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L’accuratezza del suo stile

By 8 Giugno 2023No Comments

La strada da percorrere non è molta, visto che la macchina corre veloce e la musica allegra mantiene l’atmosfera distesa e serena, mentre il sapore della menta nel frattempo avvolge e copre quell’aroma di quelle tante sigarette fumate nella mattinata. Fino a mezzogiorno la decisione non era ancora stata decretata, perché un antico senso del dovere verso un legame ormai inesistente, bloccava le mie dita ogni volta che tentavo d’inviare quel messaggio, sì, proprio quello che avrebbe confermato precisamente la mia presenza in città per l’ora di pranzo. Poi, un improvviso cambio di posizione sulla sedia e quel perizoma che s’infila dove non avrebbe dovuto, così tutto rapidamente si modifica mentre le dita defluiscono leste sulla tastiera:

“Suppergiù verso le quattordici sarò qui in città” – arriva fulminea la risposta:

“T’aspetterò ben volentieri”.

Il cuore danza scattando in gola, ormai non si torna più indietro, visto che so che non cambierò più idea, giacché non sono fatta di quello stampo. Fisicamente sono a posto, ho trascorso la giornata adoperandola nella migliore delle maniere, cogliendo accuratamente riguardo verso di me, visto che ho fatto una doccia con un estratto particolare alle erbe che si piglia premura della mia epidermide, la capigliatura è pulita e asciutta, la sorgente del mio godimento è pelosissima d’altronde come piace a lui, rifinita ai bordi nella maniera che garba però a me, perché lui mi conferma confessandomi e sostenendo che là, sopra quel boschetto, ci sborra davvero volentieri con gusto, e che la donna villosa è più eccitante, sennonché in tal modo io cerco d’accontentarlo appagandolo nel migliore dei modi. Nella mia borsa si trovano i miei preziosi giocattoli, poiché ho promesso che li avrebbe visti, tenuto conto peraltro che ho un’immensa voglia di condividerli. L’auto ha divorato la strada mentre io brucio gli ultimi metri, eccomi, sono quasi arrivata, perché lo avverto chiaramente, dato che fra le mie gambe erompe sfogandosi quel muto e nascosto fuoco, intanto salgo rapidamente su per le scale cercando d’assumere una compostezza adeguata alla circostanza, mentre la luce sfolgorante d’un assolato e inusuale mezzogiorno non mi protegge granché.

In quel momento io avverto e capto disgiuntamente nella globalità, come se tutti gli individui mi squadrassero osservandomi ed esaminandomi, viceversa però, loro nell’insieme corrono e si precipitano al seguito delle loro quotidiane faccende ignorandomi, giacché non sanno per nulla che questa gentildonna ha dentro la sua borsetta due gingilli dissoluti e libidinosi come pochi, giacché sta recandosi da un maschio per chiedergli d’usarli al meglio per farla sgolare e strillare, per ricevere infine un inedito e vigoroso piacere. La porta è l’ultimo ostacolo, il campanello ha un suono discreto, perché ho avuto quasi timore che urlasse, forse m’avrebbe fatto scappare. Eccolo che apre la porta, lui è lì, rassicurante, ma altrettanto rapido è il suo agguantarmi fra le braccia, morbidamente affamata invece è la sua bocca quando si poggia sulla mia, dato che mi piace il suo sapore e inoltre il suo profumo. Io sussulto, in quell’attimo il naturale raziocinio desiste capitolando mentre viene abbrancato dal trasporto, io intercetto i suoi sfioramenti dappertutto, eppure bramerei avvertirli maggiormente, desidererei che mi scoperchiassero subito per liberare riscattando e sgombrando integralmente il mio innato piacere che sbraita, siccome è in pieno fermento.

Io lo sento, lo avverto lucidamente insistere martellando fra la mia lanosa fica, poiché è come se ogni pensiero e ogni percezione si fosse ammassata concentrandosi in un solo punto, dato che il clitoride è affamato, gonfio e pulsante, perché neppure per un baleno considero né rifletto ponendomi dei quesiti, siccome lui m’accoglie in un’imponente sala con al suo interno un tavolo ornato da massiccio ripiano di cristallo. Quella sottana adesso è issata, la blusa è attualmente divaricata e i seni sono totalmente liberi, siccome percepisco distintamente il suo leggero tocco sfregarsi di sbieco nel tanga, infine eccedere e slittare internamente, per il fatto che colgo distinguendo chiaramente adesso quanto sia ingente e rimarchevole nuovamente la dimostrazione del mio diletto e della mia voluttà. Il mio bacino inizia a muoversi impulsivo e incontrollato, un movimento istintivo alla ricerca d’un culmine di piacere, dato che lui mi sgombera del tanga, mi colloca sopra il ripiano, ordina due sgabelli collocandoli in maniera tale che io possa poggiarmi per bene, spalancandomi definitivamente di questo andare verso di lui.

