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Rebecca Bowen aveva suonato due volte il campanello della villa principesca. Perché non le aprivano? Doveva risolvere la cosa assolutamente. Quel piccolo bastardo aveva quelle foto. E se le avesse davvero spedite a suo padre? Erano false, certo ma chi glielo spiegava? L’avrebbe uccisa!
‘Maledizione! Perché non mi aprono?’ non poteva andarsene, si sarebbe fatta dare quelle foto a tutti i costi. Stava per suonare une terza volta ma in quel momento la porta si aprì. Si trovò davanti una donna bellissima che la squadrava dalla testa ai piedi. Portava una vestaglietta piuttosto corta che teneva chiusa con le mani, come se la fosse appena infilata e non avesse avuto il tempo di legarsela in vita. Rebecca non poté fare a meno di notare quanto fosse bella. Aveva lunghi capelli biondi, un viso prodigioso e il corpo di una modella ventenne. Ravvisò la forte somiglianza con Luke e intuì che quella che aveva davanti, potesse essere sua madre, anche se le sembrava così giovane.
‘Sei Rebecca?’ le disse con un tono non ben decifrabile.
‘Si, sono io… signora Hunter?’ la donna le sorrise, ma non era un sorriso affettuoso, né caldo.
‘Luke è in casa?’ continuò la ragazza un po’ in imbarazzo.
‘Si, entra pure tesoro, ti sta aspettando’ non se lo fece ripetere due volte, prima sistemava la faccenda meglio era. L’ingresso della casa era, come l’esterno, immenso. Certo, lei era cresciuta in una famiglia ricca ed era abituata al lusso. Ma non questo lusso. Dal soffitto pendeva un lampadario di cristallo grande quanto il suo letto! La donna le fece strada attraverso un lungo corridoio pieno di finestre che sfociava in un grande salone. In un angolo c’erano sistemati dei divani di pelle, su uno di quelli sedeva un ragazzo biondo della sua età, con le labbra inarcate in un sorriso insopportabilmente perfetto. Luke. Con indosso solo i jeans, aveva le braccia comodamente adagiate sul bordo dello schienale e le gambe spalancate in maniera piuttosto volgare. Mentre si avvicinava a lui si rese conto delle goccioline di sudore che gli imperlavano il torace glabro. Notò che c’erano le sue scarpe buttate da una parte e la maglietta da un’altra
‘Va bene così mamma, ora vai.’ disse alla donna che le stava dietro.
‘Ok tesoro, sono di là se ti servo.’ rispose lei amorevole. Rebecca era allibita. Spostò lo sguardo da lui a lei un paio di volte. Quando la donna ebbe lasciato la stanza gli disse:
‘Ma parli così a tua madre? La tratti come fosse la tua serva!’ il ragazzo ridacchiò piano ma non le rispose.
‘Senti, tagliamo corto, dove hai preso quelle foto? Quella non sono io! Chi te le ha date?’ il ragazzo continuava a sorriderle. Fece spallucce e le rispose vago:
‘Un amico…’
‘Un amico?’ ripeté lei cominciando davvero a perdere la pazienza ‘chi è questo?! Voglio sapere il nome. Ha creato delle foto false io… io lo denuncio, vado da un avvocato e…’
‘Hahahaha!!! Ottima idea! Io direi di andare da tuo padre che ne dici? Non è lui il migliore sulla piazza?’ le parole le morirono in gola. Aveva cominciato a respirare con un po’ di affanno. La sola idea la spaventava a morte, aveva visto suo padre perdere le staffe per cose stupide, non era un bello spettacolo. Non voleva neanche chiedersi che reazione avrebbe avuto davanti a quelle foto. Però erano false! E magari si vedeva anche guardandole. Le aveva viste troppo di fretta, non ci aveva fatto caso. Riprese fiato e disse al compagno di classe:
‘Voglio rivederle!’ di nuovo quel sorriso.
‘Hehehe! Come no!’ il ragazzo mosse il braccio destro e, con un telecomando, accese la TV. Aveva uno schermo enorme, sul quale comparve la foto che le aveva mostrato qualche ora prima, solo che stavolta era in alta definizione. Doveva averle caricate nella memoria del televisore. Rebecca rimase ad osservare per alcuni secondi. Niente. Era impressionante. Sembrava davvero una sua foto. Se non fosse stata sicura del contrario avrebbe dubitato lei stessa.
