Skip to main content
Racconti CuckoldRacconti Erotici EteroTrio

Liceo

By 21 Luglio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

SASHA

Suonarono al citofono e Sasha tirò un sospiro di sollievo. Giorgio andò a rispondere. Sasha era una ragazza slava, bella e dolce come solo le ragazze del liceo sanno essere, che, con la famiglia, si era trasferita da piccola in Italia, aveva frequentato le scuole in Italia, acquisendo un buon italiano, senza perdere un filo di accento slavo che procurava, a chi l’ascoltava, un overdose di fascino. Era la ragazza di Federico, ma sua madre le aveva inculcato sani principi morali e lei era decisa a portare la sua verginità, se non sull’altare, nel letto di un ragazzo di cui fosse sicura di essere innamorata e ricambiata. A quella età, però, le certezze in materia sentimentale sembrano durare poche settimane.

 

Da qualche giorno, Sasha aveva notato che Giorgio, che frequentava la sua stessa classe, non le era indifferente e temeva che se egli si fosse fatto avanti, non avrebbe saputo resistere alle avances. Sasha voleva valutare bene il sentimento per Giorgio, per lasciare a cuor leggero Federico.

 

Quel giorno Sasha indossava dei legging attillatissimi , color rosa carico, che le coprivano le sue lunghe gambe affusolate fin sotto il ginocchio, mettendo in risalto gli eleganti polpacci nudi che finivano in altrettanto eleganti caviglie. I legging fasciavano il sedere di Sasha e, poiché ella indossava un sottilissimo tanga, si infilavano tra le chiappe della ragazza come una seconda pelle. Un richiamo sessuale formidabile per Giorgio, ma anche un valido ostacolo alle tentazioni. Sasha, infatti, non era proprio sicura di poter resistere agli attacchi di Giorgio, al suo fascino da maschio dominante alfa e i pantaloni le avrebbero consentito una difesa qualche secondo più lunga, abbastanza per pensare dieci volte a quel che stava facendo, come le suggeriva sempre sua madre. Una camicetta attillata color blu fasciava la ragazza e metteva in risalto il seno certamente più grande di quello delle sue compagne di pari età.

 

Quel pomeriggio Sasha era andata a casa di Giorgio convinta che i genitori di lui l’avrebbero favorita a respingere gli attacchi di lui. Quando si accorse che Giorgio era solo in casa ed i genitori non sarebbero tornati che dopo qualche il giorno, era già troppo tardi e fu presa dalla paura di essere finita come un pesce in bocca al gatto. Quel citofono che suonava la fece ben sperare di trovare un scappatoia per liberarsi delle fauci del gatto.

 

Al citofono era Andrea, un compagno di classe, amico fraterno ed inseparabile di Giorgio con il quale condivideva tutto ciò che si può condividere tra amici di quella età.

 

Prima di partire, la madre di Giorgio aveva preparato una torta al cioccolato guarnita di panna montata, aveva riempito il frigorifero di snack e cibi già pronti solo da riscaldare, succhi di frutta e the freddo. Giorgio offrì agli amici la merenda e i tre ragazzi attaccarono la torta al cioccolato con the freddo. Si misero sul tavolo vicino al divano e mangiarono tranquilli, chiacchierando del più e del meno e di quanto avveniva nella loro classe. Poi, finito di mangiare, si spostarono sul divano a guardare la TV. Sasha sedette tra i due.

 

Tra una pausa pubblicitaria e l’altra, Giorgio posò una mano sulle cosce tornite di Sasha e, guardando verso Andrea, disse: “Guarda Andrea, guarda come sono belle le gambe di Sasha. Scommetto che libere dai legging sembrano di porcellana! Prova a toccarle”

 

Sasha, presa di sorpresa, non fece in tempo a zittire Giorgio. Andrea, che certamente apprezzava le bellezze di Sasha, non si fece pregare e posò una mano sulle cosce di Sasha accarezzandole.

 

“È vero! Devono essere vellutate …… “

 

Sasha, un po’ perché aveva i suoi legging che le davano sicurezza, un po’ per non sembrare troppo reattiva, non disse nulla e si lasciò accarezzare, fino a quando Andrea, infilata la mano tra le cosce non si avvicinò pericolosamente alla zona proibita. “Ora basta, Andrea! Stai andando un po’ oltre – disse. E poi, rivolta verso Giorgio – e tu che sei il padrone di casa, non dici nulla ad Andrea?”

 

“Cosa ha fatto di male? Ti ha solo accarezzato le gambe.”

 

“Ok, ma guarda caso Andrea non è il mio ragazzo e, guarda caso, tu lo hai incoraggiato ……”

 

“E va bene, va bene, in fondo …… si, non è il tuo ragazzo ….. ma è un tuo buon amico ……”

 

“E con questo? Devo farmi scopare da lui solo perché è un amico?”

 

“No, non dico questo …… ma non è che Andrea ha provato a scoparti….. ti ha solo messo una mano sulle gambe …….”

 

“Se a te  non da fastidio questa intimità …… a me non faceva certo piacere…..”

 

“Insomma, Sasha, l’intimità, anche fra un uomo ed una donna, non vuol dire scopare, vuol dire essere intimi! Tu ed io siamo amici, Andrea ed io siamo amici intimi, dunque è giusto che lui sia intimo anche con te …..”

 

“Cosa vuol dire che siete amici intimi “ rispose provocatoriamente Sasha

 

“Vuol dire che tra di noi parliamo di tutto, che ci diciamo anche delle cose che ad altri non diremmo ……. Parliamo dei nostri desideri, delle nostre passioni….”

 

“Ah, si? parlate anche di sesso, di sesso con le ragazze?”

 

“Bhè, si certo! Ora Andrea non ha la ragazza, ma …..”

 

“Allora tu gli hai parlato della tua ragazza ….. del sesso, magari gli hai raccontato, inventando tutto, anche che tu ed io chissà cosa abbiamo combinato …… – poi, rivolta ad Andrea, Sasha continuò – allora Andrea, non so cosa ti abbia raccontato Giorgio, ma devi sapere che Giorgio ed io non ci siamo spinti oltre qualche manifestazione di affetto tra buoni amici ed anche tra me e Federico c’è stato solo qualche bacio ed un paio di pomiciate. Io sono ancora vergine e non ho ancora deciso quando e con chi fare l’amore per la prima volta…..”

 

“Va bene, va bene Sasha – rispose Andrea – non è il caso di prenderla così ……. In fondo ognuno fa le proprie scelte ……”

 

“Insomma, Sasha – riprese a parlare Giorgio – l’intimità è un cosa che va sussurrata, non va gridata. Andrea ed io siamo intimi perché ci raccontiamo l’un l’altro di noi stessi. Qualche volta è anche successo che ci masturbassimo insieme….”

 

“Che schifo ….. “ intervenne Sasha

 

“No, no, non è stato uno schifo! È stato moto bello! Anzi, Andrea ed io siamo andati oltre….”

 

“Oltre ? cosa vuoi dire?”

 

“Voglio dire che è capitato che ci siamo aiutati a vicenda “

 

“Io masturbavo lui e lui masturbava me” intervenne Andrea

 

“Mio Dio ! Siete due gay?”

 

“No, no, ma che gay e gay! È stato per aggiungere un po’ di sale al piacere”

 

“A te, piaceva masturbare Andrea?”

 

“Certo che no! Io lo masturbavo perché piaceva a lui”

 

“Mi sembra una porcata! E voi siete due gay!”

 

“No Sasha, non è come tu pensi. Non siamo gay. A noi piacciono le ragazze, ciononostante ci capita di masturbarci e, a volte, lo facciamo insieme. Se vogliamo provare qualcosa di nuovo, lui lo fa a me ed io a lui, contemporaneamente. Fino a quando non c’è penetrazione, non c’è sesso, è solo amicizia. Io aiutavo lui e lui aiutava me….”

 

“Fatico a capire …..”

 

“Vuoi vedere come facciamo ?” intervenne Andrea

 

“Bè, a questo punto mi avete messo curiosità”

 

I due ragazzi tirarono giù pantaloni e mutande e rimasero con i piselli penzoloni. “Ecco! Vedi? Ora se io tocco il suo, gli diventa subito duro…..” disse Andrea mentre prendeva il pisello di Giorgio e cominciava a segarlo. Anche Giorgio si allungò e prese il pisello di Andrea. I due ragazzi si misero in piedi di fronte a Sasha che stava seduta di fronte a loro. Ognuno dei due ragazzi aveva un braccio teso a masturbare l’altro. Le due braccia, insieme, si incrociavano sospesi sopra Sasha. I due cazzi cominciarono a crescere e sfuggì loro qualche gemito di piacere. Sasha si accorse che qualcosa stava succedendo anche tra le sue gambe.

 

“Vedi ? non c’è niente di male  – disse Giorgio mentre scappellava il cazzo di Andrea – Guarda come crescono ed è davvero piacevole che una mano amica ti faccia del bene”

 

“E tu dici che non c’è niente di male? Che non siete gay pervertiti e viziosi?” chiese Sasha mentre sentiva crescere una certa qual eccitazione di pari passo con la crescita dei due piselli.

 

“Certo che no! Ti confesso che, se anche fa un certo piacere vedere che l’amico dipende fortemente da ciò che gli fai, sono le sensazioni che ti vengono dal tuo proprio uccello, quelle che soddisfano di più. “ spiegò Andrea.

 

“Ti piace?” chiese Giorgio a Sasha mentre il respiro dei due ragazzi cominciava ad interrompersi tra i gemiti.

 

“Bhè, si, ….. si, devo confessare che è un bel spettacolo …… “ rispose Sasha, interrotta dalla forte emozione che le fece deglutire un po’ di saliva che le si era raccolta in bocca.

 

“Vuoi provare ? “ chiese Giorgio

 

“Cosa dovrei provare ?” rispose Sasha che non riusciva a distogliere gli occhi dal cazzo eretto di Giorgio.

 

“Puoi provare ad essere tu a darci una mano …..”

 

“Ma sei matto? Non l’ho mai fatto nemmeno a Federico e poi….. lo sai, voglio rimanere vergine. Non è ancora arrivato il mio momento!”

 

“Cosa centra? Non è mica come fare l’amore! Non è sesso! Sarai ugualmente fedele a Federico.” rispose Giorgio che oramai faticava a parlare normalmente equesto accendeva ancora di più l’eccitazione di Sasha

 

“Solo il tuo …. “ rispose timidamente Sasha sempre più eccitata

 

“Bè, non sono mica il figlio della gallina nera. – intervenne Andrea – siamo tre amici e siamo uguali …..”

 

Sasha si lasciò convincere, non tanto dalle richieste dei due ragazzi, ma dall’urgenza che la sua passerina mostrava con abbondanti secrezioni vaginali che, superata la barriera del tanga, stava aggredendo i legging e salendo in superficie. I due ragazzi si sedettero di fianco a lei che prese i due cazzi e cominciò a segarli.

 

“Oh, …. come son duri ….. “

 

“Per forza …… ci stai masturbando – rispose Andrea che aveva chiuso gli occhi ed appoggiato la testa sulla spalliera del divano mentre si gustava la manipolazione.

 

I tre mugolavano di piacere mentre i loro respiri erano rotti dai gemiti. Giorgio si accorse che, per la scarsa esperienza di Sasha e la situazione che stava andando per le lunghe, il suo cazzo si era piuttosto asciugato ed ora gli faceva un po’ male.

 

“Sasha, la mia cappella è troppo asciutta. Prova a bagnarlo un po’ .”  disse Giorgio

 

“Ma sei pazzo? Non l’ho mai preso in bocca” rispose con fatica Sasha tra sospiri sempre più profondi e contro i propri impulsi.

 

“Cosa c’entra? Non ti ho mica chiesto un pompino”

 

“No, no, non se ne parla!”

 

“Allora, bagnamelo tu, Andrea”

 

Andrea, a malincuore, si alzò, si mise in ginocchio tra le gambe di Giorgio e infilò il suo cazzo in bocca, insalivandolo per bene e succhiando con cura.

 

Sasha ne fu sconvolta.

 

“Vedi? Non è mica niente di male. Non è un pompino, è un aiuto. Lui che è un amico si è reso conto che ne avevo bisogno ed è venuto in mio soccorso.” Disse Giorgio.

 

Sasha ne fu davvero colpita e la sua eccitazione aumentò. La curiosità, insieme al desiderio della trasgressione, e la visione di Andrea che spampinava Giorgio, spinsero la ragazza ed avvicinarsi ad Andrea. “Sai? Il tuo cazzo è molto bello …. è come un giocattolino. Sembra come se mi implorasse di giocare con lui. Forse voi due non siete gay, ma siete due perversi. Questo giocattolo è irresistibile mi farà diventare anche me una pervertita come voi. Lo farei – disse Sasha, mentre l’eccitazione saliva forte – ma mi fa impressione vederlo da vicino. “

 

“Hai ragione. Andrea, prendi quel fazzoletto che le bendiamo gli occhi.”

 

Andrea le bendò gli occhi e Sasha avvicinò la bocca al cazzo di Giorgio. Andrea le porse il cazzo e lei lo prese tra le labbra e cominciò a lavorare di lingua.

 

“Ehy, forse non lo hai mai fatto, ma sei molto brava …… ti viene spontaneo …… sei portata …. sei davvero brava …..” Disse Giorgio tra i gemiti di piacere e facendo inorgoglire Sasha.

 

Andrea, rimasto libero, si mise alle spalle di Sasha e cominciò a baciarle il collo ed accarezzarle le tette. Poi, preso coraggio dall’assenza di reazioni di Sasha, sbottonò prima qualche bottone della camicetta, poi l’intera fila di bottoni e liberò quelle due splendide gemelle dalla tortura del reggiseno. Tutto nel più completo silenzio di Sasha che, invece, si stava godendo il cazzo di Giorgio.

 

Sasha era presa dalla nuova esperienza. Leccava e spompinava quel cazzo con vera passione e non si accorse che Andrea l’aveva lasciata a petto nudo.  Anzi quando Andrea volle levarle la camici, si lasciò fare aiutandoloo nell’impresa, liberando un braccio alla volta senza abbandonare il cazzo di Giorgio. Ora, Andrea stringeva le tette di Sasha e le torturava i capezzoli stappandole forti gridolini di goduria. Poi, stanco di avere il cazzo in tiro senza cura, piano piano cominciò a tirare giù i legging abbassandoli fino al ginocchio. Poi, approfittando del silenzio di Sasha, mise il cazzo tra le gambe di lei.

 

“Cosa fai? Sei pazzo?“ disse Sasha come risvegliata

 

“Niente, niente, sta tranquilla – disse Andrea – sono rimasto a bocca asciutta e te l’ho messo tra le gambe.”

 

“Bada che voglio rimanere vergine…! “ rispose minacciosa Sasha senza staccarsi dalla sua preda.

 

“Certo, certo. Anche io voglio difendere i tuoi desideri ….. voglio solo farti felice”

 

“Andiamo Sasha, basta con queste storie. Abbiamo ormai accettato che tu voglia rimanere vergine, ma ora stiamo aiutandoci l’un l’altro. Mi hai lasciato così, a metà strada …… Concentrati sul mio cazzo, per favore” intervenne Giorgio a reclamare le sue urgenze.

 

Sasha riprese il cazzo di Giorgio in bocca e ricominciò un lavoro di fino, mentre lui le prese la testa fra le mani accompagnando i suoi movimenti e per non rischiare che lei lo abbandonasse di nuovo.

 

Intanto, Andrea che stava scopando tra le gambe di lei, smorzò il suo entusiasmo non appena l’assenza di un minimo di lubrificanti gli portò il glande vicino alla temperatura di fusione. Si fermò ed estrasse il cazzo da quella difficile situazione.

 

“Oh, povera Sasha, sei a bocca asciutta – disse Andrea mentre afferrava il tanga per abbassarlo – ora provvederò io a darti un po’ di piacere” Ciò detto, abbassato il tanga fino a metà gamba infilò la lingua tra le gambe di Sasha per raggiungere la figa.

 

La manovra ebbe successo e Sasha, per agevolare il lavoro di Andrea, divaricò, per quanto possibile, le gambe permettendo ad Andrea di entrare con la lingua. Fu un successo strepitoso. I gemiti e le grida di piacere di Sasha aumentarono di numero e di volume. E fu facile per Andrea convincerla a togliere completamente legging e tanga, sdraiarsi sul divano a gambe aperte per farsi leccare e succhiare la passerina, senza interrompere il pompino a Giorgio.

 

Sasha era in paradiso. Godeva della lingua di Andrea mentre gestiva il pompino a Giorgio. Le sembrava di essere lei a comandare i giochi ed aveva ormai allentato la guardia. E così non si accorse quando Andrea, messosi tra le sue gambe, puntò la sua cappella di fuoco sul buchino più intimo. Fu allora che ritrovò un minimo di forza per fermare Andrea.

 

“No, Andrea, non voglio. E l’ho detto sin dall’inizio, voglio rimanere vergine “

 

“Ma tu rimarrai vergine – rispose Andrea che ormai vedeva rosso – lo metto nel sederino che fa ugualmente piacere ma lascia tutto intatto”

 

“No, …… no, Andrea …..  mi farà male ….. non voglio!”

 

“Scherzi? Il male c’è solo inizialmente, solo un po’, ma poi il piacere supera di gran lunga il dolore”

 

“Mettile un po’ di crema …. “ disse Giorgio

 

Andrea ci pensò un attimo, poi allungò la mano e prese un pugno abbondante di panna che guarniva la torta della mamma di Giorgio e la spalmò sul buco del culo di Sasha. Poi, veloce come una fucilata, appoggiò il cazzo sul buco e spinse con tutte le sue forze. Il cazzo scivolò nel culo di Sasha, fino in fondo.

 

 

 

 “Ahhhhhhh…..”

GIORGIO

Sasha sentì il cazzo di Andrea scivolarle lentamente nel culo, procurandole immediatamente un gran bruciore, strappandole un grido di dolore, ma già quando lo sentì in fondo provò un fremito di piacere. Sasha aveva la bocca spalancata e gli occhi sgranati dalla sorpresa ma anche dal forte piacere che l’aveva colta così inaspettatamente,  inarcò la schiena e si fece sodomizzare, si abbandonò all’ondata di piacere che montava, indubbiamente essere inculata le piaceva da morire. Certo, si era sentita sotto attacco, aveva ben capito che Andrea stava tentando di entrare, ma aveva creduto di averlo convinto a desistere. Aveva creduto che si sarebbe fermato all’ingresso , senza entrare. D’altra parte, lei stessa era stata combattuta tra il desiderio e la paura sentirlo dentro e la decisione di tenerlo fuori. Dopo il grido di dolore, Sasha si lasciò sfuggire un gemito di piacere seguito immediatamente da un guaito, chiuse la bocca, aggrottò la fronte e respirò profondamente. Ormai era fatta! Per Federico era ancora vergine, ma finalmente stava provando quelle sensazioni di essere posseduta, di essere riempita da un maschio, che le sue amiche, quelle streghe, non facevano altro che magnificarle. Le bruciava il sedere, certo, ma piano piano il suo sfintere imparò ad accettare quel corpo estraneo e dopo un po’ che veniva inculata, con le mani si allargò i glutei, favorendo l’ingresso di Andrea fino alle palle. Andrea prese fiato e tirò indietro il cazzo per ripetere la discesa in campo.  La bocca di Sasha si aprì in un ampio sorriso, mostrando i suoi 32 denti candidi e perfetti e Andrea ripeté la discesa con maggior vigore, strappandole un altro grido a Sasha che ora aveva stretto i denti come a voler resistere all’attacco. Il respiro della ragazza fu interrotto dalla discesa lenta ed inesorabile e solo quando sentì la fine della corsa riprese fiato. Ma oramai sentiva di essere preda del piacere intenso , esplosivo che Andrea le stava regalando. Era stesa sulla schiena con le gambe tirate su ed appoggiate sul petto di Andrea che la tratteneva dalle cosce per tenerla ferma ai suoi tremendi colpi, perché il cazzo entrasse sempre più dentro e, ad ogni colpo, Sasha sentiva come delle vibrazioni dentro il ventre che riverberavano lungo tutto il corpo, scuotevano le sue tette e mandavano in risonanza i suoi capezzoli. Le ripetute penetrazioni le provocavano forti ondate di piacere, le riempivano il basso ventre stimolando tutti i suoi punti erotici. Le sembrava di essere nell’occhio di un ciclone, nel bel mezzo di un terremoto. Aveva la testa appoggiata sulle gambe di Giorgio e con il suo cazzo ancora nella mano destra guardava estasiata Andrea concentrato nello sforzo. Il sudore aveva cominciato a scendere sul bel volto del ragazzo trasformandogli il viso, teso nello sforzo, in una maschera del terrore. Sasha riprese a segare Giorgio e poi, girando la testa, rimise il suo cazzo in bocca succhiando voracemente.

Sasha stava scopando con due bei maschioni: Andrea la stava inculando mentre in bocca aveva il cazzo di Giorgio. Perse  ogni  pudore e iniziò a gemere e mugolare … senza riuscire a trattenersi. Sasha non si era subito resa conto di quello che stavo facendo … aprì gli occhi prima dell’orgasmo imminente e riconoscendo quei due per una attimo pensò: “Crederanno che sono una ninfomane … come farò a raccontarlo a Federico …… lui non mi h mai scopata … in nessun modo ……. non gli ho fatto nemmeno una sega.  Poi, però, pensò che non aveva mai provato niente di simile e questo bastava a giustificare il suo comportamento.

Ben presto cominciò a sentire forti tremiti sul cazzo di Giorgio, delle contrazioni che, immaginò, annunciavano un imminente orgasmo. Ancora pochi minuti, scanditi dal cazzo di Andrea che entrava sempre più in profondità, e si sentì la bocca inondata dallo sperma caldo e profumato di Giorgio. Era la prima volta che lo assaggiava e le provocò una eccitazione mai provata.

Pochi colpi ancora ed Sasha, con il respiro interrotto e la bocca impastata di sperma, avvertì  una sensazione di tensione molto forte accompagnato da contrazioni ritmiche involontarie dei muscoli della vagina che esplose brutalmente in una sensazione diffusa e profonda di piacere. Contrazioni forti e ravvicinate, poi meno intense e frequenti, le solcarono tutto il corpo. Un piacere mai provato, lo stesso piacere che, da quel momento in poi avrebbe identificato come orgasmo. Gridò il suo piacere, gridò come un aquila, come un grido di vittoria, a denunciare che finalmente si sentiva donna. Grida così intense che influenzarono e spinsero Andrea, nel massimo dello sforzo, a lasciarsi andare per riempirla di sperma.

Mentre continuava a spingere il bacino verso il pube di Sasha, con il cazzo che si riduceva rapidamente di dimensioni, Andrea crollò come un sacco vuoto su Sasha che lo accolse fra le sue braccia come si accoglie l’arrivo di un eroe. Rimasero così qualche minuto, ognuno con la propria medaglia conquistata, per riprendere fiato.

Poi, uno alla volta, si rialzarono. Giorgio e Andrea non poterono fare a meno di notare che Sasha, dopo aver goduto dei loro cazzi, era splendida, più bella che mai.

“Sono un po’ inquieta. Mi è piaciuto molto il pomeriggio con voi due e voglio ripeterlo ancora. A meno che uno di voi due non fosse così impudente da vantarsene in giro facendo diventare questa storia privata, una storia pubblica. Sono innamorata di Federico e non voglio lasciarlo, ma posso divertirmi con voi fin quando manterrete il segreto.”

“Scherzi? – rispose subito Giorgio – saremo come tombe!”

“Si, certo Sasha – lo incalzò Andrea – Non lo diremo a nessuno, sarà il nostro piccolo segreto. Ora però devo andare via, sono in un forte ritardo” e andò a lavarsi.

Giorgio e Sasha la presero con più calma, rimanendo abbracciati sul divano, spiluccando la torta e indugiando in coccole. Poi anche loro andarono a lavarsi, ognuno in un bagno.

Anche se non poteva certo fare una doccia, Sasha entrò in bagno decisa a lavarsi dalle ginocchia in su. Si spogliò completamente. Sentiva che lo sperma di Andrea ora usciva dal culo e le colava lungo le gambe. Si sedette sul bidè e fece un accurato lavaggio del retto introducendo due dita. Le piaceva la sensazione di qualcosa che la riempisse e i chiedeva come sarebbe stato bello quando finalmente avrebbe potuto farsi riempire la figa. Poi lavò le gambe con una spugnetta umida e insaponata. Con la stessa tecnica lavò il ventre, le tette e le spalle. Si asciugò, infilò le mutandine e davanti lo specchio cominciò ad aggiustarsi i capelli, quando entrò Giorgio.

“Sei bellissima”

“Oh, grazie “si schernì lei mentre lui si mise alle sue spalle in modo che nello specchio fossero visibili entrambi i volti.  Giorgio la prese per i fianchi e le baciò il collo. Sasha, compiaciuta, sorrise.

Giorgio continuò a baciarla ed accarezzarle i fianchi ed il ventre e su, su fino ai seni floridi. Li strinse, strinse i capezzoli e le sussurrò: “voglio prenderti anche io, voglio anche io entrare nel tuo tenero sederino e riempirti di sperma. Lasciami entrare.”

Sasha, continuando a guardare il riflesso di Giorgio nello specchio, portò indietro la mano sul pacco di Giorgio. Infilò, senza voltarsi, la mano sotto i boxer e gli prese il cazzo in mano.  Era già in tiro. Provò a segarlo lentamente.

Suonò il telefono di Sasha. Era Federico. Sasha decise di non rispondere. Si sentiva una gran zoccola e le fece piacere. La figa cominciò a bagnarsi.  Anche lei aveva voglia di sentire Giorgio, ma il sedere le bruciava un po’ e poi immaginava che Federico avrebbe richiamato.

“Ora non è possibile, Giorgio, ma ti assicuro che lo faremo molto presto, se Andrea e tu manterrete il nostro segreto. Ora devo andare.”

Ma Giorgio non era tipo da arrendersi facilmente. La prese, improvvisamente, per le spalle, la fece voltare e la spinse contro il muro ed una mano finì sulla gola di lei quasi a strozzarla. Lei si spaventò molto e mentre continuava lentamente a segarlo provò a parlargli, ma a causa della mano che le stringeva la gola, non uscì alcun suono. Sasha strabuzzo gli occhi e divenne tutta rossa. Lui le lasciò la gola e presa per le spalle la fece girare ancora ritrovandosi di nuovo entrambi di faccia allo specchio. Poi le prese un braccio e lo portò dietro la schiena e ricominciò a parlarle con dolcezza. Sasha sentì che le piaceva quel modo rude, la inebriava il calore che le saliva dentro e, pur facendo finta di divincolarsi, si abbandonò, piegandosi in avanti, sopra il lavandino, offrendo, inavvertitamente, il suo sesso a Giorgio.

Lui scostò il bordo delle mutandine e portò la mano libera sulle grandi labbra di lei. Bastò un attimo e l’eccitazione di Sasha produsse un po’ di umori che dischiusero le grandi labbra e Giorgio raggiunse il clitoride e cominciò a stimolarlo.

