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Racconti Erotici Etero

La Storia di Monica – Cap. 2.7 – Manlio

By 16 Febbraio 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Passai alcuni giorni completamente immersa nel lavoro, fermandomi ogni tanto solo per guardare la targa sulla mia scrivania “Monica Faziole ‘ Avvocato”.
Così quando Manlio m’invitò a cena al “Trevor” caddi dalle nuvole, non arrivando a pensare ad un locale così di grido con lui come cavaliere. Manlio infatti era solito mantenere un profilo molto basso, evitando il più possibile serata di gala o altri eventi mondani. Inoltre non mi diede neppure tempo o modo di cambiarmi, così mi ritrovai a cena, in uno dei ristoranti più alla moda della città, con lo stesso vestito con quale ero andata a lavorare.
La cena fu a dir poco perfetta, e non solo per le eccellenti portate.
Manlio non disse una sola parola che poteva riguardare il lavoro, tirando così fuori la sua vena ironica, quasi scanzonata. Scoprii anche, e con gran sorpresa, che conosceva tutti i pettegolezzi dell’alta borghesia, con una particolare predilezione per i tradimenti.
I suoi racconti s’interruppero solo quando andò in bagno, e in quei momenti pensai a quanto poco lo conoscessi, dato che era in grado di meravigliarmi in quel modo.
‘Andiamo da te ?’ mi chiese tornando dalla toilette cogliendomi completamente di sorpresa.
‘Si.’ gli risposi mentre mi alzavo ancora un po’ sconvolta per la sua proposta.
Il breve tragitto in macchina fu in un silenzio quasi imbarazzante, ma una volta nel mio appartamento, Manlio diventò un vero maschio, come forse non lo era mai stato.
‘Dammi le tue mutandine.’ Mi disse come se fosse un ordine mentre si toglieva giacca e cravatta.
Mi alzai la gonna per sfilarmi il perizoma, e subito dopo piegarmi leggermente in avanti mettendogli così quasi il culo in faccia. Lui allungò una mano e iniziò a massaggiarmi delicatamente la passera, facendo scorrere le dita in mezzo allo spacco.
‘Mio Dio come sei bella…’ mi disse palpandomi il sedere
‘Manlio io…’
‘Shh, stasera sarai mia, e non come lo sei di solito.’ mi disse bagnandosi un dito che mi ritrovai subito dopo contro il buchetto ‘Stasera voglio che tu sia la mia puttana personale, e che non mi dica mai di no.’
Per tuta risposta mi piegai ancor di più, aprendo le gambe dopo aver sfilato la gonna che ormai era solo d’intralcio.
Lui però era come bloccato, non riusciva infatti a fare il porco che tanto invece ambiva essere almeno a parole. Infatti non solo non mi sodomizzò in alcun modo pur avendo poggiato il dito sul mio ano, ma iniziò a baciarmi il culo con amore.
‘Ma che cazzo fai !’ gli dissi con un certo disprezzo ‘Hai mai visto una troia a cui baciano il culo ? Quindi ora mi m’infili almeno un dito nel culo e tiri fuori il cazzo, o te ne puoi anche andare a casa tua a frati una bella sega !’
Colpito nell’orgoglio Manlio mi aprì le chiappe per sputare contro il mio buchetto, e finalmente far scivolare dentro il suo dito.
‘Sii così mi piaci.’ gli dissi togliendomi la camicetta e il reggiseno prima di mettermi carponi sul divano ‘Adesso tira fuori il cazzo così ti succhio anche l’anima.’
Manlio sembrava un incrocio fra un automa e un bambino in un negozio di giocattoli. Non solo seguiva ogni mia direttiva, ma era quasi incredulo di poterlo fare, non rendendosi conto che in realtà ero io a condurre il gioco, ben sapendo che non era certo uno stallone da monta. Infatti dopo un breve pompino e un altrettanto veloce ditalino al mio culo, lui si sedette non sapendo quasi cosa fare. Così mi sistema sopra di lui, e dopo avergli afferrato il cazzo con una mano, m’impalai dandogli le spalle per infilarmi l’asta nel culo.
‘Io voglio la tua fica !’ mi disse stupito per come lo stavo cavalcando
‘Le puttane le inculi non le scopi, e stasera io sono la tua troia.’ gli risposi prendendogli una mano per portarla sulla mia passera fradicia. ‘O forse non &egrave questo quello che vuoi fare da tempo, farmi il culo come altri hanno fatto prima di te.’
‘Hai ragione sei solo una cagna che dev’essere trattata come tale. Mettiti a pecora per terra che &egrave l’unica cosa che sai fare.’
Mi alzai per mettermi carponi per terra, e per farlo eccitare ancor di più, con una mano aprii il buchetto mentre con l’altra presi a masturbarmi con una certa foga.
‘Cos’aspetti col cazzo in mano ! Mettimelo nel culo e fammi godere !’
‘Eccoti servita signora delle troie !’
Lui poggiò la cappella contro la mia apertura posteriore, poi m’afferrò saldamente per i fianchi, prima di spingerlo dentro con tutta la rabbia che aveva in corpo.
