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l’inquilino

By 6 Giugno 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Sei proprio una persona scorretta’, le gridai contro, furibonda. Ed ora, a metà anno, dove la trovavo un’altra ragazza per dividere le spese dell’appartamento.
La mia coinquilina aveva deciso di piantarmi in asso, senza preavviso, all’inizio di giugno, ed ero veramente nella merda, perché da sola non sarei riuscita a pagare le spese dell’appartamento, e sarebbe stato molto difficile trovare un’altra ragazza che prendesse il suo posto, prima di settembre ottobre.
Avevo sparso la voce in giro, messo annunci in tutte le bacheche dell’università, ma era stato tutto inutile ed ero ormai rassegnata ad indebitarmi e rinunciare alle vacanze estive, quando arrivò la telefonata di Anna, una mia amica.
‘Hai ancora la stanza libera a casa?’
‘Certo che è libera, purtroppo.’
‘Interessa ad Antonio, quel mio cugino che fa il secondo anno di ingegneria.’
Non mi attirava per niente l’idea di mettermi un maschietto in casa, per mille motivi, ma ero talmente nei guai che accettai di incontrare Anna ed il cugino.
Antonio era un tipo tranquillo, timido e riservato, studioso, educato, ordinato, insomma tutto l’opposto dello stereotipo del giovane studente universitario fuori sede, perennemente in caccia di gnocca fresca, così accettai, pensando che se non altro non avrei dovuto battagliare per tenere le sue mani lontane dalle mie tette e dal mio culo.
Antonio si rivelò un inquilino perfetto, pulito preciso e metodico, anche troppo, visto che aveva preteso di dividere esattamente i ripiani del frigo, mettendo degli appositi cartellini, ed un divisorio di cartone sull’ultimo, dato che essendo in numero dispari, uno andava condiviso, se si voleva dividere lo spazio in maniera equa.
Frequentava poche persone, essenzialmente uomini, tant’è che mi stavo convincendo che fosse gay.
Io no, io a volte tornavo a casa in compagnia e non mi curavo certo di fare piano.
La mattina successiva ad una notte di folli scopate, durante la quale non poteva non aver sentito, attraverso il muro sottile, le mie grida (sono molto rumorosa quando faccio l’amore) ed il letto che sbatacchiava contro il muro, mi guardava in maniera strana, ma ero certa che non avrebbe mai accennato a quanto accaduto.
Certamente doveva sentire bene anche quando facevo da me, aiutandomi con un vibratore.
Devo ammettere che io, un po’ malignamente, avevo preso l’abitudine di punzecchiarlo, con l’abbigliamento e gli atteggiamenti.
Ho sempre avuto un fisico formoso, con i polpacci ben modellati, le cosce carnose, due belle chiappe sporgenti e le tette grandi e rotonde. Così le gonne corte e strette e le canottiere attillate e scollate, che indossavo in casa, dovevano essere una bella prova per il mio coinquilino, timido, taciturno e riservato.
Mi accorgevo che di soppiatto, attraverso le lenti degli occhiali, una sbirciatina nella scollatura generosa della canottiera, la dava volentieri, come pure ero certa che, quando gli voltavo le spalle, i suoi occhi si fissassero sulle mie chiappe.
Ieri pomeriggio avevo una canottiera più attillata e più scollata del solito e le mie belle tettone, senza neanche il reggiseno, sembrava volessero schizzare fuori, mentre le gambe, che cominciavano ad essere abbronzate, visto che ero stata un paio di volte al mare, se ne stavano completamente in mostra, appena ricoperte dalla mini più mini che avevo.
Ripensandoci, credo di aver un po’ esagerato con il povero Antonio, che nell’occasione mi ricordava un pesce appena pescato, sulla banchina del molo, con ancora l’amo in bocca, mentre annaspa e boccheggia nel tentativo disperato di respirare, mentre io continuavo a svolazzargli intorno.
Alla fine mi ha offerto un bicchiere di aperitivo analcolico di sua invenzione e mi è sembrato scortese non accettare.
Non mi ha voluto svelare la ricetta, perché diceva che era un suo segreto, sicuramente pompelmo e arancia, più altre cose che non ho individuato, ma era buono.

Quando mi sono risvegliata ho capito subito che c’era qualcosa che non andava.
Innanzitutto ero nella sua stanza, distesa sul suo letto, poi mi sono resa conto di avere le braccia legate dietro la schiena, mentre le gambe, piegate ed allargate, erano bloccate alle zampe del letto.
Ero ancora intontita ed intorpidita ma la sensazione che stesse per accadere qualcosa di imprevisto e spiacevole, si era già fatta strada nella mia mente.
Antonio era davanti a me e mi fissava con un’aria strana che non mi piaceva per niente.
‘Antonio, liberami subito, sei impazzito?’, gli ho gridato mettendomi a sedere sul letto.