“No, no, Giorgio, voglio rimanere vergine! – sussurrò Sasha a mezza voce, come se non volesse perdere nulla di quel piacere sottile. Suonò ancora il telefono di Sasha ed era ancora Federico. Sasha sbuffò di nuovo – lasciami Giorgio, mi chiama Federico, devo andare”

Ma Giorgio non si diede per vinto. Teneva il braccio di Sasha dietro la schiena ben saldo. Sasha era immobilizzata. Giorgio portò la mano libera sul sedere e, aperta una strada tra le mutande, infilò prima un dito e poi un altro nell’ano dicendole: “Non preoccuparti, ti allargo un po’ il culo. Ti piacerà, vedrai “

Era vero! Sasha ci stava prendendo gusto e tuttavia rispose: “No, no, …… mi fai male, ……. mi brucia! Lasciami, devo andare da Federico” Giorgio non se ne curò. Lavorava di buona lena, simulando con le due dita un cazzo che entrava ed usciva. Sasha, senza nemmeno accorgersene, si appoggiò sul lavandino con il braccio libero e divaricò leggermente le gambe per permettere a Giorgio un più agile ingresso. Il telefono suonò ancora, ma nessuno dei due se ne diede peso. Sasha ansimava, piangeva dal bruciore ……. o dal piacere …… non lo sapeva e, sussurrando, incitava Giorgio a continuare.

Improvvisamente Giorgio si fermò, estrasse le dita dal culo di Sasha, prese del gel che presumibilmente usavano suo padre e sua madre e cominciò a spalmarne su quel meraviglioso buco, ormai abbastanza allargato, ne mise un po’ anche dentro il buco, poi lo spalmò sul suo cazzo ormai duro come un bastone di ebano. Sasha sentiva montare il piacere e cominciò a mugolare.

Il telefono suonò di nuovo e questa volta Giorgio, rivolto al telefono, disse: “Smettila testa di cazzo, non vedi che sto per incularti la ragazza? Ti stiamo facendo cornuto. Vedrai, piacerà a anche a te.”

A quelle parole, Sasha ebbe uno scatto di orgoglio: “No, basta Giorgio. Non voglio! Mi fai male, mi brucia, smettila” ma era troppo tardi. Giorgio appoggiò il cazzo sul buco di Sasha spingendo leggermente ed entrando per un paio di centimetri. Sasha emise un gemito soffocato di dolore o, forse, di piacere. Il glande si fece un varco nel buco di Sasha lacerandole lo sfintere e l’enorme fallo entrò completamente nel culo in tutta la sua possenza, facendola urlare. Quando ebbe raggiunto il fondo, si fermò in attesa che le passasse il dolor iniziale. Poi, non appena sentì che Sasha si era calmata, Giorgio prese ad andare avanti e indietro senza fermarsi e sodomizzandola per alcuni minuti. “Non ti preoccupare! – diceva mentre ansimava – Vedrai con questo trattamento il buco rimarrà sempre disponibile, più elastico ……. ti piacerà e vorrai farti inculare sempre più spesso ….”

Oramai Sasha era in preda alle convulsioni pre orgasmiche, accompagnando i colpi di lui, con lo spostamento del bacino in sincronia con lui allo scopo di amplificarne il piacere. Lei godeva, si prodigava perché il cazzo di Giorgio entrasse sempre più, la inculasse sempre più. Lui la inculava in un modo cosi forte e veloce che sentiva i suoi umori schizzare in tutte le direzioni e colavano lungo le gambe. Le tette avevano cominciato ad andare avanti indietro secondo le spinte di Giorgio, le gambe le tremavano, il ventre si contraeva e si rilasciava ed aveva la netta sensazione  che lui la stesse sventrando. Sasha soffriva mentre godeva. Fisicamente soffriva il bruciore dello sfintere, ma nella testa stava godendo come non avrebbe mai creduto che fosse possibile.

Giorgio abbracciò alla vita Sasha imprigionando il braccio prigioniero tra il suo petto e la schiena di Sasha. La strinse con forza in una morsa e, senza smettere di pompare, la sollevò di peso. Giorgio la teneva tra le braccia, sollevata da terra. Giorgio continuava a somministrarle potenti colpi nel culo, con foga, sembrava un caterpillar, un martello pneumatico a percussione e lei sbrodolava, era sudatissima dal caldo e dall’eccitazione. Le mancava il fiato, il respiro era interrotto e, ad ognuno dei colpi tremendi di Giorgio, si sentiva umiliata ed esaltata. Poi , lui la ripose sul pavimento e prese a tirarla a se per i capelli facendole inarcare il busto.

Sasha sentiva che le bruciava il culo e le facevano male le tette che continuavano ad oscillare. Godeva come una cagna, ma le faceva anche male. Ed il male amplificava il piacere ed il piacere amplificava il dolore. Cominciò ad urlare nella speranza che Giorgio smettesse, ma più urlava e più Giorgio la tirava a se per i capelli e le affondava il cazzo nel culo fino a che dopo una serie infinita di colpi formidabili e violenti che la facevano sollevare sulle punte dei piedi, le riversò il suo sperma bollente.

Come in un terremoto, anche Sasha fu investita dalla forza di un nuovo orgasmo che le fece piegare le gambe. Non riusciva a stare in piedi e solo la presa forte di Giorgio le impedì di cadere a terra. Era a pezzi, disfatta, completamente molle e a peso morto tra le sue braccia. Lo sperma e i suoi umori colavano lungo le gambe.

 

Giorgio le disse: “Ecco cos’è un vero orgasmo. Brava. Devi imparare a godere come una puttana. Federico non ce la farà mai! Ti insegnerò io!”

 

ADA

Ada era in un bar aspettando un caffè indispensabile per rimanere sveglia durante la lezione. Alla sua sinistra, un signore distinto aspettava anche lui il caffè. Era primavera e Ada indossava un vestito leggero e svolazzante che lasciava in bella evidenza le sue lunghe e affusolate gambe. Al signore distinto, di nome Michele, apparivano soprattutto le tette, prepotenti come tutte le tette delle ragazze sane dell’età di Ada. Prepotenti perché la ragazza le costringeva in un reggiseno di almeno una misura più piccola. L’effetto era che sembrava che volessero esplodere da un momento all’altro. Il barista, intento a pulire la macchina del caffè, si stava attardando ad evadere l’ordine.

“È una modella, un’indossatrice?” chiese a bruciapelo Michele.

“No, no, proprio no “ rispose sorridente Ada.

“Avrei detto il contrario – insisté Michele – Forse l’ha fatto in passato. Ha esattamente il fisico giusto per fare la modella.”.

“No, no, nemmeno. Mai fatto la modella, sono una studentessa”

“Complimenti per la sua carriera scolastica e per il personalino da modella. È raro vedere ragazze con le sue doti che puntano a una carriera concreta, piuttosto che correr dietro ai richiami mondani spesso deludenti. Lei, comunque, non avrebbe avuto delusioni!”.

“La ringrazio. È molo gentile da parte sua. Non so se ho le doti giuste e per questo non ci ho mai pensato ed ho ripiegato sullo studio”.

“Ah no! Io me ne intendo. Lei ha tutte le sue cosine a posto, glielo assicuro. La scelta di studiare è lodevole, ma non può essere un ripiego. Non per lei. Non le interesserebbe nemmeno essere una modella?”.

“Bhè, certo che mi piacerebbe, ma non saprei come fare. E poi, come le ho detto, non so se io sia all’altezza”.

“Bhè questo lo lasci dire a me che sono del mestiere. Ho un’agenzia fotografica e ragazze ne vedo tutti i giorni. Lei, oltre al fisico giusto, ha qualcosa in più. Si muove con abilità”

“Se lo dice lei …. che ha un’agenzia …..”

“Glielo assicuro! Guardi la mia agenzia non ha in portafoglio lavori che richiedano volti nuovi. Se le interessa, però, posso proporla a un mio collega. Le modelle guadagnano bene, sa? Una modella alle prime armi può guadagnare da 200 a 500 euro il giorno che, moltiplicato per 200 giorni l’anno, fanno centomila euro. Non male, non crede?”

“Accidenti, una bella cifra!“

“Non deve fare altro che chiedere!”

“Mha! Non so” disse Ada che cominciava a temere qualche tranello.

“Ah, come vuole. Io non ci perdo nulla. Mando un messaggio whatsapp al mio amico …. e lui mi dirà se è ancora alla ricerca”

“Va bene ….. “

Michele mandò il messaggio.

“Ah! Ecco, mi ha già risposto …….. – disse Michele – ….. dice che è alla ricerca di volti nuovi. Lei è sicura di non aver mai lavorato come modella?”.

“Sì, sì, certo, mai fatto nulla!” rispose Ada con un filo di speranza.

“….. per lui è molto importante un volto nuovo. Vuole una foto del suo volto e qualche misura….. la foto gliela faccio con il mio smartphone e gliela mandiamo immediatamente. Misure?” disse Michele mentre aveva cominciato ad armeggiare con il suo smartphone per ritrarre il volto di Ada.

“Sono alta 175 cm, le misure sono 80, 60, 70!”

“Bene, foto inviata. Ora invio le misure. Sediamoci al tavolino per bere il caffè e aspettiamo la sua risposta”.

Passò ancora qualche minuto e Michele ricevette un messaggio e disse: “Ah! Bene. Dice che il suo viso sembra molto nuovo. Che se effettivamente è così fotogenica potrebbe garantirle 150 euro il giorno. Se avrà successo, dopo due o tre anni, potrebbe raddoppiare.”.

“Ah, però, non è moltissimo!”

“Bhè, mi lamenterò un po’ di questa tirchieria. …… – Michele ricevette un altro messaggio – …… il mio amico dice che se vuole può arrivare fino a 500 euro il giorno, ma solo per foto di lingerie e allora è necessario che la modella non si vergogni troppo davanti alla macchina fotografica. Lei si vergogna? Ha mai scattato foto in lingerie? Magari con il suo fidanzato…….”

“No, mai fatto foto in lingerie? Non so se mi vergognerei…..”

Chiacchierarono ancora qualche minuto, poi Michele lesse un nuovo messaggio arrivato.

“Dice che se lei è disponibile ha proprio un servizio da fare lunedì prossimo. Deve essere sicuro che lei si farà fotografare. 500 euro al giorno per almeno tre giorni di foto”

Ada deglutì. “Cavolo! – pensò tra se – 1500 euro mi farebbero proprio comodo. Potrei comprare un vestito e scarpe nuove per la prossima festa”. Poi rivolta a Michele, disse: “Non so, potrei provare……”.

“Bene glielo comunico subito……. – disse Michele, che dopo meno di un minuto ricevette un altro messaggio – affare fatto, dice. Vorrebbe, però, esser sicuro del suo fisico. Se lui, sicuro di avere la modella giusta, scoprisse che  non è all’altezza, sarebbe una vera tragedia per la sua agenzia non potendo consegnare il lavoro. Mi chiede qualche sua foto in lingerie!”

“Mha! Non ne ho, non ne ho mai fatte. Non so…….”

“Se vuole, poso farle qualche foto con lo smartphone e gliele mando….”

“Dove? Qui? Ora?”

“Sì. Ora, ma non qui andiamo nel mio ufficio…..”

“Ma, io devo andare a scuola……”

“Signorina, non so cosa dirle…….. non ha mai fatto fuga?”

 Andarono nel suo ufficio. La fece spogliare e Ada rimase in perizoma e reggiseno. Era bellissima e sensuale. Le fece assumere pose diverse, davanti, dietro, di lato. Le chiese di togliere il reggiseno: “Ha un bel seno. Se il mio amico lo vede e vede che non ha problemi di vergogna, sarà più convincente.”.

Ada, si fece pregare un po’ e poi tolse il reggiseno. Dopo i primi scatti, durante i quali era un po’ impacciata, si rilassò e si lasciò fotografare senza alcuna remora. Poi Michele mandò con whatsapp le foto al suo amico. “Aspetti a rivestirsi, potrebbe chiedere delle pose diverse. “

Arrivò la risposta. “Mi spiace, signorina. Il mio amico dice che lei è troppo giovane e che la sua età si vede nelle foto …… Per questa volta non se ne fa nulla. Ha preso nota di suoi dati. La richiamerà appena avrà bisogno”

Sul volto di Ada scese la delusione e Michel se ne accorse.

“Mi spiace! Immagino che quei soldi le avrebbero fatto comodo”.

“Sì, molto!” Disse laconica Ada

“Facciamo così! I soldi dell’anticipo glieli do io e, in cambio …. lei mi fa un regalino”

“Un regalino? Che regalino?”

Michele tirò fuori dal portafoglio tre banconote da 100 euro e li porse ad Ada. “Ecco questi sono i soldi. Controlli. A vederla così, nuda e sensuale, mi sono eccitato. Immagino che anche lei sia eccitata … e ora è tutta bagnata, vero? Ecco, il regalino …. in cambio dell’anticipo ….. un pompino”.

“Sta scherzando? È impazzito? Mi ha preso per una puttana?”

“No, non sto scherzando. Credo che lo scambio sia equo.  E non credo che lei sia una puttana. Le puttane stanno ai lati delle strade, non fanno storie e per un pompino guadagnano 50 euro.”.

Ada era scioccata. Era come in trance e in trance prese i soldi che Michele le offriva. I soldi le servivano. “Non so – disse – non l’ho mai fatto”

“Non ha mai fatto un pompino al suo ragazzo? Non ci credo!”

“Sì, certo …. A lui li ho fatti, ……. Ma così ….. la conosco appena!”

“Suvvia, in dieci minuti guadagnerà un bel gruzzoletto e nessuno lo saprà mai. Nemmeno il suo ragazzo. Dieci minuti ……  poi se ne andrà per negozi a comprarsi qualcosa che le piace.”

Ada ci pensò ancora. Era proprio indecisa e combattuta. Non era sicura che fosse bene, ma quei soldi le facevano comodo. Si sentiva sporca, aveva paura ma, nello stesso tempo, sentiva come una specie di eccitazione che le saliva dal basso, dall’inguine, qualcosa che non aveva mai provato prima. Ne aveva fatti molti di pompini nella sua breve vita e non solo al suo ragazzo, ma anche a un sacco di suoi amici che, infatti, le erano stati grati. Nemmeno il pagamento era una novità. Aveva scoperto, qualche anno prima, che c’erano ragazzi che le pagavano la ricarica telefonica o le davano la paghetta della mamma (una ventina di euro) per farsi spompinare. E lei spompinava. Era brava! Un servizio rapido e pulito. Ma ora era un’altra cosa. Era passata al professionismo.

Finalmente, con un fil di voce, Ada disse: “Va bene! Farò quello che posso, non so se sarà soddisfatto ……”.

Ada s’inginocchiò davanti a Michele, gli sbottonò i pantaloni, estrasse il cazzo non ancora completamente eretto e lo scappellò.  Lo teneva con due dita della mano destra, tirò fuori la lingua e lo leccò. Poi lo leccò ancora tutto intorno, mentre con la sinistra gli prese i coglioni a cucchiaio e, con la destra, prese a segarlo. Michele soffocò un paio di gemiti di piacere e Ada pensò che se la sarebbe cavata con una semplice sega. Provò a farlo venire subito così da sbrigarsi con poco danno, senza fare altro.

Ada era esperta nel fare le seghe ai ragazzi perché in questo modo, quando ancora le faceva schifo prenderlo in bocca, cercava di farli venire prima possibile e salvarsi dal pompino. Ma questa volta non funzionò. 

Michele le prese la testa e la spinse sul suo cazzo. Lei aprì la bocca e lui entro in profondità. Poi, si piegò in avanti per afferrare i bellissimi seni di lei. Le palpò le tette, le strinse, facendole anche un po’ male, poi, uno per volta, strinse i capezzoli e disse: “Avanti! Lo prenda tutto in bocca. Lei ha un bellissimo seno. Forse perché giovane ….. forse perché è la natura, ma è molto bello. Anch’io ho un bel cazzo. È grande, vero? È così grande quello del suo ragazzo? …. mi faccia vedere come fa bene i bocchini a quel frocetto del suo ragazzo”.

Ada aprì la bocca e fece un po’ di fatica per prenderlo tutto. Era davvero grande. Contemporaneamente le uscì una lacrima per lo sforzo di farlo entrare.

“Suvvia, non faccia così! Il suo ragazzo non lo saprà mai e vedrà che le piacerà molto.”.

Ada annuì e cominciò a succhiare. Michele sentì subito un gran piacere invadergli il corpo e in poco tempo il sangue aveva riempito i corpi cavernosi del suo cazzo che ora sembra voler esplodere. Ada succhiava bene e Michele gemeva e godeva ma non dava segni di voler venire. Ada aveva la mandibola dolorante.

“Sei molto brava. Continua …….  continua così.” Disse Michele passando, viste le circostanze, dal “lei” al “tu”.

Le prese di nuovo la testa fra le mani per poterla guidare. Ormai non era più lei che succhiava, ma era lui che le scopava la bocca, usandola come un buco per cazzi, come un oggetto. Ada si rese conto che, mentre lui godeva rumorosamente, lei si stava eccitando sempre di più e la sua passerina si era riempita di succo dolce e profumato.  Portò la mano libera alla passerina e cominciò a sditalinarsi. Improvvisamente il leggero dolore alla mandibola si acuì  e si divincolò liberando la testa dalle mai e dal suo cazzo. 

“Mi fa male la mandibola. Il suo cazzo è davvero grosso.”

“Capisco, ma così ci metteremo delle ore! Non avrai tempo per lo shopping. – rispose seccato Michele. Ci pensò un attimo e proseguì –  Alzati e piegati sulla scrivania”.

“Coosa?? No, no, non erano questi i patti, aveva detto che voleva solo un pompino e poi che mi avrebbe lasciato andare”.

“Zitta, non fare storie. In questo modo il pompino può durare due ore ed io ho molto da fare!”.

Ada non si oppose, ma le lacrime ripresero a scenderle sulle guance. Si sentiva sporca. Si alzò e lentamente si piegò sulla scrivania offrendo a Michele una splendida visione del culetto candido e del perizoma nero. Michele, immediatamente, cominciò a palparle il bel culo e poi mise le mani in mezzo alle cosce, salendo fino all’inguine.

“Sei tutta bagnata, puttanella! Sei la regina dei cazzi – disse Michele mentre aveva cominciato ad abbassare il perizoma – allarga le gambe …. vedrai ti piacerà ancor di più!”

Ada era preda di mille pensieri. Si sentiva raggirata, imbrogliata e soprattutto si sentiva una vera zoccola, una puttana. Tra le lacrime silenziose, allargò le gambe sperando che lui la prendesse con foga. E lui la penetrò, immediatamente. Ada soffocò un grido di dolore e, quando lui cominciò a pomparla, forti fremiti le pervasero il corpo, facendola godere come una pazza.  Ada non si rendeva più di quel che faceva, si sentiva piacevolmente guidata dalle mani di lui, scopata fin alla radice della figa, riempita di un cazzo che diventava sempre più gigante. Non riusciva più a soffocare i suoi profondi gemiti si piacere, a nascondere il respiro sempre più affannato.

Michele la sbatteva con forza e con vigore la spingeva contro la scrivania obbligandola a reagire spingendo all’indietro il corpo, permettendogli di entrare sempre più in profondità, violando la sua intimità. Ada non aveva mai provato un piacere così forte, così intenso. Si lamentò, urlò e pianse e lui continuò imperterrito a fotterla, facendola urlare di piacere.

Dopo una ventina di minuti di quella sana ginnastica, durante i quali aveva raggiunto almeno un paio di volte l’estasi strema, Ada cominciò a sentire il cazzo di Michele vibrare. E vibrava, vibrava forte in quella fighetta stretta stretta, regalandole un supplemento di piacere e l’annuncio che lui stava per inondarla di sperma caldo e profumato.

Per tempo Michele sfilò il cazzo dalla figa di Ada e si svuotò sulla schiena di lei procurandole un ulteriore brivido di piacere.

 

“Brava la mia puledra! Mi hai fatto proprio godere! Ci siamo fatti proprio una bella scopata. Ora leccami e puliscimi bene il cazzo, non ho voglia di un bidè” Ada, servizievole, si girò verso Michele e si lasciò cadere sulle ginocchia e mentre sentiva lo sperma colarle lungo la schiena, gli prese il cazzo in bocca per succhiare tutto il nettare rimasto. 

POMPE

La notizia era nell’aria e più passava il tempo e più crescevano le speranze. Con più di dieci minuti di ritardo sull’inizio della lezione, arrivò il bidello in classe per annunciare che il prof di italiano non sarebbe arrivato e che la classe avrebbe avuto due ore buche. Chi voleva poteva scendere in cortile, ma chi rimaneva in classe era pregato di studiare o, comunque, fare silenzio per non disturbare le altre classi.

Seguì un boato, dopodiché, la maggior parte della classe scese le scale per andare in cortile. In aula rimasero quattro ragazze che, sedute attorno ad un banco, cominciarono a chiacchierare. Iniziarono a parlare di ragazzi e di relazioni affettive fino a che i discorsi arrivarono sul sesso.

Fu Clara che entrò in argomento. “Ragazze, succede anche a voi? Due giorni fa, mentre eravamo in intimità, Sergio mi ha chiesto di fargli un pompino. Era il mio primo pompino in assoluto. Il pompino in sé non è andato male, ma lui non mi ha avvisata che stava per venire e mi ha riempita la bocca di sperma. Era amarissimo e mi sembrava che si fosse solidificato attorno alla gola. Subito dopo ho vomitato pure l’anima. Oddio, che figura di merda! Come si fa a non vomitare?”

“Anche per me, la prima volta che l’ho fatto, – disse Laura – è stato un mezzo disastro. Provavo vergogna ed ero impacciata! Non sapevo esattamente cosa dovessi fare. Era buio, eravamo avvinghiati uno all’altra, e improvvisamente ho trovato il suo cazzo davanti alla bocca. Ho pensato: L’ho preso con la mano, l’ho scappellato e gli ho leccato un po’ la cappella, tutt’intorno e poi l’ho infilato in bocca e ho iniziato a succhiare. Purtroppo il cazzo mi ostacolava la respirazione, sia di bocca, sia di naso e così, dopo un po’, lui lo ha tirato fuori e mi ha chiesto di segarlo. Ci sono rimasta malissimo.”

“Almeno, poi, quando è venuto, ti è venuto in bocca? Hai ingoiato?” chiese Clara

“Lui me lo ha avvicinato alla bocca e avrebbe voluto venirmi in bocca e che ingoiassi e il primo schizzo mi è arrivato sulle labbra e un po’ ne è entrato in bocca, poi mi sono spostata ed il resto mi è arrivato sulle braccia. Però il primo schizzo non sapevo dove sputarlo e l’ho ingoiato come si ingoia una medicina. Era un po’ dolce e un po’ salato, ma alla fine era solo amaro. Però, dopo, a ripensarci mi è piaciuto molto. Non mi è più capitato e, quindi, non l’ho mai ingoiato, ma vorrei tanto farlo. Lo vorrei fare perché è una cosa che mi eccita molto. “

“ ….. io facevo coppia fissa con Alberto da più di anno – incalzò Ada – e lui insisteva perché gli facessi un pompino che io non avevo mai fatto. Quando mi son decisa ho anche pensato che rischiavo di fare la figura della verginella. Mi sono ricordata del panettiere di fianco casa mia che mi faceva sempre molti complimenti e un giorno mi disse che se avessi deciso di fargli un pompino mi avrebbe insegnato tutto lui. Vabbè, aveva circa quarant’anni, un po’ grassoccio ma decisi che sarebbe stato il mio insegnante di pompino. E feci bene perché mi insegnò benissimo. Il giorno dopo andai da lui e gli dissi che volevo farglielo…. Mancava mezz’ora all’apertura. Chiuse la porta a chiave e andammo nel retrobottega ….. mi mise una mano dentro le mutandine, ……. mi vergognavo, ma volevo imparare …… e poi mi accorsi di essere già tutta bagnata.

Mi fece mettere in ginocchio e si abbassò pantaloni e mutande a metà coscia. Vedere quel cazzo grosso e già in tiro mi spaventò, ma lui mi prese la testa e mi disse . Fu una vera fatica infilarlo in bocca perché era molto grosso e mi faceva male la mandibola! Quando finalmente son riuscita a prenderlo, lui cominciò a spingermi la testa avanti e indietro, dicendomi che dovevo fare in quel modo, che gli piaceva. Spingeva sempre con più forza, con un ritmo continuo! Sentivo che il cazzo mi arrivava fino in gola e mi piaceva. Sentivo che godeva, gemeva sempre di più! E accelerava il ritmo! Ad un tratto mi disse: Le sue spinte diventavano sempre più violente e il suo cazzo era durissimo e mi arrivava quasi sulle tonsille! Si mise ad urlare di piacere!

Mi venne in bocca e mi tenne stretta e ferma fino a che non versò l’ultima goccia nella mia gola! Cercavo di farlo uscire, di divincolarmi! Ma le sue mani erano troppo forti e mi tenevano la testa ferma. Non potevo far altro che prendere grossi spruzzi di sperma caldissimo direttamente in gola! Continuava a spruzzare e a tenermi ferma la testa! Glie ne uscì tanta! Continuai a sentire le spruzzate! Volevo scappare! Ma ero bloccata! Lui intanto urlava! Finalmente finì di sborrare e si staccò. A me mancava l’aria, mi veniva da rimettere ma lui mi disse

A pensarci adesso mi viene da ridere, ma sul momento avrei voluto seppellirmi viva! No, non è che mi ha fatto schifo, ma ho vomitato subito dopo avere ingoiato lo sperma. Ma per essere stata la prima volta, devo dire che è stato un vero massacro!

Presi ancora altre lezioni … e feci esperienza su tutto. Era un maestro formidabile, gentile ma ferreo. Ora ho imparato come si ingoia e quella nausea e quell’odore di sperma dopo pochi minuti svaniscono. Bisogna allenarsi e provare! Non bisogna vergognarsi! Altrimenti non si impara! E ingoiare lo sperma è facile e piacevole.

Andavo da lui una mezzoretta prima che aprisse bottega. Io mi mettevo in ginocchio e lui si sedeva su una sedia. E cominciava la lezione. Piano piano avevo imparato come muovermi, come succhiare, come tenergli le palle e stimolarle al ritmo dei suoi gemiti. Soprattutto avevo imparato a bere tutto, tutto lo sperma che mi sparava in bocca. Avevo imparato a ripulirgli la cappella con la lingua e a fare i pompini continuando anche mentre lui aveva l’orgasmo! Per farlo impazzire!

Facevo tutto ed imparavo tutto diligentemente. Lui non mi piaceva, ma lo facevo per il mio ragazzo. Volevo regalargli un pompino super. Il panettiere, invece, dopo il pompino mi regalava una brioche al cioccolato.”

“Davvero? Sei stata veramente fortunata a trovare una occasione così! – disse rompendo il silenzio Laura – Un buon maestro, in queste cose, è essenziale. Io vorrei tanto riuscire a infilarlo tutto dentro la bocca … ci provo e ci riprovo ma quando cerco di infilarlo tutto in gola mi escono gli occhi di fuori e mi viene da vomitare. Sei poi sei riuscita a fare il tuo regalo al tuo ragazzo?”

“Si! Un pomeriggio ebbi la mia occasione! Alla festa di compleanno di un’amica gli feci capire che avevo deciso di succhiargli il cazzo. Lui temeva che potesse farmi schifo e, dopo un po’ che ci baciavamo, lo portai nel bagno, gli sbottonai la patta dei pantaloni, tirai fuori il cazzo e … sorpresa! Il suo cazzo in confronto a quello del panettiere era davvero piccolo! Ma non mi persi d’animo e andai giù, sempre più giù, ma davanti al suo cazzo esitai un attimo e mi trattenni.

Lui si accorse della esitazione e disse: .

Io di rincalzo gli risposi: Abbassai la testa e presi la cappella in bocca. Per qualche secondo feci davvero fatica a non ridere. Mi sembrava di avere in bocca una caramella mou. Fu terribile, poi ci presi gusto e devo dire che più succhiavo e più mi piaceva, ……. ma con pochi colpi lui ……..

