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Racconti Erotici Etero

La parcella dell’avvocatessa

By 6 Settembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Buongiorno, vi ricordate di me? Sono l’avvocatessa che non disdegna di farsi pagare in natura dagli extracomunitari più indigenti. Purtroppo di queste belle avventure me ne capitano raramente, perché tengo al mio lavoro e quindi faccio tutto con discrezione per evitare di subire ricatti o altro.
Vi voglio raccontare la bella ‘riscossione’ della settimana scorsa. Ho fatto vincere una causa di lavoro ad un ragazzino albanese che era stato sfruttato e ricattato dal suo ex principale, e rischiava pure di essere rimpatriato. E’ un ragazzino molto timido, educato, e le persone spesso se ne approfittano di tipi come lui.
Venuto a trovarmi in studio per ringraziarmi, mi disse che per sdebitarsi, in attesa di trovare un nuovo lavoro, avrebbe fatto qualsiasi cosa: che era disposto a farmi le pulizie in casa, in studio, lavarmi la macchina, insomma si prostrava ai miei piedi completamente. Era talmente contento ed euforico per il fatto di essere uscito dall’incubo creato dal suo ex-principale, che non stava un attimo zitto e continuava ad elogiarmi. Anch’io ero contento per lui, e capii che stavolta non potevo rinunciare alla mia indecente voglia di essere ripagata in natura. Così preparai a volo un piano dicendogli:
– senti Elvi, io non voglio nulla in cambio. Sono contenta per te e ti auguro di trovare presto un lavoro. Però promettimi che non ti caccerai nei guai e starai attento alle cattive frequentazioni. Piuttosto, adesso come fai a tirare avanti ed a mangiare?
– Non ti preoccupe – mi disse nel suo italiano incerto – io arrangio per mangiare e cerco subito lavoro.
– Senti, per oggi tu vieni a cena da me. Festeggeremo la nostra sentenza e mangerai qualcosa di buono e nutriente, e poi domani penserai al lavoro.
Naturalmente accettò e si presentò a casa mia puntuale con un mazzetto di fiori estirpati da chissà quale giardino.
Cercai di farlo sentire a suo agio vista la sua timidezza, e ciò mi riuscì meglio solo quando ci mettemmo a tavola. Chissà da quanto non mangiava’ Solo quando fece pace col suo stomaco si accorse che avevo messo dei vestiti molto succinti e provocanti. Una semplice camicetta semiaperta ed una gonnellina a fiori. Considerato che Elvi, come tutti gli altri, era abituato a vedermi in tailleur in studio ed in toga al tribunale, dovette rimanere di stucco, e non faceva che armeggiare sotto il tavolo tra una forchettata e l’altra e spiare dentro la mia scollatura. Certo, la mia 4′ di seno era molto più evidente adesso, così come le mie cosce tornite (sedevo al suo fianco).
– cos’hai Elvi, pensavi che venissi in tavola con la toga nera? E no, il tuo avvocato ama sentirsi libera almeno a fine lavoro.
– Avvocato, tu sei molto bella donna.
– Eheh, grazie Elvi, anche tu sei un ragazzo molto attraente, anche se dimostri meno dei tuoi 18 anni.
Naturalmente la ricca cena era accompagnata da un buon vino rosso che il piccolo albanese sembrava gradire molto e che servì a dare un po’ di colore al suo visetto bianco.
Arrivati alla frutta eravamo molto sazi ed un po’ brilli, e poi passammo direttamente sul divano per riposarci. Naturalmente nel frattempo avevo aperto altri due bottoni della mia camicetta, e praticamente il reggiseno nero e buona parte delle mie tette erano ben visibili, così com’era visibile l’eccitazione del mio giovane cliente. La sua patta era bella gonfia.
Dissi che la cena andava degnamente chiusa con un brindisi per la vittoria giudiziaria, e presi le due coppe di spumante. Lui rideva e diceva che lo stavo facendo ubriacare, e che non meritava tanto, anche perché diceva di essere costernato di non essere riuscito a pagare la parcella.
I calici di spumante furono due, poi tre, insomma il terreno era stato sufficientemente preparato, e l’aspetto più porco dell’avvocatessa stava per venir fuori. Lui, adesso ben più rilassato, era stravaccato sul divano, ed io feci lo stesso, naturalmente non potendo far a meno di strusciarmi. Le mie cosce erano del tutto scoperte ed una di esse sfiorava il suo pacco. Lui continuava a ridere ed a sbirciare dentro al reggiseno, adesso in maniera meno discreta.