‘Bella no?’ la provocò il ragazzo ‘ne ho altre se ti piacciono!’ l’immagine cambiò. Adesso Rebecca aveva le gambe aperte mentre un uomo le riempiva la figa. Poi un’altra in cui le prendevano da dietro.
‘Aaaahh, questa è la mia preferita! Faceva male mentre te lo sbatteva dentro?’ E un’altra, e un’altra. In nessuna scorse la minima imperfezione. Si voltò verso il ragazzo che continuava a sorridere.
‘Luke, te l’ho detto! Sono false! Perché mi fai questo?’ provò a farlo ragionare ma lui la interruppe.
‘Hahahahaha!!! Ma che vuoi che me ne freghi se sono vere o false!!’ la ragazza ebbe uno sfogo d’ira:
‘Ah! Bene! E le useresti pur sapendo che sono false solo per ricattarmi?!?’
‘Certo! Hehehe! Che c’è di male?!’ le rispose divertito. Rebecca stinse i pugni, era talmente arrabbiata che le tremavano le mani.
‘Senti bella, la stai facendo un po’ troppo lunga. In fondo non voglio molto in cambio.’ le disse lui come a voler far ragionare una bambina bizzosa.
‘QUANTO vuoi?’ le uscì d’istinto, senza pensare. Naturalmente il ragazzo scoppiò a ridere:
‘Hahahaha! Ti sembra che abbia bisogno di soldi?? Hahahaha!!!’ aveva ragione, era la cosa più stupida che potesse dirgli.
‘Allora COSA vuoi?’ il ragazzo smise di ridere, poi le disse:
‘Beh, per cominciare spogliati!’ si immaginava che gli avrebbe chiesto qualcosa del genere.
‘Sei scemo? Neanche morta!’ fu la sua prima reazione. Il ragazzo scrollò di nuovo le spalle:
‘Ok, come ti pare… ma la faccia in quelle foto è la tua. Pensa che succederebbe se ‘inavvertitamente’ le spedissi a tutti i contatti che ho nella mia mailing list…” fece una pausa di un paio di secondi, poi “…praticamente tutto il liceo saprebbe che razza di troia sei!’
‘No…. non lo faresti vero?’ era spaventata adesso. Non poteva rovinarsi la reputazione, era tutto quello che aveva! nessuno l’avrebbe più rispettata, nessuno l’avrebbe più neanche cercata, nemmeno per uscire. Avrebbe perso tutto. Il ragazzo continuava a sorriderle calmo, poi le disse:
‘Ho detto spogliati.’ era un ordine, proprio come quello che aveva dato a sua madre poco prima.
‘Ma…ma…’ la ragazza cercava qualcosa con cui ribattere ‘…ma c’è tua madre di là!’ il suo sorriso divenne più marcato.
‘Tranquilla, non verrà qui.’
‘Come lo sai?’ chiese lei esasperata.
‘Le ho detto di andarsene, no?’ fu la risposta laconica del ragazzo. Si guardarono negli occhi per qualche secondo e lei capì che stava proprio facendo sul serio. Lentamente afferrò con le mani i lembi del top che indossava e se lo tolse. Luke sembrava soddisfatto:
‘Brava, sei furba per essere una cheerleader!’ Rebecca ignorò quel commento e si sbottonò i jeans, se li sfilò dopo le scarpe da tennis.
‘Hehehe!! Bene, continua!’ la incitò il ragazzo guardandola dal divano. Lei si slacciò il reggiseno e, dopo aver preso un gran respiro per farsi coraggio se lo sfilò, nascondendosi il seno come meglio poteva:
‘Via quelle mani! Mi rovini lo spettacolo!’ Dopo qualche secondo la ragazza cedette, lasciando il suo seno bello sodo alla mercé dello sguardo del ragazzo.
‘Brava, sei proprio sexy, lo sai? Hahaha! Dai, ora anche le mutandine!’ Dio, quanto lo detestava. Con quegli occhi sembrava che la infilzasse, aveva uno sguardo potentissimo. Lo fissò con quanto più odio poteva, poi però fece come gli era stato ordinato. Si sfilò gli slip rimanendo completamente nuda.
‘mmmm, che bella fighetta che hai!’ le disse lui mentre si toccava il pacco e si passava la lingua sulle labbra. Lei esplose:
‘Hunter! Che vuoi da me?! Non farti venire in mente strane idee, perché questo corpo è completamente fuori dalla tua portata, chiaro?!’ Luke sorrise di nuovo. Combattiva la ragazza, pensò. Beh! Sarà più divertente distruggerla!
‘Rilassati Bowen! Voglio solo che tu mi faccia un pompino!’
