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La professoressa ricattata discende nella lussuria parte 6

By 9 Marzo 20202 Comments

Giovanni si svegliò alle 8:30 a causa del dolce suono dei lamenti di Sara. Direttamente dal pavimento vicino al letto. Alzandosi vide la povera professoressa seduta contro il letto con le sue gambe ben aperte e i polsi legati alle anche. I suoi occhi erano rossi, il suo viso pieno di lacrime.

“Qualcosa non va professoressa?” disse Giovanni gustandosi la prima visione di giornata della nuda professoressa. Lui non poteva fare a meno di trovarla veramente bella. Anche in una posizione del genere. ” Non ce la posso fare Giovanni, ti prego. Non riesco a sopportarlo. Sono sicura che la maggior parte delle persone potrà capire perché feci quelle foto”.

“Va bene professoressa, diamo un’occhiata a queste foto” disse Giovanni tirando fuori il cellulare. “Ora, mi chiedo come spiegherà questa” mostrando a Sara una foto di lei in cui apriva la sua figa frescamente depilata. “O questa” mostrandole una foto di lei che si masturbava con un vibratore. L’espressione del suo viso mostrava che le piaceva, e non poco.

Sara sapeva di essere persa e si lasciò andare in un altro pianto.

“Allora professoressa” disse Giovanni sorridendo, “Cosa ha intenzione di fare?”.

“Per favore Giovanni, non mostrarle a nessuno. Farò come desideri”.

“Beh prima di tutto credo che sia doveroso ricordarti di portare il dovuto rispetto. Immagino che ieri non l’hai capito abbastanza.” Giovanni prese il bastoncino a cui erano legate le corde, lo girò, forzando Sara a riposizionarsi con il viso contro il tappeto.

“La prego signor Giovanni, mi impegnerò di più. La prego”.

“Lo spero professoressa. Ma merita di essere punita o pensa di non meritarlo?”.

Sara non sapeva cosa dire. Voleva obbedire a Giovanni ma non voleva essere sculacciata di nuovo con il paddle”.

“Professoressa, lei merita di essere punita. Non lo pensa anche lei?”.

“Si signor Giovanni, merito di essere punita” disse Sara con un sussurro bassissimo.

“Va bene professoressa. Adesso allora mi implori di punirla in modo che possa capire di dover essere più rispettosa”.

“Per favore signor Giovanni. Punisca il mio culo” disse Sara abbandonando ogni resistenza.

“Quanti colpi pensa di meritare professoressa?”.

“Non mi faccia queste domande. Mi punisca e basta signor Giovanni”.

“Quanti professoressa?”.

“Uno”, disse la professoressa imbarazzata.

” Penso che tre sia una punizione più adeguata, ma visto che lei ha detto uno, faremo quattro”.

“Conti ad alta voce professoressa”.

Colpo.

“Uno” gridò Sara.

Colpo.

“Due” pianse la professoressa legata. Non c’era via di fuga.

Colpo.

“Tre” gridò la professoressa “La prego signor Giovanni non ce la faccio più, ho il culo in fiamme”.

“Quattro” gridò Sara accasciandosi sul lato. Aveva il culo più rosso di un pomodoro.

Giovanni prese di nuovo il bastoncino a cui Sara era legata e lo girò, sforzando Sara a ora stare persino seduta sul suo culo in fiamme. ” Cosa succede professoressa?” disse Giovanni infilando due dita nella figa perfettamente depilata e molto bagnata della professoressa “Forse le piace essere sculacciata professoressa?”.

La professoressa umiliata non sapeva cosa rispondere.

Giovanni sciolse i nodi sul bastoncino e liberò i polsi e le anche di Sara. Alla professoressa non sembrava vero di essere libera. Aveva tutti i muscoli indolenziti e doloranti ma era felice di essere libera.

“Professoressa vada a farmi un toast mentre mi faccio una doccia. Non si tocchi la figa. Si rimetta i tacchi. Si sbrighi” ordinò Giovanni accarezzando il culo in fiamme di Sara.

