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Racconti 69Racconti Erotici EteroTrio

lA PROVA

By 24 Gennaio 2015Febbraio 9th, 2020No Comments

Nei mesi, negli anni successivi conobbi molte donne e con tutte ebbi dei rapporti meravigliosi, alcune erano giovanissime altre meno, sposate e non, che si donarono a me interamente procurandomi una gioia che credo di aver ripagato. Il lettore deve perdonarmi se non descrivo gli incontri avuti con tutte queste deliziose creature, il loro racconto non aggiungerebbe nulla a quanto già scritto, sarebbe una ripetizione di situazioni che tedierebbe inutilmente. Dopo Luigina non mi riusciva di innamorarmi, tanto che temevo di essere incapace di provare questo sentimento.
Fu quando rientrato in paese e aprii uno studio tecnico che incontrai finalmente la donna della mia vita. Avevo ormai trentaquattro anni, lei ventidue quando ci sposammo. A Beatrice, questo é il nome di mia moglie, raccontai tutto senza nulla nascondere delle mie passate avventure, fu proprio lei a spingermi a metterle per iscritto e a sottoporle a Milù.
Bea, così la chiamo, non si mostrò per nulla gelosa dei miei trascorsi, non considerò donnacce le donne che mi avevano donato quelle ore indimenticabili, anzi:

– E’ straordinaria la delicatezza con la quale hai trattato le tue donne, le conosco solo da quello che hai scritto ma sei riuscito a farle diventare mie amiche, se le incontrassi le abbraccerei ringraziandole per averti fatto felice ma. . . ne hai dimenticata una e forse anche due sai? Disse guardandomi col suo straordinario sorriso.
– Non é stato possibile raccontare di tutte.
– Lo so ma hai tralasciato la più importante!
– Quale? Ero sorpreso.
– Io! Altrimenti saresti come gli uomini che dicono che salvo le loro mogli, tutte le donne sono puttane.
– Non erano puttane. . .
– Allora devi parlare di me. . . non dico di tutte le volte che abbiamo fatto all’amore, ma della prima volta, sì e anche di Gabriella se vuoi, altrimenti non renderesti giustizia alle altre!

La guardai meravigliato. Aveva ragione, quella sera parlammo di quei giorni memorabile, degli atti che compimmo, del piacere che provammo. Bea mi rimproverava dolcemente quando dimenticavo un dettaglio anche se scabroso leggendo il racconto china sopra la mia spalla, correggendo una descrizione, un particolare. . . Non di rado il ricordo era tanto eccitante che tralasciavamo tutto per fare all’amore prima di riprendere; impiegammo diverse sere, il risultato é quello che ho sottoposto e sottopongo alla vostra attenzione.

Quando conobbi Bea capii subito che era diversa dalle altre, di statura media, era veramente ben fatta, il petto tendeva la camicetta in modo provocante, il vitino sottile si allargava nelle anche fasciate da una gonna che scendendo si allargava lasciando spuntare le gambe ben modellate dalle caviglie sottili.
La prima volta che la vidi, la seguii con lo sguardo allontanarsi ammirando la caduta delle reni, il loro rialzarsi nella groppa abbastanza prominente da accendere il mio desiderio.

Se fosse solo per quello avrei cercato di portarmela a letto invece me ne innamorai! Fu il suo viso ovale incorniciato da capelli lisci, lunghi, nerissimi, furono gli occhi scuri, il suo sorriso che apriva le labbra rosse dalla piega seducente, il suo incedere mollemente voluttuoso. . . in breve, persi per lei la testa.
Quando degli amici comuni ci presentarono, già l’amavo! Dopo non molto diventammo inseparabili, camminavamo per il paese in lunghe chiacchierate; Bea era colta, il suo sapere derivava dalle sue letture era quello che si suol dire un’autodidatta.
Era un piacere parlare di letteratura con lei, era critica e selettiva nelle sue letture, in sua compagnia conobbi il teatro, andammo a concerti in città. Rientrando tardi fermavamo la vettura sotto casa sua a parlare ancora, accomiatandoci con un bacio dato a fior di labbra.
Furono mesi felici, la desideravo naturalmente, ma per tutto il tempo non tentai nessun approccio meno che casto temendo che una conoscenza più intima, fisica, potesse rompere l’incanto nel quale la sua presenza mi aveva avvolto.

Non avevo ancora dichiarato il mio amore benché fosse a tutti palese da come la guardavo, da come le parlavo come se non fosse una donna ma un angelo. Finalmente dopo parecchi mesi, mi decisi e in una serata di fine maggio passeggiando nel viale sotto i tigli odorosi ci sedemmo su una panchina lontano dalla luce dei lampioni.
Le donne sanno intuire i pensieri di un uomo innamorato, Bea rivolta a me mi fissava con gli occhi che brillavano come di luce propria. Ero emozionatissimo quando presi le sue mani nelle mie.
– Bea, io ti. . . Lei mi interruppe ponendo una mano sulle mie labbra.
– Aspetta Nico. . . devo prima dirti una cosa! Sono stata fidanzata per tre anni. . . sai cosa significa?
Lo sapevo, mia madre me lo aveva detto lasciandomi capire che avrebbe preferito che suo figlio prendesse una ragazza mai fidanzata, pura come diceva lei.
– Lo so. . . ho avuto anch’io diverse ragazze ma tu sei speciale: ti amo!

Ora che mi ero liberato respiravo sollevato, vidi la commozione negli occhi della mia amata, dissi altre cose e tutte parlavano del sentimento che avevo per lei.
– Anch’io ti amo ma devi sapere che in questi anni. . . sono di carne capisci?
– Si. . . ma il passato non conta, conta il presente, conta l’avvenire!
Ci scambiammo il primo vero bacio, un bacio appassionato. Nel sentire contro di me il suo petto morbido e sodo mi venne una folle erezione! Era come se tutti quei mesi di voluta castità prendessero il sopravvento, si vendicassero facendo indurire il mio pene in maniera tanto prepotente da sollevare in modo indecente la stoffa dei pantaloni, fortunatamente il camiciotto che portavo sopra i calzoni copriva la mia emozione celandola al suo sguardo. Sospirò contro le mie labbra:
– Oh Nico. . . ti amo, ti amo!
Il suo ansimare mi faceva capire che era veramente, interamente mia, bastava una mia parola, un mio gesto per. . . scacciai il pensiero e la costrinsi ad alzarsi. Rientrammo nella luce e camminando mano nella mano l’accompagnai fin sotto casa, lì ci baciammo ancora prima di salutarci.

I giorni che seguirono furono per me giorni incantati, la mia bella cercava ogni pretesto per rimanere sola con me. Nelle gite in macchina non si opponeva se mi fermavo in qualche luogo appartato; nelle scampagnate che facevamo in bicicletta si lasciava andare mollemente sul prato tendendomi le braccia e sollevando le ginocchia lasciava che la gonna scivolasse scoprendo le cosce fino alle mutandine. Cielo come la desideravo, ma i miei sforzi tesi ad evitare un atto che temevo avrebbe guastato il nostro rapporto vennero da lei interpretati in un modo che non mi sarei mai aspettato.
Metà giugno era passato, era un caldo pomeriggio festivo quando passeggiando per il centro di Firenze la feci fermare davanti ad un negozio che esponeva in vetrina abiti da sposa.
– Bea, vuoi sposarmi? Chiesi con voce carica di emozione.
Con mia sorpresa lei distolse lo sguardo dal mio viso poi come facendo uno sforzo disse:
– Non so Nico. . . non so. . .
Fu come se mi crollasse il mondo addosso, avevamo ripreso a camminare, la mia vista si era annebbiata facendomi urtare le persone che incrociavamo, ero piombato in una sorta di incubo.

La costrinsi a voltarsi, come a malincuore sollevò su di me gli occhioni luccicanti per le lacrime che stavano per sgorgare.
– Bea cosa succede? Chiesi spaventato.
– E’ che. . . non sono sicura di te. . . La sua risposta mi fece sussultare.
– Non sei sicura del mio amore? Ero incredulo.
– Di quello si. . . ‘ del resto!
– Il resto cosa? Sono in grado di mantenere una famiglia, ti amo. . . allora cosa?
Esitò a lungo prima di rispondere, una lacrima solcò la sua guancia.
– E’ che non hai mai. . . lo sai quello che un uomo chiede a una ragazza!
Ero meravigliato che non avesse capito il motivo che mi aveva trattenuto di palesare il desiderio che provavo per lei.
– Amore pensavo che capissi che il mio amore per te é sopratutto fatto di vero affetto! Certo che ti desidero!

– Allora devi provarmelo!
Aveva smesso di piangere e mi guardava tirando su col naso, le diedi il mio fazzoletto e mentre si asciugava gli occhi chiesi:
– Perché? Lei mi sorrise quasi a scusarsi poi:
– Ti ho parlato della mia amica, quella separata dal marito? Ebbene mentre erano fidanzati non la sfiorava neppure. Lei pensava che volesse rispettarla, ne era anche lusingata; poi una volta sposati. . . niente! Risi di gusto facendola arrossire.
– E così vuoi. . .
– Si, almeno una volta!
– Poi mi sposerai?
– Te lo dirò dopo. . .
– Va bene ma. . . quando? Lei pensò qualche secondo poi rispose:
– Domenica prossima. Faremo un pic nic noi due soli, conosco io il posto!

Detto questo riprendemmo a camminare. Era ritornata spensierata, scherzava dandomi delle spinte, contagiandomi con la sua allegria. Non ritornammo più sull’argomento ma dalle occhiate che ogni tanto mi gettava capivo che ci pensava.
La domenica successiva quando uscii di casa trovai Bea ad aspettarmi cavalcioni sulla bicicletta dove nel portapacchi posto sulla ruota posteriore era legato un grande cestino il cui contenuto era celato da una tovaglia candida.
– Hai degli zoccoletti da spiaggia? Prendili! Disse con un largo sorriso.
Ritornai in casa e poco dopo uscii con in spalla gli zoccoletti legati con uno spago, tirai fuori la bicicletta.
Ci incamminando con lente pedalate, il sole cominciava a farsi caldo, era una giornata splendida, il cielo era terso, limpido. . . La strada che Bea prese era quella che anni prima percorrevo per andare agli appuntamenti con la moglie del notaio; mi tornarono in mente i nostri amplessi, la candida nudità della donna. . . Quando i miei occhi si posarono sulla figura che pedalava accanto a me cominciai a considerare la mia amata come la ragazza con la quale quel giorno avrei fatto all’amore.

Il leggero suo ansimare muoveva ritmicamente la camicetta a fiori che annodata sul petto scopriva parte della schiena e dell’addome; l’assenza delle maniche mostrava a tratti i peli corvini delle ascelle facendo indovinare come doveva essere folto e nero il suo pube.
Eravamo in leggera salita, il suo pigiare sui pedali aveva fatto salire la gonna rivelando le gambe nervose scurite dal sole fin sull’alto delle cosce lisce rivelando a tratti fra di esse il bianco delle mutandine il loro movimento ritmico la rendeva così eccitante che temetti l’erezione che sarebbe stata troppo visibile per i calzoncini che indossavo.
Superato il ponte, Bea imboccò una stradina e fatti pochi metri si fermò, smontò dalla bicicletta, si tolse le scarpe da ginnastica e mise ai piedi dei sandaletti aperti. La imitai calzando gli zoccoletti che mi aveva fatto portare.
– Siamo quasi arrivati, ora dobbiamo proseguire a piedi!

Posai la bicicletta accanto alla sua nascondendole dietro un cespuglio e la seguii scendendo la sponda ripida che bordava il ruscello largo un paio di metri. L’acqua arrivava al polpaccio, capii per il fondo coperto di ciottoli, la ragione per la quale mi aveva fatto prendere gli zoccoletti, camminavo dietro la ragazza portando il cestino.
– Attento, scivola! Mi avvertì udendomi imprecare.
Camminammo per un centinaio di metri nel silenzio rotto solo dallo scorrere dell’acqua e dal stridere dei grilli. Sull’altra sponda un campo di grano si stendeva fin sul bordo della strada ondeggiando mollemente nella brezza leggera che muoveva la cima degli alberi. Ad un certo punto la mia guida individuò sulla riva opposta il punto; risalimmo e superati alcuni cespugli ci trovammo attorniati quasi completamente dalle alte spighe.
– Eccoci arrivati, ti piace? Chiese soddisfatta.
Uno largo spiazzo coperto di fine erba rompeva la continuità del campo di grano che si richiudeva ai lati fino ai cespugli, gli alberi proiettavano una piacevole ombra su parte dello spiazzo.

– Si, é molto bello! Risposi.
– Il campo é di mio padre, manca ancora una settimana alla mietitura; nessuno si azzarderà a passare fra le spighe e se non ci alziamo in piedi, dalla strada é impossibile vederci e poi. . . non passa quasi mai nessuno!
Cominciò a svuotare il cestino, mise da parte la tovaglia, prese una bottiglia che doveva essere spumante e corse a metterla al fresco nell’acqua, apparve una grande coperta che la ragazza allargò con cura.
– Da mangiare non hai portato nulla? Chiesi guardandomi attorno.
Lei fece una smorfia buffa e sollevò un lembo della tovaglia.
– C’é una torta golosone! L’ho fatta con le mie mani e poi. . . non siamo qui solo per mangiare lo sai!
Era arrossita nell’accennare al motivo della nostra venuta, vi fu un imbarazzato silenzio. Bea si accoccolò sulla coperta nascondendo le gambe sotto la gonna. Mi liberai degli zoccoli, mi sedetti di fronte e prendendo le sue mani la fissai negli occhi.

– Perché proprio oggi? Bea abbassò lo sguardo.
– Perché oggi possiamo farlo senza temere conseguenze!
I suoi occhi erano nei miei colmi di apprensione, li chiuse vedendomi avvicinare il viso, appena le nostre labbra si sfiorarono dischiuse le sue, le sue braccia cinsero il mio collo stringendolo forte e mentre con un sospiro riceveva la mia lingua, si lasciò rovesciare.
Se il bacio é il preludio ideale per predisporre all’amplesso, il nostro lo fu in modo particolare, dapprima fu timidamente che la sua lingua si mosse contro la mia poi sentendomi aprire larga la bocca, aprì la sua e con le labbra incollate ci esplorammo sempre più avidamente. Il contatto umido della sua lingua, il calore dell’interno della sua bocca, la morbidezza delle sue labbra provocarono in me un’erezione rapida, prepotente e quando le bocche si staccarono il mio pene era talmente teso che la strettezza degli slips nel quale era costretto provocò in me un forte disagio.
– Ti amo Bea! Esclamai incantato dagli occhi lucenti della ragazza.
– Anch’io ti amo Nico.

Oh era bello vedere la stoffa sul suo petto sollevarsi al ritmo del suo affanno, tendersi come incapace di contenere i seni.
– Amore. . . sei la donna che ho sempre sognato!
– E tu il mio uomo ideale. . .
– Non puoi dirlo, non lo sai ancora!
– Sono qui per scoprirlo!
Mi guardava con espressione colma di aspettative che cercava di celare nel timore di rimanere delusa. Sgranò gli occhi quando ordinai bruscamente.
– Allora spogliati, ti voglio nuda!
– Cosa? Ohhh. . . capisco! Hai bisogno di questo per. . .
La sua espressione divenne all’improvviso ironica provocando il mio risentimento. Mi alzai in piedi e con gesti rapidi, quasi rabbiosi mi sfilai la maglietta, feci scendere i calzoncini insieme agli slips. Raddrizzandomi il membro scattò in alto e dopo un breve ondeggiare si fermò puntando obliquamente verso il cielo.

– Oh caro. . . caro!
La sua esclamazione sembrava rivolta al pene che si ergeva voglioso. Lo guardò con gioiosa meraviglia poi gli occhi si sollevarono incontrando i miei, le sue mani scomparvero sotto la gonna, riapparvero insieme alle mutandine che fece scorrere lungo le gambe, i piedi, poi si alzò.
Sempre fissandomi snodò la camicetta sfilandola poi portando le mani sul fianco sganciò la gonna e con un lieve movimento delle anche la fece ricadere attorno a se come una corolla dal quale emerse nuda e bella come doveva essere Venere emergendo dai flutti. Non mi lasciò il tempo di ammirarla che già era contro di me.
– Ohh caro. . . caro. . . Ripeté contro le mie labbra.
Questa volta le parole erano rivolte a me. Strinsi il corpo flessuoso che aderiva al mio baciandoci con voluttà, godendo del contatto delle nostre nudità, delle nostre lingue che si cercavano per accarezzarsi, spingendosi nelle bocche avide per farsi suggere. Ci muovevamo entrambi ancheggiando in una sorta di danza lenta sfregando i nostri ventri, premendoli contro il membro che imprigionavano.

Anche quando le bocche si staccarono il suo ventre rimase incollato al mio, Bea mi guardava con i suoi occhi luminosi continuando a strofinarsi languidamente contro il mio pene, muovendo i seni contro il mio petto, lasciando che le mie mani esplorassero la sua schiena, l’incavo delle sue reni, scendessero ad apprezzare la compattezza delle sue natiche.
– E’ la prima volta che sono nuda con un uomo. . . Confessò sorprendendomi.
– Non mi dirai che. . .
– No. . . pensavo che solo le donnacce si mostrassero così, invece é bello! Anche un’altra cosa pensavo non avrei mai desiderato fare, ma con te. . .
– Cosa?
Non rispose ma scostandosi guardò il pene poggiato contro il suo ventre, vi portò entrambe le mani, lo strinse sorridendomi quasi timidamente quindi si chinò lentamente gli occhi fissi nei miei, li riportò sul pene quando fu in ginocchio, le sue mani lo massaggiarono lentamente, lo inclinò e le labbra contro il glande sussurrò:
– Questo!

No, non aveva mai preso in bocca un membro maschile ma vi sono atti che vengono naturali quando é il desiderio a farli compiere. Non era sconcio quello che Bea stava facendo perché era la spontaneità dell’amore a spingerla; guardavo con gratitudine quella splendida ragazza che gli occhi rivolti al mio viso muoveva le labbra con candido ardore lungo la mia verga.
– Amore, sapessi quanto ti desidero! Esclamai.
Mi resi subito conto quanto le mie parole fossero superflue; lo aveva in bocca il mio desiderio, lo stringeva fra le mani che continuavano a muoversi, a massaggiarmi. Provavo un certo imbarazzo vedendo gli occhioni neri che mi fissavano pieni di amore come se il suo fosse un atto di devozione. Le labbra che contenevano il mio pene nulla toglievano alla bellezza del suo viso, non alteravano i lineamenti che rimanevano puri in quello scorrere lento, delicato della bocca dolcissima.

Il suo era un bacio, un lungo bacio che tributava all’oggetto del suo desiderio, le guance non si deformavano perché non mi succhiava ma si limitava ad accarezzare con le labbra la verga tutta sospirando come fosse lei a provare piacere e non io che già muovevo le reni guardando incantato il membro scomparire e comparire fra le labbra rese scivolose dalla sua saliva.
All’improvviso mi vergognai, il nostro primo rapporto non poteva essere un bocchino anche se l’avrei lasciata continuare tanto grande stava diventando il mio piacere. Quando delicatamente la respinsi i suoi occhi ebbero un lampo di rimprovero e lasciandosi andare seduta continuò a trattenermi in bocca finché non mi sottrassi e dolcemente la feci distendere.
Mi guardò troneggiare in piedi davanti a lei col membro oscenamente teso, pulsante, poi quando mi vide inginocchiare aprì le gambe trovando naturale che volessi tributare al suo sesso l’omaggio che aveva tributato al mio e mentre mi chinavo sulla macchia scura del suo pube disse:
– E’ la prima volta, ma desidero che tu lo faccia!

Il profumo particolare al quale si aggiungeva un lieve sentore di sudore giunse alle mie narici. Sapendo di essere il primo al quale la ragazza concedeva l’esplorazione orale della sua intimità ritardavo l’evento respirando gli effluvi del suo sesso muovendo il naso nella pelliccia folta, la labbra solleticate dalla soffice peluria. Sentii che sollevava alte le gambe, le apriva maggiormente e quando posai la bocca le mie labbra trovarono la carne morbida del sesso che mi offriva con candido ardore.
– Oh si. . . fallo amore, fallo! Disse.
Un lungo sospiro accolse l’esplorazione della mia lingua poi le sue mani afferrarono la piega delle ginocchia spalancando del tutto le cosce, sollevando il bacino così che la mia bocca trovò la sua vulva aperta quando la premetti.
Lambii delicatamente le carni esposte trovando il sapore della sua eccitazione, Bea cercava il contatto della mia lingua istintivamente con piccoli scatti, poi espresse il suo desiderio con le parole che ho udito in tutte le donne che ho amato:

– Ohhh amore. . . é tua . . . tutta tua! Mhhh prendila. . . ahhh leccala. . . ahhh mi piace. . . me piaaace!
Volevo guardarla la fica che mi offriva con tanta spontaneità, sollevai il viso e delicatamente scostai i peli.
– Cara. . . é bella sai? E come una bocca e . . . come una bocca voglio baciarla, rendere omaggio alla bocca del tuo ventre come hai fatto con il mio membro!
Un fremito percorse la spina dorsale della bella a quelle parole; si vide con le ginocchia divaricate, le cosce aperte, inerme e nuda, mi vide chino sul sesso di cui aveva udito gli elogi esposto impudicamente, vide quando chinai il viso. . .
– Oh amore. . . é tua lo sai? E’ tua, tua! Ripeté.
Scostai i peli che appiccicati alle carni deturpavano la bellezza della vulva che la ragazza mi offriva poi delicatamente seguii con le dita il contorno delle labbra sottili che bordavano la vagina per poi innalzarsi in lobi dischiusi come le labbra di una boccuccia che aspetta il bacio.

La sentii fremere quando vi applicai la bocca, si inarcò tutta sentendo la lingua entrare nelle sue carni, nella vagina umida mentre le mie labbra sposavano la fica aperta. Potevo vedere i seni simili a monticelli con in punta i capezzoli eretti dall’eccitazione; la bocca ansante, gli occhi spalancati, esposta al maschio incollato al suo ventre, che beveva i succhi del suo desiderio.
– Ohh amore. . . é bello. . . mhhh é bello quello fai! Ah così. . . così amore. . . ahh. . . si. . . siiii ! ! !
Mi muovevo adagio assaporando il suo sesso, felice di udire le parole di gradimento della mia amata, sollevò il bacino sentendo le mie labbra sul clitoride, gridò mentre flagellavo la sua crestolina.
– Ahhhh. . . cosa mi fai. . . oh si. . . continua. . . mhhh. . . mi fai godere. . . ahhh non sapevo fosse cosi! Ah amore. . . fermati. . . fermati!
– Cara. . . non vuoi più?
– Si ma. . . aspetta! Oh é troppo bello. . .

Aveva il viso accaldato, i sui tratti alterati dal desiderio mi riempirono di orgoglio. Era affamata di piacere, pronta a soggiacere alle mie voglie! Aspettai che il suo respiro ritornasse normale per ricominciare ma questa volta passai le mani sotto il suo sedere e mantenendola sollevata leccai lentamente le labbra della vagina succhiandole dolcemente prima di introdurvi la lingua sforzandomi di spingerla in profondità per poi ritirarla ancora e spingerla mimando il movimento del fallo. I sospiri salirono ancora, mosse i fianchi spingendo il ventre contro la bocca che la frugava, rimanendo sollevata anche quando scostai il viso.
– Ah amore guarda. . . é tua. . . per la tua bocca. . . per il tuo cazzo! Ah prendimi. . . prendimi!
Bea reclamava l’amplesso ma non vi era nulla di osceno nel suo modo di offrirsi, mi tuffai ancora fra le sue cosce leccandone l’interno vicino al sesso poi scesi percorrendo il breve tratto della pelvi incontrando l’inizio delle natiche esposte e aperte, ne lambii adagio la giunzione, sentii contro la punta della lingua la durezza dell’ano, lo stuzzicai adagio…
– Amore. . . oh non resisto! Voglio sentire la dolcezza del tuo cazzo. . . Ahh dammelo. . . Mhhh non vedi che lo voglio. . . che la mia fica lo vuole?

Mi sollevai per protendermi sulla ragazza, passando le mani sotto la sua schiena percepii contro il glande i peli soffici, mossi il bacino fino ad incontrare la morbidezza della vulva e mentre lentamente affondavo udii il gemito lungo, liberatorio che la ragazza emise alla penetrazione.
I gemiti continuarono, malgrado li soffocassi con la bocca su quella della mia amata in un bacio appassionato si levavano sovrastando i sospiri, modulati dai movimenti che facevo penetrandola con lunghi colpi che muovevano il corpo disteso.
Tutto preso dal calore nel quale mi immergevo gustavo il piacere che mi dava il suo corpo, attento a non pesare su di lei per consentirle quei movimenti che le donne fanno istintivamente per aiutare il maschio nell’amplesso.
– Oh amore. . . sono tua. . . tua. . . ahhh. . . si. . . si. . .
Sussurrava fra i gemiti, ripetendo inconsciamente le parole che le donne dicono al maschio che le stanno soddisfacendo.
– Amore. . . ohh amore. . . amore. . . Ripetevo.
Tutto me stesso era concentrato nel pene che Bea stimolava istintivamente con movimenti languidi del bacino, con il dolce ondulare delle anche che a poco a poco si fece scomposto, poi:
– Ahhh amore. . . ohhh amore. . . amore. . . Ahhh. . . ahhh. . .

Si inarcò sollevandomi, passai le mani sotto il suo sedere e stringendo le natiche a piene mani presi a montarla selvaggiamente con colpi rapidi, quasi brutali, soffocando con la bocca le sue grida.
Il godimento salì rapidamente in entrambi raggiungendo vette altissime e quando esplose fu devastante. Mi sentii aspirato nel calore del suo ventre, la fanciulla stringendo e rilassando spasmodicamente i muscoli vaginali massaggiava il pene in maniera così sconvolgente che venni in getti rapidi irrorando la sua vagina mentre baciavo golosamente la bocca urlante rantolando io stesso per il godimento che fu lunghissimo.
Rimasi dentro di lei ascoltando i nostri cuori battere, mentre i respiri si facevano piano piano regolari. Bea mi accarezzava dolcemente la schiena coprendo il mio viso di piccoli baci, espresse la sua felicità senza mezzi termini.
– Volevo essere scopata sai? Ora sì che sei il mio uomo. . . oh ti amo, ti amo!
Le sue parole anche se crude non mi shoccarono, erano l’espressione della particolare confidenza che fa descrivere le azioni amorose, le parti intime senza ipocrisia; il fatto che Bea le usasse diceva della fiducia che nutriva verso di me e ne fui lusingato.

– Anch’io ti amo Bea!
Mi respinse dolcemente facendomi rotolare di fianco; il pene uscendo trascinò un liquido che la ragazza trattenne coprendosi il sesso, si alzò e le mani fra le cosce mise i piedi nei sandali e corse al ruscello; anch’io mi alzai e calzati gli zoccoletti la seguii.
– Sono qui amore!
Aveva percorso una decina di metri fino ad un punto dove l’acqua copriva interamente le sue cosce facendo fluttuare i peli nerissimi del pube. Passò le dita nella vulva lasciando fluire lo sperma fra le gambe divaricate. Sollevando lo sguardo mi vide immobile.
– Non vieni? Chiese.
Non risposi, ero in ammirazione davanti a tanta bellezza! Sembrava una Venere emergente dai flutti; Bea era la tipica bellezza mediterranea, i capelli sciolti cadevano sulle spalle in morbide ciocche incorniciando il viso ovale dagli occhi scuri, appassionati, le labbra carnose erano atteggiate in una smorfia ironica. L’abbronzatura si estendeva a tutto il corpo ed era accentuata nel viso e nel collo per la scollatura delle camicette che metteva nei lavori dei campi, anche le braccia erano maggiormente abbronzate mettendo in risalto il busto liscio, il ventre piatto. . .

La vita era sottile e si allargava con seducenti curve nelle anche voluttuose; i seni formavano delle coppe adorabili, non erano grossi, ma fermi, ben distanziati con al centro le aureole scure sormontate da bottoncini cupi, deliziosi. Era una bellezza che si indovinava, il tempo avrebbe trasformato senza farla appassire. Mi tornarono in mente la signora Bolis, Lucy, la signora Pardi. . . Fremetti mio malgrado; quella ragazza era mia, interamente mia!
– Allora? Chiese ancora.
Mi avvicinai, il ruscello aveva formava una buca dove l’acqua scorreva più lenta, appena fui presso la mia bella, questa con un’improvvisa risata presi a spruzzarmi, Rabbrividii poi anch’io la spruzzai facendole chiudere gli occhi, ci spingemmo come dei ragazzini finché entrambi cademmo sommersi dall’acqua fresca.
Ridevamo ancora risalendo la riva, ci mettemmo in piedi ad asciugarci sotto il sole cocente, era quasi mezzogiorno, in breve fummo asciutti salvo i capelli appiccicati, ricadenti lisci attorno al viso e alla fronte di Bea conferendo alla sua nudità un che di selvaggio che mi eccitava moltissimo.
– Hai fame? Chiese.
– Per niente e tu?
– Neanch’io! Almeno lo champagne lo stappiamo?
Andai al ruscello a prelevare la bottiglia, era d’avvero champagne francese! Bea mi aspettava distesa sul fianco, sollevata su un gomito reggeva due bicchieri di plastica; feci saltare il tappo e allungandomi di fronte a lei riempii i bicchieri.
– Cin! Fece la bella fingendo di far tintinnare il suo bicchiere contro il mio.
– Cin! Risposi nella stessa maniera. Bevve un sorso poi sorrise:
– Ora possiamo anche ritornare, non vedo l’ora di dire a Gabriella che si sbagliava, che sei un uomo, il mio uomo!
– Ho superato l’esame? Chiesi con una punta di ironia.
– A pieni voti, scusami ma. . . dovevo farlo! Adesso sono sicura!
– Sono contento. . . vorrei dire lo stesso ma. . .
Ero perfido lo so, le mie parole smorzarono il sorriso della mia amata facendo incupire i begli occhi, con uno sforzo chiese:
– Cosa vuoi dire, non sei soddisfatto?

– In parte. . . ma ora non sono più tanto sicuro che tu sia adatta se ti basta una sola volta per essere sazia!
– Ohhh pensavo che. . .
– Pensavi male! Fare all’amore é come essere ad un banchetto. . . Non ci si ferma all’antipasto!
– Vuoi dire che. . .
– Si, ora che hai stuzzicato il mio appetito se non te la senti di saziarlo. . .
A poco a poco il significato delle mie parole si fece strada nella sua testolina, dapprima il suo viso si atteggiò a sorpresa poi si distese e un largo sorriso apparve sulle sue labbra.
– Amore non sapevo! Certo che voglio continuare il banchetto!
– Ma. . . hai ancora appetito?
– Mi é ritornato! Non sono a dieta sai? Voglio consumare insieme a te tutti i piatti dell’amore! Gabriella aspetterà. . . oh se solo sapesse!
Bevve lentamente il suo champagne guardandomi con occhi pieni di amore. Mi voltai per prendere ancora la bottiglia, nel farlo il bicchiere ancora pieno che avevo in mano rovesciò parte del contenuto sull’alto delle mie cosce finendo fra i miei peli bagnandomi i testicoli, il pene. . .
– Oh scusa amore!

– Aspetta, lascia!
Si mise in ginocchio e si chinò per guardare il vino frizzare a contatto con la mia pelle. Rise divertita poi spinse dolcemente la mia anca facendomi mettere sulla schiena e prima che potessi aspettarmelo rovesciò il rimanente del bicchiere quindi si chinò guardando assorta le minuscole bollicine formarsi sul pene e attorno ad esso facendomi rabbrividire.
Mi sollevai sui gomiti, Bea sorridendo come se quella fosse una birichinata passò una mano fra le mie cosce, sui testicoli, fra i peli incollandoli alla pelle del pube, vidi il pene raggrinzito per l’improvvisa freschezza e mi vergognai!
– Sono sicura che lo champagne così é ancora più buono! Esclamò.
Posò il bicchiere ancora nella sua mano e prima che potessi impedirglielo il suo viso era fra le mie cosce. L’istintivo mio tentativo di prevenire il suo gesto fu impedito dalle mani che si portarono alle mie ginocchia mantenendole aperte mentre incuneava il viso facendolo risalire e quando allontanò le mani le mie cosce si chiusero sulle sue guance. Sentii le sue labbra aprirsi contro i testicoli e la sua lingua. . .

Dapprima fui meravigliato dall’improvvisa libidine della ragazza poi ne fui contagiato e raccogliendo i piedi vicino al corpo divaricai le ginocchia soggiogato dalle sensazioni che mi davano le sue labbra, la sua lingua. . . Bea cercava il sapore dello champagne con lente passate sullo scroto, alla congiunzione delle cosce inseguendolo sul proseguimento del pene fino all’inizio delle natiche, l’effetto fu tanto sconvolgente che il pene iniziò a distendersi.
– Cosa fai Bea. . . cosa fai? Esclamai confuso.
Il suo viso emerse sorridente, guardò un attimo la verga che già aveva preso consistenza, poi rivolse a me lo sguardo e togliendo il bicchiere ancora nelle mie mani:
– Non ti piace più lo champagne? Chiese.
Mettendosi in ginocchio si sedette sui calcagni e rovesciò il contenuto sul suo ventre lasciando il vino scendere nei peli, defluire fra le sue cosce e mettendo sotto la mano raccolse le gocce cadenti nel palmo che premette sotto la vulva.
– Ora se vuoi puoi ubriacarti insieme a me!
Subito nascose il viso nel mio ventre spingendo la lingua fra i peli cercando la pelle sottostante, leccando le gocce intrappolate. Il membro completò la sua erezione contro la sua guancia così che quando spostò la bocca, fu un cazzo duro che la sua lingua risalì.

Sembrava cercare veramente il sapore dello champagne dal suo modo di esplorare la verga muovendo di qua e di la il capo, lambendola con colpetti golosi prima di lasciarla poggiare sul mio ventre e ricominciando dalla base risalire il gonfiore del condotto senza staccare la lingua, lo fece più volte con un’attenzione quasi religiosa fissandomi con espressione da monella.
La cosa era per me tanto più sconvolgente sapendo che quella era la prima volta che lo faceva e quando la lingua si attardò sul nascere del condotto rimase sorpresa dallo scatto istintivo che fece sollevare e ricadere il membro. Lo provocò ancora perfidamente, felice dei sobbalzi che provocavano i guizzi della rosea sua appendice finché le sue labbra si aprirono imprigionandolo.
– Bea. . . oh cara, sei meravigliosa!
Ero incantato da tanta candida perversione. La ragazza sollevò il viso raddrizzando la verga che teneva in bocca.
– Mhhhpfh. . .
Il viso calando ingoiò il membro fino a farle urtare il fondo della gola.
– Mhhhpfh. . .
La bocca risalì facendolo apparire luccicante di saliva. Serrò le labbra sotto la cappella. . .
– Mhhhpfh. . . mhhhpfh. . . mhhhpfh. . .
Mi inarcai tendendomi, ora lo aspirava voracemente, rumorosamente, le sue guance si incavavano, si rilassavano, si incavavano ancora come se succhiasse il vino da una cannuccia, sentii il piacere salire improvviso.

– Ahhh. . . ahhh. . . ahhh. . . Rantolai per l’improvviso pompino.
Fu allora che la ragazza si mise in ginocchio e senza smettere il suo pompare scavalcò con una gamba il mio viso abbassando subito il bacino.
Mai champagne mi era parso più inebriante di quello che bevvi fra le cosce della mia amata, la bocca immersa nei peli odorosi. Mai sete mi parve più insaziabile di quella che cercavo di estinguere lambendo tutto attorno la gnocchetta che racchiudeva il suo sesso, leccando la pelle delicata dell’interno delle cosce, inebriato dagli effluvi che salivano alle mie narici. . .
– Haaa. . . haaa. . . haaa. . .
I nostri sospiri si confondevano nella medesima estasi, le labbra di Bea andavano su e giù, su e giù su un membro che sapevo voleva portare al piacere, il suo bacino ondulava languidamente, voluttuosamente cercando il contatto delle mie labbra e quando le ebbe trovate vi schiacciò il sesso con un piccolo grido.
Ricevetti la sua fica nella bocca aperta, il gemito col quale accolse la mia lingua venne soffocato dal membro, subito dopo la sua bocca divenne vorace; prese a andare selvaggiamente aiutandosi con le mani, con la lingua mentre in piena estasi bevevo dalla coppa delle sue carni il vino della sua lussuria cercandone il sapore fin nei più remoti recessi del suo sesso.

-Ahaaa. . . ahaaa. . . La leccavo golosamente stimolato dal piacere che mi dava la sua bocca, percorrendo le carni bagnate, palpitanti che ora avevano il sapore del suo piacere, tuffai la lingua nell’apertura della vagina dove il sapore era più forte, più pregnante. La ragazza delirava sul mio pene, premeva la fica con piccoli scatti quasi a voler lei stessa scorrere sulla mia lingua. . .
Vi sono situazioni che paiono sconce ad un osservatore esterno, bisogna viverle per apprezzarne la bellezza, io la vivevo avendo sopra di me la curva deliziosa e provocante delle natiche paffutelle, il naso solleticato dai peli radi del suo bel culo. Mi bastò spostare il suo bacino e dardeggiare la lingua sulla rosa dell’ano per udire la bella squittire di eccitazione.
– Hiii. . . hiii. . . Ma subito arretrava il bacino e con piccoli scatti delle sue reni strusciava nella mia bocca la fica tutta e appena sentì le mie labbra serrarsi sulla cresta del suo clitoride si immobilizzò lasciando che lo suggessi, lo flagellassi facendo andare di qua e di là il suo nascere insieme alle labbrette turgide e sensibili.
Bea mi succhiava facendo andare le labbra velocemente, selvaggiamente in un bocchino ingordo che fece salire il mio godimento alle più alte vette. Gemette cercando di sottrarsi ma le mani serrate alla sua groppa la mantenevano immobile premendola sulla mia bocca spalancata mentre muovevo la lingua per tutta la fica nella quale il sapore del vino aveva lasciato il posto al sapore degli umori che colavano e che bevevo come un assetato.