‘Un pompino?!?!’ le disse lei con voce più alta del normale ‘Figurati, tutto qui?!’ Lui ignorò il sarcasmo nella sua voce e le disse:
‘Si! Proprio così! Tu fammi un pompino come dico io, e hai la mia parola che non ti ricatterò più con quelle foto.’
‘Certo, come no! E chi mi assicura che manterrai la parola?’ il ragazzo fece di nuovo spallucce e, con espressione noncurante, disse:
‘Nessuno. Però diciamoci la verità, non è che tu abbia scelta, mi pare.’ Quanta rabbia aveva dentro, non riusciva quasi a parlare, stringeva i piccoli pugni tanto da avere le nocche bianche. Ma dopo un po’ dovette cedere di nuovo alle richieste di Luke.
‘Ok…’ gli disse cercando di mantenere ferma la voce ‘un pompino e tu prometti di far sparire quelle foto. Non le usi più, non ne parli neanche più, a NESSUNO, andata?’ di nuovo quel ghigno trionfante.
‘Andata! Però dovrai farlo a modo mio.’ Rebecca pensò che, a questo punto, un pompino era un pompino, ne aveva fatti un paio a un ragazzo tanto carino conosciuto in un campo estivo anni prima, un luogo dove suo padre la riteneva al sicuro dalle avance maschili. Non le era dispiaciuto il sapore del sesso maschile. Sapeva cosa l’aspettava, cosa mai avrebbe potuto farle fare!
‘Ok, va bene’ gli rispose con stizza ‘che cosa devo fare?’
‘Mettiti in ginocchio e implorami di succhiarmi il cazzo!’ che gran figlio di puttana! Pensò la ragazza, ma non disse niente, semplicemente sorrise al suo ricattatore e con aria di sfida gli disse:
‘Ok!’ si inginocchiò e con la voce più impertinente e carica di odio che poteva gli disse ‘ti prego posso succhiarti il cazzo?!’
‘Naah!’ le disse subito lui col suo sorriso perfetto ‘Così non va! Devi metterci più impegno, non sembra che tu lo voglia veramente!’
‘Ma davvero?!’ gli rispose lei ancora più inviperita ‘mi chiedo come mai!?’
Il ragazzo perse la calma:
‘Senti adesso basta! Mi hai rotto le palle! Rivestiti e vattene, nel giro di dieci minuti farò in modo che mezza Los Angeles abbia le tue foto, sai quanti maschietti farai felici!’ si alzò dal divano e fece un passo per andarsene ma Rebecca si lanciò verso di lui e gli si attaccò ad una gamba:
‘No, no, no, no! Luke, ti prego, mi dispiace, mi dispiace!’ il ragazzo la guardò non muovendo neanche la testa, abbassando solo i suoi occhi di ghiaccio.
‘Ci riprovo, ok? Per favore!’ lui continuò a guardarla ma la sua espressione ora era più divertita.
‘Ok’ disse soltanto. Lei prese coraggio e, sempre attaccata alla sua gamba, gli disse con voce soffice:
‘Luke, ti prego, potrei succhiarti il cazzo?’
‘Meglio… ma puoi fare di più!’ che gran bastardo che era, gliel’avrebbe fatta pagare con gli interessi!
‘Ti supplico Luke, vorrei davvero poterti succhiare il cazzo, per favore!’
‘Ci stiamo avvicinando direi! Però ti voglio più troia, voglio che tu gridi! Dimmi quello che vuoi!’ ma come può una persona essere tanto crudele? Si chiese la ragazza senza realizzare che era proprio quello che la gente diceva di lei. Prese fiato e, con quanta voce aveva in gola, disse:
‘TI SUPPLICO LUKE, SONO UNA TROIA SCHIFOSA CHE VIVE SOLO PER IL CAZZO! MI FARESTI L’ONORE DI FARMI SUCCHIARE IL TUO?!? LO VOGLIO! LO VOGLIO SUCCHIARE!!! LO VOGLIO DA IMPAZZIRE!! TI PREGO!!!’
‘Hahahahaha!! Beh, se me lo chiedi così, come posso dirti di no?! Hahaha!’ Mosse le mani e si sbottonò i jeans molto lentamente, poi tirò giù la cerniera. Non aveva le mutande, Rebecca si trovò davanti un pene di dimensioni già notevoli contornato da una criniera di peli dorati. Era bagnato, sembrava quasi che… sembrava che avesse appena finito di scopare. Ma come…? Puzzava di sudore, misto a…. sesso. Che schifo, pensò Rebecca mentre avvicinava la bocca.