– Ti piacciono le tette della tua avvocatessa? Dissi con malizia scoprendole ancora di più fin quasi ai capezzoli.
– Si, bellissimo tuo corpo ‘ disse laconicamente.
– E le mie gambe? ‘ incalzai ‘ alzandomi la gonna fino alle mutandine nere.
– Si, mai visto donna più bella.
– Davvero, ma non hai mai avuto la ragazza?
Mi disse che era sempre stato in famiglia e che non aveva avuto tempo per cercare una fidanzatina.
Ma poveretto ‘ dissi- sfiorandogli il cazzo con la gamba.
Dopodiché misi la mia gamba in mezzo alle sue e dicendo che stavo per cadere dal divano, mi feci quasi completamente su di lui.
– avvocato, se vuole le cedo il mio posto, disse lui imbarazzato.
– Ma no caro, perché non mi cedi il tuo cazzo? Gli misi la mano decisa sul pacco e strinsi cazzo e coglioni insieme, con forza leggendo nei suoi occhi la voglia di spogliarmi e scopare.
– Avvocato, mi eccita così, io non resisto, lei troppo bona.
– Davvero mi trovi bona? Allora toccami. Tolsi di colpo il reggiseno e sganciai quell’ultimo bottone della camicetta rimasto aperto. Le tette rimasero libere e gliele sbattei in faccia. I capezzoli scuri erano molto pronunciati per l’eccitazione che avevo mantenuto davanti al ragazzino fin dalla mattinata. Adesso quel piccolo bastardo era tutto mio. Altro che aspettare che guadagnasse per farmi saldare la parcella! Quando vinco una causa voglio essere pagata subito. . .E qualcosa da darmi ce l’aveva. Sentivo il suo grosso cazzo che voleva esplodere dentro le mutande e gli intimai di spogliarsi per farmi succhiare la sua cappella.
Lui continuava a leccarmi le tette, che diceva di non aver mai visto se non a sua madre. Stava letteralmente sbavando. Le stringeva con le mani , mordicchiava i capezzoli e laccava tutto attorno.
– Il cazzo, dammi il cazzo. Si spogliò in tre secondi ed il suo cazzo fu finalmente libero. Era bello grosso e abbastanza lungo. Al pensiero che non avesse mai scopato m’infoiai ancora di più e gli feci un pompino da vera zoccola, lentamente e con tante pause per non farlo sborrare subito. Poi gli mostrai finalmente la mia fica pelosa.
– E questa ‘ gli dissi ‘ l’hai vista pure a tua madre?
– Si, dal buco della serratura, ma la tua &egrave più bella.
– Ficcami il cazzo dentro, e scopami per un’ora. Questa &egrave la mia parcella.
Lo infilò dentro con una tal foga che pensavo sarebbe durato non più di trenta secondi. Invece no, il ragazzetto stantuffava con forza ed aveva tanta resistenza.
– porca avvocata ‘ diceva sbavando ‘ se questa &egrave la tua parcella te la meriti davvero. Fotteva e continuava a lapparmi i capezzoli.
– Maiale, mi stai facendo godere, la mia fica &egrave inzuppata come una fontanella.
– Senti com’&egrave duro, puttana troia.
– Si, chiavami e sborrami dove vuoi, oggi &egrave la tua festa.
Continuava a chiavarmi e prese pure ad infilarmi il dito indice in culo. Naturalmente entrò subito perché il culo era bagnato dalla sborra che colava giù dalla fregna.
A un certo punto lo tirò fuori e mi fece capire che voleva sborrarmi dentro la bocca. Lo accontentai anche in quello. Succhiai per alcuni attimi la cappella enorme, poi lo feci entrare tutto e lo feci sborrare. Sembrava il quantitativo di sborra trattenuta dentro per tutta una vita.
– Ah, porco, la tua sborra &egrave bollente.
– Troia, bevi tutta. La prossima te la do nel culo.
Ormai non aveva più inibizioni il ragazzino. Ed effettivamente la seconda chiavata mi fece impazzire. Fottuta davanti e di dietro. Non s’aspettava che avessi un culo così avvezzo ad inghiottire cazzi di extracomunitari. Mi sborrò dentro al culo un altro mezzo litro di sperma.
Lo accompagnai alla porta ancora nuda e sbronza e con il culo in eruzione. Ne avrei fatta ancora un’ altra, ma sapete non vorrei che si dicesse che sono una che se ne approfitta’
Come al solito mio marito verrà a sapere di questa scopata al bar dai suoi connazionali (anche lui &egrave albanese) e si masturberà come sempre. E’ un bonaccione. Il suo piccolo cazzo non mi soddisfa tanto, ma sapere che si spara le seghe ascoltando al bar le porcate della moglie mi fa bagnare tantissimo. Spero di potervi raccontare altro. Carminia

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