Skip to main content
Racconti Erotici EteroRacconti Erotici LesboTrio

L’Abisso del Piacere e della Paura

By 19 Aprile 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Conobbi Sara e Marco una sera in un irish pub. Ero andato lì per bere qualche birra in tranquillità davanti a una partita di basket quando vidi entrare Sara. Era bellissima, con quei suoi jeans aderentissimi a vita bassa e il top stile corsetto rosso e nero mentre faceva il suo ingresso su un paio di tacchi vertiginosi, ma indossati con una rara classe e naturalezza. Il mio primo pensiero fu che di donne così se ne trovano una ogni mille anni. Mi accorsi subito che la volevo.
Lei era andata al bancone, scherzava con il proprietario del pub, un tipo grosso, coperto di tatuaggi dalla testa ai piedi che conoscevo fin dall’infanzia. Così mi avvicinai al bancone, lo chiamai e gli dissi:’Ehi, Cla, voglio offrire qualcosa alla donna più bella del locale.’ La guardai negli occhi, le porsi un menu e le chiesi di scegliere. Lei sembrava imbarazzata, pensai che forse era un buon segno.
In quel momento alle sue spalle arrivò Marco. Era un ragazzone, bel fisico, bel viso. Esattamente il tipo che ti aspetti possa stare con quell’incanto di ragazza. Ci vide in quell’atteggiamento, io con il menu in mano mentre lo porgevo alla sua ragazza per chiederle di scegliere un drink. Pensai che avrei rimediato un occhio nero al 100%. Invece venne fuori che Marco era un ragazzo simpaticissimo, consapevole della bellezza della sua donna ma non per questo soffocante nei suoi confronti. Offrii da bere a tutti e due e passammo la serata a chiacchierare e raccontarci storie assurde fino a notte fonda. Quando uscimmo nel parcheggio del pub erano le 4 di notte e loro due erano a piedi.
‘Ma dai ragazzi, vi accompagno io volentieri. Ci conosciamo da poche ore ma &egrave come se fossimo amici da sempre!’
‘Dai va bene, però ti dispiace se ci mettiamo entrambi dietro? Sai, Sara ha bevuto parecchio e non vorrei facesse qualche danno irreparabile.’
Risi, dicendo che andava bene. Mi diedero l’indirizzo e si infilarono sui sedili posteriori della mia Polo. Io avviai l’auto e partii. Per la prima parte del percorso parlammo tranquillamente, come se fossimo ancora nel locale. Dopo un po’ però i due ammutolirono. Ridacchiai tra me e me pensando che una coppia di sconosciuti si era addormentata nella mia macchina. Guardai nello specchietto, per assicurarmi che stessero comodi, ma quello che vidi mi lasciò di stucco. Non parlavano più per un motivo completamente diverso da quello che mi aspettavo. Nei pochi minuti che mi ci erano voluti a raggiungere il raccordo infatti, lui le aveva slacciato il corpetto e aveva cominciato a giocare con i suoi bei seni sodi, mordicchiandoli, leccandoli, baciandoli con passione, lei invece, gli aveva infilato una mano dentro ai pantaloni, e non ebbi difficoltà a immaginare cosa stesse facendo.
Sara si accorse che stavo guardando, mi fece silenziosamente l’occhiolino, si leccò le labbra con fare lascivo e si portò l’indice della mano libera alla bocca, a farmi segno di stare in silenzio. Mi sorrise attraverso lo specchio. Poi con mano ferma fece sdraiare Marco sul mio sedile, lo liberò dei suoi pantaloni e tirò fuori il suo cazzo, già mezzo eretto. Con qualche movimento divenne duro come il marmo, mentre anche il mio cazzo cominciava a reagire, compresso dentro ai pantaloni. Allora Sara sorrise, diede due piccoli baci sulla punta e poi si avventò famelica sul cazzo del suo compagno. Cominciò a succhiare con una incredibile abilità, alternando dolci momenti in cui lo leccava soltanto a pompate veementi, accarezzandogli le palle, mentre lui, ignaro del fatto che stessi guardando da un bel pezzo ormai, cercava di fare di tutto per trattenere i gemiti che dovevano necessariamente venirgli spontanei. Sara era una maestra del pompino, si vedeva dal modo in cui muoveva bocca e lingua. Anche il mio cazzo stava scoppiando, tanto che, mentre sbirciavo dallo specchietto dovevo ripetutamente massaggiarlo per alleviare la tensione. Marco stava per venire. Mise una mano sulla testa di Sara e la tenne ferma mentre le scoppiava in bocca. Lei non fece una piega, rimase al proprio posto in mezzo alle gambe di lui finché non smise di sussultare di piacere, e chiuse gli occhi appagato. Poi tornò a sedersi a fianco di Marco si rimise a posto il corpetto e mi guardò negli occhi attraverso lo specchietto. Aprì leggermente la bocca, mostrandomi che era piena dello sperma del suo ragazzo che giaceva appagato accanto a lei, poi inghiottì tutto. Aprì di nuovo la bocca per mostrarmelo. Dovetti smettere di guardare per evitare di avere una reazione incontrollata. E magari andarmi a schiantare contro un guard rail. Già che non fosse successo fino a quel momento era una sorta di miracolo. Sono sicuro che lei abbia riso.
