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La zia vogliosa

By 5 Luglio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

A ventidue anni ancora non avevo mai avuto un rapporto sessuale. O meglio, un rapporto sessuale completo, perché varie ragazze durante la mia adolescenza mi avevano soddisfatto oralmente o manualmente, e mi era anche capitato di leccare o sditalinare una vagina.
Ma questo non poteva bastarmi, e molto spesso parlavo di questa mia frustrazione con Luca, il mio coinquilino e amico.
– Sei troppo timido – mi diceva, – una volta o l’altra dovresti buttarti. –

Io non facevo altro che aspettare l’occasione giusta, che mi si presentò in un maggio. Piccola digressione: all’epoca frequentavo l’università a Roma, sebbene fossi nato a Milano, città dove ero anche cresciuto e dove la mia famiglia abitava. Comunque, tornando a noi, un giorno rincasai dopo una giornata particolarmente faticosa in facoltà, e notai un messaggio in segreteria. Lo so, sembra strano detto oggi, ma allora era un uso abbastanza frequente quello della segreteria telefonica. Ad ogni modo, il messaggio era di mia zia, che mi avvisava che avrebbe soggiornato tre giorni nella Capitale per lavoro e mi chiedeva di vederci.

Monica, mia zia paterna, era sempre stata un mio desiderio erotico da quando avevo tredici anni, e cioè la prima volta in cui la vidi nell’ottica sessuale. Era sempre stata formosa, con due tette enormi ed un culo che faceva invidia a molte. Inoltre, i suoi occhi azzurri, le sue labbra carnose ed i suoi movimenti seducenti la rendevano irresistibile per tutti gli uomini.

Appena ascoltai il messaggio dovetti subito spararmi una sega al ricordo delle sue forme, poi la richiamai per informarmi sul suo arrivo a Roma.

– Vengo domani, tesoro – rispose, – però devo chiederti un favore: non saprei proprio dove andare, e’ –

La interruppi:

– Non ti preoccupare zia, qui da me c’è posto –

L’indomani la andai a prendere all’aeroporto e la trovai in splendida forma. La chioma bionda era perfetta e, pur tenendo conto che aveva ben quarantasette anni, era decisamente una bomba sexy. Quanto mi ero masturbato su quella donna!
Ci salutammo con due baci sulle guance e mi si rizzò subito il cazzo.

Una volta arrivati in casa, mi consultai con Luca riguardo mia zia e gli chiesi se per qualche giorno lui avrebbe potuto togliersi di mezzo:
– Certo – rispose lui – per la tua prima volta con quello schianto di zia’ –
Continuammo a fantasticare su cosa io e mia zia soli in casa avremmo potuto combinare, convinti che in quel momento lei si stesse facendo la doccia. Poi Luca prese alcune sue cose e se ne andò, lasciandomi solo nel salone.

Dopo pochissimi minuti apparve zia Monica coperta solo da un asciugamano, stretto dalle tette in giù: era meravigliosa. è inutile dire che il mio pene si risvegliò. Poi, senza accennare a niente in particolare, lei si fece scivolare l’asciugamano per terra, e per la prima volta la vidi come mamma l’ha fatta.
Poi si sedette sul divano accanto a me, cominciando a baciarmi sulle guance e sul collo. Rimasi stordito, ma stavo impazzendo di eccitazione. Poi mi disse:

– Sei cresciuto bene, adesso sei un bel ragazzo. Non escluderei che sia diventato grande anche il tuo amichetto là sotto –

Non ci potevo credere: quello che avevo sperato da nove anni finalmente stava accadendo! E senza nessun mio sforzo! Poi lei continuò:

– Vi ho sentito mentre parlavate, tu e il tuo coinquilino, e ho deciso di stare al gioco. Ma tuo padre e il resto della famiglia non devono scoprirlo, sarebbe terrificante per loro. –

Senza dire una parola le ficcai la lingua in bocca e ci baciammo appassionatamente per una manciata di minuti. Poi lei mi slacciò i pantaloni ed iniziò a masturbarmi lentamente. Quando smise per riposare la mano, io non le diedi il tempo di continuare e cercai la sua figa, leccandola avidamente. Lei gemette venendo, ed io accolsi volentieri il liquido del suo piacere sulla mia lingua. Poi mi chiese di penetrarla e io non me lo feci ripetere due volte. Mi sdraiai sul divano e la feci sedere sul mio palo. Il suo movimento ondulatorio sopra di me mi causò un’eiaculazione spropositata e senza preavviso dentro di lei: in fondo era la mia prima volta, e per di più con la donna dei miei sogni.

Ma lei non sembrava preoccupata, e pensai che evidentemente prendeva la pillola. Quindi si tolse da sopra di me e iniziò a spompinarmi. Subito il mio cazzo prese vigore di nuovo. Era passato troppo poco tempo dalla prima sborrata, perciò dopo una decina di minuti che me l’aveva accolto in bocca decise di passarselo tra le tette. Era una sensazione stupenda, che mai avevo provato: ed avere il mio pene tra le sue grandi e morbide poppe mi fece venire un’altra volta. Infine andammo a farci una doccia insieme, durante la quale ci baciammo e palpammo, ma nient’altro.

Quella notte dormimmo insieme, e la mattina seguente lei andò al lavoro e io all’università.
Nei due giorni successivi parlammo di quello che era successo, e confermammo di non dire nulla a nessuno della famiglia.
L’ultimo giorno l’accompagnai in aeroporto e là ci salutammo. Sapevo che tutto ciò non sarebbe mai più ricapitato, ma speravo comunque di rivedere zia Monica.

Poi, tornato a casa, trovai Luca che si era risistemato, e che mi chiese informazioni succose riguardo ai tre giorni passati con mia zia. Io gli raccontai tutto, nei minimi dettagli.
Erano passati ormai tre mesi dalla mia memorabile scopata con zia Monica, ed in quel periodo io mi ero adoperato con impegno all’obiettivo di migliorare la mia esperienza sessuale. Mi ero fatto più audace, e ne avevo raccolto i frutti con una manciata di mie coetanee; ma la mia conquista più prestigiosa era stata senza dubbio alcuno la mia professoressa di Spagnolo.
Dalla mia prima volta con la zia avevo sviluppato una passione per le donne mature, e quindi, una volta presentatasi l’occasione, ci avevo provato con la mia prof. quarantenne. Tipica bellezza mediterranea originaria di Valencia, insegnava Spagnolo nella mia facoltà di Lingue a Roma da una decina d’anni. Mi feci avanti dopo una sua lezione con la scusa di qualche lacuna, e lei ci cascò con tutte le scarpe, dimostrandosi un’educatrice disponibile alle problematiche dei suoi studenti. Mi invitò a casa sua per darmi qualche dritta.

Quando diventò chiaro che non mi ero presentato lì per studiare, una cosa tirò l’altra e ci avvolgemmo in un fuoco di passione, che interrompemmo dopo circa due ore per paura che suo marito rincasasse da un momento all’altro.
Nel mese successivo ci incontrammo altre volte per le nostre ‘sedute di studio’, ed ovviamente superai il mio esame di Spagnolo con il voto di trenta e lode.

In quei tre mesi inoltre, io e il mio coinquilino Luca prendemmo l’abitudine di scambiarci le ragazze, parlando poi a fine giornata delle rispettive esperienze sessuali. Un giorno, era ormai luglio ed io ero in casa a godermi un meritato relax dagli esami estivi, ascoltai un messaggio in segreteria: era di mia zia Monica.
Incredibile, non ci eravamo sentiti per ben tre mesi e lei mi comunicò con quel breve annuncio vocale che l’indomani si sarebbe presentata da me a Roma per discutere di un argomento urgente! Ne parlai con Luca, che mi accompagnò il giorno seguente all’aeroporto per andarla a prendere. La salutai calorosamente, poi insieme decidemmo di tornare a casa per parlare.

Arrivati a casa, ci sedemmo sul divano. Lei cominciò:

– Scusa, ma io e mio nipote dobbiamo parlare in privato – rivolta al mio coinquilino.

Prima che lui potesse ribattere, io risposi:

– Non preoccuparti zia, Luca sa tutto, con lui siamo al sicuro –

Lei non sembrò convinta del tutto, ma decise comunque di parlare.

– Sono incinta, – disse d’un tratto – e sono sicura che il figlio sia tuo –

Silenzio di tomba. Quando, tre mesi prima, le ero venuto dentro, lei non si mostrò preoccupata; e ora mi veniva a dire che sarei divenuto il padre di mio cugino!

– Sei sicura che’ Non avevi preso’ – riuscii solo a dire, balbettando.

