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‘Ciao ma’! Sono tornato!’ Gale sentì sbattere la porta ed ebbe un sussulto. Si voltò verso l’orologio della cucina. L’una e cinque. Era in ritardo. Aveva dovuto sbrigare diverse commissioni e la cuoca le aveva telefonato dicendole che stava male. Adesso era lì che armeggiava tra i fornelli per cercare di imbastire qualcosa da mangiare all’ultimo momento e lui era già tornato.
‘Ciao tesoro’ gli rispose con voce un po’ tremante. Tra le infinite virtù di suo figlio Luke, la pazienza non era annoverata.
‘Ma dove sei? E’ pronto? Sto morendo di fame!’ sentiva la sua voce provenire dal soggiorno. Perfetto! pensò:
‘Ecco…. amore, veramente…’
‘Perché il salone da pranzo non è apparecchiato?’ Gale si voltò di scatto e lo vide, in tutta la sua incommensurabile, schiacciante bellezza. Alto, snello, biondo ma con un’espressione dura in volto.
‘Amore…’ si affrettò a giustificarsi lei ‘…Patricia mi ha chiamato mezz’ora fa per dirmi che è malata. Io sono tornata tardi e mi sono subito messa a prepararti qualcosa, però dovrai aspettare ancora qualche minuto, scusami tesoro…. mi dispiace…’
‘Aspettare?’ i suoi occhi taglienti la guardarono scuri, poi scosse leggermente la testa mentre si voltava e usciva dalla cucina indignato.
‘Tesoro mi dispiace tanto…’ le disse disperata mentre si allontanava. Nessuna risposta. Aveva sbagliato e lo sapeva, l’aveva deluso profondamente. Era durissimo per lei essere guardata in quel modo da suo figlio, l’asse attorno al quale girava tutto il suo universo. Era angosciata da morire ma si affrettò a finire il prima possibile e pregò tutti i santi perché la pasta che aveva cucinato fosse buona. Mentre aspettava che si cuocesse corse nel salone da pranzo per apparecchiare la tavola. Sentiva musica venire dal soggiorno e, quando lo attraversò con la tovaglia in mano, vide Luke davanti al gigantesco televisore che le aveva fatto comprare seduto sul divano con le gambe incrociate alle caviglie. Si era tolto le scarpe e aveva i piedi appoggiati al tavolino.
‘E’ quasi pronto amore…’ gli disse premurosa Gale. Di nuovo, nessuna risposta. Ce l’aveva con lei, e come poteva biasimarlo? Ne aveva tutte le ragioni!
Sistemò la tavola di corsa e mise la pasta nei piatti. Era tutta sudata, un po’ per il caldo un po’ per l’angoscia. Si rinfrescò alla meglio mentre chiamava:
‘Luke, amore! E’ pronto!’ La musica dalla sala cessò. Doveva aver spento il televisore. Sentì il rumore appiccicoso dei piedi nudi sul pavimento di marmo nero. Quando comparve sulla porta del salone stava armeggiando col telefonino:
‘Finalmente’ le disse. Poi la guardò e fece un sorrisetto. Questo la rincuorò moltissimo. Non sembra più arrabbiato. Guardò di nuovo l’orologio e vide che era solo l’una e dieci. Cinque minuti non sono poi la fine del mondo, pensò. Si sedettero a tavola mentre lei ringraziava il cielo per il buon cuore e la tolleranza di suo figlio.
Fece per prendere la forchetta quando:
‘Sai una cosa? Ho freddo ai piedi’ Gale lo guardò credendo che scherzasse, era un maggio particolarmente caldo, specialmente lì a Los Angeles. Ma sul suo volto non ce n’era traccia, solo la solita espressione furba.
‘…hum… vuoi che ti prenda le ciabatte amore? O magari dei calzini?’
‘Nah! Non ho voglia di rinchiuderli di nuovo, ci ho sudato tutta la mattina dentro quelle scarpe, con questo caldo. Voglio tenerli all’aria…’ se li guardava e si sgranchiva le dita poggiando solo i talloni, poi alzo lo sguardo e, con il sopracciglio alzato, aggiunse: ‘…ma non voglio toccare il pavimento.’ La guardava sorridente appoggiato allo schienale della sedia scosta dal tavolo. Aspettava.