Gli risi in faccia e ingoiai tutto.

mi chiese lui, risentito.

Mi accorsi che ero in trappola. Gli avevo sempre detto che non avevo mai fatto pompini, dunque non potevo sapere se era tanta o poca.

disse lui che forse aveva capito che non era il mio primo pompino.”

“A me invece è andata un po’ diversamente. – disse Monica – Il primo pompino l’ho fatto in un posto squallido, nel cesso della scuola. Non era il mio ragazzo era un trombamico! Il primo sperma che ho assaporato è stato il suo, …… per provarlo prima di farlo al mio ragazzo ….. volevo capire se il sapore mi sarebbe piaciuto o meno! Lo stare male è solo una cosa psicologica. Quando ho capito che era più una cosa psicologica che altro, non ho avuto difficoltà a fare pompini con ingoio al mio ragazzo! La prima volta che gli ho fatto un pompino non fu il massimo, a lui piacque molto ma a me, non so perché, nemmeno un po’! Poi son diventata brava. Ci ho preso gusto nel vedere le loro facce e sentire le stronzate che dicono quando vengono. Una volta ho ingoiato lo sperma di due ragazzi nello stesso tempo e sono stata bene anche dopo.”

“Nel cesso della scuola? Davvero? Perché dici le loro facce al plurale. Quanti ne hai fatti?”

“Ragazze, ma non siamo verginelle! Ho fatto molti pompini nel cesso! E non solo a lui! A me piace moltissimo succhiarlo e ingoiare. Anche quando ho il ragazzo, non ritengo che sia un vero e proprio tradimento. Mi fa impazzire succhiarlo e, mentre lo faccio, mi piace avere le loro mani sulla testa che mi spingono avanti e indietro quasi con violenza. Mi piace molto fare i pompini con l’ingoio. Se non mi va di ingoiare sputo fuori lo sperma. L’importante che non mi vengano sulla faccia perché poi dovrei rifarmi il trucco”

“Siete fortunate! Specialmente Ada che ha avuto un maestro perfetto. – disse Laura – Ma come si fa a trovare un buon maestro?”

“Bhè, se cerchi un maestro non è così difficile. Voglio dire …… trova il proprietario del cazzo che da maestro ti faccio io stessa” replicò Ada.

“E come? Lezioni teoriche?” chiese Clara sinceramente curiosa

“Ma no, lezioni sul campo. Ho capito. Porto il mio trombamico e lo spompini tu, in mia presenza, mentre ti insegno come si fa!”

“Davvero lo faresti? Io ci sto. Voglio imparare benissimo per fare un regalo speciale al mio ragazzo.”

“Allora, se mi vuoi, le prendo anche io le lezioni. “

 

“Ma certo ragazze. Organizzo tutto io.”

GITA AL MARE

Alberto era un ragazzone alto e simpatico che, da qualche mese, frequentava Ada una ragazza carina e innamorata, dalla carnagione chiara, chiarissima, quasi diafana, in contrasto con il colore dei capelli rosso fuoco. Una bellezza con quel pizzico di civetteria che scatenava l’immaginario erotico. Era evidente che fosse un angelo per la sua bellezza e sensualità e un diavolo per la sua esuberanza sessuale che affascinava oltre ogni limite.  Aveva efelidi diffuse su una pelle liscia e vellutata, dall’odore caramellato e inebriante. Ada era disinvolta e provocante, una perenne lolita che suscitava il desiderio dei ragazzi con atteggiamenti e posizioni provocanti che la sua ingenuità rendeva cento volte più provocanti.

Tra gli amici di Alberto vi era Giorgio noto perché aveva una notevole dotazione tra le gambe. Le ragazze lo definivano bello e dannato perché cambiava ragazza come ci si cambia la camicia. La sua ultima fiamma era Bea una ragazza un po’ sciocchina, con un fisico perfetto, curve pericolose e sensuali, e comportamenti disinvolti. Bea era una ragazza che usava il suo corpo per raggiungere successo e soldi. Quel che ci voleva per Giorgio. I due filavano insieme già da qualche mese.

Era ricominciata la scuola e, sebbene fosse settembre inoltrato, era ancora caldo. Una sera, durante la quale i quattro si stavano annoiando davanti ad una birra ghiacciata, Alberto sorprese tutti invitandoli a una gita di un paio di giorni nella sua casa al mare.

Il mattino dopo erano già in marcia verso il mare. L’allegria e la voglia di vivere in libertà non mancavano e non persero gioia e allegria nemmeno quando si accorsero che il tempo era cambiato.

Le case al mare, fatte per le vacanze estive, non hanno dotazioni per resistere alle giornate fredde, ma loro erano giovani e qualche giorno in più al mare era tutto quello che volevano. La casa dei genitori di Alberto non era piccola e poteva ospitare tutti comodamente in due stanze dotate di letto matrimoniale. I ragazzi si accorsero che, con il calar del sole, il freddo e l’umidità del mare non avrebbero consentito loro di dormire.  Alberto si ricordò di una vecchia stufa depositata in cantina. Fu recuperata e messa in funzione. In quel modo solo una delle due stanze da letto avrebbe potuto consentire una notte tranquilla.

“Che importa – disse Alberto – dormiremo tutti in un solo letto!”

Le ragazze si guardarono un po’ sbigottite. Avevano immaginato per tutto il viaggio di approfittare di un bel lettone per una scopata comoda invece della solita sveltina in auto con il freno e la leva del cambio tra le balle.

“Che importa, ragazze – continuò Alberto che si era accorto della delusione delle ragazze – siamo tutti amici, siamo in confidenza, non siamo bacchettoni né guardoni, vuol dire che ogni coppia si accontenterà di mezzo letto per fare i propri comodi.”

Nessuno replicò. Accesero la stufa e misero a riscaldare la stanza. Quando fu l’ora di andare a dormire trovarono un bel calduccio. Si spogliarono e, rimasti in costume da  bagno, si misero tutti e quattro nel lettone.  Spensero la luce con il proposito di dormire, ma ben presto cominciarono le effusioni tra le coppie. Per un po’ i cigolii del letto e baci appassionati furono i soli rumori che si udivano. Di tanto in tanto, nel buio assoluto, uno dei due ragazzi faceva un commento a voce alta cui seguivano le risatine strozzate delle ragazze.

Dopo una mezzoretta di sani preliminari, avendo tirato il tempo del petting oltre ogni limite consentito, le due coppie cominciarono, ognuna per proprio conto, a far l’amore. I due ragazzi pompavano come ossessi e le ragazze gemevano e gridavano il loro piacere senza nessun ritegno, libere da vergogna e pudore. Dopo qualche minuto di sforzi sovraumani Alberto arrivò al suo orgasmo e Ada lentamente trasformò le grida orgiastiche in mugolii di soddisfazione, mentre il suo respiro tornava alla normalità. Quando i cuori di Alberto e Ada ripresero a battere normalmente, e i due si misero comodi per godere del relax post coito, si accorsero entrambi che Giorgio e Bea stavano ancora pompando e la povera Bea continuava a essere scossa da orgasmi a ripetizione.

Dopo un po’, con gli occhi abituatisi al buio pesto della camera, ad Alberto e Ada apparve una specie di film, dove Bea, appoggiata sulla schiena e piegata in due, aveva le gambe sulle spalle di Giorgio, mentre questi le trapanava la figa con un impeto sorprendente. Bea, nell’oscurità mostrava un volto stravolto dal piacere, in evidente debito di ossigeno, mentre con le mani si teneva stretta alle forti gambe di Giorgio. Stava godendo in maniera spudorata.

Bea, con il suo innato istinto di attrice, si accorse di essere osservata dai due amici. Era doppiamente soddisfatta: dallo stantuffo di Giorgio e dall’essere al centro dell’attenzione di una piccola ma significativa platea di spettatori. Bea, tra grugniti di piacere e urla d’incitamento, sospirava e borbottava forte perché gli spettatori potessero udire.

Finalmente il turbocompressore Giorgio andò spegnendosi e Bea, felice come una pasqua, ad accarezzargli la testa e parlargli: “Sei formidabile, ho avuto cento orgasmi….. ma che dico cento…… mille orgasmi ….. oh si..oh …sii …. Mi hai regalato mille orgasmi in una sola scopata …… che meraviglia! Mi hai sfondando la figa…… completamente aperta…… ho faticato per mille scopate per un solo orgasmo e ora …….. sono stata ripagata ….. i conti tornano”.

Un’attrice consumata che faceva leva su un fatto incontrovertibile: era più di mezzora che Giorgio la stava scopando. Inutile dire che quelle grida di Bea e i grugniti di Giorgio, finirono con provocare qualche reazione in Alberto e Ada. Il primo cominciò a deprimersi per il confronto con la sua scarsa performance, la seconda cominciò a desiderare anche lei una razione di cazzo gigante.

“Basta….basta, amore mio. Ho la figa in fiamme…… vado a lavarmi, così mi metto un po’ d’acqua fredda e spero mi passi. “ disse Bea sfilandosi il cazzo dalla figa.

“Ma, come? ….. ! ed io? Io, cosa faccio? Ho ancora il cazzo in tiro …… non sono ancora venuto ……. ho i coglioni pieni di sperma ….. ho bisogno di scaricarli …… torna qui” reagì Giorgio.

“Povero amico mio – lo apostrofò Alberto – così è la vita ….. più dai e più ne vogliono ….. ah ah ah “

Rise anche Ada, che volle informarsi “davvero ce l’hai ancora duro ?”

“Ma sì ……. figurati ….. dice così per farsi bello?”

“Se non ci credi tocca …… è acciaio…..”

Alberto era roso dall’invidia e dalla curiosità. Se fosse stato vero, sarebbe stato un bel colpo per il suo amor proprio. Doveva sapere: “Io toccartelo ? non sono mica un finocchio – e poi, rivolto ad Ada – controlla tu …..”

Ada non aspettava altro che un invito formale e prima che Alberto potesse ripensarci, allungò il braccio e afferrò quel gioiello. “Accidenti! È proprio vero …… è un bastone di acciaio “ disse mentre lo tastava lentamente.

“Ed ho anche i coglioni pieni di sperma che stanno per scoppiare ……”

Ada, prima che Alberto potesse fermarla, avvicinò l’altra mano e la strinse attorno ai coglioni. “Accidenti, sono davvero pieni! Chissà che male ! Dobbiamo aiutarlo, dobbiamo fare qualcosa “ si lasciò sfuggire Ada.

“Cosa vorresti fare ?“ disse leggermente irritato Alberto

“Si, non preoccupatevi. Sei molto cara, Ada, ma non è necessario. Ci penserà Bea quando tornerà “

“Figurati! Io la conosco quella ….. ha avuto quel che voleva e ora è a posto! Non ti preoccupare, per me non è un gran problema, ti libero io”.

“Ma, sei matta ?” intervenne Alberto

“Certo che non sono matta ….. il tuo amico sta male e tu fai il geloso?”

“Non litigate! Davvero Ada, sei tanto cara, ma non ce n’è bisogno”

“Lo dici solo per compiacere il tuo amico ….. ma io vedo benissimo che sei sofferente – rispose svelta Ada mentre aveva preso a segarlo con un bel ritmo – ….. con le mani ….. non c’è da essere gelosi ….. sto agendo come un’infermiera professionale “.

Giorgio cominciò a gemere mentre Ada lo segava vivacemente.

“Così non ce la farai mai a venire! È troppo asciutto, te lo inumidisco io …..” disse Ada e fu sveltissima, prima che qualcuno potesse fermarla, a infilarsi il cazzo in bocca per un pompino magistrale.

“No, no Ada, no …… non farlo “ disse, troppo tardi, Giorgio. Alberto riconobbe i suoni del pompino con salivazione abbondante e Giorgio ansimare e gemere di piacere.

“No, no … perché lo hai fatto!” disse Alberto.

Ada smise di succhiare per un attimo e rispose ad Alberto “Smettila! È un amico che ha bisogno di una mano. E poi, quante volte mi hai chiesto di voler fare l’amore a tre? Bene prima ho scopato te e ora lui è il terzo …..” e riprese rapidamente a spompinare.

Alberto cadde in un silenzio innaturale quando sentì la mano di Ada che gli prese il cazzo. “Lo vedi ? sei di nuovo eccitato ….. Sii onesto, tu ti ecciti da morire quando sai che il cazzo di un altro è dentro di me. Scommetto che ti piacerebbe molto poter leccare il nettare di un altro che mi scopa. Questa è la buona occasione”

Alberto non rispose, ma non poté fare a meno di costatare che il suo cazzo era di nuovo in tiro e certamente non era mai successo che si rianimasse così presto. Ada aveva ragione.

Ada, approfittando del silenzio del suo compagno, giocando d’anticipo, salì a cavallo di Giorgio, impalandosi sul suo obelisco. Una volta su, cominciò quella che si annunciava una lunga cavalcata.

Ada godeva molto e non aveva timore di mostrarlo. Alberto nell’osservare l’eccitante spettacolo pirotecnico. Alberto scoprì che osservare quel cazzo enorme che pompava la sua Ada e ascoltare lei mugolare di piacere, lo eccitava da impazzire. Sentiva un conflitto dentro di se tra la gelosia nel vedere Ada posseduta da un altro e la gioia nel vederla così bella, così sana e così felice. Alberto era come incantato e sedotto dalle tette di Ada, grandi e burrose, che oscillavano a seguito dei salti di Ada per trovare il massimo piacere. Era stregato. Alberto osservava la scena eccitatissimo e lentamente cominciò a segarsi.

Stanco di quella posizione, Giorgio, senza far uscire il cazzo dalla figa, fece alzare in piedi Ada, la fece voltare di faccia verso Alberto e salire in ginocchio sul letto. La fece poi piegare in avanti spingendole il viso sul lenzuolo a pochi centimetri dal cazzo di Alberto e riprese a scoparla con maggior foga.

 “Sfondami …..ti prego sfondami la figa …… è solo tua!” ansimava Ada, mentre Giorgio in piedi la pompava con forza.

In quel momento rientrò Bea.

 “Ah, qui ci si diverte senza di me ….. – disse la fidanzata titolare nel vedere il suo posto usurpato da Ada – non ci si può distrarre un attimo!”

“Vieni qua. Ti farò godere ancora ….. “ s’intromise Alberto prendendo la palla al balzo.

“Scherzi? Ho la figa in fiamme e poi …… sono la ragazza di Giorgio e non lo tradirei mai per niente al mondo!”.

“Ma …. Cazzo! Lui sta scopando la mia ragazza e tu vuoi essergli fedele?”.

“Cosa c’entra? Sono io che voglio esser fedele …. lui è generoso, ma ha delle necessità …. e il comportamento di Ada, poi, è affar suo … al massimo affar tuo. Io cosa c’entro?”

“Porca puttana! Ada sta scopando con Giorgio, tu non vuoi scopare ed io cosa faccio?”.

“Ascolta Alberto, non voglio essere scortese, ma questo è un tuo problema. E poi che male c’è a segarsi? Sei anche in compagnia”

Le grida di piacere di Ada intanto crescevano e anche Giorgio era ormai al limite, ma trovò la forza per rispondere a Alberto “Lasciala stare Alberto. Sono molto geloso e non sopporterei se la toccassi anche solo con un dito. – Poi con uno sforzo sovrumano riprese a pompare forte – Sto per sborrare”. 

“Si …. Si …. Stupendo ….. voglio la tua sborra ….. la voglio tutta ……. nella figa” rispose Ada, che sentiva montare dentro di lei un piacere accompagnato da tremiti e fremiti sempre più forti.

“Ripetilo”, chiese lui sornione, con la voce rotta dall’affanno e rallentando il ritmo delle pompate.

“Nella figa ……. tutta ….. la tua ……. sborra ….. sborrami nella figa ……. ti prego …… ” sospirò lei, mentre si sentiva scossa da un piacere sempre più grande.

“Per quello ci pensa Alberto. Si sta masturbando nel vederti godere e ormai è pronto a sborrare”

“No ….. no ….. voglio la tua sborra ……” rispose ancora Ada con la voce rotta tra i mugolii di piacere ….. mentre, al pensiero degli schizzi di sborra, fu colta da un nuovo orgasmo.

“Facciamo così …… voi due, ragazze, mettetevi in ginocchio davanti a letto, con la bocca ben aperta …. V’inondo di cremaaaa …!!!”

Le ragazze scattarono per mettersi una a fianco dell’altra. Giorgio si smanettava con forza e cercava di puntare, con la poca lucidità che la situazione gli consentiva, gli schizzi verso le bocche spalancate delle ragazze. Fece appena in tempo a vedere gli occhi chiusi e la bocca spalancata delle ragazze e fu preso da una formidabile eiaculazione esplosiva. Gli schizzi di sperma colpirono il volto di Ada prima e poi Bea e molti finirono nelle bocche aperte.

Tutto finì in pochi secondi, Giorgio, esaurito l’orgasmo, cadde esausto sul letto, svuotato di forze.

Le ragazze con l’indice raccolsero le ultime gocce di sperma per portarlo alla bocca. Poi salirono sul letto mettendosi ai due lati del re leone che stava per cadere in un sonno profondo.

Alberto, in silenzio, sborrò sul letto.

DEFLORATA

Federico era il ragazzo di Sasha e lei ne era innamorata. Per esser precisi ne era innamorata sempre più. Sasha era ancora vergine, ma ormai aveva maturato la convinzione che Federico sarebbe stato il ragazzo cui concedersi e donare la propria purezza. Quanto era successo con Giorgio e con Andrea (vedi capitolo 1 e 2) era stata solo una parentesi, certamente non desiderata, alla quale Sasha si era abbandonata anche con lo scopo di abbassare la voglia di soddisfare le impellenti necessità sessuali di ogni essere umano in pieno periodo di sviluppo.

Sasha prese il telefono dalla borsa e chiamò Federico.

“Ciao Fede, sono io. Mi hai chiamato, ma avevo il telefono in borsa e non ho sentito”

“Sasha, dove sei? Mi avevi detto che saresti rimasta a casa ………”

“Si è vero, ma son dovuta uscire per farle delle commissioni! Ora sto tornando a casa.”

“Potevi avvertirmi …… ho sempre paura che qualcuno si faccia avanti ….”

“Ma va là …… gelosone! Non dovrei dirlo, ma mi fa piacere sapere che tu sia geloso. Comunque, non preoccuparti, non ho subito nessun attacco …….!”

“Si, si, vabbè …… intanto non so dove sei stata ….. ho voglia di vederti, Sasha. Perché non vieni a casa da me ….. cosa vai a fare a casa tua?”

Sasha pensò a quello che sarebbe potuto accadere se fosse andata a casa da lui e poiché sentiva che dal culo le colava ancora un po’ di sperma lungo le gambe, non se la sentì di rischiare. Come avrebbe potuto giustificarsi con Federico se se ne fosse accorto? Aveva bisogno almeno di lavarsi.

“No, Fede, lo vorrei tanto, ma non posso. Mia madre mi sta aspettando. Non posso. Facciamo così, verrò da te domani pomeriggio. Va bene?”

“Domani ho il torneo di tennis. Vieni sabato pomeriggio. I miei vanno fuori per il week end e potremo ….. restare ….. soli. “

“Ok! Verrò da te sabato.”

Sasha tirò un sospiro di sollievo. Federico non meritava di soffrire. Lui era come un angelo. Bello come un angelo, gentile come un angelo, buono come un angelo, tenero come ……… il burro! Sasha lo desiderava, desiderava che diventasse il padre dei suoi figli, ma al momento le sue esigenze sessuali erano ben al di là di quello che poteva darle Federico. Questo spiegava perché si era lasciata andare con Giorgio ed Andrea, ma non voleva ferirlo.

Con Federico aveva preso la decisione di …… diventare donna e per questa ragione pensò che avrebbe indossato un completino intimo che facesse da stimolo con una gonnellina che era una piuma e bastava un soffio perché si alzasse senza calze per amplificare il contatto con la pelle.

Il pomeriggio seguente Sasha tornò di nuovo in centro, passò davanti ad un negozio di intimo femminile e in vetrina vide un completino che avrebbe fatto resuscitare i morti. Era decisamente costoso, ma era quello che ci voleva per l’incontro con Federico.

Il commesso Sig. Gelindo, un signore sui sessanta con baffoni e in pieno stile ottocento, le mostrò alcuni capi e Sasha e ne provò più di uno ma quelli che le piacevano costavano una fortuna. Il commesso non sapeva più cosa proporre, quando entrò un giovanotto con una grande valigia. Era un commesso viaggiatore, Beppe, giovane e aitante, che portava le novità della stagione. Il Sig. Gelindo rivolto a Sasha, disse:

“Signorina, il signor Beppe mi ha portato le novità di quest’anno. Magari c’è qualcosa di suo gusto. Vuole vedere?”

 “Abbiamo parecchie cose che fanno al suo caso. Tuttavia sono solo campioni e il rischio è che si sporchino.”

“Suvvia, non penserà che la signorina possa inavvertitamente sporcare i campioni.”

“Sia gentile, mi accontenti”

“Va bene l’accontento, ma lei è molto bella, una modella perfetta e mi deve permettere di farle qualche fotografia, in modo che io possa mostrare le foto, qualora non siano più presentabili!”

“Ah, bè, per così poco ….. certamente può fare delle foto”

Andarono nel retrobottega per non dar spettacolo ai passanti della via e cominciò la sfilata che deliziò i due uomini. Sasha aveva un fisico perfetto ed un portamento regale e si sentiva perfettamente a suo agio a sfilare in perizoma e reggiseno davanti ai due uomini. Caricata da un sottile piacere nel farsi ammirare, Sasha camminava in punta di piedi sulle sue gambe lunghe ed affusolate in modo che il suo sedere apparisse sostenuto e gonfio.

Sasha non era insensibile a Beppe un bel ragazzo, con un viso da schiaffi, di quelli che conquistano le ragazze. Beppe lanciava continuamente a Sasha occhiate furtive che cercavano di attirare il suo sguardo. Sasha ne era turbata.

Beppe era piacevolmente sorpreso da Sasha dal suo fisico formoso e asciutto, dalla sua avvenenza e regalità.Sasha era un gran pezzo di gnocca.

“Signorina, sembra che lei non abbia fatto altro nella vita che sfilare in intimo. – disse Beppe – Se mi lascia sistemare il tanga in un modo più seducente potrei fare foto più presentabili le regalo un abbinato intimo a sua scelta.”

“Bè, dipende da cosa vuol dire: ‘indossare l’intimo in modo seducente’ ”

“Vuol dire che lei mette il corpo ed io sistemo l’intimo nel modomigliore”

“Ho capito, allora diciamo che ……. ci vogliono due completi abbinati ….”

“Va bene, signorina. Lei ha argomenti molto convincenti …”

Anche il sig. Gelindo era estasiato e non riusciva a togliere gli occhi di dosso finchè non allungò la mano e le palpò il culo, saggiandone la consistenza e la durezza.

Sasha fece una smorfia: “ Mi scusi, ma lei non ha diritto di palarmi come le pare”

“Mi scusi, io voglio essere solo gentile e vorrei che lei lo fosse con me. Il Signor Beppe le regala un intimo e io non voglio esser da meno. Mia figlia ha un negozio di abiti da donna, poco lontano da qui, le darò un buono da spendere nel negozio di mia figlia. Può andarle bene?”

“Oh, sì. Certo, un buono da spendere. Lei può essere gentile, ma senza fare il maiale….. e il buono andrà benissimo”

Beppe prese dalla borsa un completo di due pezzi, femminile e sensuale, di tessuto delicato, composto di un top reggiseno mezzo-coppe a balconcino e micro tanga bianco in tulle elasticizzato, mezza corsa. Sasha andò in camerino per indossarlo e chiese cosa volesse dire mezza corsa. Quando venne fuori, i due uomini rimasero a bocca aperta, come due merluzzi in debito di ossigeno. Era incantevole.

“Mezza corsa, signorina, vuol dire che il triangolo ha il suo vertice prima del ….. suo sesso e di li continua con una stringa. È il suo bello. Anzi venga che glielo sistemo.”

Beppe la fece mettere a gambe larghe e cominciò ad armeggiare su quel triangolino di tulle. Sasha era un po’ a disagio con quel ragazzone che lavorava con le dita attorno alla sua passerina vergine. Ma non trovo strano che dopo un po’ di inutile lavoro, Beppe le dicesse: “Accidenti, non riesco a sistemarlo. Si metta sul tavolo sdraiata sulla schiena, che glielo sistemo”

Sasha era ammaliata dal sorriso di Beppe, si stese sul tavolo con tranquillità e allargò le gambe perchè potesse finire il suo lavoro. Ma il lavorio che Beppe aveva fatto in precedenza, l’aveva eccitata ed ora la sua passerina era piuttosto gonfia e si stava riempiendo dei suoi umori caldi e profumati. Approfittando del fatto che Sasha fosse rilassata, Beppe divaricò le grandi labbra della ragazza, scoprì un fiume in piena di umori e non riuscì a trattenersi. Si fiondò sulla passerina aperta e profumata per raccogliere con la lingua il nettare.

“No, …. no, ….. ma cosa fa? Non voglio, mi lasci stare” e così dicendo con le mani cercò di allontanare Beppe, ma questi si era avvinghiato alle gambe di Sasha senza smettere di succhiare. Ben presto quelle mani che cercavano di allontanare Beppe, divennero meno aggressive e cominciarono ad accarezzare i capelli del giovane e, in qualche caso, a spingere la testa perché premesse con più forza sul clitoride.

Nel frattempo il Sig. Gelindo aveva tirato fuori di pantaloni il suo cazzo in tiro e, avvicinatosi alla testa della ragazza, cercò di infilarlo nella bocca. Ma Sasha fu più rapida di lui a girare la testa mentre i mugolii cominciarono a diventare profondi gemiti di piacere.

Beppe leccava e premeva sul clitoride, succhiava il nettare, mentre Sasha gli accarezzava la testa prigioniera tra le sue cosce. Beppe provò ad infilare un paio di dita nella passerina tracimante.

“No, no … non lì – disse Sasha tra forti tremiti e gemiti – non lì, sono vergine …. Infilami nel sedere …. ha tanto bisogno di essere penetrato.”

Beppe non si fece pregare e spostò le dita dal primo al secondo canale e, piano piano, infilò ben tre dita che cominciarono subito a darsi da fare nel culo di Sasha, roteando e avanti  dietro simulando una penetrazione in piena regola. Sasha riprese a gemere tra gli affanni. Mentre la lingua e i denti di Beppe torturavano il suo clitoride, tremori di piacere ora le pervadevano tutto il corpo e cercava di piegarsi di lato e in avanti per favorire la penetrazione anale delle dita.

Il sig Gelindo, si avvicinò nuovamente alla bocca di Sasha, con il suo cazzo in piena erezione e riuscì perfino a poggiarlo sulle labbra di lei.

“Ma no, noooo basta.” replicò immediatamente Sasha, non tanto e non solo perché quel signore le dava l’impressione di essere un vecchio porco bavoso ma anche perché stava godendo del trattamento di Beppe che le faceva tremare le gambe, che le scuoteva il corpo e le faceva scoppiare la testa di piacere.

Sasha scossa da frequenti tsunami di piacere sentì montare un orgasmo sensazionale. Tirava Beppe a se, pregandolo che non smettesse. Si stirava e si raggomitolava, si stringeva le tette ed i capezzoli, mentre emetteva gemiti di godimento. Beppe con le dita furiosamente scopava quel culo così bello. Entrava ed usciva da quel culo come un martello pneumatico procurando alla ragazza violente scosse orgasmiche.