– Sicurissima. Evidentemente la pillola non deve aver funzionato. Tu sei stato l’ultimo con cui l’ho fatto, e il dottore mi ha confermato che è di tre mesi’ –

Oh, cazzo. La zia era sempre stata single, e facendosi due conti non sarebbe stato difficile capire che il bambino era stato concepito durante la sua permanenza a Roma’

– Merda! E ora che facciamo? Se i nostri parenti lo scoprono, ci ammazzano! – Poi mi venne in mente una soluzione, l’unica che avrebbe posto rimedio al problema:
– Non potresti, diciamo’ abortire? Così non lo scoprirebbe nessuno e noi saremmo salvi’ –

– Ci avevo già pensato – rispose Monica, seria. – Ma i dottori mi hanno detto che se abortissi alla mia età c’è una possibilità per me di non sopravviverne, e non voglio rischiare –

Mentre mi disperavo per trovare una soluzione, Luca, che fino a quel momento non aveva mai parlato, intervenne:
– In realtà un rimedio ci sarebbe. Ma lei – e si rivolse a mia zia, – deve venire a letto con me –

Io e Monica lo guardammo allibiti, e sono sicuro che anche lei pensò, come me, che il mio amico voleva farci uno scherzo in quel momento così inopportuno. Ma poi lui ci spiegò tutto.
Disse che se lui fosse venuto dentro mia zia entro il quarto mese di gestazione, per i successivi cinque mesi chiunque avesse voluto verificare il padre del bambino, avrebbe trovato il DNA nello sperma di Luca. Ma dalla nascita in poi il corredo genetico del bimbo sarebbe stato il mio.
Zia Monica non era ancora del tutto convinta:

– Non è che dici tutto questo solo per divertirti un po’ con me? Non che ci sarebbe niente di male –

– No zia, Luca studia Medicina e sta già al terzo anno. Poi mi sembra serio. Per me va bene – dissi io.

Anche lei alla fine acconsentì, e allora quel porco del mio coinquilino decise di darsi subito da fare: si spogliò e si trasferì in camera sua. Vidi il suo pene: era enorme! Evidentemente se ne accorse pure zia Monica, perché si affrettò a seguirlo nella stanza. Non si fece pregare per denudarsi anche lei, poi cercò di impalarsi sopra il cazzo di Luca. Ma il ragazzo la evitò, dicendo:

– Non così presto zietta, prima voglio divertirmi un po’ – e glielo mise in bocca.
Dovette pompare un po’ prima che lei prendesse l’iniziativa. Le sue labbra erano sapienti nell’avvolgere il membro, e lei era bravissima a dettare i tempi e a insalivare la cappella al punto giusto, senza sputarci sopra.

Poi Luca decise che era arrivato il momento e la mise a pecorina. Stantuffò prima lentamente, incrementando la velocità mano mano. Si vedeva che sapeva come far godere una donna, seppure più esperta di lui. Zia Monica iniziò col gemere, poi prese ad urlare di goduria (cosa che non aveva fatto con me), e infine venne. Troppo preso da questa scena erotica dal vivo, cominciai a masturbarmi, venendo stranamente in coincidenza con Luca che esplose il suo orgasmo dentro mia zia.
Lui aveva finito e perciò andò a farsi la doccia, ma io non ce la facevo a rimanerne fuori e mi diressi a leccare la fica della splendida donna nuda di fronte a me. Zia Monica apprezzò e ricambiò, trasformando la cosa in un meraviglioso 69: entrambi venimmo soddisfatti nella bocca dell’altro.

Alla fine, dopo esserci lavati, dovemmo salutarci perché lei sarebbe ripartita la sera stessa; ma ci ripromettemmo che ci saremmo visti per il mio compleanno ad Agosto.

Partita mia zia Monica, chiesi a Luca qualche dritta sul sesso e perché lui ne fosse così esperto.
Mi rispose:
– Il sesso è solo esercizio, amico. Le esperienze che accumuli negli anni ti rendono quello che sei ora tra le lenzuola, nel sesso come nella vita –

– Come sei profondo – intervenni sarcastico.

– Tu ci scherzi, ma io l’esperienza ce l’ho eccome. Figurati che la mia prima volta è stata a undici anni, la tua a ventidue: il doppio dei miei anni! Hai ancora tantissimo da imparare, caro mio’ –

– Wow! Precoce il ragazzo – risposi divertito, ma in fondo anche un po’ ammirato.

Mi raccontò di quando perse la verginità. Lo fece con la sua babysitter, che all’epoca aveva vent’anni e non era mai stata toccata da un ragazzo. Era bruttina, e voleva cogliere l’occasione di essere deflorata prima che fosse troppo tardi.

– Ammetto che non sia stata una gran cosa di cui vantarsi, ma in fondo sono soddisfatto. Non capita a tutti darsi da fare per la prima volta con una così tanto più matura di te, eh? Te escluso, ovviamente – disse strizzandomi l’occhio.

Venne agosto. Io avevo seguito il consiglio del mio amico, avendo scopato a più non posso in quel mese per accumulare esperienza. Niente di che, qualche ragazza rimorchiata nei locali e cose simili, ma a quanto pare tutto faceva brodo. Volevo farmi trovare preparato con il prossimo incontro con la mia Dea.
Il giorno prima del mio ventitreesimo compleanno partii per Milano, per la abituale festa con tutto il parentame. I miei genitori mi vennero a prendere all’aeroporto e, dopo le domande di rito, arrivammo a casa, dove trovammo tutti i famigliari.
Intanto zia Monica aveva raccontato di come si era fatta mettere incinta dal mio coinquilino; io mi finsi sorpreso, come da piano. Disse anche che intendeva crescere il bambino da sola, visto che la storia con quel giovane universitario era stata solo una scappatella con effetti inaspettati. La mia famiglia si disse unanimemente disposta ad aiutarla. C’era anche chi, come mio padre, era dubbioso riguardo la paternità di suo nipote: conosceva sua sorella e paventava l’ipotesi che il padre potesse essere qualcun altro magari più maturo, che avrebbe dovuto prendersi le proprie responsabilità e mostrarsi disponibile. Ma zia Monica, previdente, cancellò tutti i dubbi sventolando l’esame del DNA con i geni di Luca, e allora cambiammo discorso. Finalmente potei tirare un sospiro di sollievo.

Al mio pranzo di compleanno, a festeggiarmi erano presenti i miei genitori, mio fratello e mia sorella più piccoli, zia Monica, zio Gianni (altro fratello di mio padre) e sua moglie Natalia, più giovane di lui. Oltre ai loro due figli Claudia, venticinque anni appena compiuti, e Simone, diciannovenne.
Trascorso tutto il giorno assieme, ognuno tornò in casa propria, ed io mi proposi per accompagnare zia Monica, visto che era da sola. Non solo la mia proposta fu ben accetta, ma sorprendentemente i miei mi suggerirono di andare a coabitare con lei per darle manforte con la gravidanza: non poteva certo affrontare questa cosa da sola, e i due mesi che avrei passato a Milano con la mia famiglia erano capitati a fagiolo. Accettai di buon grado dopo aver finto un po’ di disagio.

Nel tragitto in auto Monica mi disse:
– Sono felice che tu venga a vivere con me –
E iniziò a servirmi un lungo e meraviglioso pompino mentre guidavo. Quando eiaculai lei ingoiò tutto e pulì con la lingua.

Arrivati a casa sua, facevamo fatica a staccarci le mani di dosso, e non passò molto tempo che ci spogliammo. La sditalinai, poi provai a leccare l’ano fino a quel momento inesplorato.

– Vacci piano da quella parte – esordì lei – di là ancora non c’è entrato nessuno –

Doveva essere vero, perché il buco era strettissimo ed io ero a conoscenza che se qualcuno l’avesse già penetrata là dietro, esso sarebbe dovuto essere molto più largo ed elastico. Decisi che sarei dovuto essere io il primo a sodomizzare mia zia, e lei sarebbe dovuta essere la prima ad essere sodomizzata da me.
Le leccai il contorno dell’ano, poi l’interno. In seguito la misi a pecorina e la penetrai con un dito. All’inizio lei si ritrasse, poi io continuai un po’ più dolcemente e allora stette al gioco. Era senza dubbio il segnale che il momento propizio era finalmente arrivato.
Appoggiai dapprima la punta della cappella, spingendo mano a mano sempre di più per entrare più nel profondo. Avevo cercato di essere il più delicato possibile, ma Monica urlò comunque quando sentì dentro di lei tutto il mio membro. Era molto stretto, così stretto che faceva male anche a me la penetrazione, ma scelsi comunque di proseguire.
Pompai lentamente, molto lentamente, velocizzandomi poco a poco.
Urlammo entrambi di dolore, poi quelle urla diventarono di godimento.

Uscii da lei esausto e al culmine del piacere, e mia zia completò l’opera facendomi venire con una sega.
Infine ci baciammo teneramente; la notte dormimmo nello stesso letto, nudi perché faceva un caldo asfissiante.

