Skip to main content
Racconti di DominazioneRacconti Erotici EteroTrio

La schiava virtuale. Una storia quasi vera.

By 16 Agosto 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Cara amica,

è troppo presto per chiamarti schiava e non so come rivolgermi a te in questo primo contatto se non chiamandoti appunto amica..
Hai detto e concordo, che sia opportuno conoscerci meglio prima di affrontare il nostro ‘viaggio insieme’. Non ho mai avuto una schiava virtuale e la cosa mi intriga non poco. Sono diventato maggiorenne a 21 anni. Questo dovrebbe dirti che troppo giovane non sono, anzi. Lo ripeto perchè non ci siano malintesi. Non dico che sarò o potrei essere per te questo o quello. Come hai chiesto, descrivo per sommi capi chi e cosa sono. Liceo e poi università; lavoro in una città capoluogo del nord. Della mia prima donna ricordo poco e non voglio dire niente. Direi che sia stata lei a scegliere, decidere e fare… ero giovanissimo. Non la considero, neppure la ricordo o ricordo ben poco. Lampi di luce, sensazioni emozionanti e, stranamente, vergogna e forse persino disgusto, dopo averlo fatto. Considero come la prima volta, come mia prima donna una signora, al mare, qualche anno dopo. Frequentavamo da anni gli stessi bagni in riviera ed ero letteralmente odiato dalla figlia di lei sui dieci anni. Ci fu una scommessa. Quella sera e per tutta la settimana la figlia sarebbe stata assente e c’era la scommessa in ballo. Chi perdeva avrebbe pagato una serata al ballo. Ho vinto ed andammo a ballare. Pagai io. Sono una signora e non sono certo abituata a pagare gli uomini per ballare, aveva detto. Poi riportandola a casa, scopammo prima in un orto di lato al carruggio e poi da lei. Alcuni giorni e notti di fuoco. La seconda o terza notte le legai i polsi alla testata del letto. Per gioco, lei consenziente o forse istigato da lei. Adesso scioglimi mi disse, io invece la imbavagliai con un mio fazzoletto pulito ed il suo foulard. Non avevo nessuna intenzione di farle del male, uno scherzo e per scherzo le legai pure i piedi ai due pilastrini in fondo al letto. Non capii che avesse paura e tra le sue gambe, come mi aveva insegnato lei, strofinai il glande nella fessura fin a farla bagnare almeno un poco. Ero eccitatissimo, dicevo cose senza senso su quello che le avrei fatto e, scopando, riuscivo con mia immensa sorpresa a trattenermi dal godere, riuscivo a fermarmi per poi ricominciare… Per quanto giovane capii che le era piaciuto parecchio, immensamente. Partì la mattina presto passando a salutarmi in camera. Mi è piaciuto troppo, ho una figlia, ho un marito…

Qualche anno più tardi, qualche scopata, due o tre al massimo più tardi, quasi ventenne ed universitario conobbi una ragazza. Un cinema, un’altra volta una cena in trattoria, poi con la macchina di papà la portai dove pensavo di poter limonare in santa pace. Invece scopammo. Diventò una abitudine vederci il sabato o la domenica in un piccolo albergo dove non andavano troppo per il sottile sui documenti.
La ricordo come una ragazza normale, almeno graziosa. La chiamerò Anna. Ben presto il proprietario o gestore, mi propose una alternativa: un appartamento che ora chiameremmo un monolocale, arredato in qualche modo ma comodo da raggiungere. Quarto piano senza ascensore ma tranquillo e, lui non poteva saperlo, vicino all’ufficio di lei ed al capolinea del mezzo che la portava al paese fuori città ove risiedeva con la famiglia. La possibilità di una visita a sorpresa della polizia ci aveva tenuti nella inquietudine sempre, ora invece stavamo tranquilli. Ci vedevamo in genere a metà settimana dopo il lavoro ed il pomeriggio del sabato, sempre dopo che aveva finito di lavorare. Si lavorava solo al mattino il sabato. Parlava poco dei genitori, diceva qualcosa della sorellina, di qualche anno più piccola alla quale, di noi, raccontava tutto. Barbara, anche questo ovviamente nome inventato, ‘ti vuole bene perchè ti voglio bene io’.