Non so se si aspettasse quello che accadde ma non poteva essere diversamente visto l’ingordigia con la quale si dedicava al mio pene. Gridò al primo getto che colpì la sua gola ma l’orgasmo che improvvisamente esplose in lei la spronò a continuare a succhiarmi facendovi andare le labbra provocando il gorgoglio dello sperma che schizzando empiva la sua bocca.
Lasciai le natiche che ancora stringevo permettendole di muoversi, di strusciare la fica dove istintivamente voleva la mia lingua. Fu bellissimo venire insieme godendo uno nella bocca dell’altra in un’estasi che annullava la nostra volontà. Bevetti il piacere della mia amata nella coppa del suo meraviglioso sesso.
Bea continuò a succhiarmi finché non ebbe ricevuto per intero il mio piacere, la sua bocca si fece dolcissima nel suo scorrere poi sentii le labbra morbide muoversi sulla cappella accarezzando il mio punto di maggior piacere, udii i suoi gridolini di gioia ai sobbalzi del pene negli ultimi suoi spasimi.
Ora tutta la gnocchetta che racchiudeva il suo sesso era nella mia bocca, la mia lingua continuò ad andare nella fica ormai sazia che la bella non sottrasse gradendo la mia devota attenzione come io gradivo le dolci carezze che le sue labbra tributavano al mio pene benché questo avesse cominciato a perdere la sua rigidità. Più tardi adagiati a fianco a fianco ci guardavamo teneramente sorseggiando questa volta dai bicchieri, il vino ancora fresco. Non parlammo di quello che era appena accaduto trovando naturali le attenzioni che gli innamorati si dedicano nell’amarsi.
– Oh Nico. . . ti amo, ti amo!
Lo sguardo di Bea era molto più eloquente delle sue parole, la spontanea passionalità con la quale si era donata e che credo di aver ricambiato diceva della completa appartenenza uno all’altra. Il mio sguardo percorse il corpo mollemente adagiato che ora era mio, la mia mano seguì il mio sguardo sotto gli occhi sorridenti della mia amata.
– Sono tua amore, tutta tua! Non devi neanche chiedere, devi solo lasciarmi intuire i tuoi desideri e io li soddisferò perché saranno anche i miei desideri!
– Come il genio della lampada? Chiesi divertito.
– Un genio femmina che esaudisce i desideri amorosi. Sorrisi facendola arrossire.
– Un genio dalla pelle bruna? Come hai fatto ad abbronzarti?

– Sono più di due mesi che ogni settimana prendo il sole. . .
– Su tutto il corpo mentre lavori nei campi?
– Sciocco, qui nuda insieme a Gabriella prima che andasse al mare, in principio il grano era talmente basso che non ci alzavamo dalla coperta. E’ un posto che solo noi due conoscevamo, ora lo conosci anche tu.
Il pensiero delle fanciulle ignude distese sulla coperta mi fece sorridere.
– Vi annoiavate? Chiesi.
– No. . .
– Facevate all’amore?
l’improvviso rossore che imporporò le sue guance mi disse che avevo colto nel segno, esitò prima di rispondere, poi abbassò lo sguardo.
– Si ma. . . non sempre! Gabriella non ne aveva bisogno, lavorava a Firenze, gli uomini non le mancavano mentre io. . .
Sollevò su di me gli occhi pieni di lacrime.
– Voi uomini potete farlo con le donne che si fanno pagare, mentre noi. . . Cosa deve fare una ragazza, solo masturbarsi?

Presi il suo viso nelle mie mani baciando le lacrime che scendevano piano, era talmente cara che la rassicurai.
– No. . . se ha un’amica fidata!
Alle mie parole sorrise timidamente.
– Sono due settimane che non lo facciamo, da quando Gabriella é andata al mare ma. . . non lo farò più se ti dispiace. . . ora ho te!
– Non mi dispiace affatto, solo che un po la invidio. . .
Presi il suo bicchiere e lo posai accanto al mio. Era bellissimo essere con la mia amata in quel posto lontano dal mondo, avendo come unici testimoni dei nostri slanci gli uccelli che col loro cinguettio sembravano celiare delle nostre nudità, del nostro nasconderci per dedicarci alle attività per loro cosi spontanee.
Il sole proiettando le ombre mobili del fogliame sembrava giocare col corpo della mia amata accarezzandolo come un’amante. Bea le braccia tese a sostenersi aveva chiuso gli occhi, il viso illuminato da un raggio dorato rovesciò la testa e allungò le gambe divaricandole per farsi accarezzare interamente da quel caldo amante.

Li riaprì percependo il mio movimento, vedendomi in ginocchio davanti a lei raccolse i piedi quasi sotto di se e sorridendomi spalancò le cosce.
– Sei bellissima Bea! Esclamai ammirato.
Sì, era bella nel suo totale abbandono pronta a concedersi ancora, mi vide protendermi su di lei, le mani accanto alle sue, le mie labbra sposarono il suo sorriso, la mia lingua entrò nella sua bocca, fu un bacio dolcissimo, solo le nostre bocche si toccavano, si fondevano esplorandosi.
Le nostre lingue frugavano, esploravano, udii il sospiro del suo desiderio, sentii il tendersi del suo busto per sfiorare coi seni il mio petto, vi riuscì coi capezzoli, li cercai muovendo anch’io il busto e quando li trovai coi miei capezzoli fremetti ondeggiando lentamente, anche Bea ondeggiava strusciandoli languidamente.
Allontanai il viso per calarlo su uno di quelle stupende colline, Bea si inarcò appena cominciai a lambirla lentamente percorrendone la pelle vellutata lasciando per ultimo il capezzolo sollevato, e quando incappucciai il seducente rilievo, un lungo sospiro accompagnò il suggere della delicata ciliegina, quando me ne staccai, con un piccolo movimento mi offrì l’altro suo seno.

Mi rimisi seduto sui calcagni col membro che si ergeva orgogliosamente salutando con le sue pulsioni la bellezza che aveva davanti. Bea mi guardava con occhi languidi, l’emozione che sollevava le mammelline brune luccicanti della mia saliva diceva del desiderio che anche nella ragazza si era rinnovato.
Vide il mio sguardo scendere lungo il suo ventre, soffermarsi fra le cosce dove i peli ancora umidi lasciavano vedere la fica socchiusa dalle carni rosee, scintillanti.
– Sei bella Bea! Dissi ancora.
– Il tuo amore mi fà bella! Anche tu lo sei. . .
– Sapessi quanto ti desidero!
Il suo sguardo scese al mio ventre, all’asta tesa, ondeggiante. Sorrise quasi dentro di se, parlò come rivolgendosi al mio pene:
– Vorrei che Gabriella fosse qui. . . vedesse quanto é bello il tuo cazzo, vedesse la mia gioia quando mi . . . e pensare che aveva dei dubbi!
Ancora Gabriella! Dovevano essere d’avvero amiche per provocare nella mia amata tali pensieri.

– Non la conosco ma un po ne sono geloso. . .
– Perché?
Risposi accarezzando il sesso morbido.
– Perche penso che ha baciato la tua passerina . . . La sua com’é? Chiesi.
Se temevo la sua reazione la sua risata mi rassicurò.
– E’ come la mia, ma poi per mettere quei costumi sai. . . se l’é depilata e ora é molto più bella! Sono sicuro che ti piacerebbe! Al mio sguardo sorpreso riprese:
– Non sarei gelosa se tu. . . sono talmente orgogliosa! Mi piacerebbe che conoscesse come me l’uomo che mi sono scelta!
Le donne non finiranno mai di stupirmi! Come fanno a fare simili proposte in certi momenti? Ma anche se era solo nella sua mente il pensiero doveva eccitarla non poco, le dita che passavo carezzevoli nel taglio della sua vulva erano talmente bagnate che non potevo farla aspettare oltre.
Mi sedetti divaricando le gambe ai due lati del suo corpo, lei avanzò il sedere sulla coperta, le cosce sollevate sopra le mie cosce fin quasi a sfiorare i testicoli con la sua vulva, dovetti solo inclinare la verga nell’adorabile apertura e . . .

Dire che entrai in lei non corrisponde a verità perché Bea partecipò all’azione muovendo insieme a me il bacino donando la sua fica al membro che avanzava nel suo ventre poi continuò a muovere le reni in sincronia coi miei movimenti infilandosi sul cazzo che le davo muovendomi anch’io lentamente.
Il nostro non era un coito, era una carezza che i nostri sessi si facevano scivolando uno sull’altro, uno dentro l’altro. La ragazza guardava sorpresa come l’asta di carne bagnata dei suoi succhi entrava nel cespuglio bruno che aveva fra le cosce, sollevando su di me lo sguardo espresse la sua meraviglia:
– Oh amore. . . così &egrave dolcissimo!
Seduti, le braccia tese ci muovevamo in sincronia con piccole oscillazioni delle reni, il poco che scorrevano i nostri sessi faceva salire lentamente il piacere ma permetteva ad ognuno di bearsi della vista dell’amato al quale si stava donando.
Era bello vedere la felicità dipinta sul volto della mia ragazza, lo sguardo pieno di gratitudine per le sensazioni che si espandevano lentamente in tutto il suo corpo provocandole dei fremiti che non si curava di nascondere. Anch’io provavo le stesse sensazioni, erano dolcissime e diffondevano in me un benessere difficile da descrivere.

Ci guardavamo come si guardano gli innamorati credendo come loro di essere i soli a provare quel piacere sottile che non era solo sessuale ma che ci coinvolgeva interamente in una lunga estasi e quando i miei occhi si staccavano dai suoi, il suo sorriso complice accompagnava il mio sguardo scendere lungo il suo corpo per soffermarsi fra le sue cosce dove la fica aperta come una bocca scivolava sul pene. Anche lei guardava il movimento del cazzo nella fica che i peli celavano alla sua vista.
– Ti piace? Chiese.
– Cosa amore?
– La mia passera, la vedi? Vedo il tuo cazzo, é bello. . . lo sento accarezzarmi le labbra. . . é bellissimo ma lo voglio tutto!
Era da un po che gustavamo il soave va e vieni dei nostri sessi e ora la bella voleva come volevo io un piacere più intenso, piegando leggermente le ginocchia puntai i piedi sollevando il bacino, mossi le reni e . . . glielo diedi tutto come chiedeva lei!
– Ahhh. . . si!
Il colpo la fece sobbalzare, tremare le mammelline, chiuse gli occhi. Quando li riaprì erano più neri, più profondi. . . Istintivamente sollevò il bacino e puntando anch’essa i piedi lo spinse incontro al mio schiacciando i miei testicoli fra le sue chiappette poi lo arretrò, lo spinse ancora. . .

– Così amore. . . ahhh così. . . così. . .
Oscillando le reni spingevamo i nostri ventri, i nostri sessi uno contro l’altro, uno dentro l’altro, era difficile dire chi era a possedere l’altro tanto i nostri movimenti erano identici. Quelli di Bea erano eleganti, il busto quasi fermo faceva oscillare appena le dolci colline dei seni bruni mentre incavando il ventre arretrava e con un movimento armonioso delle reni infilava la fica sul membro che avanzava.
– Amore. . . sei bellissima! Non potei fare a meno di esclamare.
Bea sorrideva felice di provocare le sensazioni che leggeva nel mio viso; tutto in lei, la sua espressione, l’atteggiare del suo corpo, il busto sollevato, il suo esibire i seni come a volermeli offrire, diceva che era il mio godimento che cercava, non il suo.
Ma anche il suo piacere stava salendo, lo vedevo dalle guance che si erano imporporate, dal suo respiro che ad ogni avanzare dei sessi si faceva più rapido, più affannoso poi dei piccoli gemiti cominciarono ad uscire dalla sua gola ma non accelerammo la nostra andatura gustando le sensazioni sublimi che ci procurava il nostro donarci.
– Ohhh é meraviglioso come dai il cazzo alla mia passerina, la senti?

Si la sentivo! Scivolava come una bocca salivante, come la sua bocca quando scorreva sul mio pene, non mi succhiava ma era ancora più bello perché il suo calore avvolgeva interamente il membro quando premeva la vulva contro il mio pube, le natiche aperte contro i miei testicoli.
Non trattenevo i sospiri come la mia bella non tratteneva i lamenti che le procurava lo scorrere del membro, felici entrambi di leggere il piacere nel viso dell’altro. Fu insensibilmente che accelerammo il nostro donarci, i sessi che si compenetravano aggiungevano una voce bagnata al coro del nostro piacere mentre i movimenti delle nostre reni diventavano sempre più veloci.
– Ahhh Nico. . . ti amo, ti amo. . . oh amore. . . ha ahhh. . . ha ahhh. . . ha ahhh. . .
– Anch’io ti amo. . . ohhh Bea. . . Bea. . . Bea. . .
Il godimento stava per travolgerci lo sapevamo entrambi, i nostri movimenti divennero convulsi, selvaggi, lo sguardo della ragazza si fece disperato poi all’improvviso si gettò tutta contro di me, sopra di me rovesciandomi sulla schiena.
– Amore. . . oh amore, come fai a farmi godere tanto. . . lo sai che non resisto? Ahhh ecco. . . mhhh cosi. . . cosiii. . . Alitò contro la mia bocca.

Raddrizzò il busto e le ginocchia posate ai lati del mio bacino prese a cavalcarmi saltellando sul membro, facendoselo entrare fino in fondo al grembo con una smorfia ad ogni urtare del glande contro la bocca del suo utero poi poggiò le mani dietro di se, sulle mie cosce divaricate e rovesciando il capo molleggiò sulle gambe su e giù, su e giù. . .
Ora era solo godimento quello che provava la bella Bea, lasciai salire il mio guardando la mia ragazza gridare la sua gioia al cielo terso, alla cima degli alberi dove il sole filtrando fra le fronde smosse disegnava il corpo in movimento decorandolo con figure cangianti, facendo straordinariamente seducenti le giovani mammelle ballonzolanti al ritmo della sua monta.
– Ahhh amore. . . sto prendendo il tuo cazzo. . . ahaaahhh ahaaahhh ahaaahhh. . . ah mi allarga. . . mhhh mi accarezza. . . ahaaahhh. . . ahaaahhh. . .
Mi guardò fieramente, all’improvviso la sua espressione cambiò divenendo quasi dolorosa quando si abbatté su di me schiacciando il mio viso fra le sue mammelle.
– Amore. . . achhh stò per. . . venire! Oh ecco. . . ecco. . . ahhh. . . ahhh. . .

Si era immobilizzata, sentendomi muovere il viso cercò con un seno la mia bocca ne fece entrare la punta. L’aspirai suggendola famelicamente, udii il suo grido mentre uno spasimo serrò il membro, un fiotto liquido lo irrorò. . . Mi aggrappai alle sue natiche e con rapidi colpi di reni feci andare il pene nella vagina grondante, anche lei si mosse, mi donò l’altro seno poi si agitò convulsamente.
– Ahhh. . . ahhh. . . adesso. . . adesso. . . si. . . si. . . ahhhh. . . ahhhh. . .
Non riuscii a contenere oltre il mio piacere e fu bellissimo godere insieme alla mia amata, annullarci nella stessa estasi.
– Achh Bea. . . anch’io anch’io! Ahhh prendi amore, prendi. . . prendi. . . ahhh! ! !
– Ahhh si. . . si. . . oh il tuo seme. . . ahhh lo sento. . . lo sento. . . ahhh dammelo! Ancora amore. . . si. . . tutto. . . ahhh tutto. . . tutto. . .
Ci muovemmo ancora lentamente accarezzandoci con i sessi bagnati, cercandoci con le bocche, le lingue, fremendo a lungo del contatto dei nostri corpi poi ci staccammo guardandoci ancora increduli per il piacere che ci aveva dato il nostro amore.

Ci lavammo nel ruscello, uno di fronte all’altro nella più completa intimità, fu bellissimo giocare come degli scolari, spruzzarci fra mille esclamazioni e risa, poi all’improvviso Bea si fece seria.
– E’ come se fossimo i soli al mondo a provare quello che proviamo. Vorrei correre e gridare la mia gioia, nuda insieme a te. Gli altri ci guardino pure; le donne invidierebbero la mia felicità. . . oh come vorrei che Gabriella fosse qui!
Davanti alla mia espressione incredula aggiunse:
– Si, le farei vedere la mia gioia nell’essere scopata da te, vedrebbe come sei bello, com’é forte il tuo cazzo. Anche ora, te lo farei diventare duro per farglielo vedere, per farglielo provare.
Una sorta di esaltazione accompagnava le sue parole, i suoi occhi scintillavano. Non sapevo ancora che diceva sul serio e quando vide il mio pene animarsi cominciando a prendere rigidità, con un grido gioioso vi portò entrambe le mani massaggiandolo con tanta foga che divenne subito duro. La ragazza lo guardò con malcelato orgoglio sollevando su di me gli occhioni gioiosi.
– Lo vedi? Non lo daresti a Gabriella se fossi io a chiedertelo?

Non potevo, non volevo rispondere tanto la domanda mi pareva sconveniente, Fissavo gli occhi scuri la cui innocenza contrastava con la proposta appena fatta, le mie mani percorrevano la sua schiena bagnata fino al culetto; Bea passò le braccia attorno al mio collo stringendosi a me, tentò sollevandosi sulla punta dei piedi di raggiungere la verga con la sua intimità con il solo risultato di premere la vulva contro i miei testicoli. Quel morbido contatto acuì la mia voglia, dissi:
– Sciocchina, non capisci che é solo te che voglio?
Sentendo che la stavo sollevando prese lo slancio e facendo forza sulle braccia saltò serrando le cosce alle mie reni poi le mani intrecciate dietro la mia nuca si lasciò andare all’indietro.
– Allora dammelo amore, lo voglio subito!
Il pene ondeggiò sfiorando il suo sedere, nel raddrizzarlo la cappella strusciò nel solco delle sue natiche, non so perché ma non resistetti alla tentazione di farglielo sentire contro l’ano. Il suo sguardo sorpreso non era un rifiuto ma desistetti spostandolo sotto la vulva, la ragazza mi regalò il suo radioso sorrise.
– Si amore. . . si. . .

La sostenni sotto il culetto mentre protendendo le reni presentavo il membro nell’ingresso del suo grembo poi la lasciai andare lentamente. Bea chiuse gli occhi, li riaprì sorridendo ancora.
– Ahhh amore. . . é bello sentirlo salire nel mio pancino. . .
La trattenni e flettendo le reni estrassi il pene spingendolo poi d’un colpo. La ragazza emise un gridolino, ora non sorrideva più, i gridolini continuarono ad ogni salire del pene. Glielo davo con scatti bruschi che la facevano sussultare, mi guardava con una sorta di ansia aspettando l’assalto successivo e quando avveniva riceveva il suo salire esprimendo la sua eccitazione:
– Hiii. . . hiii. . . hiii. . . oh amore, sei meraviglioso! E come se il tuo cazzo mi. . . spaccasse in due ma. . . ohhh mi piace. . . mi piaaace. . .
Da subito sentii la vagina irrorata dal suo desiderio così che il pene scivolava procurando alla bella un piacere che saliva ad ogni mio immergere. Anche il mio piacere saliva rapidamente per le contrazioni che imprimeva inconsciamente e che serravano il membro in modo talmente piacevole che non avrei resistito a lungo.

La ragazza non avvezza al coito cercava il suo e il mio godimento lasciandolo salire senza cercare di ritardare l’evento che avrebbe posto fine alla nostra estasi. Ma io volevo godermi ancora la ragazza per bearmi della deliziosa impudicizia con la quale offriva il suo corpo al piacere.
– Hiii. . . oh dammelo amore. . . dammelo. . . dammelo. . . Diceva.
Era tanto l’ardore col quale si dava al membro che il suo agitarsi mi faceva vacillare sui ciottoli scivolosi. ricuperavo l’equilibrio eseguendo una danza disordinata fatta di movimenti delle gambe, di colpi di reni con la bella aggrappata al mio collo che col viso esaltato gridava il suo godimento.
– Oh amore. . . hiii continua. . . continua. . . hiii mi fai godere. . . godere. . . godere. . . ah siii. . . spingilo. . . spingilo. . . hiii. . . hiii. . .
Cercavo di resistere, volevo resistere ma capivo che per me era ormai questione di attimi. Mi fermai sollevando il piccolo culo sfilando quasi completamente il membro. sentii la morbida stretta della fica sotto la cappella. Bea mi guadò sorpresa.
– Non fermarti amore. . . voglio il cazzo. . . il cazzo. . . il cazzo. . .
I suoi seni erano all’altezza del mio viso, vi calai la bocca su una delle punte, lei smise la sua invocazione appena presi a suggere il capezzolo, lo schiacciò sulla mia bocca, gemette sentendo che mordicchiavo il bottoncino, lo tiravo stringendolo fra i denti, gemette ancora quando anche l’altro capezzolo fu nella mia bocca poi chinando il viso mi guardò lambire le dure mammelline bevendo le goccioline che le costellavano.

Poi mi diede la sua bocca, la sua lingua da lambire, da suggere, cercando la mia lingua serrandovi le labbra aspirandola come affamata. Quando si staccò fece una smorfia quasi infantile.
– Cattivo. . . sei cattivo! Perché ti sei fermato?
Era buffa nella sua collera, la credevo inerme ma lei distendendo di colpo le gambe all’indietro spingendo il bacino contro il mio ventre si infilò tutta sul mio cazzo poi con grida di gioia ripiegò le gambe e serrando le ginocchia ai miei fianchi arretrò sostenuta dalle mie mani, le distese infilandosi ancora, e ancora, ancora. . .
Non potevo far altro che ricevere la sua fica, la calda guaina della sua vagina, lei ansimando, gridando si dava al mio pene con una foga che non le conoscevo, ben presto dalla sua bocca uscirono lamenti di godimento genuino mentre il mio piacere salito alle stelle, superò il limite.
Non so se la bella percepì il mio orgasmo, i getti prepotenti che la irroravano. Con occhi allucinati vide il mio viso deformato dal piacere, udì i rantoli del mio godimento, i suoi movimenti si fecero convulsi, disordinati.
– Amore. . . si. . . siiii. . . ahhh adesso. . . adesso! Ahhh ecco. . . vengo. . . vengo. . . vengooo! ! ! Ahhh. . . ahhh. . . ahhh. . .

Completai il mio e il suo orgasmo con ampi colpi di reni scorrendo in una vagina che il nostro godimento rendeva scivolosa, poi si strinse tutta contro di me dandomi la bocca. Ci baciammo languidamente assaporando insieme gli ultimi nostri spasimi ascoltando i battiti dei nostri cuori. Rimasi a lungo nel tepore del suo grembo muovendo il bacino per gustare ancora le carezze dei nostri sessi poi Bea si irrigidì tendendo l’orecchio ad un rumore proveniente dalla strada.
– E’ il motorino di Gabriella! Esclamò con malcelata gioia.
Si sciolse dall’abbraccio, appena la lasciai andare corse nel ruscello, ne risalì la riva e con piccoli salti cercò di scrutare sopra la distesa di grano.
– Siamo qui! Gridò agitando allegramente le mani.
Corsi accanto a lei, non ebbi bisogno di saltare per vedere la figura femminile cavalcioni sul mezzo che avevamo udito, un piede a terra che rispondeva al richiamo.
– Vieni Gabri! Gridò.
La figura spingendo il ciclomotore scomparve dietro gli alberi.
– No, non vestirti voglio che veda come sei fatto!

—– Gabri
Scese scomparendo nel ruscello. Udii lo smuovere dell’acqua provocato dalla sua corsa, scesi anch’io per sciacquarmi i genitali augurandomi che anche la ragazza avesse pensato ad eliminare le tracce della sua irruenza.
L’allegro cicaleccio delle loro voci precedette la loro apparizione, spuntarono alla curva che faceva il piccolo corso d’acqua.
Bea parlava concitatamente, l’altra più alta di una spanna l’ascoltava sorridendo, il capo leggermente reclinato verso la figurina nuda, ma era me che guardava, il suo soppesarmi mi mise non poco a disagio. Quando furono vicine, con un’emozione che mi mise tenerezza la mia amata disse:
– Gabri, ti presento Nico. . .
Ci stringemmo la mano, la ragazza non fece commenti sulla nostra tenuta ma il suo modo di scrutarmi, la piega leggermente ironica della sua bocca, mi fecero mio malgrado arrossire; ci precedette mostrando di conoscere bene il luogo, rifiutò di sedersi con noi sulla coperta ma rimase in piedi consentendomi di guardarla a mio agio. Subito mi chiesi come potessero due ragazze così diverse essere amiche, Bea delicata e fragile mentre Gabri (ora la chiamerò così), bé. . .

Era una di quelle bellezze procaci che ispira negli uomini pensieri lubrici tanto la sua bellezza era prorompente, le sue forme sembravano sul punto di far scoppiare i vestiti, gli shorts in jeans sfilacciati che indossava, davano l’impressione di essere stati cuciti addosso tanto erano inadeguati a contenere i fianchi voluttuosi, il sedere tondo di cui ne disegnavano le natiche lasciando vedere al di sotto la piega che queste facevano con le cosce.
Sul davanti, lo sgambato vertiginoso era fatto per mostrare per intero le cosce bronzee, lunghe e lisce, forti ma ben proporzionate e tornite, la vita stretta si allargava nel busto coperto a malapena da una camicetta che terminava appena sotto il petto che visto di sotto in su lasciava vedere la rotondità dei seni, mirabili semiglobi abbondanti e sicuramente sodi perché non mostravano traccia di reggiseno.
Tutto il corpo era abbronzato, il ventre mostrava appena un accenno di bombatura, libero da costrizioni sembrava invitare la bocca di un’amante a seguirne il declivio, il viso ovale era incorniciato da capelli biondi, morbidi a caschetto, il suo sguardo sostenuto da occhi azzurri non si staccava dal mio come chi é avvezza a provocare.

Capii in seguito che si era agghindata in quel modo per apparire ai miei occhi una femmina da letto; l’immaginai nuda insieme alla mia dolce compagna. . . scacciai il pensiero eppure era stata proprio Bea a dirlo! Per un istante invidiai la mia amata, poi le loro voci interruppero i miei pensieri riportandomi alla realtà.
– Non c’é bisogno che tu lo dica Bea, il tuo viso esprime la tua contentezza. Siete belli come i personaggi del quadro di Renoir, il ‘Déjeuner sur l’herbe.’
Si era seduta accanto a noi con le gambe ripiegate, provai a provocarla, anche se non ricordavo esattamente dissi:
– Non é esatto! Nel dipinto entrambe le ragazze sono nude. . .
Notai un lampo negli occhi della nuova arrivata, senza staccare da me lo sguardo raccolse la provocazione:
– Davanti a un uomo mi metto nuda solo per fare all’amore!
– Allora spogliati e fallo con Nico! Esclamò con slancio Bea.
– Bisogna vedere se anche lui é d’accordo. . .

L’ingenuità della mia ragazza per la singolare proposta e la risposta della sua amica mi fece nuovamente arrossire. Gabri mi tolse d’imbarazzo prendendo in mano la bottiglia, la guardò controluce. . .
– Indovino cosa avete festeggiato, ce n’é anche per me?
– Certo! Ora taglio la torta. . .
– No, no . . . accetto un goccio per brindare anch’io ma se volete. . . la torta possiamo mangiarla da me!
Versai il rimanente dello champagne nei bicchieri, nel portare il suo alle labbra gli occhi di Gabri incontrarono i miei. Cielo come mi piaceva! In modo diverso da come mi piaceva Bea ma in modo epidermico, fisico. . .
– Allora vi precedo intanto che vi vestite!
Si alzò e prendendo dalla borsa che si era portata appresso una gonna a fiori, l’indossò e abbottonandola spiegò:
– Non posso farmi vedere in paese con una tenuta troppo libera, immaginate i commenti? Rise al pensiero.

Coperta fin sotto le ginocchia la ragazza sembrava una sana, prosperosa campagnola; con un cenno di saluto si allontanò scomparendo nel ruscello, mentre Bea e io ci rivestivamo, udimmo il motorino avviarsi, il rumore farsi sempre più debole. . .
Ci vestimmo e rifacemmo a ritroso il cammino e dopo aver ricuperato le biciclette ci mettemmo in strada pedalando fianco a fianco. Il sole era alto nel cielo ma il calore era mitigato dalla nostra andatura; Bea i capelli al vento era raggiante, si voltò verso di me:
– Allora, ti piace Gabri? Chiese.
– E’ la più bella che ho visto in paese. . . dopo di te! Rise alla mia risposta.
– Farai all’amore con lei?
– Perché?
– Io l’ho fatto no? Se lo fai anche tu avremo anche questo in comune e poi. . . voglio che si renda conto di quanto erano sciocchi i suoi dubbi!
Le donne non finiranno mai di stupirmi, Bea era fra queste con il suo ragionare contorto. A dire il vero ero fortemente tentato, tanto più che la mia amata me ne forniva la giustificazione. Oramai eravamo in paese, la gente salutava amabilmente quelli che ormai chiamava ‘i fidanzati’, rispondevamo con un cenno di testa sorridendo.

La casa di Gabri era in fondo al paese, nessuno ci vide imboccare il vialetto d’ingresso, rispose quasi subito al nostro suonare, ci aprì con un largo sorriso.
– Entrate, temevo non sareste più venuti!
Si era cambiata, quello che indossava nascondeva ora le sue forme tanto che non sembrava più quella di prima. Il vestito era arancione, semplicemente chiuso da una fila di bottoni ma il suo colore metteva in risalto l’abbronzatura color rame del viso, delle spalle, delle braccia.
Ci precedette in quella che era la sala da pranzo; oltre il tavolo, in fondo, su un tavolino basso era posta una tovaglia coi piatti allegramente decorati; davanti, una bottiglia di spumante coi calici. Bea Trasse la torta dal cestino e si sedette accanto a me, la padrona di casa in piedi tagliò la torta ponendo una fetta in ogni piatto mentre io stappavo la bottiglia e versavo il vino.
– Alla vostra felicità! Disse alzando il suo bicchiere.
– Anche alla tua! Risposi.
Dopo aver bevuto un sorso Gabri osservò rivolta all’amica:

– Magari avessi la tua fortuna!
Mi fece pena, la sfrontatezza di prima aveva lasciato il posto ad una tristezza che era difficilmente comprensibile a chi non conosceva la sua storia. La torta era buonissima, la sola che non sembrava gustarla era lei Gabri con la sua aria mesta, quando sollevò gli occhi vidi le lacrime luccicare. Tentò di sorridere senza riuscirci, si complimentò per la torta ma la sua voce incrinata fece aumentare il nostro imbarazzo; Bea strinse le mani dell’amica e nell’alzarsi disse:
– Ora vado! No Nico, rimani per piacere. . . ho molte cose da fare perché i miei ti hanno invitato a cena. Ti aspetto alle sette e mezza, ricorda!
La padrona di casa accompagnò l’amica, nel salutarsi scambiarono delle parole che non capii, poi Gabri ritornò sola.
Gabri avanzò senza guardarmi, giunta presso il tavolo raccolse i piatti uno dentro l’altro, vi mise i cucchiaini, solo allora sollevò lo sguardo.
– Lo sai perché Bea ha voluto lasciarci soli?
– Si. . .
– Non giudicarla male, é una cara ragazza ed é talmente orgogliosa di te. . . Lo so, é assurdo! Senti, se vuoi possiamo chiacchierare, e quando vai da lei puoi dire che lo abbiamo fatto, cosa ne dici?
– Non mi piace ingannarla. . .
– Neanche io, ma é così inesperta, crede che tu sia inesauribile. . .
Mi interrogava con lo sguardo, il suo era un muto appello, una richiesta che solo i suoi occhi esprimevano. Il viso era ancora mesto ma colsi nel suo sguardo una luce simile a quella che illuminava i suoi occhi quando eravamo nel prato. Mi alzai e avvicinatomi presi le sue mani nelle mie.
– Tu cosa ne pensi?
– Dipende. . .

L’espressione del suo viso diceva che già lo sapeva, le mie mani lasciarono le sue per risalire le braccia nude, il contatto della pelle liscia fece affluire il sangue al mio pene preannunciandone l’erezione, il suo sorriso era divenuto leggermente beffardo il che mi spinse a provocare la singolare ragazza.
– Dipende da cosa? Dimmelo tu che sei esperta di queste cose vero?
– Da quanti colpi hai ancora a disposizione! Si, me ne intendo ma se pensi che sia una sgualdrina ti sbagli, solo che. . . mi piacciono gli uomini!
Era ritornata come quando l’avevo conosciuta, i miei scrupoli svanirono d’incanto. Lasciai salire l’erezione.
– Non sei una sgualdrina, sei qualcosa di diverso. . .
– Una puttana, una troia forse?
La sua espressione non era cambiata, anche lei mi stava provocando.
– Nessuna delle due, mi piace pensare a te come a una modella!
– Una modella?
– Si, un mio amico fotografo dice che una modella sa come farsi fotografare, conosce le pose da assumere per accontentarlo. Sei una modella?

Rise apertamente mostrando la dentatura bianchissima. Cielo come mi piaceva quella ragazza, l’intesa che si stava creando fra di noi, anche se per ora era solo verbale faceva ben sperare.
– Hai indovinato, credo di essere quello che chiami una modella, lo vedrai tu stesso se non hai esaurito gli scatti. Allora quanti scatti ti rimangono ancora?
– Sono sicuro che almeno uno é rimasto. . .
Abbassò lo sguardo alla gobba che deformava i miei calzoncini, vi portò le mani poi sollevò su di me gli occhi ridenti.
– Allora bisogna farlo durare! Disse stringendo il pene attraverso la stoffa.
Le mie mani accarezzavano l’alto delle sue braccia, scivolarono sulle sue spalle, superando la striscia del vestito risalirono il collo fino alle orecchie piccole; la ragazza chiuse gli occhi, sentii le sue mani muoversi sul pene duro, le mie scesero alla scollatura. Sentendo le mie dita armeggiare sul primo bottone riaprì gli occhi e lasciando il pene allontanò le mie mani stringendole fra le sue.
– Aspetta! Bea é la mia migliore amica e anche se é lei che lo vuole non vi deve essere niente di personale fra noi, solo contatto fisico e piacere, intesi?
– D’accordo!

Alla mia risposta tornò a sorridere, riportò le mie dita sul bottone che mi aveva fatto lasciare, le sue mani scesero, sentii lo zip della chiusura lampo, poi l’allentare della mia cintura, i pantaloncini che faceva scendere, gli slips. . . I bottoni sotto le mie dita cedettero ad uno ad uno, il vestito si apri. Sotto non aveva altro! Alzai le braccia, lei mi sfilò la maglietta poi lasciò cadere il suo vestito mentre io sollevando prima uno poi l’altro piede mi liberavo degli ultimi miei indumenti.
Il leggero affanno che sollevava i nostri petti diceva la nostra emozione di essere nudi uno di fronte all’altra senza nascondere il desiderio che che i nostri sguardi alimentavano percorrendo avidamente i nostri corpi.
Gabri non era solo bella o forse non lo era affatto ma ogni parte di lei sprizzava sensualità, ispirando l’istinto primordiale del maschio che era in me di possedere ogni curva, ogni anfratto del suo corpo.
Avrei voluto esprimere il mio desiderio per la sua bocca, le labbra rosse, carnose la cui larghezza ispirava pensieri lubrici, per i seni. . . Erano voluminosi quel tanto da rimanere attaccati al petto come dei semi meloni tondi dai capezzoli consistenti in mezzo ad aureole larghe, rosate, ma quello che mi colpì maggiormente fu la totale mancanza di peli sul bassoventre, le anche erano forti ma ben proporzionate al resto del corpo come le sue cosce.
– Gabri, in due pezzi devi essere uno schianto!

I suoi seni tremolarono alla risata che la mia frase aveva provocato. In effetti il costume che doveva portare in spiaggia era disegnato su di lei sotto forma di una traccia appena più chiara sulla pelle bruna dell’abbronzatura e doveva essere ben ridotto se copriva parte dei seni di due triangoli che lasciavano la maggior parte dei bei globi scoperti. Un triangolo appena più grande lasciato dallo slippino copriva a malapena il rigonfiamento del pube e proseguiva con due striscioline pallide sui lombi. La ragazza aveva capito perché portò le mani dietro la nuca, il gesto sollevò i seni in modo irresistibile scoprendo le ascelle glabre come il pube.
– Trovi? E nuda non sono meglio? Chiese ironicamente.
– Nuda sei meravigliosa!
Seguì un lungo silenzio che solo il nostro respiro rompeva, abbassò lentamente le braccia, i suoi occhi, il suo viso non nascondevano più il suo desiderio, anche il mio doveva essere evidente non solo per la mia espressione ma per il membro che si ergeva orgogliosamente. Fu lei a rompere l’incanto, bastò un passo e fu vicina, protese il ventre contro il mio pene, lo schiacciò imprigionandolo tra i nostri ventri poi i seni furono contro il mio petto, duri e compatti, la sua bocca coprì la mia bocca e la sua lingua. . .

Fu lei a baciarmi, un bacio che diceva la fame di sesso che dovevo appagare, la lingua entrò nella mia bocca in un’esplorazione che mi lasciò senza fiato ma quando protesi la mia, lei allontanò il viso e prese a lambirmela voluttuosamente. La ricambiai accarezzando la sua lingua, le sue labbra. . . Ci leccammo come si leccano gli animali, non era più una ragazza, era una femmina che ha trovato il maschio! Quando ci staccammo i nostri sguardi dicevano la bramosia che avevamo uno per l’altra, l’azzurro dei suoi occhi si era incupito, disse:
– Nico, sapessi quanto ti voglio. . . non aver fretta, ti prego!
Ci baciammo ancora, lei si strusciò stringendomi con passione, aderendo a me con tutta la sua pelle. Le mie mani scesero lungo la sua schiena, le reni incavate, il sedere talmente sodo che non mi riuscì di stringerlo nelle mani, percorsi col taglio il solco caldo, liscio. . .
– Vieni! Sospirò staccandosi.
Mi precedette uscendo dalla stanza; nel percorrere il breve corridoio ammirai il corpo abbronzato dove al termine della schiena la macchia triangolare di pelle lasciata più chiara del costume scompariva nei glutei che il suo incedere muoveva appena strisciando uno contro l’altro i globi paffuti. Giunti in camera da letto sorprese il mio sguardo nello specchio dell’armadio.

– Ti piace quello che stai guardando? Chiese con voce beffarda.
– Si Gabri &egrave . . . bello da impazzire!
Rise, la sua risata si smorzò quando mi sentì premere l’asta contro le sue natiche e prendendo a piene mani i seni duri posare le labbra sul suo collo all’attaccatura dei capelli. Fremette sentendo la mia bocca scendere lambendo adagio l’inizio della spina dorsale; poggiò le mani sul letto e così piegata mi lascio proseguire, seguire con le labbra il lieve rilievo fino all’incavo delle reni poi fletté le braccia, la guancia sul letto, il viso rivolto all’indietro per guardarmi chino sulla sua groppa.
Era tutta un fremito, sospirò sentendo la mia lingua all’inizio del suo solco, allora salì con le ginocchia sul bordo del letto e incavando maggiormente le reni mi offrì le sue stupende rotondità. La mia lingua ne seguì il solco facendomi piegare poi inginocchiare a terra.
– Gabri, sei stupenda!
Stavo guardando al termine delle belle natiche oltre il breve tratto liscio, la gnocchetta chiara fra le cosce color rame divisa da un taglio stretto e lungo. Bea aveva ragione, come molte si era depilata per mettere quel costumi inconsistente. Senti il mio alito sul suo sesso quando avvicinai la bocca ma resistette alla pressione delle mie mani tese ad aprire le sue ginocchia.
– No, leccamela così! Chiese.
Applicai la bocca all’adorabile pagnottella spingendo la lingua fra le labbra grassocce percorrendo su e giù il taglio morbido. Gabri con un lamento premette la fica contro la mia bocca muovendosi languidamente.