La convivenza con mia zia era meravigliosa: sembravamo a tutti gli effetti una coppia sposata. Io andavo a fare la spesa e commissioni varie, stando attento che lei si riposasse in casa. E ogni tanto i nostri parenti ci venivano a trovare, chiedendoci come fosse andata la giornata e intrattenendosi un po’ con noi. Io e Monica rispondevamo vagamente, mascherando efficacemente la nostra vera relazione, e gli altri non sospettavano assolutamente nulla: in fondo non ne avevano neanche motivo.
Ma la verità era un’altra: facevamo sesso almeno due volte al giorno e la passione non finiva mai. La gravidanza sembrava dare a zia Monica un furore incredibile invece che debilitarla, e io non potevo far altro che goderne i benefici.

Io l’amavo, e i nostri litigi erano veramente rarissimi; quando però essi si verificavano sembravano quelli di moglie e marito, e in ogni caso si chiudevano ogni volta con noi due che ci riconciliavamo con una dose di buon sesso.
Un giorno le confessai di essere innamorato di lei, e la sua risposta fu questa:
– Oh, anch’io ti amo, tesoro mio. Ma sai benissimo che non possiamo stare insieme all’infuori di questo ultimo mese. Perciò godiamoci tutto il tempo che abbiamo. –

Purtroppo alla fine arrivò anche la fine di settembre, ed io sarei dovuto tornare a Roma perché ad ottobre avrei ricominciato l’università.
Il giorno della partenza io e Monica scopammo in camera, e Natalia mi venne a prendere a casa per accompagnarmi all’aeroporto. Finimmo quando sentimmo entrare Natalia: il portone per fortuna sbatté e noi ci rivestimmo alla bell’e meglio. La cosa mi procurò un bel po’ di preoccupazioni, perché avevo il terrore di essere stato scoperto da una parente; zia Monica si mostrò tranquilla e sicura che ciò non fosse successo, io rimanevo invece con i miei dubbi.

Nel tragitto con mio zio Gianni e Natalia, quest’ultima non fece nessun cenno a ciò che temevo, e perciò cominciai a convincermi anch’io che avesse ragione Monica, e mi rasserenai.
Ma mi sbagliavo’
Questa volta la zia a cui si riferisce il titolo non è la stessa dei primi tre capitoli, Monica. Anche perché prima che io tornassi a fare sesso con lei avrei dovuto aspettare addirittura tre anni. Ma non indugiamo oltre con le anticipazioni, e anzi facciamo un passo indietro con un riassunto delle puntate precedenti.

A ventidue anni, finalmente smisi di essere un verginello: e lo feci con mia zia quarantasettenne e donna dei miei sogni Monica. In quell’occasione lei rimase incinta, ma per fortuna riuscimmo a non farci scoprire dalla nostra famiglia e continuammo ad amoreggiare molte altre volte. Questo almeno finché non fummo smascherati da Natalia, la moglie di mio zio Gianni e cognata di zia Monica. In realtà, all’inizio sembrava che fosse filato tutto liscio, ma accompagnandomi all’aeroporto per il mio ritorno a Roma, al momento dei saluti, mi svelò di essere a conoscenza dei nostri intrighi.
Baciandomi sulle guance e senza farsi sentire dagli altri parenti, mi sussurrò all’orecchio:
– So cosa fate tu e Monica, ne parleremo la prossima volta –
Era stata fin troppo misteriosa, ma aveva reso noto di averci in pugno, e non nego che ebbi paura che Natalia dicesse tutto al resto della famiglia. Trascorsi l’ora di aereo in completa apprensione.

Perciò, appena atterrai a Roma, chiamai subito zia Monica e le raccontai tutto. Stranamente lei mi rispose pacata e per nulla terrorizzata come invece lo ero io:

– Non ti preoccupare, amore mio. Con Natalia me la vedo io. –

Questo mi rassicurò molto; ma comunque non mi potevo fidare della mia zia acquisita, poiché la conoscevo a malapena. Avevamo parlato davvero pochissime volte. Tutto ciò che sapevo di zia Natalia era quello che sapevano tutti: era nata in Italia da genitori sudamericani, ed era una donna davvero molto bella. Forse più di zia Monica. Dai genitori aveva ereditato la carnagione scura, e dalla madre un culo favoloso. Da giovane sembrava sempre più grande delle sue coetanee, e fu forse per questo che rimase incinta a soli quindici anni di mio zio Gianni, dieci anni più vecchio di lei. Ovviamente l’unica cosa che i due poterono fare a quel punto fu sposarsi in fretta e furia, e di lì a poco nacque mia cugina Claudia.
Si vedeva che era infelice, poiché doveva stare a casa a occuparsi della figlia invece che uscire con gli amici. Era stata privata dell’adolescenza. Sei anni dopo partorì un altro figlio, Simone, quando ormai era divenuta adulta.

Comunque, all’epoca dei fatti Natalia aveva quarant’anni ed era una donna dalla bellezza pietrificante, e per fare un esempio poteva essere paragonata a come potrei immaginarmi Aida Yespica o Belen Rodriguez a quell’età. Io l’ho sempre chiamata zia per convenzione, anche se non è mia consanguinea; e nonostante, come accennavo, fosse più bella di zia Monica, io ho sempre preferito quest’ultima perché con lei avevo più confidenza. Infatti, quando ero piccolo mi faceva sempre le coccole (e anche in futuro’), e mi chiamava sempre ‘Amore’ o ‘Tesoro’.

Tornando a me, riuscii a dimenticarmi quasi del tutto della faccenda nei due mesi che passai a Roma lontano dalla mia famiglia, concentrato solo sugli esami universitari e, perché no, dalle scappatelle che ormai ero solito concedermi. Ma giunsero le vacanze natalizie e, avendo sempre trascorso questo periodo insieme ai parenti, anche quest’anno non potei che darlo per scontato. E infatti mia madre mi chiamò il dieci dicembre per organizzare il mio arrivo a Milano. Le dissi che sarei partito due giorni dopo, e invece presi il volo l’indomani, cercando di ritagliarmi un po’ di tempo con zia Monica.
Dall’aeroporto presi un taxi e mi feci portare a casa sua; lì suonai il campanello e constatai che non era in casa. Neanche il tempo di uscire dal palazzo sconsolato e dannarmi sul come passare ventiquattro ore nell’anonimato, che mi squillò il cellulare. Vedendo il nome di chi chiamava, mi prese un colpo: era Natalia. Risposi in preda al panico.

– So che sei a Milano, dobbiamo parlare. Raggiungimi a casa. –

Riagganciò senza lasciarmi rispondere due parole in croce, ma forse quella era una fortuna perché non avrei davvero saputo cosa dire, e probabilmente non avrei neanche saputo parlare. Comunque, casa sua era poco distante da quella di zia Monica ed impiegai poco meno di cinque minuti ad arrivare a piedi. Citofonai e mi feci aprire. Durante la salita in ascensore, pensai a tutte le risposte che potevo dare a quella donna riguardo la mia situazione, ma nessuna di esse mi metteva in una posizione di tranquillità. Mi trovavo nella merda, era un guaio che Natalia avesse scoperto tutto. Nello sconforto più totale, suonai alla porta.

Mi aprì istantaneamente, aspettandomi sulla soglia di casa. Aveva i capelli bagnati ed aveva indosso solo l’accappatoio: quella visione mi fece tornare in mente la mia prima volta con zia Monica. Ma dovevo cancellarmelo dalla testa: era per quel motivo che mi trovavo nei guai.

– Scusa, ho appena finito di fare la doccia. Accomodati pure –

Ci sedemmo sul divano e mi offrì qualcosa da bere, poi iniziò subito:

– Ho scoperto una cosa molto importante. E pericolosa per te. Monica mi ha detto tutto. Ma non devi preoccuparti, io e lei abbiamo un legame speciale, ce la spassavamo da giovani. –

Mi interrogai su ciò che stava dicendo, ancora incomprensibile per le mie orecchie, e rimasi stordito. Lo fui ancora di più notando il suo gesto di accavallare le gambe, facendomi intravvedere la sua fica rasata. Inutile dire che mi eccitai. Riuscii a dire poche parole:

– Spero che tu non lo dica a nessuno, o per me saranno grossi problemi –

– Oh no, ti ho detto che non devi preoccuparti. So mantenere un segreto. Ma c’è una cosa che devi fare per me –

Di nuovo mi trovai in stato confusionale. La prima parte del suo intervento mi aveva tranquillizzato, mentre la seconda mi aveva gettato in un mare di disperazione e curiosità. Ma prima che potessi chiedere delucidazioni, Natalia si alzò in piedi, lasciando scivolare l’accappatoio a terra. Poi disse:

– è così che ha fatto mia cognata, vero? Coraggio, datti da fare, tuo zio non mi soddisfa quanto vorrei –

Ero stupefatto, pensavo volesse ricattarmi, non scoparmi! Le sue tette erano di media grandezza ma belle sode, e aveva un culo a dir poco meraviglioso. Come potevo dire di no ad una donna così bella?

