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Racconti Erotici EteroRacconti erotici sull'Incesto

La ragazza Scout

By 1 Settembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Salve, sono Sabrina, ho venticinque anni. Mi ritengo un’accanita lettrice di racconti erotici.
Vi confesso che a volte li leggo con il mio smartphone, nell’aula magna dell’università che frequento, durante noiose lezioni che altrimenti mi farebbero venire un’irresistibile sonnolenza.
Nel corso della lettura mi lascio coinvolgere emotivamente dalle storie; addirittura in alcuni episodi sono perfettamente calata nel ruolo della protagonista.
Certi racconti mi hanno eccitato moltissimo, infiammandomi la figa, in quei momenti sbrodolando come una fontana, ho desiderato un bel cazzo pulsante che lenisse quegli impulsi di sofferenza.
Col passare del tempo ho maturato il desiderio di leggere la mia storia. Ho contattato lo scrittore che più di tutti ha toccato molti aspetti dell’incesto. Le ho espresso il mio desiderio raccontandogli nei particolari la mia esperienza incestuosa.

Mi ritengo una ragazza semplice, sono bionda, snella, e vivo in una grande città d’arte. Ho sempre amato il contatto diretto con la natura. I miei genitori, alle affollate città a votazione turistica, come la nostra, preferivano trascorrere le vacanze in località agresti, possibilmente immerse nella vegetazione.
Ci piaceva fare campeggio lontano dai luoghi inquinati dalla tecnologia. Trovarsi immersi dentro i verdi boschi, con alberi ricchi di fronde, nutrirsi con alimenti possibilmente naturali, bere l’acqua fresca di un ruscello, che sgorgava spontanea dalle viscere della montagna. Pura e limpida come un cielo terso dopo la pioggia.

Su consiglio dei miei genitori, a otto anni, sono entrata come ‘coccinella’ nel gruppo degli scout della mia città, precisamente il numero undici. Mio padre, nonostante i suoi impegni di lavoro, non hai mai rinunciato al ruolo di capo scout.

Ho raggiunto tutte le fasi della carriera di uno scout, fino al rango di guida. L’episodio che mi ha sconvolto la vita, in meglio, è successo durante un S.Giorgio, l’evento più importante per uno scout, quando schiere di ragazzini si riuniscono in zone isolate per effettuare esperienze sul campo e prove di sopravvivenza. Mio padre, quella volta, ci accompagnò come capo.

Papà era un uomo pratico. Completamente calvo, alto un metro e settanta, molto secco. Non era il classico capo con il fisico palestrato, temprato dalle esperienze dei campeggi e della vita all’aria aperta.
Anzi aveva l’aria da intellettuale, con occhialetti rotondi e dal sorriso perennemente stampato sul viso, che ispirava una grande fiducia.
La sua presenza, a volta, infondeva molta sicurezza. Sapeva tutto, soprattutto come affrontare situazioni impreviste, temporali, bufere di neve, e trovare un ricovero di fortuna, il rifugio giusto, senza rischiare di trovarsi imprigionati in una trappola della natura.

Ha formato molti scout. Tutti, anche quelli che hanno lasciato il gruppo, ogni tanto lo cercano per salutarlo con molto affetto.

/> Io, come figlia, ero molto fiera di lui. Comunque il rapporto di parentela non è, come spesso si pensa, un vantaggio per far carriera facilmente, ed essere risparmiati dagli incarichi più pesanti.
Il legame di sangue con lui mi obbligò a dare il massimo in tutto. Senza tirarmi mai indietro e comportarmi in ogni circostanza con il più alto senso della responsabilità.

Venne il giorno della partenza per il S.Giorgio, due settimane di vita in piena natura, percorsi di sopravvivenza, da soli, senza l’aiuto di nessuno, metafora della vita adulta che ci attendeva dopo quella esperienza.
Affollammo le stazioni ferroviarie e i terminali degli autobus, coma tanti puffi blu. Una volta arrivati a destinazione, tutti si davano da fare ad approntare il campo. Si montavano tende e casette in legno, edificate con i materiali che erano già sul posto.
Nel mio gruppo avevo stretto amicizia con Dario, Valentina e Ilaria.
Formavamo un nucleo d’amici ben affiatati. Eravamo i migliori in tutti. Nelle pratiche manuali, necessario per eseguire correttamente le consegne, sostenendoci nel montaggio delle tende e nei giochi collettivi.

