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La moglie dell’ingegnere – 8. Festino notturno

By 27 Febbraio 2022No Comments

Non so quanto tempo sia passato quando mi risveglia, ma è notte fonda: mi scuote deciso, mi strappa il lenzuolo di dosso e dichiara tutto allegro: “Sto morendo di fame, dov’è il frigo?” E si alza, raccoglie il mio accappatoio e se lo infila. E’ buffo con addosso quel pezzo di cotone bianco che ovviamente non arriva a coprirlo davanti: fa ridere anche me; poi mi ricordo del cheesecake, vedo per terra la sua camiciona a quadri, me la metto e lo precedo in cucina.

E ora eccomi qui, spettinata e discinta, a mangiare un cheesecake in compagnia di uno sconosciuto con il quale ho appena avuto un rapporto sess… oh, e poi basta con questo vocabolario da educanda repressa; diciamo le cose come stanno: sono qui, sudata e mezza nuda, ad abbuffarmi con un bel ragazzo che mi ha appena scopato di gusto. E se proprio la devo dire tutta, beh… spero che appena si sarà sfamato, ricominci.

E mi divincolo all’indietro, esponendo una volta di più il mio corpo allo sguardo adorante del ragazzo, apro il frigo e tiro fuori la bottiglia di champagne che doveva servire, domani, a brindare al ventiseiesimo anniversario. Tanto ormai la torta è andata, e allora tanto vale far festa subito…

Anche lui, saziata la fame (e che fame, ha fatto fuori mezzo cheesecake) ha voglia di far festa e di giocare. Mi ruba un pezzo di dolce, se lo ficca in bocca e mi bacia restituendomi quello che mi ha rubato. Scende delicato sul mento per ripulire ogni traccia di quel bacio. Insegue lungo la curva della mia gola una goccia di confettura che sta scivolando verso i seni. Si rialza, mi fa l’occhiolino, riempie un altro cucchiaio e me lo spalma su un capezzolo, per poi affrettarsi a succhiarlo golosamente.

Gioca come un bambino, ma il suo sesso reagisce come quello di un uomo, e anche il mio non resta indifferente. Però anch’io voglio giocare, anch’io gli spalmo un po’ di crema su un capezzolo, mi chino a succhiarla, ne inseguo i rivoli verso il basso… e la mia faccia si scontra con il suo membro di nuovo in piena erezione. Oddio com’è bello… lo fisso ipnotizzata mentre lui ride, prende un po’ di cheesecake e se lo mette… beh, proprio lì. E con la scusa del dolce mi ritrovo ad accogliere per la prima volta un pene tra le labb… e basta con il linguaggio da educanda… un cazzo in bocca: a 48 anni la “moglie dell’ingegnere” si esibisce nel suo primo pompino.

Mi ci metto d’impegno, mentre le sue mani sulla mia testa mi aiutano a trovare i movimenti giusti, sto attenta a non fargli male con i denti, uso la lingua come lui prima l’ha usata sul mio clitoride. E mi accorgo con piacere che si abbandona fiducioso alle mie carezze… e le vibrazioni del suo pene sempre più rigido mi confermano che sto facendo bene… che lo so fare… che gli piace. Poi… poi me lo toglie. Perché? dove ho sbagliato? Lo guardo delusa, interrogativa, e le sue parole mi rassicurano: “Fermati, che ancora non voglio venire… ho sempre un po’ di fame…”.

E mi solleva, mi stende sul tavolo, mi fa stringere le gambe e viene a mangiare sui miei addominali… lo champagne lo beve dal tenero triangolo che si è formato all’attaccatura delle mie cosce. Finito il suo festino, ne lecca accuratamente via ogni traccia, allargandomi bene le cosce e insinuandosi in ogni anfratto, arrivando addirittura a lambire il mio buchetto posteriore… oddio, ma è matto?… però quello che fa mi piace e lo lascio fare.

Lascio che mi sollevi e mi prenda in collo, gli serro le gambe intorno ai fianchi, aggancio i piedi dietro alla sua schiena come se mi stessi arrampicando su un albero… accidenti, che bell’albero…
In questa posizione, immagino che il suo sesso sia proprio lì, appena sotto al mio, e se gioca lui, allora voglio giocare anch’io, così mi lascio scivolare un po’ più in basso. E infatti eccolo lì, sento la sua punta ancora dura e vibrante, come lo era poco prima dentro alla mia bocca. Prendo fiato, sospiro, e mi ci lascio cadere sopra.

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