Skip to main content
Racconti Erotici EteroRacconti erotici sull'Incesto

La povera zia

By 4 Marzo 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

L’inizio della mia storia nasce da un evento poco piacevole: la morte della nonna della mia fidanzata. Ma meglio spiegare meglio la situazione spero solo di farlo in poche parole.

Sono Mario ho venticinque anni e da tre anni sono fidanzato con Chiara, ventisettenne ‘ sono sempre stato attratto da donne più mature ‘ e la sua famiglia è composta da sua madre, Paola, e la sorella di sua madre cioè la zia di Chiara, Federica. E sua nonna che quindi è la madre di Paola. Ebbene lei non sta ormai molto bene, non è vecchia ma è malata da ormai molti anni e in questo ultimo periodo le sue condizioni si sono aggravate. Al tempo stesso la mia vita sentimentale ma nel particolare la mia vita sessuale con Chiara è decisamente calata per non dire del tutto azzerata, complice la precaria situazione della nonna, complice il fatto del suo lavoro che gli procura un alto livello di stress ci stiamo pian piano allontanando. Anch’io sono dispiaciuto per sua nonna so che Chiara gli è molto legata e gli dispiace ma dispiace anche a me di non fare più sesso. Non sono il tipo da tradirla ma non voglio neanche lasciarla tanto sicuramente appena la situazione bene o male stabilizzata, il nostro rapporto tornerà -spero- alla normalità; ma intanto devo trovare uno sfogo per me e per il mio ‘piccolino’ del piano di sotto!
Ammetto che la storia che vi sto raccontando sta diventando lunga ma non preoccupatevi sto arrivando al punto; ebbene in questo ultimo periodo passiamo abbiamo passate diverse giornate a casa della povera nonna per fargli pesare il più possibile gli ultimi momenti su questa terra. E durante queste visite mi capitava sempre più spesso di gettare rapidi sguardi alla zia Federica.
Federica ha trentasette anni (solo dieci anni più vecchia della nipote) e sebbene l’età inizia a tingere di bianco la sua bionda chioma lunga, ancora il suo corpo fa una gran figura: alta a colpo d’occhio un metro e settanta, fisico snello e tono quasi atletico ‘ fin da ragazza ha praticato molti sport scolpendogli i muscoli ‘ e seppur sono diversi anni da quando ha smesso, ancora oggi il tempo non ha scalfito il suo tono.
Da quanto mi ha detto Chiara, Federica non ha mai avuto tanta fortuna in fatto di rapporti con l’altro sesso, difatti ha avuto diversi rapporti sentimentali ma tutti distruttivi, lei dava troppo se stessa e riceveva solo botte. E dopo averci provato più volte con diversi uomini si è decisa a desistere dal provarci convincendosi che gli uomini sono tutti degli stronzi, senza nessuna eccezione. Quindi negli ultimi dieci anni ha messo da parte la vita sociale per dedicarsi a se stessa e alla madre ‘ sorella di Paola e nonna di Chiara.
Insomma Federica non era la solita zitella dall’aria da comare ma neanche era ancora in cerca del principe azzurro. Bene o male frequentando Chiara e la sua famiglia da ormai tre anni buoni, l’idea di Federica sugli uomini non è cambiata ma almeno nei miei confronti ha dovuto ricredersi convincendosi che almeno io con sua nipote sono un buon partito; anzi in più occasioni ‘ ma prima dell’aggravarsi delle condizioni della povera nonna/mamma ‘ quando abbiamo avuto occasione di parlarci a quattr’occhi mi ha espresso che se avesse avuto l’età della nipote, avrebbe anche lei optato per me come suo ragazzo! Me lo disse ridendo e anche io lo presi come uno scherzo ma il ricordo dell’episodio mi è rimasto e mia ha pure stuzzicato.