Arrivammo a destinazione cinque minuti dopo. Accostai accanto al cancello del loro condominio, e Marco scese trasognato, fingendo di essersi addormentato.
‘Grazie amico.’ mi disse. Dovetti resistere all’impulso di ringraziarlo a mia volta. Sara si avvicinò al mio finestrino aperto e mi guardò intensamente.
‘Buonanotte’ mi disse, lasciva. Il suo alito odorava di birra scura e sperma. Mise la mano nella mia, mi fece un altro occhiolino e seguì Marco Guardai cosa mi avesse messo in mano in quel breve istante di contatto. C’era un pezzo di carta stropicciata, sembrava strappato da una di quelle tovagliette del pub dove eravamo stati. Un numero di telefono e la scritta ‘Chiamaci’.
Passai tutto il giorno successivo a cercare di concentrarmi su un lavoro che non mi interessava. Avevo appoggiato il biglietto scritto da Sara sulla scrivania vicino al portatile e ogni tanto gli lanciavo qualche occhiata. Non sapevo cosa fare. Le immagini della notte prima continuavano a scorrermi in mente, come in loop. Del resto chi non si sarebbe fissato su quelle scene da porno? Continuavo a fissarmi su quel ‘Chiamaci’ scribacchiato velocemente. La tentazione cresceva mano a mano che i minuti scorrevano trasformandosi in ore. Erano le sei di sera quando decisi di prendere il coraggio a due mani e composi il numero. Dopo due squilli mi rispose una voce maschile.
‘Pronto?’
‘Ciao Marco sono Sim, quello del pub di ieri sera.’
‘Ehi ciao! Come stai? Ma come hai il numero?’
‘Me lo ha dato Sara prima di rientrare.’
‘Benissimo. Mi fa piacere sentirti. Come mai chiami?’
‘Ecco’ ‘
Effettivamente non sapevo perché stavo chiamando. Cosa potevo dirgli? Penso che la tua ragazza sia una gran porca perché ti ha fatto un pompino nella mia macchina? Forse sarebbe stato fuori luogo.
‘Volevo sapere se stasera facevate qualcosa, magari vi andava di uscire a prendere un’altra birra.’
‘Io non ho impegni. Aspetta che chiedo a Sara’
Sentii che abbassava il telefono e che chiamava la ragazza. Cosa diavolo stavo facendo? Cosa mi aspettavo? Non ero mai stato tipo da situazioni avventurose. E adesso eccomi a qui, al telefono con un ragazzo che non conoscevo, per organizzare un’uscita con lui e la sua donna, soltanto perché mi ero eccitato terribilmente la notte prima. Ogni mio pensiero venne interrotto dal ritorno di Marco al telefono
‘Ehi Sim senti, pensavamo, perché non vieni a cena da noi? Facciamo una cenetta tranquilla tra noi e ci sdebitiamo del passaggio. Dai non dirci di no.’
Si sentiva che non mentiva, che sarebbe stato davvero contento di avermi a casa sua per una cena. Chissà perché si fidavano così tanto di me.
‘Ci vediamo alle otto.’ dissi sorridente.