Ancora un paio di volte il signor Gelindo si avvicinò con il cazzo retto, avvicinandolo alle labbra di Sasha e ogni volta Sasha fu lesta ad allontanarlo schifata. Intanto Beppe continuava imperterrito a stimolare con la lingua il clitoride di Sasha che godeva e, a denti stretti, cercava di mascherare il piacere che la scuoteva. I suoi gemiti sembrava un lungo lamento interrotto di tanto in tanto da singhiozzi di picco di piacere. Beppe, senza distrarsi dal suo impegno, allungò un braccio e trovando la bocca di Sasha aperta infilò il pollice nella bocca aperta e Sasha, quasi senza accorgersene, cominciò a succhiare il dito.

Un orgasmo gigantesco investì la ragazza che strinse tra le sue gambe la testa di Beppe. Quando la coda dell’orgasmo si smorzò, Sasha, senza muoversi da quella posizione, rivolta al giovane, disse: “Ora tocca a te, scopami, voglio che tu venga, voglio farti sborrare come un toro”

Beppe che aspettava quel momento ed era già pronto con il suo arnese, si alzò in piedi e appoggio la cappella lucida sulla figa di Sasha.

“No, nooo, ….. non lì …. Sono vergine ….. sfondami il culo, torello”

Di nuovo Beppe non si fece pregare, fece scendere dal tavolo la ragazza, la fece piegare sul tavolo e le appoggiò il cazzo sul culo. Complice la durezza del randello e il lavoro di mano che Beppe aveva già compiuto, il cazzo entrò senza alcuno sforzo come una portaerei entra in un porto amico: silenziosa ed inarrestabile.

Sasha emise un gran sospiro di sollievo quando si sentì penetrata ed ai movimenti lenti di Beppe, continuava ad emettere sospiri profondi. Desiderava essere scopata da Beppe, desiderava essere posseduta. Le venne in mente che quella non era la posizione migliore per godere: “Voglio sentirlo tutto, tutto dentro …… anche le palle. Stenditi per terra ed io mi impalerò su di te. Vedrai ti farò morire di piacere”

“Se si tratta di morire di piacere …… ci sto ….. sono il primo!” Prese con un braccio la ragazza sollevandola da terra ma badando bene di non fare uscire il cazzo dal culo e, con lei sollevata, si stese per terra. Sasha si ritrovò impalata sul cazzo di Beppe con le piante dei piedi ben poggiate per terra. La posizione migliore per il dolce su e giù. Sasha si sollevava sulle gambe e si lasciava ricadere su Beppe, senza fare uscire il cazzo dal suo culo nemmeno per un attimo gridando il suo piacere.

Il sig. Gelindo disse: “Aho, ma insomma, questo è il mio negozio e voi state scopando sulla mia moquette senza nemmeno permettermi di partecipare.”

“Ha ragione! – disse Beppe – Sasha, fallo entrare al posto mio, fallo scopare, fallo venire e dopo io e te riprendiamo.”

Sasha ci pensò un attimo e fu concorde nel togliersi rapidamente di torno il vecchio porco bavoso per potersi poi concentrare su Beppe che aveva argomenti ben più seri. Si stese sul petto di Beppe ed allargò le gambe, lasciando al vecchio porco bavoso il compito di estrarre il cazzo di Beppe e mettere il suo.

Il sig. Gelindo tolse i pantaloni e rimase con orribili calzini a metà polpaccio, afferrò il cazzo, si inginocchiò tra le gambe di Sasha e senza pensarci due volte appoggiò la cappella sulla figa di Sasha e cominciò a spingere per entrare.

Sasha non capì subito, non realizzò subito che il vecchio porco bavoso stava per entrare nella figa, stava per deflorarla e perse qualche secondo prezioso, poi esplose in un urlo disumano: “Nooooo, non lì ….. sono vergine, noooooo”.

Ma la reazione tardiva e la figa piena di umori scivolosi, fecero sì che il Sig Gelindo andò in rete e quasi senza accorgersene deflorò la povera ragazza che, per questa perdita, fu colta da improvviso dolore e una cascata di lacrime mentre continuava a gridare il suo NO. Ma il sig Gelindo non se ne accorse nemmeno e continuò imperterrito a scopare. Sasha piangeva senza opporsi al Sig. Gelindo, un po’ perché aveva perduto le forze, un po’ perché cominciava a piacerle. Ora aveva un cazzo ben piantato nel culo ed un altro che, per quanto appartenesse ad un vecchio porco bavoso, funzionava ancora bene. Si sentì trasportare sulle ali del piacere fino a che, prima il vecchio porco bavoso e poi Beppe la riempirono di sperma caldo.

Non si pentì di quel che aveva fatto. Era stato fantastico essere penetrata da due cazzi. Con Federico avrebbe simulato una deflorazione senza spargimento di sangue, fingendo il un po’ di dolore  per lo strappo dell’imene. Era certa, Federico sarebbe stato così preso dal proprio piacere che ci avrebbe creduto.

ANNA E VIVIANA

Anna era una bella ragazza di quella bellezza assoluta e inconsapevole come solo a quella età si può essere. Non esibiva il suo corpo ed ancora si meravigliava quando gli uomini si giravano a guardarla o le facevano complimenti chela facevano arrossire. Non era di famiglia ricca, ma andava al liceo con Sasha, Alberto, Ada, Bea, Giorgio ….. e Viviana la sua amica del cuore.

Anna e Viviana erano buone amiche. Si confidavano tutto. Le prime cotte, i primi desideri, le prime esperienze. Anna era ancora vergine e sapeva che anche Viviana lo era, nonostante avesse un ragazzo fisso, Ugo, da molti mesi. Lui, infatti, era alle prime armi e proprio non sapeva come fare per cogliere quel fiore. Viviana le aveva raccontato che più di una volta erano stati sul punto di farlo, ma quando lei gli aveva estratto il cazzo dai pantaloni, lui …… era venuto nella sua mano.

Un giorno Anna incontrò Michele per strada.

“Ti ho vista con la tua amica ieri mattina. Siete molto belle entrambe. Perché un pomeriggio non me la porti in bottega?”.

“Perché dovrei?”

“Perché vorrei conoscerla. Mi piace. Vorrei prendere un po’ di piacere anche da lei”.

“Non ti basto io?”

Michele aveva una bottega da fabbro e un’età indefinita tra i quaranta e i cinquant’anni. Era un uomo che aveva lavorato duro e non aveva molto curato il suo aspetto. Sembrava un grosso scimmione. Aveva, però, un cazzo di dimensioni ragguardevoli sia in lunghezza sia in circonferenza. Anna lo aveva conosciuto perché un giorno era andato da lui perché le saldasse la forcella posteriore della bici. Lui l’aveva vista così giovane e carina e, pensando a come sarebbe stato bello scoparla, si era eccitato mostrando un rigonfiamento abnorme nei pantaloni della tuta.

Lei se ne era accorta subito e aveva fatto un po’ la civettuola nella speranza che le facesse un grosso sconto sul prezzo della saldatura. Lui ci cascò.

“Ascolta – le disse – in questa bottega viene qualche cliente di tanto in tanto, ma qui, in fondo  alla bottega non viene mai nessuno. Se mi fai scopare, ti regalo la saldatura, venti euro e un pacchetto nuovo di sigarette. “

Anna ci pensò un po’. Nessuno le aveva mai offerto denaro in cambio di sesso e poi lui sembrava davvero uno scimmione, ma l’offerta sembrava allettante. Chiese: “Quanto costa la saldatura?”

“È scritto sulla tariffa appesa al muro. Costa venti euro”

Anna ne aveva solo quindici. Avrebbe voluto dirgli di fermarsi, di lasciar correre, ma aveva bisogno della sua bicicletta. E poi le sembrava un’offerta dignitosa.

“Non posso – rispose – sono vergine “

“Fa lo stesso. Ti scoperò il sederino, ma in cambio ti regalo solo la saldatura e le sigarette”.

Anna ci pensò ancora. Le sembrava troppo poco e poi aveva sentito dire che prenderlo nel culo era molto doloroso, ma alla fine accettò. Non poteva fare diversamente. Non voleva perdere la verginità, ma non sapeva come pagare. “In fondo – pensò Anna – Michele è così brutto che se non lo vedo è meglio e posso immaginare che a scoparmi sia Brad Pitt, il mio attore preferito.”

Michele finì il lavoro e andò a lavarsi le mani, poi fece appoggiare Anna con i gomiti su un tavolo da lavoro, le alzò la gonna e le abbassò le calze e le mutandine fino al ginocchio e con le mani le aprì le chiappe.

“Fai piano – disse lei – è la prima volta che lo prendo nel culo”.

“Oggi è il mio giorno fortunato! Prenderò qualche precauzione per farti meno male”.

Sputò in una mano e spalmò la saliva sul buco, poi infilò qualche centimetro del suo indice per saggiarne la consistenza e per farla abituare. Anna emise un gemito. Poi tirò giù i pantaloni e le mutande e appoggiò il cazzo già in tiro sul buchino per deflorarlo.

Il grosso cazzo di Michele in confronto con il buchino di Anna, così piccolo e tenero, sembrava una clava da gladiatore e lui lo usava proprio come una clava. Lo infilò tutto in un colpo, strappandole un grido disumano. Anna spalancò gli occhi e la bocca quasi a voler facilitare la massima apertura del culo e quando lo tirò fuori, restò senza fiato come se quell’enorme cazzo, uscendo, le avesse risucchiato tutta l’aria che aveva in corpo.

Michele riprese a spingere strappandole un altro grido e poi ancora fuori. E poi ancora giù e un altro grido, ma meno forte e Michele capì che la ragazza stava cominciando ad apprezzare un po’ di piacere. Prese a spingere ancora giù e ritiralo fuori pompando come un forsennato e Anna ormai non gridava più ma ansimava e gemeva di piacere.

“Sento che ormai non ti brucia più, che provi solo piacere. Ora ti riempio il culo di sperma e ti piacerà ancor di più.”.

Era vero. Anna ormai non sentiva più dolore. Michele le inondò il retto di sperma e poi lo estrasse. Ansimava e le si piegavano le gambe come se la fatica l’avesse fatta lei. Era spossata e sentiva lo sperma uscire dal culo e colarle lungo le gambe. Riprese fiato. Cerò di pulirsi con un po’ di carta. Poi tirò su le mutandine e le calze. Prese il pacchetto di sigarette, la bici e andò via.

Da allora Anna era tornata spesso da Michele e ogni volta riusciva sfilargli venti trenta euro e un pacchetto di sigarette.

“Certo che mi basti”

“È più bella di me?”

“No, direi di no. Siete entrambe molto belle. Ogni tanto, però, si deve pur cambiare. Lei sa che vieni a trovarmi in bottega?”

“Sa che vedo un tizio, ma non sa che sei tu. E non sa che prendo dei soldi”

“Ascolta, se me la porti a bottega e me la fai chiavare, ti do cinquanta euro senza che lei lo sappia e ogni volta che scoperò lei, dopo darò a te i tuoi soliti venti euro.”

Sembrava un buon affare. A lei piaceva farsi inculare da Michele, godeva moltissimo, raggiungeva sempre l’orgasmo e ormai non le bruciava più il culo. In più guadagnava venti euro che le facevano comodo. Con la proposta di Michele poteva raddoppiare i suoi guadagni.

Accettò

 “Vieni, ti presento un mio amico” disse Anna a Viviana e andarono alla bottega di Michele.

“Sembra una scimmia “ sussurrò Viviana ad Anna

“Ma ha un cazzo enorme, non immagini quanto “ rispose Anna solleticando la curiosità dell’amica.

Rimasero a parlare un po’ tutti insieme. Michele offrì alle ragazze delle sigarette. Fumarono.

Anna ruppe gli indugi. Voleva farla incuriosire ancora. “Sai Viviana, Michele ha un cazzo enorme, altro che quello del tuo ragazzo ….”

“Oh sì, dicono tutti così ….. poi a conti fatti ……..” rispose Viviana.

“Faglielo vedere …… “ disse Anna rivolta a Michele.

Michele sorrise e tirò giù il pantalone e le mutande scoprendo la sua preziosa clava già in tiro.

Viviana si lasciò sfuggire a un’esclamazione di meraviglia. Non c’era nessun confronto con quello del suo ragazzo.

“Miodio …. è enorme …… non credevo che potessero essere anche così grandi …..”.

“Prova a stringerlo! Sentirai quanto è duro …..”

Viviana allungò la mano e afferrò la clava e un’altra esclamazione di meraviglia le uscì dalla bocca. A Viviana venne subito in mente il cazzo del suo ragazzo, ma quello di Michele, anche dopo che lei lo ebbe strofinato un po’, non le riempì la mano di sperma. Alzò lo sguardo verso Michele e sorrise da grande intenditrice: “Mai visto nulla del genere”.

“Prova a scappellarlo ….. vedrai che spettacolo ……”

Viviana eseguì e si trovò davanti una cappella enorme e lucida, di colore rosso violaceo, con tutta l’aria di voler esplodere, davvero invitante.  Viviana tornò a ricoprire la cappella e poi a scappellarlo ancora. Deglutì.

“Ha un sapore delizioso. Un sapore maschio. Sembra incredibile, non dovrebbe avere nessun sapore e invece quando appoggi la lingua su quella cappella, senti tutta la potenza del maschio vero” disse Anna che sapeva quali tasti toccare per suscitare la curiosità dell’amica.

Viviana timidamente ma, con decisione, avvicinò la bocca alla cappella, tirò fuori la lingua e lo appoggiò sul glande di Michele. Nello stesso momento un afrore di piscio misto a sudore le inondò le narici, ma quell’odore pungente, insieme con il sapore acre della cappella sulle sue papille gustative, le fece un effetto afrodisiaco. Pur senza rendersene conto, Viviana desiderò di accogliere quel grosso cazzo nella sua bocca e spompinarlo. La sua figa cominciò a riempirsi del suo nettare profumato.

“Vedo che sai apprezzare le cose belle “ disse Michele. Ma la sua voce ebbe l’effetto di svegliare Viviana dal torpore in cui quella visione l’aveva relegata.

E Viviana immediatamente rispose: “Pensi di essere l’unico qui ad avere qualcosa di profondamente bello? – E così dicendo si alzò di scatto, si girò di spalle a Michele e veloce come un fulmine tirò su la gonna, mostrando le chiappe che, nonostante fossero coperte dalle mutandine, risplendevano di luce lussuriosa – guarda qui cosa ha la zia Viviana “ e cominciò a battersi la mano sulle chiappe.

A Michele apparve la visione di due gambe lunghe e affusolate che terminavano in culo color miele, morbido e sodo. A quella vista Michele scattò in avanti e cinse con un braccio la vita di Viviana sollevandola da terra e le disse: “Non dovevi provocarmi. Un culo così non lo si può agitare sperando che nessuno se ne accorga” e così dicendo portò Viviana sullo stesso tavolo, dove Michele usava inculare Anna.

“No, lasciami vecchio porco, lasciami andare”.

“Ti lascerò andare dopo che avrò soddisfatto la mia sete”.

“No, no, non voglio, ….. lasciami……”

“Certo che ti lascio, ma prima ti scopo ben bene”.

“No, no, non voglio. Ti denuncio ….. lasciami andare”

“Che cosa vuoi denunciare? Che ti ho violentata dopo che mi avevi leccato il cazzo? Le conosco quelle come te. Lanciano il sasso e nascondono la mano. Ora che mi hai fatto eccitare, mi farai anche sfogare” rispose Michele mentre con una mano la teneva e con l’altra le abbassava le mutandine.

“Sfogati con Anna che mi ha portato qui, lasciami”.

“È vero, Viviana, quando fai arrapare un uomo, dopo ne devi portare le conseguenze. Non può sfogarsi con me, perché sei tu che gli hai leccato il cazzo” intervenne Anna.

“Ma cosa dici. Dammi una mano invece di dire stronzate. Chiama qualcuno”

“Ti scoperò e mi ringrazierai “ riprese Michele.

“No, no, sono vergine, lasciami”

“E allora prenderò il culo, questo bel culo giovinetto e morbido come un peluche”.

“Anna fa qualcosa, chiama la polizia …. “ disse Viviana all’amica mentre continuava a divincolarsi per liberarsi della stretta micidiale. Ma ormai era tardi. Viviana era riversa con il petto sul tavolo di lavoro, la gonna alzata e le mutande giù alle ginocchia. Esponeva il suo bel culo allo sguardo e alle voglie di Michele che con una mano la teneva ben ferma dalla testa.

Viviana cercava di divincolarsi agitandosi sulle gambe e dimenando il culo.

“Falla finita, Viviana. Lo hai fatto eccitare e ora ti scopa. Cosa c’è di strano in questo? È molto più forte di te, ti consiglio di stare ferma. Tanto ti incula lo stesso. E poi stai ferma con il culo, altrimenti potrebbe sbagliarsi e invece del culo ti svergina la figa”.

Viviana, che cominciava a sentire il fascino della forza bruta dell’uomo, ad assaporare il risultato di averlo fatto eccitare, per la paura che potesse effettivamente sverginarle la figa, si fermò continuando a lamentarsi e piagnucolare.

“Stai ferma, rilassati – riprese a dire Anna mentre con una mano le accarezzava i capelli – vedrai che è molto bello e ti piacerà moltissimo.

“Ma io non voglio e poi …. mi farà male, molto male”

“Ma quale male? Se facesse male, nessuno si farebbe più inculare. La prima volta, sì è vero, fa un po’ male, ma il piacere è sempre più grande del dolore.  Devi solo stare ferma e rilassare i muscoli. Hai il re dei cazzi che si prenderà cura di te. Non so cosa darei per esser al tuo posto. – poi rivolta a Michele – Fa piano, mi raccomando, mettile un po’ di saliva, ….. poco alla volta ……”

Viviana aveva ormai rinunciato a opporsi a quell’omone e sentiva la piacevole attesa di qualcosa che l’avrebbe proiettata nel mondo delle donne e afferrò una mano di Anna come a volersi assicurare un’ancora in quel mondo che stava per abbandonare.

Michele fu molto scrupoloso. Non avendo più necessità di tenere inchiodata Viviana per la testa, allargò prima le gambe della ragazza e poi le sue chiappe. Viviana si fece guidare docilmente.

“Aiutami, tienile aperte le chiappe – disse Michele ad Anna. Anna afferrò le chiappe e le tenne ben aperte. Michele riempì la mano di saliva e la spalmò sul buco di Viviana. – Ora succhiami il cazzo così lo renderemo più scivoloso”

Anna continuando a tenere le chiappe di Viviana ben aperte si avvicinò al cazzo di Michele. Era vero, avrebbe voluto prenderlo lei quel magnifico esemplare. Ma gli affari sono affari e, mentre si avvicinava per prendere in bocca il cazzo di Michele, sputò sul buchetto di Viviana.

Viviana sentì il fresco della saliva e trasalì: “Cos’è?”

“Non è nulla. mi si sto prendendo cura di te perché, senza rinunciare al piacere, tu senta meno dolore.”. rispose Michele.

Anna finì di insalivare per bene la clava e Michele l’appoggiò sul buco e, senza tanti complimenti, spinse fino in fondo.

Viviana spalancò la bocca e gli occhi quasi sperando che si aprisse anche il buco del culo e, vinta dal dolore, emise un grido animalesco. Ma Michele non si impietosì e spinse in fondo più che poté, mentre a Viviana le si riempivano gli occhi di calde lacrime.

Michele coscienziosamente cominciò a fare il suo dovere per tirarlo fuori e, con una rapidità sorprendente, a spingerlo nuovamente dentro. Senza sosta. Come un ossesso. Le viscere di Viviana cedevano il passo a quella maestosa clava e ben presto il bruciore intenso come di fuoco vivo, lasciò il passo ad un piacere crescente e intenso simile a una valanga. I lamenti per il bruciore si trasformarono prima tiepidi gemiti e poi in un’affannosa ricerca di ossigeno per assaporare un orgasmo anale che le stava montando sempre più. Ben presto Viviana assaporò improvviso il suo primo orgasmo anale e fu sconvolta dalla sua irruenza. E poi ne seguì un secondo orgasmo ancora più forte, e poi un terzo dal piacere devastante. Tutto il suo corpo fu scosso da brividi e fremiti di piacere.

Anna le accarezzava i capelli, le stringeva le braccia e quando si accorse che anche Michele stava per venire disse a Viviana: “Ora ti riempirà di sperma il culo. Sarà bellissimo. Stringi, stringi forte le chiappe, gli regalerai un supplemento di piacere. Stringi, stringi forte”

Viviana ansimava, le mancava l’aria, ma strinse le chiappe e, immediatamente, Michele le riversò un fiume di sperma bollente nel retto.

Quando finalmente quel caterpillar di Michele si fermò ed estrasse la clava dal culo di Viviana, questi, seppure distrutta come un cencio usato, raccolse un po’ di forze e girandosi verso di lui, gli sorrise e volle baciargli la punta del cazzo ormai barzotto.

“Ora che la strada è aperta, puoi venire a trovarmi quando vuoi e troverai sempre il miglior trattamento …. ” rispose Michele con un largo sorriso invitante

Anna si prese cura di Viviana fino a quando riprese le sue forze. Con un fazzoletto di carta, le asciugò alcuni rivoli di sangue e sperma che uscivano dallo sfintere e colavano lungo le gambe. Le baciò gli occhi e le asciugò le lacrime. La aiutò a rivestirsi alla bell’e meglio e insieme si avviarono verso l’uscita. Le raggiunse Michele con pacchetto di sigarette per ciascuna. Ma il pacchetto di Anna conteneva una sigaretta in meno e una banconota arrotolata da cinquanta euro in più. 

Il prof. Barbera uscì dall’aula nella quale i suoi studenti erano impegnati in una prova d’esame scritta. Aveva predisposto tutto perché essi non potessero copiare e ora, abbandonati al loro destino, andava a prendersi un meritato caffè. Si avviò sul lungo corridoio alla fine del quale c’era una meravigliosa macchina del caffè e non gli sfuggì che, a pochi metri, era preceduto da un bel paio di gambe e un culo sculettante. Il prof Barbera era un intenditore e, sopratutto, un vero amante di simili spettacoli che, invariabilmente, cercava di trasformare in opportunità.

Rimase incantato, il prof. Barbera, da quelle gambe tornite che sostenevano, su un paio si sandali con un tacco non troppo alto, ma sufficiente per mettere in risalto, un culo che sembrava dovesse cominciare a parlare. Un vestitino leggero copriva quel miracolo della natura fino a quasi il ginocchio e, tuttavia, si potevano intuire quelle magnifiche chiappe ingabbiate in mutandine sottili e ….. profumate.

Quando finalmente fu sazio di quella visione, Il prof. Barbera cercò di capire a chi appartenessero quelle gambe e quel culo da favola, ma non riusciva proprio a ricordare. Accelerò il passo e solo un attimo prima che la ragazza si infilasse in un’aula, riuscì a capire che si trattava di una studentessa il cui viso era così brutto che oscurava le sue grazie.  Aveva un nasone che faceva ombra a tutto il resto e una bocca imbottita di denti storti intrappolati in un gigantesco apparecchio ortodontico che, quando apriva la bocca, luccicava innaturalmente come un diamante.

Una volta libera la visuale, il prof. Barbera rallentò il passo e cominciò a domandarsi come aveva potuto sottovalutare quella ragazza e non accorgersi di quali grazie fosse dotata. Decise che non poteva perderla e cominciò a rimuginare sulla tattica per agganciarla.

Pensa e ripensa, non gli venne in mente nulla. Aveva, però, visto Olivia, questo il nome della ragazza, un paio di volte abbracciata a un ragazzo della sua età. Innamoratissimi, di un amore adolescenziale. Una mattina di qualche giorno dopo, il prof. Barbera incontrò Olivia mentre lei scendeva le scale. Erano l’uno di fronte all’altro, lei sulla cima delle scale lui sul pianerottolo. Nessun altro nelle vicinanze. Il prof. Barbera si bloccò, a bocca aperta, nel guardare quella ragazza che sinuosa scendeva verso di lui. Non poté fare a meno di notare che aveva anche un bel paio di tette che, probabilmente libere sotto la maglietta colorata, ballavano al ritmo della discesa. Non gli venne in mente nulla e quando lei fu alla sua altezza, riuscì solo a biascicare qualcosa senza senso.

“Scusi, prof, ero soprapensiero e non ho capito cosa mi ha detto. Può ripetermelo, per favore?”.

“Si … si … dicevo ……. voi ragazze siete tutte uguali – azzardò il prof. Barbera – perdete la testa per un ragazzo e non pensate più a voi stesse.  Vi preoccupate solo di lui che, generalmente se ne infischia delle vostre necessità. Se ne infischia non per cattiveria, ma per ignoranza. Non conosce il vostro corpo, non conosce le vostre esigenze, pensa solo a se stesso. E quando poi va via, vi lascia svuotate come un sacco vuoto … “.

Olivia fu colta di sorpresa da quelle parole. Olivia, pur essendo conscia che quella non fosse materia d’insegnamento e non capendo cosa c’entrava quel discorso, intimidita dalla situazione, rispose: “Ah sì, …. si ….. cosa dovremmo fare, allora”

“Dovreste, prima di tutto, imparare a conoscere voi stesse, imparare a difendere i vostri diritti di esseri umani. Rivolgervi a chi è abituato a insegnare e affidarvi per imparare……”.

“Ah, grazie, prof …. Ci penserò ….. “ rispose svelta Olivia mentre cominciava a capire dove il prof. volesse arrivare e , presa dalla vergogna, ripartì sulla sua strada.

Per qualche giorno non successe più nulla, ma una mattina che Olivia era in ritardo e quindi un po’ in colpa, incontrò il prof. Barbera che la fermò.

“Figliola, io voglio aiutarla a crescere, a godere appieno di questo suo rapporto splendido con il suo ragazzo. Per questo posso darle delle ripetizioni gratuite se verrà da me un pomeriggio. Lei ed io abbiamo lo stesso problema: nessuno deve sapere nulla perché altrimenti si spargerebbe la voce e lei non ci farebbe una bella figura, sarebbe lasciata sola dalle sue amiche. È una situazione assai comune e per questa ragione, così come ho fatto con le sue colleghe, le offro di venire da me, in un palazzo con almeno una cinquantina di condomini. Nessuno si accorgerà. E lì potrò insegnarle qualcosa di molto importante per la sua vita. Mi raccomando, per lei sarà tutto gratuito, ma non lo dica a nessuno”.

“Grazie prof., ci penserò!” rispose Olivia scappando spaventata.

La cosa sarebbe finita lì, se non fossero accadute, nei giorni successivi tre fatti importanti.

Una sua amica, chiacchierando con altre ragazze, ammise di aver fatto sesso,  all’insaputa del suo ragazzo, con un uomo che lei definì “fantastico”. Un clamoroso caso di corna. Con aria sognante, l’amica aveva concluso che era stata la più bella cosa accadutale negli ultimi anni.

Qualche giorno dopo sentì un’amica di sua madre, che era stata lasciata dal marito, dolersi della sua situazione e lamentarsi del fatto che il marito era scappato con una ragazzina, dopo che lei lo aveva accudito per anni rinunciando, per amor suo, al giusto piacere sessuale che lui non aveva mai saputo darle.

Il terzo fatto avvenne all’uscita dalla scuola quando il suo ragazzo le aveva detto che non poteva accompagnarla ad una festa, cui lei teneva particolarmente, perché aveva una partita di calcetto. Uno stronzo egoista.