Finalmente siamo giunti a noi; la scorsa settimana ricevemmo in piena notte anzi in piena mattina presto la notizia che la cara nonna aveva avuto un forte attacco di tosse e come di colpo, presumibilmente dai forti conati di tosse, il respiro gli era morto in gola soffocandola pressoché all’istante e nulla hanno potuto il marito che gli dormiva profondamente accanto e neanche Federica e Paola che dormivano nelle rispettive camere a pochi metri da quella dei genitori; il tempo di essere chiamate dal marito che la loro mamma era già oltre il nostro mondo.
Ci hanno chiamato e ci siamo precipitati a casa loro ma anche noi abbiamo potuto fare ben poco; durante il viaggio verso di loro Chiara ha pianto e singhiozzato senza fine, dando piena libertà alle proprie lacrime di scendere ma almeno facendosene una ragione. Appena arrivati ed entrati in casa la scena davanti a noi era pressoché strappalacrime: il marito a singhiozzare inginocchiato davanti al letto dalla parte della moglie e le sorelle in piedi a pochi passi strette entrambe in un triste abbraccio. Tra me e Chiara è bastato solo una rapida occhiata per dividerci e ognuno cercare di risollevare alla ben meglio una persona, Chiara la propria madre, Paola, e io la zia.
Mi sono avvicinato molto lentamente a lei, che dopo essere stata separata dolcemente da Chiara si era rivolta verso l’immobile spoglia a testa china; gli ho sfiorato la schiena molto delicatamente e lei, appena si è voltata si è letteralmente fiondata verso di me abbracciandomi e stringendomi forte. Da parte mia ho corrisposto al suo abbraccio, gli ho stretto la testa contro la mia spalle e mentre gli accarezzavo i capelli lei ha iniziato il suo sfogo piangendo contro di me e venendo scossa da qualche sporadico singhiozzo.
Durante l’abbraccio che durò alcuni minuti potei sentire il suo corpo stretto nel mio, potevo sentire i suoi seni abbondanti ma ancora sostenuti premere contro di me, facendo immediatamente scaldare la parte bassa dei miei vestiti; potevo sentire il suo profumo al miele dei suoi capelli contrastare col dolce e tenue odore di rose proveniente dal suo collo, in bella mostra ai miei occhi.
L’eccitazione in me iniziava pian piano ad aumentare e prima di fare la più grande figura di merda della mia vita ma in special modo davanti all’intera famiglia, meglio andare via da lì e staccandomi un attimo da Federica e rivolgendomi verso Chiara che era alle prese con sua madre, entrambe sedute su una panchina in legno finemente lavorata presente in camera, gli faccio segno e cerco di sussurrargli che riporto la zia in camera. Lei sembra capire e mi asseconda con un cenno della testa. E quindi cingendo le spalle a Federica gli sussurro di venire con me e la guido io, mentre lei si appoggia a me, verso la sua camera.

Arriviamo nella sua stanza la faccio sedere sul letto e mettendomi davanti a lei in ginocchio le stringo le mani che aveva appoggiato in grembo, gli dico che quello è solo un passaggio, che adesso sua madre è in un posto molto migliore di questo, gli dico che se ci fosse qualsiasi cosa che possa farla star meglio di non esitare a chiedermelo insomma cerco di confortarla e di dargli un po’ di conforto. Lei da parte sua mi guarda con i suoi occhi blu profondo, resi lucidi dai residui delle lacrime, sembra ascoltarmi ma la sua espressione del viso non sembra sentirmi. Allora come se fosse la mia ragazza, gli accarezzo i capelli, dolcemente gli sposto alcuni pochi ciuffi che le ‘sporcano’ la fronte dirigendoli dietro le orecchie e lei, sbloccata dall’ipnosi in cui era caduta, appoggia e strofina il suo viso sul mio palmo della mano e impercettibilmente sobbalzai dalla forte eccitazione che mi prese e forse trasmisi quel minimo movimento anche a lei.
Adesso sembrava essersi un po’ calmata, i suoi occhi si furono un po’ asciugati e il rossore sembrava un po’ diminuito e intanto ci guardammo per un secondo entrambi negli occhi. Non mi ero mai accorto di quanto fosse profondo il suo sguardo, e in quel momento non avrei mai detto che dalla sua immensa profondità con cui mi guardava rischiavo di cascarci dentro.
Per me era venuto il momento di alzarmi e stavo per uscire quando lei di scatto si rialzò dal letto, mi abbracciò forte al collo e mi sussurrò all’orecchio solo una parola: grazie.

Cercai di rispondere grazie ma un suo bacio leggero sulle mie labbra mi fece tacere ma mi fece fremere, dapprima un brivido mi risalì lungo tutta la schiena e un altro brivido mi scosse ancor di più il mio membro facendolo ancor più pulsare dentro alle mutande ormai sempre più strette.
Anche lei che col suo corpo era praticamente attaccata a me parve sentire l’ormai palese gonfiore e ‘ se ci penso adesso mi immagino il momento come un video mandato al rallentatore ‘ un lieve sorriso si forma sul suo viso mentre con lo sguardo si sposta dai miei occhi alla mia parta bassa, ‘inquadrando’ la mia zona inguinale e subito dopo riporta sul mio viso i suoi occhi.
Resta pochi secondi a guardarmi sorridendomi e io vengo preso da un immediato imbarazzo che mi fa letteralmente avvampare le guance con un rossore degno di un peperone; mi sento la testa pensante mille tonnellate, mi sento la fronte iniziare a grondare sudore e le mie mani trasmettere quasi un senso di bagnato sulla schiena di Federica. Se ripenso a mente lucida a quel momento, posso dire di essere stato diviso da due sensazioni: la prima di totale imbarazzo e disagio di fronte a quella situazione che dovrebbe essere tragica e triste ma che in me ha risvegliato una simile eccitazione e la seconda di desiderio di abbassare la testa e di rispondere al bacio di Federica con tanto ardore con cui premeva il mio membro su di lei.