Appena finimmo di sistemarci nel campo. Dopo i riti preliminari previsti dal regolamento degli scout, si formarono le prime coppie che dovevano trascorre due notti in pieno bosco, lontani dall’accampamento.
Due intere notti, da soli, a riflettere sulla nostra vita. Un’esperienza unica e meravigliosa.
Io avrei preferito trascorre la notte con Valentina. Ci univano molte cose. La musica, la moda, la complicità nei rapporti con i ragazzi. Insomma era la mia amica del cuore.

Mio padre, con la solita espressione severa ed ironica, decise che io avrei dovuto fare l’esperienza con Dario. La cosa non mi dispiaceva. Con lui avevo un ottimo rapporto. Sapevo che era segretamente innamorato di Ilaria. Ma lei non se lo filava neanche di striscio, anche se era una delle sua migliore amiche. Probabilmente non voleva rovinarla con qualcosa di diverso.
Ilaria, rispetto a noi era una ragazza spregiudicata e libertina.
Io e Valentina non avevamo mai avuto un rapporto sessuale, lei invece aveva già fatto larga esperienza di sesso, con diversi ragazzi della scuola, anche con adulti.

Segretamente ci mettemmo d’accordo che ci saremmo incontrati in una località del bosco, che conoscevamo solo noi.

Così zaini in spalle ci avviammo in direzioni diverse, verso la nostra avventura selvaggia, lontani dalla tecnologia e dal mondo, cosiddetto civile.

‘Dario! Prendiamo la strada verso la roccia del re?
‘Si! Direi di si! In caso di maltempo potremmo rifugiarci nelle grotte! Ti ricordi? Ci siamo stati due anni fa! è stato tuo padre ad indicarci il luogo, spiegando quale scegliere in caso di pioggia o di nevicata.
‘Si! Mi ricordo! Mio padre sa sempre come cavarsela! Non vorrei che la scelta di noi due fosse stata dettata dal fatto che tu sei un suo pupillo! Dice sempre che un giorno sarai tu a sostituirlo!
‘Magari! Tuo padre nell’ambiente degli scout è considerato il migliore in assoluto! Un mito! Molte famiglie si sono inserite nelle lunghe liste di attesa per far accettare il loro figlio nel nostro gruppo!
‘Lo sai che questo è l’ultimo anno! A malincuore dovrà lasciare l’incarico!
‘Si! Ma rimane nel consiglio dell’associazione. Sarà lui il prossimo dirigente!
‘Certo! Anche se odia incarichi di burocrazia! Ma arrivati a questo punto, credo che non potrà farne a meno, è la guida più vecchia!
‘ashahah già! Andiamo! Altrimenti becchiamo il buio, abbiamo molta strada da fare!

Camminammo per due ore di seguito, senza fermarci un secondo. Finalmente giunti alle pendici della roccia del re. Così chiamata perché era sovrastata da una guglia altissima, che terminava con tante punte che ricordavano la corona di un re.

La regola stabiliva che dovevamo costruirci una capanna con frasche e legni, camuffata con la vegetazione presente sul luogo. Individuammo un posto perfetto tra due tronchi di castagno. Fu sufficiente raccogliere alcune frasche incrociarle e il nido era pronto per l’uso. Dario aveva il suo coltellino svizzero con cui intarsiava, tagliava e incastrava il legno. Era bravissimo. Guardandolo capì subito perché papà lo aveva accoppiato a me. Per una volta ha usato la sua autorevole presenza per favorirmi.
Ma anche l’altra coppia era stata scelta ad hoc. Valentina aveva lo stesso talento di Dario. Nelle pratiche manuali era la ragazza più brava. Quindi l’accoppiò a Ilaria per un motivo evidente, evitare che la giovane peccatrice approfittasse di qualche ingenuo ragazzo per sedurlo e trascorrere la notte a modo suo.
La sua scelta comunque aveva deluso molti marpioni, che avrebbero voluto fare quell’esperienza volentieri con lei, nutrendo le loro perverse fantasie erotiche.
Papà li deluse tutti in modo cocente.