Olivia rimase delusa e ferita. Avevano organizzato insieme di andare alla festa e Olivia ci teneva tanto perchè avrebbe potuto esibire il suo bel fidanzato e riscattarsi agli occhi delle sue amiche stronzissime. E invece niente, non se ne faceva niente perché lui doveva andare al calcetto. 

Olivia fu presa da una tristezza infinita, una depressione improvvisa e pesantissima. Era innamorata del suo ragazzo, e quella punizione non la meritava. Lui, dunque, era come il marito dell’amica di sua madre e Olivia non voleva fare la sua fine e, invece, voleva comportarsi come l’amica che aveva tradito il proprio ragazzo e godere, godere, godere ……

Subito dopo il rifiuto del suo ragazzo, Olivia incontrò il prof Barbera che le ripeté l’invito. Olivia non pensava certo a quel che stava facendo ma, per toglierselo davanti, accettò.

“Bene, allora devi venire a casa di mia sorella. Lì saremo al sicuro da occhi indiscreti. Lei non c’è e il condominio è grande come una città. Non ti noterà nessuno.”.

Olivia annuì come un automa e si avviò con gli occhi bassi verso casa.  Le sembrava che il mondo, il suo bel mondo, le stesse crollando addosso. Era stato così per tanto tempo, ma da quando aveva trovato quel ragazzo le sembrava che il mondo fosse diventato più bello, più generoso, più sorridente.

Più tardi, nella sua profonda tristezza, Olivia si ricordò di aver accettato l’invito del Prof. Barbera e si chiese molte volte se andarci o no. Senza passione, senza interesse, assolutamente distaccata, Olivia decise di andare dal Prof. Barbera per ringraziarlo e tornare a casa.

All’ora convenuta, suonò al citofono e il prof. aprì il portone. Olivia salì le scale e trovò la porta di casa accostata. Spinse la porta e apparve un corridoio buio. Con qualche timore entrò, chiamando a bassa voce.  Chiuse la porta e fece qualche altro timido passo all’interno dell’appartamento.  Il Prof. Barbera non rispondeva, ma improvvisamente, non appena gli occhi si abituarono alla penombra, si accorse che era in piedi lungo il corridoio, completamente nudo e con una notevole erezione frutto di due pillole blu.

Olivia si spaventò e il prof. Barbera la afferrò per le spalle e la tranquillizzò.

“Calma! Sono io!”

“Ma …. prof. ….. lei è nudo!”

“Certo! Dobbiamo cominciare la lezione immediatamente, perché dopo ho da fare”.

“Ecco, prof., a questo proposito …. ci ho penato bene e sono venuta qui solo per dirle che non voglio più fare la lezione”.

“Ma stai scherzando? Io mi sono già preparato e tu ne hai un gran bisogno”.

“No, davvero, la ringrazio – continuò Olivia sempre più spaventata – è meglio di no …. non sto molto bene …. “

Il Prof. Barbera temendo il peggio e senza perder tempo appoggiò le sue mani sulle spalle di Olivia e la fece inginocchiare e quando lei fu faccia a faccia con il suo cazzo in erezione, disse: “Avanti, su, comportati come una brava ragazza. “

Olivia non ebbe il coraggio di opporsi e s’inginocchiò. In fondo la vita non le interessava più.

“Prendilo con una mano e mettilo in bocca, da brava! E con l’altra mano prendi i coglioni. E succhia, succhia forte…..”

Olivia prese in mano il cazzo del professore e senza emozione lo portò alla bocca. Lo assaggiò con la punta della lingua, più per abitudine che per necessità. Poi lo inghiottì e cominciò a succhiare mentre con la sinistra giocava con i coglioni del Prof. Barbera.

Il Prof. Barbera deglutì un paio di volte prima di lasciarsi sfuggire un gemito di piacere: “Brava! Brava Olivia. Lo vedi che sei brava quando vuoi? Ora, senza smettere di succhiare, infilalo sempre più dentro. Non preoccuparti di nulla, voglio solleticarti le corde vocali con la mia cappella. Nessuna è mai morta nell’infilare un cazzo in gola”.

Olivia eseguiva diligente mentre pensava che il prof. si sarebbe accontentato di un pompino e, non appena avesse finito, avrebbe potuto andar via. Anche per questo, pur di farlo finire in fretta, non si oppose quando lui le schiacciava la testa con il suo pube per entrare sempre più inprofondità della gola.

Poi, mentre sembrava che stesse raggiungendo l’acme, il prof. Barbera, prendendola per il mento, la fece alzare dicendole: “Ora basta. Il riscaldamento è finito. Ora passiamo alla lezione – e, prendendola per mano, concluse – vieni con me di la. “

Olivia vedeva svanire il suo desiderio di andar via e si accorse che, senza provare alcun piacere, aveva cominciato a bagnarsi tra le gambe. Lo seguiva come un cagnolino e quando passarono davanti alla camera da letto, lui disse: “Per te il letto è ancora presto. Non immagini nemmeno quante tue colleghe hanno già fatto lezione su quel letto. “ Olivia pensò che forse la sua amica che aveva tradito il suo ragazzo era stata lì anche lei.

Arrivarono in un soggiorno e il prof. Barbera la fece appoggiare con i gomiti sul tavolo, mentre la fece piegare sul bacino con le gambe tese.  Il prof. Barbera sollevò il vestito scoprendo il favoloso culo della ragazza. Decise che l’avrebbe presa a pecora. Poi, afferrò le mutandine della ragazza e le abbassò fino alle ginocchia. Le disse: “Allarga le gambe per non far scivolare le mutandine per terra. E preparati, mia cara, preparati a prendere un siluro nella tua piccola fighetta” e le assestò un manrovescio sul culo che cominciò a ondeggiare. Fu in quel momento che il prof. Barbera si accorse di quale meraviglia aveva davanti. Il culo di Olivia era una perfetta semisfera, tremulo e sodo, con una fenditura che lo divideva in due perfette metà.

Non appena Olivia ebbe allargato un po’ le gambe, il prof. Barbera divaricò le chiappe e spuntarono il buchino inviolato e attraente e, appena sotto, le grandi labbra gonfie di umori e di eccitazione. Il prof. Barbera non resistette e cambiò idea. Senza dirle nulla, l’avrebbe inculata. Senza dirle nulla infilò l’indice tra le grandi labbra e si insinuò all’interno. Era umida. Le stimolo il clitoride, strappandole qualche gemito. La figa di Olivia rispose immediatamente aprendosi come un fiore e ricominciò a secernere il dolce miele che il prof. Barbera raccolse tra le dita e lo spalmò sul buchino della ragazza. Olivia presa dai suoi pensieri di depressione non si accorse di nulla e lui poté aspergere il buchino senza nessuna reazione. Poi, appoggiato il cazzo sul buco, diede un colpo di reni poderoso e il cazzo scivolò dentro.

Olivia lanciò un urlo di dolore e di sorpresa.

“Nooooo, non voglio! Non l’ho mi fatto “ gridò mentre tentava di divincolarsi.

Ma il Prof. Barbera che aveva previsto la reazione le aveva messo una mano sul collo schiacciandole la teta sul tavolo in modo che non avesse molti spazi per muoversi.

“Sta buona, oramai è già tutto dentro …. “

“Nooo, mi fa male, toglilo, lo tolga, non voglio …. “

“Stupida ragazzaccia. Il professore sono io, e sono io che decido cosa si fa…. “

“Noooo, ….. noooo…… la prego professore lo tolga”

“Non fare la cretina. Il bruciore fra un po’ passa e proverai orgasmi mai provati prima – disse il prof. Barbera che aveva già cominciato il dolce su è giù – Sta buona! Tanto ormai sono dentro e non uscirò. Se stai buona godrai anche tu”

Il prof. Barbera aveva preso il ritmo e il retto di Olivia aveva cominciato a lubrificarsi, il bruciore era diminuito ed era cominciato il piacere. Olivia ora non gridava più, ma continuava a mugolare come una gatta in calore e stringeva i denti quando il prof. spingeva e le scappavano veri e propri grida di piacere quando si tirava indietro. Piano piano, senza che se ne accorgesse, Olivia cominciò a muovere il proprio corpo per favorire l’ingresso di quel cazzo marmoreo, andando contro il professore, quando questi caricava e spingeva, in modo che il suo cazzo entrasse più in fondo possibile. Senza accorgersene, Olivia fu invasa, inondata e scossa da due o tre orgasmi consecutivi. Di lì a poco, anche il prof. si lasciò andare e le riempì il culo di un liquido denso e caldo.

Rimasero fermi alcuni minuti per riprender fiato. Poi, Olivia si tirò su, lo sperma le colava lungo le gambe nude. Afferrò le mutandine e se le rimise a posto e, senza dire una parola, uscì e tornò a casa.

 

Marta e Andrea stavano insieme da molto tempo e tutto sembrava filare per il meglio. Andrea non era un grande amatore ma Marta ne era ugualmente soddisfatta grazie ad altre qualità da lei molto apprezzate. Trudy, amica di Marta, non aveva il ragazzo fisso e, invece, amava il sesso e cambiar partner molto di frequente. Erano molto amiche e Trudy spesso raccontava a Marta delle ardite composizioni sessuali che sperimentava con i suoi amanti. A Marta soprattutto eccitava, senza mai desiderarlo, il rapporto a tre che Trudy aveva instaurato con due ragazzi.

“Sono due bei ragazzi, questo lo vedi da te. Entrambi hanno un robusto appetito sessuale. Li conoscevo già da tempo e avevo fatto l’amore con ognuno dei due, ma una sera che eravamo rimasti noi tre soli era evidente che uno di loro dovesse andar via. Mi chiesero, invece, di farlo tutti tre, insieme. Ebbi paura di diventare un oggetto sessuale, un giocattolo e ricevere, uno dopo l’altro, le effusioni dei due. Come una vera prostituta. Accettai solo a condizione che fosse veramente sesso a tre, tutti insieme, senza paure o condizionamenti. Volevo che nessuno dovesse rifiutare i rapporti omosessuali. Accettarono. Nonostante entrambi siano dei veri maschi, non si rifiutarono di accarezzare il sesso dell’altro o a prendere l’altro in bocca o nel culo. Fu bellissimo e ci piacque così tanto che da allora lo abbiamo rifatto molte altre volte. Soprattutto a me piace aiutare l’uccello di uno a entrare nel culo dell’altro. I preliminari sono fondamentali – diceva Trudy – Noi ci spogliamo l’un l’altro e poi io aiuto il primo cui gli viene duro abbastanza, a sodomizzare l’altro”.

“Cosa vuoi dire, con aiuto?”

“Quando è chiaro chi lo deve prendere, accarezzo l’altro e lo ungo con saliva o, se c’è, con dell’olio. Poi guido l’uccello a entrare nel culo. È fantastico sentire il respiro di chi riceve fermarsi, quasi volesse concentrare sulle sensazioni anali. Poi, quando cominciano a muoversi in sincronia e uno scopa brutalmente l’altro, come un martello pneumatico, io comincio a segare il fortunato che lo sta prendendo in culo, oppure mi faccio inculare io stessa, e, ti assicuro, che sento un piacere doppio, sento le spinte dell’uno e dell’altro. È semplicemente fantastico e godo come una vera maiala.”.

Marta non aveva avuto il coraggio di fare altre domande, ma da quel momento aiutare due uomini che s’inculano, era diventato la sua fantasia segreta. Una sera che era particolarmente eccitata, Marta raccontò ad Andrea di questa sua sogno erotico ma Andrea non ne volle nemmeno sentire parlare. Marta non ebbe il coraggio di parlarne più, ma continuò a coltivare la sua fantasia.

Giulio era l’amico fraterno di Andrea ed era divenuto amico anche di Marta. Era il classico ragazzo molto bello, corteggiato dalle ragazze non solo per il suo fisico da bronzo di Riace, ma anche per i suoi modi gentili e un sorriso che faceva squagliare qualsiasi ragazza di ghiaccio. Giulio approfittava di questa disponibilità e cambiava ragazza molto di frequente. Marta era divenuta amica di ognuna di esse e con ognuna aveva condiviso sogni e aspettative. L’ultima ragazza era diventata così intima con Marta da raccontarle alcuni particolari piccanti dei suoi momenti con Giulio, spingere piano piano Marta ad associare la sua fantasia erotica a Giulio.

A una festa tra amici, Marta, che era un po’ brilla, raccontò a Giulio la sua fantasia erotica. Questi la sorprese dicendo: “Farmi inculare da un altro uomo proprio no, ma se una ragazza insistesse per penetrarmi con un oggetto non troppo grosso, se mi facesse godere e per farle piacere, accetterei”.

Da quel momento Marta cominciò a coltivare il sogno di inculare Giulio invece che il suo ragazzo e presto si presentò un’occasione concreta.

Quella sera Marta andò a casa di Giulio, dove avrebbe trovato anche Andrea. Quando arrivò al portone, suonò al citofono e, senza aspettare la risposta, salì su. Entrata in casa, Giulio le disse che Andrea si era sentito poco bene ed era tornato a casa. Marta che aveva fatto le scale di corsa, si sedette al tavolo della cucina e si fece preparare un te. Mentre beveva il te, si accorse di un cetriolo che faceva bella mostra in un cesto e, quasi senza accorgersene, riprese il discorso interrotto alla festa e chiese a Giulio se era disposto a farsi penetrare con il cetriolo.

Giulio la guardò un po’ sospettoso, si ricordò della sua fantasia e disse: ”Vuoi dire che vorresti essere tu a sverginarmi il culo?”

Marta annuì sorridendo.

“Io sono l’amico del tuo fidanzato, tu ed io non possiamo fare sesso se non tradendo la fiducia di Andrea. Sarebbe grave”.

“Ma no…..!Non sarebbe un tradimento – rispose Marta – io rimarrò vestita, tu non toccherai il mio sesso. Sarà il cetriolo a scoparti. Sarà una specie di esperimento.”

“Hai mai penetrato Andrea?”

“No, mai!!” Rispose Marta sorridendo da furbetta.

“Avete mai avuto sesso anale?”

“Ci ha provato due o tre volte. Figurati! Non gliel’ho mai permesso”

Giulio ci pensò su un attimo e alla fine accettò.

“Non muoio dalla voglia di farlo, ma tu mi hai ….. stregato! – disse con quel suo sorriso acchiappa cuori – Va bene. Deve essere chiaro, però, che non faremo sesso, mi stai solo aiutando a superare le mie paure omofobe.”.

Mentre Marta lavava il cetriolo, Giulio si spogliò. A Marta apparve Giulio completamente nudo, come non lo aveva mai visto, come un dio della Grecia antica e con un cazzo in semierezione, completamente depilato e pulito. Marta pensò che il suo segreto con le ragazze dovesse proprio essere quel randello, lungo e grosso, bello anche solo da vedere. Marta l’avrebbe accarezzato, tirato, baciato e succhiato. Ma, i patti sono patti.

Giulio si mise a quattro zampe sul divano, si piegò in avanti appoggiando le spalle sul morbido e, come aveva visto in decine di film porno, con le mani teneva le chiappe aperte per favorire la penetrazione. Marta ammirò quel corpo perfetto muscoloso e glabro. Accarezzò le forti cosce fin su ai glutei marmorei. Provò a far scivolare una mano tra le chiappe. Era entusiasta di aver quel corpo perfetto a sua disposizione, della sua fantasia erotica. Mise un po’ di saliva nella mano destra e, mentre con la sinistra accarezzava la schiena muscolosa, spalmò coscienziosamente la saliva sul buchino di Giulio.

“Forse è meglio che tu aggiunga una goccia di olio “ disse Giulio. Marta prese la lattina di olio e ne asperse un po’ sul cetriolo e lo spalmò. Poi ne versò sul buchino, forse troppo. Per rimediare, Marta cominciò a spalmare olio tra le chiappe, sulle cosce. Poi ne spalmò sui muscoli della schiena, sul perineo e sul cazzo ancora in semierezione. Le piaceva accarezzare quel fascio di muscoli guizzanti e indugiò più del dovuto. Poi, provò a entrare con un dito nel culo, mentre con l’altra mano teneva saldo il cazzo di Giulio che cominciava a irrigidirsi. Infilò il dito fino in fondo. Poi lo estrasse e ne infilò due. Quando spinse le dita un po’ più a fondo, senti un gemito sfuggire dalla bocca di Giulio. Era evidente che gli piaceva.

Senza smettere di segare lentamente Giulio, prese il cetriolo e lo appoggiò sul buco.

“Ti farò un po’ male. Dimmi quando è troppo doloroso”

“Fa piano”

Ma, Marta aveva fatto un buon lavoro di lubrificazione e Il cetriolo scivolò nel culo di quel meraviglioso ragazzo dal fisico statuario senza alcuna resistenza. Il respiro di Giulio si bloccò. Marta spinse più giù il cetriolo e Giulio prese fiato. Pian piano il cetriolo scivolava su e giù e, in sincronia con cetriolo, Giulio respirava e il suo cazzo diveniva sempre più duro. Marta era eccitatissima e deglutì a vuoto per mascherare il suo stato. Giulio, pian piano, cominciava a godere. Lei gli stantuffava il culo spingendo con forza il cetriolo e ritirandolo fuori con lentezza. Il respiro di Giulio sempre più corto, sempre più affannato.

“Si. Sì, così ….. Siiii, dai, dai ….. dai”

Marta continuava a fare su e giù strappandogli gemiti sempre più profondi e sempre più frequenti. Imparò a capire quando spingere forte e quando andar lentamente, quando piegare il cetriolo in modo che spingesse con più forza sulle pareti anali. Senza mai smettere di segarlo, lentamente.

“Più forte, …………. ti prego, spingilo …… più in ……. profondità …..”

Marta sentiva crescere l’orgasmo di Giulio e quando le fu chiaro che Giulio stava per eiaculare, disse: “Mi sporcherò tutta. Meglio che mi spogli” In un attimo tolse la gonna e le mutandine, poi sbottonò e tolse la camicetta e liberò il seno. Ora, era completamente nuda anche lei e riprese a stantuffare il culo.

Marta si sentiva onnipotente. Le bastava spingere un po’ di più il cetriolo o aumentare il ritmo della sega per strappare a Giulio intensissimi gemiti di piacere. E usava questo dominio per gustare il corpo di Giulio scosso da profondi tremori e letteralmente vibrare con lui come una foglia al vento. Marta era super eccitata. Una sensazione nuova per intensità e coinvolgimento. Sentiva la passerina in preda a piacevolissimi e intensi spasmi. Era sempre più bagnata e vogliosa.

Aumentava le spinte nel culo di Giulio, sempre più profonde, sempre più violente e aumentava il proprio piacere. A un tratto, il respiro di Giulio, tra gemiti e affanni, divenne incontenibile. Godeva di un piacere violento e profondo e, dopo poco, un orgasmo anale d’incredibile intensità scosse il suo corpo, mentre i gemiti si trasformarono in veri e propri muggiti di piacere. Nello stesso momento, esplose con tre o quattro potenti spruzzi di sperma caldo che colpirono il braccio di Marta.

“Non ti fermare, non ti fermare …. Continua….. continua, ti prego!” gridò Giulio, tra violenti brividi di piacere. E Marta continuò a scopargli il culo, mentre con la lingua raccoglieva lo sperma dalla mano e dal braccio. Il piacere di Giulio era contagiosissimo e anche lei fu scossa da tremori orgasmici della stessa intensità.

L’eiaculazione non interruppe l’orgasmo e, mentre Marta continuava a scopargli il culo, Giulio continuava a godere, continuava a esser sconquassato da fremiti: ”È bellissimo! Ti prego …… non fermarti……… Continua a fottermi. È un orgasmo che non finisce mai. Avvicina la tua mano, voglio assaggiare il mio sperma sulla tua pelle”.

“L’ho leccato tutto, Giulio, ma se vuoi, ne ho ancora in bocca. È buonissimo” e così dicendo avvicinò la sua bocca a quella di Giulio, appoggiando il petto sulla schiena di Giulio, senza curarsi che i suoi capezzoli, ingrossati e duri come chiodi, gli trafiggessero la carne procurandogli un supplemento di piacere. Marta baciò Giulio con tutta la passione di cui era capace. Lui mulinava con la lingua per raccogliere le ultime stille di sperma.

Quando il bacio finì, Marta tornò con la mano al cazzo di Giulio: “È ancora duro. È di acciaio. Ho una voglia pazzesca di farmi scopare”

“Non possiamo – rispose lui – non possiamo ……. tradire Andrea …….. sono il suo miglior amico “.

“Hai ragione Giulio, però se lui non venisse mai a saperlo, non ne soffrirebbe. Sono certa che tu non andresti a raccontare nulla in giro ed io men che meno. …… non verrebbe mai a saperlo, ……. possiamo farlo. E poi, chi potrebbe condannarci sapendo in che stato di eccitazione ci troviamo. Facciamolo, …… facciamolo e non pensiamoci più”.

“No, no Marta. Queste cose si vengono sempre a sapere. Non voglio tradire la sua fiducia.”

“Non lo saprà mai, ti dico. E poi parli bene tu, che sei già venuto! Io sono ancora con la bocca asciutta”

“Ti sbagli, io ho ancora una voglia che potrei farti a pezzi”.

“E allora fammi a pezzi ….. stronzo!”

Senza nemmeno togliersi il cetriolo dal culo, Giulio abbracciò Marta e la fece mettere al suo posto a quattro gambe sul divano.  Si mise dietro di lei e le appoggiò il cazzo enorme sul fondoschiena: “Ti restituisco il favore, bella mia. Ti inculo”

“Si, siiiii inculami, ti prego, inculami fammi godere questo splendido esemplare.”

Giulio, senza tanti complimenti, spinse il randello nelle viscere di Marta e, strappandole lo sfintere, entrò in tutta la sua maestosa grandezza fino in fondo. Marta lanciò un urlo di dolore, ma subito dopo, cominciò per lei il piacere, con fremiti profondi, tra grida animalesche e orgasmi che si susseguivano senza soluzione di continuità.

Marta realizzò il suo sogno erotico ed ebbe il suo più intenso e duraturo orgasmo della sua vita. Ne fu scossa per settimane.

 

Virginia era una bella ragazza laureata in lettere da poco, una bellezza vera che non amava mettersi in mostra. Era fidanzata da due anni con Alessio e, per sbarcare il lunario, dava ripetizioni di italiano a Giorgio.

Un giorno di metà maggio, Giorgio propose a Virginia di fare ripetizioni nella sua casa al mare, per un giorno intero, con  due ore di pausa in spiaggia a prendere il primo sole. Virginia e Giorgio sarebbero andati insieme e Alessio sarebbe andato a riprendere Virginia alla sera.

Due giorni dopo erano nella casetta di Giorgio e si misero immediatamente a studiare. Arrivò l’ora di pranzo, chiusero libri e quaderni e si avviarono verso la spiaggia. Giorgio era molto simpatico e anche Virginia, elettrizzata al pensiero del primo bagno solare della stagione, si sentiva a suo agio. Virginia indossava un vestitino unico, accollato e senza maniche, che le copriva le gambe fin quasi al ginocchio. Non amava indossare abiti che potessero accendere le fantasie maschili. Giorgio indossava un pantaloncino corto color cachi ed una lacoste color malva.

In spiaggia, in costume da bagno, si sistemarono a prendere il sole. Giorgio si accorse che Virginia era davvero bella. Aveva un corpo sinuoso e grazioso, due tette che sembravano voler esplodere, il ventre piatto ed un visino delizioso attorniato da una criniera di biondi capelli. Ma il pezzo forte di Virginia era il culo. Non troppo grande, perfettamente sferico e sodo, imbrigliato in un costume da bagno il cui filo posteriore si infilava tra le morbide e sode chiappe della ragazza.

Anche Virginia fu incuriosita da Giorgio che presentava, all’altezza dell‘inguine, una pacco di dimensioni notevoli. Ella non aveva avuto molti ragazzi e aveva visto ancora meno cazzi, tuttavia il pacco di Giorgio le sembrava bello grosso. Virginia, incuriosita, non riusciva a distogliere lo sguardo dall’inguine del suo allievo.

Le due ore in spiaggia volarono e i due ragazzi, per il caldo, tornarono a casa in costume, senza rivestirsi. Una volta a casa, Virginia, che moriva dalla voglia di sapere cosa gonfiasse il costume di Giorgio, gli fece cadere il gelato che stava gustando.

“Oh ….. come mi dispiace. Perdonami, ero soprapensiero.“ Così dicendo, con un fazzoletto, Virginia cercò di smacchiare il costume.

La manovra non sfuggì a Giorgio che prese la palla al balzo e disse: “Porca miseria ! Ci tenevo tanto …..! Lo tolgo, così puoi pulirlo più agevolmente ….. “

Senza aspettare risposta, Giorgio si cavò il costume rimanendo completamente nudo. A quella visione, Virginia strabuzzò gli occhi. Di fronte a lei, anche se ancora molle, c’era il più grosso uccello che avesse mai visto.

“Dio mio! Che roba è? Accidenti, Giorgio, ….. non credevo che esistessero di queste dimensioni. Non ne ho mai visto uno così” Disse Virginia contravvenendo al suo modo misurato di esprimersi.

“Non so, …… non sono informato – rispose Giorgio che ne sapeva una più del diavolo – non è così quello del tuo ragazzo?”

“No, si vede ad occhio nudo, anche ora che non è in tiro, che è molto più lungo, più grosso ….! Quanto diventa grande quando sei eccitato? Cosa ti hanno detto le ragazze che lo hanno visto?”

“In genere le ragazze che lo vedono, poi lo vogliono toccare e infine provare. …….. ne sono soddisfatte….. Vuoi provarlo? Toccalo!”

Virginia era come incantata, di certo non avrebbe toccato l’uccello di nessuno, ma la curiosità di capire che effetto facesse avere un cazzo di quelle dimensioni tra le mani …… senza rendersene conto, lo prese. “Ci credo che vogliono provarlo! ” Disse tradendo un po’ il suo desiderio.

“ Ti piace ? – chiese Giorgio mentre mise una mano sulla mano di Virginia per accompagnarne il movimento – in genere nessuna si fa male. Anzi. Molte cominciano a bagnarsi appena lo toccano e la figa diventa più elastica. Chissà tu ora come sei bagnata…..”

Virginia, rendendosi conto che la sua figa stava diventando bagnata e più morbida, si svegliò dall’incanto e ritrasse velocemente la mano. “ Non mi interessa! Siamo in ritardo! Abbiamo tre ore di lezione prima che arrivi il mio ragazzo.”

Giorgio rimase piuttosto stizzito “Paura? Avresti potuto continuare, in genere non morde!”

“Giorgio il mio fidanzato sarà qui fra un paio d’ore. Dobbiamo sbrigarci con la lezione. ”

“Bè, cosa c’era di male? non ti mangio mica……”

“Non fare lo stupido ….. e rivestiti” disse Virginia che aveva un po’ ripreso il controllo di se.

“Non dovevi pulirmi il costume che mi hai macchiato?”

“Ora te lo smacchio ….. “ e, preso il costume, si avviò verso il bagno, ma eccitò ancora notando che Giorgio se lo stava segando lentamente. Si accese il desiderio, ma era troppo risoluta per cedere. Nel lavandino del bagno, cercava di smacchiare il costume ma si accorse che Giorgio le si era avvicinato. “Cosa vuoi? – minacciò – Ti sto smacchiando il costume. Se non esci subito, me ne andrò via”

“Perché la prendi così? Se un uomo incontra una bellissima donna, si eccita e accade quel che deve accadere. È naturale ….. – poi con tono più duro, aggiunse – Almeno staresti con un vero uomo, non con un nano come il tuo ragazzo”

Era vero, Giorgio era alto e con un fisico possente. Virginia si girò verso Giorgio. Il cuore le batteva all’impazzata. Tornò con la testa verso lo specchio. Sentì Giorgio che continuava a segarsi. Pregò che facesse in fretta. “Quando avrai finito mi lascerai andare? “ chiese.