Ma (s)fortunatamente una qualche forza invisibile mi tolse dai guai difatti qualcuno bussò alla porta della camera chiamando il nome di Federica. Io non riuscii a proliferare parola, la mia lingua era praticamente paralizzata, totalmente secca come se fosse nel mezzo di un torrido deserto; tutta la mia prepotente eccitazione crollò come un castello di carte costruito sfidando di troppo la forza di gravità.
Per fortuna con voce ferma rispose lei. Era suo padre, dicendogli che Chiara cercava di me.
Come se quel nome avesse rotto l’incantesimo che c’era in quel momento fra di noi, rompemmo quel magico abbraccio e ci guardammo nella maniera di come si guardano due sconosciuto abbracciati strettamente insieme; ci separammo e uscii immediatamente dalla stanza lasciando lì Federica in piedi.
Subito fuori dalla porta c’era Antonio, il padre di Chiara che con passo molto lento e strascicato non si degnò neanche di guardarmi. Pensai immediatamente che sapesse cosa avevo fatto ma subito dopo realizzai che come poteva essere felice o considerare me visto che aveva appena perso la moglie?!

In ogni modo tornai da Chiara, salutammo debolmente e uscimmo di scena e io non pensai per tutto il giorno avvenire a quello che mi era successo.
A fine di quella giornata, dopo le consuete ore di lavoro, tornammo entrambi a casa e mentre io mi fermai a casa Chiara continuò verso casa dei suoi genitori. Ancora era presto, circa le diciotto se non ricordo male e quindi volli rilassarmi andando a fare una rapida ma rilassante doccia.
Ero da meno di due minuti sotto al getto dell’acqua calda che non so come ma il mio pensiero tornò a Federica mandandomi subito sull’attento il membro; nella mia mente mi immaginai lei tutta nuda, coi seni ancora floridi, un ventre piatto dove ancora si insinuavano debolmente i muscoli di tempi passati e scendendo ancor più in giù una fichetta un po’ pelosa ma finemente curata ‘ così se la immaginava. Socchiusi gli occhi e nella mia mente Federica si avvicina con passo languido verso di me e inginocchiatasi davanti a me, con tocco delicato prendeva ad accarezzarmi il pene, facendomi mandare deboli sussulti di piacere.
E mentre tutto questo avveniva nella mia mente, io mi masturbavo senza limite, stringendo fin quasi a farmi male il mio membro ormai duro e pronto a venire mentre l’acqua mi copriva come una calda coperta, d’acqua.
Mi segavo con foga inaudita, era qualche mese che non mi concedevo un simile rilassamento e con in mente il lussurioso pensiero di Federica non potevo far di meno; infine raggiunse l’orgasmo schizzando a ‘idrante’ sulle bianche mattonelle della doccia; mi abbandonai sotto il getto d’acqua appoggiandomi con le spalle alla parete e lasciando che la calma tornasse sia in me e sia sul mio cazzo ormai sfogato.
Ormai era quasi una mezz’ora buona che ero li sotto ed era venuto il momento di uscire quindi mi fermai l’acqua uscii e dopo essermi asciugato e rivestito andai cucina per vedere di fare qualcosa per cena.

Chiara rientrò in casa in tarda serata, saranno state le otto passate, la cena che avevo cucinato per lei giaceva ancora tiepida sopra i fornelli ma lei entrò in casa, lasciò cadere il pesante giaccone invernale sul pavimento, non degnò né la cucina da cui proveniva un invitante profumo né me seduto alla scrivania del mio studio mentre ero intento a rileggere e ricorreggere alcuni progetti al computer. Come un automa andrò dritta verso camera e chiuse la porta dietro di se.
Di primo acchito avrei voluto andargli dietro ma sapevo cos’aveva: il suo portamento distante di quella mattinata era stato sostituito da una piena crisi, non gli era bastato il pianto di soli pochi chilometri ad accettare l’inevitabile perdita della nonna ma era ben normale anzi iniziavo quasi a stupirmi del contrario.
Quindi a mio avviso era meglio lasciarla stare, io tornai a guardare il luminoso schermo invaso da piante e disegni tecnici e almeno per un paio d’ore rimasi lì; quando iniziai ad avere i primi sbadigli era venuto per me il momento di iniziare a coricarmi e quindi spensi il pc e prima di dirigermi verso camera da letto, feci un breve raid in cucina per sistemare e impacchettare tutta la cena ormai fredda per riporla in frigo sperando che la sera seguente avrebbe avuto più fortuna di essere consumata.