Mi spogliai velocemente e mi diressi verso di lei. Le baciai tutto il corpo partendo dall’alto, finché non arrivai alla passerina. Quella bella fica rasata che avevo scorso poco prima, adesso la stavo leccando avidamente, e la sentivo contorcersi. Tornai alla bocca di Natalia e la baciai, ricambiato.
Poi fu il suo turno: mi massaggiò verga e coglioni, mettendoli a turno in bocca. Fu fantastico. Dopo averle messo due dita in figa decisi di smetterla coi preliminari e ci stendemmo sul divano, io dietro di lei.

Le infilai il cazzo nella micia e stantuffai, aggrappandomi alle sue tette con le mani. Lei squittiva a ad altissimo volume per la goduria, e io godevo sempre di più sentendola urlare. Stavo per venire, ma non volevo farlo in quella posizione. La misi a pecorina e le torturai l’ano, prima con le dita e poi con la lingua. Quant’era largo! Lei sì che l’aveva preso svariate volte nel culo! Comunque infilai il mio pene senza pensarci troppo e la trapanai. Finii per venirle nel retto, e certo non me ne pentii.
Lei invece non sembrava del tutto soddisfatta, ne voleva ancora.

Per questo si mise il mio cazzo in bocca ed in pochi attimi era già duro, di nuovo. Mentre me lo succhiava mi stesi sopra di lei, dando vita ad un 69. Dalla sua fica sgorgavano dolci nettari, che non esitai ad ingurgitare avidamente. Pochi minuti dopo la stavo penetrando di nuovo, in fica e con molta più forza di prima. Stavolta durai più di due ore, e nel mentre contai tre suoi orgasmi. Eiaculai nella sua bocca.

Come con zia Monica, ero soddisfatto e insieme sorpreso di aver fatto godere così tanto una donna esperta e così sensuale, e zia Natalia se ne accorse:

– Stai tranquillo, non sarà l’ultima volta che soddisferai la sottoscritta, a meno che tu non voglia che la famiglia sappia tutto’ – disse con fare malizioso.

– Certo che no zia Natalia, quando vuoi tu – risposi io, ben conscio che lei ormai non avrebbe raccontato più niente, essendo diventata parte della storia.

E in effetti, da quel momento in poi mi capitò di trombarmi svariate volte quella sexy e matura signora, mentre zia Monica si occupava di mio figlio.
E così arrivammo a Natale. Prima che cadesse la festività vera e propria, riuscii a scoparmi Natalia un’altra volta: mi aveva chiamato lei l’ultimo giorno di lavoro di zio Gianni prima delle ferie, accennando al fatto di essere nuovamente da sola, e per quasi tutto il giorno. Ovviamente la raggiunsi senza farmi pregare, e ai miei rifilai la scusa di dover incontrare dei vecchi amici. Trombarmi zia Natalia mi dava un senso di eccitazione che altri rapporti non potevano darmi, poiché lei era sposata con mio zio; e inoltre c’era sempre di mezzo quella storia per la quale lei mi ricattava sessualmente, e cioè la mia relazione con zia Monica. A proposito di quest’ultima, mi snobbava da quando ero tornato a Milano per le vacanze, e senza nessun apparente motivo. Zia Natalia, a quanto pare migliore amica e confidente di zia Monica, mi spiegò che lei, giunta ormai al settimo mese di gravidanza, era intrattabile e parlava solo, appunto, con Natalia stessa; perdipiù non voleva nemmeno avere niente a che fare con me per paura che mi disgustasse. Perciò si era premurata che zia Natalia si ‘prendesse cura’ di me.

Provai a chiamare Monica, cercando di spiegarle che non l’avrei mai schifata, tutt’altro; ma lei mi disse di non preoccuparmi, che preferiva così e che mi amava. Chiuse la telefonata raccomandandosi di continuare a intrattenere rapporti con Natalia e dicendomi che ci saremmo visti per il pranzo di Natale. Ero palesemente confuso, ma accettai la sua volontà. D’altronde non me la sarei certo passata male, a scoparmi Natalia. Ma quello che mi confondeva più del resto e che non potevo più fare a meno di chiedermi era: come mai zia Monica e Natalia erano così amiche da raccontarsi perfino le cose più intime e non aver problemi a scambiarsi i partner sessuali? In fondo io della seconda in questione non ne sapevo nulla: avevo sempre sospettato che fosse un corpo un po’ ‘estraneo’ alla famiglia, dato che disertava sempre gli inviti che poteva evitare. Quando invece partecipava agli eventi indeclinabili, come le feste comandate, se ne stava quasi sempre per i fatti suoi. Quello che sapevo di certo è che il resto della famiglia la odiava, rappresentandola come una sorta di squillo che aveva traviato zio Gianni.

Mi tenni l’interrogativo in mente con l’intenzione di porlo a zia Monica, magari subito dopo il pranzo di Natale. Ed invece questo non mi fu possibile perché lei, non appena finimmo di mangiare, chiese di essere accompagnata a casa poiché era stanca. Subito mi offrii io, ma lei disse di preferire zio Gianni perché aveva bevuto meno di me. A loro si accodò mio cugino Simone dicendo di dover uscire con degli amici.
Quella di zia Monica mi sembrò una scusa per non costringermi a stare solo con lei, anche se era vero che avevo bevuto qualche bicchiere di troppo. Difatti accanto a me era seduta Natalia che, panterona in calore, continuava ad accarezzarmi il cazzo con le dita affusolate. Che donna ninfomane: spesso mi stuzzicava rischiando di farsi scoprire. Inutile dire che con quel trattamento ero eccitato come non mai; ma rimanevo anche curioso a causa dei miei pensieri, quindi decisi che prima le avrei chiesto spiegazioni e poi me la sarei scopata.

Perciò, dopo che molti se n’erano andati e i rimanenti sonnecchiavano sui divani, io mi appartai in camera mia (la più isolata della casa, che comunque è abbastanza spaziosa) con Natalia.

– Porcellino, cosa vuoi farmi? Perché io ci starò in ogni caso ‘ esordì lei con aria maliziosa.

– Ci arriveremo, puttanella mia, tranquilla’ Ma prima mi interessava sapere una cosa ‘

E le chiesi spiegazioni su ciò che mi dava da pensare. Natalia, sincera e senza peli sulla lingua, in risposta mi raccontò una storia.
Quando, quindicenne, si ritrovò incinta e sposata a mio zio Gianni, perse tutti gli amici della sua età; tutta la famiglia del marito (compresi i miei genitori e i miei nonni) non la vedevano di buon occhio perché, poco più che una bambina, aveva sedotto un uomo più vecchio di lei. Solo zia Monica l’aveva accolta in modo un po’ più umano e presa per quel che era: una ragazzina che voleva solo divertirsi. Quindi la prese sotto la sua ala protettiva e la aiutò a crescere la figlia, e diventarono amiche. Ma la storia di Natalia non finì là: dovevano ancora arrivare i particolari più piccanti.
Ormai diciottenne e con una figlia di tre anni alle spalle, la ragazza chiese alla sua migliore amica di portarla con lei alle feste di universitari e persone adulte. Zia Monica accettò, felice di poter condividere delle esperienze con Natalia. In tutto questo zio Gianni, ormai uomo in carriera, aveva assunto una tata e chiuse un occhio sui comportamenti della moglie, sapendo che necessitava di spazio. E così, dopo aver sperimentato parecchio in ambito saffico, le due avevano cominciato ad andare in giro a rimorchiare, partecipando ad orge e scambi di coppia. Non c’è stato un compagno di zia Monica che non sia passato anche tra le cosce di Natalia. In quel periodo le due zoccolette non tornavano a casa la sera senza aver prima succhiato almeno un uccello a testa.
Il gioco finì quando zio Gianni tornò a casa dal lavoro e trovò la moglie sodomizzata da un tizio della cerchia di Monica: cacciò quest’ultimo a calcioni e continuò lui stesso il lavoro del predecessore.

– Non ho mai provato dolore e goduto così tanto insieme come quella volta. Da lì in poi tuo zio ha sempre preferito scoparmi nel culo, escluso quando sono rimasta incinta la seconda volta, di Simone’ E poi basta, sono stata una brava mogliettina fino a quando Monica non mi ha raccontato delle tue performance’ –

– Hai fatto bene a tornare quella di una volta per me, e ora te lo dimostro! ‘ detto questo, mi abbassai pantaloni e mutande, liberando il mio cazzo eretto.