Mentre ero intenta ad approntare i giacigli per la notte, Dario se ne andò a zonzo a cercare qualcosa da mangiare. Si era portato dietro le borracce per riempirle d’acqua sorgiva che scorreva ai piedi della roccia del re.
Ritornò con frutti di bosco, e, cosa incredibile, una lepre. L’aveva catturata nei pressi del ruscello.
La cena fu ricca e sfarzosa. Il talento di Dario mi aveva affascinato. Cominciai ad osservarlo con più interesse. Non era malvagio. Moro, alto e ben messo. Caspita un bel ragazzone. Non mi ero mai soffermata ad osservarlo in modo particolareggiato. Durante la cena spesse volte i nostri sguardi si incrociavano e lui mi sorprendeva a fissarlo mentre lo ammiravo.
I suoi occhi verdi mi mettevano in imbarazzo.
Lui colse subito quel cambiamento in me ed iniziò ad essere più gentile.
Stavo ponendo le stoviglie lavate negli zaini, quando un leggero tocco alla spalla mi costrinse a girarmi.
Lui era davanti a me, con un mazzetto di fiori di campagna, tra questi il profumato mughetto. Diventai rossa.

‘Grazie Dario!

Lui non si mosse, continuò a fissarmi con un’intensità da farmi venire la pelle d’oca. Ed io ero imbarazzata ed emozionata, perché il suo sguardo penetrante non mi era indifferente, mi piaceva.

D’istinto mi alzai in piedi, trovandomi di fronte a lui. Ad un tratto le sue mani mi cinsero i fianchi e mi tirarono verso di lui. Il mio seno urtò contro il suo petto. La sua bocca si allineò alla mia. Fu solo un istante di esitazione, poi la sua si unì alla mia ed io mi lasciai trasportare da quell’attimo meraviglioso. Ci baciammo con passione.

Dentro di me pensai, ma dove eri finora? Solo allora mi resi conto che Dario era fantastico. Un ragazzo dolce, sensuale. Il suo abbraccio mi aveva avvinto come un’edera e la sua bocca mi stava infiammando i sensi. Ci stavamo dando con grande slancio. Era la prima volta che baciavo un ragazzo con quel entusiasmo. Nessuno prima di allora mi aveva provocato un senso di eccitazione che mi stava facendo vibrare il corpo.

‘Ma tu non amavi Ilaria?
‘Così credevo! Ma oggi ho scoperto che la tua compagnia mi piace! Ti ho guardata camminare al mio fianco preoccupandomi di te! Tuo padre ti ha affidato a me! Ti confesso che la cosa mi ha fatto molto piacere, e per la prima volta mi sento responsabile come un adulto! Quando sono tornato al campo e ti ho trovata occupata a sistemare i giacigli, mi sono sentito felice! In te vedevo già una compagna! E tu?
‘Io.. io non lo so! Sono confusa!
‘Sabrina mi piaci! Ci mettiamo insieme?
‘Io.. io’.

Non mi fece finire la frase. Le sue braccia mi serrarono nuovamente a lui, stavolta con maggiore forza, e la sua bocca si unì alla mia. Mi mancò la volontà di respingerlo. I suoi baci erano passionali, mi piacevano e soprattutto, trovarmi tra le sue forti braccia, mi faceva sentire protetta e desiderata. La sua lingua cercava la mia, mentre le sue mani si mossero sul mio corpo accarezzandolo con dolcezza. Mi fece sballare i sensi, il suo ardore era contagioso.

Arrivò il buio. Spegnemmo il fuoco e ci infilammo nella capanna. Stesa al suo fianco, sentivo il calore del suo corpo massiccio ed il suo respiro. Quel contatto mi faceva tremare. Ero turbata. Avevo le antenne puntate verso di lui e percepivo chiaramente le sue emozioni. Stava soffrendo anche lui come un dannato. Gli mancava il coraggio di toccarmi. Per contro venne a me il desiderio di sentirmi abbracciata. Mi girai verso di lui e lo cercai. Lo trovai pronto a ricevermi. Mi accolse sul suo petto e poi baciarlo fu quasi naturale.

Il rifugio si riscaldò come un forno. Il mio corpo bruciava di desiderio, come se un incendio lo stesse arroventando. Quando sentì la sua mano sulla mia figa mi venne un senso di svenimento. Fu il primo uomo che osò violare la mia intimità.