– Ohhh cosi. . . si, cosi. . . mhhh cosi. . .
Udendo il gradimento della bella, schiacciai il viso fra le cosce brune e feci andare lentamente la lingua cercando con la punta il fondo del solco, trovando infine l’apertura della vagina e il naso nelle morbide chiappe la spinsi in profondità, la ritirai, la spinsi ancora e ancora, ancora. . .
– Mhhh si amore. . . si. . . si. . .
Sollevò la groppa facendomi trovare il clitoride, gemette sentendomi percorrere la cresta tesa poi mosse il sedere consentendomi di percorrere l’intero taglio. il sapore del suo desiderio mi spronò a prodigarmi mandando in estasi la ragazza.
– Ahhh mi piace farmela leccare così. . . mhhh sentire la lingua accarezzare le labbra della mia fica. . . ahhh trastullare il mio grilletto. . . Mhhh amore. . . appena ti ho visto ho desiderato dartela. . . Eccola. . . ti piace cosi?
Sollevai la bocca dalla gnocchetta bagnata della mia saliva, sembrava un frutto tagliato pronto ad aprirsi. Spostando lo sguardo vidi gli occhi ansiosi, pieni di aspettativa della ragazza, il viso alterato seminascosto da un seno, altro frutto dalla meravigliosa curva con al vertice il rilievo dell’aureola sporgente e il capezzolo. . .

– Di solito le ragazze me l’offrono diversamente!
Il suo riso diceva l’emozione che provava, rotolò su se stessa mettendosi sulla schiena come spezzata in due, le gambe tese contro il corpo, le mani che premevano le caviglie ai due lati del suo viso.
– Così vero? Chiese col capo sollevato.
Mi spostai, tentò di sorridere vedendomi chinare sulla ferita della sua vulva da cui spuntavano ora delle labbrette diafane follemente eccitanti e l’arco sporgente del clitoride con la cresta che divideva la sommità del bel frutto. Le gambe allungate e tese erano di una bellezza che toglieva il fiato e il suo culo. . .
Fu con una sorta di devozione che mi chinai nuovamente sul suo sesso, ora la mia lingua scorreva facilmente come se il frutto della sua fica cominciasse a dividersi. Sentivo il sapore delle carni calde, percepivo il turgore delle labbrette che separavo, il rilievo del clitoride dove la lingua batteva ad ogni passata provocando nella fanciulla un piccolo sobbalzo seguito da uno squittio eccitato e quando serrando le labbra sull’arco sporgente mi soffermai a stuzzicarlo ripetutamente con la punta come a volerlo sollevare, i gemiti che seguirono mi riempivano di libidine.
– Nico. . . ahhh Nico. . . sai come dar piacere ad una fica! Ahhh. . . quando fai cosi. . . oh non capisco più nulla! Mhhh é bellissimo sai? Ahhh si. . . siiii! ! !

Ripresi a percorrere il bel sesso, le cosce brune si dischiusero maggiormente come incapaci di contenere la vulva nel suo aprirsi; ora la lingua andava agevolmente esplorando il taglio dal profumo pregnante, le carni lisce. Gabri lamentandosi ondulava languidamente il bacino e quando la feci affondare nell’apertura vaginale, l’accolse con piccoli sobbalzi come a voler lei stessa scorrere sull’insolito fallo.
– Ahhh sei. . . terribile. . . terribile. . . Ansimò estasiata.
Schiacciando le labbra sulla cara pagnottella spinsi la lingua in profondità muovendola in un’esplorazione che la fece inarcare.
– Amore. . . ahhh se fai cosi. . .
Ebbro di lussuria feci superare alla bocca il ponte pelvico e con entrambe le mani allargai le sue natiche per spingere la lingua e il viso fra i morbidi glutei e saggiare con la punta la consistenza dell’ano.
– Mhhh sei un porco lo sai? Si un porco. . . ahhh un gran porco. . .
Ma il singolare omaggio piaceva alla bella perché portando le mani sotto le sue reni sollevò il bacino offrendo il culo alla mia esplorazione, fremendo nel sentire la lingua spingersi nello stretto suo pertugio, ritirarsi, spingersi ancora e ancora.

– Ihhh hai capito che mi piace? Si, sono una porcella. . . la tua porcella!
Lo so, sono cose che si fanno senza dirlo, ma com’é possibile trasmettere al lettore la bellezza di certi momenti, l’estasi che si prova nel sentire una ragazza appartenerti sia pure solo fisicamente. E Gabri si donava completamente ondulando e squittendo di eccitazione, offriva il culo tenendo l’ano rilassato per farsi frugare dalla lingua che spingevo.
I succhi del suo gradimento colando nei glutei aperti fecero sentire il loro sapore, lo cercai facendo a ritroso il cammino e quando iniziai nuovamente a percorrere la fica in calore Gabri con un lungo lamento spalancò le gambe poggiandole leggermente piegate ai due lati del bacino.
– Mhhh eccola amore. . . ahhh mi stai facendo godere. . . é tua. . . tutta tua!
Sollevata sui gomiti guardava ancora incredula per la postura che nella sua sete di piacere aveva assunto, donarsi alla bocca che bramava con tutta se stessa. Ora il suo sesso era completamente esposto, era una bocca le cui labbra dalla forma singolare si aprivano sulle carni il cui rossore ricordava una ferita.
– Cara. . . oh cara, &egrave . . .bellissima! Esclamai con voce rotta dall’emozione.
Il mio sguardo era calamitato dal monticello che si innalzava appena dal suo ventre, dalla cresta sporgente che si assottigliava dividendo le labbra spesse per mostrare la valle umida, scintillante, bordata da labbra chiare alla sommità dei lobi che nascevano dal clitoride e declinavano verso il basso dove la vagina socchiusa reclamava l’omaggio di una lingua, di un pene.

Erano belle le natiche le cui morbide curve non nascondevano il bottoncino rosato in fondo al solco che la mia saliva aveva bagnato. L’assenza totale dei peli che di solito nelle donne ombreggiano il delicato pertugio diceva che non si sarebbe opposta al desiderio che avevo espresso dardeggiando la lingua.
– Amore. . . non vedi che é pronta? Oh prendila. . . prendila. . .
Aveva quasi gridato, gli occhi ansiosi non si staccavano dal mio viso e quando me lo vide calare li chiuse. . . Non baciai la sua fica, ne assaporai il frutto aprendo larga la bocca, spingendo la lingua con voluttà, entrando in una vagina pregna dei succhi del suo desiderio.
La ragazza emise un grido come di spavento poi un lamento ininterrotto, modulato dai movimenti della mia lingua uscì dalla sua gola. Sollevò il bacino e rimanendo inarcata si lasciò lambire dalla lingua che passavo come una spatola di sotto in su spalmando per tutta la sua fica gli umori che coglievo nell’apertura del suo grembo.
– Ahhh amore. . . si, si. . . cosi. . . oh cosiii. . .

Le parole della bella erano musica per le mie orecchie. Sentivo il pene pulsare teso allo spasimo ma la soddisfazione di quella fanciulla contava per me più di ogni altra cosa; passai le mani sotto di lei e sostenendola sotto il sedere schiacciai le natiche dure separandole per passare le dita in un’esplorazione indiscreta del solco caldo, umido. . .
Ora era lentamente che lambivo una delle labbra sottili salendo con piccoli colpi all’arco del clitoride, prendendo fra le labbra uno dei lobi lo tiravo succhiandolo avidamente, poi l’arco sensibile, l’altro lobo e scendendo facevo scorrere le labbra strisciando il naso nelle carni morbide e bagnate fino a tuffare ancora la lingua nell’apertura vaginale. La bella in visibilio ebbe dei piccoli scatti, poco più che delle vibrazioni che alzavano e abbassavano il suo bacino.
– Si amore. . . si. . . si. . . ha. . . ha. . . ha. . . mi fai godere. . . ha. . . ha. . . ohh cosi. . . cosi. . . ha. . . ha. . . oh si. . . siiii. . .
Seguivo i sobbalzi della sua fica schiacciando le labbra, la bocca, il naso nelle carni odorose lambendole come un assetato, malmenando il clitoride, schiaffeggiando i lobi turgidi. La bella gridò, i suoi sussulti si fecero scomposti, si inarcò in modo innaturale; la lingua che avevo immerso percepì le strette spasmodiche della sua vagina poi lentamente Gabri si adagiò.

Per lungo tempo il silenzio venne rotto dal soffiare affannoso della ragazza, come se avesse fatto una corsa e fosse giunta spossata al traguardo, poi il suo ansimare diminuì, si chetò. Rimase aperta lasciandosi ancora leccare, anche se il mio prodigarmi non le dava più piacere, allora mi alzai in piedi.
Mi fissava come incredula, il suo sorriso era timido quasi vergognoso; mi chinai sul suo volto e poggiando le mani ai lati del suo capo sfiorai le sue labbra con un bacio leggero.
– Mi hai fatto venire sai? Nessuno me l’aveva mai baciata così!
– Neanche Bea? Per un attimo temetti di averla offesa ma mi sbagliavo.
– Con Bea é diverso. . . Non sono attirata dalle donne ma lei. . . Siamo amiche dall’infanzia sai, e quando ha scoperto che quell’imbecille la prendeva in giro venne da me piangendo. Ero appena uscita da un matrimonio. . . forse lo sai! Piangemmo insieme abbracciate poi ci guardammo e . . . successe! Non ci giudicare male!
– Non vi giudico male!
– Era da tanto che. . . Mi venne voglia e anche a lei credo. Baciai le lacrime che rigavano le sue guance poi le sue labbra, lei aderì tutta contro di me, aprì la bocca. . . Quando si staccò capii che non potevo lasciarla così, singhiozzava ancora mentre la spogliavo e nuda la spingevo sul divano. Venne subito nella mia bocca, poi mi spogliai anch’io e la condussi qui. . . Si interruppe ma l’incitai a proseguire.

– Non l’avevo mai fatto con una donna e . . . neanche con un uomo per la verità ma Bea é speciale lo sai! La baciai tutta e anche lei mi baciò poi trovammo spontaneo metterci nella posizione adatta a darci vicendevolmente piacere. . . Da allora venne ancora a farsi consolare, poi venne perché ne aveva bisogno, lo facevamo qui e all’arrivo della bella stagione nel campo di grano prendendo il sole nude; anch’io ne avevo bisogno anche se di tanto in tanto mi prendevo un uomo, poi mi parlò di te. . .
– E gli chiedesti di mettermi alla prova?
– Non volevo che facesse il mio stesso errore! Veramente mi chiese di farlo io, ci avrebbe presentati, poi ti avrei incontrato per caso. . . Ma non ho voluto e oggi . . . Speravo con tutto il cuore che sarebbe andato tutto bene in caso contrario doveva correre da me. L’avrei consolata, sai come. . . Se non la vedevo arrivare dovevo mettere qualcosa di eccitante e raggiungervi; voleva che facessi all’amore con te per convincermi.
– Si, e voleva farsi vedere con me mentre. . . disse che ti saresti ricreduta!.
– Ho aspettato a lungo poi ho indossato la camicetta a balconcino e un paio di calzoncini che portavo al mare. . . ero indecente vero?

– Eri straordinariamente sexy!
– Era quello che voleva Bea! Dovevo provocarti al punto di farti desiderare di fare all’amore con me davanti a lei!
– Ci sei riuscita, lo avrei fatto sai?
– Anch’io ma quando mi ha accompagnata da te ha detto quante volte ti ha avuto, ho temuto che nel suo entusiasmo non avesse tenuto conto della tua resistenza. Non volevo che facessi brutta figura; io avrei capito, Bea no! E’ stato allora che ho deciso che doveva accadere qui, tu e io soli. . . magari avremmo chiacchierato e a Bea avrei detto. . .
– . . . sono contento che tu abbia voluto così, per un’altra ragione. . .
La ragione era che l’avevo desiderata dal primo momento che l’avevo vista; un desiderio irrazionale, animalesco che gli indumenti succinti con i quali si era presentata aveva eccitato rendendo follemente appetitose le rotondità che più che nascondere avevano messo in risalto e che ora potevo cogliere. Con espressione ambigua più eloquente di qualsiasi parola prosegui:
– Anch’io sono contenta ma non pensare di cavartela cosi facilmente! Quello che hai fatto con la bocca mi ha messo appetito ma per parlare bene di te ci vuole altro!

Ora sorrideva apertamente, ero felice di averla fatta godere perché sapevo che la sua gratitudine l’avrebbe portata a prodigarsi per ricambiare il piacere ricevuto. La ragazza volle farlo subito; facendo forza sulle reni sollevò alto il bacino fino ad agganciare la piega delle ginocchia alle mie braccia tese ai suoi lati facendomi sentire il solco delle natiche e la loro morbida stretta sul membro rigido.
– Ora fammi vedere quello che sai fare! Disse fissandomi intensamente.
Rise vedendo la mia espressione ironica ma stette al gioco stringendo deliziosamente le chiappe sul pene che avevano imprigionato.
– Dove mi vuoi? Chiesi facendole sentire la mia contrazione.
Lei rispose stringendo e rilassando perfidamente i muscoli.
– Dappertutto dove hai messo la lingua!
– Veramente?
– Si, cosa aspetti?
Era impaziente, portando entrambe le mani al mio bassoventre prese il pene, lo inclinò costringendomi a sollevare il bacino poi strisciò il glande lentamente su per il solco delle sue natiche attardandosi a strofinarlo nella depressione dell’ano ma quando tentai di spingere gli fece superare il pelvo presentandolo sull’apertura della vagina poi con le dita se l’allargò.

– Adesso amore. . . adesso! Sospirò.
Tutto me stesso era concentrato nel pene la cui cappella già allargava la fica che mi stava offrendo. Nel gesto le sue braccia avvicinavano i seni premendoli uno contro l’altro, sollevandone le punte dai capezzoli irti; Cielo com’erano belli, talmente belli che non potevo non tributare loro il mio omaggio!
Fu una bocca avida che calai sulle stupende cime e mentre passavo dall’una all’altra come un affamato spinsi sulle reni. Dire che entrai in lei non sarebbe esatto perché la ragazza era talmente desiderosa che il membro scivolò nel suo grembo con estrema facilità. Le sue mani salirono dietro le mie cosce schiacciandomi su di lei, sospirai sentendo il membro avvolto per tutta la lunghezza dal calore umido della sua vagina, i testicoli premuti sul buco bruciante del suo culo.
La ragazza mi tenne per lunghi istanti lasciandomi banchettare con le sue mammelle, sospirando per la lingua che malmenava i capezzoli flagellandoli fino a renderli dolenti e tesi lamentandosi appena, presi a succhiarli stringendoli fra le labbra.
– Mhhh. . . é così che mi piace. . . mhhh sentirmi completamente tua! Ohhh é lungo il tuo cazzo e. . . talmente grosso che. . . mhhh mi sento allargata. . . riempita. . . Oh scopami Nico!

Mi porse le labbra. Mentre la baciavo sollevai le reni, la vagina accarezzò lungamente il membro che usciva dal suo ventre, le mani premettero. . . Entrò nuovamente, lo ricevette sospirando insieme alla mia lingua che succhiò dolcemente, arretrai ancora. Le sue mani mi ricacciarono nella fica e. . . ancora, ancora guidando i miei movimenti, accelerando piano piano i colpi del pene nel suo grembo.
La vulva era talmente bagnata che scivolava come se fosse aspirato. Era magnifico quello che provavo! Posai ancora la bocca sulla punta di un seno, sotto la lingua il capezzolo era teso allo spasimo, lo bagnai di saliva suggendolo lungamente poi passai all’altro suo seno per dare sollievo al bottoncino vibrante mentre il membro veniva ancora risucchiato nella fica caldissima.
– Fermati caro! Oh é fortunata Bea. . . mhhh devi averne avute di donne per scopare così. . . Ahhh si, lo usi bene il cazzo. . . sai cosa vuole una donna!
Lasciò le mie cosce, le sue parole solleticavano il mio amor proprio, tesi le braccia ai lati del suo corpo e fissandola negli occhi sollevai interamente il busto. Ritirai adagio il pene e lo affondai lentamente.
– Bravo. . . cosi! Oh siii cosi. . . cosi!

Lo feci ancora di colpo sbattendo i fianchi contro le sue cosce. I bei seni oscillarono; prima che si fermassero lo sbattei nuovamente, e ancora, ancora facendo muovere le mammelle al ritmo dei colpi che cacciavano il cazzo nel suo ventre.
– Si. . . si. . . Sospirava la ragazza.
Gabri chiuse gli occhi e puntando i piedi sul letto riuscì a muoversi, a ondulare mentre dalla sua bocca uscivano lunghi sospiri. Chinai il viso attirato dalle belle labbra, la mia lingua venne nuovamente aspirata, accarezzata dalla sua lingua.
Quando sollevai la bocca mi porse la rosea appendice che leccai continuando ad andare fra le calde sue cosce. Si muoveva anch’essa venendo incontro al mio ventre, al mio cazzo con la fica matida ricevendolo con sospiri estasiati che mi riempivano di gioia.
– Ti piace? Chiesi
Una sorta di affanno sollevava i bei seni. Aspettò prima di rispondere:
– Si. . . si. . . Oh caro. . . mi stai facendo godere! Devo aspettarti?
– No, é il tuo piacere che voglio, non il mio!

La sua mano si posò sul mio sedere, scese lenta, toccò i testicoli, la base della verga immersa nel suo ventre.
– Sei meraviglioso! Senti com’é bagnata la mia fica, é merito del tuo cazzo sai? Ahhh non sei di quelli che schizzano prima che una ragazza sia pronta. . . mhhh voglio godermelo ancora. . . vero che posso?
Stava cercando di sfilare la gamba dal mio braccio, appena le permisi di liberarla Gabri la sollevò e lentamente ruotò il bacino rimanendo supina poi mi tese le braccia.
– Ecco così. . . ti piace? Chiese.
Mi allungai di fianco volto verso di lei passando un braccio sotto il suo capo. Nel suo movimento aveva accarezzato piacevolmente il pene immerso nel suo ventre. Mossi lentamente le reni, si, mi piaceva! Potevo accarezzare liberamente il bel corpo, ad ogni affondo premevo contro il suo sedere apprezzandone la morbida compattezza ed era piacevolissimo!
La ragazza si lamentava debolmente, chino su di lei, le mie dita accarezzarono i capezzoli resi scivolosi dalla mia saliva esplorando il rilievo delle aureole anch’esse bagnate poi scesero lungo l’addome, il ventre apprezzando in rigonfiamento che conteneva la sua fica, accarezzando le cosce vellutate dove alla loro giunzione il cazzo andava e veniva con un rumore allappante: Schlasc, schlasc.

Le sue dita serrate sul pene ne accompagnavano l’entrare nella fica matida ma quando con le dita sfiorai il clitoride lei me le allontanò.
– Non c’é bisogno. . . mhhh sapessi quanto godo! Guarda amore!
Aveva voltato il viso, seguii il suo sguardo rivolto alle nostre immagini riflesse nello specchio dell’armadio.
– Vedi? Anche l’occhio vuole la sua parte! Disse.
Sollevò alta una gamba per farmi guardare la sua fica allargata come una bocca quando contiene un cazzo, anche lei guardava il membro in movimento scomparire e riapparire avvolto dalle labbrette chiare quasi a trattenerlo per poi rientrare trascinate dal membro che affondava.
– Gabri. . . hai una fica bellissima. . . sei tutta bella!
– Anche tu lo sei. . . Mhhh mi piace come mi dai il cazzo. . . come lo fai salire nella mia pancia! Ah perché tutto questo deve finire?
– Dipende da te amore! Risposi per provocarla.
Aveva chiuso gli occhi tutta presa dal suo piacere; io calibravo il mio andare in modo da far durare il godimento della ragazza, attento a non farle superare il limite per bearmi del corpo abbronzato che muoveva appena, assaporando con tutta se stessa la carezza del membro nella vagina. Le mie mani non si saziavano di percorrere i bei seni apprezzandone la compattezza, il calore.

– Voglio godere ancora. . . oh caro dammi ancora piacere! Supplicò.
Aveva riaperto gli occhi e mi fissava attraverso lo specchio. Era giunta al punto che poteva ancora dominare il suo piacere, ne approfittai:
– Spetta a te. . . non sei forse una modella?
Mi fissò a lungo mentre il pensiero si faceva strada nella sua mente poi premendo la schiena contro il mio petto mi rovesciò e lentamente posò la gamba sollevata dall’altra parte del mio bacino rotolando sopra di me seduta sul mio bassoventre senza sfilarsi dal pene. Allungò le mani dietro di se lasciandosi andare sulle braccia poi sollevò le ginocchia e puntò i piedi.
– Così caro? Chiese attraverso lo specchio.
– Si. . . sei bellissima! La mia voce era rotta dall’emozione.
Sospirò nel sollevarsi scorrendo appena sul pene poi trovò il giusto modo di prendere piacere senza scatenare in lei l’orgasmo; ci riuscì strisciando il sedere sul mio ventre, facendo andare la fica lentamente avanti e indietro, avanti e indietro.
Il tempo si era come fermato, piccoli fremiti percorrevano la sua pelle mentre con la bocca aperta assaporava il piacere che le dava il lento oscillare del bacino e la carezza bagnata del membro sul quale impercettibilmente scorreva.

– Ohhh amore. . . é bello così. . . é bello. . . bello. . . Mhhh lo sai che. . . potrei tenerti dentro. . . all’infinito? Sospirò.
– Si. . . é bellissimo come muovi la fica. . . é come essere in una bocca calda. . . Deve essere così stare nella tua bocca. . . é come se mi succhiassi con la fica. . . Oh mi fai godere Gabri. . . si continua, ancora. . . ancora. . .
Continuò il suo conturbante movimento che mi stava procuravando un piacere straordinario. Il nostro coito era diventato talmente raffinato che assaporavamo il piacere con tutti i nostri sensi: ci guardavamo nello specchio come degli innamorati dimenticando la promessa fatta poco prima.
– Ecco, ecco. . . mhhh godo amore. . . se non fosse per Bea potremmo stare in questa estasi fino a sera! Ahhh sei l’uomo giusto per Bea e. . . anche per me! Voglio dire. . . il tuo cazzo é fatto per soddisfare la mia fica e. . . mhhh da come lo usi devi averne soddisfatte. . .
– Sei tutta speciale Gabri. . . il tuo corpo é fatto per l’amore. . . i tuoi seni sono fatti per essere mangiati di baci, ho sentito la morbidezza delle tue cosce contro le mie guance, la durezza delle tue natiche quando vi ho immerso il viso. . . anche la tua fica é speciale Gabri. . . é come. . .
– La mia bocca? Non l’hai ancora provata ma saprò tenerla dolce quando prenderò il tuo cazzo e vi scorrerò come ora scorre la mia fica.

Erano parole insensate che pronunciavamo guardandoci intensamente, gioendo del nostro fremere, del caldo contatto dei nostri sessi, del loro scorrere che insensibilmente si faceva più ampio finché desideroso di aumentare il mio piacere afferrai le anche della bella strisciando il suo sedere sul mio ventre.
Gabri gemette forte alla carezza del pene nella guaina della sua vagina lasciando aumentare il piacere poi con uno sforzo si immobilizzò e sgranando gli occhi quasi urlò:
– Ahhh amore. . . non voglio così. . . mhhh voglio godere sentendoti tutto. . . mentre mi baci. . . mentre. . .
Si sollevò come una furia sfilandosi dal pene ma per poco perché si girò e con occhi sfavillanti si chinò nuovamente guidandolo fra le cosce. Se lo infilò allungandosi su di me coprendomi col corpo meravigliosamente sodo, baciandomi golosamente mentre cercava di trascinarmi sopra di lei. L’assecondai senza lasciare la sua bocca, assaporando il gioco lascivo delle lingue che si accarezzavano. Quando sollevai il viso ci fissammo ansanti:
– Così amore. . . così. . . così! Sospirò.
Si inarcò permettendo alla mia mano di passare sotto il suo sedere, seguii il bordo della vulva serrata attorno al pene, le natiche si schiusero alle dita che si insinuarono in profondità sfiorando l’ano. Gabri prese l’altra mano e la guidò sotto di lei. . .

– Caro. . . puoi farmi tutto mentre mi scopi. Continua, ti prego. . .
Con entrambe le mani afferrai i bei globi, li separai. . . Con un sospiro lei si adagiò imprigionando le mani indiscrete. Ritirai adagio il pene e lo affondai; continuai con lunghi colpi che scuotevano il bel corpo.
– Oh amore. . . lo sai che nessuno mi aveva ancora scopato così?
Si abbandonò completamente gustando lo scorrere del membro nella vagina. Rovesciò il capo con un lungo gemito, baciai la sua gola scendendo sulle sue spalle e leccando la pelle liscia sospirai in estasi:
– Cara. . . sei stupenda, vorrei farti non so cosa. . .
– Mhhh. . . sei uno stallone! Oh montami col cazzo duro. . . lo sai che puoi farmi tutto!
Il pene in movimento sfiorava le dita che stringevano le natiche, le allargavano per passare nel solco caldissimo, resero scivolosa del suo piacere la rosellina dell’ano contratto così vicino alla sua fica che lo accarezzai preso da un desiderio morboso.
– Mhhh caro . . . sono tutta tua!
Con un gemito si inarcò sollevandomi, lasciandosi frugare le natiche aperte. Le mie dita non sapevano staccarsi dallo stretto pertugio, preso da improvvisa libidine premetti il medio sul caldo orifizio.

– Si. . . si. . . Urlò la giovane mentre l’ano lentamente cedeva, si allargava attorno al dito che sprofondava nel suo culo.
– Ahhh. . . Caro, sei meraviglioso! Non fermarti. . . mhhh. . . continua. . . così!
L’ano che si era contratto sul dito si rilassò. Riprese a muoversi sotto di me strusciandosi languidamente, dimostrando il suo gradimento con mille sospiri e parole.
– Mhhh cosa mi stai facendo. . . ti piace il mio sedere? Ohhh vuoi anche quello, lo so! E tuo sai. . . mhhh fai forte. . . non aver paura. . . così! Sì, sfondami!
Capivo che era disposta a tutto ora che era in preda al piacere. Presi a scorrere con veloci colpi di reni spronato dalla bella che non riusciva a trattenersi gemendo ogni volta che il membro sprofondava nella vulva sempre più scivolosa.
Era bellissimo sentirla fremere ad ogni affondo del mio dito nell’ano che aveva concesso alla mia lussuria, lo riceveva muovendo il culo, serrando a tratti i muscoli come a trattenerlo mentre lo ritiravo per immergerlo ancora e. . . ancora, eccitato dalle sue grida e dalla percezione dello scorrere del membro che sentivo attraverso la parete sottile del suo grembo.
Era osceno e sconvolgente come si contorceva offrendosi alla doppia penetrazione che sembrava gradire oltremodo.

– Caro. . . mi fai godere! Mhhh. . . é come se avessi due cazzi. . . ahhh sono tua! Mhhh. . . mi fai venire. . . ahhh. . .
Ero talmente felice che non mi importava del mio piacere, solo quello di Gabri contava! Mi prodigai agitandomi, scorrendo col dito nel suo culo e col cazzo nella fica palpitante finché esclamò:
– Ahhh. . . sto per venire! Non fermarti. . . dai. . . Oh amore. . . ahhh ! ! !
Si inarcò sollevandomi in una posa tanto innaturale che il pene e il dito uscirono dal suo corpo.
– Ti prego! Supplicò col capo e i piedi puntati sul letto, le cosce spalancate, la fica ancora aperta. Mi inginocchiai fra le sue gambe e sostenendola alle natiche con entrambe le mani affondai di nuovo. Urlò:
– Ohhh fottimi. . . fottimi. . . più forte!
Ancora pochi colpi e la vagina pulsò stringendosi e rilassandosi attorno al pene.
– Adesso! Ahhh. . . ahhh. . . sto venendo! Ah. . . ah. . . adesso. . .
Un fiotto liquido bagnò il membro, non mi fermai continuando a scorrere nel suo ventre gli occhi fissi sui seni che si muovevano al ritmo della mia monta mentre il suo capo si agitava senza posa. Infine si rilassò, mi strinse sopra di se accarezzandomi la schiena.

Mi adagiai sul suo corpo baciando delicatamente i suoi occhi, il suo viso, le labbra tumide mentre nel suo grembo il pene duro percepiva l’affievolirsi dei battiti della sua vagina. Finalmente la ragazza mi sorrise con gli occhi.
– Caro. . . ho goduto tanto lo sai?
– Ne sono felice, é stato bello anche per me!
– Ma tu non sei venuto, perché? Ora il suo sguardo era ansioso.
– Il mio piacere l’ho avuto nel renderti felice. . . e poi, voglio darti ancora piacere . . .
Questa volta un largo sorriso illuminò il suo viso. Era piacevolissimo sentire sotto di me il suo corpo pieno ora che si era rilassata, il pene immerso nel calore del suo grembo aveva conservato intatto il suo desiderio; Gabri ondulò languidamente il bacino per saggiarne la rigidità, poi sorrise soddisfatta.

– Sei di quelli ai quali piace far godere a lungo le ragazze, per questo ti risparmi?
– E’ che sei così bella che voglio godere a lungo del tuo corpo. . .
– E io voglio godermi ancora il tuo cazzo! Ribatté ridendo.
Ridemmo entrambi delle nostre frasi, consapevoli della nostra perfetta intesa sessuale. Gabri mi piaceva immensamente per l’affiatamento che ci accomunava nel piacere, per come sapeva donarsi senza reticenze come se fossimo amanti di lunga data; mi respinse dolcemente facendomi sollevare, poi sfilandosi di sotto di me.
– Uh come sono sudata! Permettimi di rinfrescarmi. . . vieni anche tu?
La seguii, squittì e fingendosi spaventata dal membro che si ergeva rigido corse lungo il corridoio gridando per le pacche amichevoli che davo al sedere paffuto.
Continua l bagno era ampio e luminoso, contro la parete faceva bella mostra una grande vasca bianca, Gabri scavalcò il bordo invitandomi ad entrare insieme a lei, chiuse la tenda di nailon attorno e fissando la doccia al sostegno della parete aprì il getto.
Rabbrividimmo per l’acqua che scese fredda prima che riuscisse a regolarne la temperatura, poi fu piacevolissimo! Ci crogiolammo lasciando fluire il tepore su di noi, Gabri ad occhi chiusi riceveva l’acqua sul viso senza curarsi di proteggersi il capo muovendosi voluttuosamente nell’offrire il corpo tutto, passandosi le mani sul petto, sul ventre, sulle natiche, fra le cosce a detergersi la vulva poi si spostò per permettere anche a me di rinfrescarmi.
Era bella e selvaggia Gabri coi capelli incollati al capo, con una confidenza che la diceva lungo sulla nostra intesa prese in mano il mio pene fingendosi spaventata nel trovarlo duro, lo lavò con una risatina complice, passò le mani fra le mie cosce, fra le mie natiche, le chiuse sui miei testicoli.
– Oh é bello. . . bello! Esclamò mettendosi anch’essa sotto il getto.
Sollevò il viso socchiudendo gli occhi per proteggerli dall’acqua scrosciante, mi offrì la bocca stringendosi tutta contro di me, muovendo il ventre contro il mio facendo andare di qua e di là il pene imprigionato, massaggiandolo lascivamente.
I nostri non erano baci, erano morsi amorosi dati con le bocche spalancate, le lingue protese per assaporarci a vicenda; Gabri alla cieca girò all’improvviso il rubinetto. Il getto gelido che ci colpì ci fece rabbrividire con l’effetto di farci stringere maggiormente.

La cosa fu per me sconvolgente ma straordinariamente erotica, l’improvviso freddo fece scorrere lungo i nostri corpi dei fremiti che ci coprirono di piccole asperità conosciute come ‘pelle d’oca, la sentii lungo la schiena della ragazza.
Ora ci massaggiavamo l’un l’altro passandoci vigorosamente le mani sulle schiene, le natiche, le cosce, strusciandoci i ventri, i petti, le cosce cercando il calore del corpo che stringevamo.
Durante tutto questo le nostre bocche non si separarono, il freddo ci faceva soffiare come mantici ma ci cercavano con ingordigia, lascivamente, donando e ricevendo le lingue che suggevamo come affamati.
Finalmente la ragazza chiuse l’acqua. Il nostro ansimare, prima coperto dal rumore del getto si udiva ora distintamente, rimanemmo ancora incollati uno all’altro poi lentamente ci staccammo. Gabri mi guardò strizzando gli occhi per l’acqua che colava dalla sua fronte, aprì le labbra in un timido sorriso col solo risultato di far udire il battere incontenibile dei suoi denti, il vederla tremare in quel modo la faceva sembrare così indifesa che mi mise tenerezza ma quando volli stringerla contro di me, puntò le mani contro il mio petto.
Il battere dei suoi denti era diminuito ma tremava ancora, i begli occhi erano spalancati nei miei, ora riusciva a sorridere ma il suo sorriso era di sfida ironica.

– Mi piaci da impazzire perché sai come si gioca con l’amore! Disse.
Non feci in tempo a comprendere il significato delle sue parole che già le sue mani si muovevano sul mio petto a cercare i miei capezzoli. Il freddo che ancora faceva tremare il mio corpo li aveva fatti emergere, il tocco delle sue dita li trovò sensibilissimi. La ragazza colse il mio fremito quando passandovi i polpastrelli li fece flettere procurandomi delle sensazioni che si trasmettevano a tutto me stesso fino al pene che sentivo pulsare.
– Anche tu sai giocare con l’amore! Esclamai.
Senza rispondere prese fra le dita i bottoncini facendoli roteare prima delicatamente poi fissandomi intensamente prese a pizzicarli, a tirarli finché mi sfuggì un lamento.
– Vuoi che smetta? Chiese continuando il suo conturbante titillamento.
– Continua. . . ti prego!
Si, mi faceva male, ma le sensazioni che mi trasmetteva mi sconvolgevano a tal punto che non mi sarei sottratto per nulla al mondo, ma quando portai le mani ai suoi seni lei me le scostò.
– No. . . lascia che sia io a giocare con te!

Le sue mani erano scese al mio pene, lo strinse, lo accarezzò, poi senza smettere di fissarmi si chinò leggermente e avvicinando il viso chiuse le labbra su una delle punte che aveva titillato, sentii i suoi denti mordicchiarlo poi la sua lingua. . .
– Ahhh cara. . . cara. . . Sospirai, lei scostò il viso per osservare:
– Sei sensibile come una ragazzina, anche Bea é così sai?
Passò all’altro mio capezzolo. Il lavorio della sua bocca mi stava mandando in visibilio, alla mia eccitazione non era estranea la rivelazione che la ragazza aveva appena fatto, immaginai la mia amata in estasi come lo ero io sotto la bocca sapiente dell’amica, il pensiero fece pulsare maggiormente il pene nelle mani che lo massaggiavano. Gabri sorrise soddisfatta.
– Si, ti piace. . . lo sento!
Mi spinse dolcemente all’estremità della vasca fino a farmi sedere sul bordo, ora le sue mani manipolavano i miei testicoli apprezzandone le palle, facendole scivolare nelle mani come a contarle mentre le dita si insinuavano nelle mie natiche. Altre donne mi avevano sottoposto a quel gioco sconvolgente, Gabri rise del mio turbamento allorquando spinse un dito. . .
– Cosa fai. . . no. . . no. . .,
– Invece sì!

La sua bocca aveva lasciato il mio petto, il suo sguardo assunse un’aria di sfida mentre scendeva lungo il mio addome aspirando le gocce di cui era cosparso, finché il glande sfiorò il suo mento, Gabri lo sentì. Distolse lo sguardo dai miei occhi e scostandosi appena lo portò sul pene che si ergeva voglioso, le mani sotto i testicoli lo spinsero in su.
Il capo dai capelli incollati nascosero alla mia vista l’azione della ragazza ma il calore che scese lungo il mio membro mi fece capire che stava entrando nella sua bocca. Fu meraviglioso e sconvolgente sentirmi avvolgere dal calore che contrastava col freddo che ancora mi faceva tremare; sospirai rumorosamente poi il suo capo andò su e giù facendomi sentire la carezza delle labbra, della lingua, del palato, del fondo della sua gola quando vi premette il glande.
Accarezzai i capelli bagnati accompagnando il movimento della sua testa, lei continuando ad andare lungo l’asta si scostò inclinandola. Ora mi guardava nuovamente spiando le mie reazioni alla vista del membro che appariva e scompariva nella sua bocca, poi le sue guance si incavarono nel succhiarmi finché esclamai:
– Gabri. . . oh Gabri. . . sei meravigliosa! Lei lasciò il pene e si alzò chinandosi sul mio viso, parlò con le labbra contro le mie:
– Il tuo cazzo é meraviglioso! E da quando l’ho visto che ho desiderato prenderlo in bocca, mi piace tanto. . . e a te?
Stavo per rispondere ma la bocca che premeva sulla mia me lo impedì. Oh erano morbide le labbra, dolce la lingua che mi diede da succhiare. Si scostò guardandomi intensamente.

– Mi sono sentita una puttana mentre ti sbocchinavo ma mi é piaciuto immensamente!
– Non devi dirlo perché non lo sei! Risposi cercando ancora le sue labbra.
– Ti sbagli ma. . . come si fa a non volerlo in bocca quando é bello come il tuo?
Stavo accarezzando la sua schiena, ora non tremava più ma piccoli brividi percorsero la sua spina dorsale mentre la discendevo con la punta delle dita fino all’inizio delle natiche e oltre. Il solco era caldo, le natichee sode e strette; trovai l’ano contratto sotto le mie dita, fu intenzionalmente che mi attardai sul duro bottoncino mentre chiedevo:
– Solo in bocca lo vuoi? Mi sembrò di vederla arrossire.
– Perché lo chiedi se lo sai?
Si scostò bruscamente e si alzò del tutto, mi alzai anch’io. Ci baciammo in piedi nella vasca stringendoci, accarezzandoci senza reticenza la schiena, il sedere, le cosce poi lei si staccò e aprendo il nylon disse:
– Ora va, versati da bere. . . anche per me, qualcosa di forte!
Uscii dalla vasca, trovai due asciugamani appesi, ne porsi uno alla ragazza e mi strofinai energicamente. Gabri sembrava attardarsi intenzionalmente, quando fui asciutto disse ancora:

– Va, ti raggiungo fra poco!
Ripercorsi il corridoio e entrato nel sala andai al piccolo bar dove versai due porzioni di cognac francese, con i bicchieri in mano mi sedetti su una delle poltrone ad aspettare la ragazza. Contrariamente a quanto promesso tardava ad arrivare; girando lo sguardo attorno vidi un pacchetto di sigarette, ne presi una.
L’avevo appena accesa quando Gabri apparve. L’andatura languida del suo incedere mi colpì, si era pettinata con cura, il suo collo era ora impreziosito da una collana di pietre luccicanti sostenenti un cammeo, dalle orecchie pendevano degli orecchini con dei pendagli formati da rubini a forma di gocce che si accompagnavano con azzurro dei suoi occhi. Si era truccata pesantemente specie sotto gli occhi prendendo l’aspetto di una donna fatale, le labbra erano disegnate di rosso scuro, quasi nero e luccicavano quasi fossero laccate.
Ne fui meravigliato! Era un’altra ragazza, la sua nudità era come ammantata di sofisticata raffinatezza. Si sedette sul divano di cuoio nero vicino alla poltrona raccogliendo le gambe incrociate come usano gli orientali.
Ne fui affascinato, rimase immobile con un sorriso enigmatico, era bella come un idolo, non sembrava lì per fare all’amore tanto sembrava irraggiungibile.