Io avverto istantaneamente il sussulto della sua lingua che mi tocca delicatamente, che mi divora, visto che è un piacere piacevole, fremente e sottile, con tutto ciò non riesco a pensare ad altro che alla sua lingua che si muove e che si spinge sul mio clitoride. Io m’innalzo come posso, perché bramo esaminare la flessione dei muscoli del ventre in quanto affina e migliora sia percezione sia la visuale, io non sono sicura però se frigno, ovvero se strillo unicamente, eppure al presente il mio corpo è un’esplosione, è uno sfogo globale di piacere. Io non mi rendo conto del tempo che passa, dato che mi sembra un’eternità, perché sono troppo energiche e intense le sensazioni per dare ascolto al tempo, che adesso è peraltro ritmato soltanto dal mio respiro che diventa sempre più veloce.

Lui in quell’istante mi porge la borsetta, siccome è comprensibile ed evidente che là internamente sono racchiusi i miei gingilli dei quali ci siamo rivelati vicendevolmente non molto tempo fa. A dire il vero, quest’atto, io l’ho compiuto quasi da femmina impudente e insolente, che azzarda, perché volevo tenacemente che lui li agognasse appieno, dal momento che fin dal primo incontro io ho avuto la certezza, anzi, la notizia sicura d’avere a che fare con una persona delicata che non m’avrebbe fatto pentire in alcun modo né tanto meno in seguito di ricredersi d’avergli chiesto di condividerli con me, e in effetti non mi sbagliavo per nulla. Dal fondo della borsa fuoriesce il più imponente, visto che è un vibratore di gomma del quale inizialmente io l’ho odiato per l’aspetto e per la forma quasi rozza e volgare, ma anche per il suo colore che insidia e che tenta d’imitare quello naturale. Io non mi sento per nulla infastidita né turbata, cosicché glielo passo con naturalezza, dato che nemmeno mi domando che cosa di preciso ci farà.

Io mi fido, faccio completo assegnamento, perché so che lui mi farà godere, poi resto seduta sul tavolo con le gambe spalancate, dato che il mio piacere verrà rapidamente amalgamato alla sua saliva, perché questa prospettiva renderà tutto più semplice, lo so, perché quando io lo uso da sola prima di penetrarmi, me lo sfrego lentamente sul clitoride e successivamente me lo adatto come più mi piace lasciandolo slittare verso l’alto e verso il basso, inzuppandomi così completamente. In seguito cade all’interno privo di complicazioni e sperimento con precisione le sue oscillazioni posarsi sull’epidermide, una mano che non è la mia lo governa, tenta di penetrarmi, lo so non è facile, lo guido io, dato che non voglio che mi faccia male, in quanto guasterebbe e rovinerebbe tutto.

Adesso è dentro di me, io glielo restituisco, lo sento muovere, vibrare, scivolare dentro e fuori di me, giacché la mia attenzione è orientata stavolta dentro di me, ascolto le mie viscere pulsare, godere in modo violento, non m’accorgo che lui si è chinato, perché lo capisco soltanto dalla sua lingua che torna a possedere il mio clitoride. Sì, lo possiede, perché in nessun altro modo potrei definire il suo modo di muoversi, poiché è quello di chi ne conosce i punti sensibili e le reazioni con una straordinaria attenzione e una meticolosità per la donna che ha con sé, e non pensa soltanto a sé stesso. Per il mio corpo è tutto nuovo, la posizione, i contatti, le sensazioni, dato che ciò che mi ritorna indietro è un piacere enorme aumentato, è continuo, in quanto è come avere un orgasmo sconosciuto e per questo ancora più forte e più trascinante.

A tratti io lo guardo con accuratezza, tastando e tentando di cogliere i pensieri negli occhi di quest’uomo che per me è pressoché uno sconosciuto, malgrado ciò non ci riesco, forse pretendo troppo, allora lascio che la mia mente si srotoli autonoma e libera svincolandosi dalla ragione, visto che ascolto dando udienza solamente alle sensazioni che arrivano al mio corpo. Il suo cazzo al presente è proteso nella mia direzione, mi cerca voglioso, io indugio qualche secondo, ciononostante comprendo tutto, in quell’occasione mi distendo accanto, delicatamente poggio le mie labbra sulla punta e lo faccio scivolare fino in fondo all’interno della mia bocca. Io assaporo completamente la sua cupidigia miscelata alla mia sapidità, cerco di massaggiarlo, tenuto conto che ne sento le pulsazioni e per qualche secondo la mia attenzione viene indirizzata su di lui, dal momento che non mi rendo conto che per la prima volta godo d’una penetrazione e nello stesso momento lo possiedo.