Non sono una bigotta. Sono una donna sensuale. Certe notti a casa, quando mi sentivo la figa bollire e fremere dalla voglia, la calmavo infilandoci dentro alcune dita. Era una sensazione incredibile. In quei momenti se avessi avuto un uomo vicino, mi sarei concessa a lui, senza esitare, con grande slancio. Ora in quel capanno di frasche sentivo gli stessi impulsi sessuali, i pruriti che mi mandavano in tilt nelle notti insonni, con la figa pulsante al ritmo folle del mio cuore. Le sue mani si erano intrufolate nelle mutande e mi stavano torturando le fenditure. Stavo impazzendo.
Ad un tratto mi afferra la mano e se la porta sul grembo. Era buio, ma quello che mi fece cingere lo intuì subito. Era il suo cazzo, duro, che batteva contro il palmo. Era piacevole al tatto. La pelle, liscia e tesa, scivolava dolcemente sulla massa carnosa.
Fu la prima volta che stringevo un cazzo vero, in carne. Era una sensazione straordinaria. Sembrava che avesse un’anima, una sua vita autogena. Lo sentivo vivo e pulsante. Era un piacere sollecitarlo.

Dario ansimava quando la mia mano iniziò a muovere la pelle del suo cazzo.
Anche lui, mosse le sue tra le pieghe della vulva vaginale, tormentando le piccole labbra ed il clitoride. Ad un certo punto sentì il suo dito medio che si infilava nella vagina. Fremetti come se una folata di vento freddo mi avesse colpito la schiena.
Era bellissimo percepirlo dentro di me.
C’eravamo fatti prendere dai sensi. Il petting aveva preso un giro di giostra che non si poteva più fermare. Dario finì di sbottonare i pantaloncini sfilandomeli, poi afferro i bordi delle mutande e li trascinò fino alle caviglie, intanto anche lui si era tolto i pantaloni e le mutande. I movimenti erano concitati; ci stavamo agitando in modo convulso.
Eravamo in preda ad un forte desiderio sessuale. Dario, appena rimasi nuda dal bacino in giù, con dolcezza mi venne sopra, incuneandosi tre le mie cosce aperte. Dopo un po’ sentì la punta del suo cazzo che spingeva contro la fenditura della figa. Fu un attimo e poi lo sentì entrarmi tutto dentro.

‘Mmmmmmmmmmm Dariooooooo è bellissimooooooo Sei il primooooooooo mmm
‘Sabrinaaaaaaaaaaaaaaa mmmmmmm

La verginità non mi aveva creato alcun problema. Il suo cazzo scivolò dentro senza incontrare resistenza. Forse le pratiche notturne del sesso ‘fai da te’ avevano già preparato il terreno. Ero strabagnata.

Dario iniziò a muoversi dentro di me. Mi sentivo al settimo cielo. Il suo cazzo mi stava dando un piacere che fino ad allora avevo solo immaginato. Le mie dita mi avevano stimolato abbondantemente, ma il cazzo di Dario mi stava riempiendo la figa e mi dava delle sensazioni incredibili, non c’era dubbio era tutto un’altra cosa.
Mi piaceva sentire il cazzo di Dario dentro di me. Pensai che avevo perso tempo inutile. Se solo qualche mese fa avessi immaginato la bellezza che c’era in quell’atto, lo avrei fatto con Giulio, uno che ci provava, con lui mi limitavo a qualche bacetto, senza nulla di serio.
Dario mi aveva preso l’anima; lui ha saputo aprire la serratura giusta. Ed ora mi stava montando come una cagna in calore.

Mi venne naturale pensare ad Ilaria. Ora capivo perché le piaceva fare sesso. In quel momento mi ero avvicinata spiritualmente a lei. La mia vita cambiò radicalmente.
Il sesso fu una meravigliosa scoperta e, mentre Dario mi stava martellando la figa, dissi a me stessa che da quel giorno lo avrei fatto sempre, continuando con lui o con chi mi piaceva.

Ad un certo punto sentì le pareti interne che cominciarono a stringersi, fu una sensazione fantastica, come dei forti spasmi, il godimento era vertiginoso, ebbi la sensazione di svenire. Il basso ventre era un insieme di piacevoli sensazioni, il delirio dei sensi.

‘Darioooooooooooooo mmmmmmm sto godendooooooooooo oddiooooooooo mmmmmmmmm
‘Lo sentoooooooooo mmm sei straordinaria’ è un orgasmooooooooo godeteloooooooo
‘Ho l’impressione di svenireeeeeeeeee è bellissimo

Avevo affondato le mani nelle sue spalle, mi tenevo stretta a lui perché il corpo non lo controllavo più, era in preda al delirio subliminale dell’orgasmo.

Dario aumentò i suoi sforzi. Lo sentivo muoversi con impeto. Mi aveva sollevato le gambe, facendomele appoggiare sui suoi bicipiti, poi, si issò selle braccia e comincio a picchiare come un pistone d’auto. Non potevo trattenere le urla. Era impossibile resistere a quella furia.
Nel buio della notte le mie urla echeggiavano come gli ululati dei lupi. Era magnifico.