Ho dovuto fare un certo sforzo con il bacino per tirarmi su, non potendo usare le braccia.
Lui ha sorriso, mi ha puntato gli indici sulle spalle e mi ha spinto indietro con decisione, così sono tornata nella posizione di partenza, ricadendo di schianto sul materasso.
A questo punto le sue mani mi hanno sollevato la gonna ed un campanello d’allarme ha preso a suonare nella mia testa.
Mi sono anche accorta di essere nuda, sotto la mini, evidentemente, mentre ero addormentata, Antonio doveva avermi sfilato le mutandine.
Si è avvicinato a me, tenendo in mano un oggetto bianco, lungo ed affusolato.
Accidenti, il vibratore!
Deve aver frugato nel cassetto del mio comodino, e meno male che le avevo giudicato il massimo dell’imbranataggine.
Il ronzio dell’aggeggio mi finisce di svegliare dal torpore del sonnifero, giusto in tempo per vederne la punta avvicinarsi alla mia fica.
‘Fermo, Antonio, cosa vuoi fare?’
Lui non dice nulla e si avvicina ancora.
Una prima toccata intorno, sulla mia fessura bella chiusa, mi fa fare un salto, ma lui non se ne cura e continua a massaggiarmi leggermente.
‘Lo usi spesso questo affare, si sente tutto attraverso i muri, sai? Vediamo se me la cavo bene anch’io.’
Io lo prego di smettere, ma ho già capito che non lo farà e poi la mia voce si fa meno convincente, mentre vedo la mia fica che si apre lentamente, come un fiore che sboccia al mattino.
Lo affonda lentamente dentro ed io non riesco ad evitare un gemito, poi lo tira fuori e lo spegne.
‘Sono bravo?’
‘Sì Antonio, sei molto bravo, ma ora, per favore, mettilo via e scioglimi.’
‘Scioglierti? Ma non ci penso nemmeno, ho appena cominciato.’
il ronzio riprende e me lo ficca bene dentro, cominciando a muoverlo, mentre io mi agito, gemendo e sospirando, finché non caccio un grido.
Ha trovato il clitoride.
Lo deve aver capito anche lui, sicuramente, conoscendo il tipo, si è documentato su internet per quanto riguarda l’anatomia dell’apparato sessuale femminile ed ha pianificato ogni cosa.
Insiste proprio lì ed io, a bocca aperta, gemo disperata, mentre mi apro e mi bagno completamente.
Ogni tanto tira fuori il vibratore, lo spegne e me lo mette davanti alla bocca, per farmelo leccare, poi ricomincia.
Vorrei mordermi le labbra per mascherare il mio godimento, ma riesco al massimo a non dirgli che gradirei che me lo ficcasse dentro, il vibratore o il suo cazzo, non importa, poi l’ultima passata sul clitoride, sempre più gonfio mi porta all’orgasmo e grido e mi dibatto, finché non rimango distesa e spossata sul letto.
Antonio spegne il vibratore e si siede sul letto, accanto a me.
‘Sei un gran bella ragazza, ma questo lo sai già, si vede, sai.’
Accende il vibratore e ricomincia.
‘Dopo averti sentito tante volte, mentre ti masturbi con questo ‘ vibratore vero? ‘ volevo levarmi la soddisfazione di vederti, ed anche un po’ di partecipare.’
Io sono ancora così eccitata dall’orgasmo precedente, che, come mi tocca comincio a gridare e muovermi.
Lo supplico ancora di fermarsi, ma lui niente.
Alla fine si mette in ginocchio davanti alle mie cosce aperte e con le mani mi scosta le labbra per scoprire completamente il clitoride. Se sollevo il collo ed allungo lo sguardo lo vedo, duro e gonfio come non è mai stato, poi lui ci piazza sopra il vibratore e comincia a girargli intorno.
Io grido, gemo, mi dibatto, finché non vengo per la seconda volta.
Non mi da neanche un minuto di tregua e, dopo avermelo fatto leccare, lo riaccende e me lo ficca dentro.
Mentre il vibratore fa il suo lavoro, Antonio mi arrotola la canottiera fino alle ascelle.
è rimasto come incantato e sta osservando le mie tettone, gonfie e con i capezzoli duri e sporgenti, che seguono il movimento del mio corpo ormai frenetico.
Vengo per la terza volta di seguito, quando lui, dopo avermi spinto ancora più a fondo il vibratore, mi strizza forte le tette con le mani.
Comincio ad aver paura, questo pazzo non avrà mica l’intenzione di farmi passare così tutta la notte?
Come se avesse letto nei miei pensieri lo vedo abbassarsi i pantaloni.
Accidenti a me, non dovevo sfruguliarlo così tanto, beh, sono stata un po’ stronza ed ora avrò la punizione che mi merito, che, tutto sommato, nonmi dispiace neanche troppo.