“Signor Giovanni ho bisogno di andare in bagno” disse Sara.

“Vada a farmi il toast. Se si comporterà bene la lascerò pisciare dopo”.

Sara scese in cucina mentre Giovanni si diresse in bagno e prese una lunga e calda doccia. In seguito la raggiunse, vestito di un accappatoio che gli copriva solo l’inguine. Quando entrò in cucina trovò Sara seduta bellamente con una tazza di caffè. “Chi le ha dato il permesso di sedersi? E chi le ha dato il permesso di farsi un caffè?”.

Sara sussultò. “Non ci ho pensato, mi scusi signor Giovanni”. “Butti quel caffè nel lavandino e si metta a pecora sulla tavola. ORA”. 

Sara buttò il caffè nel lavandino e si mise a pecora sul tavolo come ordinato. Non voleva far arrabbiare Giovanni ancora di più.

“Si distenda bene. Tette bene contro il tavolo.” disse Giovanni spingendola la schiena contro il tavolo. “Allarghi le gambe fino alle gambe del tavolo. Che simpatica ripetizione”disse Giovanni ridendo soddisfatto.

Sara fece come ordinato ma quella posizione, insieme ai tacchi da 15 cm le dilaniava le gambe.

“Ora rimanga così fino a quando non avrò finito la mia colazione e deciderò come punire le sue continue dimenticanze. Non le avevo forse detto, professoressa, che d’ora in poi avrebbe avuto bisogno del mio permesso per qualsiasi cosa?”.

“Si signor Giovanni. Mi sono dimenticata signor Giovanni”.

Giovanni si sedette e iniziò a mangiare il toast sorseggiando il caffè che Sara gli aveva preparato.

Sara stava soffrendo e non poco. Le gambe le facevano male, dopo un pò di tempo iniziarono pure a tremare. E ormai quasi non riusciva più a trattenere la voglia di fare pipi. “Signor Giovanni, posso per favore andare in bagno? La prego”.

“Stia zitta. Sto mangiando. Un’altra dimostrazione della sua mancanza di rispetto. Interrompere la mia colazione con i suoi inutili bisogni”.

Sara se ne stette zitta e cercò di evitare di visualizzare la posizione in cui si trovava. Giovanni era praticamente nudo, con solo un asciugamano che gli copriva l’inguine. In quel momento, nonostante tutto, non potè che rendersi conto di quanto fosse bello. Vederlo così la metteva ancora più in imbarazzo, ma la faceva bagnare ancora di più. E se ne vergognava a morte.

Giovanni fini di mangiare  e iniziò a fare un giro intorno al tavolo. Prese varie foto. E Sara aveva paura mentre immaginava cosa mostravano quelle foto. Lo senti poi aprire un cassetto.

Colpo. Un cucchiaio di legno da cucina colpi il suo povero culo ancora in fiamme per la punizione precedente. Sara non potè far altro che urlare e cercare di proteggere il suo culo rosso con le mani.

“Tolga subito le sue mani di mezzo professoressa. Deve imparare ad essere rispettosa e ad obbedire gli ordini. Colpo.

“Mi dispiace signor Giovanni”.

Giovanni le diede ben dieci colpi. In seguito disse a Sara in lacrime “Deve ancora andare in bagno?”.

“Si signor Giovanni” rispose la professoressa con il culo più che dolorante. Sperava che quella richiesta non fosse irrispettosa.

Giovanni prese il guinzaglio e tirò la professoressa verso la porta sul retro. “Andiamo fuori così la mia cagna potrà finalmente pisciare”.

Sara non poteva credere che il suo studente le stava dicendo di andare in bagnò di fuori, davanti a lui.

“Signor Giovanni, la prego, questo non posso farlo” disse la professoressa con una grande paura di essere vista da qualche vicino che guardava per caso fuori dalla finestre.