Giorgio la teneva per i fianchi e le appoggiò il cazzo sulla chiappa nuda e prese a sfregare il cazzo marmoreo sulle sue chiappe. “Si, ma tu ora stai un po’ ferma”. Ansimava.

I gemiti di Giorgio e quel cazzo durissimo la stavano eccitando. Giorgio avrebbe potuto inondarla di sperma caldo da un momento all’altro. Sentiva la figa sempre più bagnata. Giorgio era quasi al punto e a Virginia un po’ dispiaceva.

Giorgio si fermò. “Hai un gran bel culo sai? – disse, mentre con la mano si insinuò tra le sue gambe. Virginia lo lasciò fare. Lui le divaricò le gambe e liberò la figa dal perizoma quel tanto perché potesse infilare l’uccello. Abbracciò Virginia e cominciò a muoversi. Virginia sentiva l’ uccello duro come il marmo farsi strada tra le gambe, strofinando l’asta tra le chiappe. Poi gli umori di lei, bagnarono completamente il cazzo che scivolava tra le grandi labbra di lei, urtando il clitoride.

“Smettila – disse Virginia senza convinzione – non ti ho dato il permesso di farlo” Lui continuò imperterrito.

Giorgio cominciò ad ansimare e Virginia a gemere. Poi con rapidità, Giorgio infilò il cazzo nella figa. Con una voce che veniva dal profondo Virginia gli disse piano: “Non venirmi dentro, non prendo nulla”

Ora si muovevano e godevano all’unisono. Virginia stava provando un piacere mai sentito prima. Lui spingeva forte ma  un attimo prima di venire estrasse il cazzo dalla figa appoggiandolo sulla schiena di lei. I primi due schizzi furono talmente forti da risalire lungo la schiena sotto la maglietta, il terzo schizzo colpì una chiappa ed il successivo colpì la gamba. Sdegnata, Virginia si ritrasse e si girò verso di lui fissandogli il cazzo che ancora si svuotava. I fiotti diminuirono e lo sperma cominciò a colare lungo le gambe di Virginia.

“Maiale!. Ti ho lasciato fare, mi hai imbrattato le gambe e ora spero che ti darai una calmata.“disse Virginia guardando pulendo lo sperma sulle cosce.

Si lavarono e si ricomposero per tornare in soggiorno e riprendere la lezione.

Alessio, rimasto in città, immaginò che andare al mare a recuperare Virginia, era una ottima occasione per fare una bella serata e decise che sarebbe partito appena libero. Arrivò al mare con molto anticipo e non volendo disturbare la lezione fece un giro a piedi. Poi, stanco, si diresse verso la casa di Giorgio con l’intento di sedersi là ad aspettare. Era maggio e il villaggio era praticamente vuoto. Quasi senza volerlo arrivò alla casa di Giorgio dal retro e, dalla finestra aperta del soggiorno, vide Giorgio in piedi vicino al tavolo e Virginia che gli si stava avvicinando sorniona. Era un po’ sospetto fare lezione in costume da bagno. Gli venne voglia di spiare i loro movimenti.

Virginia si accorse che l’uccello di Giorgio si stava rianimando. I ragazzi con cui era stata ci mettevano sempre un bel po’ prima di tornare all’erezione. Giorgio, invece, sembrava avercelo più duro di prima. Virginia gli si avvicinò compiaciuta, gli infilò la mano nel costume e lo tirò completamente fuori.

Ad Alessio apparve un cazzo duro e di dimensioni impressionanti, completamente depilato e pulito, con alla base un rigonfiamento per i gioielli di famiglia. Si sentì come trafitto da una lancia. Accusò il colpo, quel cazzo era davvero bello ed attraente e spiegava perché Virginia ne fosse così attratta. Si senti un nano e rimase a guardare incuriosito.

“Uhhh …… È bellissimo! Lo hai mai misurato? “chiese Virginia, rapita!

“Si, più o meno. Venticinque centimetri! – rispose ridendo. Poi con tono imperioso aggiunse – Succhialo !”  

Alessio ebbe come un pugno allo stomaco. Virginia si era sempre rifiutata di spompinarlo, ora cosa avrebbe fatto?

“Sei matto? Non mi piace e poi sono fidanzata. Lo sai!”

“Succhiarlo non vuol dire tradire “

“È una pratica degradante. Non ne ho mai succhiati e non comincerò ora.”

“Brava Virginia” pensò tra se Alessio. Ben presto, dovette ricredersi.

“Ho capito – rispose Giorgio rimettendosi il cazzo nel costume – tu sei una di quelle fighe che vuole divertirsi senza dare nulla in cambio. Se non me lo succhi, ci rivestiamo e ci mettiamo a studiare”

“No, no, …. Ti prego, – disse spaventata Virginia – te lo succhio, ma dopo, farai godere anche me?”

Alessio si sentì le gambe molli. Dunque l’avrebbe preso in bocca! Avrebbe potuto intervenire, ma volle vedere dove sarebbe arrivata Virginia.

“Ti farò godere quanto tu farai godere me…..”

Senza aggiungere altro, Virginia si inginocchiò davanti a Giorgio e cominciò a leccarlo per tutta la sua lunghezza. Lo scappellò e leccò la cappella. Poi lo infilò in bocca.

“Devi farlo entrare tutto dentro “

Virginia cercò con tutte le sue forze di farlo entrare, ma era troppo lungo. Si impegnò, si sforzò, tossì, lo estrasse, mentre fili di saliva e muco tracimavano dalla bocca. Riprovò ancora.

Alessio vedeva Virginia e si eccitò. Istintivamente portò la mano sul suo cazzo. Si stupì di trovarlo in piena erezione e …. dovette faticare per non masturbarsi.

Giorgio afferrò i capelli di Virginia e cominciò a guidarle la testa. Avanti e indietro e ogni volta che entrava, andava più in profondità. Alessio guardava la sua ragazza mentre si faceva scopare la bocca, la vide diventare paonazza, tossire emettere saliva e muco dalla bocca dal naso eppure ….. sembrava felice.

Giorgio spingeva la testa di Virginia perché il cazzo entrasse tutto in bocca. Virginia tossì, ma sembrava orgogliosa dello sforzo che stava compiendo. Poi, improvvisamente, Giorgio tirò i capelli e liberò la bocca di Virginia. Afferrò la ragazza con decisione, la sollevò e la posò con la schiena sul tavolo. In pochi attimi, le sfilò il costume da bagno, le sollevò le gambe verso l’alto, e si fiondò con la lingua in una leccata magistrale. Virginia, stupita, gemeva dal piacere e ben presto cominciò ad avvertire fremiti e tremori che si susseguivano uno dietro l’altro.

Ansimava forte, i suoi gemiti, la sua frenesia, i suoi scomposti movimenti aumentavano in sincronia con Giorgio. “Si, si, siiii …. Non fermarti, non fermarti “ gridava Virginia gratificata. E come una slavina, come una frana che rotola verso la valle, fu investita da un orgasmo profondo. Tremava come una foglia al vento e, ad ogni orgasmo, gridava il suo piacere e stringeva le cosce attorno alla testa di Giorgio. Virginia si sentiva una vera donna, voluta e apprezzata.

Alessio era impazzito dalla eccitazione e anche lui se lo menava al ritmo dell’azione dei due amanti.

Virginia teneva le gambe aperte per favorire la lingua di Giorgio e fra gli orgasmi e gli umori vaginali, Giorgio intinse il suo dito indice, bagnato e vischioso, e delicatamente lo infilò nel culo di Virginia.

Tra gli spasmi di quel primo orgasmo,  Virginia gridò: “No, lì no. Non voglio “.

Ma il dito entrò tutto dentro e cominciò lentamente a scoparla.

 “No, ti ho detto di no. Non l’ho mai fatto. Non voglio”.

Alessio poteva vedere la scena chiaramente e, conoscendo Virginia, sapeva che ella avrebbe difeso con le unghie e con i denti la sua verginità anale. Ma Giorgio non aveva fretta e riprese a leccare la figa e a spingere il dito nel culo. Virginia non si oppose e Alessio sperò di vederla penetrata.

Il dito di Giorgio cominciò un lento ma inesorabile andirivieni che strappò a Virginia qualche gemito ed un secondo dito entrò. Come una vittima sacrificale, Virginia fremeva nell’attesa. Nessuno dei due parlava più, si sentivano solo gemiti di piacere. Alessio vedeva il piacere sul viso di Virginia e aumentò il ritmo di masturbazione.

Poi, improvvisamente, Giorgio estrasse le dita e prese Virginia per i fianci e la mise con i piedi per terra e quindi sdraiata con il petto sul tavolo. Si spalmò il cazzo di umori vaginali e appoggiò la punta sul buco. Spinse solo un po’ e il cazzo scivolò dentro senza sforzi, strappando a Virginia nemmeno un gridò per il dolore della penetrazione. Poi lo estrasse e di nuovo dentro, in un andirivieni lento ma inesorabile. Virginia, vinta dal piacere, non cercò di liberarsi, non si mosse, non fuggì. Virginia non voleva, ma accettò la nuova intrusione. Per lei era una novità.

Il suo viso parlava per lei. Ora lui la teneva con una mano per i capelli, come fossero le briglia di un cavallo, la obbligava a muovere il culo in su e giù favorendo l’ingresso dell’uccello sempre più a fondo..

“Mi hai aperto il culo! Sei uno stronzo. – disse – Finisci il lavoro: sfondami il culo, bastardo!”

Per Alessio, era ormai chiaro, Giorgio stava inculando la sua Virginia come avrebbe voluto fare lui stesso, la stava sbattendo alla grande. Era fantastico vedere l’uccello comparire e scomparire nel culo di Virginia. Alessio stava godendo come se se fosse al posto di Giorgio.

Era una scena da film porno. Lei in piedi con le gambe tese e Giorgio con una mano spingeva la schiena di Virginia e con l’altra, tenendola per i capelli, la tirava a se, rallentando e accelerando il ritmo delle spinte. Lo estraeva quasi completamente per poi farlo scivolare nuovamente fino in fondo. Uno spettacolo meraviglioso.

Improvvisamente, come un terremoto, ansimando come alla fine di una corsa spasmodica, Virginia gridò il suo profondo orgasmo ….. “Siiiiiiiiiiii, si, …….. siiiiii ….. Vengo. Vengo.”

Fu ancora questione di un paio di colpi, poi anche Giorgio esplose nel culo il suo sperma caldo. Lentamente i due amanti si lasciarono andare, spossati. Dopo qualche minuto, Giorgio, con due dita, allargò lo sfintere anale di Virginia per fare uscire lo sperma che cominciò a colare lungo le gambe. Alessio, che non aveva smesso di menarselo, a quella vista fu travolto e sborrò in un vaso di fiori, nel silenzio di una sera di primavera. Ora era diventato un cornuto contento.

Giorgio, portò le dita ricoperte di sperma alla bocca di Virginia . Lei tentò di sottrarsi, ma lui la esortò: “Succhia, troia, è roba nostra!”

E Virginia succhiò.

“Aspetta, non chiudere” disse Amy al telefono con Greg.

“Cosa c’è ancora? Lo sai che ho la partita …..”

“Aspetta Greg. Devo dirti qualcosa e non voglio che sia qualcun altro a dirtelo….”.

“Va bene! Però, devi sbrigarti, sono già in ritardo e poi …… si sta scaricando il telefono ……”.

“Va bene, va bene ……. Ricordi la festa di venerdì scorso?”

“Sì, ….. sì, la ricordo ………. allora?”

“Ricordi che tu non sei voluto venire?”

“Sì, ….. si ti ho detto …..”

“Ricordi che ci tenevo molto e ci sono andata da sola?”

“Allora? È ancora lunga? Ricordo tutto …..”

“Ecco, lì c’era Fred …… “

“Ah!” rispose secco Greg. Fred era il bello della sua classe e le ragazze perdevano la testa per lui.

“Io ho ballato un po’, ho ballato con gli altri …… poi quando mi sono sentita stanca sono andata a prendermi un drink”.

“Daiii ……. Vai avanti…fa presto! …..”

“Il drink era un po’ alcolico ……. ed io non lo sapevo”

“Insommaaaa ….. dimmi….”

“Bhè, quel po’ di alcol mi ha fiaccato le gambe e sono andata a sedermi …… “.

“Qual è il problema?”

“Mi sono seduta sul divano, affianco ad Fred …….”

“Ah! Non c’erano altri posti?”

“Era l’unico divano e c’era lui. La minigonna, …… le gambe in vista…… evidentemente Fred si è un po’ eccitato. Ha approfittato che c’era poca luce, se lo è tirato fuori e ha cominciato a menarselo …..”.

“Dai! Non è vero ….. non ci credo. Fred? Chissà cosa hai combinato per farlo eccitare! Avrai tirato su la gonna, …. avrai aperto la camicetta…..”

“Te lo assicuro! Non ho fatto proprio nulla …….. Fred, quel maiale! Si stava masturbando di fianco a me!”

“E tu, come hai reagito?”

“Mi sono vergognata a morte ……. avevo paura che qualcun potesse vederlo e pensare che io ….. insomma ……… che io ci stessi con lui ……. mi sono guardata intorno e fortunatamente nessuno ci osservava. Gli ho detto di smettere, ma intanto non volevo attirare l’attenzione …….. e lui continuava a menarselo……..”.

“Avresti potuto alzarti e andartene …..”

“Ci ho provato …… ma se mi fossi alzata, lui sarebbe stato in vista a tutta la sala. Volevo evitare a tutti i costi uno …. scandalo. E son rimasta.”

“Che cazzo dici. Dovevi andar via e lasciarlo al suo destino ……. “

“Era quello che stavo per fare, ma mi sono accorta che ……. stava per venire e ……. temevo che sborrasse dappertutto …… che mi riempisse i capelli, la camicetta, la gonna …. non sapevo cosa fare ……… che vergogna, se avessi dovuto uscire con i capelli sporchi del suo sperma”.

“E allora? cosa hai fatto? Spero che tu ti sia allontanata …..”

“Noooo. Ho avuto paura. Paura che mi scoprissero, che m’imbrattasse, che tu venissi a saperlo ……. non sapevo cosa fare …… per evitare lo scandalo ….. mi sono buttata su di lui e l’ho preso in bocca per bere tutto …….”.

“Cha cazzo dici? Gli hai fatto un pompino ……… e me lo dici così, …… per telefono…… sei proprio una troia”

“E come te lo dovevo dire? Volevo che lo sapessi da me ….. lo sai, a me Fred non piace …. non l’ho fatto né per sesso, né per amore ……”

“Ah, bè, una bella consolazione. Sei una stronza ……… e io sono cornuto né per sesso, né per amore”

“Smettila! Non sei cornuto. L’ho fatto a fin di bene …… per non far scoppiare uno scandalo….. se fossi stata una stronza lo avrei smollato lì a fare la sua bella figura di merda ……”

“Così, invece, la figura di merda l’ho fatta io. La mia ragazza va ad una festa e poiché è sola fa un pompino ad un altro! Cazzo, ma non hai pensato a me?” disse Greg ormai furioso.

“Si, che ci ho pensato! Per questo te lo sto dicendo….. e poi …… non è un tradimento …….. si tradisce solo per amore, oppure quando si prende un cazzo nella figa. Ma così no, non è tradimento”

“Ah, bè, sono un ragazzo fortunato, la mia ragazza non si è fatta scopare, si è solo fatta sborrare in bocca…..”

“Non essere volgare. Non ti ho tradito e basta. Quando ti tradirò, te ne accorgerai dalla testa pesante.”

I due ragazzi continuarono a discutere a lungo e Amy, alla fine, riuscì a convincerlo che non era stato un tradimento. Lui, parecchio dubbioso, se ne andò a vedere la partita e lei si sentì sollevata perché si era confessata ed era stata perdonata senza il bisogno di raccontare che quello era stato un vero e proprio pompino e che prima che lui le sborrasse in bocca, lei si era fatta scopare lì, sul divano, approfittando dell’oscurità e frenando i gemiti di piacere che avevano accompagnato tutta la scopata e il successivo orgasmo.

Dopo l’effetto anestetico della partita con gli amici, Greg, riflettendoci, pensò che se non era stato un tradimento, in ogni caso lei meritava una punizione. Poiché lui pensava che si fosse comportata come una zoccola, doveva subire il trattamento delle zoccole. Così, un giorno che era a casa solo e aspettava Amy, si fece raggiungere da Alby e Vitto e preparò nel lettore DVD un pornazzo per eccitare gli amici, nella speranza che si masturbassero davanti a lei.

Alby e Vitto, ignari della trappola predisposta, arrivarono a casa di Greg per primi. Dopo un po’ arrivò Amy. Non appena tutti furono seduti sul divano, Greg accese il lettore di DVD e cominciò il film “Meglio degli affari in culo che il culo negli affari”. La storia raccontava di una ragazza, la cui unica colpa era la sua bellezza provocante. L’attrice, bellissima, dopo essere stata licenziata dal lavoro, comincia a prendere con grande soddisfazione, uno dopo l’altro, una sfilza di cazzi nel culo. Amy tentò di dissuadere Greg dal continuare la proiezione, ma avendo ancora un po’ di timori che si riaprisse il caso della festa, accondiscese alla sua volontà.

L’aria cominciò a surriscaldarsi. I ragazzi erano tutti eccitati e si palpavano il pacco. Anche Amy era molto eccitata dalle scene di sesso così esplicito e si accorse di essere bagnata tra le gambe. Si strinse a Greg, come a voler mettere un po’ di distanza tra se e gli amici di Greg.

Fu Vitto che improvvisamente si alzò in piedi, rivolto alla eroina del film e tirandoselo fuori bello in tiro, disse: “Questa zoccola è una vera forza della natura. Prende cazzi in culo come fossero confetti. Guardate qui che cazzo di marmo mi ha fatto venire! Se fosse qui le trapanerei il culo con il mio trapano a punta di acciaio”

“Mi fai ridere – disse Alby mentre si alzava in piedi tirandoselo fuori – questo è un vero trapano a punta d’acciaio. Con questo potrei scavare la galleria del monte bianco, figuriamoci il culo di quella troia”

In un’altra occasione, Amy sarebbe stata molto ferma nel condannare la situazione e, probabilmente, sarebbe andata via, ma si sentiva un po’ in colpa per quanto era accaduto con Fred e si limitò a cercare di sedare gli animi: “Basta ragazzi, state calmi – disse Amy mentre Greg se la rideva – sedetevi e gustatevi il film”. Fu un tentativo lodevole, ma assolutamente inutile.

I ragazzi erano ormai nel pieno della eccitazione scatenata da una tempesta ormonale e, in piedi rivolti verso lo schermo, se lo menavano lentamente, mostrandoselo tra loro e inneggiando a chissà quale dio della potenza sessuale.

Greg rideva a crepapelle e decise di unirsi ai due: “Fate largo al vero master d’acciaio, fate largo al duro che dura. Guardate qua e morite di invidia.“

Litigavano bonariamente fra loro, quando Greg disse: “Va bene, vuol dire che sarà Amy il giudice per stabilire chi ce l’ha più duro”

“Ma sei scemo? – replicò Amy – per chi mi hai preso? Non sono mica la tua puttana”

“Cosa c’entra – si difese Greg – devi solo tastarli per valutare la durezza. È solo un gioco, non sono geloso. E poi, lo hai detto anche tu, senza penetrazione non c’è tradimento e se non c’è tradimento perché dovresti sentirti la mia puttana. Stiamo giocando e per non lasciarti fuori dal gioco potresti fare il ruolo più importante, quello di giudice!“

Amy, con quel riferimento alla penetrazione come atto di tradimento, si sentì nel sacco. Protestò ancora un po’ e poi accettò la parte del giudice. In fondo, anche lei era molto eccitata e le piaceva l’idea di tastare quei cazzi in tiro. I tre ragazzi si misero attorno a Amy inginocchiata e comunicarono a menarselo per competere.

“Senti questo quanto è duro” disse il primo e Amy tastò

“Senti il mio – disse un altro – è molto più duro del suo “ e di nuovo Amy tastò.

L’eccitazione stava salendo alle stelle e anche Amy era sempre più eccitata e sempre più sentiva tra le gambe quel frizzicore che le annunciava una abbondante secrezione vaginale. Amy dovette ammettere a se stessa che avrebbe avuto voglia di succhiare quei cazzi ritti a pochi centimetri, di farsi penetrare in tutti i buchi. Ma la presenza di Greg la frenava e si limitò a tastare, indugiando nello stringere a mano piena e nello scappellarli e ricoprirli.

“Dai, Amy, dagli un bacino …… “ e Amy baciò

I tre masturbandosi si stringevano attorno ad Amy sempre di più e lei, sempre più eccitata, si lasciava toccare le tette, si lasciava strofinare il cazzo sul viso e quando si presentò il cazzo di Greg alle sue labbra, lo succhiò un po’. In balia di quel gioco sempre meno gioco, masturbava, succhiava, tirava, scappellava, era completamente incapace di rifiutare le profferte dei tre ragazzi. La sua arrendevolezza veniva scambiata per disponibilità ad accettare le proposte carnali, anche le più rozze e lascive.

In breve, uno alla volta i tre finirono per eiaculare su Amy, mirando al viso, cercando di riempirle la bocca e la sua bocca era ormai piena di sperma. E se aveva ingoiato un po’ di sperma, un’altra buona parte le colava dagli angoli della bocca, giù per il mento per cadere sulle sue gambe nude.

In quel momento, Miki, fratello grande di Greg,entrò in camera. Aveva assistito alla scena finale e si era convinto che la festa avrebbe dovuto coinvolgere anche lui.

“Cosa fate, piccoli idioti? Avete l’arma scarica proprio ora che Amy è al massimo del desiderio e vorrebbe concludere. L’avete fatta eccitare e ora non avete di che soddisfarla” disse Miki mentre si avvicinava a Amy. La prese per le braccia la fece alzare e sistemare in ginocchio sulla sedia con il petto appoggiato sullo schienale. Le sollevò la gonna e le abbassò le mutandine fino a metà coscia, scoprendo un favoloso culo con una figa gonfia di umori al centro. “Guardate qui, piccoli lattanti, questa ragazza ha bisogno di essere scopata e voi non ne avete più. Toccherà a me fare il lavoro sporco …..”

I ragazzi rimasero muti ed anche Amy, ancora frastornata dalla pioggia di sperma che aveva ricevuto, dopo essersi fatta sistemare sulla sedia, appariva smarrita. Miki, senza perdere altro tempo, tirò fuori il suo cazzo già perfettamente pronto alla bisogna e stava per infilarlo nella figa di Amy quando Vitto disse: “No, non puoi. È la ragazza di tuo fratello. Se la penetri, lui diventerà cornuto.”

“Ah si? Ti sbagli. Non sai che la penetrazione di un fratello non è considerato tradimento? – e infilò Amy che si lasciò sfuggire un gemito di soddisfazione – vedete quanto ne ha bisogno?”

Miki cominciò a fottere la ragazza, ma Greg e gli amici insistevano nel cercare di fermarlo. Oramai Amy non era più padrona di se stessa. Aveva solo bisogno di essere scopata.

“Va bene – disse ancora Miki che non avrebbe ceduto la preda per niente al mondo – se non posso scoparla in figa, la scoperò nel culo“ e senza aspettare nemmeno un attimo, estrasse dalla figa l’arma ancora fumante e la infilò nel culo. Amy gridò forte, come un barrito di un elefante ferito, e cercò di sfilarsi, ma Miki non si lasciò sorprendere, l’afferrò saldamente dai fianchi e riprese a stantuffarla. I tre amici guardavano la scena come inebetiti con i cazzi ormai ridotti a mozziconi.

Miki la teneva per i fianchi mentre estraeva il cazzo dal culo, e poi la tirava a se con tutta la forza, spingendo come un ossesso perché arrivasse più profondamente possibile. Amy, che mentre il cazzo usciva, delusa sembrava lamentarsi dell’abbandono, quando rientrava accompagnava l’ingresso con esclamazioni di meraviglia e di piacere intenso. Miki sembrava una furia, ansimava e sbuffava come una locomotiva a vapore lanciata a gran velocità: tirava e spingeva profondendo tutte le sue energie e Amy godeva senza ritegno, insensibile alla presenza del suo ragazzo e dei suoi amici e, con l voce rotta dai fremiti e dagli spasmi di piacere incitava il suo amante a non fermarsi: “Dai ….. dai …. fotti ……fotti più forte …. dai, dai ….. non fermarti!”.

Greg, nell’ascoltare Amy che godeva, cominciò a pensare che la punizione organizzata per Amy era andata un po’ oltre quel che si era prefisso e si era trasformata in una punizione per se stesso. Vedeva suo fratello che stava scopando il culo della sua ragazza e lei sembrava apprezzare moltissimo.

I gemiti di piacere di Amy aumentavano di frequenza e di intensità e, improvvisamente, fu scossa da forti e profondi fremiti che sublimarono in squassanti orgasmi a ripetizione. Infine, anche Miki venne e le riempì il giovane e tenero culo con fiotti di caldo sperma.

Miki si accasciò su di lei esausto, poi, recuperate un po’ di forze, si alzò in piedi e rivolto ai tre ragazzi disse: “Teste di cazzo! È questo ciò che vogliono le donne, non il viso riempito di sperma, vogliono essere scopate. Guardate qua: le perle del sesso” così dicendo divaricò le chiappe di Amy e dal buco del culo uscì un po’ dello sperma che aveva introdotto, colando lungo le belle gambe della giovane Amy.

 

Antonio si svegliò lentamente con il sole che filtrava dalla finestra nel letto della casa in una sconosciuta località marinara. Sua suocera era una brava donna, vedova da molto tempo, il cui unico lusso era la casa al mare che prendeva in affitto tutti gli anni per avere il piacere di ospitare le sue due figlie Tecla e Clorinda e il di lei marito Antonio. Come ogni mattina, le tre donne, dopo aver rassettato la casa, lo lasciavano nel letto a poltrire e, passando dal negozietto di generi alimentari per la spesa, andavano al mare. Come gli accadeva di solito, Antonio si svegliò con una potente erezione e si accarezzò il suo bene prezioso. Lo vezzeggiò con un paio di colpi scoprendo la cappella lucida e viola. Aveva proprio un bell’uccello.

Mise i piedi in terra e decise di approfittare di esser solo in casa per far colazione senza mutande. Potete quindi immaginare quale fu la sua sorpresa quando, entrando in cucina, mentre si accarezzava la bestia indomita, si accorse che c’era sua cognata Tecla. La ragazza, ormai diciottenne, non era andata in spiaggia perché lungo la strada si era fermata a parlare con un’amica e poi, annoiata da quella spiaggia dove non succedeva mai niente, era tornata a casa. Il primo impulso di Antonio fu di coprire la pudenda, ma si disse che la ragazza era ormai maggiorenne e, poi, chissà quanti ne aveva già visti e magari assaggiati.

Tecla era la classica teenager, un po’ annoiata, un po’ frustrata dagli adulti che le impedivano di fare ciò che le sarebbe piaciuto e, perdipiù, in vacanza in una località di mare dove non c’era un cazzo da fare. Tecla, con un corpo ormai adulto e maturo, quella mattina stava seduta in cucina con una maglietta Lacoste e una gonnellina leggera, estiva, e faceva le parole crociate.