Non sapevo bene che tipo di serata sarebbe stata, quindi persino vestirmi fu un problema. Optai, alla fine, per un paio di pantaloni non troppo formali, una camicia bordeaux e una giacca non troppo impegnativa, corredata da un paio di Clark, e mi precipitai a casa loro, svicolando nel traffico serale fino a parcheggiare proprio davanti al cancello. Presi la bottiglia di Montepulciano che gli avevo portato e, inspirando profondamente suonai al citofono. Il cancello si aprì in pochi secondi. Sembrava che mi stessero aspettando. Salii velocemente le quattro rampe di scale che mi dividevano dal portone della casa e bussai leggermente. Venne ad aprirmi Marco e sospirai di sollievo per aver azzeccato l’abbigliamento. Anche lui era in pantaloni e camicia. Mi fece accomodare, apprezzò il vino, mi disse che Sara ci aveva preparato un’ottima cena di carne. Io partecipavo distrattamente alla conversazione perché continuavo a chiedermi cosa diavolo ci facessi lì. Poi Sara entrò nella stanza e me lo ricordai. Portava un tubino rosso fuoco aderente che metteva in risalto le sue forme e si apriva sensuale su suo decolté, un trucco leggero e i capelli raccolti. Ai piedi un paio di tacchi altissimi, in tono col vestito. Mi accorsi, di nuovo, di volerla prepotentemente.
La cena fu gradevole e abbondante, annaffiammo ogni portata con dell’ottimo vino, e mi ritrovai di nuovo con l’assurda sensazione di conoscere quei due ragazzi da sempre. Quando Sara portò in tavola il dolce io e Marco stavamo ridendo come due vecchi compagni di liceo. Sara si sedette a tavola e si unì alla conversazione, ma mi resi conto che aveva lanciato un’occhiata d’intesa a Marco. Stavo quasi per dirmi che me l’ero immaginato quando, all’improvviso:
‘Mettiamo le carte in tavola Sim. So tutto.’
Andai nel panico. Tutto. Ma poi in fondo tutto cosa? Cio&egrave, io non avevo fatto nulla. Ma se lui mi parlava così, Sara doveva avergli detto qualcosa di diverso. Balbettai.
‘Ehi, calmati. So che ieri sera hai visto quello che abbiamo fatto dallo specchietto. Sara mi ha detto che ti ha provocato. Ma adesso voglio chiederti, devo scusarmi, o lo spettacolo ti &egrave piaciuto?’
Me lo disse ammiccando, accennando leggermente a Sara. Era inutile continuare a fingere.
‘Dannazione se mi &egrave piaciuto amico. Ero al limite. Per un attimo ho pensato di fermarmi e di raggiungervi sul sedile posteriore.’
‘E perché non l’hai fatto?’ mi sussurrò lei all’orecchio. Non mi ero nemmeno accorto che fosse passata dietro le mie spalle.
Marco tolse le bottiglie di liquore dal tavolo liberando il piano, mentre Sara mi faceva scivolare la giacca dalle spalle baciandomi il collo e lasciandomi scie infuocate di rossetto carmino. Marco le andò vicino, la abbracciò e la baciò con trasporto mentre lei si spostava venendo davanti a me.
‘Amore ‘ le disse ‘ vuoi ringraziare il nostro amico per il passaggio di ieri?’
‘Si” mormorò lei con voce lussuriosa. Marco sorrise e si accomodò sul divano. Vidi che si sbottonava i pantaloni. Poi non potei fare altro che guardare Sara che si inginocchiava di fronte a me, mi slacciava la cintura e infine liberava il mio cazzo. Lo guardò con aria felice, come una bambina al luna park che ha puntato un orsetto di peluche. Era duro, quasi completamente eretto, e quando la sua mano si poggiò sulla mia asta diventò di marmo. Cominciò un lento e lieve su e giù che mi fece completamente impazzire. Il piacere mi invase completamente il cervello.
Chiusi gli occhi e all’improvviso sentii un bacio sulla punta dell’asta. Poi un veloce colpo di lingua. Poi di nuovo un bacio. E di nuovo la lingua. Persi la cognizione del tempo, non so quante volte lo fece, sapevo solo che mi faceva perdere la testa. Riaprii gli occhi, appena in tempo per vederla risalire lungo la mia asta con la lingua per poi aprire la bocca e farci sparire dentro il mio cazzo. Avevo visto giusto. Era una maestra. Pompò con foga, dando continui colpi di lingua. Mi guardava dritto negli occhi, non esitava mai. Ogni tanto rimaneva ferma con le labbra strette intorno alla cappella e mi segava con forza, poi all’improvviso mi appoggiò le mani sulle cosce e si spinse giù, prendendolo tutto, fino in gola. Sentii l’orgasmo montare, profondo, e glielo dissi
‘Sto’ per’ venire’ fui sorpreso di quanto fosse roca la mia voce. Lei tornò su, fece uscire il mio cazzo dalla sua bocca e con una voce erotica oltre ogni immaginazione mi disse:’Vienimi in bocca, porco’
Poi tornò a succhiare. Le ci vollero pochi altri istanti per farmi venire. Gemetti in modo animalesco mentre mi scaricavo nella sua gola. Le prese ogni schizzo, non si fece sfuggire nemmeno una goccia. Poi si rialzò. Aprì la bocca e me la mostrò piena della mia sborra.