‘Stoooooooo venendooooooooooooooo
‘Fuoriiiiiiiiiiii ti pregooooooooo

Si inginocchiò davanti a me, lo senti agitarsi, poi schizzi di sperma mi colpirono sul viso. Alcune gocce finirono nella bocca, quindi mi venne naturale leccar con ingordigia quel nettare divino.

Eravamo esausti. Ma alcuni minuti dopo i sensi si riaccesero e riprendemmo a scopare con maggiore enfasi. Continuammo tutta la notte. Le prime luci del mattino ci sorpresero addormentati.

Nel tardo pomeriggio, appena svegliati, siamo corsi al ruscello. Dario aveva eretto una specie di diga, per drenare l’acqua, formando un piccolo laghetto.
Ci siamo tolti i vestiti. Appena vidi Dario completamente nudo mi venne un impeto che mi fece vacillare. Aveva un corpo scolpito, proporzionato. Era un fusto. Mi avvicinai allo specchio d’acqua inginocchiandomi sul bordo, in quel modo ostentai il lato B. In quel momento sentivo i suoi occhi che mi stavano scrutando le natiche. Se i suoi pensieri avessero potuto materializzarsi, mi sarei sentita il suo impeto addosso, era il suo desiderio di possedermi.
Infatti, lo sentì avvicinarsi da dietro, poi percepì le sue mani scorrere sui miei fianchi.
Le spostava dolcemente lungo la schiena, sui seni. Si era abbassato sulla mia schiena, posando le sue labbra sul collo, baciandolo con passione. In quel momento avvertì la punta del suo cazzo che stava cominciando a spingere contro le fenditure della figa. Fu un attimo, poi lo sentì penetrarmi profondamente.

‘Diooooooo Sabrinaaaaaaaaa sei una strafigaaaaa non ho potuto resistere alle tue grazie.. cristo quanto sei bonaaaaaaaaaaaa mmmm
‘MMM Dariooooo è quello che volevo in questo momento mm scopamiiiiiiii

Mi percosse la figa per un buon quarto d’ora. Mentre mi scopava infilò il dito medio nel culo. Lo sentì muoversi dentro le mie budella. Mi lavorò per bene la fessura dell’ano, con cura, prima con un dito, poi con due ed infine le fece entrare tutti.
Mi stava facendo impazzire, mentre il suo cazzo sformava la fica, il godimento si confondeva in modo sublime con gli stimoli che provenivano dalle sue dita, mentre scavavano nello sfintere, in un delirio dei sensi che mi sembrava di non poter sostenere.

All’improvviso si fermò. Fa colare un rivolo di saliva sul buco del culo. Lo lavora per qualche minuto. Poi appoggia la cappella e inizia a spingere.
Gli orli dello sfintere si allargano permettendo al resto del cazzo di seguire la cappella, incuneandosi profondamente nelle budella. Sentì una sensazione meravigliosa.
Quel giorno scoprì il piacere sublime che si prova a scopare anche con il secondo canale.

Siiiiiiiiii mi piaceeeeeeeee Ooooooooooo diooooooooooo mmmm mi stai facendo impazzire’..
Hai un culo da favolaaaa non potevooo ignorarloooooooo mmmm

Mi afferrò dai fianchi e cominciò ad accanirsi nel buco del culo. Il suo cazzo aveva adattato le pareti alle sue dimensioni e stava penetrando in profondità. Il godimento era indescrivibile.
Dopo alcuni affondi, frenetici e penetranti, il suo cazzo si ferma in profondità, Dario trattiene il respiro e si stringe il suo grembo contro le mie natiche:

Sborrooooooooooooo mmmmmmmmmmmmmmmmmm
Siiiiiiiiiiiiiiii mmmmm che bello sentirlo dentroooooooooo mmmm

Mi aveva inondato il culo di sborra. In quell’istante il buco era molto sensibile al tatto e fremeva. Mi vennero dei brividi alla schiena, che si diffusero subito, come onde, in tutto il corpo.
Fu un’esperienza incredibile. Dario mi aveva fatto scoprire un mondo nuovo. Il guaio era che mi piaceva. Da quel giorno il cazzo sarebbe stato la mia fissazione. Divenni una cagna peggio di Ilaria. Coglievo ogni occasione che mi capitava, con qualsiasi uomo che mi piaceva, senza tirarmi indietro, facendomi scopare, in qualsiasi posto e circostanza, come la peggiore troia. Alcune volte mi venne il dubbio che non fossi diventata una ninfomane.