I giorni avvenire passarono normale, a Chiara era passata un po’ di quella voglia di piangere senza limite e la situazione sembrava essersi quasi risollevata, il funerale e la sepoltura erano già stati fatti quindi le riserve di lacrime di tutti i familiari erano pressoché terminate, adesso era venuto il momento di cercare di andare avanti.
Ma con Chiara solo il pensiero dell’idea di fare l’amore era tabù: facendo finta di cascarci sopra all’argomento lo proposi e fui trattato come se gli avessi chiesto di girare un film porno cioè da maniaco pervertito. Quindi ancora niente sesso. E ovviamente Chiara si comportava con me come se l’avessi offesa e quindi mi tenne il muso per l’intera giornata e mi immaginai anche per le giornate seguenti.

Ma inaspettatamente il giorno dopo verso sera mi dice con tono distaccato ma non più adirato con me che sua zia aveva bisogno di una mano per iniziare a beh… sgombrare ‘ anche se definirlo così da l’idea di offensivo ma non lo era ‘ sgomberare la casa dalla cose di sua mamma; non voleva gettarle via ma l’idea era di ordinarle per bene in delle scatole e di lasciare solo alcune cose. Il resto andavano portato in soffitta in attesa di prendere una decisione definitiva riguardo alla loro fine.
Gli dissi che non avevo problemi a dargli mano e anzi ero ‘contento’ che iniziassero a riprendere il via dopo la compianta scomparsa; fissai tramite Chiara per incontrare Federica il giorno seguente nel primo pomeriggio, appena sarei rientrato dal lavoro.

Risposi meccanicamente a Chiara sulle prime non era una gran notizia, per la sua famiglia ero una specie di uomo di fatica, non era la prima volta che mi chiedevano qualche piacere tipo spostare mobili o sistemare i piccoli problemi di una casa, quindi anche questa volta mi immaginavo fosse lo stesso; però subito dopo un’altra parte di me mi portò a pensare alla zia in maniera poco ‘etica’ difatti mi ritornò alle mente l’esperienza precedente in camera sua e il mio evento in bagno sotto la doccia. Quindi il mio partner sotto la cinta fu molto contento di tornare dalla cara zietta.

Trascorsi il resto della giornata e tutto il tempo successivo prima dell’arrivo a casa dei parenti con una leggere eccitazione, ero euforico perché dentro alla mia testa mi ero fatto una decina di pensierini, forse illudendomi che sarebbe potuto succedere qualcosa. Non pensavo minimamente che la zia voleva veramente un aiuto a spostare vestiti e altra roba.
Tornai in fretta da lavoro, mi misi abiti più formali e praticamente mi fiondai dai parenti sempre con la solita eccitazione che pian piano che mi avvinavo inizia ad aumentare; mi immaginavo il mio arrivo, la casa vuota a parte la zia che mi accoglie sulla porta con un lungo accappatoio stretto all’esile vita, mi tira dentro casa e appena chiusa la porta si slaccia la cintura e rimane davanti a me in tutta la sua nudità. E mi attrae a se baciandomi questa volta appassionatamente.

Il tragitto da casa mia a quella dei parenti trascorse in un attimo, da quanto la mia mente fantasticava non mi ero reso veramente conto di pensare alla guida, potevo aver fatto chissà quali infrazioni stradali senza accorgermene; ma il quel momento non me ne importava niente, ero troppo curioso di soddisfare la mia curiosità verso la ‘chiamata’ di Federica, per appagare finalmente la mia fantasia e il mio desiderio represso di tornare a trombare come si deve con una donna, sia fidanzata o parente acquisita.
Scesi di macchina e la mia prima illusione che mi ero fatto fu stroncata, Federica non mi aspettava sulla porta. Poco male pensai, mi starà aspettando dentro casa e già nuda ironizzai tra me. Come già detto non realizzavo ancora minimamente che non ci poteva essere nessun doppio senso specie di natura sessuale.
In ogni modo nel fare i pochi brevi passi dalla mia macchina all’ingresso di casa mi accorsi che le mie gambe tremavano leggermente, che i palmi delle mie mani erano un po’ bagnaticce di sudore insomma ero veramente eccitato specie nella parte bassa dei pantaloni, sentivo il mio membro pulsare e premere fin quasi a farmi male chiuso nella sua prigione.
Suonai il campanello con in mente mille pensieri e tutti abbastanza osceni su come poteva evolversi quell’incontro. Finalmente la porta si aprì lasciandomi vedere la zia sulla soglia vestita normalmente ‘ addio accappatoio pensai ‘ e con voce lieve e quasi sul punto di piangere mi invitava a entrare. Le mie certezze iniziarono gradualmente a cedere, potevo sentire lo scricchiolio mentale provenire dal mio ‘piccante appuntamento con la zia’.
Federica mi accolse in casa, con la stessa voce mi disse che gli dispiaceva avermi disturbato dopo il lavoro, ma era l’unica persona che poteva dargli una mano. Suo padre non c’era, era fuori casa, ormai passava la gran parte del tempo al cimitero davanti alla tomba della moglie, ancora lui non se ne faceva una ragione e finché non l’avrebbe fatto inutile stare con le mani in mano. E sua sorella, Paola, fino alla tarda serata non sarebbe rientrata dal lavoro.
Gli dissi che non c’era alcun problema, che ero felice di aiutarla e che seppur mi dispiaceva per la loro perdita, questa non doveva impedire di continuare a vivere per i rimasti.
Ormai le mie speranze di scopare la zia erano sfumate, sapevo già come sarebbe finita la giornata, sarei rimasto tutto il resto del pomeriggio a portare in soffitta numerose scatole contenenti maglioni e vecchi vestiti della defunta in soffitta insieme alla maggior parte dei suoi soprammobili.