La vibrazione sennonché mi risveglia improvvisamente, la mia ragione in quell’occasione mi conduce alla volta d’un godimento al momento imperioso e in special modo inedito. I suoi tremolii sono inarrestabili, io lo percepisco che piagnucola, mi piace e quando lui si sottrae ai miei svaghi io provo un po’ di disappunto. Non dura molto però, perché subito dopo sento sostituire la fredda gomma con il calore e l’entusiasmo d’un uomo straordinariamente eccitato, dato che lo sento sfuggire dentro di me sfiorandomi le pareti vaginali. Onestamente mi piace farlo, in quanto è come comprimerlo, come serrarlo, poiché m’accorgo che pure lui distingue la compressione della mia contrattura e ne sono soddisfatta, perché adesso sperimento in maniera precisa i fremiti del suo piacere dentro di me, dal momento che pare come se un non so che stimoli una porzione di me che in nessun caso viene tastata.

Dopo m’accorgo che s’allontana per un istante, francamente non comprendo i suoi propositi, tuttavia lui non mi delude perché s’introduce nuovamente, eppure stavolta dagli sgabelli mi fa collocare disponendomi in una posa alquanto bizzarra, che definire incivile e sguaiata è poco. Ambedue i miei accessi al piacere adesso sono interamente disponibili al suo campo visivo, sono totalmente spalancati davanti a lui, io sono interamente in suo potere, eppure la mia eccitazione è tanta, tale che non m’interessa per nulla né della posa né delle sue lascive intenzioni. Lui ha oramai capito che cosa vuol compiere, lui sa che io mi fido, anche per questo sa che con lui l’ho fatto per la prima e unica volta e che adesso desidero metterlo in pratica ancora. Adesso lo sento poggiarsi sul mio sedere, spinge con decisa delicatezza, la mia posizione però non mi concede di rasserenarmi come lui mi ha accortamente istruito, sennonché la sofferenza approda fulminea. Lui se ne accorge, la sente, si ferma, aspetta che passi e poi si spinge fino in fondo, finché l’indolenzimento lasci il posto al piacere prepotente e rabbioso che ricordavo, e che ho peraltro ripercorso tante volte tempo addietro con la memoria perché sono piena.

Un avventato e un dissennato godimento attraversa il mio corpo, mentre il suo membro e il vibratore si danno regolarmente il cambio dentro di me in un’altalena, in un ciclo continuo di picchi variegati e indistinti di piacere. Io avrei voglia di sbraitare come una squilibrata, vorrei dimenarmi, eppure resto immobile godendomi il piacere che sto attualmente ricevendo. Trascorre poco tempo, dal momento che ricompare quel distinto, appassionato e raffinato tremolio del mio compagno, poiché sono brividi di nuovo intensi, scosse veementi, perché è giunta l’ora anche per lui d’abbandonarsi e di lasciarsi in ultimo andare, dopo avermi donato molta gioia e puro piacere: i colpi al momento diventano ritmicamente più veloci, lui affonda dentro di me sempre di più, eppure nonostante io senta che il controllo stia per sfuggirgli, lui ha l’ennesimo gesto cortese per me:

“Dai Rosy, appoggiati qui su di me, regalami il tuo piacere fra le mani, sì così” – rispondendo con le poche parole razionali che riesce a mettere insieme.

Il suo movimento adesso è frenetico, lui è assetato e impaziente, giacché il piacere implacabile e muto s’arrampica avanzando, il cazzo sussulta in maniera manifesta, è palese che sta per emettere la sua densa sostanza, intuisco che si poggia sul mio peloso pube, non faccio in tempo a pensare, dato che improvvisamente accolgo tra le mie mani la grande quantità del suo irruente e bianco intimo piacere. Con genuino e verace gusto io ammiro la sua abbondante sborrata, un po’ gioco con essa e in ultimo me la spalmo progressivamente sulla fica con le dita. Ci vuole qualche minuto perché il respiro torni alla normalità, ci vorranno diverse ore perché io riprenda in modo definitivo il controllo del mio corpo e della mia mente, così mentre fumiamo insieme una sigaretta io lo ascolto conversare, guardo i suoi movimenti, cerco di conoscere e di familiarizzare con quest’uomo, cerco di conoscere me stessa. Uscendo, in conclusione, io porto con me qualcosa che non ha sapore d’amaro né di spiacevole né di sporco.

Io mi porto e sorreggo unicamente quella bellissima e graziosa sensazione lasciata dalla delicatezza, dalla signorilità e dal tocco del suo desiderio.

{Idraulico anno 1999}

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