Per darvi un idea: Una volta Dario mi portò allo stadio. Accanto a noi c’era un vecchio che cominciò a toccarmi il culo. Non dissi nulla a Dario.
Perché mi piaceva sentirmi le sue mani addosso. In quella ressa mi faceva sentire una troia. Il vecchio mi aveva ficcato la mano sotto la gonna e mi stava torturando il buco del culo con un dito. Ero completamente bagnata. Il mio corpo tremava dall’eccitazione. Durante la pausa tra il primo e il secondo tempo. Dissi a Dario che aveva bisogno di andare al bagno.
Appena dentro non feci in tempo a chiudere la porta che il vecchio entrò dietro di me. Rimasi bloccata dall’emozione. Lui senza perdere tempo iniziò a toccarmi le tette e il culo. Poi mi sollevò la gonna e mi abbassò le mutande fino a meta coscia. Mi girò e mi spinse contro la parete. Forte e veloce, il suo agire era determinato. La punta del suo cazzo cominciò a spingere contro il buco del culo. Diede una spinta possente e lo sentì entrare in profondità. Mi afferrò dai fianchi ed inizio a chiavarmi lo sfintere. Dio mi sembrava di impazzire. Il suo impeto mi aveva contagiato emotivamente, partecipai attivamente godendomi ogni centimetro del suo cazzo che ficcava con violenza nel mio culo. Il piacere era talmente intenso che le gambe stavano cedendo. Il vecchio era forte e mentre mi scopava mi reggeva in piedi. Quando finì mi lascio il buco del culo pieno di sperma. Lui non c’era più. Raggiunsi Dario con il culo che fremeva come se un defibrillatore lo avesse scosso con una forte carica di corrente elettrica.

Dopo questa breve parentesi sul mio futuro, ritorniamo agli scout. Le emozioni non finirono con Dario. Durante il campeggio non scoprì solo il piacere del cazzo da lui, ma anche un immenso piacere che solo l’incesto poteva darmi.

Dopo il bagno rinfrancante, Dario andò di nuovo a caccia nel bosco. Ritornò con un’altra lepre e con lui c’era anche Valentina. Ci siamo abbracciati. Lei era andata a cercare cibo, mentre Ilaria era rimasta al campo. Riferì che si erano accampati nei presi della bocca del diavolo. Una caverna immensa, in cui non era consigliato inoltrarsi perché si rischiava di perdersi in qualche cunicolo cieco.

‘Senti cuciniamo la lepre, ed invitiamo Valentina e Ilaria a mangiare con noi.
‘Si. Bella idea.
Valentina: ‘Allora vado a cercare Ilaria.
‘No aspetta! Voglio farle una sorpresa. Voi preparate il coniglio io vado a cercarla.

Valentina guardò Dario:
‘Bene! Allora diamoci dentro!

Il campo di Valentina non era distante, appena dieci minuti di cammino. Arrivata al campo, individuai subito il capanno. Era ben nascosto celato tra la vegetazione. Ma di Ilaria nessuna traccia. Con le mani sui fianchi cominciai a guardare in ogni direzione, ma di lei neanche l’ombra. Ad un certo punto l’attenzione venne richiamata da un eco che proveniva dall’interno della bocca del diavolo. Sembrava il sibilo del vento, ma non era possibile. L’aria era stantia, ferma, e non c’era un filo di brezza.
Mi inoltrai tra le grosse rocce poste all’ingresso. Dopo alcuni slalom, prima di uscire nel grande spiazzo centrale, i singulti cominciarono ad arrivare in modo chiaro.
Non ci volle la scienza divina per capire il tenore di quegli acuti. Ilaria aveva catturato qualche giovane sprovveduto di passaggio e se lo stava sbranando.
Mi venne la curiosità di vedere il fortunato vincitore della lotteria.