‘Aspetta!’ le disse lui ‘Visto che hai detto che ti piace così tanto perché non lo annusi un po’?’ Ogni volta che apriva la bocca trovava il modo di umiliarla sempre di più, ma strinse i denti.
‘Certo…’ gli disse con la mandibola serrata. Cominciò ad annusarlo. l’odore era così forte che le chiudeva la gola. Ma Luke non era contento. Dopo pochi secondi le appoggiò una mano sulla testa e le spinse il viso sul pube.
‘Più vicina, sennò non lo senti bene! Hahaha!!’ era a contatto con quel membro viscido e quei peli fradici di sudore.
‘Strusciatelo sulla faccia mentre l’odori!’ quanto si divertiva lo stronzetto! Fece quello che gli diceva pensando che nel giro di qualche minuto l’incubo sarebbe finito. Passò il viso sul pene ormai semi rigido bagnandoselo probabilmente di sperma residuo e umori di qualche altra donna.

‘Brava! Così!’ Luke la guardava contento. Era abituato a vedere sua madre fargli quel servizietto svariate volte al giorno, era abituato a vedere l’amore infinito nei suoi occhi mentre la sottoponeva a qualunque sevizia gli venisse in mente. Gli occhi che vedeva adesso, però, non erano pieni d’amore ma d’odio, repulsione, disgusto: un fuoco di rabbia che non sembrava possibile placare. Era incredibilmente eccitante questo nuovo giocattolo. Sorrise:
‘Dimmi com’è!’ vide il suo sguardo indurirsi mentre la troietta gli strusciava il naso sulle palle e teneva l’uccello appoggiato sulla fronte. Aspettava sempre qualche secondo prima di rispondergli. Cercava di trattenere l’istinto omicida che la pervadeva. Quant’era divertente cazzo!
‘E’ buono, mi piace da impazzire’ sibilò lei.
‘Non ho sentito! Più forte!’ le intimò il ragazzo.
‘E’ BUONO, MI PIACE DA IMPAZZIRE!!’ ripeté lei.
‘Davvero? Allora baciamelo ora!’ continuò col solito ghigno dipinto sul volto. La ragazza obbedì, ormai aveva capito che era inutile opporsi, avrebbe dovuto subire in silenzio se voleva liberarsi di questo ricattatore. Baciava il membro, baciava lo scroto, i peli, tutto quello che trovava, più e più volte, cercando di dare la sua migliore interpretazione di una troia in calore e sperando che gli sarebbe andata bene. Promise a se stessa che anche fosse stata l’ultima cosa che faceva avrebbe reso la pariglia a questo bastardo.
Dopo qualche minuto di questi preliminari così divertenti Luke decise che era giunto il momento di far assaggiare alla cagnetta il suo bell’osso. Era in piena erezione ed era stufo di aspettare. La staccò dal pene e si tolse i jeans. Con le gambe un po’ divaricate e i piedi ben piantati a terra le rimise la mano sulla testa.
‘Ok, ora apri la bocca!’ avvertì la consueta piacevole sensazione di carne calda e umida che gli avvolge l’uccello. Non poteva farne a meno, era il primo piacere al mattino e l’ultimo prima di andare a letto. Rifletté su come la bocca femminile sembrava essere stata creata apposta per alloggiare cazzi. Era per questo che non baciava le ragazze, la loro bocca non era fatta per quello, era un buco dove sborrare, nient’alro. Per certi versi era molto meglio della fica, non c’era il pericolo che si slargasse. Se non era abbastanza stretta, come in questo caso, bastava dire:
‘Succhia più forte!’ e come per magia il ragazzo sentì quella fodera perfetta avvolgersi intorno al suo piacere. Pensare di poggiare le SUE labbra su quelle di una ragazza era… assurdo, innaturale, gli faceva schifo. Perché abbassarsi a tanto?
Inspirò a fondo cercando di godersi il ritmo di quel pompino. Purtroppo, però, non era granché. Ben al di sotto dello standard a cui era abituato. Il nuovo giocattolo aveva ancora moltissimo da imparare. Ma non ci si poteva aspettare troppo. Ovviamente non poteva competere con la bocca di sua madre che aveva, com’era giusto, esclusivamente quello scopo ormai da anni. Ma avrebbe imparato presto.