– Gabri. . . non sapevo che fossi così bella!
Ero sincero, lei volse lentamente lo sguardo e prendendo il bicchierino che gli porgevo lo vuotò d’un sorso, me lo tese accennando con il mento alla bottiglia, appena pieno lo vuoto ancora poi lo lasciò cadere sul tappeto; il cognac ebbe l’effetto di provocare in lei un brivido che percorse tutto il suo corpo imporporando le sue guance, allungò la mano e prese dalla mia la sigaretta, ne aspirò una lunga boccata lasciando uscire lentamente il fumo dalle labbra socchiuse.
Sorrise vedendomi vuotare il bicchierino e ancora un’altro come aveva fatto lei. L’effetto fu immediato, il liquore mi salì immediatamente alla testa provocando uno stordimento, un languore che non impedì al pene che nel frattempo si era afflosciato di drizzarsi prepotentemente. La ragazza lo vide ondeggiare quando mi alzai per raccogliere il suo bicchierino vuoto e posarlo assieme al mio sul tavolo poco lontano. Tolsi la sigaretta dalle sue labbra e la schiacciai sul posacenere poi mi avvicinai.
Chiuse gli occhi sentendo le mie mani sulle sue guance, soppesai gli orecchini poi le feci scendere al suo collo e sollevando la collana chiesi:
– Perché? Dovevi proprio acconciarti così? Chiesi.

Rispose senza aprire gli occhi quasi si vergognasse:
– Forse questa é l’ultima volta. . . voglio che ti ricordi di me! Sono stordita ma mi piace sentirmi così; il cognac toglie le inibizioni ed é un ottimo vasodilatatore, hai visto come ti si é rizzato? Anche a me fà quest’effetto
Doveva essere vero da come il mio pene pulsava. La guardai con occhi diversi accarezzando il suo capo, la sua nuca.
– Non ce n’era bisogno sai? Dissi ancora.
– Non so ma voglio che sia così!
Aveva riaperto gli occhi, sentii le sue mani dietro le mie cosce, mi fissava in modo talmente sfrontato da farmi intuire le sue intenzioni e quando mi sentii attirato ne fui sicuro. Dovetti appoggiare le mani sulla spalliera ai due lati del suo capo per non cadergli addosso; il glande si posò sulle sue labbra, Gabri sempre fissandomi le socchiuse, le mani mi attirarono ancora, la bocca si aprì lasciando entrare il cazzo.
– Mhhhh. . .

Le mani mi mantennero premuto, lei muovendo lentamente la testa fece oscillare di qua e di la il membro che aveva in bocca poi le sue mani si fecero leggere, flettei sulle reni guardando incantato il membro uscire dalle belle labbra luccicante della sua saliva, mi attirò ancora e ancora, ancora. . .
Dopo un po mi lasciò proseguire da solo prestando la bocca alla mia penetrazione. Gli occhi non si staccavano dai miei mentre muovendo anch’essa il capo avanti e indietro mi riceveva tenendo morbide le labbra, ma nel ritirarmi le serrava succhiando il membro per tutta la sua lunghezza.
– Gabri. . . mi stai facendo un bocchino stupendo! Esclamai incantato.
Lei scostò la bocca, tenendo l’estremità del glande poggiato fra le labbra aperte mosse la lingua in colpetti veloci sul nascere del condotto facendo sobbalzare il pene, lo lasciò per dire:
– Trovi? E’ perché mi piace il tuo cazzo. . . mi piace da impazzire! Sono una puttana vero?
– Si. . . una puttana meravigliosa! Esclamai quasi spaventato.
– Mi piace esserlo. . . tu sei un porco al quale piace farsi ciucciare il cazzo!
Non muoveva più la lingua ma parlava col glande poggiato sul labbro inferiore. Capivo che l’alcol togliendo le inibizioni di quella singolare ragazza la spingeva ad esprimersi in quel modo. Anche a me il liquore bevuto poco prima aveva intorpidito le membra e offuscato la mente; guardai allucinato per lunghi istanti il membro all’ingresso della sua bocca, poi spinsi sulle reni esclamando:

– Allora prendilo! Ti piace il mio cazzo perché sei una pompinara, dai puttana ingoialo, succhialo. . . Ahhh voglio godere nella tua bocca. . . mhhh riempirla! Dai continua. . . ahhh succhialo. . . succhialo. . .
Ora mi aspirava con un rumore bagnato, la sua abbondante salivazione colava lungo la verga bagnandomi i testicoli mentre con lunghi colpi di reni scorrevo nella sua calda cavità con un cazzo il cui piacere saliva prepotentemente. Presi a rantolare guardandomi scomparire fra le labbra scivolose, Gabri si aiutava con la mano che andava precedendo le sue labbra, mi succhiava con una voracità tale che dopo non molto dovetti sottrarmi.
– Non ti piace più il mio bocchino? Non sono abbastanza brava?
Aveva parlato col membro contro la guancia, era bella e oscena come lo sono le giovani puttane, muoveva di qua e di là il viso strofinando il naso contro il membro bagnato. Gli occhi azzurri, limpidi che mi fissavano quasi timorosi mi fecero vergognare, mi scostai del tutto e chinandomi parlai contro le sue labbra.
– Non dire così Gabri, mi piaci immensamente, lo sai!
– Dimostralo facendomi godere come una troia!
Schiacciai la bocca sulla sua. Fu un bacio selvaggio, la sua bocca, la sua lingua avevano il sapore del liquore bevuto, il suo alito odorava di cognac e sicuramente anche il mio. Eravamo ebbri di alcool e di lussuria, le bocche si separarono ma fu per leccarci le labbra, le lingue che muovevamo in modo animalesco, lascivo.

Sospiravamo entrambi, un’eccitazione mai provata prima si era impadronita di me, appena Gabri rovesciò la testa la mia bocca si mosse da sola lungo il suo mento, la sua gola, lambì la valle dei suoi seni, il viso fra le calde mammelle. La ragazza si inarcò muovendo di qua e di là il busto schiaffeggiandomi con le sue dure rotondità finché con bocca avida risalii una delle belle colline.
Si fermò lasciandomi incappucciare la cima, un grido di dolore accolse il mordicchiare del capezzolo, trovai la cosa oltremodo eccitante perché la ragazza non si sottraeva ma gridava spingendo il seno nella mia bocca. Un barlume di lucidità mi fece desistere, vergognare, spingendomi a lenire il bottoncino prendendolo fra le labbra che tenni morbide per passarvi la lingua suggendolo con una dolcezza di cui non mi credevo capace.
La ragazza si lamentava debolmente aveva chinato il capo guardando la mia bocca con occhi vacui, da ubriaca. Anch’io avevo perso la mia lucidità, capii a malapena che stavo percorrendo l’intera mammella ricoprendola di saliva poi passai all’altro suo seno. Le sue mani sul mio capo scompigliavano i miei capelli accompagnando l’esplorazione della mia bocca al mio banchettare con la soda montagnola, si lamentò più forte al mio trastullarmi col capezzolo e quando ritornai nella dolce valle le sue mani mi spinsero con forza.

Era rimasta con le gambe incrociate, mentre la mia bocca scendeva lungo il suo addome sentii che le stava sciogliendo appoggiandosi contro lo schienale e quando percorsi il suo ventre di baci infuocati sentii che le apriva, le sollevava. Tuffai le lingua nella gnocchetta che ornava il suo bassoventre, lei insinuò le dita sotto le mie labbra, le leccai scendendo, attirato dal profumo particolare che colpiva le mie narici, la lingua incontrò le unghie laccate e sul finire di queste, l’inizio del clitoride.
Un lungo lamento mi fece sollevare il viso. Le dita stavano premendo tirando la pelle verso l’alto mettendo in risalto la fica nuda, aperta.
– Eccola amore. . . é tutta tua! Per la tua lingua, per il tuo cazzo. . . Dai, cosa aspetti? Leccala. . . mhhh leccala. . . leccala!
Il suo gesto faceva risaltare la crestolina il cui ispessirsi divideva le labbra grassocce facendo emergere fra di esse le labbrette chiare, tese. Forse era vero, il cognac fungendo da vasodilatatore le aveva fatte inturgidire, ispessire, pulsare come le ali di una farfalla in procinto di spiccare il volo, proseguivano dischiuse sulla carne rossa fino all’apertura della vagina socchiusa come una boccuccia.
– Oh Gabri. . . la tua fica. . . é bellissima!

Mi accorsi di parlare con voce impastata, forse alla mia ebbrezza contribuiva la vista del suo meraviglioso sesso, forse erano gli effluvi del suo desiderio a inebriarmi, le dita premute tirarono maggiormente la pelle, il clitoride sembrò gonfiarsi, con mia meraviglia le labbra diafane si sollevarono maggiormente, belle, tentanti.
Un lungo lamento accolse il contatto della lingua che passai separando le piccole labbra, accarezzata dal loro turgore, l’arco del clitoride era duro, lo picchiettai di sotto in su, la bella con piccoli scatti porgeva la fica alla mia esplorazione, risalii la deliziosa sporgenza fino ad incontrare le dita contratte, la ridiscesi risalendolo ancora, apprezzandone il turgore, beandomi di quel sconvolgente contatto e dalla voce della ragazza che si levava modulata dalle mie leccate.
– Ahhh siii. . . ancora. . . oh leccala, leccala!
Ubbidii tuffandomi nelle carni lisce, scendendo la vagina che si aprì alla lingua che immersi in profondità, la bocca aperta come a voler mangiare la fica tutta, il naso contro la dura crestolina. La ragazza si era fermata lasciandosi frugare, udendo anch’essa il rumore bagnato della lingua che muovevo nel liquido saporoso che impregnava le pareti vaginali predisponendole a ricevere il mio cazzo.
– Si. . . si. . . siiii! ! !

I piccoli scatti salutarono il mio risalire il bel sesso fino all’arco duro, gridò nel sentirselo flagellare facendo andare di qua e di là le labbrette sensibili insieme al nascere del clitoride, le labbra serrandosi nel suggerlo scatenarono il suo delirio:
– Ahhh porco. . . porco. . . ti piace il mio grilletto? Mhhh si. . . succhialo. . . facci andare la lingua. . . ahhh così. . . così. . . cosiii! ! !
Lo facevo passando la lingua sul duro gonfiore, la ragazza si inarcò tutta gemendo, schiacciando la fica contro la mia bocca, le mani sul mio capo a premerlo ma quando picchiettai nuovamente di sotto in su il nascere della crestolina mi respinse bruscamente.
– Ahhh. . . smetti, non voglio più godere nella tua bocca! Voglio. . . mhhh il cazzo. . . si fammi venire col cazzo che mi fruga. . . oh dammelo adesso. . . dammelo!
Guardavo allucinato la fica della bionda grondante della mia saliva, cielo com’era bella! La Gabri sollevava e abbassava il bacino come se la stessi ancora leccando, mi alzai protendendomi su di lei, il membro trovò da solo l’apertura del suo grembo.

Entrai in lei di colpo accolto da un lamento lunghissimo, aveva rovesciato gli occhi alla penetrazione, li chiuse, li riaprì fissandomi come se non mi vedesse e quando cominciai il mio lento va e vieni il suo viso assunse un’espressione di dolce stupore.
Prese a lamentarsi con voce straziante, il suo muoversi incontro al membro dicevano che le sue erano grida di piacere. Anche ubriaca Gabri era bella, malgrado il trucco pesante, sembrava una giovinetta, le guance accese, gli occhi sfavillanti ora fissavano i miei come sorpresa di vedermi chino su di lei.
– Amore. . . sei bellissima!
Lei mi sorrise timidamente poi il suo viso assunse l’espressione che hanno le donne nel piacere. I seni si muovevano appena ad ogni affondo che portavo premendo le cosce fra le sue cosce spalancate, i testicoli nel solco delle sue natiche, il mio piacere saliva ad ogni immergermi nella meravigliosa fica, nella vagina scivolosa.
– Caro. . . oh caro. . . mi stai facendo godere. . . godere. . .
– Anche tu amore. . . ah é bellissimo. . . meraviglioso!

Sembrò aver ritrovato la sua lucidità, ci guardavamo stupiti entrambi del godimento che saliva ad ogni scivolare del mio pene nella guaina umida del suo ventre, lo ascoltavamo salire, gli occhi negli occhi come degli innamorati. Ora gemeva più forte, io rantolavo, i movimenti delle mie reni si fecero inconsciamente più rapidi come gli scatti del suo bacino, finché la bella rimase sollevata come in attesa, gli occhi mi supplicarono. . .
– Amore. . . oh amore. . . amore! Esclamai.
– Si. . . si. . . ahhh siiii! ! ! Gridò.
Al pulsare della sua vagina accelerai i miei colpi inseguendo la bella nel suo piacere, si inarcò maggiormente accogliendo lo scorrere del membro con grida gioiose poi un lamento ininterrotto annunciò il suo orgasmo.
– Amore. . . ahhh sto venendo. . . sto venendo. . . ahhh. . . ahhhh. . .
– Si eccomi amore. . . eccomi. . . eccomi. . . achhhh. . . achhhh. . .
Una sorta di esaltazione si dipinse sul suo volto, le sue mani sulle mie anche mi attiravano e mi allontanavano facendo sbattere violentemente il mio pube contro il suo, accogliendo il membro fino a fargli urtare la bocca del suo utero, i testicoli a schiaffeggiare le chiappe morbide. Il mio respiro, il mio rantolare si fece rapido poi. . .

– Anch’io amore. . . ahhh anch’io. . . anch’io. . . Urlai quasi.
Mi piantai in fondo al suo ventre, il glande contro il suo utero. Fu un’eiaculazione quasi dolorosa la mia tanto grande era il mio godimento, al primo getto la ragazza mi mosse avanti e indietro infilandosi il cazzo fino in fondo alla vagina, allontanandomi per infilarselo ancora guaiendo nel sentire i sobbalzi che scaricavano il mio piacere mentre io la lasciavo fare guardando la smorfia che deformava la sua bocca ad ogni mio getto.
Il lento afflosciarsi del pene impedì alla ragazza do continuare, allora mi lasciò guardandomi quasi incredula sedermi accanto a lei, poi poggiò il capo sulla mia spalla.
– Sono sbronza vero? Disse come se non ricordasse.
– Si, anch’io lo sono.
– Cosa abbiamo fatto? Chiese.
– Abbiamo appena fatto all’amore, non ricordi?
Sollevò su di me gli occhi ritornati vacui poi portò la mano fra le cosce passando le dita nella vulva, li guardò e vedendoli bagnati annuì.
– Già, é vero!

L’aiutai ad alzarsi, fece un passo, barcollò, dovetti sostenerla per andare nel bagno, ero anch’io alquanto brillo ma fortunatamente ancora in grado di connettere. La feci entrare nella vasca, staccai la doccia dalla parete e regolai la temperatura dell’acqua.
Si sostenne alle mie spalle mentre dirigevo il getto all’interno delle sue gambe rigate di sperma, una goccia ambrata uscì dalla vulva scendendo lenta, trattenuta per un tratto da un filo viscido prima di staccarsi e cadere.
Detersi la vulva dove avevo trovato piacere passandovi la mano, le dita mentre con l’altra mano vi dirigevo il getto. Gabri si lasciava fare come una bambina, in effetti sembrava la passera di una bambina quella che stavo lavando, le labbra sottili erano scomparse, il sesso era ora uno spacco nelle labbra grassottelle.
La lasciai un attimo per prendere l’asciugamano, dopo averla asciugata l’aiutai a scavalcare di nuovo la vasca. Con passo incerto si avvicinò al lavabo riempiendolo, poi vi immerse il viso e parte del capo, lo rifece più volte, si insaponò con cura la faccia, tuffò ancora il viso nel lavabo, si sciacquò. . .
Si asciugò guardandosi allo specchio, sembrava aver ritrovato parte della sua lucidità, fece una smorfia.

– Mio Dio, sembro un mostro!
Cercò sulla mensola. intrise un batuffolo di cotone, si deterse con cura le labbra poi fece per togliersi gli orecchini, intervenni:
– No lasciali, anche la collana! Ti fa ancora più bella!
Si voltò verso di me con un timido sorriso.
– Ti piaccio d’avvero?
– Si. Risposi avvicinandomi.
La strinsi a me avvicinando il viso. Si lasciò baciare, un bacio rapido, fugace, le lingue si sfiorarono appena, subito si staccò.
– Credo che abbiamo entrambi bisogno di un buon caff&egrave! Osservò.

Continua La seguii; malgrado fossi sazio ammirai l’incedere elegante della giovane; in sala mi sedetti sul divano che conservava ancora il suo calore, un arco separava la sala dal cucinino, Gabri indaffarata con la caffettiera mi girava la schiena, incurante di mostrarsi nella più completa nudità. Mi piaceva immensamente!
Il caff&egrave era sul fuoco, lei sistemò su un vassoio le tazzine con la zuccheriera rimanendo voltata. Cielo com’erano armoniose le forme che vedevo, piene, la schiena ampia, la vita sottile, l’arco delizioso che le reni formavano col sedere ben pronunciato, le gambe lunghe, tornite, le cosce un po forti da ragazza sana qual’era. L’assenza dei peli lasciava vedere sotto la curva delle natiche uno scorcio dell’adorabile gnocchetta che racchiudeva il suo sesso. Sperai con tutto il cuore di riuscire ad onorare ancora tanta bellezza!
Ritornò portando sul vassoio la caffettiera fumante con le tazzine e la zuccheriera, vedendola avvicinare osservai che la sua passera nuda, adesso ricordava quella di una bambina. Nel posare il vassoio lasciò pendere i seni appetitosi come frutti, si rialzò porgendomi la tazzina, facendo tintinnare gli orecchini. Rifiutai lo zucchero, neanche lei lo prese e con la sua tazzina in mano si sedette accanto a me. Sorseggiammo la nera bevanda senza parlare, Gabri ne prese un’altra tazzina, declinai l’offerta, lei finì il suo caff&egrave e alzandosi riportò il tutto in cucina.

Ritornò con un sorriso nel quale si celava un certo imbarazzo, il fatto che non avesse accennato a rivestirsi mi fece pensare che sperava di ottenere da me ancora piacere.
Per darmi un contegno accesi una sigaretta e quando Gabri si sedette accanto a me la misi fra le sue labbra, lei ne aspirò una lunga boccata e mentre me la restituiva lasciò uscire lentamente il fumo. La sigaretta passò di bocca in bocca in silenzio, cinsi col braccio il suo collo, lei si fece vicina posando il capo sulla mia spalla.
Schiacciai il mozzicone nel posacenere, lei sollevò il capo; ora che il suo viso era pulito sembrava molto più giovane, gli occhi che fissavano i miei erano luminosi, il suo corpo era caldo contro il mio, avvicinai le labbra alle sue, lei le dischiuse, le lingue si cercarono accarezzandosi in un bacio dolcissimo.
– Va meglio? Chiesi quando ci fummo staccati.
– Si. . . Lasciai penzolare la mano sul suo seno, era sodo, liscio.
– Perché hai voluto che ci sbronzassimo? Chiesi.
La mano si spostò sull’altro suo seno apprezzandone la rotondità, lei nascose il viso nell’incavo del mio collo.

– Se te lo dico non riderai di me? Chiese timorosa.
– Non riderei mai di te, lo sai!
– E’ che nel bagno. . . pensavo che ti avrebbe fatto piacere se te lo prendevo in bocca. . . La interruppi.
– Lo avevi preso già prima. . .
– Si ma mentre te lo facevo mi sono vergognata perché. . . lo trovavo sconcio ma terribilmente eccitante! Ho pensato che ubriachi sarebbe stato un’altra cosa. Mi sono truccata come hai visto, cosi per te sarebbe stato come farlo con una puttana e anche se poi me lo mettevi nel sedere sarebbe stato meno brutto perché. . . eravamo sbronzi!
Anche lei accarezzava il mio petto quasi a voler rendere le parole meno crude. sollevai il suo viso costringendola a guardarmi.
– Non sono mai stato con una puttana, ho fatto all’amore con diverse donne, anche con te l’ho fatto ma non ho mai pensato a nessuna di esse come a una puttana! Dissi serio.
– Anche se qualcuna di loro lo voleva in bocca? Chiese ansiosa.
– Tutte me l’hanno preso in bocca!

– Anche Bea?
– Si, anche Bea! Respirò sollevata poi arrossendo:
– E. . . nel sedere? L’attirai rovesciandola, i seni contro il mio petto e sfiorando le sue labbra con le mie parlai con tono di rimprovero:
– Quando si fa all’amore, non si pensa che una cosa si possa fare e un’altra no, che ci si possa baciare sulla bocca, sul petto e non sul sesso; che per una donna sia lecito prenderlo fra le cosce e non nel didietro se il partner glielo chiede e se a lei fa piacere, io te l’ho fatto capire. . .
– E io lo volevo, pensavo che lo avresti fatto, mi ero preparata, invece. . .
Era deliziosa Gabri col suo desiderio di compiacermi anche se aveva voluto stordirsi per farlo, era delusa pensando di non esserci riuscita. La baciai con passione, lei non tardò a corrispondermi facendo guizzare la lingua nella mia bocca accarezzando la mia che muovevo languidamente poi staccato il viso lambì le mie labbra e quando protesi la lingua l’aspirò per succhiarla, muovendo il busto strofinava i seni contro il mio petto. . . Ebbi la sensazione che qualcosa stava succedendo nel mio pene!
– Si fa all’amore per godere del partner dando il proprio corpo al suo godimento, ho avuto il mio piacere con te e spero di averti ricambiata ma. . . Già, non ti ricordi!
Arrossì violentemente stringendosi forte contro di me.

– Ti ho mentito, la ragione la sai! Mi ricordo eccome, mentre godevi dentro di me, mentre ricevevo il tuo seme mi sono illusa che tu fossi interamente mio. Sono sciocca vero?
Sollevai il suo viso costringendola a guardarmi.
– Sei una cara sciocchina ma avevi ragione! Ero tuo, completamente tuo mentre mi annullavo dentro di te ero tuo, scaricando il mio piacere ero tuo, nessuna altra donna contava. Anche adesso nessuna donna conta per me, neanche Bea conta, solo tu perché ora ci sei tu! Desidero il tuo corpo, la tua bocca seducente. . . Sono tuo se anche tu mi desideri!
Il significato profondo del piacere sessuale lentamente si fece strada nella sua testolina, mi regalò un bel sorriso rimettendosi a sedere poi abbassò lo sguardo al mio pene, si, si stava gonfiando, vi portò la mano, lo sollevò. . .
– Ti desidero con tutta me stessa. . . se mi vuoi ancora!
– Dipende solo da te!
Si alzò in piedi e con candido slancio si portò davanti a me, con entrambe le mani aprì le mie gambe inginocchiandosi fra di esse e sollevando nuovamente il pene mi fissò lungamente.

– Posso? Chiese con le labbra che sfioravano il glande.
– Mi farebbe piacere, lo sai!
L’erezione si completò nella sua bocca mentre la fanciulla con gioioso ardore vi faceva scorrere le labbra, poi prendendo confidenza non si vergognò più di manipolarlo facendovi scivolare la mano, precedendo la bocca sull’asta bagnata della sua saliva. Mi lasciai andare contro lo schienale.
– Ohhhh. . . sei dolcissima!
I suoi occhi ridevano mentre gioiosamente ingoiava il cazzo ormai duro, poi la sua attenzione fu tutta rivolta ad esso, il suo capo si mosse su e giù, su e giù, l’altra mano sotto i testicoli lo sollevavano spingendolo nella sua bocca, il movimento del suo capo faceva tintinnare gli orecchini ad ogni suo abbassarsi, accarezzai i capelli color oro.
– Ohhhh. . . sei meravigliosa!
Lei mi rivolse uno sguardo colmo di gratitudine, il piacere che mi procurava mi faceva sospirare sopratutto quando nel risalire la bocca mi aspirava facendomi tendere. Lo fece a lungo poi lo lasciò ma premette le labbra sotto il glande; parlò interrompendosi per deporre piccoli baci sul nascere del condotto.

– Oh mi piace il tuo cazzo. . . mi piace. . . mi piace!
– Non é il primo che prendi in bocca vero?
Subito mi pentii ma Gabri non sembrò farci caso, ora lo lambiva di sotto in su seguendo il gonfiore del condotto, muovendo poi la punta della lingua sul punto più sensibile dell’intero pene.
– No, non é il primo bocchino che faccio ma sei il primo al quale lo faccio volentieri, senza vergognarmi. Sapevi che quando te lo succhio la sua testolina si gonfia?
Volle provarmelo calandovi la bocca, nel risalire lo aspirò fortemente facendomi inarcare.
– Gabri. . . ohhh Gabri. . .
Sollevò il viso per mostrarmi come si era gonfiata la cappella, ridendo si picchiettò il membro contro il viso facendolo rimbalzare contro le sue labbra, il suo naso, le sue guance. Lo riprese sbocchinandomi con ingordigia, la sua abbondante salivazione produceva un rumore bagnato, lo lasciò ancora ma protendendo il busto lo prese fra i seni e premendo con entrambe le mani le mammelle si mosse facendolo strusciare nella loro morbida morsa.
– Ti piace se te lo prendo così?
– Mi piace in qualsiasi modo vorrai prenderlo!
– Non ti fanno venire in mente nulla le mie tette accostate?

– Si. . . il tuo culo!
– E’ lì che ora voglio il tuo cazzo!
Aveva fatto la sua richiesta sorridendo, era la naturale conseguenza delle parole che avevo pronunciato poco prima, presi nelle mani il suo viso attirandolo, lei si sollevò premendo la bocca sulla mia, i seni contro il mio petto. Ci baciamo languidamente, voluttuosamente, quando staccò il viso dissi:
– D’accordo. Dissi, mi fissò seria.
– Adesso! Come devo mettermi?
– Devi saperlo, sei tu la modella!
Mi guardò sorpresa poi a poco a poco il suo viso si distese, la sua risata cristallina sdrammatizzò la situazione, ridendo si alzò in piedi, mi alzai anch’io. con mossa aggraziata salì con le ginocchia sul bordo del divano, le divaricò e posando la guancia contro lo schienale chiese:
– Va bene così?
Deglutii, non avrei mai creduto che una ragazza come Gabri potesse assumere con tanta naturalezza una posizione così sconvolgente, una posa che solo le pornostars più famose sanno prendere senza suscitare repulsione in un uomo che non sia un bruto. Tutti apprezziamo le mirabili rotondità delle donne giovani e esse sono consapevoli che l’uomo oltre che ammirarle vorrebbe goderne in un’azione che il più delle volte sa di stupro.

Ho sempre fatto in modo che le donne mi offrissero spontaneamente quella parte del loro corpo riuscendo il più delle volte a dar loro piacere. Gabri il viso volto verso di me vedeva con quanta cupidigia guardavo la sua femminilità esposta, solo il rossore che colorava le sue guance diceva dell’emozione che provava nell’attesa di un evento che lei stessa aveva voluto.
– Nico, é così che mi vuoi?
– Si. . .
Stavo passando le mani sulla stupenda groppa facendole risalire alle reni, alla mia pressione le incavò sollevando le rotondità piene, allappanti. . . L’abbronzatura delle natiche sfumava nel solco che le divideva, il fondo era chiaro, liscio, totalmente privo di peli. L’ano era un bocciolo rosa in procinto di dischiudersi attorniato da deliziose pieghine, al di sotto il sesso era aperto sulla carne umida. . .
Era così che i nostri antenati vedevano le loro femmine pensai ed é così che le prendevano beandosi dei loro globi. . .
– Gabri, hai un culo bellissimo! Esclamai.
– Oh Nico. . . lo pensi d’avvero? I suoi occhi mi scrutavano.
– Si!

– Dimmelo ancora. . . ti prego!
– Mi piace il tuo culo, mi piace immensamente!
– E’ bello sentirtelo dire! E’ tuo amore prendilo. . . fammi provare il tuo cazzo!
Le mie mani risalirono la sua schiena mentre mi protendevo su di lei, il membro si posò nel solco; arretrando il bacino cercai col glande la sua rosellina e trovatala lo premetti. Un fremito percorse la sua schiena.
– Amore. . . é la prima volta! Avvertì.
Aveva pronunciato quelle parole con voce flebile come una fanciulla che confessa la sua verginità all’innamorato al quale sta concedendosi. Con una mano inclinai la verga e facendole superare il ponte pelvico lo feci scivolare nel suo grembo. Sospirò rumorosamente.
– Nico. . . avevi promesso che me lo mettevi nel. . .
La sua voce aveva un tono di dolce rimprovero. Feci scorrere il membro nella guaina della sua vagina, come pensavo la trovai pregna dei succhi del suo desiderio.
– Si, é nel culo che voglio metterlo! Sussurrai al suo orecchio.
Mi raddrizzai e estratto il pene grondante di umori passai la cappella sul buco bruciante del bel culo separando le natiche morbide e sode, rendendolo scivoloso, liscio. Quando lo puntai premendolo Gabri emise un gridolino di spavento un fremito percorse il corpo chino sentendo la mia spinta sul delicato pertugio.

– Haaaa. . . Fece sentendo il turgore che stava per forzarla.
Lo sguardo di Gabri esprimeva spavento, stringeva i muscoli dello sfintere opponendosi inconsciamente alla penetrazione.
– Non ti farò male ma devi rilassarti!
Lei fece di sì col capo, attesi qualche attimo e ripresi a spingere dovetti farlo più volte prima che si rilassasse abbastanza da consentire all’ano di socchiudersi. Cercavo di essere delicato, malgrado questo ogni avanzare del pene era accolto da un guaito follemente eccitante, continuai guadagnando centimetro dopo centimetro il culo della bella. I lamenti della ragazza dapprima di spavento, forse di dolore, man mano che il cazzo affondava si trasformavano in gridolini eccitati.
– Ihhh. . . ihhh. . . oh dai amore. . . sta entrando. . . sta entrandoooo! ! !
– Si cara. . . oh ecco. . . ecco. . . manca poco. . .
Aveva imparato a rilassarsi del tutto così che la conquista dell’ultimo tratto del suo culo divenne tanto agevole che scivolai fino in fondo premendo il ventre contro le rotondità che avevo violato. Ansimando mi chinai a baciare la nuca della giovane che ancora incredula stava riprendendo fiato.

– Ohhh. . . lo sento tutto dentro! Era quello che volevo lo sai?
– Lo volevo anch’io, entrare nel tuo culo!
Gabri si stava riprendendo, a poco a poco il suo respiro si fece regolare.
– Amore, scusami. . . avevo paura, ora non più. Mi piace averti dentro. . . sapere che quello che mi allarga il buchino é il tuo cazzo. Non mi hai fatto per niente male ma. . . mi fa un effetto. . . mi devo abituare sai?
– Cara, é bello essere dentro di te, grazie amore, grazie!
Lo dissi baciandole l’orecchio, poi spostando la bocca sul collo, ne leccai la pelle fino alle spalle poi mi sollevai sulle braccia per non gravare sulla sua schiena. La ragazza rovesciò il capo sospirando:
– Adesso fallo amore!
Ritirai adagio la verga fin quasi ad uscire dai suoi glutei, ebbe appena il tempo di dire:
– Piano! Che l’affondai, la ritirai immergendola nuovamente e ancora, ancora.
– Haa. . . haa. . . haa. . . Faceva la ragazza ad ogni colpo mentre il membro scorrendo nell’ano dilatato scuoteva il bel corpo. Ben presto presi anch’io a sospirare sulla sua nuca mentre gustavo con tutti i sensi la sconvolgente penetrazione. Passai una mano sotto di lei muovendo le dita nella sua vulva in sincronia con il pene, strappando alla ragazza gridolini di piacere e parole oscene.

– Ihhh. . . mhhh. . . ci sai fare! Ah prendila la mia fica. . . schiacciala. . . Ah le tue dita. . . come mi masturbi bene. . . ahhh. . . mhhh. . . Sai come farmi godere con il cazzo nel culo. . . piu forte. . . ahhh. . . ahhh. . .
Le parole mi eccitarono a tal punto che dimenticai che per la ragazza era il primo coito anale. Presi a montare la bella groppa, scorrendo senza posa nelle sue natiche, le dita immerse nella fica in calore. La masturbavo con frenesia eccitato dal caldo anello dell’ano che mi dava un piacere perverso.
Prese a gemere piano, poi man mano che il godimento saliva nel giovane corpo, sempre più forte. Gridando liberamente il suo piacere, Gabri prese a muoversi, ad ondulare, stringendo piacevolmente le natiche facendomi sentire la morbida morsa dell’ano attorno al membro che riceveva, rilassandolo quando arretravo il pene, stringendolo quando lo sprofondavo nuovamente. Ben presto rantolavo
– Ah cara. . . cara. . . Mio bel culetto. . . oh come godo! Ohh sai come far godere il mio cazzo. . . Lo senti come scorre? Ahhh cosiii! ! !
Ora si muoveva avanti e indietro venendo incontro al pene, aiutandomi nella straordinaria penetrazione in un accordo che portò il nostro piacere alle stelle. Perdemmo la nozione del tempo, intenti ad ascoltare il godimento che saliva in lunghe ondate.

– Ahhh mi piace essere inculata . . . dal tuo cazzo. . . mi riempie. . . Ohh arriva fin su. . . ah continua. . . dai. . . dai. . .
Ci fermammo più volte per prolungare la nostra estasi poi riprendevamo la cavalcata verso l’orgasmo che si faceva sempre più vicino, finche. . .
– Oh amore. . . amore. . . non resisto! Mhhh sto venendo. . . Ah così. . . che bello! Adesso. . . adesso ah. . . ahhh. . .
Introdussi l’indice nella vagina e mossi velocemente la mano facendo andare il dito avanti e indietro, pizzicando e premendo il clitoride. Gabri urlò protendendo la groppa mentre serrava e rilassava i muscoli in lunghi spasimi che imprigionarono il membro nel suo culo proprio quando stavo per abbandonarmi.
Rimasi nelle sue viscere per tutto il tempo che durò il suo piacere, verso la fine, quando le grida si trasformarono in un dolce lamento, allentò la morsa delle natiche permettendomi di dar sfogo alla mia lussuria.
– Oh caro, voglio che anche tu goda tanto. . . come me!
Protese il sedere contro il mio ventre, raddrizzandomi le mie mani scesero per stringersi alle sue anche. Incollai le cosce alle sue e mossi le reni. Il membro apparve di fra le natiche bronzee, lo feci uscire fino a sentire l’anello dell’ano dietro il rigonfiamento del glande.
Capivo che con pochi colpi avrei varcato la soglia del piacere, volli gustare quei momenti irripetibili, spinsi lentamente.

– Ohhh. . . cosi! Sospirò ricevendolo per tutta la lunghezza. Vidi il cazzo avanzare, scomparire nel culo bellissimo, accarezzato dalle calde natiche della fanciulla che le stringeva appena aumentando il mio godimento, tanto che esclamai estasiato:
– Oh cara, sei meravigliosa! Mi piace come lo prendi. . .
– Amore. . . oh inculami. . . inculami cosi! Fammi sentire come godi. . . voglio sentirti schizzare! Dai continua. . . Oh. . . ahhh. . .
Gia mi stavo ritirando, la verga usci completamente, la puntai ancora sull’ano e entrai fino in fondo, la ritirai e . . . giù nelle calde viscere e ancora, ancora mentre il piacere dal pene si irradiava in tutto me stesso.
Gabri le mani poggiate allo schienale aveva sollevato il busto; a bocca aperta aspettava i miei affondi esclamando:
– Ohhh. . . Ad ogni mio entrare nei tondi suoi glutei facendo oscillare le mammelle dai lunghi capezzoli. Sospiravo per il piacere che provavo e che ad ogni colpo aumentava inesorabilmente portandomi rapidamente sull’orlo dell’orgasmo.

Mi fermai capendo che la ragazza era venuta ma voleva continuare a ricevermi per compiacermi, a malincuore uscii dalle sue natiche, lei si voltò sedendosi. Ebbe una smorfia di disappunto vedendomi ancora con il membro teso e pulsante di desiderio.
– Stavi per godere, lo sò! La tua cappella non riusciva più ad uscire dal mio buco tanto era gonfia. . . Perché non hai voluto, perché? Chiese delusa.
– Ho goduto per tutto il tempo ma non sono venuto perché. . . ti voglio ancora. . . se lo permetti..
– Perché me lo chiedi? E solo per questo che hai voluto aspettare? Me lo dici dopo, nel mio letto.
Ci alzammo, prese la mia mano camminando leggera, felice del desiderio per lei che faceva pulsare il pene. Una volta in camera aprì la finestra facendo entrare una brezza leggera, si distese sul letto guardandomi inginocchiare fra le sue gambe. . .
Continua. Ci conoscevamo da neanche un giorno e già si stava instaurando fra di noi un’intesa che non era soltanto sessuale. Era come se fossimo da lungo tempo intimi, tanto che Gabri riusciva ad intuire quello che desideravo ancora prima che lo esprimessi, proseguii nel discorso interrotto:

– Non é solo per questo che ho voluto aspettare. . . amo guardare la donna che gioisce insieme a me, mi piace cogliere il suo piacere guardadolo salire sul suo viso, godere non solo fisicamente ma beandomi del suo corpo tutto sapendo che in quel momento é mio!

Mi ero fermato, Gabri mi fissava bevendo le mie parole, allungò le mani ad accarezzare il mio viso chino sul suo, le staccai con dolcezza portando le dita alla mia bocca, suggendole ad una ad una. Lei mi guardava con un’espressione che non era di amore ma di desiderio, del desiderio che una donna prova con l’uomo capace di colmare le sue aspettative.

– Continua. . . sai come far venire voglia ad una ragazza!

– Sei così bella che sarebbe un vero peccato non gioire delle tua bellezza, godere del tuo corpo vedendo solo la tua schiena, la tua nuca, il tuo culo che rimane stupendo anche col cazzo che gli apre le natiche.

– E’ stato bello prenderlo lì il tuo cazzo. . . ho scoperto che mi piace essere inculata, anche se non mi accarezzavi la fica sentivo che sarei venuta, tanto mi piaceva!

Lo disse sorridendo poi allontanate le mani dalla mia bocca le posò sulle mie spalle respingendomi con dolce fermezza. Aprì larghe le gambe e piegando le ginocchio le poggiò sul letto.

– Guardami Nico non voglio nasconderti nulla, guarda, sono nuda dentro e fuori, sono tua, per i tuoi occhi per la tua bocca, per il tuo cazzo. . . La mia bocca, le mie tette, la mia fica lo vogliono, lo vuole il mio cu. . .

Interruppi la sua frase posando la bocca sulla sua, mi ero chinato, incantato da tanta ardente sincerità, il suo desidero si era risvegliato, lo capivo dalla voluttà che metteva nel suo bacio, per come muoveva la lingua con la bocca aperta cercando la mia, accarezzandola lasciandomi entrare nella sua bocca a lambirne l’interno spingendo poi la sua lingua nella mia bocca per farsela suggere.

