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Luke era un ragazzino fortunato. Non lo si poteva negare. Chiunque lo conoscesse avrebbe potuto confermarlo. Intelligente, dotato, carino, popolare, di famiglia ricca, sembrava non avere un problema al mondo. I ragazzi lo adoravano e lo prendevano ad esempio, le ragazze facevano la fila per lui e le madri avrebbero fatto fatto carte false perché si interessasse alle loro figlie.
Non aveva fratelli né sorelle ed era cresciuto solo con la madre Gale, una donna bellissima di nemmeno quarant’anni, che non gli aveva mai fatto mancare niente. Il padre non l’aveva, era morto prima che nascesse ed in casa non c’erano foto che lo ricordassero. Era come se non fosse mai esistito. Lui però non ci pensava spesso, non avendolo mai conosciuto, non aveva avuto modo di affezionarsi a lui. E poi aveva sua madre che lo amava. Molto. Insomma la gente usava sempre il solito aggettivo per descrivere Luke. Fortunato. Ma non sapevano fino a che punto lo fosse realmente.
La mattina in cui comincia il nostro racconto Gale si alzò presto per preparare la colazione. Aveva un sacco di domestici che si occupavano della villa dove abitava con il figlio, ma quando si trattava di Luke ci teneva a fare le cose da sé, voleva essere certa che fossero fatte in un certo modo. Sceglieva con cura le uova da friggere, comprava il miglior bacon che trovava, il latte più buono, il succo d’arancia che a lui piaceva tanto. Dispose le pietanze in un bel vassoio, come faceva ogni mattina e si avviò verso la camera da letto di suo figlio.
Quando entrò nella grande stanza in penombra la prima cosa che la colpì, come al solito fu l’odore pungente tipico delle stanze degli adolescenti, in cui il testosterone la fa da padrone. Poggiò il vassoio sulla scrivania. Sul pavimento i vestiti sparsi del ragazzo. Una maglietta, dei jeans, i calzini di spugna arrotolati, i suoi boxer. Li raccolse lentamente e se li strinse forte al viso. Ormai era assuefatta a quell’odore, la faceva stare bene.
I suoi occhi corsero subito al letto a due piazze. Luke dormiva prono abbracciato al cuscino. Da quella posizione poteva vedere solo i suoi capelli biondi e la schiena nuda. Il lenzuolo lo copriva dalla bassa vita in giù. I suoi muscoli abbronzati da surfista erano rilassati ed il respiro profondo. Gale rimase in contemplazione di quel giovane che amava più di chiunque, più di qualunque cosa, più della sua stessa vita. Da quando suo marito era morto aveva riversato sul ragazzo tutto l’amore di cui era capace, una mole tale da sentirsene schiacciata costantemente. Era un dono dal cielo e come tale andava trattato.
Si mosse verso la finestra. Le dispiaceva ma doveva svegliarlo, il ragazzo doveva andare a scuola e lei non resisteva più, aveva bisogno della sua dose mattutina. Tirò la tenda e lasciò che la stanza venisse inondata di luce. Il viso di Luke si contrasse leggermente, aggrottò la fronte, poi si portò una mano agli occhi per stropicciarseli. Gale si avvicinò al letto e si sedette sul bordo, mordicchiandosi il labbro inferiore.
‘Buongiorno tesoro’ gli disse amorevole. Lui si voltò a guardarla. I suoi occhi verdi misero a fuoco il viso splendido di sua madre, i suoi capelli lunghi, il suo corpo da favola, il suo seno avvolto in un succinto top. Le sorrise.
‘Ciao mamma’
‘Hai dormito bene?’
‘Benissimo’ le rispose mentre si stirava, il torso quasi su un fianco, mentre le gambe ancora nella stessa posizione ‘….stavo facendo un bel sogno …però anche oggi ho il solito problemino’ le disse con una finta aria innocente. Si voltò scostando il lenzuolo. Era completamente nudo e gli occhi di Gale si fissarono, come sempre, sulla sua imponente erezione mattutina. ‘Me lo risolvi?’ aggiunse sorridendole furbescamente. Non aspettò neanche che gli rispondesse, si sdraiò supino con le mani incrociate dietro la testa e gli occhi fissati su sua madre che intanto stava avvicinando la mano al suo sesso.