Interludio

Ma tu sei matta! E perchè mai? Ma potrebbe essere tuo padre o persino tuo nonno! Mica ci voglio andare a letto, e poi io mi sono pur calata gli anni. Sono arrivata alla mia età senza essere mai stata con un uomo, lascia che ci ricami attorno almeno con la fantasia. Sei pazza, matta schianta. Sarò matta, ma almeno scrive bene, non è volgare, per quello che vogliamo va benissimo. Non dimenticare che la idea è stata tua e sei stata sta a rispondergli per prima, non io.

Egregio Dottore.

Ho apprezzato la sincerità con la quale ha risposto alla mia mail, ed il fatto che quasi certamente abitiamo lontani e la sua cortesia nei preliminari mi spinge a continuare in questi nostri contatti. Adesso posso anche immaginare possibile il resto, nei limiti ovviamente di quanto possa avvenire in un rapporto puramente epistolare. Non ho esperienza della materia e la pregherei di essere, se le è possibile, un poco più esplicito, continuando a non mettere a rischio il buon nome delle sue amiche ovviamente. Le rendo atto che la discrezione fin qui usata torna a suo merito e mi conforta e mi dà la speranza, la certezza quasi, di aver incontrata una persona, un uomo in cui riporre fiducia pur continuando a volere solo un rapporto puramente virtuale. Qualche particolare in più servirà a farmi capire od almeno intuire la sua personalità. Sono adulta e vaccinata, non mi scandalizzerà di certo. Per quel che mi riguarda, da dire c’è ben poco e poi una donna è logicamente e doverosamente portata a celarsi, ad usare discrezione. Mi permetta, almeno per ora di dirle ben poco di me, quasi nulla anzi. Vivo da anni con una donna, ed intendo dire, sia chiaro, che coabitiamo da amiche quali siamo, dividendo le spese, niente d’altro, niente di pruriginoso. Non sono bellissima, niente top model insomma, eppure faccio ancora la mia figura in costume da bagno. Ho terminato le superiori, cominciando a lavorare molto presto. Ho un lavoro part time che mi occupa il mattino e mi permette di vivere almeno decorosamente. Spero di ricevere sue nuove, cordialmente…

Interludio

Non è bellissima ma fa la sua figura in costume. Divide la casa e le spese con una amica, solo amica. Non ha esperienze in questo campo. Solo nel campo della schiavitù virtuale? Non dice niente degli uomini della sua vita, uno solo magari, ed ora, divorziata, separata o nubile cerca uno svago, puramente intellettuale, senza rischi di scottature. Probabilmente, quasi certamente non la vedrò mai. Posso quindi immaginarla come mi pare, una bella donna, e, di una certa cultura lo è, lo si vede da come si esprime. Io devo inventarmi un nome per quando sarà il momento perchè sembra propensa a continuare. Ma cosa cazzo si fa con una schiava virtuale? Ecco, il nome potrebbe essere Primum Pilum, mi piacerebbe Triario ma lo uso per altre cose sempre sul web. Lo chiederò a lei.

Cara Schiavetta in fieri,

penso giusto passare alla modalità tre ( vedi e segui le istruzioni ‘Comunicazioni riservate’ del sito).
Certamente lo web master ci può leggere ma se lo desideri si può fare come al punto ‘C’, assicurandoci una discrezione assoluta. La cosa, come sai, deve partire da te. Solo così però, potrò essere sicuro che in nessun caso venga messa a rischio la necessaria riservatezza di donne che si sono fidate di me.

Caro Padrone,

trovo la sua indicazione del tutto consona e la seguiremo. Intendo dire che sarò pure io più tranquilla usando quel metodo del punto ‘C’. Non ho aggiunto ‘in fieri’ a Caro Padrone…vedremo, ma Schiavetta mi piace molto, mi dà un leggero brivido. Non le nascondo che sto sempre più prendendo in considerazione di proseguire, o meglio iniziare ad inoltrarmi per questa strada. Con lei, ovviamente. Per quanto attiene al punto ‘C’ della modalità tre è un poco complicato ma ne sono venuta a capo. Le invio la mia parte di dati, il resto toccherà a Lei. Poi potremo comunicare direttamente. Avrà comunque solo dieci minuti per la intera sequenza, diversamente la prego di avvertirmi per poter ricominciare.

Interludio

Ci riesco a pelo. Ho dovuto per due volte ricominciare la compilazione del format. Enter. La connessione è avvenuta correttamente, lampeggia sullo schermo.