Sfila il vibratore dalla mia fica e me lo conficca nel culo.
‘Ahi! Ma che fai, lì no, mi fa male!’
Intanto si è tolto pantaloni e mutande, dei boxer larghissimi, ridicoli, che ha piegato accuratamente, prima di riporli sulla sedia.
Ha un’aria un po’ buffa, con le gambe nude ed i calzini corti, anche se il suo uccello è di proporzioni niente affatto disprezzabili.
Prima di procedere oltre, mi mette un asciugamano pesante, di spugna, sotto le chiappe, per evitare di sporcare il suo letto, è una persona precisa, Antonio.
Chissà, magari conoscendo il tipo, è la prima volta che usa il suo cazzo con una donna, e non per farsi le seghe.
Intanto il vibratore nel culo mi da un fastidio fottuto, non ho mai amato troppo prenderlo di dietro e per fortuna che era già bello lubrificato, altrimenti ma avrebbe fatto veramente male.
Non riesco a nascondere un grido di soddisfazione, quando il suo cazzo mi entra dentro, perché mi ha talmente stuzzicato con il vibratore, che oramai non ce la faccio più.
Anche lui sembra a buon punto, chissà quante seghe si è fatto in questi mesi, sentendo i miei gemiti insieme al rumore del vibratore ed ora può coronare il suo sogno.
Il suo peso mi schiaccia, lo sento ansimare mentre contemporaneamente mi carezza le tette, poi, all’improvviso, lo sento partire e lo assecondo: il mio corpo, attaccato al suo, segue il movimento che si fa sempre più veloce, finché non lo sento fermarsi un attimo, prima dell’assalto finale.
Mentre il suo sperma mi riempie, raggiungo ancora l’orgasmo e mi mordo quasi le labbra per non gridare di piacere.
Antonio si toglie subito e sistema meglio l’asciugamano, perché non vuole assolutamente sporcare le lenzuola, poi corre in bagno a lavarsi, mentre io rimango lì, bloccata ed immobilizzata, a guardarmi la fica, rossa e dilatata, che continua a vomitare roba biancastra, prima di addormentarmi, sfinita.
Mi risveglia un ronzio, prima lontano, poi sempre più vicino: mi ha sfilato il vibratore dal culo ed ha ricominciato.
‘Antonio, basta, per favore’, dico con appena un fiato di voce, ma lui continua, anzi, ormai ha imparato bene i punti migliori e ci mette un attimo farmi partire di nuovo.
Grido, gemo disperatamente e respiro con la bocca spalancata, mentre lui insiste sadicamente con quel dannato aggeggio.
Va avanti per un mucchio di tempo, non so più neanche quante volte sono venuta, mi sembra di essere dentro un orgasmo continuo, sono bagnata fradicia e così sensibilizzata che ho l’impressione di sentire il vibratore in ogni parte del mio corpo.
Alla fine me lo lascia dentro e mi sale a cavalcioni sul petto, mentre quell’aggeggio infernale continua a ronzare e vibrare nella mia fica.
Avevo chiuso gli occhi, per la stanchezza, ma ora li riapro e vedo che ha piazzato il suo uccello in mezzo alle mie tette, per poi serrarcele intorno.
La punta rossa del suo cazzo, che sbuca dai miei seni, e punta verso il mio viso, mi fa pensare ad una specie di hotdog.
Si muove avanti ed indietro, praticamente si sta facendo una sega con le mie tette, mentre sento che il vibratore sta per ottenere ancora il risultato desiderato.
In queste condizioni non riesco certo a tenere la bocca chiusa, anche se mi rendo conto di quello che inevitabilmente accadrà.
Con un grido di piacere il mio inquilino spara il primo zampillo di sperma, che centra perfettamente la mia bocca aperta.
Non sono mai stata una a cui piace ingoiare, ma sono troppo stanca anche per chiudere la bocca, e così rimango ferma, sentendo altri schizzi che mi entrano dentro, finché la gittata diminuisce e l’ultimo mi arriva solo sul collo.

Mi sono svegliata a metà mattinata nel mio letto, accuratamente coperta con il lenzuolo, convinta di aver fatto solo uno strano sogno.
Mi basta passarmi una mano in mezzo alle gambe per capire che invece è stato tutto reale.
Dritto in piedi, in mezzo al ripiano del comò, c’è poi il mio vibratore che mi ricorda come ho trascorso le ultime ore.
Proprio in quel momento entra Antonio, indossa sopra i jeans, un buffo grembiule a fiori e tiene in mano un grande vassoio con la mia colazione.
C’è anche un vasetto di cristallo con una rosa rossa, perché lui è un tipo accurato.
Lo sapevo che facevo una cosa sbagliata a mettermi in casa un maschietto.
O no?

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