E deglutì. Mi guardò sorridendo maliziosa. La serata era appena cominciata.
Lo sguardo e il sorriso con cui Sara mi aveva guardato mi rivitalizzarono immediatamente, come se ce ne fosse stato bisogno. Mi alzai in piedi e aprii immediatamente la lampo di quel tubino così sexy, facendolo cadere a terra. Sotto era completamente nuda. Ammirai per un attimo il corpo tornito, i piccoli seni perfetti a coppa di champagne, il monte di Venere completamente liscio. La voglia di averla mi pervase completamente. La feci sdraiare sul piano del tavolo e mi gettai a capofitto tra le sue gambe, assaporando quel fiore bellissimo e prelibato. La mia lingua giocava con le grandi labbra, risaliva a colpire regolarmente il clitoride e poi tornava giù, aprendosi lentamente la strada dentro di lei, verso il suo piacere. Era bagnatissima, e il suo sapore mi faceva impazzire. Cominciai ad accarezzarle le gambe seguendo il ritmo dei miei colpi di lingua, passando le mani sulla sua pelle di pesca.
Ingordo, la leccavo con trasporto, e sentendo i suoi gemiti in risposta non facevo che aumentare il ritmo. Sempre di più, sempre più veloce. All’improvviso, mentre le leccavo il clitoride, senza avvertirla le penetrai la fica con due dita, spingendo fino in fondo. Le strappai un gridolino di piacere, improvvisamente smorzato. Alzai lo sguardo, per capire cosa fosse successo, e in quel momento vidi Marco. Mi ero quasi dimenticato di lui, in tutto quel piacere orgiastico che Sara mi aveva dato, ma evidentemente se ne era rimasto lì a guardare per tutto il tempo del pompino, prima di decidere di voler giocare anche lui. E lo aveva fatto conficcando all’improvviso il suo cazzo nella bocca spalancata della sua ragazza, mentre io le penetravo la fica con le dita e la lingua. Sentii il mio cazzo tornare di marmo, eccitato da quella situazione del tutto nuova per me. Sara mi poggiò le gambe sulle spalle e io ricominciai a leccarla, mentre con due dita la penetravo. All’improvviso mi alzai in piedi, e senza cerimonie puntai il cazzo sulla fica di Sara e la penetrai in un colpo. Lei gemette nonostante il cazzo di Marco piantato in gola e lui mi lanciò uno sguardo complice. Cominciammo a pomparla in contemporanea, spingendo con tutte le nostre forze. Il tavolo tremava per le spinte. Non riuscivamo a fermarci, Sara gemeva di piacere mentre una frenesia incredibile si era impossessata di me. All’improvviso uscii da lei e la feci voltare sul tavolo. Nel momento in cui i suoi tacchi vertiginosi toccarono terra entrai di nuovo in lei, mentre Marco tornava a metterle il suo cazzo in bocca. Lei tentava di succhiarlo con maestria ma le mie spinte da dietro le impedivano di farlo.
Marco le tolse il cazzo di bocca e venne dal mio lato del tavolo, poi le diede un forte schiaffo sul culo. Lei gridò di piacere. E Marco continuò a schiaffeggiarla, mentre io, come ipnotizzato vedevo quel culo spettacolare arrossarsi lentamente senza riuscire a smettere di scoparla.
‘Siiiiiiiiiiiii!!!’ gridò lei all’improvviso mentre le cedevano le gambe. Marco mi sorrise mentre la sua ragazza veniva sotto i miei colpi. Si chinò a baciarla, poi la prese per i fianchi e la fece sedere sul tavolo, gettandosi immediatamente tra le sue gambe a leccarle la fica. Sara aveva il volto sconvolto dal piacere e non riusciva a smettere di gemere. Mi fece cenno di avvicinarmi a lei e, mentre Marco continuava a tormentarle la fica, con le dita e la lingua, prese il mio cazzo ancora duro in mano e cominciò a segarmi.