Interludio

Ed adesso cosa facciamo? Cosa facciamo? Mia cara, non stai messa peggio di prima, anzi. Sentiamo quali palle ci, anzi ti racconterà. Per certo ti chiederà di incontrarvi, vedrai. Bada di non fare stupidaggini. Non sono una bambina. No ma fai attenzione lo stesso. E tu, ti tiri indietro? No, tirarmi indietro no, ma…

Egregio Dottore,

ora che possiamo comunicare senza tema di essere ascoltati da orecchie indiscrete, ci riuscirebbero i servizi segreti ma certo hanno cose più interessanti da fare, vorrei mi parlasse più apertamente di lei e dei suoi rapporti con le donne, in tutta sincerità possibilmente pur senza venir meno alla consueta discrezione che la onora. Non vuole parlare di quella donna dalla quale sospetto si è sentito usato, non importa. Prima di diventare la sua schiava virtuale, prima di sentirmi libera di chiamarla Padrone, vorrei conoscerla meglio, nel bene e nel male. Mi parli della donna al mare, sono certa che abbia sorvolato sulla maggior parte di quanto avvenuto…

Cara schiavetta,

ho meditato a lungo prima di decidere. Ti racconterò se non tutto, almeno quei particolari che avevo omesso e che in nessun caso possono identificare le donne in questione. La Signora innanzi tutto.
Mi piaceva e sia pur timidamente le ronzavo attorno dall’anno prima. Avevo captato qualche parola di altre bagnanti che mi facevano sperare…Per questo ebbi il coraggio di provarci. Per questo ebbi il coraggio e la faccia tosta di proporle di andare a casa di lei che sapevo libera. Non ero poi sprovveduto come ho lasciato credere. Mio padre, generoso con tutti, gioviale con tutti, con le cameriere era tiranno ed avaro. Le pagava poco e le dimensioni della casa oltre alle sue idee facevano si che le due cameriere che costantemente avevamo durassero pochissimo. Assente per molti mesi per volta e pronto poi a partire subito dopo, ero affidato dai dieci anni in poi a ragazzette al primo lavoro. Allora erano perlopiù analfabete o quasi, ero io a dover decifrare gli sgorbi dei loro fidanzati lasciati al paese e a rispondere. Diventavo così una specie di confidente sentimentale. Niente pratica, ero poco più che un bambino, ma da pensare molto. Duravano poco, a volte due o tre mesi soltanto poi il ragioniere doveva darsi da fare per sostituire quella che aveva trovato di meglio.
Una la feci licenziare io. La spiavo scopare con un tizio. Quando ne portò a casa due e poi tre telefonai al ragioniere. Avere uomini diversi che entravano in casa quasi tutte le notti non mi piaceva anche se mi piaceva guardare. Imparai in teoria tutto quello che un maschio poteva fare con una femmina.
Più avanti, dopo la innominata ebbi anche una storia con una di loro. Non la più giovane, e neppure la più carina. Una delle poche che sia durata sei mesi. Aveva un fidanzato al paese cui scrivevo lettere di fuoco ed era una ragazza di sani principi. Fidanzata non voleva tradirlo, io poi non avevo il coraggio di andare in farmacia a comprare i preservativi e lei men che meno. Ero però il padroncino ed aveva, parole sue, dei doveri nei miei confronti. Risolse la cosa con deliziosi lavori di bocca e dandomi il sederino. Così non lo tradisco diceva nel suo quasi incomprensibile dialetto. Purtroppo durò appena alcune settimane, poi la madre la richiamò al paese. Una seconda era vergine e tale era decisa a rimanere. La convinsi a seguire le orme dell’altra ma anche con questa durò poco e niente sederino, solo pompini.
Con la signora salii a casa sua. Niente frasi tipo non dovremmo, è male o cazzate del genere. Fu lei a dire che era la mia schiava, un gioco solo. Solo per gioco si fece legare i polsi e chiavammo come ricci. La sera seguente le feci portare le ginocchia al petto, e mi trovai davanti non uno ma due orifizi. Questa volta la legai nella miglior posizione e nonostante qualche protesta li usai entrambi i due orifizi. Probabilmente per lei era la prima volta che lo prendeva nel sedere ed inoltre ne abusai. Cominciai carezzandole tutto il corpo. La volevo subito ma riuscii a trattenermi almeno un poco. Poi la baciai a lungo tra le gambe fino a farla bagnare ed anche, forse, godere. Quando le tolsi il bavaglio mi disse che non voleva più vedermi ma il mattino dopo fu lei ad avvicinarmi. Farmi trovare il necessario per legarla nella sua camera fu chiaramente il segnale che non le spiaceva. Non le spiaceva neppure essere sculacciata. Non dovetti neppure chiedere che me lo succhiasse. Urlò nel bavaglio quando la colpii con la cinghia. Un colpo solo che la fece anche piangere. Giurai a me stesso che non avrei mai più colpito una donna in quel modo. Ormai mi bastava farle un cenno e mi seguiva nella cabina o a casa sua. Aveva ancora qualche giorno da trascorrere al mare da sola ma partì, salutandomi come ti ho già detto. Le piaceva troppo, ne aveva paura. Qualche anno più tardi, universitario, conobbi Anna. Il nostro rapporto durava ormai da alcuni mesi e lo slancio iniziale cominciava a scemare. Chiudere? Ma siamo matti? Aveva però i suoi principi e si scopava solo nel modo più convenzionale. Un giorno, al telefono, insieme a troppe parole melensi, disse che di essere la mia schiavetta. Quella domenica la avremmo passata insieme e portai il necessario. Non corde che avrebbero potuto spaventarla ma grandi fazzoletti comprati al mercato del sabato. Avevo promesso a me stesso di non usare mai più fruste o cinghie ma avevo dello spago molto sottile…