Tecla guardò suo cognato, vide il membro in tiro e non poté trattenersi dal dire: “Embè? Che cosa fai nudo? Non hai mutande, pantaloni?”

“T’imbarazzo ? Ormai sei grande, sei maggiorenne, non mi dirai che è il primo che vedi. E poi, sono tuo cognato, una persona di famiglia”

“Che c’entra? Che vuol dire? Si tratta di rispetto!”

“Ohhh, non fare tanto la principessa sul pisello. Non sapevo che tu fossi in casa e ora non ho voglia di tornare in camera…. Sempre che, non vada tu a prendermi le mutande sul letto”

“Per chi mi hai preso? Io non vado a prendere le mutande di nessuno. A me non dà nessun fastidio se rimani senza mutande. Lo dicevo per te, per la tua dignità di uomo.”

“Non mi dirai che non è dignitoso questo signor pisello! Ne hai visti di più belli?” chiese Antonio avvicinandosi a Tecla

“Non sono affari che ti riguardano” rispose Tecla che, un po’ in difficoltà, deglutì a vuoto ma non fermò il cognato che si era avvicinato.

Antonio, continuando a segarsi lentamente, scoprì il glande turgido: “Guarda che meraviglia, Tecla. Guarda che colori, sembra che stia per scoppiare. Non credo che tu ne abbia mai visto di più belli. Vuoi dargli un bacino?”

“Smettila scemo! Vai a fartelo baciare da tua moglie!” rispose Tecla mentre in cuor suo doveva ammettere che si sentiva attratta.

“Ehhh … ma come siamo permalose…. Cosa ho fatto di male?”

“Certo, non hai fatto nulla, ma hai detto cose sconvenienti. Sei sposato e queste cose non dovresti nemmeno pensarle ……. con nessun altra donna, figuriamoci con tua cognata”

“Andiamo Tecla, non essere sempre severa! Non sai che tutti gli uomini si svegliano con una potente erezione? Certo, non tutti con un cazzo bello come il mio, ma tutti col cazzo dritto. E, allora, sai cosa bisogna fare? Bisogna ….. sfogare …..”

“Allora ti consiglio di andare a sfogare con tua moglie……… maiale!” sbottò Tecla.

“Non essere così ….. intransigente. E poi tu, forse, certe cose non le sai ……. sei ancora così giovane!”

“Cosa dovrei sapere? Che gli uomini più son vecchi e più son maiali?”

“Sei troppo rigida. Il matrimonio non è come tu credi. Ci si sposa per l’attrazione sessuale che, dopo un po’, viene meno. Rimane l’amore. È naturale, non credi?”

“Allora, in quel caso, bisogna separarsi …..”

“Sembra facile! Ci si separa e dopo qualche anno si trova un’altra donna e i finisce nella stessa identica situazione. No, no, la separazione non è la soluzione. Si continua a stare insieme …… ci si vuol bene ……. , ma i desideri sessuali si risolvono fuori dal matrimonio”

“Che schifo!”

“Ma su, piccola, è così che funziona. Ci sono soluzioni che non fanno male a nessuno e fanno bene a tutti. Se non si vuole dare scandalo, si fa tutto in famiglia, con le cognate, con le cugine. Credi che mia sorella non scopi con suo cognato? Nessuno glielo chiede, ma tutti lo sanno. E un giorno anche tu avrai un marito e poi la necessità di trovare un diversivo”

Tecla rimase muta e abbassò lo sguardo. Sentiva che quel che Antonio diceva aveva un senso e poi, in fondo, avere quel cazzo duro e grosso a pochi centimetri la faceva sentire un po’ eccitata.

“Capisco che tu sei ancora una ragazzina e non voglio insistere – continuò Antonio che aveva notato un velo di delusione negli occhi di Tecla e riprese coraggio – però, se vuoi, puoi assistere. Io mi masturbo mentre tu guardi. Così io mi sfogherò e tu impari qualcosa che ti sarà utile. Va bene?”

Tecla annuì e Antonio avvicinò il cazzo al viso di Tecla e cominciò a segarsi lentamente. Tecla, seduta, osservava muta e attenta. Si stava eccitando e sentiva il desiderio di toccare quel cazzo così vicino al suo viso. Ma era orgogliosa e, ormai, aveva rifiutato l’offerta. Fu Antonio che le andò incontro. “Ti piace? Se vuoi, puoi dargli un bacino….”

“Dove?”

“Qui sul glande, lì dove è più viola e più gonfio. Sai, non è sempre così gonfio. Solo quando vede una ragazza eccitante come te si gonfia di sangue ….. Puoi baciare qui”

Antonio scappellò il cazzo e si fermò a pochi centimetri dalla bocca di Tecla.

Con molta vergogna ma con vivo desiderio, Tecla cominciò ad avvicinare la bocca. Fu un bacio rapidissimo e Antonio scoppiò a ridere.

“Guarda Tecla, che ora sono io che sto facendo un piacere a te. Io posso continuare da solo, ma tu ti stai eccitando sempre più e non sai cosa fare…… Prendilo in mano così ti renderai conto se ti piace o meno. E io non lo dirò a nessuno”

Pian piano, Tecla allungò il bracciò e afferrò il cazzo di Antonio. Non era il primo che toccava, ma mai l’aveva fatto così allo scoperto. Era sempre stata una esperienza fugace e …. insoddisfacente.

“È duro, …. sembra di marmo …..”

“Certo! Cosa credevi? Ora pian piano puoi segarmi …..”

Tecla obbedì. Le piaceva, o meglio, le piaceva sentire le sensazioni che suscitava.

“Brava “

“Va bene così? Ti piace?”

“Sei molto brava. Ora, se vuoi, puoi baciarlo con più calma. Puoi leccarlo”

“No, non voglio …. è da maiali!”

“Come vuoi – disse Antonio – aggiungiamo un po’ di pepe, scopriti le tette, fammele vedere.”

Tecla andava orgogliosa delle sue tette. Al liceo, erano le più grandi della sua classe e tutti i ragazzi avrebbero fatto qualsiasi cosa per toccargliele. Le amiche la invidiavano e ora …. poteva mostrarle a suo cognato e vederne da vicino l’effetto. Sfilò la Lacoste e tirò giù il reggiseno. Le tette sgusciarono fuori come molle e cominciarono a danzare allegre e Tecla riprese a segare

“Ah, che meraviglia – disse Antonio – lo sapevo, lo immaginavo che sotto quel reggiseno battevano forte le più belle tette d’Italia. Ora, se vuoi provare maggior piacere, strofina il cazzo sui tuoi capezzoli. Vedrai che sensazione intensa!”

Tecla eseguì e ne fu sorpresa dal piacere intenso.

“Bagna il glande con la tua saliva e struscialo sui capezzoli. Sarà ancora più bello”

Tecla sputò sul glande ed eseguì. Le sfuggì un gemito di piacere.

“Vedi? Sai diventando sempre più brava e stai godendo sempre più Ora hai capito che la tua saliva fa miracoli. Prova a leccarlo”

Tecla si convinse, avvicinò le labbra al cazzo e con la lingua lambì il glande. Poi, prese coraggio, con la mano sinistra afferrò il cazzo alla base, aprì la bocca e lo infilò tutto dentro. Tirava la pelle fino alla base, scoprendo il glande per intero e con la lingua premeva sulla base mentre succhiava con forza. Non avrebbe mai immaginato che il cazzo le riempisse tutta la bocca, che facesse fatica a tenerlo tra le labbra. Antonio le raccolse i capelli e con quelli, saldamente in mano, ora dirigeva i movimenti della testa. Era magnifico, Tecla si sentiva piena, sentiva i tremori di piacere di Antonio e talvolta sentiva che il cazzo, entrando in profondità, le toccava le tonsille.

“Sei proprio brava ….. piano, fa piano ….. e succhia ….. scommetto che ti stai eccitando come non ti era mai successo. Prova, con l’altra mano, a vedere cosa sta succedendo tra le gambe, nella figa, se non mi sbaglio dovresti essere un lago di umori.”

Tecla, senza smettere di succhiare, con la destra alzò la gonnellina, scostò le mutandine e appoggiò il dito medio sul clitoride. Era inondato di umori che Tecla conosceva bene, per essersi masturbata centinaia di volte, da almeno cinque anni. Ma ora era diverso! Sentiva che era tutto in subbuglio laggiù, sentiva fremere il basso ventre ed anche il cuore sembrava avesse accelerato a battere. Succhiava il cazzo di Suo cognato e si masturbava. Antonio le strinse le tette, le torturò i capezzoli e questo le procurava un intenso godimento.

“Brava, sei davvero brava a succhiare, ma hai ancora molto da imparare ed io sarò il tuo mèntore. Ma non dobbiamo aver fretta. Proviamo la penetrazione ….”

“No, no Antonio, ti prego! Sono ancora vergine”

“Ah, sei vergine? Oggi non abbiamo tempo. Ma non preoccuparti, ti prenderò il culo e sarai altrettanto contenta”

“No, no …. non voglio!”

“Andiamo, Tecla, non fare la bambina! Sei una signorina, sei maggiorenne e queste cose si cominciano a fare  anche molto prima. Piace a tutte le ragazze, perché non dovrebbe piacere a te?”

“No, non voglio, ……… mi farai male, ……… ho paura”

“Adesso basta, signorina. Non puoi fare sempre come vuoi tu, non te la darò vinta. Quando fai arrapare un adulto, non puoi più tirarti indietro! Sei qui, con le tette scoperte e fino ad un attimo fa mi succhiavi il pisello e ora, vuoi fermarti qui? Hai voluto ballare ed ora ti faro ballare io!”

Antonio, senza aspettare risposta, afferrò Tecla per le braccia e la fece alzare in piedi, la fece girare su se stessa e piegare sul tavolo e, veloce come un fulmine, le alzò la gonnellina e le abbassò le mutandine fino alle ginocchia. Ad Antonio apparve un culo favoloso. Bianco e sferico con al centro il buchino e la figa gonfia di eccitazione. Tecla non ebbe nemmeno il tempo di accorgersene che si ritrovò con quel pezzo di marmo che tentava di penetrarle il culo.

“No, noooo, mi farai male….. non voglio….”

Cercò di divincolarsi, ma Antonio le assestò una sonora pacca sul culo nudo. Tecla sentì un brivido salirle lungo la gamba fino ai glutei, un fremito di piacere le fece tremare le ginocchia, sentiva crescere il desiderio di essere penetrata e le sfuggì un urletto. Temeva di provar dolore ma anche desiderava di provare il sesso con un uomo esperto. Cercava di non sembrare consenziente. 

“Mi farai male ….. basta ….. ti denuncio ai carabinieri”

“A tutte le donne piace il sesso anale e lo fanno con il proprio cognato per rinsaldare il rapporto familiare. E tu vai dai carabinieri per sfasciare una famiglia? Brava, brava! Non sei più una bambina, Tecla, comportati da adulta, godrai del tuo primo orgasmo e avrai aiutato tua sorella”

Antonio prese il burro che era rimasto sul tavolo della colazione e glielo spalmò sul buchetto gentile. Poi, incurante dei lamenti di Tecla e senza attendere altro, posizionò il cazzo sul buco e spinse. Penetrò con facilità il tenero culo di Tecla strappandole un solo grido di spasimo e cominciò a spingere come un ossesso. Tecla gridò ancora, ma sempre con minor forza, fino a quando le grida si trasformarono prima in gemiti e poi in guaiti di piacere.

Antonio con le mani teneva la preda per i fianchi e, di tanto in tanto, assestava  sonore pacche su quel culo vergine.  Profuse tutte le sue forze nelle spinte e dopo poco notò con piacere che Tecla stava godendo anche lei e spingeva il culo incontro al cazzo per amplificarne il piacere. Non ci volle molto e dopo poche spinte prima Tecla e poi Antonio furono presi da un intenso orgasmo. Lui le riempì il culo di sperma caldo e profumato. Si accasciarono entrambi, esausti, sul tavolo per riprender fiato.

Poi Antonio, con la mano raccolse un po’ di Sperma che usciva copioso dal culo di Tecla  e  lo portò alla bocca di lei che succhiò il dito. Poi, trovato un fil di voce, le disse: “Ora alzati, io vado a lavarmi. Domani faremo la seconda lezione”

 

Tiziana e Aurelia erano amiche, come si può essere amiche solo a vent’anni, confidandosi l’un l’altra desideri, amici, emozioni, amori, i prima baci. Complici e un po’ invidiose l’una dell’altra non rinunciavano a qualche segreto che custodivano gelosamente nei loro cuori.  Tiziana era una ragazza solare,  la classica bellezza mediterranea, formosa e sorridente, estroversa e un po’ spregiudicata, talvolta esibizionista per guadagnare l’invidia delle compagne. Mostrava più degli anni che aveva e si divertiva a sedurre i giovinastri che le si avvicinavano per poi piantarli con pugno di mosche. Aveva avuto già molti filarini con i quali aveva amoreggiato platonicamente passeggiando sul lungomare illuminati dalla luna. Con alcuni di essi si era concessa, totalmente e completamente, sinceramente innamorata, per poi scoprire che non era il ragazzo giusto. Sicura del suo fascino giovanile, era sempre lei che faceva la prima mossa per accalappiare le prede e, in seguito, per smollarle. Non nascondeva il suo amore per il sesso e non rinunciava a indossare abiti che le permettevano di mettere in risalto le sue qualità migliori: le gambe lunghe e affusolate, le cosce morbide e ben tornite, un culo marmoreo di forma e dimensioni perfette, un petto abbondante, un viso angelico, luminoso e sorridente che lasciava presagire paradisi virginali.  Tiziana era una bellezza dirompente e seduceva tutti, compagni di classe e professori, amanti e amanti delle amiche, giovani e vecchi, uomini e …. donne. A causa del suo vizio di sedurre i ragazzi delle sue compagne, non aveva molte amiche, ma Aurelia le era fedele e la difendeva sempre. Aurelia era la sua amica, ma era diversa, l’opposto di  Tiziana. Era timida e insicura, con un corpo minuto, piccole tette, piccolo culo, viso mai sorridente e, per questo, passava inosservata. Né bella né brutta, poco curata nel vestire, era sedotta dalla bellezza e dalla estrosità di  Tiziana e sperava sempre di raccogliere le briciole che ella lasciava al suo passaggio: sfigati rifiutati e bravi ragazzi intimoriti dalla sua bellezza con i quali intesseva rapporti da confessore per approfittarne. Nonostante avesse raccattato molti ragazzi usati e rifiutati, Aurelia non era mai riuscita a suscitare forti passioni per la sua bellezza diafana, raramente si era spinta a pomiciate al chiaro di luna ed era perfettamente vergine.  Il suo desiderio, tuttavia, era forte e volentieri avrebbe consumato con un paio di ragazzi se avesse avuto il coraggio della prima mossa oppure avrebbe ceduto immediatamente se l’altro avesse fatto lui stesso la prima mossa.  Tiziana non si era mai risparmiata, con Aurelia, nei racconti dei suoi amori, dei baci, delle esperienze sessuali e delle sue voglie generalmente soddisfatte. Aurelia ascoltava in silenzio, rapita, sognando di poter provare presto anche lei le stesse emozioni. Ma questo, all’epoca dei fatti che raccontiamo, non era mai avvenuto.

Era un giorno di metà primavera e, insieme con quasi mezza classe,  Tiziana e Aurelia avevano approfittato dello sciopero dei prof per fare una gita nel vicino bosco. L’aria era calda e l’allegria al massimo. Nel gruppo c’era anche Miguel, un compagno di classe italianissimo, affatto spagnolo né messicano, che passava per esser un duro, un ragazzo deciso, di poche parole. Un bel tipo, un tenebroso che suscitava la curiosità di molte ragazze. Era l’amore segreto di Aurelia, amore di cui nemmeno  Tiziana era a conoscenza.

 Tiziana indossava una maglietta lacoste, sotto la quale le tette ballonzolavano libere da costrizioni, su un pantaloncino da pallavolo un po’ sgambato dal quale uscivano le sue lunghe gambe di seduzione e si poteva intravedere un invitante perizoma. Aurelia, invece, indossava una camicetta su una gonna che le arrivava a metà coscia a coprire un intimo regolamentare.

Giocarono a palla, a rincorrersi e a nascondersi e verso le dieci/undici , come spesso succede tra amiche,  Tiziana chiese ad Aurelia di accompagnarla in un posto tranquillo per fare pipì. Una volta raggiunta una piccola radura tranquilla,  Tiziana, continuando a parlare con Aurelia come se nulla fosse,  si guardò intorno un ultima volta e, calati pantaloncino e perizoma, si accucciò per innaffiare il prato. Seguì qualche secondo di silenzio.  Tiziana era concentrata sul rilasciare i muscoli che le avevano permesso di resistere, quando saltò fuori da un cespuglio, come materializzato dal nulla, Miguel con l’uccello fuori dai pantaloni, che si posizionò davanti a  Tiziana.

 Tiziana, rimanendo accucciata, reagì immediatamente a parole. “E che cazzo! Da dove sei spuntato? Va via! Non vedi che abbiamo bisogno di privacy?” Come al solito  Tiziana aveva parlato al plurale pure essendo ella sola in posizione pericolosa.

“Andiamo  Tiziana, non essere sempre così scontrosa. Lo vedi? ce l’hai proprio davanti al naso. Una occasione più unica che rara per dargli un bacio. Poi andrò via.”

“Miguel, sei scemo? Sparisci! Io non bacio proprio nulla”.

“Su! Non fare la preziosa. Quando ti ricapita una occasione così? Un bacino come un vecchio amico…..” rispose Miguel mentre fece un altro passo per avvicinarsi.

“Sparisci o mi metto a gridare” rispose a voce alta  Tiziana che rispondeva quasi in automatico, mentre si rendeva conto che in fondo Miguel aveva proprio un bell’uccello che, nel frattempo, era diventato bello teso.

“Prova a gridare – la sfidò Miguel – così accorrerà gente e ci troverà tu ed io con il sesso scoperto e Aurelia a farci da palo.

“Io vado via, non voglio passar guai.” Intervenne Aurelia.

“Tu non vai da nessuna parte – replicò Miguel con sguardo minaccioso – non vorrai mica farmi incazzare! Siediti lì, su quel tronco d’albero, affianco alla tua amica!”

Aurelia, il cui coraggio era di poco inferiore a quello di un coniglio, abbassò gli occhi e andò a sedersi sul tronco. “Non è giusto! Non sono una spia coppie!”

Miguel non le diede retta, ma rivolto a  Tiziana continuò: “Avanti. Ti ci metti anche tu? Non mi fare arrabbiare. Bacia la cappella e sparisco”

 Tiziana, inutile negarlo, era colpita dal carattere forte di Miguel e da quell’uccello che sembrava davvero interessante. Ne aveva visti pochi così in forma! “E va bene, un bacino e poi te ne vai a farti fottere!”

Miguel sorrise e si avvicinò con la punta dell’uccello al viso di  Tiziana.  Tiziana Appoggiò le labbra e baciò. “Ecco! Ti ho pagato! Ora vattene!”

“Stai scherzando? Nemmeno in seconda elementari si davano i baci così casti, senza lingua!”

“Va bene – rispose  Tiziana che orami era certa dell’effetto che l’uccello stava suscitando sulla sua cara passerina – Un bacio solo, con lingua”  Ancora accovacciata, si avvicinò e passò la punta della lingua sul glande scoperto come per assaggiare. Poi, si avvicinò un po’ di più e prese a leccare il glande. Infine concluse con un bacio sonoro. Aurelia con gli occhi bassi guardava la scena  e anche lei si sentì eccitata. Ma la sua presenza era semplicemente ignorata.

“Ecco! – disse  Tiziana ancora accoccolata con un sorriso soddisfatto – ora puoi andartene” Nella logica di  Tiziana, infatti, quella circostanza valeva molti punti. Non solo aveva scoperto che Miguel era sensibile alla sua bellezza, ma stava dando una bella lezione ad Aurelia che spesso dimenticava chi fosse il capo del sodalizio.

“Ho capito, a te va di scherzare! Non è così che si bacia un signor cazzo come il mio – disse Miguel – tira fuori la lingua che ti insegno io.”

 Tiziana era sempre più eccitata dalla situazione. Aprì la bocca e tirò fuori la lingua.

Miguel preso l’uccello in mano e avvicinatosi alla ragazza cominciò a colpire la lingua di  Tiziana che fu colta da brividi i piacere che attraversarono la schiena. Dopo quattro o cinque colpi, mentre continuava a sbattere l’uccello sulla lingua di  Tiziana, disse: “Sei pronta per il bacio?”

 Tiziana annuì e annuì anche Aurelia che aveva anche lei la lingua penzoloni e stava vivendo la situazione come se fosse le la protagonista.

Ma quel marpione di Miguel non voleva il bacio e approfittando della bocca aperta di  Tiziana, afferrò con la mano libera la nuca di  Tiziana perché non si ritraesse e infilò l’uccello in bocca giù fino alla gola. Poi rivolto ad Aurelia: “Brava. Lo vedi che  Tiziana è una brava ragazza? Basta essere gentile e ti fa subito un piacere”

Aurelia con la bocca aperta, mentre si raccoglieva la saliva sul fondo e ella bocca, annuì silenziosa con la testa, senza disoglier3e lo sguardo da quello che era a tutti gli effetti un gran pompino.

 Tiziana non seppe fermarsi. Un pompino fuori programma con una bella lezione alla sua amica non era da buttare via e ci mise tutto l’impegno.

Aurelia guardava la scena estasiata. Era molto più potente di qualsiasi video che aveva visto su youporn. Sentiva la passerina inondata di umori. Aveva un gran bisogno di essere scopata.

“Prendi le palle “ disse Miguel e  Tiziana con una mano cominciò a massaggiare le palle del ragazzo, mentre con l’altra mano teneva il cazzo con forza e succhiava rumorosamente mentre dalla bocca le scappava un po’ di saliva che finiva nell’erba.

Miguel gemeva di piacere mentre con la mano accompagnava i movimenti della testa di  Tiziana. Disse rivolto ad Aurelia: “È una pompinara nata! La regina del pompino. Sei d’accordo? – Aurelia annuì col capo – Vuoi che le riempio la bocca di sperma? O preferisci allungare lo spettacolo e far godere un po’ anche lei?”

Aurelia non rispose, aveva gli occhi puntati sullo spettacolo orale.  Miguel tirò fuori l’uccello dalla bocca di  Tiziana la fece alzare e inginocchiare con la testa appoggiata sulle gambe di Aurelia. Di fronte a lui si apriva il culo meraviglioso di  Tiziana.

“Ora facciamo godere un po’ anche  Tiziana! Tu – disse rivolto ad Aurelia – con le mani aprile le chiappe. “

“No, non nel culo. Miguel ti prego! – disse  Tiziana combattuta tra la paura del dolore e dalla desiderio di provare – ti prego, non l’ho mai fatto!”

“Una ragione di più per farlo ora! C’è anche la tua amica a sostenerti! – poi rivolto ad Aurelia – metti un po’ di saliva sulle dita e spalmale il buco del culo”  Aurelia eccitatissima eseguì, ma lui non era contento “Devi farne entrare anche nel buco. Dipende tutto da te”

Aurelia l’aveva visto fare tante volte su youporn e ripetè l’operazione. Questa volta stesa sulla schiena di  Tiziana riuscì a infilarle l’indice nel buco.

“Brava, brava Aurelia. Ora gira il dito in modo che i muscoli si rilassino e poi aggiungi altra saliva” disse Miguel mentre la povera  Tiziana si sentiva come un animale sacrificale e gemeva di paura senza trovare la forza di ribellarsi.

Non appena Aurelia finì l’operazione, Miguel si inginocchiò e si avvicinò con la sua spada di fuoco e con un colpo seco la infilò.  Tiziana lanciò un urletto, Aurelia sentì un brivido percorrerle la schiena e Miguel cominciò a pompare come un ossesso.

Ora anche  Tiziana stava godendo e gemeva e provava dei fremiti potenti che dal buco del culo le percorrevano tutto il corpo “Ti piace ? – disse Miguel rivolto ad Aurelia con la voce rotta dal piacere  – Sei tutta eccitata, stai morendo dalla voglia di prenderlo anche tu. Vero? Vuol dire che la prossima volta il servizio lo facciamo a te. Hai la figa bagnata, vero? Alza la gonna, scopri la figa,  in modo che  Tiziana, con il anso tra le tue gambe, possa sentire il profumo dei tuoi umori. La ecciterà ancor di più”

Aurelia,in silenzio eseguì.

“Ora, con la mano libera, infilala sotto la maglietta e stringile le tette, strizzale i capezzoli”

Aurelia tante volte aveva desiderato toccare le tette del suo idolo, ma si fermò e, con gli occhi bassi, rispose “No, non voglio fare l’amore a tre!”

“Cretina, Chi ti ha detto che devi far l’amore con noi; devi solo massimizzare il piacere delle tua amica. Io non voglio nemmeno toccarti!”

Aurelia eseguì e quasi immediatamente, tra il profumo della passerina di Aurelia, la mano che le strizzava le tette e, sopratutto, quell’uccello mostruoso che spingeva come un martello pneumatico,  Tiziana fu travolta da un tsunami, da un orgasmo gigantesco come non l’aveva mai provato. Miguel si accorse dell’orgasmo di  Tiziana e accelerò i colpi, fino a che anche lui non sentì che stava per venire.  Estrasse l’uccello da Tiziana e le sborrò sul culo. Con due dita raccolse un po’ di sperma e rivolto ad Aurelia disse: “Assaggia! In fondo hai contribuito anche tu a produrlo.”

Aurelia non riuscì a sottrarsi. In fondo era un suo vecchio desiderio assaporare lo sperma. Aprì la bocca e la richiuse attorno al dito. Con la lingua ripulì il dito e lo succhiò. Miguel, rivolto a lei le disse: “Ti piace? Ti auguro di succhiarne tanti. Ora rimetti nei pantaloni l’uccello, aiuta a rimettersi in forma la tua amica e tornate nel gruppo.

Aurelia eseguì e mentre aiutava  Tiziana a sistemare perizoma e pantaloncini, si accorse che Miguel , così come era apparso, era sparito.

Tiziana non rinunciò a mettere la sua firma su quanto era avvenuto:”Grazie Aurelia. Miguel sembrava un toro. Se non ci fossi stata tu, non avrei resistito alle sue spinte animali, sarei svenuta e mi sarei persa l’orgasmo più potente che io abbia mai provato!”

 

“Immagino sia piacevole fare sesso a tre ma, se non me lo avessi chiesto tu, non mi sarebbe mai venuto in mente. Non sto morendo dalla voglia di provare e, visto che me lo chiedi, ti dirò come la penso. Non mi attira avere due ragazzi che, come polipi giganti, mi mettono le mani dappertutto e poi, uno dopo l’altro, mi scopano e mi cospargono il loro seme sulla pancia o sulle tette. Sarebbe come fare l’amore prima con uno e poi con l’altro, un rapporto doppio. Deludente, una ripetizione del sesso a due. Mi lascerei convincere a pr0vare, invece, se ognuno avesse a che fare con entrambi gli altri, senza curarsi se si tratta di sesso etero o omosessuale.”

Nonostante la giovane età, Paola aveva le idee molto chiare e spiazzò Andrea. “Vuoi dire che se tu accettassi, dovrei avere un rapporto omosessuale con il terzo?”