Man mano che andavo avanti la voce di Ilaria, gaudente, cominciò a penetrarmi nelle orecchie. Sentirla godere mi stava eccitando. I suoi singulti erano intensi, constanti. Sembrava un canto, un inno alla gioia. Il tipo che la stava torturando doveva essere bravo ad usare il suo strumento. Mi venne una fitta al basso ventre. Il corpo mi tremava dall’emozione. Finalmente li vidi. Ilaria era a gattoni. Il tipo, molto smilzo, con la casacca da scout, era senza pantaloncini. Aveva due gambette molto magre. Non era un fustone. Ma da dietro vedevo i suoi coglioni pendenti che si muoveva freneticamente tra le cosce spalancate di Ilaria.
Mi allungai a terra, celata dietro una roccia, così potevo godermi il suo cazzo che entrava ed usciva dalla figa di Ilaria. Era grosso e lungo.
Lui era in piedi, dietro di Ilaria, con le gambe flesse, attaccata ai suoi fianchi mentre le stava tormentando la figa. Sembrava un diavolo. Piccolo di statura, magro ma potente. Cercai di immaginare chi fosse. Non mi veniva in mente nessuno. Forse era di un altro gruppo.

Ad un tratto il tipo solleva il capo. Rimasi di merda. La calvizia, la forma della nuca, le orecchie a sventola, gli occhiali. Non ebbi dubbi. Conoscevo perfettamente le spalle, la nuca di quell’uomo. Quella figura mi era familiare. Quel satanasso altri non era che mio padre.

Mi tirai indietro spaventata. Temetti che mi potesse scorgere. Presi una grossa boccata d’aria e mi feci coraggio per ritornare a guardare quella coppia di diavoli.
Stentavo ancora a credere ai miei occhi. Quello era mio padre.
Ebbi difficoltà a mettere a fuoco il suo ruolo in quel posto. Eppure era lì, attaccato al culo di Ilaria, mentre il suo pistone le stava tartassando la figa.
Papà, nonostante fosse un mingherlino, un moscerino di fronte al corpo statuario di lei, con il suo metro e ottanta di altezza, se la stava sbranando come un leone.

La prima reazione fu di rabbia. Però ero coinvolta emotivamente da quella scena, per cui mi venne difficile disprezzare mio padre. In realtà, lo stavo ammiraando. Ero incantata dal suo cazzo. Affascinata dalla sua potenza e bravura nel far godere la mia amica. Forse ero gelosa.

Ad un certo punto si ferma, lo vedo armeggiare, poi riprende a spingere con più forza di prima. Ilaria emise un urlo disumano, poi, dopo alcune spinte possenti di mio padre, cominciò a godere come una porca.
Cribbio papà se la stava inculando. Il suo cazzo spariva nel buco del culo di lei. Ebbi l’impressione che la stesse aprendo in due. Cosa che non accadde, perché lo sfintere di Ilaria rispondeva perfettamente alle sollecitazioni e alle dimensioni del cazzo di papà. E lo accoglieva agevolmente in tutta la sua lunghezza e dimensioni.

Papà, diede alcuni colpi di reni, devastanti, poi si attaccò con il grembo al culo di Ilaria e scaricò i suoi coglioni dentro, riempiendola di sborra.
Dopo altri colpi, dati solo per inerzia, papà si ferma e si lascia andare esausto al fianco di Ilaria.

Papà si riprese subito, si vestì velocemente, e prima di andare via, diede un bacio ad Ilaria e corse verso la mia direzione.

Mi passò vicino. Ma ero nascosta dietro un masso e non mi notò.

Ero arrabbiata. Pensai a come vendicarmi. Dovevo sfogare quell’immensa collera che mi tormentava la mente. Non sapevo cosa fosse, gelosia, costernazione? Qualunque cosa fosse dovevo affrontare papà.

Quella sera Dario incontrò un vero diavolo. Ero super eccitata. E sfogarmi con lui mi sembrò naturale. In verità cercai di appagare quel un senso di insoddisfazione che mi stava tormentando la mente.
Mentre Dario mi chiavava con foga, mi era impossibile non pensare al cazzo di papà. Cribbio mi aveva sedotto. Quella notte avrei voluto che ci fosse lui lì tra le mie cosce. In quei momenti desideravo avere il suo pistone nella figa. Intanto che assaporavo i piaceri di quella scopata con Dario, anelavo il cazzo di papà. Non era giusto che se lo godesse solo quella stronza di Ilaria.

