via lungo la mia spina dorsale. E lui continua il gioco: esce piano, lascia che la punta giocherelli con le piccole labbra, affonda con decisione, fa una pausa, e ricomincia.

E a ogni affondo una scintilla più splendente. E a ogni ritirata i miei muscoli vaginali si animano di vita propria cercando di trattenerlo. E provano a risucchiarlo dentro mentre lui si muove piano sull’orlo del mio cratere d’amore.

Una volta, due volte, tre volte… ormai non le conto più, e le scintille sono un fiume di luce che mi invade il corpo. Sto godendo senza interruzione, e mi accorgo confusamente che ha aumentato il ritmo, che respira affannosamente, che il suo corpo si fa sempre più pesante… fino a che, finalmente, il suo liquido mi allaga.

Stavolta non scappo in bagno: lo abbraccio stretto leccando piano le gocce di sudore sul suo collo, e a poco a poco ci addormentiamo l’uno delle braccia dell’altra.

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