Amava farsi spogliare lentamente, la coricai sul letto legandole i polsi con due fazzoletti. Nel vederla stesa, disponibile, rossa in volto ed un poco ansante mi accorsi di amarla. Mi innamoro sempre delle mie donne. Una giovane donna bella nella sua nudità, si offriva a me e mi amava. Non usai i tre fili sottili che avevo preparato e non abusai della sua arrendevolezza. Era legata e avrei potuto, immagina tu cosa avrei potuto fare. Col tempo però arrivai a desiderare qualcosa di più. Mi amava, non osava però darsi a me come volevo, avevo perso l’attimo fuggente. Avrei dovuto forzarla ma esitavo davanti a questo passo.
Un sabato, poco dopo essere arrivato alla solita ora sentii bussare. Aprii convinto fosse Anna ed invece era una giovane sconosciuta. Per farla breve era Barbara, la sorellina. Di un paio di anni più giovane, molto graziosa. Il padre non poteva guidare per una frattura al braccio ed Anna aveva dovuto accompagnarlo dalla nonna che si era ammalata. Sarebbe venuta ma in ritardo. Aveva provato a telefonarmi a casa senza trovarmi e la aveva pregata di venirmi ad avvertire dopo la scuola. Ora sarebbe scesa ad aspettarla al bar. La convinsi ad aspettare la sorella con me, quello non era certo un bar dove una ragazza giovane potesse aspettare magari ore da sola. Dopo poco era tra le mie braccia. Chiaramente non sapeva baciare. Non si oppose quando le slacciai l’abito per carezzare le mammelle piccole e sode e neppure quando le feci schiudere le ginocchia per raggiungere la fessura che mi confermò esser intatta. Capii di poterla cogliere anche subito ma seppi trattenermi. Ti voglio, sarai mia come Anna e più di Anna, ma non ora, sarebbe scorretto. Su di lei però usai i tre fili sottili che per gli ultimi colpi bagnai. Anche così lasciai segni quasi invisibili sul petto e sulle cosce, segni appena rosati. Pizzica, mi disse, pizzica soltanto. Bisogna fare dei nodi perchè si senta bene. Anna aveva detto di raccontare tutto alla sorellina ma le avevo creduto solo in minima parte. Non solo le aveva raccontato tutto ma aveva pure capito le mie esitazioni, i miei desideri insoddisfatti. Barbara si era rivestita ed era raggiante. Ora le direte che volete anche me? Mi volete non è vero? Saremo entrambe vostre ed anche Anna dovrà accettare di fare quello che voi desiderate.
Angela trasalì vedendo la sorella. Pianse ascoltando le mie decisioni che non osò contrastare. Tu sei la numero uno, la schiava anziana. Decidi come istruirla, suggeriscimi cosa fare di lei. Legata con i fazzoletti, coccolata, coperta di carezze pianse quando presi la sua verginità. Vi amo mormorò appena.
Purtroppo qualche tempo dopo le mie schiave amanti ed amate dovettero seguire il padre che si trasferiva per lavoro.
Ho rivisto Barbara anni dopo, per caso. Sposata, due figli come Anna…