Ansimava quando mi staccai, subito mi chinai sui sodi promontori che ornavano il suo petto coprendo le mammelle di baci infuocati, aprendo la bocca in morsi amorosi senza riuscire a richiuderla su di essi tanto erano sodi, i capezzoli erano tesi fra le mie labbra, li picchiettai con la punta della lingua ascoltando i sospiri che la bella non riusciva a trattenere.

– Amore guarda. . . sono aperta per te!

Mi sedetti sui talloni, Gabri trattenne le gambe e riversa col capo sollevato per guardare il cazzo che si ergeva voglioso, si lasciava ammirare senza provare vergogna, sorrideva compiaciuta vedendo il mio sguardo calamitato dalla fica aperta come una ferita sulla carne rosea. Sorrideva ancora quando mi chinai sul suo ventre si sollevò sui gomiti per guardarmi calare il viso fra le sue cosce, sulla sua intimità esposta. . .

– Oh Nico. . . come sei caro!

Le carni che baciavo avevano il sapore particolare del suo godimento, lo cercai ancora all’apertura della vagina, vi immersi la lingua, sentii le sue dita quando con esse si aprì la vulva, mantenendole anche quando mi sollevai.

– Gabri, la tua fica ‘. . é meravigliosa!

Mi chinai ancora lambendola tutta insieme alle dita che la tenevano divaricata, percepii la giunzione delle labbra sottili, seguii con la punta la delicata crestolina fino al suo assottigliarsi. . . Mi sembrò di udire un sospiro, allora piegando il capo cercai di prendere fra le labbra il conturbante rilievo, vi premetti la lingua, la passai, la ripassai. . .

– Amore. . . ho voglia, ho voglia!

Avevo percepito il suo fremito, le dita si erano allontanate, sollevai il viso ma le sue mani premevano sul mio capo. . . Non rimasi per nulla sorpreso, Gabri preferiva andare subito al sodo piuttosto che tergiversare. Abbassai lo sguardo alle pagnotte tonde premute una contro l’altra, la ragazza passando le braccia dietro le cosce le attirò a sé aprendosi le natiche.

Come la desideravo! La sua posizione faceva risaltare i seni tondi, visti così erano delle montagnole deliziose con in cima le graziose ciliege dei capezzoli bagnati dalla mia saliva, tesi in modo impertinente che contrastavano in modo singolare con l’espressione quasi vergognosa del suo viso. Rimasi a contemplarla incantato da tanta bellezza, le cosce piene invitavano lo sguardo a seguirne la forma perfetta fino al solco che divideva il bel sedere.

La presi alle anche facendola scivolare fra le mie cosce; era sul mio cazzo che il suo sguardo era rivolto, vi lessi desiderio ma anche timore per la nerchia che pulsava così vicino alla sua intimità, che la sfiorava ondeggiando in modo osceno. La sua voce mi scosse dalla mia contemplazione

– Oh dammelo amore, dammelo! Sussurrò con voce appena udibile.

– Lo vuoi proprio? Chiesi ancora.

– Si, sono pronta. . . dammelo il tuo cazzo. . . lo voglio ancora nel sedere!

Era decisa! Guardai ancora il culo esposto e mi decisi anch’io ad una azione che non fosse per le parole che aveva appena dette sarebbe sembrato uno stupro osceno.

– Dai. . . mettimelo nel culo! Chiese ancora.

Avanzai aprendo maggiormente le ginocchia finché il bel culo rimase incuneato fra le mie cosce, sentii contro i testicoli il calore delle chiappe della fanciulla in attesa. Tutte le donne sono belle quando aspettano il coito, Gabri lo era in modo speciale, il suo desiderio aveva colorato le guance altrimenti bronzee, i capelli biondi incorniciavano il suo viso, un leggero affanno animava i seni deliziosi sollevandoli e abbassandoli al ritmo del suo respiro.

Sopportava lo sguardo del fidanzato della sua migliore amica il cui cazzo faceva fremere la fica sulla quale poggiava separando le carni bagnate mentre lo strofinava sulla sua intimità e quando lei vi portò le mani lo sentì grosso, duro, lo inclinò. . .

Dovetti sollevarmi per dar modo alla fanciulla di passare il glande nel taglio della sua fica, lo fece con lunghi fremiti facendo sussultare il corpo pieno, tremolare i seni, alla cieca cercò l’apertura della vagina e trovatala lo puntò.

Resistetti alla pressione delle mani che spingevano in lei il pene, allora lo inclinò maggiormente facendomi sentire la carezza morbida delle natiche fra le quali ora lo strofinava, il suo sguardo mi interrogò quando premette la cappella sull’orifizio bruciante del suo culo. Oh il desiderio che provavo, con uno sforzo scossi il capo, allora lo puntò ancora nella fica. Le sue labbra formarono due parole:

– Amore. . . dammelo! Disse senza che dalla sua bocca uscisse suono alcuno.

Non resistetti oltre al suo pressante invito, agganciai le sue gambe alla piega delle ginocchia, protendendomi su di lei piegai in due il giovane corpo e con un lungo movimento delle reni entrai nel suo grembo.

– Ahhhh. . . Il suo grido era il grido liberatorio della femmina che riceve il compenso alle attenzioni che ha prodigato al maschio. Nel caldo del suo ventre percepii la contrazione della giovane vagina.

– Ahhh amore. . . piano. . . Oh perché non me l’hai messo subito nel culo! Mhhh. . . lo volevo sai, ero pronta e ora. . . piano ti prego. . .

Coprii con la mia bocca la sua, ricevendo la lingua avida che dimenava, rimasi immobile spingendo a fondo il cazzo fino a sentire contro la cappella la bocca del suo utero e immerso in lei assaporai il bacio indecente che ci scambiammo, la vagina ebbe una contrazione lieve e si placò.

Mi tirai su con le braccia contemplando il viso che l’espressione di gioia che vi leggevo rendeva ancora più bello. Non mi ero ancora mosso, Gabri guardava assorta le mani che muoveva sul mio petto, trovò i capezzoli, dapprima li massaggiò dolcemente fino a farli emergere poi li prese fra le dita. . .

Sospirai, sapeva come fare all’amore Gabri, i capezzoli fra le sue dita divennero presto piacevolmente dolenti trasmettendomi sensazioni che scendevano al mio pene incitandomi a premerlo fino a schiacciare i testicoli nelle sue natiche, sull’orifizio del culo che aveva donato alla mia libidine. Ora i miei bottoncini facevano male ma per nulla al mondo volevo sottrarmi alla dolce tortura delle sue dita. La fanciulla si era ripresa abbastanza da esclamare:

– Ora mettimelo nel culo. . . lo voglio, lo voglio!

Mi sollevai uscendo dal suo ventre, Oh il dolce richiamo dei glutei bellissimi nella cui valle la pelle chiara rendeva più nuda la rosellina la cui offerta non potevo più rifiutare. Inclinai il pene muovendo adagio il glande sulla delicata apertura e quando lo premetti la ragazza ondulò languidamente. Malgrado non fosse più la prima volta, il timore che provava le faceva stringere inconsciamente lo sfintere così che fu con una smorfia che subì la mia spinta. Mi fermai aspettando che si rilassasse, lei portò la mano al pene, lo mosse lentamente finché ne sentì la punta sul tenero buchino poi disse:

– Ecco. . . adesso!

Oh era bella Gabri mentre mi offriva il culo, la vergogna per l’atto che anche lei desiderava imporporava le sue guance, i seni tondi, anche se distesa conservavano la loro compattezz, il suo respiro sollevava ed abbassava quei promontori talmente belli che sicuramente neanche la mia Bea avrebbe saputo resistere al desiderio di tributare loro l’omaggio che meritavano.

La sua posizione era di completo abbandono, le gambe tese, sollevate alte e aperte ai lati del mio viso, la sua fica nuda che il leggero arrossamento provocato dai miei baci rendeva ancora più attraente; il gonfiore delle labbra mostrava la fessura della vagina bordata dalle labbra sottili che si innalzavano formando una valle luccicante della saliva che la mia lingua aveva depositato.

Già la sua mano stava spingendo il pene, mi protesi sopra di lei, le braccia tese ai due lati del suo corpo, le sue gambe scesero sulle mie spalle agganciandole con la piega delle ginocchia, premette i piedi sulla mia schiena invitandomi a penetrarla. Chiuse gli occhi quando spinsi pesando sulle reni.

Al suo gemito abbracciai le sue cosce e spinsi ancora lentamente, l’ano si aprì mentre il cazzo cominciò a scivolare nel calore del suo culo.

– Ahiii. . . Il suo grido fu di sorpresa nel sentirsi allargare.

L’ano si stava aprendo, i piedi cessarono la loro pressione, mi fermai. Gabri aveva aperto gli occhi, vi lessi lo stupore per la presenza che sentiva nelle natiche; malgrado non provasse dolore tremava tutta, fissandomi negli occhi premette ancora i piedi e ancora, ancora. . .

Ad ogni pressione rispondevo con una spinta guadagnando a poco a poco il bel culo, continuò finché sentii sotto i testicoli la freschezza delle sue natiche. Continuò a premere i piedi sulla mia schiena anche dopo ma ormai ero immerso completamente in lei, nel calore dei suoi intestini.

– Sono tutto dentro amore. . .

– Ohhh. . . non pensavo che fosse ancora così bello. . .

Flebili lamenti avevano accompagnato la mia penetrazione, spinsi fino in fondo per darglielo tutto il cazzo premendo col petto sulle sue cosce fino a che le ginocchia toccarono il letto ai lati del suo busto. Il tremore era cessato ma piccoli brividi facevano fremere il suo corpo coprendo le mammelle di deliziosi rilievi.

Aveva aperto gli occhi, sorrise timidamente, era così bella con le labbra socchiuse che ne fui attirato. Subito porse la lingua cercando la mia ci leccammo avidamente, al rilassarsi delle sue gambe mi ritirai deliziato dalla carezza dell’ano che gli umori colti nella sua vagina avevano reso talmente scivoloso che anche la ragazza provava piacere e quando alla sua pressione affondai, mi ricevette con un gridolino meravigliato.

– Oh amore. . . amore. . .

Con piacere mi accorsi che la giovane gradiva lo scorrere del membro nelle sue interiora, ben presto gli intervalli con i quali mi attirava si fecero più brevi finché sollevò alte le gambe lasciando che la inculassi liberamente.

– Ahhh. . . mhhh. . . ti sento. . . ti sento! Oh non pensavo fosse così. . . mhhh. . . il tuo cazzo. . . mi apre. . . mi riempie! Mhhh. . . é bello. . . bello. . .

Mi raddrizzai e attirato il suo culo fra le mie cosce afferrai le sue caviglie e allargando le braccia, spalancai le sue gambe. . . Ora potevo vedere come il cazzo entrava e usciva dalle tenere natiche, vedevo come l’ano lo avvolgeva mentre mi ritiravo, come veniva scosso il suo corpo ad ogni sbattere del mio ventre contro le belle chiappe.

Gabri appoggiata sui gomiti seguiva i movimenti delle mie reni cercando di resistere alle spinte che cacciavano il cazzo nel suo culo. Lo scorrere della verga aveva lubrificato il membro e unto parte delle natiche e ora mi riceveva con gridolini di gioiosa meraviglia che tolsero ogni ritegno che potevo ancora avere.

L’inculavo dolcemente, quasi delicatamente, il pene scorrendo nello stretto suo buchino non provocava nella fanciulla altro che eccitazione e anche piacere, lo vedevo dagli umori che formarono una goccia ambrata che rimase in bilico qualche istante all’estremità della fessura del suo sesso poi colò lentamente sul pelvo breve poi sul membro che entrava e usciva scorrendo nell’ano che teneva rilassato.

La sua fica si animava ad ogni movimento del pene, vi portai le dita accarezzando le labbrette rosate poi la dolce crestolina, la ragazza fece una smorfia:

– No, non farlo. . . mhhh. . . mi piace nel culo! Si. . . dammelo. . . dammelo!

Ritirai le dita e le mani abbracciate alle sue cosce andavo e venivo gustando insieme alla fanciulla il piacere torbido che dà il fare una cosa che i più considerano proibita. Seguirono dei momenti di lussuria infinita, le mie esclamazioni si mescolavano ai gridolini eccitati della fanciulla felice di sentire che il cazzo che aveva nell’ano trasmetteva alla sua fica un piacere particolare.

– Oh é bello così. . . é bello. . . bello. . .

Aumentai il ritmo della monta sbattendo il ventre contro l’inizio delle sue cosce e i testicoli contro le chiappe aperte. Gabri emise i primi lamenti a bocca aperta, continuarono ad ogni entrare del cazzo, le sue mammelle ballonzolavano per i colpi che portavo, ed erano talmente belle che accelerai per bearmi della loro vista poi attirato dai capezzoli in movimento vi calai il viso incappucciando la punta di un seno per succhiarlo e quando sentii il bottoncino fremere, lo picchiettai.

Quando lo lasciai, la bella mosse il busto, anche l’altro suo seno ricevette l’omaggio della mia bocca, della mia lingua. . . Cominciai ad ansimare mentre la dolce fanciulla emetteva dei lamenti che si trasformarono in gemiti appena accelerai ancora di più il mio scorrere.

– Ahaaah. . . ahaaah. . . ahaaah. . . Faceva continuando a fissarmi.

Ero felice del godere della mia compagna, questo mi permetteva di alimentare la mia libidine beandomi delle sue grazie. Mi sollevai ancora sulle ginocchia e arretrando con le reni guardai la verga uscire trascinando in parte l’anello nel quale era immerso, facendolo lievemente sporgere quasi a trattenere il pene poi afferrata la bella alla piega delle cosce con il ventre, spinsi lentamente.

Oh era bello vedere il cazzo scomparire nelle chiappe nude, sotto la fica completamente esposta che al suo entrare si accorciava aprendo le labbra sottili e turgide sotto il clitoride, era una visione talmente arrapante che feci scattare le reni più volte per guardarla animarsi aprendosi e chiudendosi come una boccuccia.

– Ihhh. . . mi piace. . . mi piaaace. . .

I gridolini di gioia della ragazza mi incitavano a ritirarmi e spingerlo ancora e ancora. . . Le sue grida di esultanza mi spronavano a cercare il calore delle sue interiora scorrendo nell’ano talmente scivoloso che il piacere in me saliva ora lentamente mentre nella fanciulla. . .

I suoi tratti si alteravano ad ogni entrare del membro, le grida della giovane si susseguivano ininterrotti salendo di intensità ad ogni mio affondo finché la sua bocca si aprì in un atteggiamento di stupore, capii che oramai era agli stremi, le sue dita si serrarono talmente forte sui miei capezzoli che il dolore mi fece affondare in lei violentemente aprendo le sue natiche come un ariete, non mi fermai agli spasimi che all’approssimarsi dell’orgasmo si serravano sul cazzo in movimento quasi a trattenerlo, poi gridò.

– Amore. . . amore. . . oh é bello. . . bello. . . si. . . si. . . oh dai inculami. . . inculami forte. . . si, cosi. . . cosi. . . ahhh. . . ahhh. . . ahhhh! ! !

Fu con un urlo lacerante che Gabri venne, volle la mia bocca, lasciando di pizzicare i miei bottoncini, le sue mani si avvinghiarono al mio collo attirandomi, soffocò nella mia bocca i gemiti del suo orgasmo, e mentre le sue labbra si stringevano alla mia lingua risucchiandomi in profondità impresse alle gambe e al bacino i movimenti atti a farmi scorrere in lei in modo da completare il suo godimento.

Ora le sue mani accarezzavano dolcemente la mia schiena, lentamente si riprese dalla sua emozione, gli occhi luminosi mi scrutarono, disse:

– Amore. . . sono venuta sai? Oh é stato bellissimo, ho goduto tanto. . . e tu?

Non risposi subito, ero pago del piacere della bella, solo allora la ragazza si accorse che il mio desiderio era rimasto ancora una volta inappagato.

– Non importa. . . Dissi accarezzando il bel viso.

Liberai la bella dalla verga che ormai non poteva più darle piacere, Gabri la vide tesa per il mancato godimento e mettendosi seduta mi porse le braccia:

– Dammelo in bocca, si lo voglio. . .

Mi alzai in piedi e divaricando le gambe offrii il membro alle sue labbra, lo prese subito e muovendo avanti e indietro il viso prese a scorrervi dapprima lentamente poi talmente velocemente che non dovetti neanche muovere le reni.

Cominciai a sospirare incantato dalla vista delle belle labbra che la facevano scomparire nella bocca calda, delle guance che si incavavano nel succhiarlo, poi ai primi miei rantoli vi portò la mano facendovi scorrere la pelle.

Ora la bocca si muoveva appena oltre la cappella, ma mi succhiava, mi succhiava stupendomi per l’ingordigia che dimostrava come se il suo godimento non fosse avvenuto. La sua non era una carezza come prima mi aveva fatto ma un pompino selvaggio che doveva consentirmi di scaricare il mio godimento.

Malgrado questo, durò ancora abbastanza a lungo. Mi succhiava senza interruzione, dalla sua bocca uscivano degli ‘ Mhhpff. . . mhhpff. . . mhhpff. . . ‘ che si mescolavano alle mie esclamazioni di piacere, la sua mano andava veloce sul cazzo menandolo furiosamente inseguendo la bocca la cui voracità mi fece superare gli ultimi gradini.

Le grida del mio orgasmo non fermarono l’ingordigia della bella fellatrice, ricevette la mia eiaculazione con grida di meraviglia ad ogni mio schizzo, dalle labbra in movimento sfuggì lo sperma che filtrando le lubrificava rendendo completo il mio godimento.

Aveva allontanato la mano ma lo teneva ancora in bocca il mio cazzo scorrendo ora lentamente, ma continuando a suchiarlo e quando lo lascio prese a lambire l’inizio del condotto sotto la cappella inseguendolo con colpetti di lingua che lo fecero ancora sussultare.

– Cara, oh basta. . . basta. . . E’ stato bellissimo!

Il sorriso compiaciuto della ragazza fece svanire la vergogna che provavo nel vedere le belle labbra imbrattate dello sperma che uscito dalla sua bocca colava lungo il suo mento.

L’abbracciai allungandomi insieme a lei e il petto contro i suoi seni, il ventre contro i suo ventre baciai dolcemente le labbra imbrattate del mio piacere poi con un lembo del lenzuolo le detersi delicatamente, asciugai il suo mento, il suo collo. Gabri mi guardava con gratitudine compiere quell’operazione di pulizia, poi chiese:

– Avevi ragione, non vi é nulla di cui vergognarsi nel fare all’amore! Sei rimasto soddisfatto?

– Sei stata meravigliosa, un’amante perfetta!

– Tutto merito tuo! Ho fatto quello che mi dettava il mio desiderio, ho goduto di te, del tuo cazzo dappertutto dove me l’hai dato, nella pancia, nel sedere, in bocca, per la prima volta ho bevuto il godimento di un uomo e. . . mi é piaciuto!

– Lo dirai a Bea? Chiesi ma già conoscevo la risposta.

Mi guardò lungamente, con lealtà.

– Non le nascondo nulla lo sai! Sono talmente felice di quello che mi hai fatto provare che non vedo l’ora di raccontarglielo, glielo avevo promesso e sono sicura che sarà fiera di te!

Veramente io qualche di timore l’avevo ma gli avvenimenti che seguirono diedero ragione alla ragazza. Ormai si era fatto tardi, mi aspettavano in casa della mia fidanzata. Dopo una rapida visita al bagno, lasciai la mia novella amante sotto la doccia e tornai per rivestirmi; quando fui pronto apparve avvolta in un accappatoio, mentre mi dava il bacio di commiato, slacciai la sua cintura per ammirare un’ultima volta la sua procace nudità.

– Addio amore! Dissi avviandomi, lei mi aprì la porta.

– Mettiti elegante, i genitori di Bea sono molto formali!

In giacca e cravatta mi presentai alla porta della mia futura sposa alle sette e mezza con in mano un mazzo di fiori per la madre della ragazza, Fu Beatrice stessa ad aprirmi, mi gettò le braccia al collo baciandomi affettuosamente. Dietro di lei i genitori sorridevano comprensivi.
– Mamma, papà vi presento Nico; Nico. . . mio padre, mia madre!
Dopo i soliti convenevoli, offrii i fiori alla signora e un mazzetto di fiorellini alla figlia. Il padre mi mise subito a mio agio offrendomi un aperitivo mentre le donne andavano in cucina da dove ritornarono con piatti colmi di antipasti assortiti.
Non mi dilungherò sulla cena alla quale feci onore con appetito, parlammo del mio lavoro, dei miei progetti che includevano naturalmente la loro figlia, stabilimmo approssimativamente la data del matrimonio, l’inizio di settembre andava bene anche per me, parlammo degli invitati al pranzo di nozze e altri dettagli.
A tratti Bea mi scrutava interrogandomi con gli occhi, seguì una piacevole conversazione con il padre, lo trovai simpatico e giovanile. Le donne sparecchiarono, offrirono un liquore, grappa per noi uomini, per loro un liquore dolce poi verso le dieci e mezza mi accomiatai, Bea chiese ai genitori il permesso di accompagnarmi.
Passeggiammo a braccetto nel viale dei tigli, l’aria si era rinfrescata, la mia amata appoggiata al mio braccio ogni tanto mi gettava un’occhiata, fui io a rompere il silenzio.

– I tuoi sono molto simpatici. . .
– Anche tu sei piaciuto molto e. . . a Gabriella sei piaciuto? Chiese.
Capii che teneva molto alla sua amica, di tutti gli avvenimenti di quella giornata l’unica alla quale sembrava pensare era lei, Gabri.
– Non so, credo di si. . .
– Cos’avete fatto? Chiese con la curiosità tipica delle fanciulle.
– Un gentiluomo non dice mai quello che fa con una signora.
– Avete fatto all’amore? Questo almeno puoi dirmelo.
– Si. Si fermò, il suo sorriso mi disse che la cosa la rendeva felice.
– Sono contenta. . . mi farò raccontare tutto da lei! Ti amo sai?
Riprendemmo a camminare, ogni tanto ci fermavamo scambiandoci i bacetti tipici degli innamorati. Come loro sfuggimmo la luce dei lampioni raggiungendo il fondo del viale, le coppiette che vedevamo si scambiavano le loro effusioni nell’oscurità quasi completa. Bea si appoggiò ad un albero attirandomi contro di se in un bacio appassionato, i suoi occhi brillavano nell’oscurità mentre si strofinava come una gattina.
Mi piaceva il contatto del corpo morbido, quel giorno era stato per me prodigo di piacere, ero sazio ma non lo feci capire alla mia bella lasciando vagare le mani sulla sua schiena, le sue reni e seguendo la curva del sedere, sull’alto delle cosce dove raccogliendo la gonna con le dita la sollevai per posare le mani sul culetto.

– E le mutandine? Chiesi palpando le natiche nude.
– Sono nella borsetta. . . volevo fare all’amore. . . ma vedo che non é possibile!
Più di uno sguardo era rivolto verso di noi, sulle gambe di Bea scoperte fino alle natiche; allontanai le mani facendo ricadere la gonna ma nel bacio che mi diede mise tanta passione che non fosse per le chiacchiere della gente non avrei esitato a prenderla davanti a tutti, tanto più che sorpresi in più di una coppietta movimenti inequivocabili.
– Peccato! Dissi, Bea scambiò il mio sospiro di sollievo per rammarico.
Ritornammo nella luce, Bea disse con una punta di delusione:
– Non aspetteremo le nozze per farlo ancora vero?
– No, non mancherà l’occasione vedrai!
Invece dovemmo aspettare, rubavo le ore all’ufficio per andare insieme a lei, prima dal parroco per concordare il giorno, in municipio per i documenti, le pubblicazioni, Bea scompariva per intere giornate ritornando insieme alla sua amica del cuore per parlarmi dei mobili.
Impiegai diversi giorni recandomi insieme alle ragazze a ordinare i mobili, discutere il pagamento, altri giorni per vedere l’appartamento, parlare con l’arredatore. . . sempre in compagnia di Gabri! Ormai eravamo diventati un trio affiatatissimo. Gabri non accennò mai a quello che era avvenuto quel giorno, neanche Bea ne fece cenno dimostrando una mancanza di gelosia che mi stupì non poco.

Intanto i giorni passavano, poi un sabato le ragazze piombarono in ufficio con una borsa piena di bomboniere, le scegliemmo insieme. Alla fine Gabri annunciò che quella sera eravamo a cena da lei.
– Non vi aspettate niente di speciale, una pizza che é la mia specialità e una birra . . . ora devo correre, alle sei, d’accordo? Uscì di corsa.
Chiusi l’ufficio e alle sei meno un quarto mi recai a prendere la mia fidanzata. Vedendomi agghindato a puntino Bea trattenne una risata ma non disse nulla.
Il caldo afoso mi faceva sudare mentre la mia amata nel suo vestitino estivo intero e la scollatura ampia, era a suo agio; una fila di bottoni di madreperla lo chiudeva fino alla vita stretta in una cintura di cuoio. Mentre ci avvicinammo alla casa della nostra amica chiesi:
– Le sei. . . non é un po presto?
– Non indovini? Avremo più tempo per fare all’amore!
Eravamo ormai vicini alla sua casa, mi fermai facendola voltare.
– Perché da lei? Potevamo andare in albergo a Firenze, cosa c’entra Gabri?
Mi scrutò attentamente, ‘possibile che non capisci?’ diceva il suo sguardo.
– Da lei mi sento a mio agio mentre in una stanza d’albergo. . . Ha detto che ci prestava volentieri la sua camera. . . su, non fare il bambino!
– E lei, Gabri?
– Ci lascerà soli, andrà al cinema se necessario. . . dai, ci sta aspettando!

Gabri ci accolse manifestando la sua gioia con abbracci e baci poi con un gridolino scappò in cucina e aprendo il forno ne estrasse una pizza fumante. Notai che il suo vestito era simile a quello della sua amica salvo la cintura e i bottoni che chiudevano l’indumento fino in basso come quello che gli avevo sfilato quel giorno, mi chiesi se come allora sotto fosse nuda, la vita era stretta da un grembiulino che si tolse dopo aver servito il piatto.
Si, era proprio una specialità alla quale tutti e tre facemmo onore, portò un’altra pizza in tavola dividendo anche questa.
La nostra conversazione fu allegra come deve essere fra amici, non vi fu nessun accenno a quello per il quale eravamo venuti, oltre la pizza naturalmente.
– Complimenti Gabri l’ho gustata veramente, mi é piaciuta molto! Dissi.
– Sei bravissima. . . come tutto quello che fai! Aggiunsi dopo un attimo di esitazione.
Era la prima volta che alludevo velatamente a quello che era avvenuto fra di noi. Il sorriso ironico di Bea disse che aveva capito il sott’inteso.
Ci guardammo negli occhi poi tutti e tre scoppiammo in una lunga risata. Il ghiaccio era rotto, gli avvenimenti che seguirono furono la loro naturale conseguenza. Gabri si scosse e si alzò.
– Rimanete, vorrete prendere un caffe. . . prima!
Sparecchiò rapidamente aiutata da Bea, Mi sedetti su una delle poltrone mentre le ragazze in cucina preparando il caff&egrave si scambiavano delle battute frammiste a risate nervose. Ritornarono insieme portando l’una il vassoio con le tazzine, l’altra la caffettiera e la zuccheriera.

Qualcosa nel loro incedere mi disse che avevano deciso della serata, quando Bea si chinò a posare sul tavolino quello che aveva in mano indugiò volutamente lasciando vedere nella scollatura i seni fino alle punte, anche quelli della padrona di casa vidi pendere nel suo chinarsi per versare la nera bevanda. Sicuramente oltre ai vestiti che vedevo non portavano null’altro.
Bevemmo il nostro caff&egrave senza nulla dire, alla fine Bea chiese accennando ai gioielli che facevano il viso dell’amica ancora più bello.
– Non vorrai mica uscire vero?
– Non so, dipende! Rispose guardando prima lei poi me, si alzò dicendo:
– Ora cari piccioncini credo che abbiate qualcosa da fare!
Bea prese la mia mano trascinandomi nel bagno.
– Non dovevi vestirti come un damerino con questo caldo; vuoi farti la doccia?
Ne avevo bisogno, ero in un bagno di sudore, mi spogliai ed entrai nella vasca e tirato il nylon tutt’attorno lasciai defluire su di me il getto tiepido. Quando chiusi l’acqua vidi l’accappatoio che una mano stava posando sul bordo della vasca, mi asciugai e dopo averlo indossato uscii.
La ragazza mi aspettava con la porta già aperta. La nostra ospite in cucina la schiena girata non si avvide del nostro passare; entrammo in camera da letto e accesa la luce Bea cinse il mio collo con le braccia fresche.

– Amore, sapessi quanto ho aspettato questo momento!
Guardò le mie mani che slacciavano la sua cintura mentre le sue facevano scendere le spalline così che quando cominciai a sbottonarle il vestito, questo si aprì rivelando a poco a poco il corpo che denudavo.
Appena sbottonato l’ultimo bottone, l’indumento cadde, Bea lo scavalcò d’un passo, slacciò la cinta del mio accappatoio, lo aprì facendolo cadere. Per lunghi istanti nessuno di noi parlò ne si mosse; ci guardavamo con il desiderio che nell’amore rende puro ogni atto che unisce i corpi mentre le anime sono già unite.
Era passata poco più di una settimana dal nostro primo vero incontro amoroso ma era come se fosse passato un secolo tanto era forte il mio desiderio per il corpo esile ma pieno di femminilità della mia amata.
– Aspettavo anch’io questo momento Beatrice!
Non mi saziavo di ammirare la fanciulla nella dolce attesa che fanno belle tutte le donne. Coprì la distanza che ci separava con movenza voluttuosa che era un richiamo per il mio pene; appena lo sentì contro il suo ventre cinse il mio collo e premendo i seni contro il mio petto chiuse gli occhi rovesciando la testa.
Assaporai quel bacio con tutto me stesso, con le labbra che scivolavano sulle sue, con la lingua nell’umidore della sua bocca mentre la mia dolce compagna l’accarezzava con la sua suggendola languidamente, Le mie mani vagavano sulla sua schiena scendevano all’incavo delle sue reni, risalivano le lisce pagnottelle del culetto e dopo aver esplorato le cosce premute contro le mie cosce, le dita si insinuarono fra di esse e risalendo incontrarono la vulva umida poi il caldo solco delle sue natiche separandole nel loro risalire, incontrarono la deliziosa peluria vicino all’ano, ridiscesero ad esplorare le delicata rosellina.

Le bocche incollate bevevano i nostri sospiri, le nostre salive, Bea ora muoveva la lingua nella mia bocca e quando l’aspirai si abbandonò tutta strofinando i seni dai capezzoli divenuti tesi, il ventre contro la verga dura, la dolce collina del suo pube contro i miei testicoli, le mie dita si muovevano adagio nella sua vulva mentre le mani sull’alto delle cosce la premevano. Quando ci staccammo ci fissammo ansimando poi la bella si scostò dolcemente e conducendomi davanti allo specchio dell’armadio, me l’indicò.
– Guarda! Disse.
Guardavo ma vedevo solo lei, il viso puro dall’espressione angelica mentre il suo corpo. . . L’attesa del piacere l’aveva reso voluttuoso incupendo le aureole che ornavano la sommità dei suoi seni facendo sollevare i capezzoli che il desiderio aveva fatto gonfiare, tendere, il mio guardo come affamato era sceso lungo l’addome, il ventre piatto da giovinetta, la pellicetta corvina che l’umidore del suo desiderio aveva diviso fra le cosce rivelando senza mostrarlo il taglio della vulva.
– Sai che non riesco ancora a credere che tu voglia proprio me; ti amo Bea!
– Ti voglio Nico,Sono felice del tuo desiderio, lo vedo duro, vigoroso . . .
Parlava guardando il mio pene: la voglia che mi metteva la vista della sua nudità lo mostrava diritto e teso, osceno confrontandolo con la sua delicata bellezza.
Mi fece girare verso di lei e chinatasi posò un ginocchio a terra poi la sua mano inclinò il pene, vi avvicinò le labbra e. . . Guardai incantato la bocca avanzare lungo il membro mentre un calore dolcissimo lo invadeva, lo prese con delicatezza facendovi scivolare le labbra quasi con devozione come se compisse un atto mistico genuflessa come una sacerdotessa che rende omaggio ad un idolo.

Volevo farla smettere ma era tanto il fervore che la mia amata metteva in quello che non era un bocchino ma un bacio, un lungo bacio fatto con le labbra, la bocca la lingua. . . Mi lasciai cullare da mille sensazioni guardando nello specchio le sue mani aggrappate alle mie cosce e la testa bruna che si muoveva avanti e indietro facendo scomparire e riapparire la verga luccicante di saliva.
Come in un sogno udivo giungere dalla cucina il rumore attutito dei piatti che Gabri stava lavando ma era Bea che guardavo, bella come una sacerdotessa intenta alle sue devozioni. Ma era su un cazzo di carne, sul mio cazzo che le belle labbra scorrevano; ben presto una sensazione di benessere si diffuse nel mio corpo poi il piacere cominciò a salire facendomi sospirare:
– Amore. . . ohhh amore. . . amore. . .
La fanciulla sollevò le labbra che un filo liquido univa al glande appena lasciato, sollevò nei miei gli occhi con un sorriso pieno di amore.
– E’ buono il sapore del tuo desiderio, lo sai? Disse.
Con una risata infantile chinò il viso fra le mie cosce, la mia verga conobbe la carezza dei suoi capelli mentre sentivo sui testicoli il calore umido delle sue labbra. vi aprì la bocca prendendo prima una poi l’altra palla le succhiò spostandole con la lingua nella bocca come fossero delle grosse caramelle.
Era sconvolgente ma bellissimo! Poi la bocca riapparve e tenendo con una mano il membro vicino al viso, la lingua lo risalì lentamente seguendo il gonfiore del condotto fino alla cappella, lì catturò la goccia cristallina nuovamente apparsa sul meato.

– Mi piace il tuo cazzo, mi piace sentire le sue venuzze solleticare le mie labbra, mi piace sentirlo grosso, mi piace il suo sapore!
Fu fissandomi negli occhi che lo riprese, ora la bocca scendeva aperta, ma quando lo risaliva chiudeva le labbra e mi suggeva emettendo dei rumori bagnati che contribuivano non poco alla mia eccitazione.
– Bea oh Bea. . . non devi. . . non devi. . .
Ma lei continuava spiando sul mio viso la reazione al suo bocchino perché ora era un bocchino che mi faceva scorrendo, succhiandomi come se fosse lei a ricavarne piacere. Mi tesi offrendomi, le mie reni si mossero istintivamente, lei con un gridolino di gioia prestò la bocca alla mia penetrazione, le sue mani dietro le mie cosce mi attiravano di colpo e mi succhiava, mi succhiava. . . Chiusi gli occhi per l’estasi, lei si rimise in piedi.
– Amore sapessi com’é bello vedere che ti piace. Te lo prenderò ancora, te lo succhierò fino a bere il tu seme. Voglio guardarti godere mentre mi schizzi in bocca, ma più tardi, ora. . .
La interruppi stringendola contro di me, la sua bocca conservava il sapore particolare che aveva succhiato dal mio pene, lo trovai eccitante aspirarlo insieme alla sua saliva mentre suggevo la sua lingua. Quando ci staccammo ridemmo del nostro ansimare, la feci indietreggiare contro il letto, si adagiò di traverso e sollevò alte le gambe, le aprì e puntellata sui gomiti mi guardò chinare il viso sulla sua intimità.

Amo compiere quest’atto con tutte le donne che mi concedono i loro favori onorando il loro sesso con la mia bocca, le sensazioni che provo non sono mai le stesse, con Bea l’avevo già compiuto ma ora le cosce che sfioravano le mie guance mi sembravano più morbide, più calde; il profumo che respiravo più soave.
Lambii i peli delle labbra spesse incollandole alla pelle fino al termine della crestolina sensibile rendendo la sua fica nuda. Mi guardava Bea trattenendo il fiato aspettando un contatto più preciso, bramandolo e temendolo allo stesso tempo, Sospirò al contatto delle mie labbra sulla sporgenza dura del clitoride, poi discendendo la vulva, deposi dei baci leggeri sfiorando appena le labbrette turgide seguendone il dolce declivio finché percepii l’umidore dell’apertura vaginale.
La ragazza col lento sollevare del bacino offriva la fica ridendo nervosamente al solletichio delle labbra sulle sue labbra intime ma quando passate le mani sotto il suo culetto lo sollevai maggiormente smise di ridere e accolse la lingua che spingevo nella vagina con un lungo sospiro. Continuò a sospirare mentre il naso premuto sul clitoride esploravo la calda cavità bagnata dei succhi del suo desiderio.
– Si amore. . . si. . . si. . . La sua voce aveva il tono di una invocazione.
Ritirai la lingua pregna di umori e quando la passai nelle carni lisce trovai la fica aperta per le dita che la mia amata premeva sui bordi.
Ahhh l’ho aperta per te. . . per la tua lingua. . . oh leccala amore!

La leccai lentamente, delicatamente gioendo dei fremiti che provocavo separando le labbra delicate, accarezzandole e venendone accarezzato, sentivo i lobi sottili turgidi me flessibili, li schiaffeggiai menando di qua e di là la lingua poi serrate le labbra sul nascere del clitoride presi a titillarlo provocando dei gridolini di piacere gioioso miste a parole di esultanza:
– Hiii. . . hiii. . . oh é bello. . . bello. . . oh si. . . succhialo il mio grilletto. . . si. . . cosi. . . cosi. . .
Ho descritto decine di volte l’omaggio che amo tributare alle mie donne, lo descrivo ancora perché le sensazioni che provo sono sempre diverse, le reazioni delle belle mai le stesse. Molte lettrici mi giudicheranno un depravato, soprattutto sapendo che questa volta é di mia moglie che sto parlando, Bea ed io siamo sposati da due anni ormai e mentre sto scrivendo &egrave china sulla mia spalla rivivendo insieme a me i ricordi che sempre ci seguiranno. Se le mie lettrici ne sono scandalizzate chiudano il racconto e lo cancellino perché quello che segue le farà allibire.
Ripresi a lambire l’intera fica mantenuta aperta dalle dita della mia fidanzata, lo feci di sotto in su salutato da esclamazioni e grida di genuina esultanza sopratutto allorquando raggiunto il caro grilletto ne percorrevo la deliziosa crestolina che ora emergeva abbastanza da permettermi inclinando il capo di serrarvi le labbra suggendola, mordicchiandola provocando nella fanciulla degli scatti che facevano sfuggire dalle mie mani il bel culetto.

