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Racconti Erotici Etero

La Tata

By 14 Ottobre 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Nei mesi scorsi la Tata dei miei figli ci ha comunicato che si sarebbe sposata con il suo fidanzato e che la cerimonia l’avrebbero fatta in Romania, loro paese natale, e che avrebbe avuto bisogno di almeno tre mesi di vacanza. Come sua sostituta avrebbe fatto venire una sua cugina, che l’avrebbe sostituita per tutto il periodo estivo. La nuova ragazza sarebbe arrivata in Italia nei primi giorni di maggio.
Come previsto, giunta la data dell’arrivo, ci siamo trovati davanti una ragazzina di circa 20 anni, alta almeno 180, capelli neri lunghi, mori, fisico da indossatrice, completamente piatta di seno. Veramente molto carina, ma anche molto ma molto timida. Passati i primi tempi di convivenza a Roma, dove per me era passata quasi inosservata a causa della sua grande riservatezza e timidezza, ci siamo trasferiti per le vacanze nella nostra casa di campagna. Anche lì, i primi tempi la convivenza &egrave stata assai tranquilla e nella norma. Solo verso la fine delle mie vacanze, due o tre giorni prima del mio ritorno a Roma, mi sono accorto di qualcosa di strano.
Passando davanti alla sua camera, attraverso la porta chiusa, ho sentito degli strani lamenti, quasi dei pianti, forse, provenire dall’interno. Era subito dopo pranzo, tutti dormivano in casa, ed io avevo bisogno di prendere alcune cose in un armadio proprio davanti alla sua camera. Credevo che lei dormisse, invece quegli strani lamenti provenivano da lei e mi incuriosirono molto. Mi avvicinai alla porta per sentire meglio, e avvertii chiaramente un pianto sommesso. Mi girai intorno per controllare che mia moglie o i miei figli non fossero svegli, per fare una cosa veramente scorretta: guardare nel buco della serratura la giovane Tata!
Sul letto, messo proprio davanti alla porta, c’era lei, distesa e appoggiata alla testata, con addosso solo una mogliettina cortissima, le gambe nude e lunghissime erano aperte. Con la mano destra si accarezzava il suo pube nerissimo e con l’altra teneva in mano un telefonino. Li per li non capii, pensavo si stesse masturbando stando al telefono, magari con il suo ragazzo.
Mentre, quasi eccitato da quella visione, mi accorsi di un rumore dietro di me, e vidi mia moglie che si stava godendo la scena. Un pò imbarazzato le dissi che avevo sentito piangere e che mi ero avvicinato per sentire meglio.
La sera riparlammo dell’accaduto e mia moglie mi disse scherzando che forse la ragazza piangeva perché aveva saputo della mia partenza. Io la presi a ridere, fra noi scherziamo molto. Ma quella battuta mi cominciò a frullare in testa per tutta la sera. La mattina dopo, qualsiasi cosa facessi, mi ritrovavo vicino la ragazza, e mi ritornava in mente la battuta di mia moglie. Dopo pranzo, come ogni giorno, siamo andati tutti a riposare, ma a me tornava in mente quella scena e quelle gambe lunghissime, aperte, viste attraverso quel buco della serratura.
Mi alzai dal letto, mentre mia moglie ancora dormiva, e andai di nuovo dietro la porta per vedere attraverso il buco della serratura cosa facesse la ragazza. Ancora un volta degli strani lamenti provenivano da dietro la porta, guardai e vidi la stesa scena.