E in buona parte accadde quanto pronosticai, Federica mi condusse prima in camera dei genitori, lì erano disposti già una mezza dozzina o giù di lì di cartoni già chiusi da portare subito di sopra, mi lasciò lì dicendomi che mentre mi aspettava aveva già tolto i vestiti più vecchi della madre ma che ancora non voleva dare via e che mentre io li avrei sistemati lei sarebbe passata ai suppellettili sparsi per le varie mensole di casa; voleva arrivare ‘ come disse lei ‘ ad avere il minor numero di ricordi della madre ma di non voler togliere del tutto la sua presenza in quella casa. E mi lasciò lì a fissare i cartoni abbandonando per sempre i pensieri erotici sulla zia. Peccato mi dissi.

Passai quasi un’ora a fare i viaggi tra camera e soffitta, impolverandomi a portare su le scatole e sudai copiosamente, il solo pensiero di portare altrettante scatole per la ripida scala mi innervosiva più che mai ma ormai avevo fatto la cazzata di accettare la richiesta di aiuto e non potevo tirarmi indietro, quindi tanto valeva andare fino in fondo.
Finii l’ultimo viaggio e andai alla ricerca di Federica per prendere le ultime scatole e finire una volta per tutte quella fastidiosa mansione; la trovai seduta sul divano in soggiorno attorniata da scatole ormai riempite ma con in mano una statuina che stringeva e rigirava tra le mani, sembrava piangerci sopra ma con i capelli lunghi non potevo averne la certezza.
Quindi molto delicatamente mi avvicinai a lei cercando di non fare il minimo rumore per non rompere quell’atmosfera di silenzioso cordoglio che si era creata nella stanza; riesco a sedermi accanto a lei e sembra che Federica non abbia ancora recepito la mia presenza.
Ma di colpo sento la sua voce che inizia a parlare: ‘E’ strano e al tempo stesso magico di come un ricordo si lega a un particolare oggetto e ti lascia nella mente le sensazioni che provati quando sei entrato in possesso di quella particolare cosa, guarda ad esempio questa stupida statuina. Non vale il coccio di cui è fatta ma quando ero una bambina me ne innamorai al di la di un vetro di un negozio, era natale ricordo, ero con mia madre a fare spese e la vidi, mi soffermai col viso appiccicato al vetro alitando sulla vetrina e pregando mia madre di entrare per comprarla. Lei mi strattonò dicendomi che costava troppo, che non c’era tempo e che di statuine in quel mondo ne avevo milioni a casa e mi costrinse a seguirla di mala voglia. Ricordo perfettamente il pensiero che mi attraversò in quel momento la mente: speriamo tu muoia gli dissi mentalmente, mentre intanto venivo trascinata con le lacrime agli occhi per le via della città. E quindi puoi ben immaginarti la sorpresa, la gioia e la felicità che mi permease quando aprii uno dei miei regali posti sotto l’albero la mattina di natale e vi scoprii dentro la statuina che avevo visto dentro al negozio. Mi girai verso mia madre e con le lacrime agli occhi per la contentezza la ringraziai e gli dissi che le volevo bene. E fui io contenta nel vedere il sorriso di mia madre illuminarle il viso e vederli lucidi gli occhi quasi dalla lacrime. E guarda adesso, darei indietro questa e altre mille statuette per avere ancora in vita mia madre.