– Ahhh amore. . . sai come farmi godere. . .
Avevo introdotto due dita nella cara fessura e dopo averli mossi mimando i movimenti del pene li passavo sul bottoncino dell’ano incollando alle natiche i peletti che lo bordavano, rendendo scivoloso il delizioso pertugio.
– Ahhh si. . . mi piace. . . mi piaceee! ! ! Esclamò.
Si era inarcata alla pressione del dito che la violava, lamentandosi debolmente allo scorrere indiscreto, i piedi poggiati sul letto, le cosce spalancate si abbandonava al piacere un po perverso di sentire gli attributi della sua femminilità alla mercé delle mie attenzioni.
– Ahhh. . . non mi avevi mai fatto così. . . mhhh. . . mi stai prendendo tutta!
Continuai il mio singolare omaggio spronato dalle grida di gradimento della bella, il profumo della suo sesso sotto la mia lingua si fece più intenso, la leccai a lungo frugando il suo culetto poi all’improvviso respinse con forza il mio capo.
– Amore. . . oh amore. . . é stato stupendo ma ora. . .
Mi guardava con espressione di dolce sorpresa, il suo ansimare sollevava e abbassava il petto dalle deliziose tettine, le aureole brune che lo sormontavano si erano sollevate, i capezzoli tesi sembravano sfidarmi. Mi alzai, Bea guardò il membro teso ancora luccicante della sua saliva.
Ora lo voglio. . . sali sul letto, qui! Disse.

La sua mano indicò lo spazio dietro la sua testa, salii sul letto, mi allungai sulla schiena, lei mi venne sopra le ginocchia aperte ai lati del mio bacino, rise vedendomi bagnato attorno alla bocca, si chinò annusandola poi mi lambì le labbra.
– E’ questo il sapore della mia passera? Chiese.
– Si, lo trovo delizioso. . .
Lo cercò nella mia bocca frugandola con lingua avida, poi aspirò la mia lingua suggendola voluttuosamente. I suoi capelli accarezzavano piacevolmente il mio volto, sentivo contro la verga la morbidezza della vulva bagnata che muoveva languidamente, sentivo contro il petto la pressione del suoi seni e quando li strofinò, i capezzoli sensibilissimi provocarono in lei un flebile lamento. Si sollevò e guardandomi con espressione di dolce rimprovero chiese:
– Anche la passera di Gabri hai leccato?
– Lo sai vero?
– Si. . . mi ha raccontato tutto, proprio tutto! Ti é piaciuta così nuda, liscia. . .
– Si, é bellissima. . . come la tua! Dissi, poi un pensiero mi attraversò la mente.
– E passato del tempo da quando é andata al mare, i peli dovrebbero essere ricresciuti, hai continuato tu a depilarla? Chiesi facendola arrossire.
– Ti ho raccontato una bugia, ho continuato a vederla, a fare all’amore con lei, prima però la depilavo con lo speciale rasoio elettrico, le vibrazioni la eccitavano tanto che quando la baciavo era già bagnata!

– Perché glielo facevi? Chiesi ancora.
– Mi ricordava quella della mia compagna di stanza del collegio; ci piaceva baciarci la passera prima di addormentarci.
– Eri una porcellina già da ragazzina! Dissi ridendo.
– Ora lo sono ancora di più!
Dicendolo era strisciata all’indietro, prese il pene, lo inclinò poi sollevando il bacino. . . Non so se lo fece apposta ma nel presentarlo all’ingresso del suo grembo, il glande strisciò nelle sue natiche, sull’orifizio bruciante del suo culetto. Lo mosse separando le labbra vaginali, lo puntò. . . Il membro scivolò lentamente mentre Bea raddrizzando il busto lo riceveva con un lungo sospiro.
– Amore. . . é bello come quando me l’hai dato la prima volta!
Si tirò su a sedere roteando languidamente per sentire per intero la verga che dilatava la sua vagina, impalandosi fino a farmi sentire sui testicoli la fresca compattezza delle sue natiche.
Cercò le mie mani per posarle sui suoi seni e mentre accarezzavo le dolci colline divaricò le ginocchia che avevo sollevato e appoggiandosi ad esse, si alzò e si abbassò mettendo in movimento i muscoli delle cosce e del ventre.
Un’espressione di beatitudine si dipinse sul suo volto mentre proseguiva in una cavalcata lenta verso un piacere che si propagava nei nostri corpi facendoci sospirare.

Le labbra rosse erano aperte in un sorriso dolce, ispirato, i lunghi capelli ondeggiavano ad ogni suo movimento e ricadendo nascondevano parte del suo viso. Contrariamente a quanto amavo fare con le altre donne, non guardai neanche una volta il membro aprire le sue carni ma lo udivo scivolare producendo un rumore particolare. Ad ogni calare del bacino le sue labbra scoprivano i denti bianchissimi come se accennasse ad una risata ma il suo sospiro divenuto lamentoso diceva del piacere che stava provando.
Estasiato dal mio piacere lo lasciavo salire prestandomi alla monta della fanciulla, gioendo della vista di tanta bellezza e della pressione delle natiche aperte che ad ogni salire del membro si poggiavano sui miei testicoli Le mie mani vagavano sulle dolci colline dei suoi seni, le dita a massaggiare i cari bottoncini felice di udire i lamenti salire di tono appena li feci roteare fra i polpastrelli.
– Caro oh caro. . . é bello avere nella fica il tuo cazzo, &egrave bello come accarezzi le mie tettine. . . mhhh anche quelle sono tue, vuoi baciarmele?
Le mani lasciarono l’appoggio delle mie ginocchia, si chino offrendole alla mia bocca e le mani dietro il mio capo lasciò che ne incappucciassi una punta. Era duro il capezzolo che la mia lingua faceva vibrare, dolce il lamento che provocava il mio titillamento. Ora la bella si muoveva avanti e indietro scorrendo appena sul membro ma l’effetto era per me ugualmente sconvolgente. era come sentire una bocca avanzare e indietreggiare accarezzando in soavi passate il punto più sensibile.

– Amore sapessi quanto godo! Non dovevo lasciarti baciare la mia passera, me l’hai leccata così bene che non so se riuscirò a resistere!
La dolce fanciulla sottrasse l’altra tettina che aveva appena spinto nella mia bocca e arretrando mi baciò appassionatamente strusciando languidamente le mammelline dalle punte bagnate contro il mio petto lasciando a me il piacevole compito di far salire in entrambi gli ultimi gradini del piacere. Lo feci stringendo nelle mani il culetto delizioso e con movimenti delle reni dapprima lenti, poi man mano che il piacere saliva, più veloci rantolando nella bocca gemente sulla mia mentre le lingue si accarezzavano nelle bocche fameliche.
– Amore. . . ahhh amore. . . fallo salire il tuo cazzo. . . haaa. . . haaa. . . spingilo. . . così. . . si, riempimi la pancia. . . haaa. . .
Aveva staccato la bocca e sollevata sulle braccia mi fissava con espressione di dolce sofferenza che era già godimento, oscillando per i colpi che cacciavano il cazzo in fondo alla vagina bollente.
– Ahhh amore. . . godi. . . godi. . . Esclamai.
– Si. . . si. . . si. . . ha haaa, ha haaa. . . Ecco. . . ecco. . . insieme amore. . . adesso. . . adessoooo! ! !
Rovesciò il capo, gridò poi la testa bruna scattò in avanti, i capelli caddero nascondendole il viso, si mosse convulsamente venendo incontro al membro, gridò ancora incitandomi e quando feci scattare le reni si immobilizzò ricevendolo con gridolini di esultanza stringendo e rilassando la vagina in un orgasmo lungo, spossante.

Mi mossi inseguendola nel suo piacere e quando la raggiunsi le mani aggrappate al suo culetto la mossero infilandola sul cazzo facendola scorrere spasmodicamente, rantolai eiaculando in getti rapidi, copiosi.
Bea li sentì e con un grido gioioso si mise seduta saltellando su e giù impalandosi sul cazzo schizzante il mio godimento e con gli ultimi suoi spasimi lo spremette fino all’ultima goccia.
Più tardi distesi fianco a fianco assaporando la pace che segue l’appagamento dei sensi lasciò le mie mani vagare sul suo corpicino sazio. Fra le cosce la vulva era bagnata, Bea vide le mie dita imbrattate dello sperma che ne era uscito. Cercò sotto il cuscino e trovata la tovaglietta che la previdenza della sua amica aveva posto si deterse con cura poi guardo l’umidore che aveva lasciato quindi si rivolse a me.
– Come mai tutte le volte che facciamo all’amore mi spruzzi il tuo seme mentre con Gabri. .
– Ti ha detto anche questo? Con te perdo la testa, non posso, non voglio trattenermi perché tu sei l’amore. . . Mi stava scrutando con attenzione.
– E lei. . . cos’ha rappresentato, cosa rappresenta. . . voglio saperlo!
Lo aveva chiesto con voce ansiosa. Volli essere sincero anche se quello che stavo per dire rischiava di offendere la mia amata.
– Gabri é una cara ragazza ma provo per lei quello che un maschio prova per una femmina, quel giorno nel prato l’avrei scopata davanti a te tanto era eccitante e quando siamo rimasti soli, dominavo i miei sensi per godermela a lungo.

Contrariamente a quanto temevo pareva compiaciuta.
– E’ strano, sai cosa pensa di te? Che sei un uomo capace di accontentarla senza che si debba vergognare, che sei gentile, delicato anche quando fai delle cose che poi quando ci pensa la fanno arrossire. Un compagno di giochi ideale ha detto.
Il suo sorriso ironico diceva che sapeva bene a cosa si riferisse la sua amica, la sua passerina era ora asciutta, solo l’umidore che percepivo passando le dita nel taglio delizioso diceva che trovava il nostro discorso eccitante.
– Non sei gelosa? Chiesi baciando delicatamente le labbra rosse.
– No anzi, sono contenta! Ha bisogno di un uomo, di un maschio come dici tu. Quelli che ha incontrato fin’ora la trattavano come una puttana, qualcuno l’ha persino picchiata, raramente ha trovato piacere. Ha tanto bisogno di dolcezza, possiamo dargliela noi no?
Seguì un lungo silenzio, non potevo non pensare a Gabri e anche Bea sono sicuro ci pensava infine chiese timidamente.
– Vuoi che la chiamiamo? Gli farebbe piacere sai?
– Sarà andata al cinema a quest’ora. . . Risposi con una punta di rammarico.
– Non credo ma lo sapremo subito, intanto andiamo a rinfrescarci
Continua. Capitolo 11
Il gioco del piacere.
Aprendo la porta trovammo Gabri seduta; sul tavolino davanti a lei era posta una rivista di moda; il fatto che fosse girata al contrario diceva che quella era una affrettata messinscena a nostro beneficio. Vedendoci avanzare si alzò allontanandosi, ritornò subito dopo con una bottiglia e due bicchierini che posò sul tavolino.
– Ho deciso di non uscire, tanto dove sarei andata?
Non mostrò di fare caso per la nostra nudità mentre io ne ero a disagio; Bea sorrise fra sé poi espresse il suo pensiero:
– E’ come quel giorno ricordi? noi nudi e tu vestita! L’amica annui e replicò:
– Ricordo sopratutto il seguito. . .
Mi guardò e arrossì facendo arrossire anche me per la chiara allusione a quello che facemmo quel giorno, anche Bea aveva capito. La nostra ospite lievemente imbarazzata per darsi un contegno aprì la bottiglia.
– Perché solo due bicchierini? Chiese la mia fidanzata.
– Per voi, é un liquore leggero e dolce, rende ancora più dolce fare all’amore!
– Allora devi metterne tre, vorremmo che ci facessi compagnia! Replicò Bea.
La ragazza guardò lungamente l’amica che aveva lanciato sorridendo il suo chiaro invito.
– Volentieri! Rispose senza scomporsi.
Mi guardò poi corse in cucina ritornando con un altro bicchierino, fece per versare il liquore. . .
– Non subito, prima andiamo a rinfrescarci, permetti? La prevenne Bea.
Non aspettò la risposta, con passi leggeri si avviò, la seguii imbarazzatissimo. Nel bagno si chinò sul bidet mentre io facevo le mie abluzioni in piedi davanti al lavandino. Quando ritornammo trovammo la padrona di casa nella stessa posizione nella quale l’avevamo lasciata, versò il liquore, porse i bicchierini, prese il suo e lo bevve d’un fiato.

– Salute! Disse Bea vuotandolo anche lei rapidamente.
Le imitai, il liquore era solo leggermente alcolico e non poteva in nessun modo dare alla testa, tuttavia le guance di Gabri si imporporarono quando l’amica le porse entrambe le mani invitandola ad avvicinarsi.
Si guardarono, le mani nelle mani interrogandosi con gli occhi poi Bea chiese con nella voce un dolce rimprovero.
– Perché intanto non ti sei spogliata?
Gabri la sovrastava quasi con tutta la testa tuttavia era soggiogata dal corpicino nudo così vicino al suo che in quel momento l’attirava più del maschio in erezione, eccitato per quello che sapeva sarebbe successo.
– Non ero sicura di aver capito. . . Disse muovendo appena le labbra.
– Avevi capito benissimo! Ti vogliamo sai?
Già Bea si era sollevata sui piedini scalzi per raggiungere con le sue le labbra dell’amica, le mani di Gabri esitarono prima di posarsi poi lentamente scivolarono lungo la schiena liscia, seguirono la dolce curva delle reni scesero al culetto deliziosamente prominente poi sull’alto delle cosce. . .
Le sue labbra si erano aperte, la sua lingua apparve subito accarezzata dalla lingua della mia fidanzata, poi mentre la lambiva languidamente le mani l’attirarono contro di se. Sospirando mossero lentamente il viso favorendo il gioco delle lingue nel loro inseguirsi nelle bocche divenute a poco a poco lascive.
Quando i visi si staccarono Bea arretrò di un passo, l’altra guardandola intensamente portò le mani al primo bottone del vestito. Bea le scostò dolcemente, le sue mani corsero disfacendo i bottoni molto più rapidamente di quello avevo fatto io quel giorno; il vestito si aprì, le mani fecero scendere le spalline, l’indumento cadde, non portava biancheria intima.

Subito si strinsero, le loro bocche si cercarono, le loro mani si appropriarono dei loro corpi nudi accarezzandoli con movenze lente, voluttuose. Stavo scoprendo nella mia fidanzata un aspetto che non le conoscevo, ebbi un moto di gelosia subito represso vedendo l’esile corpo cedere, piegarsi e muovendosi languidamente strusciarsi quasi a voler sposare le forme procaci della compagna.
Sospirando una nella bocca dell’altra eseguivano una sorta di danza erotica ma stranamente era la più esile quella che dominava l’altra spingendola insensibilmente fino a imprigionarla contro il tavolo e lì schiacciando i piccoli seni contro le tonde mammelle costrinse l’amica a piegarsi all’indietro. Gabri aveva divaricato le gambe per favorire il contatto dei loro ventri, delle loro cosce, dei loro pubi. . .
Mai spettacolo mi era sembrato più sconvolgente; il vedere la mia amata presa dalla stessa mia passione per il corpo prorompente della nostra comune amica mi mise addosso il desiderio folle di possederle entrambe anche brutalmente, ma mi trattenni vedendo le due raddrizzarsi. Ansimavano guardandosi come stupite dal desiderio che le accomunava.
– Bea, Gabri . . . siete stupende! Non potei fare a meno di esclamare.
Si voltarono come se si accorgessero solo allora della mia presenza. Bea mi porse la mano e quando fu vicino mi attirò. Non oppose resistenza al mio braccio che la spingeva ancora contro l’amica, la baciò ancora poi ne lambì delicatamente le labbra; Gabri ad occhi chiusi non si avvide del mio viso che si avvicinava al loro e quando Bea scostò il suo, fui io a lambire le labbra carnose della bionda.

Aprì gli occhi incontrando i miei, con un lungo sospiro accettò la mia lingua nella sua bocca poi vi chiuse le labbra aspirandola, muovendovi contro la sua lingua poi il suo viso si allontanò e si avvicinò succhiandola con un movimento che era un chiaro invito per il mio pene e appena sentì contro il ventre la durezza della verga, lasciò la mia lingua e fece per chinarsi.
Glielo impedii malgrado il mio più grande desiderio in quel momento fosse di affondare in quella bocca vogliosa, desistetti conoscendo il desiderio della mia fidanzata. Allora la ragazza si lasciò andare all’indietro sui gomiti e poggiando sul tavolo le natiche sollevò alte le gambe aperte.
Mi protesi su di lei, il petto contro le dure mammelle e fissando gli occhi azzurri appena sentii contro il pene la morbidezza della sua vulva mossi i fianchi fra le sue cosce. L’asta di carne posandosi sul suo sesso percepì il calore umido della fica aperta, premendo la verga contro il suo pube la strofinai avanti e indietro provocando nella bella un fremito che le fece chiudere gli occhi e serrando i polpacci attorno alle mie cosce mi schiacciò contro la sua vulva.

Vi prego, fatemi godere. . .
I suoi occhi si spostavano dal mio viso a quello dell’amica che la guardava quasi spaventata dal desiderio manifestato da quella voce implorante. Quando allentò la stretta delle sue gambe la mia bocca calo sui suoi seni percorrendoli di baci infuocati, lambendoli, lasciando una traccia di saliva dove passava. Si lamentò sentendo sui capezzoli tesi la lingua che facevo danzare passando dall’uno all’altro mentre muovendomi accarezzavo la fica bagnata strusciando il membro per tutta la lunghezza del taglio umido.
La nostra lussuria contagiò Bea facendole coprire con la sua bocca la bocca dell’amica soffocando i suoi lamenti, la sua mano scese sui seni sottraendoli alla mia bocca. Fu a malincuore che abbandonai le mammelle e scendendo rapidamente il corpo liscio, profumato raggiunsi con rapide leccate il ventre deliziosamente bombato poi mi soffermai sul ciuffetto di peli che l’ornava.
Bea volse il capo al gemito che l’amica emise nella appena le mie labbra incontrarono la cresta del clitoride. Con un movimento fu al mio fianco e le mani sul mio capo mi allontanò facendomi alzare.
– Si amore. . . si. . . si. . . Disse.
Le sue mani respinsero le gambe di Gabri ai due lati del suo corpo esponendo il sesso nudo alla sua e alla mia libidine poi mantenendole aperte si chinò posandovi le labbra in un bacio che divenne straordinariamente delicato quando protese la lingua nelle carni esposte muovendola in carezze umide e lente.
Gabri si lamentava dolcemente, le dita della compagna ai lati della sua vulva la aprirono allontanando le labbra gonfie facendo maggiormente emergere la cresta del clitoride e le labbrette dal profilo particolare che la lingua passando separava.
Mhhh Bea. . . sei dolcissima! Ahhh sapessi come aspettava la tua lingua. . . mhhh mi fa impazzire!

Bea aveva piegato le ginocchia posandole quasi a terra. Dietro di lei guardavo le ragazze intente a sfogare il desiderio che provavano una per l’altra. La lubricità della situazione era mitigata dal viso dolcissimo della bionda sollevata sui gomiti intenta a guardare l’operato dell’amica con espressione quasi di sofferenza accentuato dai lamenti che non riusciva a trattenere.
– Ahhh. . . si. . . si. . . mhhh. . . ah amore. . . é tua. . . tua. . .
L’unica cosa che strideva con la sua espressione era il sollevarsi e l’abbassarsi del suo bacino nel porgere la fica alla libidine della bruna.
Ho spiegato a mia moglie le ragioni che mi hanno spinto a usare le parole: bionda parlando di Gabri e bruna parlando di Bea, la mia amata, la mia fidanzata. E’ che in quel momento e anche per i rapporti che avemmo quel giorno non erano più la mia promessa sposa e la sua amica ma due femmine con le quali dar fondo alla mia lussuria. Bea mi disse poi che ero riuscito a spingere lei e la sua amica a trarre dai loro corpi un piacere che non si aspettavano rendendo quella serata indimenticabile. Ciò detto, posso proseguire.
I movimenti della bionda e il muoversi del capo bruno fra le cosce forti, lisce, era talmente eccitante da indurmi ad intervenire, mi chinai sul corpo minuto, Bea appena sentì le mani sui suoi fianchi si sollevò sulle gambe e rimanendo china sull’intimità della compagna sollevò alta la groppetta.
Fu col membro teso che incollai il ventre alle mirabili rotondità, premendo la verga a separare i globi delle piccole natiche, la ragazza emise un lungo sospiro soffocato dal sesso che stava baciando poi lentamente divaricò le gambe.

Quando una coppia accetta una terza persona é implicito che la loro massima aspirazione é trarre il massimo godimento dai loro corpi in una complicità che li fa diventare amanti attivi e passivi senza le inibizioni comuni dell’uomo civile. Era quello che stava capitando alle femmine ignude nella posa lubrica che dettava il loro desiderio.
La bionda nel quale il piacere faceva compiere dei piccoli scatti nell’offrire il sesso alla bocca che la lambiva era bella come un angelo decaduto. Il suo viso atteggiato a dolce sofferenza, il sobbalzare le mammelle piene, compatte, mi metteva un desiderio che dovevo sfogare.
Il culetto di Bea mi piaceva da impazzire, passai una mano nel solco aperto, le dita solleticate dalla peluria soffice nelle vicinanze dell’ano e più giù sotto la fica morbida il cui umidore reclamava l’omaggio di un pene.
Gabri mi interrogò con gli occhi vedendomi inclinare la verga fra le tenere chiappette; lo squittio che Bea emise fra le sue cosce quando sentì glande sul suo buchino spinse la bionda a scuotere la testa in un gesto di disapprovazione.
Desistetti dal mio desiderio benché la posizione di Bea fosse un chiaro invito per il mio pene ma volevo che almeno la prima volta che glielo mettevo nelle natiche fosse ben consapevole e consenziente. Aspettando un momento più propizio, inclinai la verga e flettendo leggermente sulle gambe presentai il glande alla vulva dischiusa e scivolando in lei lentamente affondai fino a sentire sulla punta l’inizio del suo utero.

– Haaaa. . .
L’esclamazione della mia ragazza diceva il suo gradimento e mentre con ampi movimenti scorrevo nel suo grembo, l’espressione della bionda cambiò, la sua bocca si aprì lasciando sfuggire lunghi lamenti adagiando il bacino. . . non aveva più bisogno di presentare la fica alla lingua dell’amica, la bruna non la lambiva più delicatamente come prima ma aggrappata alle sue cosce aveva aperto larga la bocca, la frugava e la suggeva con ardore famelico.
– Ahhh. . . piano amore. . . piano ahhh. . . ahhh. . . Supplicò con voce rotta.
Quelle parole erano rivolte anche a me ma come potevo trattenere la mia lussuria se le esclamazioni che la bruna soffocava fra le cosce della compagna mi incitavano e poi. . . Le mani premute ai lati delle sue natiche le avevo allargate per guardare il solco che formavano i semiglobi ombreggiato da peletti radi che rendevano la rosellina bruna follemente eccitante.
Appena sotto, la mia verga luccicava degli umori di cui era pregna la sua vagina mentre scompariva in essa fino ai testicoli; li premevo per sentire contro di essi l’umida morbidezza e quando il membro riappariva, le labbrette scure l’avvolgevano per un tratto quasi a volerlo trattenere.
Ora erano in due a emettere i suoni che il piacere strappava loro, la bionda mi guardava con espressione di dolce attesa emettendo un lamento ad ogni affondo che portavo nel grembo della bruna, facendo sussultare le belle sue mammelle che sobbalzavano come se fosse il mio membro, il mio ventre a spingerla e non la bocca vorace incollata al suo sesso. L’amica la stava portando ad un godimento che voleva procrastinare per gustare ancora il torbido piacere di sentirsi trastullare la fica.

– Ohhh. . . non ancora. . . mhhh non ancora. . . Supplicava fra i lamenti.
Avrei voluto accondiscendere tanto era bella nel suo piacere ma appena accennai a rallentare, era la bruna che oscillando sulle gambe si infilzava sul membro e scorreva avanti e indietro con grida di esaltazione.
Gabri si aggrappò ai bordi del tavolo senza riuscire a smorzare i sussulti che imprimeva la bruna nella sua foga.
– Bea. . . haaa non mordermi. . . ahhh mi fai male. . . mi fai male. . . mhhh sì. . . così. . . cosi. . . si. . . si. . . ohhh. . . si amore ahhhh. . . ahhhh. . .
Vidi nel suo viso il salire dell’orgasmo e quando esplose si abbandonò all’indietro con dolci lamenti, allungò le gambe sollevando le ginocchia piegate, distendendole, scalciando con movimenti scomposti. Del viso vedevo ora soltanto il mento nella valle dei seni compatti che il suo ansimare sollevava ed abbassava, il ventre contratto e le cosce fra le quali Bea si abbeverava insaziabile, rimanendo incollata al suo sesso anche quando la bionda cercò di respingerne il capo.
– Sono venuta amore. . . oh basta. . . oh leccala, leccala soltanto!
Si era sollevata sui gomiti guardando come allucinata il viso della sua amica muoversi fra le sue cosce poi sollevò su di me gli occhi azzurri supplichevoli. Sentivo dagli umori che trascinava il membro che anche la bruna era avanti nel piacere, afferrai i suoi fianchi e mantenendola ferma gli diedi il membro con lunghi movimenti, fino in fondo e ai primi spasimi della vagina, accelerai sbattendo il ventre contro il piccolo culo strappando alla fanciulla dei guaiti che salirono di tono finché sollevò il capo e voltando il viso mi incitò:
Oh dai. . . dai. . . dai. . . si cosi. . . cosi. . . ha haaa. . . ha haaa . . . cosi. . . cosiiii! Ahhh. . . ecco. . . ohhh adesso. . . adessooo! ! !

Al giungere del suo orgasmo rallentai la corsa del pene continuando ad immergerlo con l’ampio oscillare delle mie reni dando modo alla ragazza di assaporare in pieno il suo godimento, gioendo io stesso delle strette che imprimeva la vagina attorno al cazzo duro il cui piacere era ancora lungi dal giungere al culmine.
Quando le strette terminarono rimasi nel grembo della bruna mentre le ragazze piano piano si rimettevano dalle loro emozioni poi Bea si sfilò correndo a fianco dell’amica e abbracciandola gli sussurrò:
– Gabri. . . hai spruzzato lo sai?
– E tu? Chiese la bionda.
– Ohh. anch’io, guarda!
Indicò col mento la verga luccicante dei suoi umori. La bionda accennò a scendere dal tavolo, mi avvicinai.
– No, aspetta. . . così sei bellissima! Dissi.
Continua.

Gabri che già stava allungando le gambe si fermò poi lentamente le sollevò nuovamente aprendo larghe le cosce, bella e impudica come lo sono le donne che sanno di piacere e non si devono vergognare della cupidigia del maschio.
Le due col viso accostato guardavano il mio membro le cui oscillazioni facevano sfiorare le carni bagnate della vulva nuda della bionda percependone il calore. Bea le mani dietro la schiena dall’amica la sostenne finché questa poggiò dietro di se le mani mantenendosi sollevata sulle braccia.
Ero grato alla mia fidanzata e alla sua amica che benché sazie comprendevano che avevo bisogno di dar sfogo ai miei sensi e entrambe sapevano che era con Gabri che volevo soddisfarli. La bionda con aria languida si lasciava ammirare, solo il lieve sollevare e abbassare delle mammelle diceva la sua emozione per quello che sapeva sarebbe successo.
Fu davanti alla mia amata che posai le mani su quei seni accarezzandoli adagio con la consapevolezza che in quel momento era completamente mia, poi con mani febbricitanti percorsi i fianchi, scendendo lungo le gambe fino alle ginocchia, risalendo l’interno delle cosce impudicamente ma non oscenamente spalancate. Giunto agli inguini, la pelle calda lasciava il posto alla freschezza dell’umidore della saliva che Bea coi suoi baci infuocati aveva lasciato.
Solo allora osai guardare apertamente la vulva e capii la ragione delle proteste di poco prima. Si, Bea l’aveva morsicata, non forte ma abbastanza da far arrossare le labbrette delicate, il clitoride e tutt’attorno al sesso, ma anche così, la fica della bionda era follemente desiderabile, un richiamo irresistibile per qualsiasi maschio.

Bea si protese per guardare le mie dita passare sul rigonfiamento umido delle labbra spesse, mi vide prelevare gli umori che luccicavano nell’apertura dischiusa del suo grembo per umettare le labbra delicate e la crestolina del clitoride. Mi sembrò di sentire un fremito, sollevai il viso, Gabri tratteneva il fiato con un’espressione che ho visto nel viso delle martiri di alcuni quadri religiosi; fui incantato da tanta dolorosa dolcezza. Chiesi.
– Posso?
Nessuna delle due rise della mia richiesta, la bionda annuì col capo; avvicinai il glande a contatto con le sue carni e adagio entrai nel suo grembo. Credo che io solo presi piacere in quella penetrazione, la bionda respirò profondamente all’affondare del membro, socchiuse le labbra in un mesto sorriso assecondando la mia spinta coi piedi e le mani puntati sul tavolo poi quando fui tutto dentro di lei disse:
– Ti volevo. . . ora godi amore!
Mi ero fermato nel calore del suo ventre, sentivo il glande sfiorare la bocca del suo utero e i testicoli premere nelle natiche calde, sode. . .
– Non senza di te Gabri. . . posso aspettare lo sai!
Da come ci guardavamo mi chiesi come facesse la mia fidanzata a non provare gelosia! Ma no, non era gelosa, con l’aria compiaciuta di una madre che guarda una marachella del figlio, vide il mio viso avvicinarsi al petto che la bionda sollevando il busto mi porgeva. Fu lambendo i duri promontori che diedi inizio ad un lento va e vieni nella vagina scivolosa che se non avessi assistito al recente godimento della ragazza avrei pensato che era nei succhi del suo desiderio che il mio pene scorreva.
Caro. . . caro. . . sei così dolce. Sospirò

Mi guardava assorta percorrere le mammelle tremolanti per le spinte che portavo nell’affondare fino a sentire contro il pube la fica calda, aperta come una bocca. Il piacere che sentivo salire rendeva famelica la mia bocca, avida la lingua che percorreva i seni opulenti ricoprendoli di saliva, fu quando incappucciata una punta presi a suggerne il capezzolo che mi sembrò di udire un suo sospiro.
Passando dall’uno all’altro ebbi la gioia di sentirli tendersi, poi quando cominciai a picchiettarli facendoli flettere, vibrare sotto i colpi della mia lingua, la bionda emise dei sospiri ritmati dal mio flagellare i bottoncini ormai duri mentre il membro veniva pian piano irrorato dagli umori del suo rinato desiderio.
– Ohhh caro. . . caro. . . Si lasciò sfuggire.
Mi sollevai. Cielo com’era bella Gabri con la sua espressione di dolce stupore, i capelli color grano fluenti sulle spalle, il lieve tintinnio dei gioielli che aveva voluto mettere per l’occasione, i seni simili a mele che ondeggiavano ad ogni entrare del membro, il ventre che si sollevava al suo ansimare, le mirabili colonne delle cosce forti che conducevano lo sguardo alla loro giunzione dove la fica si animava ad ogni mio entrare.
Anche Bea era ammirata dal corpo dell’amica, attirò il capo biondo contro di se accarezzandole i capelli, mormorando al suo orecchio parole che non capivo, i suoi occhi non si staccavano dal membro che andava e veniva provocando nell’amica dei lamenti dolcissimi.

– Ah ahhh. . . é bello. . . bello. . . ohhh mi hai fatto venir voglia!
Erano parole superflue, vedevo il suo desiderio dall’affanno del suo corpo, dai fremiti che lo percorrevano, dall’espressione di gioia che illuminava il bel viso, lo sentivo nel pene da come appariva bagnato e quando affondava, dal rumore che faceva come se entrasse in una bocca salivante.
– Amore, stai godendo? Chiese la mia dolce fidanzata.
– Si. . . si. . .
Nel rispondere Bea aveva voltato il viso, la sua bocca incontrò le bocca dell’amica, premendola in un bacio lascivo, soffocando in essa i lamenti che cominciavano a salire.
– Mhhh. . . mhhh. . . mhhh. . . mhhh. . .
Tutto il suo corpo era scosso dai colpi che portavo nel caldo suo ventre; io cercavo quel calore immergendomi sempre più velocemente felice di salire insieme alla bella i gradini del piacere.
Le ragazze avevano smesso di baciarsi e viso contro viso mi guardavano, Bea rossa in viso come se si vergognasse di vedermi agitare fra le cosce dell’amica, forse pentita ora che vedeva con quanta libidine affondavo nella fica che aveva baciato.
– Amore. . . ha haaa. . . ha haaa. . . si. . . si. . . oh così. . . cosi. . . cosi. . .
La bionda con occhi sfavillanti, la bocca aperta gemente non nascondeva il suo piacere, si abbandonava col corpo tutto, le mammelle ballonzolanti, lo lasciava salire, lo cercava col bacino sollevato, ondulante per sentirsi frugata dal membro che andava senza posa. Oh il piacere che mi dava quella ragazza straordinaria, le carezze che mi facevano la sua vagina, la sua fica, le cosce che sfioravano i miei fianchi, e sopratutto la provocazione delle natiche aperte nelle quali battevano i miei testicoli.

– Gabri. . . ohhh Gabri. . . godo . . . oh godo. . . Esclamai.
Era in lei che volevo scaricare la mia tensione, in lei che volevo annullarmi, nel suo corpo caldo, gioendo dei suoi fremiti, già i primi spasimi serravano morbidamente il pene, ancora un poco e. . .
– Nico. . . ohhh Nico. . . aspetta! Urlò quasi.
Mi fermai in fondo al suo grembo, la ragazza mi fissava come se mi lanciasse un appello.
– Cosa c’é amore? Chiesi.
Gli spasmi della vagina si erano chetati, gli occhi azzurri mi fissavano quasi dolorosamente.
– Lo sai Nico. . . lo sai! Rispose quasi vergognandosi.
Lo sapevo ma non pensavo di osare tanto davanti a quella che sarebbe diventata mia moglie. Bea si era alzata spostando lo sguardo da Gabri a me, mi vide estrarre il pene, inclinarlo strusciando la cappella sulla zona pelvica poi fra le natiche aperte dell’amica. Ancora incredula mi vide presentare il glande sull’ano rosa senza che questa protestasse. I suoi occhi incontrarono quelli della bionda.
– Gabri. . . lo vuoi veramente? Chiese.
– Si. . . Rispose questa abbassando pudicamente gli occhi.
Mi afferrai alle sue cosce spingendo lentamente. La bruna trattenendo il fiato guardava l’ano che si allargava aprendosi al cazzo che avanzava nel culo bellissimo. Gridolini quasi di spavento accolsero il turgore che la stava riempiendo ma si mantenne rilassata Gabri lasciandomi entrare nelle sue interiora, solo quando fui tutto dentro sentii la sua contrazione istintiva serrare la base della verga.

– Oh Gabri. . . Gabri. . . Non pot&egrave fare a meno di esclamare Bea.
– Te l’avevo detto che mi piaceva! Rispose questa con un timido sorriso.
Appena l’ano allentò la sua stretta, ritirai adagio la verga e adagio l’affondai fino in fondo premendo i testicoli nelle chiappe calde, sode. . . Bea vide l’espressione di doloroso stupore sul viso della bionda e udendo il lungo lamento accompagnare l’entrata del membro ne fu spaventata ma questa la rassicurò:
– Non fa male sai ma é grosso e. . . mi allarga talmente. . . Mi piace come fa salire il suo cazzo. . . un po mi fa senso ma. . . mi accarezza il buco per tutta la sua lunghezza ed é bellissimo!
Stavo gi arretrando e affondando, da principio fu un’inculata lenta poi udendo il gradimento della bella accelerai gradatamente. Ora eravamo in due a guardare il cazzo scomparire nelle belle rotondità, riapparire trascinando lievemente l’ano, scomparire facendo oscillare le gambe sollevate e aperte ad ogni mio sbattere contro il bel culo.
La bruna china sul ventre ansante non staccava gli occhi dalla fica nuda che il cazzo animava facendo muovere le labbra sottili come quelle di una boccuccia, facendo apparire il sesso più corto.
– Gabri cara. . . non pensavo fosse così. . . Disse Bea ancora incredula udendo l’amica manifestare il suo gradimento con gridolini estasiati
Vedendola chinare ancora mi aspettavo che la ragazza volesse baciare la fica che sembrava attirarla più di ogni altra cosa, invece poggiando la guancia contro la coscia sollevata guardava l’intimità esposta dell’amica con malcelata ammirazione poi vi avvicinò la mano passando le dita nel taglio umido.

– Oh Bea. . . cara. . . cara. . . Fece l’altra fra i lamenti.
L’intimità che si era creata fra di noi fece aumentare oltremodo la mia lussuria, il piacere che saliva faceva sì che sempre più rapidamente mi immergevo nel culo della bionda scuotendo il bel corpo. Gabri godeva senza vergognarsi dei guaiti che emetteva con la bocca aperta, i seni oscillavano con movimenti che la mia penetrazione rendevano inarrestabili.
Gridò, anch’io percepii le dita che Bea aveva immerso nella vagina accelerandone il godimento, ne sentii i movimenti attraverso la parete del grembo, era come se non esistesse, tanto premevano nel toccare il cazzo nel culo della bionda.
– Anchio lo sento sai. . . oh deve essere bellissimo. . .
Si interruppe alle grida dell’amica, sollevò il capo per guardarla, vide la sua espressione disperata, vide i suoi sussulti, ritirò le dita che avevano contribuito al suo piacere e vedendola prossima all’orgasmo l’abbracciò cercando le sue labbra ricevendo in bocca i suoi guaiti.
Le strette dell’orgasmo rallentarono la corsa del mio membro ma non lo fermarono e neanche impedirono alla bella di gustare il suo godimento tanto il bel orifizio era lubrificato. Rallentai la corsa del pene ormai agli stremi per assaporare ancora il piacere di quell’inculata troppo breve, le ragazze mi guardavano, Gabri con l’espressione beata che dà il soddisfacimento, Bea il viso arrossato per aver assistito ad un atto che ora la turbava.