Preso da uno strano desiderio, bussai. Silenzio. Ribussai e lei da dietro la porta domandò chi fosse. Aprii la porta, entrai, e mi trovai lei sotto le lenzuola con il viso alquanto arrossito. Le dissi che avevo sentito piangere e che volevo sapere se stesse male. Lei ancora più rossa in viso mi disse che stava bene e che non c’erano problemi. Mi avvicinai, e con fare quasi paterno, mi sedetti sul letto insistendo per sapere cosa avesse. Lei inizialmente, continuò a dire che non aveva nulla, ma presa la sua mano nella mia, con un po di titubanza, mi disse che le dispiaceva molto che sarei partito il giorno dopo. L’accarezzai la mano, e fattomi forza, le diedi un piccolo bacio sulla guancia dicendole che era molto carina. Stavo per rialzarmi e andar via, ma la ribaciai sulla guancia. Lei ci stava, vedevo che il suo imbarazzo e il suo rossore stavano scomparendo. Le presi il viso fra le mani e la baciai sulle labbra, lei tirò fuori la lingua incontrando la mia. Comincia ad accarezzarla, prima fra i capelli, poi scesi sul collo fino ad arrivare sul suo piattissimo seno. Li trovai due capezzoli eretti, duri e vogliosi. Scesi a succhiarli e trovai un corpo magrissimo, nervoso, quasi da uomo. Avevo paura a spogliarmi, non sapevo quanto mia moglie avrebbe ancora dormito. Spostai le lenzuola e sotto la trovai nuda come il giorno prima. Scesi a baciarla fino ad arrivare al suo triangolo nerissimo, era tutta bagnata. Nella mano sinistra stringeva ancora il telefono, come il giorno prima. Mentre le aprivo la fica per baciarla più nel profondo mi accorsi che vicino alla gamba c’&egravera un altro telefono. Mi fermai e le chiesi perch&egrave ne avesse due e che cosa ci stesse facendo. Ridiventò di nuovo rossa e non mi rispose. Le richiesi di nuovo il perché, e presolo in mano mi fece vedere. Con una mano si portò il telefono proprio sulla sua fica, e con l’altra spinse un tasto del telefono che non aveva mai lasciato. Il telefono appoggiato sul suo nerissimo triangolo si accese, si stava chiamando con l’altro, aveva inserito la vibrazione. Mi fece allora vedere come si masturbava, come le aveva insegnato una sua amica in Romania. Doveva piacerle veramente perch&egrave di li a poco comincio a muovere il bacino, avanti e indietro fino a venire in un lago di umori che le bagnarono tutto il telefono.
Io rimasi sbalordito, non sapevo che fare, ma una volta venuta, appoggiai le mie labbra sulla sua spaccatura e cominciai a succhiarla e a leccarla, era fradicia, grondante di umore dolcissimo.
Dopo poco me ne andai per paura di mia moglie.
La notte pero ritornai, era tardi, quasi le tre. La trovai che dormiva, con la sua mogliettina gialla. Mi spogliai e mi infilai nel suo letto. Lei fu molto carina, ci baciammo a lungo, poi lei scese e mi prese fra le sue labbra il mio cazzo succhiando prima la cappella con movimenti lentissimi. La rigirai, volevo ricambiarle il piacere, fu un 69 bellissimo, che durò fino a che lei cominciò a mugulare. Capii che stava venendo perch&egrave smise di baciare il mio lui. I lamenti erano uguali a quelli sentiti dietro la porta.
La rigirai di nuovo, ma questa volta volevo prenderla, lei mi fermò e guardandomi negli occhi mi disse che era vergine, che non aveva mai fatto l’amore fino in fondo. Che però usava spesso un vibratore che le aveva aperto l’imene.
Le appoggiai il mio cazzo fra le sue grandi labbra umidissime e spinsi. Prima piano ma lei era gia aperta e mi accolse con forza.
Era bella, magrissima, il suo seno piattissimo mi eccitava, volli di nuovo baciarla. Facemmo l’amore fino alle 5 del mattino e lei venne tre volte.

La Tata II ‘ ritorno in città

Finite le vacanze ritornammo a Roma. Lei sarebbe rimasta con noi solo tre settimane e poi sarebbe ritornarnata in Romania per l’inizio dell’Università. Dopo le vacanze &egrave sempre difficile riprendere la vita normale, lavoro, impegni, ecc. ecc., ma io mi sentivo diverso, sapevo che avevo in casa una dolcissima ventenne e che avrei dovuto approfittare dell’occasione, solo pochi giorni e poi lei avrebbe fatto ritorno alla sua vita normale.