Lei si precipitò a succhiarlo, avida. Sembrava che fosse per lei la cosa più gustosa che esistesse, e non voleva smettere di lapparlo. Poi se lo passò fra le tette, lo riprese in bocca, poi in entrambe le mani; infine prese a baciarmelo in ogni parte, quasi fosse un amato ritrovato. Disse di volerlo finalmente accogliere nella fica, e io non mi opposi: ero completamente in balìa di quella sessuomane.
Finii sburrandole sopra le chiappe senza però averla inculata. Avevamo infatti sentito dei rumori da fuori e non volevamo prolungare l’atto per paura che ci scoprissero, anche se la porta era chiusa a chiave. Ad ogni modo, ci pulimmo e ci rivestimmo.
Quando lei uscì dalla stanza, mi promise che sarei riuscito a scoparla almeno un’altra volta prima che ritornassi a Roma. Magari a Capodanno. Infine tornammo in salotto, lei salutò tutti e se ne andò con la figlia Claudia.

C’è da dire che mantenne la promessa. Ma non a Santo Stefano, come speravo: lei e i suoi erano ospiti a casa di amici. Così aspettai fino al trentuno, cercando nel frattempo di contattare zia Monica. Tempo perso, perché lei continuava a non rispondere alle mie chiamate. Le lasciai quindi un messaggio pieno d’amore nel quale le dissi di non farsi problemi con me, e che l’avrei sempre amata. Avrebbe potuto chiamarmi lei non appena si fosse sentita pronta.

Ma nel frattempo occupavo la mia mente col desiderio di un’altra scopata con Natalia. Che però, purtroppo, non arrivò neanche nel veglione di Capodanno. Riuscii comunque a rimediarmi una scopata, quella sera.

Tutto cominciò con una moltitudine di invitati a casa nostra per la cena, come da tradizione: c’erano tutti. Stavolta per fortuna non ero seduto vicino a Natalia altrimenti penso che sarei scoppiato. Capimmo subito che non c’erano le condizioni per appartarci come l’ultima volta: gli ospiti erano troppi e tutti arzilli per l’attesa di mezzanotte. Quindi, finita verso le undici la cena, zia Monica disse che avrebbe rincasato perché non poteva più aspettare. Sapendo che non aveva speranze di farsi scopare da me, Natalia si propose di accompagnarla per non lasciarla da sola allo scoccare della mezzanotte.
Che delusione, ma almeno potevo segarmi visualizzandomi l’immagine di loro due che festeggiavano l’avvento del nuovo anno leccandosi la passera a vicenda.

A quel punto si aprì il fuggi-fuggi dei ragazzi più giovani che non vedevano l’ora di utilizzare una scusa per uscire a festeggiare con gli amici. I miei fratelli e mio cugino Simone furono i primi ad uscire, poi fu il turno di Claudia che mi chiese se volevo unirmi a lei. Accettai: in fondo avevamo alcuni amici in comune e se fossi rimasto in casa mi sarei rotto le palle.
Trovai piacevole il tragitto in macchina con Claudia, ridemmo e la trovai simpatica per la prima volta: nelle altre occasioni mi era sempre stata indifferente, forse perché come la madre lei era solita starsene sulle sue.

Comunque arrivammo sul luogo d’incontro per mezzanotte meno dieci, giusto in tempo per salutare gli amici e prepararci all’arrivo del nuovo anno. Allo scoccare dell’ora x, Claudia mi prese da parte e mi baciò. Mi piacque: il suo modo di baciare mi ricordava quello eccitante di sua madre. Ma rimasi ovviamente stordito e le chiesi spiegazioni. Mi aspettavo qualcosa riguardo al bacio di mezzanotte, di non sapere a chi darlo’ E invece lei mi spiazzò ulteriormente:

– Ma come, ti scopi mia madre e fai tante storie se io ti do un bacetto? Guarda che ci rimango male se non fai godere anche me come mia madre a Natale! –
– Che cazzo stai dicendo? ‘

– è inutile che fai lo gnorri, vi ho sentiti distintamente qualche giorno fa! E se devo dirla tutta, stavo fuori dalla porta a sgrillettarmi immaginando la scena’ –

Mia cugina Claudia, due anni più di me, aveva scoperto le sue carte. Certo non la facevo così porca e sfacciata, e men che meno attratta così tanto da me’ Beh cazzo, allora ne avrei approfittato! Bella era bella, aveva per la maggior parte preso da sua madre, ma anche i pochi geni paterni contribuivano: non scordiamoci che sono gli stessi di zia Monica! E poi era una ragazza all’apice della sua forma, un misto di razze che, come sappiamo, non delude mai’

E quindi, in pochi decimi di secondo la mia decisione era presa. L’avrei accontentata e me la sarei scopata.
Certo, sarei entrato per la terza volta in una situazione assai particolare, e anzi ormai era una sorta di circolo vizioso! Ogni volta che mi scopavo una parente venivo beccato da un’altra che, ricattandomi, voleva scoparmi a sua volta. Poco male, per fortuna erano tutte delle gran gnocche! Certo, magari questa volta avrei dovuto essere più prudente’
Comunque, per mettere le cose subito in chiaro, risposi a mia cugina:

– Può darsi che la cosa mi interessi’ Ma tu non hai intenzione di dire a nessuno né di noi due né soprattutto della mia storia con tua madre, vero? ‘

– Tranquillo, se mi farai divertire non sentirò il bisogno di dire niente a nessuno’ Per quanto riguarda mia madre, da sempre so che è una troia e non l’ho mai detto ad anima viva. La cosa non mi interessa affatto, e se anzi vuoi continuare a portartela a letto, sei liberissimo di farlo ‘

– Hai capito la cuginona! Non mi ti immaginavo così diretta! Però ti prego, smettiamola di parlare e troviamo un posticino nascosto, che mi hai già fatto impennare il cazzo ‘

Pensavo che lei avesse voluto farlo là, nei dintorni, ma Claudia era di tutt’altra idea. Infatti, con una scusa, ci liberammo degli amici dicendo che saremmo dovuti tornare a casa. Quelli protestarono, mezzanotte era passata da pochissimo e non ci eravamo intrattenuti con loro per festeggiare neanche un pochino. Ma Claudia fu irremovibile e alla fine la spuntò lei. Inoltre la sua non era una totale bugia: lei voleva davvero tornare a casa, la sua, dove non c’era nessuno.

Nel tragitto in auto mi torturò la patta con le mani; poi assumeva pose provocanti da morire oppure denudava delle parti nascoste di sé solo per distrarmi ed eccitarmi, e poi si rivestiva. Ad un certo punto non ce la feci più e accelerai, iniziando a guidare pericolosamente. Le dissi che avrei continuato così, a meno che non mi spompinasse mentre guidavo. Avevo provato l’esperimento con zia Monica e l’avevo adorato.
Claudia, di tutta risposta, mi aprì la cerniera lampo e prese il mio cazzo in bocca. La ragazza ci sapeva fare, ma nulla a che vedere con zia Monica o sua madre. Avrebbe dovuto accumularne di esperienza, prima di raggiungere il livello di quelle due maestre!

Ad ogni modo, arrivammo a casa, e se riuscii a non eiaculare fu un miracolo.
Ormai ero carico a pallettoni, e svestii mia cugina in men che non si dica, rivelando un corpo da urlo. Il culo era quello di sua madre, decisamente.
Non resistetti e la spinsi sul letto a pancia in giù; lei comprese le mie intenzioni e si mise a pecora. Mi leccai la mano per lubrificarle il sesso, ma arrivato lì notai con piacere che la troietta era già fradicia. Quindi le entrai dentro, tenendo le mie mano ai lati delle sue natiche, mentre le mie palle le sbattevano addosso ad ogni colpo producendo un suono per me paradisiaco.

Claudia godeva urlando, e mi incitava sempre di più: arrivò persino ad implorarmi di non smettere mai.
Devo dirlo: ero innamorato perso di zia Monica, mi trombavo quella gran puttana di Natalia, ma quella con Claudia me la stavo godendo davvero assai. Come si sottometteva lei nessun’altra; ed era per me irresistibile vederla ed ascoltarla godere così tanto. Arrivai anche a chiedermi se stava fingendo, ma confutai quell’ipotesi non appena lei si mise a piangere perché mi ero preso una pausa dal chiavarla.
Claudia a letto era una cavalla imbizzarrita, una ninfomane, una pazza: ma una pazza eccitante come poche.

Mi chiese espressamente di sborrarle in bocca, così che potesse ingoiare il mio sperma; io l’accontentai e lei ne rimase estasiata. Per chiudere leccai la sua fregna: non ne avevo tanta voglia, soprattutto dopo il mio orgasmo, ma sorse in me un moto di empatia e gratitudine, dopo tutto quello che lei aveva fatto per me quella sera.
Ormai arrivata l’una di notte, decisi di andarmene da casa di Claudia. La lasciai che dormiva nel suo letto, stremata dal piacere.