Entrambe spiavano il mio godimento, lo videro salire, la bionda lo assecondò oscillando avanti e indietro sulle gambe, muovendo il bacino, ondulandolo per meglio accarezzarmi con l’ano che stringeva e rilassava.
– Gabri. . . oh amore. . . sei meravigliosa. . . meravigliosa. . . ah ahhh. . . achhh. . . ha ha ha. . . oh si. . . brava. . . brava. . . ohhh cosi. . . cosi. . .
Aggrappata ai bordi del tavolo andava avanti e indietro, la sostenevo alle cosce per aiutarla ad infilare il culo sul cazzo muovendo adagio le reni tanto la carezza era soave. Anche quando iniziai ad eiaculare non ci fermammo e fu bellissimo!
Bea vedendo il godimento illuminare il mio viso arrossì maggiormente. Gabri sentendosi irrorata si era fermata e tenendo l’ano rilassato mi lasciava scorrere nel calore delle sue viscere finché mi piantai in fondo e abbracciandola cercai le sue labbra.
Il nostro bacio non fu sensuale ne voluttuoso per la pace che stava subentrando in noi, fu un bacio di gratitudine per il piacere che ci eravamo dati, Bea era scomparsa, udendo l’acqua scorrere rimanemmo ancora abbracciati, la ragazza mi accarezzò i capelli.
– E’ la prima volta che godi dentro di me in questo modo, é stato bellissimo!
– Anche per me. . . Bea si sarà offesa? Chiesi.
– Non credo, ad ogni modo lascia fare a me. Aspetta, ti laverai dopo!
Il pene ormai molle era uscito dal suo caldo ricettacolo trascinando dello sperma che colò fra le sue natiche. Gabri corse in camera da letto, riapparve passandosi la tovaglietta fra le cosce, mi asciugo delicatamente il pene poi uscendo disse ancora.
– Aspetta, d’accordo?
Continua. Entrai nel cucinino, era rimasto era rimasto un po di caff&egrave anche se freddo, lo bevetti poi girai per la casa ammirando il gusto di quell’ospite tanto singolare. Anche se fuori era ancora giorno, Gabri aveva chiuso tutte le persiane, le finestre aperte lasciavano entrare un’arietta piacevole favorita da una porta lasciata aperta, dal bagno proveniva il rumore della doccia e la voce smorzata delle ragazze.
Mi chiesi se quella serata avesse incrinato il mio rapporto con Bea, malgrado i miei propositi mi stavo comportando come mi ero comportato da perfetto libertino. Mi accorsi che l’amavo profondamente e che dovevo fare in modo che il mio rapporto con Gabriella non andasse oltre il gioco erotico.
Il rumore dell’acqua era cessato, ora udivo senza capire il parlottare delle due, non vi erano parole risentite anzi, sembravano entrambe di buon umore, le loro frasi giungevano frammiste a risate.
Accesi una sigaretta, ebbi il tempo di fumarla completamente prima che ritornassero. Il loro sorriso mi rassicurò, si erano pettinate e truccate con una punta di civetteria, i gioielli che Gabri aveva conservato rendevano ancora più prezioso il suo viso, un rossetto discreto metteva in risalto la forma delle sue labbra. . . Avrei voluto dir loro quato erano belle, vestite della loro nudità. Bea si sedette sul divano, la bionda mi venne vicino sussurrandomi:
– Tutto a posto! Poi più forte:
– Va, e non farci aspettare!

Feci rapidamente la doccia fischiettando allegramente, mi asciugai pregustando il piacere di essere ancora in compagnia di quelle splendide creature, il pensiero che una di esse stava per diventare mia moglie era scomparso dalla mia mente, Gabri me lo ricordò appena fui nuovamente davanti a loro.
– Lo sai che Nico temeva di averti persa?
– Persa perché?
Nel chiederlo Bea lasciò lentamente uscire il fumo dalle labbra che ora avevano una piega ironica, anche la bionda stava fumando. stranamente in loro non vedevo altra differenza salvo la loro bellezza così diversa ma ugualmente desiderabile.
– Per quello che ci hai visto fare, pensa che tu ti sia arrabbiata talmente che. . .
La risposta dell’amica provocò in Bea una smorfia buffa, mi squadrò apertamente soffermandosi sul pene che pendeva ancora inerte.
– Sono molte le donne alle quali l’hai messo nel sedere? Chiese sfacciatamente.
– A tutte quelle che lo hanno accettato.
– E. . . sono molte? Chiese ancora.
– Tutte! Risposi poi fissandola mi corressi:
– Quasi tutte. . .
– Aspetta a dirlo . . . Gli sfuggì, arrossi deliziosamente poi:
– Perché?
– Perché se hanno un bel culetto non si vergognano a goderne! Dissi provocando la risata della bionda, Bea arrossi maggiormente quando chiese:

– E il mio com’é?
– E’ il più bel culetto che abbia mai visto!
Strizzai un occhio a Gabri che comprese. L’erezione del membro dava peso alle mie parole, Bea seguì con occhi spalancati l’ergersi della mia verga poi si scosse:
– Beh non sono proprio arrabbiata ma un pochino sì . . . con tutti e due dovete farvi perdonare!
– Io sono pronta e. . . anche lui! Fece Gabri indicando il mio membro teso e ondeggiante.
Risero alla battuta, risi anch’io mentre si alzavano. ridevano ancora varcando la soglia della camera. Qualcuno aveva rifatto il letto e messo dei cuscini contro la spalliera; Bea vi salì mettendo in mostra il culetto delizioso e l’adorabile gnocchetta i cui peli radi mostravano la pelle sottostante e la fessurina del sesso.
Anche la bionda salì e prima che si adagiasse accanto alla bruna potei ammirarne il culo pieno e il bagliore rosato della sua fica che le labbra spesse sembravano incapaci di contenere. Salii anch’io appoggiando la schiena accanto a Bea; Gabri si chinò subito sul volto dell’amica.
– Come possiamo farci perdonare?
– Dovete saperlo voi, io aspetto!
Malgrado le parole sfrontate il lieve affanno che sollevava il suo petto diceva dell’emozione che stava provando volgendo gli occhi ansiosi, quasi imploranti da Gabri a me. Fu con sollievo che vide il volto della bionda avvicinarsi, chiuse gli occhi quando le labbra sfiorarono le sue poi la lingua calda le lambirono delicatamente.

Socchiuse lievemente le labbra come se sorridesse permettendo alla lingua di Gabri di passare fra di esse accarezzandole. Il vedere due donne in amore ha sempre avuto su di me un fascino straordinario perché sanno come risvegliare la sensualità con una raffinatezza che non é mai volgare.
Ho imparato molto dalle mie compagne di piacere e sono loro grato per quello che mi hanno insegnato nei loro trasporti amorosi.
Bea sfiorò appena con la sua la lingua della bionda attirandola nella sua bocca, solo allora le labbra si toccarono, si premettero poi le due muovendo il viso lasciarono le lingue muoversi da sole nelle bocche, accarezzarsi, suggersi. . .
Provavano lo stesso desiderio, la mano di Gabri si posò sul seno dell’altra poi scese impaziente lungo l’addome, il ventre. Bea socchiuse le gambe permettendo alla mano di scendere fra le sue cosce, le dita insinuarsi fra i peli per conoscere il suo desiderio; anche Bea allungò la sua fra le cosce della compagna, vidi le dita muoversi nella fica nuda, umida.
La bionda aveva sollevato il viso, le due si fissarono intensamente. . . Fossero state sole era a questo punto che una di esse si sarebbe voltata per dare inizio ad un appagante sessantanove, invece la bruna cinse con le braccia le spalle della compagna per attirarla. Gabri spostandosi coprì il corpo minuto, la bruna raccolse i piedi contro il sedere e spalancando le cosce accolse fra di esse i fianchi dell’amica.

Le bocche si fusero ancora, il loro bacio divenne lascivo per il contatto delle loro pelli. La bruna mostrò il suo gradimento muovendosi languidamente, cercando un contatto più preciso, più intimo. Quando le bocche si staccarono Gabri si sollevò sulle braccia per strisciare i seni su quelli della compagna sospirando anch’essa al contatto dei capezzoli.
Ero incantato dalla sensualità che le due sprigionavano. Ricordavano due atlete dell’antica Grecia che nei giochi ludici lottano ignude e la vincitrice é quella che riesce a mantenere immobile l’avversaria. L’illusione era quasi perfetta, la più forte gravava sul corpo immobile dell’altra fissandola con aria trionfante, solo che il loro gioco era ben diverso, la vincitrice si muoveva e spingendo sulle braccia si strusciava sull’avversaria che già si era arresa.
Bea il viso volto sul cuscino aveva un’aria di dolce sofferenza per le sensazioni che le procurava il corpo caldo che lentamente scendeva lungo il suo accarezzandolo con le mammelle dure, col ventre che sentiva contro il pube. Già il viso era fra i suoi seni mentre la sua bocca, la sua lingua risaliva or l’una or l’altra sua tettina facendola sospirare.
– Gabri, ti prego. . . ti prego. . .
Il corpo scese più rapidamente, sentì sul ventre i sodi promontori della compagna e quando li sentì fra le cosce sollevò d’istinto il bacino. Era un capezzolo quello che entrava nella sua fica? La bionda passava il seno nella sua fessurina guidandolo con la mano, Bea sospirò ancora per la dura morbidezza che la premeva poi gemette al turgore graffiante che percorrendo le sue carni più sensibili strusciava poi sulla sua crestolina.

– Casa fai Gabri. . . cosa fai! Protestò.
Avrebbe potuto chiudere le gambe sottraendosi al contatto che la turbava invece subiva l’immorale gioco restandone affascinata; il turgore che sentiva nell’apertura vaginale era il capezzolo che la bionda intingeva spingendo come se volesse far entrare nel suo grembo l’intero seno poi sollevandosi sulle ginocchia esibì il bottoncino rosa teso e l’aureola luccicanti come se una bocca vi avesse salivato.
La medesima lussuria che dimostrava la bionda si impossessò di Bea e anche di me vedendola sollevare con entrambe le mani la mammella e chinando il capo incappucciare con la bocca la punta per suggere golosamente i succhi amorosi della compagna. Non resistetti e protendendomi sulla bruna coprii con la mia la bocca aperta per lo stupore.
Il nostro fu un bacio voluttuoso, le nostre lingue si cercarono, si accarezzarono, si lambirono mentre la mia bella si contorceva per le sensazioni che pervadevano il suo sesso. Le mie mani percorsero il suo petto impossessandosi delle mammelline umide, le mie dita si strinsero sui capezzoli scivolosi di saliva facendo gemere la dolce fanciulla che ora succhiava tanto golosamente la mia lingua che lo interpretai come un invito.
Mettendomi in ginocchio avvicinai a lei il ventre, Bea volse il viso e vedendomi inclinare il membro aprì la bocca.

La bionda abbracciata alle sue cosce sollevate stava calando il viso nel vello scuro, al lamento della ragazza gli misi il miocazzo in bocca. Fin dalla prima volta, era sempre stata lei Bea a volerlo prendere, i bocchini che mi faceva erano deliziosi perché spontanei, ma ora. . . Aveva chiuso su di esso le labbra come se quello fosse l’oggetto che bramava per calmare la sua fame. Ora che sono passati più di due anni mi meraviglio ancora della foga che quel giorno la mia fidanzata mise in atto ma allora era la logica conseguenza dell’atmosfera che si era creata.
Nello specchio vedevo l’agitarsi della mia amata, il sollevare del suo bacino il suo ondulare per meglio offrirsi alla bocca che si abbeverava al suo sesso. E gemeva Bea tenendomi premuto contro di lei soffiando sul mio ventre l’alito affannoso, bruciante, le labbra serrate quasi alla base del membro aspirandomi golosamente come se volesse ingozzarsi col mio cazzo.
– Ohhh Bea. . . piano. . . piano. . .
Non si rendeva conto la cara ragazza che così facendo non avrei potuto resistere alle sue sollecitazioni ma lei ascoltando solo il piacere della sua fica non smetteva il succhiare che era talmente ingordo che la mia libidine salì alle stelle. Riuscii in parte a sottrarmi e vincendo la forza delle braccia avvinghiate alle mie cosce riuscii a muovere le reni scorrendo fra le sue labbra allentando la mia tensione.
– Ecco amore. . . brava . . si così. . .
Sollevò su di me gli occhi e per un po tenne morbide le labbra ma la lingua che la bionda faceva danzare nelle sue carni produceva un rumore talmente allappante che alimentò nuovamente la sua ingordigia spronandola a far andare avanti e indietro la bocca lungo il mio cazzo.

– Mpfhh. . . mpfhh. . . mpfhh. . . Produceva il suo succhiare.
I gemiti della bella e il mio rantolare soverchiarono il rumore prodotto dalla bocca sul mio pene, della lingua nella vulva della mia amata, fra poco avremmo superato insieme la soglia del godimento!
Con uno sforzo riuscii a sottrarmi del tutto, la bruna con aria sofferente volse il viso guardando il capo dai capelli dorati muoversi ancora fra le sue cosce, incapace di sottrarsi alla lussuria che la portava rapidamente al piacere. Ginocchioni mi portai accanto alla bionda, Gabri accorgendosi del mio avvicinare sollevò il viso.
Il membro grondante di saliva che non oscillava neppure tanto era teso fu per la bionda più eloquente di mille parole. Senza nulla dire si sedette accanto all’amica, la schiena sui cuscini e abbracciatala ne baciò delicatamente le labbra poi insieme guardarono mentre prendevo posto fra le ginocchia sollevate della bruna.
Se prima Bea non voleva sottrarsi all’ardore con il quale la bionda baciava il suo sesso, il suo puntare le ginocchia contro il mio petto per allontanarmi mi sorprese ma quando le aprì ai lati del petto capii. L’intera sua vulva era ricoperta di saliva, gli inguini, l’interno delle cosce vicino al sesso erano bagnate, guardai il viso della sua compagna, le labbra, il mento, il naso e parte delle sue guance bagnate dicevano dell’irruenza del suo cunnilingus.
Bea portò le mani a coprirsi la vulva, le allontanai facendo quasi forza allora compresi che quel suo gesto non era dovuto al suo tardivo pudore ma alla vergogna.

– Gabri. . . non dovevi baciarmela così! Disse.
La fica della mia amata non aveva più l’aspetto di quella di una giovinetta, l’eccitazione alla quale l’aveva portata l’ardore dell’amica aveva reso talmente turgide le piccole labbra che ora si innalzavano dalle carni aperte con delle pulsioni che le muovevano sensibilmente dal clitoride all’apertura vaginale dischiusa come se contenesse un pene. L’interno delle natiche era bagnato, il bottoncino dell’ano era abbondantemente ricoperto di saliva, la bionda fece sì col capo. . .
– Nico. . . se me la tocchi vengo! Avvertì la mia fidanzata.
Premetti sulle sue cosce, Bea passò le braccia sotto la piega delle ginocchia attirandole contro il cuscino al quale era appoggiata esponendo il culetto aperto. L’aver assistito la sua amica nel nostro rapporto anale l’aveva indotta ad accondiscendere a quello che sapeva essere il mio desiderio.
Una ragazza quando accetta di dividere un uomo con una partner esperta é invariabilmente portata ad imitarne il comportamento anche se per farlo deve vincere il suo naturale pudore. E’ quello che stava succedendo alla mia fidanzata e quando nel suo cunnilingus Gabri oltre al suo sesso aveva rivolto le sue attenzioni a quella parte così intima, aveva capito che non lo faceva per eccitarla come le altre volte ma per prepararla, come nel bagno si erano entrambe preparate con le irrigazioni che ora davano ad entrambe quello strano languore.

Mi avvicinai maggiormente e guidando il glande sull’orifizio del culetto indifeso mi protesi su di lei. La ragazza non protestava ma tremando mi guardava trattenendo il respiro.
– Ahiaaaa. . . Fece sentendomi spingere.
– Ahiii. . . ahiii. . . ahiii. . . Esclamava ad ogni mio premere.
Ora era nella mia bocca che si lamentava e anche se aveva socchiuso i denti alla mia lingua non partecipava al bacio mentre io follemente arrapato tentavo di forzare il tenero buchino spingendo con forza sul pene.
– Rilassati cara. . . così ti farà male! Rassicuro Gabri al nostro fianco.
Benché l’ano fosse abbondantemente lubrificato non mi riusciva di forzarlo tanto Bea serrava lo sfintere. Le sue grida mi indussero a fermarmi; continuare avrebbe procurato alla mia amata solo dolore e anche riuscendo nel mio intento, sarebbe stato uno stupro. Sollevai il viso.
– Mi dispiace amore. . . non riesco. . . non riesco. . .
Lo disse con voce tremante, i lacrime che spuntarono dagli occhioni scuri mi fecero vergognare, il glande contro la sua rosellina ne percepiva il calore e le chiappette morbidamente strette all’asta erano terribilmente tentanti.
Con la mano feci superare al membro il breve tratto liscio per presentarlo sull’apertura della vulva mentre baciavo amorosamente i suoi occhi, bevevo le sue lacrime poi cercando la sua bocca entrai lentamente nel calore del suo ventre.
Partecipò subito al mio bacio sospirando per il membro che sentiva muovere nella vagina, le sue braccia mi strinsero forte poi le sue mani corsero sulla mia schiena, sul mio sedere per spingermi tutto dentro di lei.

La paura di poco prima aveva smorzato il suo desiderio che ora saliva nuovamente ad ogni affondare del membro. Glielo davo lentamente, fino in fondo respingendo l’inizio del suo utero, il petto contro le dure montagnole dei suoi seni, l’abbracciavo insieme alle sue gambe, mantenendo la ragazza piegata in due per sentire la fica bagnata, soffice, premere alla base della verga quando ero tutto dentro di lei, i testicoli nelle chiappette umide.
Bea gemeva nella mia bocca, io sospiravo per il piacere che saliva dal cazzo in movimento.
– Mhhh. . . mhhh. . . mhhh. . .
La bocca sotto la mia si fece famelica, la lingua che dimenava sottraendola al mio succhiare mi mise addosso una libidine folle. Tenendo la ragazza inchiodata contro il cuscino feci scivolare le mani al suo culetto, le dita nella soda morbidezza delle natiche accarezzarono adagio il bottoncino bagnato poi uno di essi. . .
– Mhhhhh! ! !
Non dovetti forzarla, il dito entrò con estrema facilità, Bea strinse appena i muscoli dell’ano ma subito li rilassò lasciandomi scorrere nel suo culetto.
– Mhhh haaa. . . mhhh haaa. . . mhhh haaa. . .
La ragazza gradiva quella stimolazione, lo capivo dalle esclamazioni che emetteva, dai suoi tentativi di muovere il bacino, dal fiotto caldo che irrorava lo scorrere del membro, poi voltando il viso sottrasse la bocca per dire in un sospiro:
Ahhh amore. . . prova ancora. . . si, prova!

Nel raddrizzarmi uscii dal suo grembo, liberate dal mio peso le gambe di Bea si sollevarono. . . Avanzando con le ginocchia aperte ai lati del suo culetto lessi nei suoi occhi una sorta di esaltazione; con entrambe le mani afferrò il pene inclinandolo nelle chiappette, lo mosse. . . Ebbe un fremito sentendolo contro il buco del suo culo, lo mantenne puntato mentre diceva con voce rotta dall’emozione:
– Adesso amore. . . si, adesso!
Chiuse gli occhi appena mi sentì spingere. L’ano da principio rilassato si aprì ma l’istinto glielo fece contrarre, respingere il glande; allora Gabri che aveva seguito la scena si chinò su di lei coprendo la bocca con la sua poi la sua mano scese lungo il corpo tremante. Quando incontrò la fica matida le sue dita si mossero sul clitoride masturbandolo adagio, delicatamente.
La bruna sospirò fortemente poi sotto gli stimoli di quella carezza, prese a mugolare nella bocca aperta sulla sua. Durante tutto quel tempo non avevo smesso di spingere delicatamente per il timore di procurare dolore alla mia bella. Dopo non molto la ragazza si rilassò abbastanza da consentire all’ano di aprirsi.
La udii guaire nella bocca che la baciava ma non contrasse più i muscoli malgrado si sentisse allargare; ebbi la gioia perversa di sentire il cazzo avanzare nel caldo delle sue interiora. Si lamentò per tutto il tempo che durò la mia penetrazione, scalciò nell’aria, guaì ancora ma ormai ero nel suo culetto.

– Amore. . . sono dentro di te! Esclamai con malcelata soddisfazione.
A quelle parole la bionda sollevò il viso anch’essa visibilmente soddisfatta. anche Bea mi guardava con lo smarrimento che le dava la presenza che sentiva nelle interiora.
– Ohhh Nico. . . Nico. . .
Non pot&egrave dire altro che già mi ritiravo lentamente e lentamente affondavo per non spaventare la bella ma non mi trattenni dallo spingere a fondo il cazzo fino a sentire i testicoli nelle sue chiappette, Ripresi ad andare nel piccolo culo beandomi delle flebili grida che accompagnavano il mio scorrere. Le esclamazioni con la quale accoglieva il membro non erano più di dolore ma non erano ancora di piacere; lo stupore di sentirsi allargare fece riemergere il suo timore.
– Nico. . . mi stai già inculando? Chiese con improvviso spavento.
L’ingenuità della domanda provocò la risata della bionda. Cessò la sua masturbazione e ritirata la mano guardò il membro che ad ogni suo entrare respingeva il ponte pelvico animando la piccola vulva, facendola apparire più corta. Ora erano i seni che Gabri accarezzava premendo le mammelline come se volesse plasmarle; le aureole brune si incupirono maggiormente emergendo insieme ai capezzoli tesi, provocanti.
– Si, sono nel tuo culetto. . . lo volevo sai e ora. . .
– Toglilo ti prego. . . non sapevo fosse così. . . no, no, non voglio più. . . non. . .

La bocca che ricoprì la sua smorzò la protesta che si trasformò in mugolii indistinti. L’effetto di quel bacio fece momentaneamente rilassare la bruna consentendomi di incularla ancora ma per poco perché sottraendosi alla bocca dell’amica urlò dimenandosi:
– Nico non voglio. . . no. . . no. . .
Ero arretrato, mi fermai. Sentivo l’ano pulsare attorno alla cappella, ero indeciso fra la mia voglia di continuare il possesso del bel culetto e il timore di offendere la mia fidanzata. Gabri venne in mio aiuto.
– Invece sì. . . so che lo vuoi! Disse fissandola con un sorriso rassicurante.
Le sue mani furono nuovamente sulla vulva della compagna, si spostò chinandosi sul ventre teso e con dita delicate scostò i peli lisciandoli ai lati del sesso, lasciandoli incollati per la saliva di cui erano pregni.
– Non pensavo che avere il cazzo nel sedere facesse così bella la tua fichetta! Anche la mia era così Nico? Chiese incantata.
– Si. . . anche la tua era stupenda!
Era vero solo in parte, la fica di Bea appariva molto più bella, forse per i peli nerissimi che l’incorniciavano mettendo in risalto le carni accese. Il cazzo che apriva il suo culetto aveva fatto scomparire quasi del tutto l’apertura vaginale ma aveva aperto le labrette brune. La bionda ne fu attirata. . .

– No. . . no. . . Protestò ancora la bruna.
Ma non si agitava più, mollemente adagiata contro il cuscino subiva il torbido fascino dell’amica non sapendo se sottrarsi o accettare la situazione che anche lei aveva contribuito a creare e quando sentì sul ventre la carezza dei capelli biondi e la calda guancia premere contro la sua coscia, si arrese.
– Oh Gabri. . . cosa vuoi fare? Chiese con smarrimento.
Ma lo sapeva perché si tese sollevando il bacino, per un istante col suo movimento l’ano si contrasse facendo sentire la sua morbida stretta. Chinandosi maggiormente la bionda sfiorò col capo il mio ventre nascondendo l’intimità esposta; solo il viso della ragazza atteggiato a dolce sofferenza e il lento adagiarsi del suo bacino accompagnato da un lungo sospiro dicevano dell’attenzione che riceveva il suo sesso.
Appena sentii l’ano rilassarsi del tutto spinsi respingendo il capo biondo e con infinita soddisfazione affondai nuovamente nel calore del bel culetto.
– Haaaa! ! ! Fece la bruna.
Non protestò più lasciandomi indietreggiare e affondare nuovamente e ancora, ancora, la bionda accompagnava il mio lubrico movimento tenendo il capo premuto al mio ventre senza staccarsi dall’intimità dell’amica così che lo scivolare delle sue labbra, della sua lingua rendevano accettabile lo scorrere del cazzo che aveva nelle natiche, accogliendolo con dei lamenti che acuivano la mia libidine.

– Bea. . . amore mio. . . é bello essere dentro di te, hai il culo caldo. . . accogliente. . . é lì che volevi il mio cazzo vero? Lo senti amore? E’ dentro di te. . . ohhh hai il buchino stretto e. . . sento la cappella talmente gonfia che se uscissi adesso ti farei male!
Lo so, non sono parole da dirsi nell’inculare una fanciulla ma era tanta la mia esaltazione che sospiravo, soffiavo sentendo il piacere salire nel mio pene. Ma era vero, sentivo il glande talmente gonfio che credevo veramente avrei provocato dolore alla mia bella se l’avessi estratto all’improvviso dal suo culetto.

Bea mi guardava con il viso rosso di vergogna e di eccitazione, i suoi lamenti facevano pensare ad una martire. Non riuscì a sostenere oltre il mio sguardo e voltato il capo sul cuscino continuò a lamentarsi con voce infantile poi non riuscì a trattenere quello che provava.
– Si. . . haaaa. . . l’ho voluto nel culetto da quando. . . mhhh Gabri mi ha detto quello che avete fatto quel giorno. Mhhh ha haaa. . . poi ho guardato mentre. . . l’inculavi e. . . ha haaa. . . l’ho vista godere! Non mi sembrava brutto. . . ma ora. . . ha haaa. . . Oh mi vergogno Nico. . . vorrei che tu. . . ha haaa. . . lo togliessi ma. . . mhhh mi piace. . . haaa. . . Oh si. . . fai godere anche me. . . haaa. . . così amore ha haaa. . . così. . . così!
Le esclamazioni che strappava alla bella si levavano coprendo in parte le sue parole e a mano a mano che esprimeva il suo gradimento la penetravo con foga sempre maggiore.

– Ha haaa. . . ha haaa. . . oh si amore haaa. . . non fermarti. . . oh si haaa. . . fai forte haaa. . . forte haaa. . . di piu haaa. . . di piu. . . di più. . .
Il mio ventre picchiava respingendo l capo della bionda che non riuscendo più a mantenere il contatto col sesso dell’amica si era sollevata e portandosi al mio fianco guardava con stupore la bruna.
Bea aveva ora mi guardava con doloroso smarrimento accanirmi nei suoi glutei con colpi che la scuotevano ad ogni battere. Il godimento che saliva in noi ci faceva guardare con infinito amore come la prima volta che ci eravamo dati uno all’altra nel campo di grano.
– Ha haaa. . . haaa. . . godo sai amore? Haaa. . . oh si. . . haaa. . . oh dammelo haaa. . . spingilo tutto haaa. . . fino in fondo. . . haaa. . . fino in fondo!
Ora era solo col mio cazzo che la bella godeva non vergognandosi più di farsi vedere dall’amica nel suo piacere. La bionda guardava incantata la fichetta animata dai miei movimenti. Era bella Bea nella sua lubrica lussuria, aveva portato la mano ai seni fermandone l’ondeggiare ma li premeva, li schiacciava, ne tirava i capezzoli facendo descrivere alle punte dei cerchi ampi e gemeva, gemeva. . .
Soffiavo come un mantice sudando nello sforzo di accontentare la mia bella. Bea sembrava insaziabile, se prima era restia a darmi il culetto ora me l’offriva con degli scatti, delle ondulazioni che mettevano a dura prova la mia resistenza.
Eccolo amore. . . haaaa. . . per il tuo cazzo. . . ahhh ora capisco. . . mhhh il piacere che si prova a essere. . . Sapere che. . . ahhh quello che va e viene nelle mie natiche é un cazzo. . . mhhh il tuo cazzo. . .

Le gambe sollevate oscillavano ad ogni mia spinta, l’ano dilatato offriva ora poca resistenza allo scorrere del pene ma se rallentava il salire del nostro godimento, consentiva ad entrambi di assaporare in tutte le sue sfumature la complicità particolare che dà il compiere una cosa proibita.
– Guarda amore. . . ohhh come entra bene il tuo cazzo. . . il mio culo é aperto e. . . ohhh scorre. . . mhhh mi accarezza. . . mi riempie. . . oh é stupendo. . . stupendo!
Poche sono le donne che ammettono il piacere che provano a essere inculate, pensano sia roba da donnacce, non sapendo di privarsi di quella carezza particolare, raffinata che il membro procura ad una delle parti più erogene del loro corpo.
Era con gioia che Bea muoveva il culetto per consentire al membro di frugarla godendo delle sensazioni che le dava il suo oscillare. La bionda non esisteva più, contava solo quello che sentiva il suo corpo, dalla fica aperta un rivolo ambrato scese oltre il pelvo, sull’asta di carne che apriva il suo sfintere. Era tanta la mia eccitazione che presi a scorrere velocemente sbattendo i testicoli nelle sue chiappette la cui freschezza contrastava con il calore che sentivo dentro di lei..
Le grida che la ragazza emetteva ad ogni mio affondare erano di gioia e mi incitavano a proseguire la penetrazione che ora gradiva oltremodo.
– Ahhh lo sento. . . si, sbattilo forte. . . mhhh. . . fino in fondo. . . ahhh cosi. . . cosi. . . si. . . voglio sentirti schizzare. . . mhhh. . . ricevere nel culo il tuo piacere!

Le sue parole mi spronavano a immergermi nelle tenere natiche, il piacere che saliva in me mi fece accelerare i colpi di reni.
– Ahhh. . . cosi. . . cosi amore! Ah. . . ah. . . ah. . . ah. . . oh godo. . . godo. . .
Piccole grida si levavano dalla sua bocca, ed era bella Bea con le mammelline sobbalzanti, il ventre fremente, gli occhi accesi che fissavano il mio volto congestionato dal piacere che saliva. . . saliva. . . Urlò all’improvviso:
– Oh. . . si. . . si. . . sto godendo. . . oh amore. . . inculami. . . sbattimi. . . sfondami. . .
Non sapeva quello che diceva, era sorpresa dal piacere che provava lasciandolo salire, assaporandolo con l’ano rilassato, aperto al mio scorrere mentre affondavo senza posa, fu la contrazione involontaria del suo sfintere nell’imminente orgasmo che scatenò il mio, affondai fino in fondo e mi immobilizzai urlando:
– Ahhh. . . cara! Sto venendo. . . ahhh. . . prendi. . . prendi. . . ahhh. . . ahhh. . .
Quasi venni meno dal piacere, la mia bella vide la mia espressione estasiata, fece una cosa che non mi aspettavo, puntò i piedi, si sollevò e stringendo l’ano attorno al pene iniziò ad ondulare sollevando e abbassando il bacino, scorrendo con le natiche sul mio membro. Sobbalzai dentro di lei nel godimento rantolando di piacere mentre Bea facendo forza sulle gambe strette ai miei fianchi si muoveva languidamente impalandosi lei stessa sul cazzo in orgasmo.

– Ah amore. . . ti sento. . . mhhh. . . stai schizzando nel mio culo. . . ahhh si, riempilo. . . ah cosi. . . amore. . . così. . .
Si mosse per tutto il tempo che durò il mio piacere stringendo e rilassando l’ano mentre scorrendo sulla verga la spremette fino all’ultima goccia. Solo quando vide il mio viso distendersi si lasciò andare.
– Oh amore. . . amore. . . Disse.
La presi alla vita e con veloci colpi di reni la penetrai ancora freneticamente, Bea si agitò gridando a bocca aperta, il corpo scosso dai colpi che mi cacciavano nel culo bellissimo facendo andare i seni su e giù oscenamente. Temevo che il pene perdesse la sua rigidita lasciando la ragazza inappagata per questo mi accanivo nei suoi intestini come un forsennato ma i miei timori si rivelarono infondati perché presto urlò:
– Ahhh. . . oh stò venendo. . . oh. . . oh. . . Ahhh. . . amore. . . oh dammelo. . . dammelo! Mhhh. . . ah si. . . si. . . si. . .
L’ano si strinse, si rilassò, si strinse ancora fortemente imprigionandomi nella sua calda morsa, si era immobilizzata con la bocca aperta, gli occhi imploranti portò la mano al ventre, la precedetti accarezzando la fica matida, massaggiando il clitoride finché la sentii rilassarsi, allora estrassi il pene dalle sue natiche e lo immersi nel suo grembo e stendendomi su di lei la penetrai con lunghi colpi soffocando i gemiti di piacere che salivano ancora dalla sua gola. Venne ancora gridando nella mia bocca poi al termine dell’orgasmo accarezzò la mia lingua con la sua, l’attirò in bocca suggendola dolcemente.
Rimanemmo a lungo uniti sesso a sesso, bocca a bocca, le sue mani scesero lungo la mia schiena mantenendomi dentro di lei finché cessarono del tutto le contrazioni della sua vagina e il pene ormai molle scivolò fuori dalla guaina calda del suo ventre.

Gabri era scomparsa, la ritrovammo sotto la doccia, uscì facendomi posto, ero matido di sudore, lasciai scorrere su di me l’acqua tiepida, poi regolai la temperatura, il getto fresco mi ritemprò. La bionda finì di asciugarsi, guardò l’amica accovacciata sul bidet.
– Allora, ci siamo fatti perdonare? Chiese.
– Oh si, sopratutto Nico. . . ma anche tu. Perché te ne sei andata?
– Ero talmente eccitata che se rimanevo mi sarei masturbata. . . Ho dovuto fare una doccia fredda ma anche adesso. . . Non volete che mi masturbi vero?
– No, &egrave brutto godere in quel modo. . . vero Nico?
Parlando guardava l’amica in piedi davanti a lei, era incantata dal corpo pieno il cui desiderio tendeva i capezzoli facendoli apparire innaturalmente lunghi. La sua mano risalì l’interno delle gambe, la bionda le socchiuse lasciandola proseguire fra le sue cosce, quando la sentì premere sotto il suo sesso chiuse gli occhi.
– Cara. . . hai la fichetta tutta bagnata! Aspetta un momento. . . Disse Bea.
Si alzò e afferrato l’asciugamano se lo passò fra le cosce, fra le natiche, poi prendendo per mano l’amica la trascinò quasi correndo fuori dal bagno. Le seguii guardando i corpi bellissimi, le natiche tremolanti nel loro camminare spedito e quando varcai anch’io la soglia della camera, il mio pene era nuovamente in avanzata erezione.
Continua. In cucina il caffé era sul fornello, la padrona di casa stava ritornando dal bagno, accese il fuoco sotto la caffettiera poi si girò.
– Vi do cinque minuti, sbrigatevi! Disse.
Sotto la doccia Bea ed io ci insaponammo cameratescamente poi ci sciacquammo dirigendoci a turno il getto tiepido, Bea si chinò col sedere in su aprendosi le chiappette.
– E’ arrossato? Chiese.
– Non molto, solo un pochino.
Raggiunsi Gabri, il caff&egrave era già versato, portai il vassoio con le tazzine, mi seguì con la zuccheriera.
– E Bea? Chiese una volta seduti.
– L’ho lasciata ma torna subito.
Bea rientrò sedendosi sul divano accanto a lei, bevemmo la nera bevanda parlando dei preparativi del matrimonio, mi alzai portando il vassoio con le tazzine in cucina lasciando le ragazze a discutere di vestiti. Quando ritornai, la mia fidanzata interruppe la sua frase.
La sorpresi a guardare il mio pene che pendeva inerte mettendomi non poco in imbarazzo. In genere dopo un rapporto uso conversare con la mia partner, le donne trovano molto carino che il mio interesse per loro non sia solo sessuale e inoltre questo in genere mi permette di riprendermi.
Ma Bea era come quelle bambine che trovato un nuovo giocattolo non vogliono staccarsene; la bionda trovò il modo di distrarre l’attenzione della sua amica togliendomi dall’impaccio. Passò il braccio attorno alle sue spalle attirandola con dolcezza e quando questa volse il viso le loro labbra erano vicinissime.
– E da più di una settimana che non giochiamo più noi due. . .
Andai a cercare le mie sigarette, ne accesi una. . . Quando ritornai le trovai che ad occhi chiusi muovevano languidamente i loro visi sfiorandosi con le lingue umide che si cercavano accarezzandosi dolcemente senza lambirsi; le labbra aperte mostravano i denti brillanti come se le due stessero sorridendo ma il sollevarsi e abbassarsi dei loro petti diceva dell’emozione che stavano provando.
La scena era di un erotismo straordinario, i corpi immobili, i busti eretti non si sfioravano neppure, irrigiditi com’erano nel percepire le sensazioni che dava loro il lieve toccarsi delle loro rosee appendici.

I loro visi si separarono, gli occhi si aprirono, quelli della bionda scesero alle tettine della mia amata, vi portò le mani, Bea porse il busto guardando assorta la lingua danzare sui suoi capezzolini, la vidi chiudere nuovamente gli occhi. . .
Non dissero nulla perché nessuna parola avrebbe potuto descrivere la loro emozione, si alzarono insieme e abbracciate come degli innamorati attraversarono la stanza, le teste reclinate si toccavano mischiando i loro capelli; prima di uscire Gabri voltò il capo rivolgendomi un sorriso che era un invito.
Terminato di fumare mi avviai anch’io. Le due erano già avvinghiate in un delicato sessantanove; il capo della mia fidanzata sull’orlo del letto lasciava fluire la chioma quasi a sfiorare il pavimento con una cascata nera dai riflessi bluastri, il suo viso lievemente imporporato spiccava fra le cosce aperte della bionda sopra di lei, le ginocchia divaricate sul bordo ai due lati del suo capo, le reni incavate, l’eccitante groppa sollevata e aperta.
Gabri aveva posto un cuscino sotto le reni dell’amica e tenendo sotto le ascelle la piega delle sue ginocchia, muoveva lentamente il capo alla giunzione delle cosce sollevate. Non si erano accorte del mio entrare, Bea presa dal sesso della bionda non si avvide della mia presenza ne io volevo turbare l’incanto del loro lento sessantanove.
Sospiravano le due muovendosi languidamente assaporando il contatto delle loro pelli; la groppa che ondeggiava adagio sopra il viso della bruna era talmente bella da far pulsare il mio pene di eccitazione. Trattenevo il fiato, Bea con gli occhi chiusi muoveva delicatamente la lingua sulla sporgenza del clitoride facendolo oscillare insieme alle labbrette diafane del sesso nudo.

Le narici del suo nasino si muovevano nel respirare il profumo della fica che lambiva, gocce cristalline spuntavano dall’apertura socchiusa della vagina e colando nelle carni rosate finivano sulla punta della lingua della mia amata che ne cercava il sapore percorrendo l’intero taglio ritornando sempre a titillare il grilletto sensibilissimo.
Il contrarsi delle belle natiche che a tratti celavano alla mia vista il bottoncino rosa e i sospiri che emetteva dicevano il gradimento della bionda. Bea si lamentava flebilmente, gli sforzi che faceva nell’offrirsi faceva oscillare le gambe sollevate.
Mi spostai silenziosamente, i capelli cadenti ai lati del suo viso celavano l’operato della bocca della bionda, avvedendosi della mia presenza sollevò il capo e sorridendo timidamente li scosse su un lato permettendomi di vedere la fica della mia fidanzata aperta fra le sue dita. Cielo com’era bella! Le labbrette brune sporgevano dalla carne di un rosa acceso, pulsanti di desiderio ed erano aperte fino al clitoride eccitato, teso, Il luccicore dovuto alla saliva della sua amica lo rendeva straordinariamente seducente incorniciato com’era dai peli nerissimi.
Tutta la fica della bruna era bagnata, i peletti radi incollati all’interno delle chiappette dicevano che l’omaggio della bionda non si era limitato al suo sesso. Reclinando il capo per permettermi di guardare prese a stuzzicare la dura crestolina poi la lingua fu fra le piccole labbra separandole nello scendere e giunta all’apertura vaginale vi introdusse la punta ritirandola pregna di nettare amoroso. Ne seguì il sapore inseguendo una goccia limpida oltre il pelvo, fra le chiappette socchiuse, vidi la lingua danzare sul bottoncino bruno, le piccole natiche contrarsi mentre con un lungo lamento la bruna sollevava e abbassava il bacino.