‘Ma certo amore…’ gli rispose lei con voce soffice, quasi a non voler profanare quel rituale mattutino ‘…sono qui per questo, lo sai!’
Il sorriso del ragazzo divenne sempre più ampio mentre osservava le labbra carnose della donna appoggiarsi delicatamente sulla sua cappella. Cominciò a baciarla, poi a leccarla tirando indietro la pelle sulla punta, pulendola con la massima cura. Ormai sapeva come fare, aveva dedicato la vita a servire suo figlio, conosceva tutti i modi possibili per farlo stare bene. Dopo alcuni secondi socchiuse le labbra e si infilò il membro prima in bocca poi in gola, fino ad affondare le sue labbra nel pube. Il ragazzo socchiuse gli occhi e tirò leggermente indietro la testa contento.
‘Ahhhh, cazzo mamma sei la pompinara migliore di tutte, sei troppo brava! Non mi stanco mai di te.’ Gale mugugnò, come a ringraziarlo del bel complimento.
‘Com’è il mio cazzo?’ le chiese mentre si godeva il servizietto di sua madre. Era una domanda che le faceva spesso, gli piaceva sentire la risposta. Lei estrasse per un attimo il pene dalla bocca con un sonoro ‘POP!’, leccandosi le labbra come a raccogliere ogni goccia di saliva impregnata di quel gusto così maschio e forte. Era al culmine dell’eccitazione:
‘Amore, lo sai che lo adoro, è inebriante.’ gli disse notando i battiti accellerati del suo cuore. Nonostante tutta la sua esperienza quando vedeva quel visetto imberbe che la fissava si sentiva come una scolaretta timorosa di sbagliare la risposta.
‘Ieri non ho fatto la doccia dopo gli allenamenti, sei contenta?’
‘Oh, tesoro, lo sai quanto mi piace ingoiare i resti di sudore e di pipì, grazie, grazie infinite, sei troppo buono con me!’
‘Hahahaha! Figurati mamma, è un piacere!’ si gettò di nuovo, affamata, sulla sua colazione. Le sue mani si tenevano ai fianchi di quel corpo snello e perfettamente glabro, che adorava, mentre le sue labbra facevano su e giù su quell’asta possente. I minuti passarono nel piacere reciproco più assoluto. Il piacere di Gale di servire, il piacere di Luke di essere servito. Eccitato dai mugolii osceni e dall’espressione della donna il ragazzo ridacchiò:
‘Che bella troietta che sei ma”
‘Ooh, Luke, lo sai che farei qualunque cosa per te, amore mio. Sono tua, solo tua, completamente tua, per sempre’ Sorrise compiaciuto prima di risponderle:
‘Lo so… ed è una gran bella sensazione.’ Lei lo guardò per un attimo contemplando il volto felice di cui era innamorata, dolcemente prigioniera e completamente succube.
‘Non smettere di succhiarmelo!’ fu l’ordine che la riportò alla realtà. Luke aveva allungato la mano destra e gliel’aveva messa sulla testa spingendole con forza il pene in gola. Lei, di rimando, riprese a fare il suo dovere con amore succhiando sempre più forte.
‘Brava così, non ti fermare!’ Era lui a dare il ritmo adesso, sempre più veloce, non le dava neanche il tempo di respirare. Per Gale non era più un problema. Con gli anni aveva dovuto imparare ad aprire e rilassare la gola completamente per ospitare il membro in continua crescita del figlio. Dopotutto era il minimo che una madre potesse fare. Dal canto suo Luke sapeva quindi di non doversi trattenere, poteva usare sua madre come e quando voleva, era lei ad averglielo insegnato. Piegò il ginocchio sinistro per cercare una posizione ancora più comoda. Adesso era lui a mordersi il labbro, avvolto dal piacere. Poi gli venne in mente una cosa:
‘A proposito, voglio che tu faccia una cosa per me.’