‘Resta’ duro’ per’ me’!’ mi disse tra i gemiti. L’avrei decisamente fatto. Le presi i capezzoli tra le dita, incapace di non toccarla, incapace di stare fermo. La sua mano sul mio cazzo continuava ad andare avanti e indietro senza sosta mentre Marco non si fermava un attimo. Sara non smetteva di gemere e gridare, dicendo parole sconnesse e senza senso. Era così incredibilmente erotica e sensuale con la bocca aperta e il seno nudo e sudato dai capezzoli durissimi. E poi la sua mano si strinse convulsamente sul mio cazzo, mentre di nuovo veniva scossa da un altro orgasmo e gridava il suo godimento. ‘Si’ Si’ Si”
Aprì gli occhi, di scatto e prese Marco per i capelli, trascinandolo all’altezza del suo viso:’Datemi due cazzi! Scopatemi!’ gli disse con la lussuria nella voce. Marco sorrise e mi spinse sul divano, mentre Sara si alzava sulle gambe malferme per il piacere e mi si avvicinava sculettando con quel culo da favola. Si inginocchiò su di me, impalandosi sul mio cazzo che era rimasto durissimo, come lo voleva lei. Cominciò a cavalcarmi a un ritmo forsennato mentre Marco si piazzava dietro di lei e cominciava a leccarla ovunque riuscisse ad arrivare. Non vedevo quello che faceva, ma ero certo che le stesse lubrificando il culo. Non mi interessava però, preso com’ero dalle tette di Sara che ballavano di fronte ai miei occhi al ritmo della sua cavalcata. Mi stava letteralmente facendo impazzire. Sentii che sarei potuto venire da un momento all’altro. Poi, improvvisamente Sara si fermò e io vidi la figura di Marco che incombeva alle sue spalle. Sara incominciò a respirare affannosamente mentre il cazzo di Marco le scivolava lentamente nel culo. Non gridò, ma inarcò la schiena, godendosi quella penetrazione con un’espressione di sconvolgente piacere e la bocca spalancata. Marco entrò completamente in lei, e cominciò a spingere. Fu un segnale anche per me, che ricominciai nelle mie spinte, cominciando subito a seguire il suo ritmo. Eravamo perfettamente coordinati e pompavamo con un ritmo forsennato. Sara non riuscì più a non gridare.
‘Siii’ Cosìììì’ Cosììììì’ Ancora! Scopatemi! Scopatemi bastardi!’
Marco la tirò indietro per i capelli e la baciò con passione, mordendole le labbra, mentre io allungavo di nuovo le mani, a giocare con le sue tette. Le nostre spinte si fusero in un’unica sensazione di piacere e passione, finché non sentimmo di nuovo il corpo di Sara contrarsi, preda dell’ennesimo orgasmo. Fu troppo anche per me e Marco.
‘Sto per venire’ dicemmo, stranamente all’unisono. Sara si alzò, sfilandosi i nostri cazzi pulsanti e si inginocchiò a terra, di fronte a noi.
‘Venite sulle mie tette. Schizzatemi tutta porci. Venitemi sulle tette!!’
Non ce lo dovette ripetere. Io mi alzai e mi misi a fianco di Marco. Bastò un solo sguardo agli occhi lussuriosi di Sara e una sua sapiente carezza al mio cazzo per farmi arrivare al limite. Fiotti di sborra le coprirono le tette bellissime, subito seguiti da quelli di Marco. Lei gemette soddisfatta per tutto il tempo. Poi si alzò in piedi, ancora in equilibrio precario su quei tacchi che non si era mai tolta, e guardandoci fissi negli occhi, raccolse un po’ di sborra con l’indice e se la portò alla bocca. Ammiccando, si allontanò, verso il bagno.
Nell’istante di silenzio che seguì mi voltai a guardare Marco, imbarazzato. Lui mi sorrise e mi diede una grossa pacca sulla spalla:’Dobbiamo rifarlo il prima possibile, amico’ Qualche giorno dopo quella fantastica serata, mi svegliai tardissimo, con il telefono che squillava furiosamente sul comodino. Cercando di riprendermi dagli strascichi del sonno e da quelli di una discreta sbronza che mi ero preso la sera prima, lessi il nome che compariva sul display del mio smartphone. C’era scritto ‘Marco + Sara’ il non troppo fantasioso nome sotto cui avevo registrato il numero che lei mi aveva dato quella notte, quando li avevo riaccompagnati a casa. Subito saltai a sedere sul letto e risposi.