Prima di tornare a casa mia, decisi di passare da zia Monica per vedere come stava. Avevo ancora le sue chiavi di casa.
Appena entrato, trovai zia Natalia che guardava la tv nuda:

– Oh, sei tu ‘

– Già. Volevo passare a controllare se va tutto bene ‘

– A meraviglia. Monica sta dormendo, ma puoi stare certo che l’ho fatta divertire. Sembravano i vecchi tempi’ Senti un po’, già che stiamo qua’ Ti andrebbe una sveltina? ‘

Che troia, aveva sempre voglia.
Certo che mi sarebbe andata una sveltina, vederla nuda mi aveva subito arrapato’ E poi, farsi prima la figlia poi la madre nella stessa sera’

– No guarda, ti ringrazio, ma sono troppo stanco’ – e lo ero!

– Come? Non hai mai rifiutato il sesso! Non è che per caso’? ‘

Non sapevo se avesse capito o cos’altro intendesse, ma criptico uscii di casa e le risposi:

– A presto, Natalia. Salutami zia Monica e dille che l’amo –
Era già passato qualche giorno, ed io e Claudia non avevamo riparlato di ciò che era successo. A dire il vero, non ci eravamo proprio più sentiti. Sapevo che era cosa buona e giusta, lasciar scorrere un po’ di tempo era senz’altro l’azione più indicata’
Eppure avevo una voglia matta di approfondire con mia cugina. Mi aveva fatto impazzire col suo atteggiamento da porca ninfomane, e dovevo rifarlo. Ero infoiato da pazzi.
Meno male che si fece risentire Natalia, desiderosa di mantenere una promessa e di rifarsi con gli interessi del mio rifiuto di Capodanno. Mi chiese quale fosse il giorno per me più congeniale per il nostro incontro erotico e io suggerii l’epifania, due giorni dopo.

Il 5 gennaio avevo infatti l’agenda piena di impegni ed il 7 sarei ritornato a Roma, quindi il 6 sarebbe stato l’ultimo giorno utile. Lei accettò, ma mi disse che avremmo dovuto trovare una soluzione alternativa perché a casa sua quel giorno sarebbero stati presenti sia zio Gianni che mio cugino Simone. Acconsentii e le assicurai che avrei trovato io un posto, poi chiudemmo la telefonata.
Pensai subito a quale location proporre, ma mi venne in mente solo casa di zia Monica: la qual cosa mi parve indelicata. Infatti lei incoraggiava sì i miei rapporti sessuali con Natalia, ma chiedere di lasciarci la casa a lei che perdipiù era incinta di mio figlio mi parve francamente troppo. Così scartai l’idea.
Poi pensai anche a casa di Claudia, ma scartai anche quell’ipotesi: se le avessi chiesto di prestarmela lei avrebbe senza dubbio capito che ci sarei andato con sua madre, e non ci avrei fatto una bella figura.
Finii per chiedere un favore ad un mio amico che era appena andato a vivere da solo, e lui mi lasciò la casa. Era un buco, ma ci saremmo accontentati. Il mio amico mi avrebbe lasciato campo libero per le cinque, e fu proprio a quell’ora che rifilai una scusa ai miei e uscii a prendere zia Natalia.

Quel pomeriggio si era agghindata da bomba sexy, sembrava una escort di lusso: le esternai la mia ammirazione, ma mi chiesi che razza di scusa aveva utilizzato con mio zio per poter uscire di casa conciata così senza destare sospetti. Lei sembrò comprendere la mia curiosità e mi spiegò che aveva usato come giustificazione il dover fare un happy hour con le amiche: si era quindi vestita per l’occasione, cambiandosi poi in ascensore. Apprezzai il gesto e il mio pene si rizzò al pensiero degli sforzi che quella donna aveva fatto e stava ancora facendo per lasciarmi sempre sessualmente appagato.

Ad un semaforo mi sistemai il pacco che oramai mi tirava nelle mutande, ma la passeggera mi scostò la mano e me lo tirò fuori. Continuò a segarmelo lentamente fino a che non arrivammo sotto casa del mio amico. Mi rinfilai il cazzo gocciolante bava nelle mutande, raccomandandomi con Natalia che me lo pulisse non appena saremmo entrati in casa. Lei concordò leccandosi le labbra in modo lascivo.
La chiave si trovava dove mi era stato detto e il mio amico se n’era già andato: perfetto. Ringraziai mentalmente il mio disponibile angelo custode e mi preparai ad un pomeriggio di sesso bollente con la mia zia acquisita. Mi avvicinai a lei focoso e pieno di voglia, iniziando a leccarle il collo color caramello.

Dio solo sa quant’ero arrapato in quel momento! Lei contribuì ad aumentare il mio livello d’eccitazione sfilandosi l’aderente abitino nero con movimenti lenti e studiati, sussurrando nel contempo le porcherie più irripetibili. Poi, finalmente in lingerie (roba da leccarsi i baffi), si inginocchiò calandosi all’altezza del mio pube.
Mordicchiò prima alcuni peletti poi la pelle, ottenendo con quegli stimoli il risultato di tendere ancora di più il mio cazzo. Quindi lo prese in bocca, dapprima lappandolo come una gattina con una tazza di latte. Se fossi morto in quel preciso istante, sarei morto felice ed in estasi.
Poi lei smise improvvisamente quella magistrale esecuzione: ci rimasi di merda, evidentemente Natalia voleva torturarmi. A dire il vero non mi allontanavo poi molto dalla verità, perché la vidi tirare fuori delle corde dalla borsetta. Quindi disse:

– Ti va di provare qualcosa di speciale? ‘

Avevo capito dove voleva andare a parare, e la cosa non mi faceva piacere: non avevo mai provato il desiderio di essere legato durante un rapporto sessuale, e anzi aborrivo l’idea. Ma in quel momento ero così in balìa di Natalia, che avrei fatto qualsiasi cosa purché lei continuasse a farmi impazzire come stava facendo in precedenza; e addirittura glielo dissi.
Così mi fece sdraiare e mi legò gli arti ad ogni angolo del letto. Ma la puttana, invece di tornare al lavoretto precedente come aveva giurato, decise che preferiva conversare.

– Sai, ho parlato con mia figlia Claudia, ieri ‘

– Ah sì? E cosa ti ha detto? ‘ Data la particolarità del momento, io non avevo minimamente pensato che la zietta alludesse a qualcosa che mi riguardava, e quindi avevo risposto candidamente.

– Mi ha detto cosa avete fatto a Capodanno ‘

Oh cazzo, ora cominciavo a capire. Ma era troppo tardi’

– E cioè? ‘

– Mi ha detto che l’hai fatta godere come nessun altro. Mi ha detto anche che ti ha convinto a farlo perché lei sapeva di noi due ‘

– Tale madre, tale figlia ‘

– Hehe, hai ragione. Comunque so che io e mia figlia non abbiamo un gran rapporto, ma se le farai del male in alcun modo ne pagherai le conseguenze –

– No, tranquilla, non ho mai pensato di farle del male, anzi. E poi tra noi è stata una cosa molto spontanea e serena, dovrebbe avertelo detto. Tra l’altro, come ben sai, nella nostra famiglia il sesso non è più un tabù’ –

– Lo so benissimo ‘ mi rispose sorridendo, sembrava più tranquilla ‘ la tua risposta mi fa felice, e se devo dirla tutta mi fa piacere che voi due vi siate divertiti insieme. Inoltre mi è sembrato che la cosa ci abbia avvicinato in un qualche modo, fino a poco tempo fa non mi avrebbe mai parlato così apertamente di una cosa del genere, perché mi disprezzava ‘

– Ne sono contento. Tutto a posto quindi? Possiamo tornare a quello che stavamo facendo? ‘

– Ma certo, non vedo l’ora ‘

– E potresti anche slegarmi? ‘

– Sicuro! ‘

– Bene. ‘ poi mi venne in mente una richiesta: – Un’ultima cosa: potresti per favore non dirlo a zia Monica? Non credo che la prenderebbe per il verso giusto, e sono sicuro che questo non le gioverebbe ‘

– Penso che tu abbia ragione. No, non glielo dirò. ‘
Subito dopo che ebbe espresso questa frase, vidi i suoi occhi illuminarsi di pura malvagità, quindi aggiunse:
– Però sai, tenere le cose nascoste alla mia migliore amica non mi piace e mi verrà difficile’ Avrò bisogno di un enorme sforzo per mantenere questo segreto. Forse in cambio dovresti fare anche tu qualcosa per me’ –

Stava di nuovo giocando con me, la troia.

– Cosa vuoi che faccia? ‘

– Voglio che tu ora sia il mio schiavo, solo per questo pomeriggio. Dovrai obbedire a tutto ciò che ti ordino. In fondo è una cosa da niente rispetto a quello che sarò costretta a fare io’ –

Che altra scelta avevo? Conoscendola, nessuna. Poco male, un pomeriggio passava in fretta, e avrebbe potuto anche rivelarsi divertente’

– Va bene, ci sto ‘

– Ottimo! Cominciamo col lasciarti legato ‘

Quello me lo aspettavo. Quello che non mi aspettavo fu il suo scostarsi gli slip da un lato e sbattermi la micia in faccia, negandomi quasi di respirare.