‘Sii fammi godere, fai di me la tua troia !’ urlai in preda ad un misto di dolore e piacere che trovai irresistibile.
Contrariamente a quanto avevo pensato, Manlio m’inculò a lungo, anche perch&egrave a volte tirava fuori il cazzo per sostituirlo con due o tre dita, che mi dilatavano sempre più l’ano. Ormai era quasi diventata una battaglia con lui che cercava di ritardare il più possibile il suo orgasmo, ed io che l’incitavo a possedermi da vero maschio dominante.
Ad un certo punto però parve chiaro ad entrambi che lui proprio non riusciva a venire, così lo feci sedere sul divano anche per fargli prendere fiato. Non appena il suo respirò ritornò regolare, gli presi il cazzo in mano e iniziai a leccargli le palle, mentre lo segavo con molta calma.
Quando lo vidi gemere più forte lasciai con la bocca i suoi testicoli per leccargli il pene, senza però mai prenderlo del tutto in bocca, ricoprendolo solo di saliva.
‘Ora ti faccio godere.’ gli dissi mettendomi sulle sue gambe.
Come avevo fatto prima m’impalai sopra di lui, ma questa volta usando la fica, che accolse il suo cazzo senza opporre alcuna resistenza. Quanto prima lui era stato brutale, tanto ora io fui dolce, cavalcandolo con una lentezza quasi esasperante, ma che ci permise di baciarci quasi senza sosta, mentre le mani cercavano ogni anfratto del corpo dell’altro.
Alla fine lui venne dentro di me, per poi quasi vergognarsene, ma bastò una mia carezza per fargli tornare il sorriso.
Manlio si rivestì senza dire una parola, per poi rompere il silenzio con una domanda che mi lasciò a dir poco basita.
‘Come sapevi del mio feticismo per i piedi ?’
Non sapendo cosa rispondere decisi di raccontargli la semplice verità, dal fortuito incontro con Flora e la marchetta fatta per avere notizie su di lui. Manlio m’ascoltò attentamente senza interrompermi mai, poi si rivestì come nulla fosse per darmi appuntamento il giorno dopo in ufficio.
Non riuscii a prendere sonno pensando in continuazione se avevo fatto bene a dirgli la verità, anche se ormai non potevo più tornare indietro Alle due e mezza poi squillò il telefono per darmi la notizia che avrebbe cambiato la mia vita.
‘Manlio ha avuto un incidente mortale.’
Le poche parole di Nadia mi buttarono nello sconforto, lasciandomi solo la forza di vestirmi per andare all’ospedale dove trovai quasi tutti gli avvocati dello studio.
‘Ora che Manlio non c’&egrave più si scatenerà una guerra di potere senza fine.’ mi disse dopo avermi presa in disparte Luigi Saraceni ‘Tu non prendere mai posizione, e vedi di diventare quasi invisibile o sarai la prima a saltare. Se Nadia prenderà il controllo dello studio per te ci sarà posto, in caso contrario sarà meglio cercarci un nuovo lavoro.’
‘Perch&egrave ?’
‘Se vince Porsei non vorrà intorno nessuno in grado d’oscurarlo, e lui &egrave solo un uomo di potere, non certo uno in grado di fare una causa anche minimamente seria. Nadia invece se ne frega del penale, per lei contano solo i soldi dei divorzi, e con quelli può anche coprire qualche perdita.’
‘Ma adesso chi seguirà la causa di Marta Direcu contro Tableri ?’
Luigi disse una bestemmia che quasi aprì una crepa sul soffitto dell’ospedale, ma del resto gli avevo appena ricordato che tenere un basso profilo era quasi impossibile.
Manlio infatti aveva preso le parti di una giovane ragazza, ridotta quasi in schiavitù da un ricca e potente famiglia d’imprenditori, che aveva trovato il coraggio di denunciare i suoi aguzzini, difesi neanche a farlo di proposito dal padre di Carla, che forse era al momento il miglior avvocato della città.
Luigi si consultò velocemente con Nadia per poi tornare da me.
‘La causa &egrave tua, tanto se perdi non sarà un gran danno per la tua immagine. I Tableri sono difesi da Pescetto e tu sei alla tua prima causa senza Manlio, quindi &egrave un rischio ben calcolato.’
‘Ma io voglio vincere !’
‘Lo so e spero che ci riesca, anche perch&egrave non sai quanto odio Pescetto. Ma di questo ti occuperai dopo il funerale, ora &egrave solo il momento di piangere un amico ancor prima di un collega.’
Restai un paio d’ore vicino a quello che speravo divenisse il mio nuovo protettore, senza sapere cosa fare se non parlare il meno possibile e cercare di nascondere il dolore che avevo dentro.
Neanche l’arrivo di Daniela mi fu di qualche conforto, decidendo alla fine di tornare a casa per prepararmi sia al funerale, che alla mia nuova causa, la prima che affrontavo senza aver vicino a me Manlio.

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