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Le avventure di Carlo – 6o capitolo – Il fisioterapista

By 21 Marzo 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Le avventure di Carlo

Mi chiamo Carlo, sono un ragazzo di trent’anni come tutti gli altri, o quasi. Sono curioso, il mio motto &egrave -come fai a sapere che non ti piace, se non lo hai provato-, cerco di vivere la mia vita secondo questa ideologia. Non poche volte questo ‘approccio’ alla vita mi ha messo anche nei guai. Ma sono ancora qui per raccontarvi delle mie avventure, quindi alla fine, &egrave sempre andato tutto bene.

6. Il fisioterapista

Ero arrivato già da quasi un’ora. Mi trovavo davanti ad un gruppo di case popolari rosse in via Federico de Roberto. Marion sarebbe dovuta essere già li ma ormai la conoscevo. Le piaceva farsi attendere. Da settimane avevo dolori cervicali ed emicranie, quindi un giorno Marion saltò fuori con questo suo amico fisioterapista. Disse che mi avrebbe fatto un appuntamento ed eccomi li ad aspettarla. Mi sembrava un po’ strano che un fisioterapista avesse uno studio in una casa popolare in mezzo ad Oggiaro. Finalmente la vidi entrare dal cancello metallico che dava dalla strada ai giardini interni di quei caseggiati vecchi rosso mattonella. Mi venne incontro con un sorriso. Era come sempre molto elegante, cappelli neri lunghi raccolti dietro, cappotto beige, pantaloni bianchi e gli immancabili tacchi.
‘Alla buon ora!’
‘Scusa Carlo, ho avuto un imprevisto’
Ci salutammo con il solito bacio guancia a guancia.
‘Vabb&egrave dai andiamo, com’&egrave che sto fisioterapista ha lo studio qui?’
Marion sorrise e non disse niente.
Dopo una camminata fra quei caseggiati tutti uguali l’uno con l’altro ci fermammo al portone di uno. Marion cercò il nome su una sfilza di bottoni e premette.
Il portone si aprì senza nemmeno una risposta al citofono. Entrammo nel giro scale, sul ascensore c’era un biglietto con scritto ‘fuori servizio’.Prendemmo le scale. L’illuminazione era fioca e fuori era quasi buio. Al quarto piano Marion busso ad una porta. Si aprì un po’ e un uomo sbirciò fuori.
‘Ah ciao Marion’ ci fece entrare.
‘Marco questo &egrave Carlo, Carlo questo &egrave Marco’
‘Piacere’ risposimo al unisono stringendoci la mano.
Era un uomo muscoloso con una barba folta scura. Aveva addosso un camice da dottore.