Lo sguardo gli si posò su un puntino rosso luminoso che veniva da una mensola sopra il televisore, seminascosto da dei libri. Luke sorrise alla telecamera: era il suo primo film, non voleva sfigurare, poi guardò in basso. La sua bella controparte annaspava, dai rumori sembrava stesse soffocando. Il giovane sorrise.

Rebecca era disgustata. La cosa peggiore era stato l’impatto con le papille gustative. Quel pene era sporco e il sapore era atroce. Però era strano. Era come se gli si fossero aperte le ghiandole salivali. Produceva una quantità di saliva esagerata ed era costretta ad ingoiarla per via della forte suzione continua, buttando giù tutto lo schifo accumulato su quel membro che lei, suo malgrado, stava lavando bene a fondo. Manca poco, manca poco, continuava a ripetersi nella sua mente. Cercò di aumentare il ritmo per farlo venire prima ma lui le disse:
‘Piano! Cos’è hai fretta? Gustatelo, lappalo bene bene, ingoialo tutto come una vera troia…’ lei lo guardo con rinnovato odio e lui aggiunse ‘l’hai detto tu che sei una troia e che vivi solo per il cazzo, no?’ e di nuovo dovette sottomettersi. Rallentò il ritmo compiacendolo ‘…brava, così… il piacere va fatto durare il più possibile, hahaha!!!’
Passarono dei minuti interminabili, durante i quali il ragazzo aveva cominciato a spingerle il pene sempre più in fondo muovendo il bacino avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro. Non ce la faccio più di così stronzo! Avrebbe voluto dirgli, ma la sua bocca in questo momento veniva utilizzata per uno scopo completamente diverso dal parlare. Sentiva tanta di quella rabbia dentro. Non sapeva neanche come faceva a contenerla. Questo bamboccio stava facendo di lei ciò che voleva. LEI! Quella che tutti temevano a scuola! Se qualcuno l’avesse vista in questo momento, in quella posa… come le venne questo pensiero la assalì un’angoscia attanagliante al petto. Proprio allora si rese conto che Luke aveva cominciato a sospirare di piacere. Era vicino. Dopo poco si sentì allontanare dal mefitico pasto:
‘Apri la bocca e tira fuori la lingua!’ le disse tra i gemiti mentre si segava il cazzo e tre centimetri da lei.
‘Dimmi cosa vuoi!’ la guardava fissa negli occhi mentre si mordeva il labbro inferiore. Capì al volo cosa le stava chiedendo e, dopo aver preso fiato, disse ad alta voce nel più sconcio dei modi:
‘TI PREGO LUKE, SBORRAMI IN FACCIA, TI SUPPLICO!!! VOGLIO IL TUO LATTE SU TUTTO IL VISO!!!’ sei contento adesso stronzo!?! Pensò Rebecca mentre osservava il ragazzo ascoltando le sue risate.
‘Ok! Preparati troia!’ aumentò il ritmo della sega ‘…ECCOLA!!’
Il primo schizzo le colpì la fronte, il secondo l’occhio destro. Non vedeva più niente ma avvertì prima l’odore e poi il sapore dello sperma che, come una resina appiccicosa, le stava ricoprendo la faccia. Il giovane godeva felice e cominciò a sbatterle l’uccello sulla faccia. Lei si ricordò di aver visto una scena del genere in un filmato porno su internet, mentre rideva con le sue amiche commentando su che razza di zoccola schifosa si sarebbe MAI fatta fare questo da un uomo! Bene, adesso lo sapeva. Una come lei. Sentì un altro perentorio:
‘Apri!’ e avvertì il pene che tornò a riempirgli l’interno della bocca, ancora più sporco di quando l’aveva assaggiato la prima volta. Poi ancora:
‘Puliscimelo!’ lo fece, ingoiando parte di quel liquido seminale così denso, salato e forte.

Luke si lasciò cadere sul divano. Era uno spettacolo vedere Rebecca con i capelli imbrattati di sborra.
‘Hahaha!!! Sei un’opera d’arte, cazzo! Ti dovrebbero esporre in un museo! Hahahahah!!!’ La ragazza dette un paio di colpi di tosse. ‘… ‘La troia in calore’, del maestro Luke Hunter! Hahahaha!!!!’ continuò il ragazzo con voce impostata, scimmiottando un’improbabile guida. La cagnetta cercava di ripulirsi la faccia. Luke si guardò intorno e, dietro una poltrona che faceva angolo col divano su cui era seduto, vide i suoi boxer. Allungò la mano e notò che erano ancora belli umidi di sudore. Sorrise e li rivolse verso la telecamera prima di dire:
‘Tieni, pulisciti con questo!’ glieli lanciò. Sapeva che la ragazza, non vedendo niente, avrebbe pensato che fosse un asciugamano o qualcosa di simile. Infatti, appena afferrati, ci immerse la faccia dentro strofinandoli a fondo sulla pelle, sugli occhi, sulla bocca. Ridacchiò. Quando lei aprì gli occhi e si rese conto di cosa aveva in mano gli lanciò un’altra delle sue occhiate che lo facevano divertire così tanto. Rigida come una statua di pietra gettò via le mutande e gli chiese gelida:
‘Sei soddisfatto?’