– Ora leccami la fica. E fammi godere! ‘ disse, autoritaria.

Ubbidiente, tirai fuori la lingua e le esplorai la cavità interna.
Saranno passati circa sette/otto minuti che lei mi tirò ancora più a sé per i capelli e mi urlò:

– Forse non hai capito: devi farmi esplodere in tempi brevi! Senza fermarti mai! ‘

Fu in quel preciso momento che compresi che non avrei passato vita facile, e che se la sarebbe goduta solo lei. Pensai con tristezza al pompino pazzesco di poco prima, che Natalia non avrebbe certo continuato quel giorno, e quasi mi venne da piangere. Però tornai al cunniligus, obbediente e dedito al compito che mi era stato assegnato. Mi fu permesso di smettere solo quando raggiunse il culmine del piacere schizzandomi umori su tutta la faccia. Si prese un attimo di pausa e poi disse:

– Sei stato bravo. Ma ora ho in mente per te una cosuccia molto più divertente’ –

Detto questo, si alzò e si diresse in cucina. Ne tornò con una di quelle pezze per asciugare i piatti. Poi me la infilò in bocca, rendendomi di fatto muto. L’avere quello straccio in bocca mi fece ribrezzo, ma ovviamente non potei esternarlo.

– Ora tu stai zitto e buono, mentre zia Natalia si diverte un po’ con te’ –

Quindi rivolse le sue attenzioni al mio ano, sapendo benissimo che non gradivo la cosa. Lo stuzzicò con le dita e con la bocca mentre io provavo a protestare e divincolarmi, ma senza successo. Poi si inventò nuovi trucchetti e ci mise più impegno. Tralascerò questa parte per evitare a me stesso di farci tornare la memoria: non fu niente di traumatico o di eccessivamente violento, ma io lo trovai un po’ sadico da parte sua. Tant’è che quando decise di smetterla, il mio pene era ormai di nuovo moscio.

Per farlo tornare vigoroso, Natalia si esibì in una sorta di lap-dance ipererotica, avvicinando ogni tanto la sua fregna al mio viso per farmi annusare il potente odore. Tanto bastò perché il mio socio si risvegliasse.
Quindi la troia si impalò su di lui e prese a cavalcarmi: ogni volta che capiva che stavo per venire (e lo capiva sempre, accidenti a lei), interrompeva l’azione e si sfilava da me. Poi aspettava che tornassi barzotto, e ricominciava tutto daccapo. Quella sì che era una tortura, ma piacevole.
Il giochino durò cinque/sei volte finché lei, in preda all’ennesimo orgasmo, non riuscì a controllare una contrazione involontaria del suo sfintere; questo stimolo inaspettato mi provocò un’eiaculazione da record e le eruttai litri e litri di sperma dentro la passera.
Era stato una sorta di orgasmo contemporaneo: bizzarro, ma eccezionale. Esausta, Natalia si accoccolò a me e mi liberò da tutti i miei vincoli.

– Sai, hai esagerato con lo straccio e il mio buchetto ‘ dissi io fin troppo bonario rispetto a ciò che avevo subito.

– Direi che hai ragione. Non l’avrei mai fatto in altre circostanze, ma mi sono sentita la tua padrona assoluta e ho voluto strafare. Ma sai che ti dico? Hai il permesso di rifarti di tutte le angherie sul mio culo! ‘

Non mi aspettavo che avrebbe risposto così, ma sentire quella proposta aveva ridato un aspetto marmoreo al mio amichetto là sotto. Adoravo inculare quella donna. Però lei mi sembrava alquanto provata, e non volevo che lei si facesse fottere solo perché si sentiva un po’ in colpa. Quindi le chiesi:

– Sei proprio sicura? ‘

– Eccome se lo sono! Schiavo, questo è un ordine! ‘

Mi bastava e avanzava. Mi misi dietro di lei che si era già sistemata a pecora e la schiaffeggiai con veemenza sulle natiche. La sculacciai per un bel po’, mentre lei urlava e si ravanava la figa. Decisi quindi di penetrarla, finalmente, e tenni ben saldi i suoi fianchi. La vista di quel posteriore latino era per me ogni volta un panorama meraviglioso. La trapanai senza né preavviso né preparativi: la cosa comunque non fu traumatica perché, come già detto in precedenza, zia Natalia aveva l’ano più spanato di una qualsiasi pornostar.
Pompai e pompai. Lasciai la presa sul bacino portando le mani prima alla sua vita, poi al seno traballante, e infine al collo. Così potevo resistere in eterno, quindi decisi di rendere le cose un po’ più complicate. Perciò la feci stendere a pancia in giù, con le gambe ben strette. In tal modo la penetrazione fu più difficoltosa e dolorosa per entrambi. Da lì ci volle poco prima che le venissi nel retto.
Ci rivestimmo e decidemmo di passare da zia Monica, così che potessi salutarla prima di partire l’indomani.

Lei ci accolse festosa, baciando entrambi con passione. Mentre Natalia era altrove, Monica maliziosa mi disse che aveva voglia di me, ma che non voleva farlo adesso, all’ottavo mese. Mi disse che se fossi tornato il mese successivo per assistere alla nascita di mio figlio, ci saremmo dati alla pazza gioia; e magari avremmo coinvolto anche Natalia. Le risposi che non me lo sarei perso per niente al mondo, e che non vedevo l’ora. Mi baciò di nuovo dicendo di amarmi, e io ricambiai. Poi me ne andai, lasciando Natalia là a farle compagnia.

Chissà perché, ma provavo questa strana sensazione di rimorso’
Ho già accennato al periodo di tre anni in cui non sono riuscito a scoparmi zia Monica, ma non ho mai spiegato il perché. Com’è possibile che sia passato un lasso di tempo così lungo prima che io potessi ritornare a fare sesso con l’amore della mia vita e madre di mio figlio?
Racconterò tutto in questo capitolo, e anche di più.

Dopo le vacanze di Natale trascorse a Milano con la mia famiglia (e le assurde scopate con le mie parenti), dovetti tornare a Roma per riprendere gli studi e la vita universitaria. Vita universitaria, questa, che contemplava sesso sfrenato con le mie colleghe e talvolta anche con qualche avvenente professoressa. Zia Monica era a conoscenza di queste mie avventure e le accettava, perché comprendeva che ero un ventitreenne allupato e che dovevo divertirmi, proprio come aveva fatto lei alla mia età.
Quello che la zia non sapeva era che durante il mio soggiorno meneghino mi ero trombato anche mia cugina Claudia, e questo mi faceva sentire un po’ in colpa; ma allo stesso tempo desideravo ripetere l’avvenimento. Chiamavo zia Monica ogni giorno e le dicevo tutto, scappatelle comprese, ma ogni volta omettevo il fatto di Claudia. Ero sicuro che l’avrebbe presa male: in fondo lei mi aveva dato il suo placet per scoparmi Natalia, e l’avevo fatto, ma lo stesso non valeva per sua figlia. Perdipiù era un’altra della famiglia!
In più tenevo il segreto (e altrettanto faceva Natalia, che aveva saputo) per proteggere mia cugina: non volevo che ci andasse di mezzo il suo bel rapporto con zia Monica.

E così ho vissuto un mese nel rimorso, ma riuscivo a mascherarlo tra occasionali incontri amorosi con semisconosciute e lo studio per gli esami ancora da sostenere. Poi, giunto febbraio, mi arrivò una chiamata: era di mio padre. Mi avvisò che il dottore si aspettava il parto di Monica da un giorno all’altro, e che sarebbe stato carino se fossi salito per l’occasione. Poi aggiunse:

– E anche Monica sarebbe felice se tu ci fossi! ‘

‘E ci credo, sta per partorire mio figlio’ pensai tra me e me.
– Ci sarò! Prenoto il primo biglietto per Milano ‘ dissi invece.

Trovai un volo per la sera stessa, ma ai miei dissi che sarei arrivato la mattina dopo. Avevo già usato questo espediente in precedenza, così avrei potuto trascorrere una piacevole serata con la mia amata: chiamai zia Monica e l’avvertii. Lei, entusiasta, mi disse di raggiungerla subito, e io presi un taxi. Arrivai poco dopo.

Mi accolse con baci e abbracci, dicendo che non vedeva l’ora di avere nostro figlio. Le dissi che anch’io provavo la stessa cosa, e che il mio unico dispiacere sarebbe stato quello di non poterle stringere la mano mentre nostro figlio veniva al mondo. Lei rispose che non importava, e che il suo unico desiderio era quello di avere del tempo noi due da soli col nostro bambino.
Passammo una serata stupenda insieme, film e cenetta a lume di candela. Poi andammo a letto, e lei si presentò con un completino intimo premaman davvero provocante, considerato il tipo di vestito. Era nero e di pizzo, ed esaltava le sue forme. In genere le donne incinte non mi attirano per niente (so che invece alcuni uomini ne vanno pazzi), ma vederla così mi aveva eccitato e non poco. Mi faceva davvero sangue.
Subito il mio uccello fece capolino, rendendosi fin troppo evidente fra le grinze del pigiama.