La casa era arredata in modo molto semplice, mobili vecchi e quadri sbiaditi. Sembrava casa di mia nonna. Cera un piccolo atrio dove appendere le giacche e lasciare le scarpe. A sinistra si vedeva il salotto e forse la cucina e a destra dovevano esserci le stanze.
‘Volete un caff&egrave o un t&egrave prima di iniziare?’
Marion rispose senza aspettare una mia risposta ‘No grazie, direi che iniziamo subito’
Andammo verso destra, cera un corridoio buio con tutte le porte chiuse. Marco ci fece accomodare nella prima stanza. Era un piccolo studio. C’era una sedia tipo dentista, un lettino da massaggi col buco per il viso una scrivania e un sacco di attrezzi sportivi.
‘Spogliati pure fino alle mutande e sdraiati sul lettino pancia in giù’ mi disse. Io obbedì e presi posto appoggiando i vestiti su un appendiabiti in un angolo della stanza. Marco iniziò a tastarmi la schiena e il collo.
‘Sei moto teso, stai tanto in ufficio davanti ad uno schermo?’
‘Si’ risposi.
‘Eh male alla cervicale &egrave la malattia del secolo.’
‘Marco, io mi posso già preparare’ chiese Marion.
‘Si nella stanza accanto c’&egrave tutto, finisco qui, intanto tu preparati pure’ rispose Marco
Forse si faceva massaggiare anche lei, mi dissi. Marco andò avanti per venti minuti. Il massaggio era piacevole, a volte doloroso, ma estremamente rilassante. Finito il massaggio al collo mi fece sedere sulla sedia. La pelle fredda della sedia sulla mia pelle nuda mi fece sussultare.
‘E adesso cosa farà?’ chiesi incuriosito.
Marion entrò nella stanza vestita da infermiera. Spalancai gli occhi.
‘Cosa significa’
‘Ma non sa niente?’ chiese Marco a Marion
‘No, mi sembrava più interessante’ rispose con il suo solito sorrisino malizioso.
Io iniziavo a capire ma non dissi nulla, anzi, sentivo già come si muoveva qualcosa nei miei pantaloni.
‘Allora signor Carlo, possiamo iniziare la visita?’
Ero un po’ spiazzato, ma decisi di stare al gioco ‘Certo’
‘Rispondi bene al dottore, non &egrave mica tuo fratello’ disse Marion
‘Scusi, si dottore, sono pronto.’
‘Allora cosa abbiamo qui, cosa dice la cartella’ chiese Marco rivolgendosi a Marion.
‘Marion prese un foglio dalla scrivania dicendo ‘Il paziente soffre di una strana sindrome, le cause sono sconosciute, ma recenti studi hanno dimostrato che il riempimento degli orifizi possono in parte alleviare i sintomi.’
‘Bene allora procediamo’ il dottore si infilò i guanti in lattice.
‘Signor Carlo si tolga anche le mutande che le dovrò esaminare l’ano.’ Mi spogliai nudo. Mi fece mettere a gattoni sul lettino. Mi prese il cazzo e me lo scappellò ispezionandolo.
‘Infermiera, lubrificante!’
Marion prese un tubetto di lubrificante da un cassetto della scrivania e me ne spruzzo un po sul sedere. Sentivo come quel liquido freddo e gelatinoso colava lentamente ricoprendomi tutto il buchino. Il dottore mi passo sopra col dito spalmando tutto bene e poi tutto d’un tratto infilò un dito. Lo fece entrare e uscire roteando per poi infilarne un altro. Iniziò a fottermi con due dita. Io cercai di assecondare il suo ritmo.
Tirò fuori le dita e si rivolse all’infermiera ‘Sembra tutto a posto, lei segni tutto per poter fare dopo una valutazione del paziente’
Il dottore tirò fuori da un cassetto una borsa da cui iniziò ad estrarre una serie di dildi e plug anali di tutte le forme, colori e dimensioni. Prese un plug di medie dimensioni, forse quattro centimetri di diametro e disse ‘infermiera proceda all’inserimento, dopodiché aumenterà di spessore gradualmente fino ad arrivare a questo. Indicando un plug enorme, la parte più larga avrà avuto un diametro di sette centimetri.
‘No quello no, mi farete del male!’ esclamai ancora un po’ senza fiato.
‘Allora signore, non risponda male al dottore, lo facciamo solo per il suo bene. Dovrà sopportare un pòdi dolore, non ci costringa a legarla!’ rispose Marion con fare autoritario.
Il dottore fece calare i suoi pantaloni e le mutande e rimase solo con il camice. Sotto il camice si vedeva il suo pene eretto. Tirò su un po’ il camice prendendo in mano il suo cazzo.