‘Pronto!’
‘Ciao Sim!’
‘Ehi, ciao Marco. Come stai? Che mi dici?’
‘Benissimo, tutto a posto. Senti ti chiamavo perché io e Sara volevamo farti una proposta. Anche se ci rendiamo conto che magari arriviamo con pochissimo preavviso. Praticamente abbiamo un weekend prenotato in una spa. Dovevamo andare con una coppia di amici, ma loro ci hanno dato buca. La stanza però &egrave già prenotata, e quando abbiamo pensato a qualcuno che potesse rimpiazzarli ci sei venuto in mente te.’
‘Ehm’ Fammi pensare’ gli risposi, già sicuro che avrei accettato quella proposta. Feci una breve pausa scenica. Poi sorrisi:’A che ora partiamo?’
***
La mattina successiva, alle 8, ero sotto casa loro. Scesero in un minuto. Lui alto e atletico nei suoi jeans e con la sua t-shirt, lei fantastica in un prendisole leggero e con ai piedi due sandali con altissime zeppe di sughero. Salirono in macchina salutandomi allegramente e partimmo in pochi attimi. Avevamo davanti qualche ora di viaggio per cui decidemmo che avremmo guidato a turno. Visto che ero già al volante sarei stato il primo, e quindi cominciai a chiacchierare con loro, chiedendogli di parlarmi di questa spa, se ci fossero già stati, cose così.
‘Sì ‘ mi rispose Sara ‘ siamo già andati un paio di volte. C’&egrave una mia vecchia amica che lavora lì e ci ha invitato spesso. &egrave un posto molto bello.’
Sorrisi e raccontai qualche aneddoto su delle vacanze andate male, con amici o ex ragazze. Li feci ridere. Ma evidentemente quella non era la loro idea di viaggio piacevole. Quando mi fermai all’autogrill per andare in bagno e dare il cambio alla guida, mi dissero che mi aspettavano in macchina. Ci misi due minuti scarsi, ma quando tornai li trovai sul sedile posteriore, lui seduto e lei completamente reclinata e intenta a spompinarlo. Fortunatamente avevo parcheggiato lontano dalle altre auto e in quel momento non girava nessuno. Bussai sul finestrino e li guardai con un’espressione di rimprovero. Sara sollevò la testa dalla sua opera e mi sorrise con lascivia mascherata da timidezza. Un’espressione indescrivibile, così erotica che avvertii un fremito, mentre il mio pene cominciava ad alzarsi. Marco mi fece cenno di salire in macchina e io non mi feci pregare. Certo la paura di essere scoperti era tanta, ma, non so per quale motivo, questo sembrava eccitare loro e me. Salii frettolosamente in macchina e aspettai le mosse di Sara. Lei si accomodò al centro, tra me e Marco, mi slacciò i pantaloni e liberò il mio cazzo già mezzo in erezione. Lo prese decisa con una mano, mentre con l’altra impugnava quello del suo ragazzo, poi cominciò a segarci. Era una situazione irreale, mostruosamente erotica.
‘Allora ragazzi ‘ disse lei ‘ come intendiamo passare questo weekend?’
Marco rimase in silenzio, aspettando che dicessi qualcosa.
‘Che intendi?’ sussurrai mentre il piacere cominciava a obnubilarmi la mente.
‘Possiamo passare il weekend da buoni amici, facendo le classiche cosa che si fanno in una spa, oppure possiamo divertirci” e ammiccò in direzione della sua mano che non aveva mai smesso di fare su e giù sulla mia asta congestionata. Strinse leggermente la presa e aspettò una mia risposta. Io riuscii soltanto a gemere.
‘Lo prendo come un sì, tesoro.’
Sorrise e scese con le labbra calde e umide a circondarmi il cazzo. Mi sfuggì un altro gemito, mentre Marco metteva una mano tra le gambe di Sara. Non doveva portare il tanga, perché dopo un secondo la sentii fremere alla penetrazione delle dita di lui. Cominciò a pompare con più foga mentre lui la tormentava sotto il prendisole. All’improvviso lei si alzò, abbandonando per un attimo il mio cazzo, e baciò Marco.