Gale non sapeva bene cosa fare, la prendeva un po’ alla sprovvista. Il cuore le accelerò nel petto. D’istinto si alzò dalla sedia e, in maniera un po’ impacciata, si infilò sotto il tavolino, inginocchiandosi e appoggiando sul pavimento davanti a lui le mani con il palmo rivolto verso l’alto per permettergli di fare ciò che desiderava. Lui la guardava divertito dall’alto in basso, con le gambe aperte, mentre accomodava i piedi sulle sue mani. Erano sudati. Molto sudati. Erano anche lunghi, non entravano sul solo palmo. Gale fu costretta ad abbassare anche gli avambracci perché le estremità del ragazzo non toccassero terra. La posizione era davvero scomoda e in più adesso aveva la faccia proprio vicina. Le facevano un po’ schifo, erano caldi, sguiscianti e puzzavano. Le si chiuse lo stomaco. Lui continuava a muoverli aggrottando la fronte per cercare la posizione che più lo aggradava, non era contento.
‘No, così non va… sto scomodo, i bracciali e l’orologio mi danno fastidio.’
‘Me li tolgo amore’ disse lei premurosa, come a scusarsi dell’inconveniente.
‘Nah, ho un’idea migliore. Sdraiati, così te li appoggio sulla faccia’ le disse, contento di poter condividere la sua brillante pensata. Lei lo guardò un po’ impaurita dalla novità. Che viso dolce aveva, come faceva a rifiutargli questa piccola richiesta, in fondo si trattava di così poco. Obbedì ed il sorriso luminoso di Luke venne oscurato. Dio quanto puzzavano… e poi erano scivolosi.
‘Aaahh così sto molto più comodo mamma, brava!’ le premeva le piante sul viso, come a massaggiarseli. Avvicinò la sedia al tavolo e prese la forchetta, poi aggiunse ‘già che sono così sporchi leccameli! Ho voglia di provare qualcosa di nuovo. Magari MI piace… così ho una cosa in più da farti fare.’ Scrollò le spalle divertito mentre finiva la frase, dopotutto era una cosa di poca importanza per lui. Gale era disgustata. Esitò un attimo, lui se ne accorse e, mentre masticava il primo boccone le intimò:
‘Forza!’ schiaffeggiandola piano con un piede. E così lo fece. Tirò fuori la lingua e assaporò quella parte del corpo di suo figlio ancora sconosciuta. Non le piaceva il sapore, ma era più che felice di accontentarlo. Se questo era il prezzo perché non fosse più arrabbiato con lei era davvero poca cosa.
‘Hehehe, lo sai che è proprio fico?’ masticava a bocca aperta, contento della novità.
‘Lecca… lecca bene tutto mi raccomando, haha’ muoveva il piede a destra e a sinistra, in su e in giù spalmandole ben bene quel misto di sudore e saliva su tutto il suo bel viso. Era divertente quel nuovo giochetto. Luke era contento di averci pensato. Farsi lavare i piedi da una lingua soffice era davvero piacevole e rilassante. Gliel’avrebbe fatto fare spesso da ora in poi. Del resto l’unica cosa che contava era il suo benessere, la sua felicità, la sua contentezza, era questo che sua madre gli aveva insegnato. Gli ripeteva sempre: ‘Luke, tesoro, sono tua, lo sai! Puoi usarmi quando, dove e come vuoi’, e lui da bravo ragazzo, seguiva gli insegnamenti materni a suo completo piacimento, non voleva certo deluderla. E poi tra poco avrebbe avuto un nuovo giocattolo da provare, tutto per lui. Non stava più nella pelle.
‘Hai fatto quello che ti ho detto stamattina?’ le chiese tra un boccone e l’altro mentre sentiva le sue labbra succhiargli le dita.
‘Si amore’ rispose lei con la lingua di fuori ‘l’ho già messo…. al lavoro…. quella troietta…. sarà tua…. in men che…. non si dica…’ era difficile finire la frase quando c’era così tanto da leccare, da lavare, da succhiare.
‘Bene’ fu l’unico commento con la bocca piena. Adesso gli stava insinuando la lingua tra un dito e l’altro dove si annida lo sporco più grosso. Doveva ingoiare in continuazione perché la quantità di saliva che le si formava in bocca era enorme.
‘Mamma! Non hai messo la coca a tavola!’ la sua voce era esasperata, oggi proprio non ne azzeccava una, non faceva altro che sbagliare!
‘Perdonami amore, me lo sono dimenticato, mi dispiace!!’ lo aveva deluso di nuovo, ma che razza di madre era?