In quei giorni però, nel mio palazzo, stavano facendo dei lavori alla facciata e avevano montato le impalcature che ci costringevano a tenere chiuse le serrande per tutta la giornata. Un’esperienza noiosa stare con la luce accesa durante le ore del giorno. Usciti tutti di casa per i normali impegni lei rimaneva sola a fare le faccende, non voleva uscire, diceva che preferiva stare a casa. Una mattina, con una scusa banale, ritornai a casa verso le 11, aprii la porta e la casa era come al solito buia. In cucina non c’era, in salotto neppure, mi diressi verso le camere da letto, buie anch’esse, e mi accorsi che era lì. La trovai in piedi vicino alla finestra che guardava di fuori da uno spiraglio appena aperto della serranda. ‘Ciao’, le dissi nella penombra. Lei ebbe un sussulto come se si fosse spaventata. ‘Che stai facendo?’ le chiesi. Lei mi rispose che stava pensando alla sua casa e che era un pò triste. Mi avvicinai e complice il buio, l’abbracciai. Lei mi disse che le dispiaceva partire. Tenendola stretta cercai le sue labbra, lei rispose al mio bacio, le nostre lingue si cercavano, si succhiavano, le mie mani cominciarono ad accarezzarle tutto il suo magrissimo corpo. Ritrovai i suoi piccolissimi seni, i suoi capezzoli erano duri. Le alzai la maglietta, e dalle sue labbra scesi a baciarle il collo, le spalle, fino ad arrivare al suo piccolissimo seno.
Lei rimase ferma, immobile alle mie carezze. Le tolsi del tutto la maglietta, poi i pantaloni ed in fine le tolsi un piccolissimo tanga nero di pizzo. Lei sempre immobile, accoglieva i miei baci e le mie carezze quasi con freddezza. Pensai per un attimo che forse non voleva, e allora le chiesi di venire sul letto. Lei disse di si con il capo e ci avvicinammo al letto. Io ero ancora vestito. Le si stese a pancia all’aria con le gambe un pò aperte e guardandomi negli occhi, un po’ titubante e con aria timida, mi chiese: ‘ti prego, baciami come hai fatto la prima volta, voglio sentire di nuovo le tue labbra, voglio sentirmi bagnare dalla tua lingua’. Io scesi e accostai le mie alle sue labbra. Era già bagnata, di un sapore forte e intenso. Insinuai la mia lingua nel suo spacco incorniciato da un folto triangolo nero. Dopo un po’ mi prese la testa e mi fermò. Mi disse di nuovo: ‘ ti prego, fammi sentire la sua lingua più in basso’, e con la mano mi indicò il suo fiorellino. Scesi ancora di più verso il suo buco più stretto, le feci entrare la lingua ma era stretto, presi allora a leccarla con forza, passando dall’ano alla fica. La mia mano le accarezzava le gambe fino a scendere ai piedi. Mi fece segno di baciarle anche quelli, passai la lingua fra le sue dita, le succhiai l’alluce e poi le altre dita dei piedi. Mi lasciava fare restando sempre immobile. Intanto io cominciai a sudare con tutti i vestiti che avevo addosso e comincia a spogliarmi fino a restare nudo, inginocchiato davanti a lei.