Ritornai ai piedi del letto. Bea abbracciata la bionda alle reni aveva sollevato la testa e il viso incuneato fra le cosce piene, premeva la bocca sotto la vulva baciandola con la stessa passione con la quale l’avevo vista baciare la sua bocca. I lamenti delle ragazze erano saliti di tono per il piacere che si stavano procurando.
Ero eccitato al massimo! Un mio movimento fece aprire gli occhi della bruna, li spalancò vedendomi col membro teso così vicino poi lentamente si adagiò lasciando la fica che stava baciando, la vidi bagnata come bagnate erano le labbra della mia ragazza. . . ed entrambe erano bellissime!
Senza staccare gli occhi dalla mia verga allungò all’indietro le braccia e ghermendomi alle cosce mi attirò fin sopra il suo capo, contro il sedere aperto su di lei. La bionda sentì il mio turgore, voltò un attimo il viso e vedendomi contro di se, calò nuovamente la bocca. Era caldo il culo di Gabri, dure le natiche che la verga non riusciva a separare, morbida la vulva sulla quale poggiavano i miei testicoli. . .
Sentii la mano di Bea afferrare il mio pene, sentendo che premeva per inclinarlo arretrai il bacino, il glande incontrò le carni bagnate della vulva, la mano lo mosse sull’apertura vaginale, lo puntò. . .
La bionda incavò le reni e sollevando il bacino lo ondulò; aggrappandomi alle sue anche spinsi lentamente e entrai in lei.

– Ahhhhhaaaaa! L’esclamazione della ragazza accompagnò l’immergere della verga. Era calda dentro Gabri, calda come l’inferno, i succhi che stillava il suo desiderio rendevano la vagina carezzevole al mio cazzo senza produrre quell’attrito che rende arduo al maschio resistere alle soavi sollecitazioni dell’atto amoroso. Lo spinsi fino in fondo, fino a schiacciare il ventre contro il culo sodo.
Con movimenti lenti cominciai ad andare nel suo grembo guardando incantato il muoversi lento della testa color oro, il culo sollevato contro il quale battevo il mio ventre provocava nelle natiche delle onde che si smorzavano subito tanto erano sode quelle chiappe.
– Ah haaa. . . ah haaa. . .
Più che dei lamenti era un’alitare affannoso che Gabri emetteva al mio affondare, la ragazza puntando i gomiti e le ginocchia sul letto resisteva al mio premere per non perdere il contatto con il sesso che la sua bocca, la sua lingua trastullava ancora.
Doveva baciarla bene la fica della mia fidanzata a giudicare dai lamenti che strappava; a tratti vedevo oltre la curva delle natiche, gli occhi sbarrati della bruna seguire il va e vieni del mio pene nella fica aperta sopra di lei. Lo spettacolo doveva eccitarla non poco perché la udii sospirare:
Piano Gabri. . . ohhh piano. . . piano. . . Ohhh . . . &egrave bellissimo!

Quando con più foga cacciavo il cazzo nel calore del suo grembo, la bionda si irrigidiva contraendo i muscoli del ventre, delle natiche; era allora che la vagina si stringeva piacevolmente regalandomi delle soavi carezze. Per provare ancora quelle sensazioni accelerai l’oscillare delle mie reni scuotendo il bel corpo.
Erano gemiti quelli che Gabri soffocava ora nel sesso della bruna, il mio piacere saliva lentamente rispetto a quello della ragazza il cui sesso già provato dai baci dell’amica grondava godimento. Lamenti dolcissimi si levavano dai corpi avvinghiati, risparmiai alle ragazze le esclamazioni che dettava la mia libidine, neanche loro parlavano ma i lamenti dolcissimi che sfuggivano dalle loro labbra dicevano del piacere che in loro stava salendo.
Gli ‘ah ahhh, ah ahhh’ della bionda si fecero più affannosi, più rapidi, sollevò il viso, lo volse verso di me interrogandomi con occhi supplichevoli. Quando estrassi la verga alcune gocce caddero sul viso di Bea, con espressione lubrica questa li cercò muovendo la lingua attorno alle labbra; cielo com’é puttana! Pensai. Gabri mi guardava ancora, mosse le labbra:
– Si Nico, ti prego. . . ti prego. . .
Brandendo il membro, separai col glande i glutei tondi, scendendo lo strofinai quasi brutalmente nell’avallamento bruciante dell’ano. Già lo stavo puntando quando Bea lo scostò con una mano, con l’altra prelevo con le dita la saliva dalla sua bocca umettando con questa la rosa dell’ano poi la sua mano premette nuovamente il glande. Gabri il viso rivolto a me, chiuse un attimo gli occhi al contatto, li riaprì. . .
Oh si. . . si. . . siiii! ! ! Gridò.

Sculettò languidamente allontanando maggiormente le ginocchia sfiorando con la vulva le labbra della bruna poi spinse all’indietro il sedere contro il membro con colpi bruschi oscillando sulle braccia e sulle gambe mentre io il ventre proteso, la schiena arcuata guardavo quel culo bellissimo infilarsi sul mio cazzo.
Continuò ad oscillare finché il suo sedere sfiorò il mio ventre, allora afferrandomi al termine delle sue cosce spinsi di colpo schiacciandomi contro le sue natiche, guadagnando l’ultimo tratto del culo che mi aveva donato.
– Ahhhh! ! ! Il colpo l’aveva scossa, rovescio la testa di scatto e con un lungo lamento calò nuovamente la bocca nel ventre della bruna.
Bea gemendo guardava la verga scomparire nell’amica, riapparire, scomparire ancora e ancora, lamentandosi anch’essa per il piacere che riceveva nella fica poi l’abbracciò alle reni, le guance che muovendosi accarezzavano le mie dita mi fecero capire che la sua bocca, la sua lingua si muovevano in un bacio sconvolgente al sesso dell’amica.
Gabri non si muoveva più, lasciandosi penetrare, leccare, godendo del doppio omaggio che Bea ed io rendevamo alla sua femminilità. Per il piacere che la bionda già provava fu una inculata breve ma durò abbastanza da far salire il mio piacere tanto rapidamente da farmi sospirare.
Adesso glielo davo lentamente il cazzo per tutta la sua lunghezza, fino a far apparire arretrando l’inizio del glande per guardare l’ano rosa sporgere attorno all’asta. era allora che vedevo il viso della bruna muoversi ad occhi chiusi nel baciare voluttuosamente le carni aperte sulla sua bocca, a tratti la sua libidine la spingeva a lambire il membro che entrava nel culo dell’amica ma subito la sua lingua ritornava al sesso aperto che leccava con un rumore eccitante.

I lamenti delle due si levarono alti nella stanza, anch’io godevo, l’ano nel quale scorrevo benché rilassato stringeva morbidamente il membro accarezzandolo, il calore che trovavo nelle interiora dalla ragazza contrastava piacevolmente con la freschezza delle natiche fra le quali strusciava.
La mia lussuria mi spinse ad accelerare il mio andare nel culo della bella, la sentii irrigidirsi poi con un grido acuto venne lamentandosi nel sesso dell’amica. Lo sfintere si contrasse fortemente imprigionandomi nel caldo delle sue viscere ma non fermò la bruna che continuò a baciare, a leccare la fica dell’amica ricevendo con gridolini eccitati il nettare del suo piacere.
Godette a lungo Gabri con piccoli scatti del bacino stringendo e rilassando i muscoli attorno al membro poi quando si rilassò del tutto provai ancora ad penetrarla ma Bea mi fermò:
– Fermati Nico. . . é venuta!
Uscii dal bel deretano e salii sul letto, la bionda con un lungo sospiro rotolò accanto a me.
– Oh é stato bellissimo. . . non avevo mai goduto tanto!
Lo disse con un sorriso timido quasi si vergognasse, Bea si chinò sfiorando le labbra dell’amica con le sue.
– Lo senti il profumo della tua passera, in bocca ho il tuo sapore e tu il mio. . .
Si baciarono languidamente sotto i miei occhi, poi Bea mi guardò sfacciatamente.

– Se ci baci ora, puoi sentirlo anche tu!
Mi offrì la bocca. Fu un bacio, voluttuoso, ingordo quello che ci scambiammo per il desiderio che avevamo ancora, il sapore del sesso di Gabri entrò nella mia bocca aumentando l’eccitazione che avevo nel pene; anche la bionda baciai, mi diede languidamente la lingua ma mi staccai subito capendo che la sua sazietà gli impediva di provare ancora eccitazione.
– Ti piace? Chiese la mia fidanzata sorridendo maliziosamente.
– Molto ma preferisco berlo direttamente dalle vostre passere! Risposi galantemente, Bea rise.
– No caro! La mia passerina ora vuole altro!
Si alzò in piedi e scavalcando il corpo dell’amica, venne su di me, le gambe aperte ai due lati del mio bacino e chinandosi come a sedersi prese il membro puntandoselo fra le cosce poi le mani sul letto, le braccia tese, vi infilò la fica.
Si sedette facendomi sentire il calore umido del suo grembo e la freschezza delle chiappette premute sui miei testicoli poi puntando le mani e i piedi sollevò e abbassò il bacino scorrendo su di me con la fica aperta.
Nessuna fino ad allora mi aveva mai scopato in quel modo. . . ed era bellissimo sentire il lento scivolare della sua vagina, della sua fica, unico contatto fra me e la mia dolce fidanzata. I peli nerissimi che la saliva della bionda avevano incollato alla pelle mostravano il suo sesso come fosse nudo, potevo vedere le labbrette scure abbracciare il membro mentre sollevava il bacino, le deliziose curve delle labbra grassottelle che il membro separava quando lo calava e il conturbante rilievo del clitoride spuntare fra i peli bagnati.

Non si appoggiava più al mio pube nel suo calare, non lo sfiorava neppure ma le sensazioni che mi davano il suo scorrere erano davvero soavi. Bea mi guardava con espressione di dolce sofferenza spiando le mie reazioni; ansimava per lo sforzo, i flebili lamenti che emetteva dicevano il suo piacere, fu con malcelato orgoglio che lesse sul mio viso il salire del mio godimento.
– Ti piace amore? Chiese.
Era una domanda inutile e infatti non aspettò la risposta continuando a rimanere col capo sollevato, il busto irrigidito a sollevare e ad abbassare il sedere con dei movimenti che ai più sarebbero apparsi sconci. Ero meravigliato come proprio lei Bea, fino a poc’anzi così inesperta delle cose del sesso, fosse riuscita a pensare una cosa tanto sconvolgente che non riuscivo a non sospirare per le sensazioni che mi procurava.
Era come sentire una bocca avvolgere il membro, scendere, salire in una carezza dolce, appagante. Ma era ancora più bello perché il viso della mia amata era lì, la sua espressione mostrava le mie stesse emozioni; anche in lei tutti i sensi erano concentrati nel sesso dolcemente stimolato, godeva dello scivolare della sua vagina, della sua fica come io godevo della morbidezza calda che si muoveva lungo il mio membro come una bocca salivante i cui umori colando bagnavano i miei testicoli.
Era un bocchino quello che mi faceva la sua fica, un dolce bocchino dove anche lei riceveva il mio stesso piacere. Il quadro che formavamo incantava la stessa Gabri che sollevata sul gomito seguiva i movimenti che l’amica faceva nel prendere il mio cazzo nella fica grondante. Avrei potuto continuare a lungo in quel coito meraviglioso ma la mia dolce compagna desiderava sensazioni più forti, più sconvolgenti!

Con un lungo gemito si sedette facendosi salire tutto il membro poi. . . non so come vi riuscisse ma si girò facendo perno sul membro scavalcando prima il mio corpo con la gamba poi spostando entrambe gradatamente con piccoli passettini, fece distendere le mie gambe.
Nella sua rotazione la vagina aveva sottoposto il pene ad una carezza particolare, piacevolissima. Aveva fatto tutto questo col busto eretto come se tutto il suo corpo fosse attraversato dal cazzo sul quale era impalata. Ora mi dava la schiena rimanendo seduta alcuni secondi a riprendere fiato, le ginocchia sollevate aperte, si sollevò in equilibrio precario. Gabri scesa dal letto la sostenne prontamente.
Portando dietro di se la mano Bea si sollevò ancora, strinse il membro appena fu fuori di lei e con mossa decisa lo guidò nel solco delle sue natiche muovendolo finché sentì il glande sotto il suo orifizio più delicato, lo lasciò e aggrappandosi alle braccia dell’amica rimase in bilico col cazzo puntato sotto il buco del suo culo.
– Aiutami Gabri. . . aiutami!
Anche se quella sera avevo varcato per ben due volte la soglia del suo culetto, il vedere la sproporzone fra la mia nerchia e le chiappette che separava mi fece un certo senso aumentando il mio disagio nel vedere la mia amata in quell’atteggiamento decisamente osceno.

Tutto questo prese pochissimi secondi, già la ragazza premeva su di me e dimenando il culetto faceva oscillare la verga. Emise un grido di spavento sentendosi aprire ma continuò a dimenarsi abbassandosi sempre più. Ora le sue grida erano di eccitazione, continuarono mentre centimetro dopo centimetro si infilava il mio cazzo nel sedere. Dimenticai tutto abbandonandomi alle sensazioni che mi davano il calore nel quale mi immergevo.
– Ohhh Gabri. . . non ce la faccio più!
Non smise il suo ondeggiare, ormai l’aveva preso quasi per intero il mio cazzo quando le mani avvinghiate alle braccia dell’amica lasciarono la loro presa, cadde sedendosi sul mio pube tanto bruscamente che gridò stringendo istintivamente i muscoli dell’ano. Spaventata si gettò subito in avanti il viso sul letto ansimando lamentosamente.
La bionda cercò di farla rialzare ma lei scosse la testa corvina. Per lunghi istanti rimase immobile dandomi modo di vedere il membro piantato nel tenero suo culetto, le ginocchia divaricate ai lati del mio bacino, le cosce aperte, le adorabili curve delle natiche paffutelle. . .
Lentamente si riprese, l’ano si rilassò, sollevandosi sulle braccia mosse in avanti le reni sfilandosi quasi completamente dal pene poi iniziò ad oscillare con tutto il corpo: indietro, avanti, indietro, avanti. . . Guardavo allucinato il mio pene scomparire, riapparire, scomparire ancora
I lamenti che udivo non erano di dolore ma di eccitato spavento nel sentirsi riempire dalla cosa calda, dura che si ostinava a farsi entrare nelle viscere e che ad ogni suo movimento sfregava le pareti delicate provocandogli dei fremiti che si trasmettevano alla sua fichina mentre piano piano si abituava.

Gridolini di gioiosa eccitazione si levavano ora dalla sua gola, ero felice di sentirla godere perché i suoi lamenti alimentavano la mia lussuria, la verga inclinata nel calore delle sue interiora premeva verso l’alto, la ragazza l’assecondò rialzandosi piano piano, ora era flettendo sulle ginocchia che vi scorreva.
L’anello dell’ano provocava in me un piacere che saliva sempre più, ansimavo malgrado rimanessi passivo nel prestare il membro, lasciando alla ragazza il compito di provocare il suo e il mio godimento. Assaporavo il massaggio che il suo culetto mi faceva, la morbidezza delle natiche che battevano ritmicamente sul mio pube ora che avevo sollevato le ginocchia, il sentirmi inghiottito nell’ano bagnato era una delle sensazioni più belle che avessi mai provato e su e giù, su e giu. . .
– Nico. . . oh amore, voglio godere. . . voglio godere!
Lentamente aiutata dall’amica adagiò la schiena sul mio petto, un brivido la percorse tutta sentendosi mordicchiare l’orecchio, spostò il capo sul mio braccio e voltato il viso mi diede la bocca. La baciai accarezzando il corpo liscio riverso su di me, le tettine piccole dure, poi il ventre teso nello sforzo di mantenersi sollevata. Gemette sentendo la mia mano sulla fichina, introdussi il dito nella cara fessura e attraverso la parete del grembo toccai il membro nelle sue interiora, feci scivolare l’altra mano fra le chiappette a toccare l’ano stretto alla base della verga immersa fino ai testicoli.
– Nico caro. . . fammi godere! Alitò nella mia bocca.
Gia aveva puntato i piedi tentando di far scorrere piccolo culo. L’afferrai alle anche e mantenendo il suo bacino sollevato mossi le reni inculandola lentamente.
Ohhhh. . . si amore. . . così. . . così. . . ah. . . ah. . . ahhh! ! !

Ora ero io a muovermi, a immergermi nei suoi glutei. Bea mi riceveva con grida che dicevano tutto il suo piacere, sobbalzando sotto i colpi che accelerando gradatamente portavo, muovendo il bacino per meglio darsi all’asta di carne che andava e veniva nell’ano divenuto sensibilissimo.
– Ihhh. . . ihhh. . . ihhh. . . dammelo. . . dammelo tutto. . . oh. . . ah . . . ahhh. . . fino in fondo. . . fino in fondo. . . ahhh. . . ahhh. . .
Ben presto presi ad incularla come un forsennato in una corsa che aveva come meta il piacere. Bea mi incitava gridando contro la mia bocca, dandomi voluttuosamente la lingua da lambire ma mentre in me il piacere saliva prepotentemente nella bella inspiegabilmente tardava a giungere.
Portai una mano fra le sue cosce ad accarezzare la fichina matida, vidi Gabri chinarsi, la sua mano scostò delicatamente la mia poi il suo viso si abbassò. . .
– Ahhh. . . così é bello! Oh siii. . . leccami. . . leccami. . .
Le cose precipitarono, la lingua della bionda danzando nel sesso esposto dopo non molto fece superare alla mia fidanzata l’ultimo gradino, ebbe dei piccoli scatti poi scostò la bocca per gridare:
– Ahhhh !!! Adesso Nico. . . adesso! Ahhh. . . ahhh. . . ahhh. . .
Ero sul punto di venire ma le contrazioni dell’ano negli spasimi dell’orgasmo rallentarono la corsa del pene costringendomi a forzare lo sfintere che inconsciamente stringeva. Gli sforzi che facevo per raggiungere il piacere provocarono dolore nella mia compagna perché gridò:
– Ahhh. . . mi fai male. . . mi fai male! Ahhh. . . ahhhh. . .

I suoi lamenti non mi fermarono. Ero talmente arrapato che mi accanii nel culetto divenuto dolorante, malgrado le sue grida senza riuscire nel mio intento destando la compassione di Gabri, vidi il capo biondo muoversi, udii il rumore dei baci infuocati della sua bocca nella fica dell’amica mentre la sua lingua malmenava il clitoride massaggiandolo in modo irresistibile.
Subito l’ano si rilassò consentendomi di incularla e di raggiungere finalmente il piacere; nell’eiaculare mi fermai soffiando come un mantice allora la bruna prese a far andate il culetto su e giù, su e giù con gridolini di piacere genuino, accompagnata dalla bocca incollata al suo sesso che ne beveva il piacere con mugolii golosi. Rimasi a lungo dentro di lei dopo che si fu adagiata spossata mentre l’amica la lambiva ancora.
Dolcemente la scostò, Gabri si sollevò contemplando il corpicino ansante, le gambe che la bruna aveva manteneva aperte per il cazzo ancora nel culetto, si chinò ancora sul suo ventre. . . Il bacio che depose sulla fichina socchiusa fece contrarre l’ano attorno alla verga che si stava afflosciando.
Continua
Uscirono abbracciate Bea languidamente appoggiato al corpo dell’amica. Accesi una sigaretta soddisfatto di essere riuscito ad soddisfare delle ragazze così seducenti, ascoltai il rumore dell’acqua provenire dal bagno, quando cessò schiacciai il mozzicone sul posacenere posto sul tavolino e le raggiunsi.
Si stavano asciugando, al mio ingresso interruppero il loro parlottare e soffocando una risata uscirono; mi lavai con cura poi feci il mio ritorno in sala. Le due ridevano allegramente centellinando il loro liquore sedute sulle poltrone; presi il mio bicchierino sedendomi sul divano lasciato libero non vergognandomi di mostrarmi col pene inerte a causa delle tenzoni che aveva combattuto uscendone sempre vittorioso.
Mi stavano osservando, non poteva essere il membro molle a provocare le loro risatine, alla fine Gabri posando il bicchiere osservò:
– Hai detto a Bea che ci comportiamo come delle puttane, é così?
– Non é esatto, ho detto che siete delle troiette, delle giumente da monta. . . anche delle puttane se volete ma delle puttane meravigliose!
La mia risposta fece sorridere le due, anche Bea aveva finito di bere, posò il bicchierino guardandomi intensamente.
– Se la pensi così vogliamo esserlo fino in fondo!
-Volete ancora. . . Ero meravigliato e anche un po intimorito,
La mia domanda provocò le loro risate; questa volta guardavano apertamente il pene pendente fra le mie gambe, fu ancora Bea a dire:
Lo vogliamo ancora!

Le guardai con sorpresa, la mia fidanzata proseguì:
– Lo so e ci hai veramente soddisfatte. Ci é piaciuto farti godere nelle nostre passere, nei nostri culetti, anche noi abbiamo goduto tanto, ma vi é ancora una cosa che oggi non abbiamo fatto!
Guardai le labbra della mia amata, poi quelle di Gabri, notai che non aveva più la collana e gli orecchini, la bionda sorridendo annuì, col capo.
– Prima finisci di bere! Disse.
Terminai il mio bicchierino sotto lo sguardo delle due, Gabri me lo tolse posandolo sul tavolino quindi si inginocchiò aprendo larghe le mie gambe. Mi lasciai andare contro lo schienale soggiogato da tanta perversione.
– Siete proprio delle porcelle! Esclamai.
Bea si accoccolò sul divano accanto a me e passando le mani sul mio petto disse contro le mie labbra:
– Siamo due porcelle che vogliono farti un pompino!
Coprì le mie labbra con la bocca già aperta, la sua lingua venne incontro alla mia per riceverla, accompagnarla nella sua bocca, accarezzarla ancora prima di serravi morbidamente le labbra. Gustai la sua bocca, le labbra dolcissime strette alla mia lingua che l’aspiravano muovendosi languidamente, anche la sua lingua partecipava al gioco chiaramente allusivo accarezzando la mia lingua, succhiandola come sapevo avrebbe succhiato il mio. . .

Anche la bionda si stava muovendo, la vidi alzarsi, chinare il capo. . . Bea sentì contro la guancia i capelli dell’amica si staccò per guardare come le labbra umide percorrevano il mio petto soffermandosi appena a lambire i miei capezzoli poi serrandovi le dita di entrambe le mani scese rapidamente con piccoli colpi della sua lingua, ben presto fu sul mio ventre girò il viso quando la bocca raggiunse il mio cespuglio nero, frugando fra i peli finché la sua rosea appendice incontrò la base della verga.
Rimase sorpresa della consistenza che questa aveva già raggiunto, rabbrividì nel vederla sollevarsi lentamente come un serpente al suono del flauto finché fu un cazzo quasi duro che la lingua risalì.
Prima che potessi fare qualcosa, la vidi avvicinare le labbra e deporvi piccoli baci, una mano scese a sostenerlo delicatamente come se tenesse un uccellino, lo baciò dappertutto muovendo il viso, si inginocchiò per raggiungere i testicoli.
– Ohhh Gabri. . . Gabri. . . Sospirai.
Non potei aggiungere altro che aveva aperto la bocca e l’aveva preso tutto, anche le mie palle avrebbe potuto prendere se avesse voluto! Un fremito percorse la mia spina dorsale sentendo il calore diffondersi nel pene, cercai di tirarmi indietro ma lei me lo impedì afferrandomi ai fianchi, poi percepii i movimenti della sua lingua. . .
Mai erezione si completò tanto rapidamente, il suo ingrossarsi costrinse la fanciulla ad arretrare il viso, sentii ancora la lingua accarezzare il gonfiore del condotto, vidi le guance incavarsi, udii il rumore che faceva nel succhiarlo.

– Oh Gabri. . . Gabri cara. . . Sospirai ancora.
Ora era su un’asta rigida che le labbra scorrevano in un soave bocchino, gli occhi azzurri fissi sul mio viso erano dolcissimi.
– Oh cara. . . cara. . .
Lei continuò ad ingoiare il membro muovendo il viso, roteandolo di qua e di là per farmi sentire le labbra su tutta la verga, avrei voluto che continuasse ancora ma lei si staccò.
– Dai Bea, prendilo tu!
Già la ragazza si era scostata facendle posto. La bruna poggiando le braccia sulle mie cosce chinò il viso sul membro che l’amica porgeva con una risata cristallina.
– Brava! E’ bello vero? Chiese.
Bea non poteva rispondere, ora erano le sue labbra che sentivo scorrere, e quando Gabri lo riprese. I capelli color grano nascosero il pene dalla mia vista rivelando di chi era la lingua che scendeva lungo la mia asta, la risalivano finché la ragazza lo porse ancora alla bocca della mia fidanzata.
Quando questa ebbe raggiunto la cappella, la lambì tutta facendone il giro poi sorrise ad entrambi spalancando la bocca e gli occhi fissi sui nostri visi, la calò lentamente. . . Prese la mia mano e la premette fra le sue cosce, la mantenne finché sentì muovere le dita nell’apertura della sua vagina, si sollevò cercando la mia bocca l’aprì come un’affamata aspirando la lingua che spinsi in profondità gemendo per le dita che esploravano la sua fichina.

– Mhhh. . . Adesso Bea e io guardavano la testa bionda sollevarsi e abbassarsi sul mio ventre, scostai i capelli per vedere il membro scomparire nella sua bocca, nelle labbra strette che risalendo mostravano la verga bagnata di saliva mentre le guance incavate la succhiavano.
– Ah Gabri. . . Gabri. . . oh piano. . . Sospirai mentre con la mano accompagnavo il movimento del suo capo, le dita serrate nei capelli lo calavano, tirandoli per sollevarlo, fermandola quando il mio piacere diventava troppo forte. Ma lei continuava a succhiarlo, allora la costrinsi a staccarsi ma non potei impedirgli di inseguire il membro, di leccarlo facendolo oscillare, abbandonandolo poi alla bocca vorace della mia fidanzata.
Non avrei saputo dire quanto durò quello straordinario bocchino, Con occhi sbarrati la bionda seguiva i movimenti dell’amica, le mani che tendevano la pelle, palpavano i testicoli spingendo il membro nelle fauci spalancate. . .
– A me, lo voglio io. . . dammelo ancora! Urlò quasi.
Anche Gabri era meravigliata dell’ingordigia dell’amica, le labbra dolcissime scorrevano su e giù mentre anche lei si aiutava con le mani sotto i testicoli per spingere il membro nella bocca spalancata, salivava abbondantemente lubrificando l’asta per far durare il mio piacere mentre la bionda la leccava inseguendo la bocca dell’amica arrivando nella sua voglia a lambirne le labbra.

Poi la bruna abbandonò il membro alla bocca dell’altra ma prima si scambiarono lunghe schermaglie con le lingue saettanti contro il glande. Quanto durò il pompino di quelle femmine assatanate? Il cazzo passava da una bocca all’altra facendo salire a tal punto il mio piacere che pieno di gratitudine volli ricambiarle.
Le sorpresi alzandomi in piedi poi quando spinsi la bionda a sedere accanto all’amica e mi inginocchiai davanti a loro. Gabri sollevò le gambe aperte vedendomi chinare il viso sul suo ventre.
– Nico. . . oh sapessi quanto sei caro!
Le carni bagnate dicevano dell’eccitazione della bionda, sospirò al contatto della mia lingua poi quando aprii larga la bocca sulla fica nuda si lamentò forte girandosi verso la bruna. Vidi il loro bacio, le mani della mia ragazza percorrere le mammelle dai capezzoli tesi, i loro visi muoversi languidamente, udii i lamenti provocati dall’omaggio che rendevo al sesso voglioso. . . Il clitoride che lambivo era duro, le labbrette che separavo nel picchiettarne il nascere erano turgide, pulsanti, il sapore che trovai all’ingresso della vagina, impregnò la mia lingua. . .
I lamenti che le bocche soffocavano salirono di tono, mi spostai davanti alla bruna, trovai le sue gambe sollevate, le cosce già aperte, il profumo delicato del suo sesso colpì le mie narici, gridò senza staccare la bocca dall’altra appena le mie labbra coprirono la sua fica, i peli che la mia lingua trascinavano nelle carni bagnate rendevano il suo sesso follemente eccitante, lo leccai voluttuosamente salutato dai gridolini di piacere della fanciulla, continuai finché il sapore che entrò nella mia bocca mi fece capire che continuando. . .

La fica di Gabri era ancora socchiusa, le labbra sottili, diafane sporgevano dalla gnocchetta nuda, accolse la mia bocca, la mia lingua con un grido di esultanza, gemeva in continuazione mentre la leccavo poi serrò le cosce sulle mie guance.
Bea a cosce aperte aspettava la mia bocca, appena la mia lingua entrp nelle sue carni capii che la sua fica era agli stremi, la lambii delicatamente deliziato dai guaiti che la mia fidanzata emetteva nel piacere, le sue cosce si chiusero, si aprirono, si chiusero ancora spalancandosi infine quando le mie labbra si serrarono sulla crestolina sporgente per suggerla mentre stuzzicavo con la punta della lingua il suo nascere. Venne con piccoli sobbalzi del bacino lamentandosi nella bocca dell’amica mentre incollato al suo sesso ne bevevo il godimento.
Appena mi accostai nuovamente Gabri premette fortemente il mio capo schiacciandomi sul suo ventre, ondulò languidamente mentre la frugavo con lingua avida, riuscì a sollevarsi quando la colse l’orgasmo, la lingua che avevo spinto nell’apertura vaginale percepì gli spasimi del suo godimento ricevendo i succhi del suo piacere.
Mi alzai in piedi, le due ansimavano affannosamente sollevando e abbassando i loro petti, delizioso quello della mia ragazza con le dolci sue collinette, procace per le tonde mammelle quello della bionda; le gambe ancora sollevate e aperte esponevano i sessi bagnati dalla mia saliva. Li trovai straordinariamente tentanti!
– Nico. . . non era necessario! Disse Bea confusa.
– Siete così. . . meravigliose che ho voluto bere il vostro godimento delle vostre passere. . . dovevo farlo, ve lo dovevo!

– E noi vogliamo bere il tuo! Replicò Gabri.
Già lo sapevo vedendole guardare apertamente il cazzo teso, grondante della loro saliva, la bionda mi ghermì dietro le cosce attirandolo nella bocca aperta, rantolai sentendomi aspirare, succhiare finché questa quasi a malincuore lo porse all’amica.
In piedi davanti alle due presi a scorrere con lenti colpi di reni fra le labbra della mia fidanzata, Bea rovesciò la testa per prenderlo tutto, sentii la sua lingua, il rumore che le labbra facevano nel succhiarlo. . . Si staccò e facendo ondeggiare la verga davanti ai loro visi accostati chiese:
– Vuoi che le tue troiette ti facciano godere? Chiese tendendomaggiormente la pelle.
– Si. . . oh dai, prendetelo. . . succhiatelo. . .
Non vedevo l’ora di sfogarmi in quelle bocche di cui conoscevo la dolcezza e quando Gabri calò la sua sospirai estasiato, sentii l’alito caldo della fanciulla fra i miei peli mentre ferma, con il cazzo in bocca muoveva adagio la lingua, i suoi capelli solleticavano le cosce che avevo divaricato; scostai le ciocche dal viso che nascondevano le labbra strette quasi alla base della verga.
– Gabri, Bea. . . ah siete. . . meravigliose!
La bionda si era fermata con la bocca larga, la sollevò con un grido di esultanza, un filo viscido univa le sue labbra al glande, Bea scostò il viso dell’amica per lambire sulla cappella le gocce uscenti dal meato.

Sorrise ad entrambi, con un gesto di trionfo fece oscillare il membro nelle sue mani poi si portò con la bocca sopra di esso e la calò. . . Non so cosa passasse per la testolina bruna, il fatto é che non si vergognava affatto di essere osservata, anzi, sembrava fiera di essere vista da Gabri, era lei che guardava mentre ingoiava la verga, era a lei che sorrideva quando sentendo la cappella gonfiarsi sollevava la bocca per passare la lingua per tutta l’asta, giù fino ai testicoli.
Teneva i capelli scostati per mostrare la verga lunga quanto il suo viso, sentivo come mi lambiva i coglioni e incurante dei peli prendeva in bocca una palla, la tirava per succhiarla. la bionda guardava con occhi sbarrati l’amica roteare il viso per lambire tutto il cazzo, le dita strette alla base per mantenerlo verticale mentre ne risaliva l’asta con piccoli guizzi della rosea appendice e raggiunto il glande faceva amorosamente il giro del colletto soffermandosi sul suo punto sensibile. Rise vedendo un’altra goccia in bilico sul meato, fece schioccare la lingua dopo averlo lambito. In quanto a me. . .
Ero estasiato da tanta lussuria, la bionda l’aveva nuovamente preso, scivolando su di esso con le labbra morbide, tese per la grossezza del membro, e su e giù in uno dei più deliziosi pompini che una donna mi avesse mai fatto, più di una volta protesi le reni nell’imminenza dell’orgasmo, ma lei lo lasciava per continuare il suo conturbante gioco finché la bruna se ne impossessava nuovamente.
Calò nuovamente la bocca fino a fargli urtare il fondo della sua gola, la risalì succhiandomi, la calò ancora e ancora e ancora, la fece scorrere a lungo poi liberò il membro per mostrarmi come lambiva le gocce che scendevano ininterrottamente. Respiravo rumorosamente, Bea gareggiava con la compagna nel contendersi il mio cazzo. Ben presto non fui più in grado di capire di chi era la bocca che mi ingoiava, mi succhiava, ero agli stremi, urlai per avvertirle:

– Ragazze. . . ahhh. . . stò venendo. . . stò venendo. . . ahhh. . . agrhhh. . .
Sentii le labbra strette al colletto scivolare appena su e giù mentre Bea mi succhiava voracemente, un viso si incuneò fra le mie cosce, una lingua mi lambì risalendo l’asta che gia sobbalzava nell’orgasmo.
– Ahhh. . . prendete. . . succhiate. . . ahhh. . . ahhh! ! !
Gabri alzando gli occhi vide l’espressione estasiata dipinta sul mio viso, vide le labbra dell’amica strette alla base della verga, le guance incavate mentre la succhiava poi. . . Bea tossì allo schizzo che ricevette in fondo alla gola, arretrai con le reni, un getto chiaro si innalzò sulla sua fronte, colò sui suoi occhi, Bea li chiuse. Gabri rise sottraendo il cazzo all’amica, lo inclinò, uno schizzo colpì i suoi denti poi la sua bocca si chiuse sul membro che sobbalzando continuava a scaricarsi gorgogliando nella bocca che continuò ancora a scorrere poi la ragazza sollevò il viso:
– Si godi amore. . . si così. . . godi. . . godi. . . Urlo.
Un altro getto colpì il suo collo, lei sollevando il busto prese a menare velocemente il cazzo in orgasmo dirigendo l’ultimo getto sul suo petto a bagnare i seni bellissimi, continuò a menarlo come se godesse della mia eiaculazione finché con un grido di trionfo lo prese il bocca scorrendo dolcemente su di esso.
Rantolai ancora per le carezze della lingua mentre mi succhiava bevendomi fino all’ultima goccia, mossi istintivamente le reni incontro alle labbra morbide che mi deliziarono ancora poi mi fermai. Bea lo volle ancora in bocca succhiandolo anche lei dolcemente finch&egrave lo sentì afflosciarsi, allora lo lasciò uscire ma lo prese ancora in mano per lambirlo delicatamente.

Ridevano quando si sollevarono mostrando i loro visi imbrattati, la bionda prese il tovagliolo e lo porse alla mia fidanzata perché si asciugasse, Bea non lo restituì ma deterse amorosamente i seni bagnati dell’amica, le gocce che colavano fra le mammelle piene, si guardarono intensamente poi insieme aprirono le loro bocche per mostrare sulle lingue il liquido spesso del mio piacere prima di baciarsi languidamente,
– Nico. . . sei uno stallone! Guarda quanto ne avevi ancora. . . siamo veramente contente, vero Gabri?
La bionda non rispose subito, intenta com’era ad asciugare il mio pene ormai molle poi si alzò e guardando prima me poi la sua amica disse:
– Si, é stato bellissimo ma. . . non avremo esagerato?
Ridemmo tutti e tre allegramente, il languore che pervadeva le mie membra mi fece capire che forse la bionda aveva ragione. Ma fu sotto la doccia che sentimmo veramente la stanchezza, ci asciugammo languidamente poi lasciando cadere gli asciugamani ci recammo in camera da letto.
La bionda mi diede un cuscino e un lenzuolo accompagnandomi in sala dove mi preparò un giaciglio sul divano. Mi coricai senza chiedermi se le ragazze nel letto grande avrebbero ancora fatto all’amore, non me ne importava, tanto ero sazio. Mi addormentai subito di un sonno profondo, senza sogni fino al mattino.

– Sveglia dormiglione!
Bea mi stava scuotendo, era vestita di tutto punto come la bionda, pettinate e truccate, pronte ad uscire.
– Noi andiamo a messa, raggiungici se non sei un miscredente1 Ah il caff&egrave é al caldo, non farti vedere quando esci e. . . chiudi la porta!
Mi trascinai in bagno, sotto la doccia mi svegliai completamente, mi vestii e dopo aver bevuto il caff&egrave uscii. Trovai le due in chiesa insieme ai miei futuri suoceri, entrambe con un velo bianco sul capo, mi chiesi se si erano anche confessate.
I giorni trascorsero rapidamente nei preparativi che man mano che si avvicinava la data del matrimonio si facevano sempre più frenetici. Gli unici momenti di quiete lo avevamo nelle scampagnate che facevamo a fine settimana; ormai il grano era stato mietuto ma Bea conosceva bene la campagna e poi i suoi avevano quel cascinale che usavano solo all’epoca della vendemmia ed era lì che chiuso il cancello andavamo sul cortile del retro dove nessuno poteva vederci e. . . ci mettevamo in libertà.
Naturalmente Gabri era sempre con noi, dopo aver preso il sole facevamo all’amore senza curarsi della mia presenza provocandomi con la visione dei loro corpi allacciati. Non ripetemmo più l’exploit di quel sabato, il fatto di poter sfogare regolarmente i nostri sensi rendeva il nostro rapporto a tre più pacato ma non meno appagante. Non descriverò oltre le nostre evoluzioni amorose, il più delle volte prendevo le femmine in piedi; dopo essersi sollazzate liberamente mi aspettavano appoggiate alle balle di fieno e una dopo l’altra mi ricevevano con la gamba sollevata sostenuta dal mio braccio e quando il coito con le due non bastava a soddisfarmi, erano le loro bocche a completare l’opera.
La bionda ci invitò più di una volta a casa sua ma sempre Bea rifiutò per il timore di compromettersi proprio nell’imminenza del matrimonio. L’ultimo week end lo trascorremmo al mare, in spiaggia Gabri rifiutò gli approcci di più di un giovanotto attirato dalla sua bellezza, guardandomi con malcelata invidia; la sera raggiungevo le ragazze nella loro camera. . .
Continua

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