‘Beh, vai a prenderla no? Muoviti, dai che ho sete!’ le tolse i piedi dalla faccia quanto bastava per farla alzare.
‘Si tesoro’ si precipitò in cucina e prese la bottiglia di coca dal frigo affrettandosi a portargliela.
‘Ecco amore’ appoggiò la bottiglia sul tavolo mentre lui era preso dal suo telefonino. Aspettava che tornasse al suo posto con i piedi appoggiati sulla sedia accanto. Quando lei si stese a terra le rimise i piedi in faccia, il tutto senza degnarla di uno sguardo. Era già diventata un’azione naturale per lui, una di quelle cose che si fanno distrattamente, senza pensare, come lavarsi i denti o pisciarle in bocca in mancanza di un bagno. Le faceva di continuo queste cose, quindi…
Gale riprese a fare il suo dovere, mentre il figlio finiva di mangiare. Nonostante il sapore e l’odore la rivoltassero non poteva fare a meno di notare quanto fossero belli i piedi di suo figlio, non se n’era mai accorta prima.
Passò qualche altro minuto e il ragazzo finì il suo pasto.
‘Ho finito mamma’ gli disse di nuovo distratto dal telefono. Le sollevò i piedi dalla faccia e lei capì che poteva finalmente alzarsi. Venne fuori da sotto il tavolo a gattoni. Stava per alzarsi in piedi ma lui le disse sempre con gli occhi allo schermo del cellulare:
‘No, resta così.’ lei non capì. Luke si voltò:
‘Voglio punirti mamma, oggi hai fatto troppi casini, mi hai fatto arrabbiare’ glielo spiegò senza rabbia, con l’aria di chi la sa lunga. Gale era un po’ sorpresa:
‘Ma, io credevo che…’ indicò sotto il tavolino, nel punto dove aveva passato l’ultima mezz’ora. Lui aggrottò le ciglia quasi non capisse a cosa si riferiva.
‘Cosa? Credevi che leccarmi i piedi fosse la punizione? Hahahaha! Dai mamma! Che scema che sei!!’ Scuoteva la testa divertito come si fa con un amico che ci ha raccontato una barzelletta stupida. ‘Quello era per farti provare una cosa nuova no? hahahaha!!’ Non la stava prendendo in giro, diceva sul serio.
‘umm… grazie amore… non dovevi…’ gli sorrise imbarazzata per aver frainteso.
‘Nah, tranquilla mamma, lo sai che ti voglio bene. Però ti meriti davvero la punizione oggi, sarà divertente…’ lei lo guardò in attesa. Luke si guardò in giro, poi prese il piatto di spaghetti che sua madre si era preparata e ne rovesciò il contenuto per terra.
‘Plaf’ fu il suono che ne derivò. Ridacchiò il ragazzo, mentre salsa e pezzetti di carne si sparsero in giro. Posò il piatto sul tavolo e le disse.
‘Devi mangiare tutto, me l’hai insegnato tu che non si lascia il cibo nel piatto, no?’ A Gale si formò una lacrima sul bordo di un occhio. Una sola, che però testimoniava il suo immenso dispiacere per averlo deluso. A Luke non importava granché, si divertiva a punirla, guardare quei suoi occhioni tristi… dava un certo pepe alla giornata. Lei si chinò per cominciare a mangiare:
‘Tranquilla non ti lascio sola, sto qui con te finché non hai finito, contenta?’
‘Si… grazie tesoro’
‘Figurati ma’, tanto i piedi da qualche parte devo appoggiarli, no?’ sempre guardando il telefonino si accomodò bene sulla sedia, alzò le gambe, le incrociò alla caviglia e le lasciò cadere di peso sulla nuca di sua madre. La faccia le sbatté forte sul pavimento cosparso di pasta. Lui alzò lo sguardo:
‘Hahahahaha, ti sei smerdata tutta la faccia, hahahahaha!!!!’ rise mentre la indicava. ‘Su, da brava ora… gnam gnam!’
Aprì la bocca e cominciò a mangiare. Luke continuò a ridacchiare mentre la osservava.
‘E brava la mia cagna! E’ buono?’
‘hum hum’ gli rispose mentre masticava.
‘hehehehe!!!!’ Si divertì così per un po’, poi riprese a scrivere il messaggio che aveva iniziato. Dopotutto un adolescente ha cose ben più importanti da fare che prestare attenzione a sua madre, no?

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