Risalii lentamente baciandola tutta. Mentre le succhiavo la fica, provai ad accarezzarle il suo fiorellino, il mio dito bagnato del suo umore piano piano entrò in lei. L’entrata del dito la fece muovere un po’ dalla sua immobilità. Spinsi di più, nei infilai un altro, poi un altro ancora. Il mio viso era tutto bagnato di lei, del suo sapore bellissimo. Mi fece segno di salirle sopra, voleva prendere il mio cazzo fra le sue labbra mentre le baciavo la sua lei. Lo feci, adoro il 69. Lei si mise di fianco, la sua testa fra le mie gambe, la mia testa fa le sue gambe. Ci succhiavamo forte, ci scambiavamo delle leccate profonde. Il mio dito rientrò in lei, accarezzando l’interno del suo fiorellino. Lei mi venne in faccia fortissimo, mi strinse la testa fra le sue cosce e smise di succhiare, era venuta la prima volta! Io mi girai, feci girare anche lei, era a pancia in già, le allargai il suo spacco per infilarmi dentro di lei, nella sua fica bagnata. Era a pancia in giù quasi inerme. La presi per i fianchi e spinsi dentro di lei tutta la voglia che avevo. La sentivo ansimare, le piaceva sentirsi prendere da dietro. La misi in ginocchio cercando di non far uscire il mio cazzo da lei. Spinsi, spinsi, stavo per venire, sentivo che stavo per arrivare all’orgasmo. Lei mi fermò, si tolse da sotto e mi prese il suo cazzo fra le sue labbra. ‘Fammi sentire com’&egrave il tuo sapore’ mi disse succhiandomi la cappella infuocata. ‘Vieni’ mi disse, e assaporò tutto il mio sperma. ‘E’ la prima volta che ne sento il sapore’, mi sussurrò, ‘ e mi &egrave piaciuto’.

Tutta la notte non facevo che pensare e ripensare a questa storia, quel corpo non mi ha fatto prendere sonno. Quella sua passività nel ricevere il mio piacere mi ritornava in mente come un pensiero fisso. Forse era frigida e non lo dava a vedere, ma non era possibile grondava talmente di umori che qualche cosa avrà pure provato. I miei baci erano intensi, mi ero occupato solo di lei, non mi ero occupato di me e del mio piacere. Forse era veramente solo timida?
Pensa e ripensa, la mattina mi convinsi a rimanere a casa e a non andare al lavoro mettendo una banale scusa: un forte mal di testa! Verso le dieci, casa era completamente libera e solo lei girava per le solite faccende domestiche. Io quella mattina mi trattenni a letto volutamente senza alzarmi neppure per far colazione. Mentre passava davanti alla mia camera la chiamai: ‘posso chiederle di farmi un caff&egrave’, le chiesi. Dopo poco ritornò con una tazzina fumante, la invitai a sedersi sul bordo del letto e mentre bevevo il caff&egrave le dissi: ieri &egrave stato molto bello, ci ho ripensato tutta la notte? Lei senza neppure rispondermi si alzò dal letto, si tolse la maglietta, i pantaloni del pigiama e si infilò nel letto con addosso il suo tanga di pizzo nero. Mi sfilò il pigiama in pochi secondi, eravamo nudi tutti e due, con il solo tanga che ci divideva. Non lo volli togliere subito, mi piaceva trovarlo mentre l’accarezzavo. Ci baciammo a lungo, lei scendeva a baciarmi d’ovunque, io pure, non ho risparmiato nessuna parte di quel magrissimo corpo. Rispetto al giorno prima era diversa, più presente, quasi era lei a condurre il gioco, io invece rispondevo solo alle sue attenzioni. Ci rivoltammo nel letto per più di un’ora, baciandoci e accarezzandoci, entrando e uscendo da in ogni posto, da ogni entrata. Con una inaspettata violenza mi sbatt&egrave con la schiena sul letto e con un rapido movimento mi salì sopra mettendomi la sua fica proprio all’altezza del viso, piegando leggermente il busto in avanti le sue lunghe braccia bloccarono le mie all’altezza dei polsi. Ero immobile sotto di lei, sentivo il suo sapore scendere sulle mie labbra, lei cominciò a muoversi avanti e indietro con il sedere. Si strusciava sul mio viso quasi graffiandomi con i suoi peli un po’ duri. I polsi mi facevano male, il mio cazzo la cercava, ero talmente eccitato che volevo venire, volevo