Quel racconto, quel prezioso ricordo di Federica che aveva condiviso con me mi fecero smettere di pensare a lei come l’oggetto del mio desiderio e la vidi col sentimento di come vedo Chiara; con amore mi avvicinai a lei e abbracciandola teneramente l’avvicinai a me finché la sua testa con tornò sulle mie spalle e potei sentire di nuovo l’odore dei suoi capelli mentre lei versava le calde lacrime sulle statuetta che ancor teneva in mano e una parte sulle mie spalle. Fu un momento stupendo per entrambi, per lei perché immagino si sentisse meno sola e io perché se poco fa i pensieri osceni su Federica erano scomparsi, con il suo avvicinarsi a me erano prepotentemente tornai a prendere possesso del mio corpo e del mio cazzo che di colpo era tornato sull’attenti.
Rimase qualche attimo così appoggiata a me poi l’incantesimo finì, le lacrime smisero di scendergli e si alzò, si giro verso di me e tornò a guardarmi con i suoi splendidi oggi blu; mi fissò un attimo e mi chiese: ‘-Perché lo fai? Non sono nulla per te eppure mi hai trattato come mai ero stata trattata da nessun uomo’
Non seppi cosa rispondere, non potevo dirgli ‘solamente per scoparti’ perché anche se mentalmente sapevo che era così, in cuor mio sapevo che non era solo questo. Forse quando accadde questo ancora non ero riuscito veramente a pieno a capire i miei sentimenti per lei ma sapevo già da allora che non era solo per portarmela a letto.
Comunque rimasi in silenzio mentre ancora la fissavo con occhi impacciati, mentre lei attendeva una risposta e io attendevo aiuto dal cielo per uscire da quella situazione.
Il silenzio ma in particolare l’aria era satura di disagio da parte di entrambi e visto che Federica non ottenne risposta si alzò in piedi e andò a rimettere la statuina sopra alla mensola del camino presente nel salotto; mentre mi dava le spalle fissando ancora il prezioso ricordo, io feci per alzarmi e per prendere la prima delle otto scatole presenti così almeno avrei interrotto quel silenzio che inizia a diventare pesante e sperando che la mia erezione si abbassasse e cosa più importante, che Federica non se ne accorgesse ancora una volta.
Cercai di fare in assoluto silenzio ma lei, come avendo un paio di occhi sulla nuca mi disse: ‘Aspetta non andare, c’è tempo per portare quelle scatole in soffitta.’ Rimasi bloccato guardandola con la coda dell’occhio, lei era non si era mossa, mi dava ancora le spalle.
Non sapendo cosa fare ‘ mi sentii a disagio e come uno scemo quando aprii bocca ‘ gli dissi: ‘Allora cosa ti posso fare?’ e lei per tutta risposta si girò e mi disse con le lacrime che a stento riusciva a trattenere: ‘Ti prego torna qui e abbracciami.’
Come un automa senza pensare più di tanto a quello che stavo facendo mi avvicinai a lei e l’abbracciai, anche lei rispose e appena i nostri corpi si toccarono lei tornò a piangere copiosamente e seppur con voce singhiozzante riuscii a capire il suo sfogo: ‘Non voglio rimanere sola, mia sorella ha la sua vita, mio padre non ha mai capito la mia solitudine e Chiara a te… Perché io devo restare sola! ‘ E detto questo il suo pianto si fece più forte. Non sapevo cosa dirli per calmarla e quindi la strinsi ancor più forte a me. Continuò dicendomi: ‘So’ che la mia solitudine è per colpa mia ma adesso senza di lei non so più cosa fare…’
Dentro di me qualcosa si mosse e agii sciogliendo momentaneamente il mio abbraccio, dolcemente gli tirai su il viso verso si me e gli sussurrai: ‘Ma tu non sei sola. Tuo padre e tua sorella e anche Chiara ti vogliono bene e non ti lasceremo sola… ‘ feci una breve pausa perché avevo paura a dire continuare, avevo timore a dirglielo però andai avanti ‘e poi ci sono io qui con te’.

Non so cosa mi prese, non so come mai gli dissi questo, forse era quello che andrebbe detto in queste occasioni, forse è questo che bisogna dire. Me ebbe il risultato voluto, per un momento Federica smise si piangere e sorrise debolmente.
Ancora una volta rimanemmo a guardarci negli occhi per qualche istante senza dirci nulla, questa volta non c’era nessuno che avrebbe potuto interrompere quel momento; la mia testa era tornata a pesare tonnellate, mi sentivo cadere in terra dalla pesantezza della testa e le gambe sembravano fossero di burro perché potevo sentirle tremare leggermente. E a dirlo e a pensarci adesso mi sento quasi schifato da me stesso dal mio comportamento ma credo con molta sicurezza che non fu una cosa che decisi io, successe da sola e basta, il mio cazzo guizzò violentemente, tornò a premere dentro alle mie mutande e mi immagino che avrebbe fatto un vistoso bozzolo da vedere, ‘peccato’ che da come eravamo l’uno contro l’altra, quell’imbarazzante rigonfiamento premé direttamente su Federica.
Mi accorsi che quel suo debole sorriso si allargò, capii che aveva sentito e l’imbarazzo mi invase scaldandomi il viso; la volta precedente sarebbe intervenuto suo padre a rompere il momento, questa volta eravamo soli quindi non c’era possibilità di uscire da quel disastro ormonale.
La forza invisibile che poco fa mi aveva fatto parlare adesso taceva e quindi balbettai qualcosa del tipo ‘beh ‘ io… ‘ e cercai di allontanarmi da Federica ma lei che ancora mi abbracciava non sembrava di quell’idea perché mi trattenne e ancora sorridendo mi sussurrò: ‘ Non ti dispiacere, a me fa piacere che ancora attraggo qualcuno…’
E quindi mi fermai ma non sapevo ancora come comportarmi, era eticamente e moralmente sbagliato quello che mi stava accadendo; avevo una voglia pazzesca di tirarmi fuori il cazzo ormai grondante di umori dalle mutande, di metterlo in mano o meglio in bocca a Federica e di farmelo pulire da lei ma se una parte di me voleva questo a tutti i costi, la piccola parte di me che ancora si ancorava al senso pudico dei normali rapporti familiari tentava a tutti i costi di fermarmi.