Interludio

Penso alle due. Gelose come gatte randage. Feroci persino. Quando la seconda volta le ebbi nel mio letto toccò a Barbara il ‘bastone del comando’. Si rifece delle angherie subite pochi giorni prima. Usò i cordini bagnati ed annodati, dimostrando cattiveria e fantasia. Usò con grande intuito i foulard e la corda ormai a disposizione. Usò il fazzoletto per smorzare le possibili grida. Quando Anna, già ansimava per i capezzoli strizzati ed il sesso carezzato e leccato, mi disse di chiavarla e di incularla senza creme o vasellina. La sento ancora dibattersi, torcersi mentre esco dalla sua figa e forzo l’ingresso del sedere vergine. Un poco dentro e poi fuori, poi dentro di nuovo. Nella fica ed ancora nel sedere, sempre più a fondo, fino ad aprire lo sfintere. Ed ora la nuova schiavetta accetta di vedermi. Forse sono in due. Sono molto più esperto di allora. Mi immagino mentre voltandomi la schiena la faccio sedere sul mio cazzo per incularsi da sola. Mi stendo facendole divaricare le gambe e permettendo all’altra di leccarla. I suoi sussulti di piacere e di dolore, le torco i seni, mi danno un piacere immenso, crescente, sino al parossismo finale.

Cara schiavetta,

mi sta bene, decidi tu quando debba venire da voi a cena, non ho problemi. Se come sono certo tra noi c’è un buon feeling sarete poi mie ospiti per il fine settimana.

Il vostro Padrone.

Interludio

Non sarà con la mia avvenenza, ridicolo, o con un mazzo di fiori che le conquisterò, e neppure con una cena pur in un ottimo ristorante. Le corteggerò e forse le conquisterò con il parco ed il giardino ben curati, la piscina ed il campo da tennis, la servitù e sopratutto con l’ hammam. Poche donne resistono al suo fascino. Lavate e massaggiate da fedeli ed abilissime serventi, nella penombra, a lungo, fino ad estenuarle. Poi depilate, truccate e pettinate, troveranno, ciascuna nella sua camera biancheria ed abiti da sogno per la cena…Una sola nel mio letto, l’amica. Provvederà la mia governante a far essere l’altra troppo stanca, assonnata. Domani sarà già gelosa, la gelosia della prima…come in passato, come sempre.

——————————————–
Cara lettrice, scrivendo, mi è sempre difficile esprimere, quando la situazione lo richieda, quelle che possono essere le pulsioni ed i pensieri di una di voi. Cosa possa pensare e sentire cioè una donna, magari sposa fedele e madre affettuosa nel sentirsi corteggiata con garbo da un uomo non spregevole. Cosa può pensare e provare una donna nelle mille situazioni in cui può venirsi a trovare. Per questo ho abbozzato questo spunto. Per far capire con un semplice esempio questa mia difficoltà.
Vorrei entrare in contatto con una donna, che non vedrò mai, con la quale dividere alla pari onori ed oneri per la composizione di qualche lavoro. Ne decideremmo insieme la trama e collaboreremmo alla sua redazione. Alla pari, senza conoscerci se non via internet. Se la cosa apparisse troppo impegnativa potremmo discutere e trovare forme di collaborazione accettabili ad entrambi.
Posso essere contattato tramite Milu e conservereste il vostro completo anonimato. Sempre su Milu sono presenti una quindicina di miei scritti per eventualmente farvene una idea.
Speranzosamente vostro

Chiodino.

I RACCONTI DI ‘CHIODINO’ SU: I RACCONTI DI MILU
Padrone di schiave per forza?
Io, gigolò a settant’anni
E’ giovane… ma grande abbastanza.
Farsi scopare da uno schiavo, mai!
Gallina vecchia.
I sogni muoiono all’alba.
Il Circolo dei ‘Bastard’.
Incubo?
La bella estate quando divenni uomo.
La mia cagna da riporto.
Lei e Lui, Lei e Lei, Lui e Loro.
Mi piacciono i culi, tutti i culi, rigorosamente femminili.
Quattro uomini per una signora (Gli Dei vogliono risorgere).
Schiava o puttana? Schiava e puttana.
Tutto per i miei bambini.
Sedotto.
Le mie bambine ed io, rapite, addestrate per…

Leave a Reply