scoppiare, ma lei nulla, continuava a prendersi il suo piacere dalle mie labbra. Venne fortissimo appoggiandosi con forza sul mio viso, ne approfittai, con un gesto improvviso riuscii a liberami spingendola con la schiena sul letto. Le salii sopra, ‘entra’ mi disse, non volli. La feci aspettare, continuando a strusciare il mio cazzo durissimo sulle sue labbra bagnate. Ora ero io che le stringevo i polsi, ero io che la tenevo sotto di me. ‘Dammelo’ mi disse, scesi invece a baciarle il piccolo seno dai capezzoli eretti. Mollai la presa, ero in ginocchio, lei si spostò, mi venne a cavallo e con uno scatto fece entrare il mio lui dentro di se. Prese a muoversi come prima, con furia, con una voglia che non avevo mai visto in lei. ‘Vienimi sopra’ mi disse, e questa volta lo feci. Ero sopra di lei, eravamo tutt’uno, mi muovevo con forza dentro di lei, sentivo tutta la sua voglia in quella fica bagnata da umori bagnati. Stavo per venire, non avrei retto oltre, e lei se ne accorse. Mi fermò, ‘non venire, aspetta’ mi disse con decisione. Si tolse da sotto, si girò, si mise carponi, ‘entra in me’ mi intimò, ‘voglio sentirti venire dentro di me’. Il suo culo era aperto, proprio d’avanti ai miei occhi, si muoveva come per ricevere il mio cazzo, lo appoggiai piano al suo fiore nascosto. Scesi a baciarlo, la mia lingua e la mia saliva cercavano di fare strada, entrai in lei con attenzione cercando di farle il meno male possibile. Mi respinse, ci riprovai. Dopo poco, mi muovevo in lei forte, deciso, e il suo silenzio e la sua rigidità di nuovo sparirono. Dai primi sommessi lamenti, cominciò a godere, me lo disse: ‘SI, MI PIACE’ urlò, ‘TI SENTO’ riurlò. Io ero al limite, ero quasi drogato, volevo venire ma quella magrissima ragazza così apparentemente inerme mi trasmetteva una voglia di continuare. Avrei voluto urlare, ma non lo feci. Non ressi, venni in lei mentre da sola si accarezzava e godeva di me. Sfiniti ci abbracciammo, l’abbracciai da dietro, sentivo tutta la sua magrissima e con le mani il suo piccolissimo seno. Rimanemmo cosi a lungo, stretti tutti sudati.

A Sandra

Nei giorni che trascorsero, ci capitò altre volte di fare l’amore, riuscivamo a trovare dei momenti tutti per noi. Approfittammo pure della cantina, usando la scusa di riporre qualche valigia usata per le vacanze. Certo, sono stati incontri fugaci, alcune volte solo dei baci scambiati dietro ad una porta, o toccate sopra i vestiti mentre la casa era piena di gente.
Una sera sul tardi, mentre in casa tutti dormivano, stavo seduto davanti al computer lavorando a non so che cosa. La casa era tutta buia, era accesa solo la lampada della mia scrivania. Ad un certo punto, dopo tanto che scrivevo, sento una presenza nel buio, alzo gli occhi e vedo in fondo alla stanza lei in piedi, immobile. Senza parlare, le feci cenno di avvicinarsi. ‘Ciao, che fai a quest’ora, non dormi?’ le chiesi a bassa voce. Lei si avvicinò, e chinandosi un poco mi baciò sulle labbra senza rispodere. Ci baciammo per un po, lei in piedi ed io seduto. Le mie mani correvano su di le, lei mi prese la testa fra le sue mentre la sua lingua spingeva forte dentro di me. Io ero un po agitato, avevo paura che gli altri che dormivano e che si sarebbero potuti svegliare. Ma quella scena era troppo bella per farla interrompere da una stupida paura. Cosi continuammo a baciarci ed a toccarci. Lei apri piano piano la fessura dei miei boxer, si inginocchio davanti a me e con tutte e due le mani lo tirò fuori. Stringendolo, con le due mani scopri del tutto la cappella e guardandomi fisso negli occhi, si avvicinò con le labbra leggermente aperte e cominciò a succhiarlo. Lo assaporava con passione, lo percorreva tutto concedendo ad ogni punto la sua lingua e le sue labbra. Ora ero io a tenerle la testa ma senza forzare il movimento, le miei mani erano dentro i suoi lunghi capelli, e nel movimento che faceva era come se desiderava dalle mie mani un massaggio.