‘mmmmmm’ fu la risposta della donna. Fece per staccarsi dall’adorato pasto ma la mano ferma dietro la nuca glielo impedì.
‘Non c’è bisogno che tu parli, continua a succhiare e ascoltami.’ non era esattamente un rimprovero ma non lasciava adito a fraintendimenti. Cominciava ad essere sudata e così i peli di quel pube adolescenziale.
‘Ti ricordi Rebecca, la mia compagna di classe?’
‘hum hum’ rispose Gale con la testa sepolta in mezzo alle sue gambe aperte.
‘Ha sempre quell’atteggiamento da principessina viziata tutte le volte che provo a parlarci. Mi ha rotto le palle. Ho una gran voglia di sfondarle la gola e voglio che tu mi aiuti.’ Allentò la presa dietro la nuca e Gale capì di potergli rispondere. Dette un’ultima succhiata al pene del ragazzo e poi con una mano prese a segarlo mentre, quasi senza fiato, gli rispondeva:
‘Certo amore, nessun problema. Chiamo subito Jason Beck e gli dico di procurarsi qualcosa di compromettente su di lei. Una foto, una lettera, qualunque cosa. Se la trova bene, altrimenti gli dirò di falsificarla, così puoi ricattarla.’ Gli leccava dolcemente lo scroto mentre gli esponeva il piano. Lui sorrise:
‘Si, brava, mi piace l’idea. Così dovrà fare tutto quello che le dico…’ la mano si strinse intorno ai capelli biondi della donna:
‘…proprio come te ma” non aspettò la risposta. Le infilò di nuovo il pene in bocca e cominciò a pompare con sempre più foga. Cominciò anche a muovere il bacino per accompagnare il movimento, tendendo così l’addome scolpito. Era vicino all’orgasmo e voleva scaricarle in corpo tutto lo sperma che aveva. Lei non aspettava altro. Era la carica che le serviva per affrontare la lunga mattinata lontano dal suo cibo preferito. Sentiva il membro di suo figlio pulsare pericolosamente. Il petto di Luke si alzava e si abbassava con impeto crescente. Che bello vederla lì, a suo completo servizio, era qualcosa per cui i suoi amici avrebbero pagato oro. I suoni che emetteva erano sempre più osceni e questo lo eccitava moltissimo.
Quando l’orgasmo arrivò Luke inarcò la schiena leggermente:
‘Aaaahhh, si, così!!!’ ed incrociò le gambe sulla testa della madre in modo da imprigionarle la testa e spingerle ogni centimetro di quel bastone del comando il più a fondo possibile ‘…aaah resta così, immobile!’ le disse come se avesse scelta.
Fu come un fiume in piena che inondò la gola della premurosa madre. Finalmente, il premio tanto atteso. Una crema densa, salata… eppure dolce allo stesso tempo, un nettare a lei ormai indispensabile. Sentì il membro cominciare ad ammosciarsi dopo che il flusso di sperma era cessato. Luke la liberò dalla presa e lei cercò di succhiare via quello rimasto nell’uretra. Rideva felice il ragazzo mentre si stiracchiava sul grande letto. Poi si tirò su con le mani e si guardò in mezzo alle gambe dove la lingua di sua madre stava raccogliendo, amorevole, il sudore accumulatoglisi sulle cosce.
‘Sarà figo avere un’altra te a disposizione, non vedo l’ora’ detto questo si alzò lasciando la donna con la lingua penzoloni, vogliosa. Sulla porta si girò un attimo. Le sorrise e disse:
‘Ma non ti preoccupare non le vorrò bene come a te, tu sei unica mamma’.
La donna si sentì rincuorata dalla premura del figlio.
Si, Luke era un ragazzino davvero fortunato e a breve qualcun altro, oltre la madre, ne sarebbe stato la causa.

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