Il mattino seguente mi alzai presto, prima dell’alba. Dissi a Dario che sarei andata a fare un giro al campo di Ilaria e Valentina. In verità, con passo veloce raggiunsi il quartiere generale. Evitai le persone che mi conoscevano e puntai verso la tenda di papà.
Aprì la porta e mi intrufolai dentro.
Papà era tranquillamente addormentato sul materassino da campeggio. Il riposo del guerriero. Le gambette magre erano spalancate. Il suo grembo era sotto i miei occhi. Pensai al cazzo che si celava sotto quei pantaloncini. L’occasione era ghiotta. Mi inginocchiai al suo fianco, ero fortemente eccitata. Il suo cazzo mi attirava a se, come una calamita. Così le apri la cerniera lampo, e dopo aver armeggiato glielo tirai fuori. Non era duro. Dario mi aveva spinto a succhiarlo, ma non ero ancora brava a fare i pompini, per cui mi limitai a leccare la cappella, dolcemente, fino a quando non lo vidi crescere nelle miei mani. Era imponente. Troppo bello. Lo menavo in tutta la sua lunghezza. Papà si stava lamentando. Ad un certo punto apre gli occhi e mi sorprese con la mano stretta attorno al suo cazzo.

‘Che ci fai qui? Sei impazzita? Cosa stai facendo?
‘Faccio quello che mi piace!
‘Quello che ti piace? Ma che dici?
‘Mettiamola così! Ti ho visto mentre ti scopavi Ilaria!
‘Cosa?
‘papà nella bocca del diavolo! Vi ho visti, ieri verso mezzogiorno!

Papà rimase muto. Mi fissava con occhi sgranati. Era confuso.

‘E adesso?
‘Adesso te ne stai buono e mi fai divertire pure a me!
‘A te? Ma Sabrina!
‘Papà lasciami fare!

Ero determinata. L’eccitazione mi aveva stordito la mente. Desideravo quel cazzo borioso che si faceva ammirare dal mio sguardo voglioso, mentre era sfacciatamente ingrossato.
Papà cedette subito alle circostanze inaudite, e si lasciò menare il cazzo.
Ero eccitata ed impaziente di sentirlo dentro di me. Mi tolsi i pantaloncini e le mutande. Anche io ero fisicamente più imponente di papà. Quando mi sedetti sopra il suo grembo e lui sparì sotto di me.
Abbassandomi sul suo inguine, puntai la grossa e rotonda cappella del suo cazzo tra le fenditure della figa strabagnata dal desiderio. Andai giù di peso facendomi impalare da quel grosso obelisco, fino alla base dei suoi coglioni.
La prima sensazione che avvertì fu quella di un grosso ingombro che mi riempiva la figa, perché lo avvertivo in ogni particolare, mentre si faceva strada dentro di me, dilatando le pareti. Fu un piacere immenso percepirlo penetrare in profondità.

Mmmm papà’ mmmmmmmmmmm
Sabrinaaaaaaaa noooooooo

In quell’attimo capì che fu la gelosa a portarmi lì. Fu quel sentimento egoistico, possessivo, che mi face sballare la mente spingendomi ad agire di conseguenza. Nel momento in cui vidi il cazzo di papà entrare nella figa di Ilaria la gelosia mi aveva accecato. Fu come se mi avessero preso qualcosa di mio. E non poteva essere di nessuna altra.
Papà appena sentì il calore della mia figa avvolgergli la lunghezza del suo cazzo, iniziò a collaborare lasciandosi coinvolgere emotivamente. L’incesto lo aveva stimolato.
La mia disponibilità lo aveva spiazzato, ma, si era ripreso, accettando con grande entusiasmo la mia azione trasgressiva e perversa.
Cambiammo diverse posizione, scoprì che gli piaceva la pecorina, da come mi stava scardinando la figa.

Mmmm papà’ sei un diavolooooooooo mi piaceeeeeeeeee
E tu sei una troiaaaaaaaaaaaaa
Siiiiiiiii la tua troiaaaaaaaaaaaaa

Papà mi sbatté per bene fino alle prime luci del mattino. Quando uscì dalla sua tenda ero spossata. Ma avevo anche un’altra sensazione nuova. Il buco del culo lo sentivo oscenamente slabbrato.
Dario non avrebbe avuto più problemi a penetrarmi nel secondo canale. La via era stata abbondantemente spianata dal grosso cazzo di papà.

Sono diventata la ragazza di Dario. Tra noi si venne a creare una grande complicità. Accontentava i miei desideri senza batter ciglio, come un bravo cuckold, lasciando che sconosciuti, incontrati per caso, dove capitava, al cinema, ristoranti, alberghi, su internet, mi sbattessero come una troia, e lui partecipava con passione sparandosi delle seghe idilliache.
Con papà è continuato alla grande, ma anche con quella porca di Ilaria ‘..

Così va la vita.

Guzzon59 (claudiogusson@ymail.com)

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