‘Hehehe! Si, direi di si!’ si guardarono per qualche istante, poi lui aggiunse:
‘Puoi andare ora, ho da fare!’ lei tremava di rabbia mentre si alzava da terra:
‘Si, immagino! Dovrai pensare a come ricattare qualcun altro!’ cominciò a rivestirsi.
‘Naah! Per oggi mi accontento, hehehe!!’ fu pronta in meno di due minuti. Prima di andarsene si voltò verso di lui e gli disse con astio:
‘Ricordati la promessa Hunter!’ era talmente rigida e arrabbiata che le parole le vennero fuori quasi soffocate.
‘Si, me la ricordo. Non ti ricatterò più con quelle foto, promesso!’ le disse lui contento mettendosi una mano sul cuore. Poi allungò un piede e indicò i suoi boxer zuppi di sborra ancora a terra:
‘Questi non li vuoi per ricordo? Hahahaha!!’ Lei si voltò di scatto e mentre si incamminava gli disse:
‘Fottiti stronzo!’ il ragazzo rise più forte. Quant’era buffa, credeva ancora di essere una persona, non lo sapeva che fra pochissimo non avrebbe più avuto alcun tipo di controllo sulla sua stessa vita.

Rebecca percorse il lungo corridoio che la riportò all’ingresso. Cominciò a singhiozzare di rabbia, sentiva una tempesta dentro, che non sapeva come far esplodere. Si imbatté nella madre di Luke. La donna aveva un vassoio in mano con un bicchiere di tè freddo. Lei la guardò con lo stesso odio riservato a Luke e le disse:
‘Complimenti per suo figlio signora! E’ riuscito proprio bene!’ dopodiché uscì dal portone sbattendoselo dietro. Gale sorrise dolcemente e si toccò la pancia con lo sguardo perso nel vuoto. Disse piano alla sua ospite ormai uscita dalla stanza:
‘Lo so tesoro! E presto lo capirai anche tu!’
Entrò nel salone e trovò Luke dove l’aveva lasciato, solo che non aveva i pantaloni addosso. Il suo meraviglioso pene se ne stava moscio e bello umido a riposare dopo tanto lavoro. La donna gli chiese:
‘Tutto come previsto amore?’ Gli si inginocchiò davanti e lui prese il bicchiere di tè dal vassoio. Bevve un gran sorso. Con l’altra mano prese un telecomando e di colpo il grande schermo si illuminò:
‘Ok, va bene, che cosa devo fare?’
‘Mettiti in ginocchio e implorami di succhiarmi il cazzo!’ la scena appena avvenuta si ripeteva sul televisore.
‘Direi di si ma’!’ le sorrise illuminando tutto il suo mondo ‘Ora voglio rivedermi lo spettacolo… però sono tutto sudato… tu ti sei lavata la bocca dopo avermi leccato i piedi?’ le chiese con quello sguardo furbo e la voce da bambinone cresciuto che chiede qualcosa alla sua adorata mamma.
‘Si amore.’ le rispose lei premurosa.
‘Ok, allora puoi cominciare.’ replicò lui contento. La donna tirò fuori la lingua e si gettò a leccare i suoi addominali, gustandosi il sudore salato del suo padrone.
‘Come sei brava ma’! Rebecca è ancora anni luce da te!’ che pensiero gentile, si disse la donna tra sé e sé. Il cuore le si colmò di gioia. Stava per ringraziarlo ma:
‘Comincia dalle ascelle però, lo sai quanto mi sudano. Voglio intrecciare le mani dietro la testa ma il puzzo è micidiale! Leccale bene, bene!’ non la stava neanche più guardando quando cominciò a pettinare e strizzare con amore quell’odorosa peluria. Era preso dal filmato che aveva appena girato, quello dove quella ragazza dai capelli rossi, ancora all’oscuro di tutto, gli aveva regalato una performance che avrebbe firmato la sua condanna a morte.

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