‘Ora signor Carlo dovrò sondarle il cavo orale per vedere se ci sono anomalie.’
Mi fece scendere dal lettino mettendomi a novanta davanti a lui. Non volevo aprire la bocca.
‘La pregherei di collaborare’ disse spingendomi il cazzo contro le labbra.
Aprii la bocca facendolo entrare. Presi l’iniziativa prendendolo con le mani e scappellandolo. Iniziai a leccare tutto attorno alla cappella alternando a qualche succhiata. Il dottore grugniva dal piacere. Intanto Marion mi stava spingendo il plug in culo, entro senza problemi. Lei si accorse della poca resistenza che avevo fatto e decise di estrarlo subito sostituendolo con uno molto più grande. Spinsi contro per farlo entrare e al momento di massima espansione un dolore lancinante partì dal mio sfintere e mi percorse tutto il corpo come un fulmine. Il dottore preso dalla foga mi prese la nuca con la mano e iniziò a fottermi la bocca con violenza spingendomi il suo cazzo in gola facendomi mancare il respiro. Poi senza venire si fermò.
‘Ora degli sciacqui.’ disse il dottore.
‘Infermiera mentre preparo gli ispezioni il cazzo!’ Marion prese in bocca il mio pene pompando mentre il dottore trafficava tra scrivania lavandino e lettino.
‘Siamo pronti si metta a quattro zampe come prima!’ Obbedii. Aveva preparato un clistere. C’era un contenitore di gomma pieno di acqua calda appeso come una flebo e un tubo che scendeva. Mi inserì il tubo nel culo e iniziò a pompare ad una pompetta. Sentivo come il liquido caldo mi inondava l’intestino. Mentre pompava mi palpava il ventre per sentire la pienezza. Ero pieno, pensavo di scoppiare da un momento all’altro, ma proprio quando ero arrivato al limite si fermò .
‘Ora ti metterai a novanta e ti farai ispezionare la bocca come hai fatto prima, devi tenere tutto dentro finché non lo dico io!’
Iniziai a pompare e mi piaceva. Ma la sensazione di pienezza e il bisogno di andare in bagno aumentava costantemente. Stavo stringendo le chiappe con tutte le mie forze per non far fuoriuscire nulla ma sentivo come iniziavano a scendere delle gocce lungo le mie gambe. Persi la concentrazione un attimo e successe. Pisciai dal culo riempendo tutto il pavimento.
‘Ci penso io dottore’ disse Marion e corse a prendere uno straccio per pulire tutto.
‘Mi sembrava di aver detto che avresti dovuto aspettare.’
‘Scusi dottore’
‘Se gli sciacqui non funzionano dovremmo cambiare trattamento, metta le mani sul lettino e allarghi leggermente le gambe’
Mi mise a novanta e appoggio il suo pene sul mio buchetto. Con un colpo d’anca affondo continuando a pompare. Marion si mise fra me e il lettino. Infilai anche io il mio pene e iniziammo a pompare tutti e due a trenino. Venni prima io. Il dottore stava ancora pompando. Marion non era sodisfatta. Si mise seduta sul lettino e si fece leccare e mangiare da me. Le titillavo il clitoride con la lingua affondando di tanto in tanto. Sentivo come Marion stava per venire. Mi prese la nuca dandomi il ritmo, butto indietro la testa ansimando, era venuta. Nello stesso momento anche il dottore aumentò il ritmo inondandomi il culo con il suo seme caldo. Rimase dentro di me per un minuto circa. Tirò fuori il cazzo e si rivolse a Marion. Disse semplicemente ‘Tappare’
Marion prese un plug e me lo infilò nel buco.
Poi il dottore disse rivolgendosi a me ‘Le abbiamo tappato il buco per non far fuoriuscire la medicina.’ Tolga il tappo fra qualche ora. Vedrà che questa sera starà già meglio. Se i sintomi dovessero persistere mi contatti e faremo un altro trattamento.’ Ci rivestimmo e prendemmo il caff&egrave che ci aveva offerto prima come se nulla fosse. Parlammo del più e del meno ridendo e scherzando. Il plug lo tolsi soltanto quattro ore dopo a casa. Sicuramente era solo un caso ma il male alla cervicale mi era passato. Ma a quel punto speravo mi tornasse presto.

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