“Va bene, allora aspetteremo fino a stasera quando torneremo a casa. Ci attende una giornata molto impegnativa”. Disse Giovanni tirando il guinzaglio verso l’interno della casa.

Sara non sapeva cosa fare. Aveva bisogno di andare in bagno ma sapeva che il suo incubo non glielo avrebbe mai permesso. “Aspetti”.

“Si?”.

“Va bene, la farò li fuori signor Giovanni”.

“Si sbrighi, non ho tutto il giorno”. Giovanni iniziava ad avere un pò di freddo vestito solo di un asciugamano. Detto questo sapere che Sara era stimolata dal freddo ancora più di lui glielo rendeva abbastanza duro. Chissà se Sara gli aveva già guardato in mezzo, pensò sorridendo.

Sara pensò per un pò a come farla nella maniera più elegante possibile ma, ad un certo punto, il bisogno superò l’imbarazzo e si lasciò andare. Apri le gambe, fece uno squat come per sedersi sull’aria e pisciò direttamente sull’erba del suo giardino sotto l’occhio contento del suo studente. Foto.

Avendo completato i suoi bisogni, la professoressa tutta rossa in viso disse “Ho finito, signor Giovanni”.

“Andiamo a prepararci professoressa. Ho intenzione di usare a pieno la sua carta di credito oggi. Ha bisogno di un bel pò di nuovi vestiti visto che buona parte dei suoi sono stati buttati.” Tirando il guinzaglio Giovanni guidò Sara all’interno della casa.

“Prenda una doccia e poi mi raggiunga in camera sua” ordinò Giovanni. “E non giochi con quella figa fradicia”.

Dopo una rapida doccia Sara raggiunse Giovanni in camera, lo trovò seduto vestito con una maglietta e dei jeans.

“Si sieda qui professoressa, si trucchi mentre le metto apposto i capelli”. Giovanni la costrinse a mettere molto più make up di quello che usava di solito. Sara si riconosceva a malapena. “Ora è ora di vestirla professoressa”. “Si metta questi” disse Giovanni porgendole delle reggicalze nere e delle calze grigie come il fumo.

Sara attaccò le calze ai reggicalze e indossò nuovamente i tacchi 15. Foto. Guardandosi allo specchio Sara poteva vedere le calze e i reggicalze mettere in risalto la sua figa depilata. 

“Professoressa visto che non abbiamo ancora potuto migliorare il suo guardaroba dobbiamo trovarle qualcosa di adeguato da mettersi indosso. Andiamo nella stanza di Lucia”.

“Signor Giovanni, i vestiti di Lucia sono troppo piccoli per me”.

“Lo so professoressa. Lei porta i suoi vestiti troppo larghi”. Giovanni guidò Sara nella stanza di sua figlia. Li le prese una gonna veramente, ma veramente corta, che copriva a malapena la cima delle sue calze e un top con collo drappeggiato che abbracciava le sue tette. I suoi capezzoli si intravedevano chiaramente  e la cima delle sue tette era a malapena coperta. Foto.

Quell’outfit diceva solo una cosa. Troia. Sara lo sapeva e sapeva anche che avrebbe passato la giornata a tirarsi in su il top cercando di mantenere quel poco di dignità che le rimaneva. Non le erano ovviamente permessi ne mutandine ne reggiseno. Senonaltro non era facilmente riconoscibile da chi la conosceva. Giovanni le passò degli occhiali da sole e ora, sicuramente, nessuno l’avrebbe riconosciuta con certezza.

“Metta il collare nella borsa e andiamo professoressa.”

Questo è il mio primo racconto, scrivetemi cosa ne pensate e come vorreste che la storia continuasse a mastersole95@yahoo.com. 

Ve lo dicono tutti ma ve lo dico a modo mio lo stesso. Al tempo del coronavirus state a casa, segatevi, toccatevi e scopate.

Se vi è piaciuto pollice in sù.

Questo racconto è dedicato alla dolce Rebecca.

A presto.

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