– Zozzone, so a cosa stai pensando ‘ disse avendo evitato la mia reazione, – ma purtroppo devi ancora fare a meno della mia passerina. Però posso trovare un modo di soddisfarti ugualmente’ – e detto ciò mi si avvicinò, famelica.

Il pompino che ne uscì fuori si trova senza dubbio nella top three di tutti quelli che abbia mai ricevuto in vita mia, compresi quelli futuri. Quando venni lei ingoiò tutto, estasiata.
Poi ci addormentammo, accoccolati l’uno all’altra.

Nei giorni successivi, ero così abbagliato alla memoria di quel paradisiaco bocchino che non desideravo altra donna che zia Monica. Persino quando Natalia mi propose di scopare con lei rifiutai, perché non era zia Monica. Chiamai spesso quest’ultima dopo aver reso ufficiale il mio arrivo, nella speranza di poter replicare al più presto; lei purtroppo mi deluse dicendo che le sarebbe piaciuto, ma che avremmo rischiato di venire scoperti date le continue visite dei familiari. Mi giurò però, come aveva già fatto in precedenza, che avremmo avuto il nostro premio non appena lei avesse partorito.

Ma i giorni passavano e lei non dava segni di dover partorire, né io potevo andare a trovarla. E così io mi ritrovavo arrapato e impossibilitato a soddisfarmi. Tanto che zia Monica, durante una nostra telefonata, mi esortò a darmi da fare con zia Natalia per calmarmi un po’. Io accettai il suo consiglio di buon grado e mi misi in contatto con la parente sudamericana per un appuntamento.

Perciò scopammo uno di quei giorni, ma io non rimasi soddisfatto. Trovai la cosa un po’ poco frizzante, carente di quel brivido di eccitazione che mi serviva per godere appieno. E chissà perché, poi: non molto tempo prima avrei fatto carte false per potermi trombare Natalia ogni volta che volevo. In ogni caso, dopo quella scopata decisi che sarei rimasto per conto mio, e nei giorni seguenti dovetti soddisfare me stesso masturbandomi al pensiero della fellatio da capogiro di zia Monica.

Poi arrivò il giorno fatidico: il 21 febbraio, ben due settimane dopo il mio arrivo a Milano, fui avvisato del fatto che la zia si trovava in ospedale pronta ad espellere il moccioso. Avevo iniziato a detestare mio figlio già prima che nascesse poiché mi aveva sottratto la mia amata, ma ogni volta che questo pensiero mi sfiorava poi mi sentivo subito in colpa. Comunque, prendemmo armi e bagagli e raggiungemmo Monica in ospedale. I medici attuarono tutti gli accorgimenti: cesareo, epidurale, e qualche ora dopo venne alla luce il bambino. Lo chiamò Matteo, un nome concordato insieme a me in precedenza.
Poi ci fu la processione di tutti i familiari in sala:

– è bellissimo ‘ disse zio Gianni.

– Ha preso tutto dal nostro ramo della famiglia! ‘ aggiunse mio padre, buontempone. Non poteva immaginare che aveva ragione da vendere, dato che io ero l’altro genitore del bambino.

Poi, una volta che tutti se ne furono andati, io trovai una scusa per rientrare nella stanza e stare da solo con la mia donna e mio figlio. Non appena toccammo temi un po’ caldi chiesi a Monica:

– E quindi? Quando ti dimettono? ‘

– Sempre il solito ‘ rispose sorridendo, allusiva. Era raggiante da neomamma. ‘ Comunque tra qualche giorno, al più a inizio marzo. ‘

Fu una stangata per me, ma decisi che potevo aspettare. Ormai avevo già perso l’ultimo esame, tanto valeva che rimanessi a Milano per tutto il tempo necessario.

– Ti aspetterò. E quando uscirai, verrò a trovare il bambino tutte le volte che potrò. E noi due staremo finalmente un po’ soli’ –

– Non vedo l’ora! ‘
Poi, giusto per enfatizzare il concetto, entrò in sala un’infermiera che mi intimò di uscire per lasciar riposare la paziente.

I giorni trascorsero lentissimi, e zia Monica tornò a casa addirittura il 4 marzo. Tra una cosa e l’altra non aveva mai tempo per stare con me, e quando la andavo a trovare lei quasi non faceva caso a me, tanto era concentrata sul bambino. L’otto marzo la visitai per farle gli auguri e un regalo: lei ringraziò, poi mi fece uscire di fretta e furia da casa perché Matteo stava dormendo. Non mi diede neanche un bacio.
Inutile dire quanto rimasi deluso dal suo comportamento: io non volevo solo fare l’amore con lei, ma desideravo anche passare del tempo con lei e mio figlio. Monica invece si atteggiava come se non esistessi e il figlio fosse soltanto suo. Dati questi avvenimenti e le mie sensazioni a riguardo, me ne sarei volentieri ritornato a Roma; purtroppo però avevo già avvisato i miei che sarei rimasto a casa fino a Pasqua (speranzoso di trascorrere molto tempo con zia Monica) e non esisteva scusa plausibile perché non rispettassi i piani.

Perciò decisi che la mia unica opportunità di non perdere del tutto il mio tempo sarebbe stata quella di riprendere i contatti con zia Natalia e ritrovare con le l’alchimia sessuale di un tempo. Da lì in poi scopammo varie volte, e riscoprii l’eccitazione a cui mi aveva abituato; ma mancava ancora qualcosa. Programmai così di farle una sorpresa e raggiungerla a casa, sapendo che zio Gianni fosse in ufficio.
Ma la sorpresa la ricevetti io: a casa di Natalia, invece di trovarci lei, trovai mia cugina Claudia più sexy che mai. Mi era già capitato di incontrarla in quell’ultimo soggiorno a Milano, e cioè in ospedale in occasione della nascita di Matteo, ma non ci eravamo parlati granché. Ora invece mi accolse ospitale e mi chiese cosa ci facessi lì. Volli essere onesto e spigliato, quindi le dissi la verità: volevo scoparmi sua madre. Lei mi rispose che ero stato sfortunato, perché sua madre era dovuta uscire e aveva chiesto a lei di rimanere in casa per aspettare un pacco.
Senza peli sulla lingua, mi disse che sarebbe rimasta a casa da sola un altro paio d’ore, e che se avevo bisogno di sesso lei era più che disponibile. Pensai ‘Che diavolo, perché no!’, e accettai di buon grado. Trenta secondi dopo ci stavamo rotolando sul letto dei suoi genitori a pomiciare e a palpeggiarci. Altri tre minuti dopo ed eravamo entrambi nudi. Non sfruttammo appieno quelle due ore, perché la ninfomane di mia cugina mi fece venire due volte in un’ora, e dopo ero esausto. C’è da dire che anch’io la sfondai per bene, tanto che contai quattro suoi orgasmi.
Poi mi rivestii e uscii da casa dei miei zii, promettendo a Claudia che l’avrei richiamata per altre scopate di quel livello.

E lo feci: avevo finalmente ritrovato la gioia del sesso come la intendevo io, e non volevo mollarla. Mia cugina tra le lenzuola mi faceva letteralmente impazzire. La stragrande maggior parte delle volte andavo io a casa sua, anche se di tanto in tanto variavamo il luogo per rendere la cosa più stuzzicante. Quasi troncai i contatti con Natalia, anche se devo dire che qualche volta scopavo anche lei giusto per togliermi lo sfizio di trombare madre e figlia in un giorno solo.

Poi arrivò il maledetto giorno: era il 21 marzo, mattina inoltrata, e io come al solito stavo da Claudia per fare le porcherie con lei. Ci davamo dentro sul divano in salone quando entrò qualcuno in casa senza preavviso, e ci beccò proprio mentre io avevo l’uccello dentro l’ano di Claudia, e la cosa mi procurò un deja-vu. In effetti la scena era molto simile a quella raccontatami da Natalia di quando fu scoperta da suo marito a tradirlo, sodomizzata da un tizio. Comunque la persona che entrò in casa fu zia Monica, e l’atmosfera si raggelò. Tutti e tre rimanemmo impietriti e nessuno aveva il coraggio di dire qualcosa; poi la donna, allibita e cerea in volto, uscì dal portone senza dire nulla.

Ci fu il panico: Claudia reagì malissimo, era ansiosa perché temeva che la zia avrebbe raccontato tutto ai parenti; io invece temevo per la mia relazione con la mia amata, dato che mi aveva sorpreso a tradirla. Ovviamente non dissi niente ad alta voce, ma mi rivestii rapidamente e levai le tende.
Tutto il giorno cercai di chiamare Monica, ma non ricevetti mai risposta.

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