Federica mi disse: ‘A sentire dal bozzolo che hai, dovresti avere un gran bel attrezzo lì dentro’ e fu lei che si staccò di pochi centimetri da me, solo per aver lo spazio per permettere a una sua mano di infilarsi tra i nostri corpi e passarmi come ad accarezzare la testa di un cucciolo di animale, la propria mano sul palese rigonfiamento presente nei miei pantaloni.
Mi sentivo sempre più ardere dal desiderio ormai il cazzo mi pulsava come non mai, se avrebbe continuato così l’avrei pregata in ginocchio di prendermelo e farci quello che voleva. Ma ancora non riuscivo a trovare la forza di aprire bocca, avevo la lingua arida.
E ci pensò Federica. Con una mano continuava a strisciarmi la patta dei pantaloni e con l’altra mi attirò a sé la mia testa, verso la sua sua; mi baciò sulle labbra, cercavo di resistere mentre la sua lingua provava a insinuarsi a cercare la mia. Non resistetti e partecipai al quel bacio, le nostre lingue si unirono e le dighe che trattenevano la mia voglia finalmente si ruppero; l’attrassi a me e la baciai profondamente mentre lei con una mano mi accarezzava i capelli e con l’altra cercava irrefrenabilmente di sciogliermi i pantaloni.
Ormai eravamo tutti e due infoiati più che mai, le nostre remore a fermarci erano cadute, non ci sentivamo più come familiari ma come due amanti vogliosi di sesso…

Finalmente mi sgancio i pantaloni e finalmente la mano raggiunse e liberò dalle grinfie della mutande il mio cazzo duro ormai come il marmo; anch’io non persi tempo e mentre con una mano gli palpavo quasi pazzamente il seno con l’altra gli strofinavo il culo sodo attirandola a me. Un brivido mi percorse quando dopo avermi abbassato i vestiti mi afferrò il cazzo e inizio a segarmi freneticamente. Si liberò dalla mia stretta e si chinò realizzando la mia fantasia, iniziò a leccarmi dapprima la cappella ormai violacea mentre con la mani mi massaggiava le palle e poi partì col pompino più stupendo che avessi mai avuto negli ultimi anni. Altro che Chiara…

Se lo spingeva tutto in bocca, si fermava per riprendere fiato, per una passata sulla cappella per poi ributtarsi interamente sull’intera asta de mio cazzo, era una spompinatrice fantastica, la mancanza di pratica non l’aveva affatto messa in difficoltà, era una gioia indescrivibile lasciarselo lappare interamente da Federica, si vedeva e si sentiva che ci sapeva veramente fare. Guardavo la sua testa davanti al mio pube mentre lavorava di bocca e mi sembrava un sogno, a ogni spinta in bocca mi faceva fremere dai brividi e dal piacere, avrei voluto che non finisse mai ma non avrei tardato molto a inondarle il visto di caldo sperma.
La volevo avvertire, la volevo preparare all’arrivo ma non riuscivo a proferire parola da quanto ero rapito dalla goduria; era il ‘re’ de pompini quello, per me era come la vista di un’oasi per un disperso del Sahara.
Lei continuava imperterrita a menarmi e spompinarmi il cazzo, godevo quasi al pari di una scopata con Chiara ma molto più piacevolmente il pompino di Federica, non avei voluto venire per far durare a lungo quel momento; ahimé ogni uomo ha un limite e il mio era quasi giunto, Federica sembrò accorgersi dell’imminente orgasmo e anziché prepararsi togliendoselo dalla bocca aumentò il ritmo ormai sembrava che anche lei avesse perso ogni suo freno. La mano ‘addetta’ al massaggio della palle a tratti stringeva e a tratti si solleticava i testicoli in maniera paradisiaca e non tardai a venire, schizzando in piena bocca a Federica, riempiendogliela immagino, ma lei da esperta e brava pompinara che era adesso, non sembrò messa in difficoltà anzi, ne rimasi estasiato dalla abili mosse.
E venni senza alcun limite, mi sentivo esausto e pienamente soddisfatto da quel meraviglioso pompino, il mio cazzo rivide finalmente la luce dalla bocca di Federica e finalmente anche lui si era scaricato. Mi sentivo veramente bene, ancora il mio cervello non pensava all’enorme peccato che avevo commesso, adesso lo potrei definire come un ‘quasi-tradimendo’ nei confronti di Chiara, ma lì per lì era stata un’esperienza straordinariamente eccitante.