“Sei tu che me lo hai chiesto. Io ho solo posto una condizione. Se tu non hai voglia di avere un rapporto omosessuale, figurati io che voglia ho di avere una rapporto da prostituta con due polipi……”

Andrea ci pensò ancora un po’ ….. in silenzio ….. poi la voglia di provare era troppo forte e replicò: “Cosa dovrei fare? Prenderglielo in bocca? Fargli un pompino? Non saprei cosa fare…..”

“No, Andrea, non è così che si ragiona. Dico che un rapporto a tre significa lasciare fuori i preconcetti e lasciarsi andare alle proposte dell’altro, senza preclusioni, arrendevolmente. A me piacerebbe vederti fare un pompino ad una altro ragazzo, ma non te lo chiederei mai. Ma se fosse l’altro a chiedertelo vorrei che tu ti prestassi.”

Andrea ci pensò ancora un po’. Era molto tempo che proponeva a Paola questa esperienza ed ora che lei era disponibile, gli sembrava una occasione da non perdere. In fondo, che male poteva fare prendere in bocca il cazzo di un altro?

“Hai in mente qualcuno?” chiese Andrea.

“Non so, non ci ho mai pensato. Potremmo coinvolgere Nicola”

Andrea sorrise. “Ha sedotto anche te?”

“Cretino! Non mi ha sedotta. Lo sai che non cerco altro sesso. Mi basta e mi soddisfa il tuo!”

“Allora Nicola lo scarterei, altrimenti il giorno dopo tutto il liceo saprebbe che gli ho fatto un pompino. No. Meglio di no. Ci vuole qualcuno che non sia del nostro liceo”

“Sono d’accordo. Allora chi potrebbe essere il candidato?”

“A te chi piace?”

“A me piaci tu……”

“Ok, ho capito …. Pensiamoci – rispose sconsolato Andrea. Poi, come rianimato – Aspetta! C’è un ragazzo che potrebbe fare al caso nostro. È il barista del bar sotto casa ….. hai presente?”

“Si, si ho presente, ma …. non mi piace … .. mi sembra sporco. Allora, meglio il commesso di quel negozio che vende abiti da donna….. lì, dove vado di solito …”

“Ma è un vecchio …… “

“Noooo, ma che vecchio…… avrà al massimo 40 anni. Però è pulito, curato e profumato. È un bell’uomo ….. interessante …… conosco anche sua moglie …… una bella donna……. Oggi pomeriggio, con la scusa di provarmi qualcosa, faccio un sondaggio.”

Nel pomeriggio, Paola andò al negozio e provò e riprovò gonne, abiti, camicette, rimanendo spesso in mutande e reggiseno e badando a suscitare qualche reazione al commesso. Nonostante i 50 anni suonati, questi non era insensibile alla bellezza di Paola e quando, con la scusa di sistemare una abitino, posò le mani sul sedere sodo e voluminoso della ragazza, questa gli bloccò le mani e guardandolo diritta negli occhi gli disse: ”Non sono insensibile al suo fascino, ma sono fidanzata con un ragazzo che mi ama. Non posso tradirlo ma se siamo tutti d’accordo potremmo farlo in tre.”

“Va bene! Venite un po’ prima dell’ora di chiusura, che ci appartiamo nel magazzino.”

“Il mio ragazzo è bisessuale. Mi piacerebbe che lo prendesse nel culo.”

“Va bene! Sarà accontentato”

Paola non disse ad Andrea che aveva promesso il culo al commesso e non le fu difficile convincerlo a provare. D’altra parte, lei era davvero tutta eccitata al pensiero dello spettacolo che le sarebbe stato offerto.

Arrivò la sera dell’incontro e i due ragazzi si recarono al negozio. Il commesso li fece entrare ed essendo l’ora di chiusura,  chiuse la porta a chiave. Andarono nel magazzino e l’uomo, per rompere il ghiaccio, aprì per i ragazzi una bottiglia di prosecco ghiacciato e riempì i loro bicchieri. Andrea non potè fare a meno di notare che il commesso non era così giovane come aveva detto Paola, ma orami era in ballo e toccava ballare. Il commesso era davvero un bell’uomo, gioviale, curato nel vestire ed aveva un buon profumo francese.

La prima mossa fu di Paola che si accovacciò davanti al commesso e, rivolta ad Andrea, disse: “È come scartare un regalo! Ora gli togliamo i pantaloni e vediamo cosa ci aspetta.”

Il commesso mise una mano sul collo di Andrea e lui, docile, si inginocchiò al fianco di Paola che, nel frattempo, aveva  calato i pantaloni ai piedi. Ancora nascosto dalle mutande si notava un discreto gonfiore inguinale che lasciava ben sperare. Paola afferrò le mutande e cominciò a farle scendere lentamente.  L’elastico delle mutande incappò sull’asta tesa e Paola rivolta ad Andrea, lo invitò a disincagliarlo.  Timidamente, Andrea cominciò le operazione e in un attimo il cazzo del commesso sgusciò fuori dalle mutande.

“Guarda, Andrea, guarda che bello” disse Paola esultante. In effetti si presentava molto bene non tanto per le dimensioni, ma soprattutto perché era bianco e pulito, completamente depilato.  Paola lo prese e lo scappellò. “Guarda che bella cappella lucida, di un viola intenso!” lo leccò e lo offrì al ragazzo che timidamente aprì la bocca e cominciò a leccarlo.

Veloce Paola si tirò su e, mentre Andrea succhiava e leccava, cominciò a spogliare il commesso, poi Andrea e poi si spogliò lei stessa.  Erano tutti eccitatissimi e Andrea cominciava a godere delle reazioni del commesso al suo pompino. Paola baciava il commesso e accarezzava la testa di Andrea.  A sua volta il commesso sditalinava Paola e, ogni volta che poteva, tratteneva la testa di Andrea per spingergli il cazzo più a fondo nella gola. Paola godeva non solo delle sapienti dita del commesso, ma la eccitava tutta la scena, altamente erotica, di Andrea che succhiava. Nonostante tutto, si allontanò dalle mani del commesso, prese la sua borsa, ne estrasse un tubetto contenente un gel lubrificante e cominciò a spalmarlo sul buchino di Andrea che, ignaro delle sue mire, la lasciò fare. 

“Vedo che ti piace succhiare, ma ora basta Andrea, non farlo venire se no finisce il divertimento! Tirati su, e appoggiati con le mani su questo tavolo.”

Avvenne tutto molto velocemente. Paola finì di lubrificare Andrea, spalmò la crema sul cazzo del commesso e ne avvicinò la cappella al culo di Andrea.

Solo quando il commesso cominciò a spingere, Andrea capì cosa stava per succedere. “No, ….. no, ….. nel culo non voglio……”

“Andrea, non starai mica scherzando …… mi avevi promesso …….. lascialo entrare, vedrai come sarà piacevole. Nel frattempo io ti farò un pompino …. Non essere sciocco! …… lo sai che ti piacerà, devi solo superare il primo momento”

Ma Andrea non ne voleva proprio sapere. Paola cercò di convincerlo, di distrarlo, baciandolo appassionatamente e promettendogli che se avesse accettato, lei sarebbe stata, in futuro, più disponibile alle sue voglie ed alle sue sperimentazioni. Ciononostante Andrea sembrava ancora contrario e fu il commesso a risolvere la situazione, abbracciandolo e baciandolo sulla bocca. Nello stesso tempo, con maestria consumata, il commesso gli prese il cazzo in mano, lo scappellò, e cominciò a segarlo lentamente.

Paola non perse tempo. Cosparse il dito medio di gel e piano piano trovò l’ingresso nel culo di Andrea. Ben presto il dito raggiunse l’area vicina alla prostata  e la sua stimolazione illanguidì Andrea che smise di recalcitrare e si appoggiò sul tavolo offrendo il suo culo già lubrificato.

Il commesso si avvicinò ad Andrea e, aiutato da Paola che teneva le chiappe divaricate, posizionò l’asta  sul buco. Il lubrificante fece il suo mestiere ed il cazzo scivolò nel buco con una facilità imbarazzante.

“Ahhhhh – gridò Andrea – ahhhhh ……. basta, basta. Vi prego, fa un male cane. Non resisto. È troppo grosso, mi sta spaccando in due. Toglilo ………  toglilo”

Ma il commesso non si lasciò impressionare e, seppur lentamente, andò fino in fondo, fino a quando le palle sbatterono sulle gambe di Andrea.

“Sta fermo, Andrea. Vedrai ti piacerà moltissimo. Devi solo avere un po’ di pazienza …… i primi minuti son così!” disse Paola mentre aveva preso a mungere il cazzo di Andrea.

Il commesso non parlava, spingeva e tirava il suo arnese nel culo di Andrea mentre gli teneva ferme le anche con presa salda. Paola mungeva Andrea e incitava il commesso a fottere quel culo vergine, a spaccargli lo sfintere, a raggiungere le più vaste profondità rettali.

In pochi minuti la scena era mutata. Ora il commesso, che stava profferendo tutte le sue forze, ansimava e gemeva di piacere. Andrea, insieme con il bruciore, ora eccitato come un mandrillo godeva del massaggio prostatico del cazzo che aveva violato il culo. Paola, eccitatissima  dalla esperienza, aveva cominciato a sditalinarsi mentre segava Andrea  e baciava il commesso.

La situazione sembrava soddisfare i tre, ma Andrea, tra i gemiti di piacere e i brividi che lo scuotevano, propose di cambiare geometria e volle entrare nella figa di Paola, mentre continuava a prenderlo nel culo, allo scopo di sperimentare un orgasmo simultaneo dei tre.

Fu così che, tra acrobazie inverosimili, riuscì a tirarsi in piedi senza che il commesso uscisse dal culo, fece appoggiare Paola sul tavolo e la prese da dietro. Paola emise alcuni gridolini di piacere, felice di diventare parte integrante di quella piccola orgia. I tre, ora, erano perfettamente allineati e cominciarono a muoversi lentamente in perfetta sincronia. I movimenti, dettati dalla necessità di amplificare il piacere, divennero sempre naturali e sempre più efficaci, fino a che Andrea non cominciò a gridare il proprio piacere e a denunciare la prossima eiaculazione. Il commesso, da parte sua, stava cercando di trattenere quanto più possibile l’orgasmo e, come un toro, soffiava dal naso per lo sforzo. Paola sentiva il cazzo di Andrea, molto più duro e rigido del solito, che le strofinava il punto G, mentre lei stessa provvedeva a stimolare il suo clitoride.

Il primo a venire fu il commesso che sentendo arrivare l’orgasmo arrivare, estrasse  il cazzo dal culo di Andrea con una certa violenza, regalando a quest’ultimo, un supplemento di piacevole brutalità. Il commesso indirizzò il getto di sperma sulla schiena del ragazzo che, sentendosi inondato da quel liquido caldo e profumato, fu anch’egli investito da un orgasmo mai provato e venne interamente nella passerina di Paola.

Paola apprezzò molto il lavaggio, ma essendo stata preda di un precedente orgasmo multiplo non riuscì a venire ancora. Intervenne prontamente il commesso che afferrata la bottiglia di prosecco, con ancora un po’ di vino ghiacciato al suo interno, la infilò nella passerina della giovane ragazza simulando l’azione di un cazzo vero e portando la giovane amica in un nuovo e profondo orgasmo.

In pochi minuti, tornò la calma tra quei corpi sconquassati dagli orgasmi propri e dei partner. La bottiglia di prosecco aveva perso altro vino riversato nella passerina di Paola, ma ne conteneva ancora un po’. Il commesso raccolse un po’ di sperma che lui stesso aveva versato sulla schiena di Andrea e lo infilò nella bottiglia, mischiandolo al vino. Poi, alzò la bottiglia e disse: “Alla nostra amicizia, ai nostri orgasmi, al piacere supremo. Se vorrete una nuova esperienza sarò sempre a vostra disposizione!”

Erano l’una di fronte all’altra. Nude. Viviana, in ginocchio, teneva, tra le sue mani, la testa di Marta che in posizione a quattro zampe, a pecora, era sodomizzata da Fulvio, che le tirava i capelli per farle arcuare la schiena e permettere una penetrazione più profonda. Marta, mentre godeva del trattamento sontuoso di Fulvio, cercava con la bocca le tette di Viviana per soddisfare quel po’ di omosessuale che la animava. Viviana non sapeva se favorirla offrendole il suo petto generoso, o mandarla al diavolo.

Tutto era cominciato qualche mese prima, quando Viviana aveva letto sul giornale che cercavano una ragazza per un lavoro part-time. Era quello che le ci voleva. Si presentò all’indirizzo indicato sulla pubblicità, dove l’accolse Fulvio.

“Signorina, la nostra ditta è un distributore d’intimo per donna, reggiseno, calze, mutande …… e abbiamo bisogno, di tanto in tanto, in quattro o cinque pomeriggi il mese, di visitare i nostri clienti migliori per presentare le novità. Per quelle visite, abbiamo bisogno di una ragazza che sia in grado di valorizzare i nostri capi. Pagheremo cento euro per ogni pomeriggio, per un lavoro che dura tre ore più l’eventuale viaggio. Può interessarle?”

“Mi sembra un’offerta interessante! Io sono una studentessa, frequento l’ultimo anno del liceo e un lavoro di quattro cinque pomeriggi il mese è quel che cerco per avere due soldi per le sigarette.  Che cosa dovrei fare, in quei pomeriggi, per voi?”.

“Abbiamo bisogno di una ragazza, una bella ragazza, che indossi i capi novità per presentarli ai nostri clienti. La ragazza deve essere bella ma anche capace di indossare e valorizzare i nostri capi senza imbarazzi, senza timidezza. In generale i nostri clienti sono donne, ma c’è anche qualche uomo. Un lavoro tranquillo, sono tutti molto professionali. Per una ragazza un po’ timida, il vero problema potrebbe essere che i capi sono di tutti i tipi e talvolta i nostri clienti vogliono che la modella si mostri anche nuda per valutare la differenza. Se il lavoro e la paga le vanno bene, prima di decidere, ho bisogno di una prova di sfilata, di vederla in azione. Per noi la timidezza o il pudore è una condizione inaccettabile. Vada nella camera qui di fianco e indossi un reggiseno, mutande e calze e torni qui a fare la sua presentazione. Scelga i capi che le piacciono, tenendo presente che saranno un mio omaggio per il tempo che mi sta dedicando.”.

Viviana era al settimo cielo, non stava più nella pelle dalla gioia, superò brillantemente l’esame sfilata, le affidarono l’incarico di modella e portò a casa un completo che non si sarebbe potuto permettere.

Il lavoro le piaceva e apprezzava la professionalità di Fulvio, sempre preciso e affidabile. Quei pomeriggi, più che un lavoro, erano un vero piacere, specialmente quando andavano da clienti fuori città che richiedevano più di mezz’ora di viaggio. Le piaceva molto viaggiare seduta accanto a Fulvio che guidava un’auto non particolarmente lussuosa ma larga e spaziosa, di tipo familiare per caricare un po’ di campionario. Le piaceva condividere quel tempo con Fulvio che sapeva ascoltarla e darle il giusto consiglio di uomo navigato. Era come un confessionale nel quale nessuno poteva disturbarli.

Una sera, tornando da una località un po’ più lontana del solito, Fulvio le parlò del successivo cliente da visitare.

“C’è qualcuno dei nostri clienti che crede che le nostre modelle siano tutte sessualmente disponibili, nonostante mi sia ammazzato per far loro cambiare idea. Credono che siano una specie di omaggio. Io non voglio giudicare nessuno e nessun comportamento e credo che sia giusto che ognuno faccia ciò che vuole, senza pregiudizi. Nel corso degli anni, abbiamo avuto alcune ragazze che sono state disponibili verso i nostri clienti. Il mio lavoro è vendere intimo e ho lasciato a ognuna la libertà di fare quel che volevano, senza giudicare. Ammetto che la disponibilità sessuale della modella facilita le vendite, tuttavia si tratta di accordo tra le parti nel quale non vogliamo entrare. Il cliente dove andremo la prossima volta è una donna di circa quarantacinque anni, molto bella, discreta e affascinante. Profuma di primavera. Ci conosciamo da molti anni e so che ha dei gusti ……. come dire ….. misti. Le piacciono gli uomini ma anche le donne, o le ragazze come te. Conoscendola, non mi sorprenderebbe se ti chiedesse …….. se sei disponibile.”.

“Disponibile a cosa?”

“Disponibile a un rapporto sessuale con lei….”

“Eh, ma io non sono lesbica….”

“Sì, immagino che sia così, ma qui non si tratta di un rapporto lesbico. È lei lesbica, tu dovresti solo farti ….. toccare, accarezzare, abbracciare mentre io la prendo da dietro. Per te non sarebbe un vero e proprio rapporto sessuale, ma lei deve avere la sensazione di averti. In particolare, lei vuole toccare una bella ragazza mentre si fa prendere da me”.

“No, non ho capito. Scusami ma io dovrei farmi accarezzare, abbracciare mentre tu la scopi? Questa sì che è bella. Non l’avevo mai sentita. È una vera pervertita”

“Come ho detto io non giudico nessuno. Ognuno ha le perversioni che vuole. Sappi, però, che per la tua disponibilità, lei ti elargirà almeno 100 euro ai quali aggiungerò altri 100 euro io stesso, per riconoscenza perché, in questo modo, il cliente è più contento”.

“Ah, dunque tu sei un prostituto……..ah ah ah ah ah. Non so se sarò disponibile. Ci penso… ”

“Ok, le dirò di fare la proposta direttamente a te. Non parlerà di soldi, te li darà prima di andar via e i miei te li darò sulla strada del ritorno.”.

Arrivò il giorno della visita alla cliente perversa e, un attimo prima di entrare, Viviana riconobbe il negozio e la sua proprietaria. Era la madre di un suo compagno di liceo, ex fidanzato, la quale le aveva fatto una guerra spietata fino a quando si erano lasciati. La signora sosteneva con suo figlio che lei era una poco di buono, una puttanella che mirava ai suoi soldi.

Viviana, determinata, entrò nel negozio per prendersi la sua rivincita.

Marta, nonostante i quarantacinque anni, era davvero ancora molto bella. Indossava una camicetta di lino leggero che copriva un reggiseno a balconcino che teneva le tette costrette e le presentava gonfie e le faceva spuntare, di tanto in tanto, dalla camicetta sbottonata fino il terzo bottone. Una gonna di tessuto leggero e quasi trasparente svolazzava di qua e di là, al suo incedere e lasciava immaginare un paio di gambe morbide e forti a guardia di un tesoro di passerina. Le sue chiappe ondeggiavano seguendo il ritmo dei suoi passi. La gonna ricopriva un culo gonfio e sodo e cadeva leggera, infilandosi tra le chiappe e lasciando immaginare la presenza di un perizoma.

Viviana si mise subito all’opera e, seguendo gli ordini di Fulvio, presentò i suoi capi di lingerie con grande professionalità. Al termine della presentazione, Marta disse: “Brava Viviana! Brava e bella! Però, che faticaccia, ma per stasera abbiamo finito. Venite di là, vi ho preparato un rinfresco, e se vi va e avete tempo, possiamo bere e mangiare qualcosa per rilassarci. – poi avvicinatasi alle orecchie di Viviana, continuò a voce bassa – ……. e spero in un po’ d’intimità tra noi per diventare amiche”

Il rinfresco era servito su tavoli tondi e alti, in modo da poter consumare in piedi. Il vino, bianco e frizzante, era fresco e scendeva giù per la gola facilmente. C’erano tartine di tutti i generi e dei piatti di penne vodka salmone. Mangiarono e sopratutto bevvero con gusto. Mentre mangiavano dei pasticcini al cioccolato, Marta guardò verso Fulvio che le fece un cenno di assenso. Viviana non si era rivestita e indossava ancora l’ultimo intimo mostrato, che le metteva in risalto le belle tette e lasciavano intravedere i capezzoli. Marta si avvicinò a Viviana e sfiorandole le orecchie le disse: “Che bella pelle. Morbida e profumata – poi assicuratasi che Viviana fosse d’accordo, proseguì – ti mangerei tutta”.

Viviana sorrise e Marta cominciò a baciarle il collo. Viviana sentì brividi di piacere e per dimostrare il gradimento, accarezzò la testa di Marta. Poi quei baci si avvicinarono alla bocca e divennero sempre più caldi e bagnati.  

Viviana sentiva le mani che le accarezzavano i fianchi e la schiena e divenivano via via sempre più audaci. Sentì accogliere i suoi seni nelle mani a coppa, stringere e tirare. Poi sentì le mani scendere e infilarsi nelle mutandine, afferrare le chiappe. E sentì le unghie di Marta infilarsi nella carne viva delle chiappe, regalarle un brivido che le percorse tutta la schiena. Pian piano, Viviana cominciò ad apprezzare quelle carezze e quei baci sul collo, dietro le orecchie, e si lasciò andare. Non appena si sentì sfiorare le labbra, rispose al bacio aprendo le labbra e facendosi penetrare dalla sua lingua. Quei baci, quelle carezze le avevano risvegliato sentimenti e piaceri quasi adolescenziali e si lasciò andare a un lungo e appassionato bacio.

Era solo l’inizio. Marta sapeva come fare con le ragazze come Viviana. Sapeva che erano prede adorabili e arrendevoli, arcigne paladine della propria onorabilità, ma pronte a lasciarsi andare sull’onda del piacere. Ben presto, Marta liberò dal reggiseno i seni di Viviana e cominciò a giocare con quei teneri boccioli. Strinse i capezzoli e li succhiò, suscitando nella povera ragazza un desiderio formidabile. Quando finalmente fu sicura che Viviana non si sarebbe più tirata indietro, Marta passò ad accarezzarle la passerina. Dapprima sulle mutandine e poi, con audacia, infilò la mano dentro lo slip e guadagnò una posizione di prima fila.

Viviana sentiva quelle mani tenere e gentili infilarsi tra le labbra e lambire il clitoride. Sentì distintamente la sua figa inumidirsi, diventare più morbida, mentre un piacere dolcissimo le saliva verso il cervello inebriandole i sensi. Senza interrompere quel bacio così dolce e seducente, Viviana sbottonò lentamente la camicetta della sua amante e riuscì a toglierle la camicetta e il reggiseno. La strinse a se sentendo i capezzoli di Marta, duri e appuntiti, trafiggerle il petto e strapparle un nuovo e profondo gemito.  Viviana mollò tutti i freni inibitori che l’avevano imprigionata. Desiderava ardentemente tutto il piacere che Marta sapeva e voleva regalarle.

Viviana godeva delle attenzioni di Marta senza imbarazzi e vedeva Fulvio comodamente seduto in poltrona gustarsi la scena che, certamente, doveva essere ad alto livello erotico e gli fu grato di lasciare che si riscaldasse al fuoco del gioco erotico tra le due donne. Ben presto, infatti, i piaceri della mano di Marta cominciarono a dipingersi sul suo viso e a fuoriuscire dalla sua bocca ansimante con gemiti delicati e quasi silenziosi, tra sospiri di desiderio, poi sempre più sonori, sempre più profondi rotti solo dai respiri interrotti, da fremiti che le scuotevano il corpo. Viviana era ormai abbracciata al collo di Marta, quasi appesa e comunque schiava dei baci, sempre più appassionati quando fu colta da un intensissimo e dolcissimo orgasmo che le scosse e pervase il corpo intero. 

Marta, allora, si piegò e lentamente e delicatamente cominciò a sfilare le mutande di Viviana, facendole scendere fino ai piedi. Con la stessa grazia, ormai in ginocchio, le fece sedere sul tavolo basso e le fece divaricare le gambe ed esporre il centro del suo desiderio. Poi avvicinò la testa tra le gambe della ragazza e, con la lingua, cominciò a bere il dolcissimo nettare del suo orgasmo che veniva giù profumatissimo.

Solo allora, Fulvio, si alzò dal divano, si denudò completamente e si portò alle spalle di Marta. Con lentezza studiata e con adeguata delicatezza sbottonò la gonna di Marta e pian piano le liberò le gambe. Poi spostò lateralmente il filo del perizoma e con le mani si fece largo tra le chiappe, le aprì le grandi labbra della passera e cominciò a leccarne il nettare. Infilava la lingua nel buchino di Marta quanto più in profondità possibile. Marta cominciò a godere di quella lingua senza smettere di stimolare il clitoride di Viviana e pregustando quel che sarebbe venuto dopo.

 “Oh, si, siiiiiiii, Fulvio, è meraviglioso ….. ma stasera lo voglio nel culo, ………. spaccami il culo”

“ Si, te lo spacco …… puoi scommetterci …… non immaginavo che fosse così bello incularti ……”

Quando ebbe lubrificato ben bene l’ingresso, Fulvio si mise in ginocchio alle spalle di Marta e, mostrando un magnifico cazzo in tiro lo appoggiò delicatamente sul suo culo. Marta ebbe un sospiro di apprezzamento lungo e profondo.  “Si…. Si…. Prendimi…… è tutto tuo! Sfondami, fammi godere” disse.

Fulvio non si fece pregare e senza esitazione appoggiò il randello sul buchino di Marta e dolcemente cominciò a spingere trattenendo la donna per le spalle. Il randello entrò lentamente nel corpo di Marta che, nonostante il bruciore, emise due o tre sospiri profondi che denunciavano un piacere intenso.  Quando fu tutto dentro, Fulvio si fermò un attimo per lasciare a Marta il tempo di abituarsi a quel corpo estraneo. A Marta sembrava di essere in paradiso con quel randello dentro di se e quell’amore di ragazza da succhiare.

“Sì, siiii, è meraviglioso averti dentro di me ….… voglio ….. prenderlo tutto dentro, piano …… in profondità …… giù, giù, sento le tue palle sbattere sul culo …… giù, giù …. Ora accellera …. Sii, siiii, così, maiale, sei un maiale, cosiiiiiii, siiiiii ….. ti piace incularmi…maiale ..…”
“Hai un culo superbo…sai quante volte l’ho desiderato? Ti inculo, ti inculo, si ….. e te lo spacco”

Fulvio cominciò a pompare come un forsennato il culo di Marta. Marta cominciò a godere rumorosamente di quel trattamento macho. Nonostante i colpi vigorosi che Fulvio sferrava, Marta, agganciata alle anche di Viviana, non smetteva di sollazzarle con la lingua il clitoride. Ciononostante, con un affondo più deciso, Marta perse l’aggancio con Viviana e si staccò da questa, mentre godeva e gemeva per quel randello che le stava sfondando il culo. Cercò di avvicinarsi alla figa di Viviana per poter ancora succhiare il tanto agognato nettare.

“Avvicinati, avvicinati Viviana, ….. fammi succhiare il tuo nettare …..  fammi succhiare la tua figa mentre Fulvio mi spacca il culo, …… mentre mi apre, …. Siiiii …. è un maiale, un vero maiale, …… e a me piace così ….. non ti fermare …… avvicinati Viviana, voglio venire mentre ti succhio la passera, …… vieni bella, vieni.”

Viviana guardava Marta, capiva il piacere che ella stava ricevendo, era quello che cercava, ma si ricordò dell’intromissione nel rapporto con suo figlio. Si ricordò delle cattiverie che Marta aveva detto che l’avevano fatta soffrire tanto. Non voleva accontentare colei che le aveva rovinato quella bella storia d’amore e tuttavia le era grata per averle fatto provare un orgasmo dolcissimo come solo tra donne può verificarsi.

Poi decise. Si alzò in piedi, avvicinò la figa ancora piena di umori alla bocca di Marta, con due dita aprì le grandi labbra scoprendo una meravigliosa, rosea e umida figa e liberò una pisciata sul bel volto di Marta.

Leave a Reply