Con il mio cazzo nelle sue labbra ogni tanto alzava gli occhi verso di me come per cercare la mia approvazione. Mi succhiò fino in fondo non rifiutò il mio orgasmo anzi, mi fece capire con gli occhi che lo voleva, lo voleva dentro di lei e voleva sentirne di nuovo il sapore. Cosi fu, mordendomi le labbra per non urlare, arrivo il mio orgasmo. Non lo inghiottì subito, lo volle assaporare fino a farlo uscire dalle sue labbra. La guardavo, guardavo fisso la sua bocca bagnata di me e mi venne voglia di baciarla. Fu un bacio dove il mio sapore era forte, tanto da entrare dentro di me. Lei cominciò a ridere senza farsi sentire, rideva perché mi aveva ridato il mio orgasmo.
Un po traballante mi alzai per controllare se tutti dormivano, lei invece rimase seduta per terra, dormivano ancora ed i nostri piaceri notturni non li avevano svegliati.
Ritornai dove l’avevo lasciata e invece di trovarla per terra, si era seduta sulla mia poltrona. Mi fece cenno di inginocchiarmi davanti a lei, ‘ora baciami tu, voglio venire io dentro di te’ Aveva dei pantaloni leggeri di cotone, comincia a baciarla senza toglierli, le mie labbra la stringevano, quasi la mordevano. Da sopra i pantaloni sentivo le lue labbra. Mi fece cenno di toglierli, e da sotto il sedere li feci scorrere in giù. Sotto non aveva il suo solito tanga di pizzo nero, era nuda, era nuda davanti ai miei occhi. Sulla mia scrivania c’era un pacchetto di caramelle alla menta extra forte, ne presi una. Lei mi guardò sorpresa. Mi chiese sottovoce ‘non ti piace il mio sapore?’ La guardai fissa negli occhi senza rispondere. ‘Ora mi dici cosa senti’ le dissi.
Già la menta faceva il suo effetto e il suo sapore forte e frizzante prendeva tutta la mia bocca. La mia lingua ne era piena, sentivo forte il sapore della menta dentro di me. Mi avvicinai, con le mani le aprii la fica, era tutta bagnata, anche i pantaloni del pigiama lo erano. Erano bagnati proprio li dove la stoffa tocca l’apertura della vulva. Mi avvicinai dicevo, feci uscire la lingua e l’appoggiai tutta intera, tutta piatta nella sua spaccatura aperta. All’inizio non si mosse, ma dopo poco spalancò gli occhi come per dire ‘ma che mi stai facendo?’. La mia lingua leccò ogni parte, dentro, fuori, sopra, di lato. Mettendomi di profilo, succhiai le sue grandi e umide labbra, prima quella di destra, poi quella di sinistra.
Con le mani le portai le gambe dietro la mia schiena, come per farle cavalcare la mia lingua. Volli farle provare la menta in altri posti e cosi scesi sotto la fica. La leccai proprio li sotto, arrivando a posare la lingua sul suo fiorellino nascosto. La mia lingua bruciava per la menta, e il suo ano riceveva i miei colpetti di lingua ritraendosi tutto. Lei sorrideva, ‘carina l’idea, mi disse un po frastornata. ‘Me lo ha insegnato una mia amica, si chiama Sandra’ risposi, ‘lo abbiamo provato una volta per caso e ora non ne può fare più a meno’.
Aggrappata ai braccioli della poltrona ebbe un sussulto e con un leggero sorriso sulle sue labbra, arrivò l’orgasmo anche per lei, venne con la mia lingua piena di menta che le torturava la fica e il suo fiorellino nascosto.

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