Federica era ancora ai miei piedi, mi guardava come non l’avevo vista mai guardarmi e io li mezzo nudo con i pantaloni e mutande calata ai miei piedi mi sentivo nel suo pieno possesso.
‘Ti è piaciuto? Da quanta sborra avevi direi che ne avevi proprio bisogno’ – rimasi come ipnotizzato da quello che mi disse, i dialoghi con Federica erano sempre stati molto informali, brevi e del tutto casti ma adesso… mi sembrava di aver davanti tutta un’altra persona.

Ci guardammo entrambi per alcuni minuti, lei aspettando una mia mossa ma io ero ormai nel mondo dei sogni, ero in quella stupenda fase dalla soddisfazione che senti addosso, vorresti solo buttarti su un letto. E quindi pure io nella mia catalessi, aspettavo la sua reazione.
In quegli istanti che eravamo bloccati a fissarci, la nostra mente realizzò veramente a fondo cosa i nostri corpi avevano fatto e ci invase ‘ parlo per me ma a ripensare a quello che fece, anche Federica si sentiva nel mio stesso stato ‘ un profondo imbarazzo perché io in fretta e furia mi tirai su mutante e pantaloni e lei, da inginocchiata con aria vogliosa cambiò immediatamente espressione in ‘suora scoperta’ e quindi si affrettò ad alzarsi e a cercare di ricomporsi.
Eppure l’imbarazzo e il disagio nelle nostre facce era palese.
Mi sbloccai da quella situazione e cercai di far uscire qualche parola dalla bocca riuscii ma dissi solo: ‘Senti Federica… ehm… si è fatto tardi devo andare’
Non riuscivo a mettere in fila una frase completa quindi balbettando una scusa me ne andai lasciandola lì nel salotto.
Infilai in auto e mi diressi a casa con la mente in tumulto, avevo mille pensieri che mi turbinavano e nessuna risposta da darmi alle mille domande.
Guidai come se non fossi stato io a guidare e per fortuna arrivai a casa sano e salvo ma ero agitatissimo, entrai in casa; per fortuna ancora era deserta.
Per cercare di calmarmi mi infilai subito nella doccia, volevo tornare in me e far placare tutti i pensieri che mi rendevano così nervoso, così irrequieto.
Mentre ero sotto il caldo getto dell’acqua, sentivo i nervi e i muscoli iniziare a rilassarsi, i pensieri sulla cazzata che avevo fatto, su come mi sentissi moralmente uno stronzo, sul dubbio se dovevo sentirmi un traditore nei confronti di Chiara o meno… tutte questo domande iniziavano a sparire per lasciar il posto al nulla assoluto mentre sentivo l’acqua cascarmi sulla testa e scorrere per tutto il mio corpo.
Ero quasi riuscito a calmarmi quando ti punto in bianco il mio cervello riporta alla mente l’esperienza appena passata, la zia della mia compagna che inginocchiata di fronte a me mi prende il mio cazzo in bocca e me lo spompina come mai nessuna mi aveva fatto, neanche Chiara…
L’effetto è immediato, il cazzo che ormai era placato torna immediatamente sull’attenti, come a dire che l’esperienza era piaciuta anche a lui… ero tornato punto e d’accapo.
Restava un’unica soluzione: calmarlo!
Quindi chiusi gli occhi, mi concentrai sulla cara zietta impegnata col mio cazzo e inizia a segarmi, a ogni scatto mi immaginavo fosse la bocca di Federica a farlo e non tardai molto a venire.

Finalmente la doccia ebbe l’effetto desiderato di calmarmi, seppur ero dovuto subentrare anche io ma almeno adesso mi sentivo calmo e rilassato, pronto per ‘affrontare’ il ritorno di Chiara e comportandomi normalmente, nascondendo il mio incontro con la zia.
Chiara tornò poco dopo un’ora scarsa, l’accolsi e cercai di comportarmi come ero solito fare, non mi sembrava di fallire visto che lei non sembrava accorgersi di nulla. Era sempre la solita.
Cenammo presto quella sera, durante il pasto non abbiamo parlato molto ma ormai era la routine. Finito di consumare quella misera cena silenziosa mi misi a sparecchiare mentre Chiara riordinava la tavola.
Sempre in assoluto silenzio; io la guardavo con occhiate di nascosto per vedere le sue reazioni ma non sembrava intuisse nulla.
Poi di colpo fu il telefono del salotto a rompere quello strano silenzio di quella sera, andò Chiara a rispondere e senza farmi vedere mi avvicinai a lei e il sangue mi si gelò nelle vene: stava parlando con Federica, non ci sono dubbi!

0
1

Leave a Reply