‘Amore, ripartiamo.’ gli disse.
Lui sorrise, si chiuse la cerniera, scese dall’auto e risalì al posto di guida. Io feci per seguire il suo esempio, ma lei mi fermò.
‘Dove vai? Non crederai che abbiamo finito?’ mi disse con quella espressione così porca che stavo imparando a conoscere. Aspettò soltanto che rientrassimo sull’autostrada, poi tornò sul mio cazzo, baciandolo, leccandolo, accarezzandomi le palle con la mano libera. Io ormai non capivo più nulla. Avevo una mano appoggiata sui suoi capelli e l’altra sul suo fianco. La sentii muoversi e vidi che aveva aperto le gambe. La sua fica depilata e perfetta era lì, lucida d’eccitazione, perfettamente alla portata della mia mano. Le appoggiai subito due dita sul clitoride e cominciai a massaggiarla ritmicamente. Era bagnata, fradicia e mugolava, sensibile e recettiva al mio trattamento. Dopo qualche attimo le insinui dentro un dito, poi due, penetrandola dapprima con lentezza, poi sempre più furiosamente mano a mano che le sue pompate sul mio cazzo si facevano più avide, più fameliche.
Si staccò all’improvviso e come cedendo ad un impulso irresistibile si spostò sopra di me. Sussultai quando sentii le labbra della sua fica bollenti a contatto con il mio cazzo. Sara alzò lo sguardo, guardando intensamente Marco negli occhi attraverso lo specchietto retrovisore, poi disse semplicemente:’Scopami!’
Si impalò tutta d’un colpo gemendo forte mentre mi facevo spazio dentro di lei con il cazzo reso marmoreo dalle sue attenzioni. La presi per i fianchi e cominciai a spingere come meglio potevo da sotto, mentre lei mi aiutava saltellando ritmicamente. Aumentava progressivamente il ritmo, alzandosi sempre di più, e ricadendo fino a far aderire il suo fantastico culo al mio pube. Io le slacciai il prendisole, impossessandomi subito dei sui capezzoli, tirandoli e ruotandoli mentre lei mi cavalcava e guardava il suo ragazzo alla guida.
‘Più forte! ‘ mi gridava tra un gemito e l’altro, mentre aumentava sempre di più il ritmo ‘ più forte!’ io intanto non riuscivo ad articolare sillaba che non fosse un grugnito. Cominciai a spingere selvaggiamente, tenendola ferma per le spalle, completamente preso dal suo modo di essere zoccola. Le feci inclinare il busto in avanti, e vidi il suo culetto di fronte a me. La schiaffeggiai, forte, tanto da far risuonare la mano che incontrò la sua pelle. Il suo gridolino deliziato mi confermò che le piaceva. Ma non mi bastava, volevo ancora di più. Mi bagnai l’indice di saliva e poi saggiai attentamente il suo culetto. Non mi disse nulla, continuò semplicemente a fare su e giù sulla mia asta, come se nulla fosse. E tutto d’un colpo, senza preavviso le infilai il dito nel culetto.
‘Sii! ‘ gridò di piacere ‘ Di più!’
E così le piazzai anche un secondo dito. Sara sembrò impazzire, prese ad ansimare sempre più veloce, a muoversi convulsamente sul mio cazzo, come ballandoci sopra, mentre si torturava da sola i capezzoli.
‘Siii, siiii, cosììì’ Ancoraaa! Ancoraaaaa!’ le sue parole, le sue grida scoordinate mi arrivavano alle orecchie, ma il mio cervello non riusciva a elaborare altro che le scariche di piacere del suo corpo che saliva e scendeva sul mio cazzo. Poi all’improvviso lei si inarcò all’indietro, lanciando un grido. Le sue gambe ebbero uno spasmo mentre veniva urlando. Quelle contrazioni furono troppo anche per me.
Mi sentii pronunciare uno strozzato ‘Vengo’ e sentii lei replicare soltanto ‘Dentro, vieni dentro.’ prima di esplodere in un incredibile orgasmo. Le riversai dentro due, tre, quattro potenti getti, prima di uscire da lei, che mi scivolò accanto, posando la pelle nuda sul sedile. Con la faccia disfatta dal piacere e un sorriso languido, mi accarezzò leggermente il viso e sussurrò, come tra sé e sé:’Martina ti adorerà.’

Leave a Reply