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Rebecca non aveva chiuso occhio. Si era girata e rigirata in quel letto adesso completamente sfatto. Le 6:12. Era a pezzi. Non poteva fare a meno di continuare a pensare a Luke. Quel maiale schifoso l’aveva usata a suo piacimento e questo la faceva infuriare. Eppure l’aveva fatto. L’aveva accontentato, gli aveva succhiato il cazzo e si era lasciata umiliare come una qualunque puttanella. Lo odiava profondamente, questo era certo, avrebbe voluto vederlo morto. Ma odiava se stessa MOLTO di più, perché si era resa conto che quel trattamento disumano, in fondo, in fondo, l’aveva eccitata. Ebbene si, lo ammetteva. Nessuno l’avrebbe mai saputo, certo, però lei lo sapeva e questo bastava a torturarle l’anima più di qualunque altra cosa in vita sua.
I suoi pensieri vennero interrotti da un familiare ‘BIP’. Aveva lasciato il computer acceso tutta la notte, senza accorgersene. Si alzò dal letto e si avvicinò alla scrivania. Chi poteva mandarle un’email alle sei del mattino?
Lo sguardo le si congelò. Alla voce ‘from’ c’era scritto Luke Hunter.
‘Ma che vuole ancora questo stron…’ aveva cominciato a leggere il contenuto del messaggio e la frase le morì in gola.
‘Buon giorno troia! Dormito bene? Guardatelo e dimmi che ne pensi! Ci vediamo a scuola! Ciao!!!’ Il cuore le si appesantì ulteriormente. In allegato c’era un video intitolato ‘La troia in calore’. Lo aprì mentre sotto voce continuava a ripetere la stessa parola:
‘no, no, no, no, ti prego, no….’ ma non appena vide se stessa implorare un ragazzo biondo di farle succhiare il cazzo cominciò a piangere.

‘Papà hai un secondo?’ un’ora dopo Rebecca aveva bussato alla porta del grande studio di suo padre. Aveva preso una decisione: avrebbe distrutto quel figlio di puttana nel peggiore dei modi. Sapeva che la punizione sarebbe stata terribile, però non poteva permettergli di passarla liscia. Ci aveva pensato tutta la notte ed era sicura, il piacere di vedergli passare dei guai l’avrebbe ripagata di tutto.
Il volto austero di Henry Bowen Jr. si alzò dai fogli che stava leggendo con attenzione. Si svegliava sempre molto presto al mattino e Rebecca era sicura che avrebbe avuto l’occasione di parlargli prima di colazione.
‘Buongiorno Rebecca. Giusto uno, devo finire di leggere questi atti prima di andare in ufficio. Dimmi!’ Aveva riabbassato gli occhi prima di pronunciare la seconda parola, ma la ragazza ci era abituata, le voleva tanto bene ma era sempre troppo impegnato per rivolgerle più di uno sguardo.
‘Senti… papà devo…. devo dirti una cosa…’ cominciò con un po’ di tentennamenti. L’uomo non si mosse, né la guardò.
‘Questo l’avevo dedotto principessina altrimenti non saresti qui, no?’ le parlava in modo quasi assente ma quell’aria di severità non abbandonava mai la sua voce. Lei non sapeva da che parte cominciare.
‘Si, beh… si tratta di un ragazzo…’ lasciò il discorso a metà per vedere la reazione paterna che non tardò. Henry alzò di nuovo il viso dai suoi fogli.
‘Rebecca lo sai che non voglio che perdi tempo con i fannulloni!’
‘No, ma non è come credi papà…’ si affrettò a spiegargli la ragazza ma lui la ignorò chiedendole a brutto muso:
‘Chi è?’
‘Papà, ascolta…’ riprovò la ragazza.
‘Il nome Rebecca!’ alzò appena la voce, ma tanto bastò perché lei gli rispondesse esasperata:
‘Luke Hunter… ma non ci voglio….’
‘Luke Hunter?!’ la interruppe di nuovo ma stavolta il suo sguardo si era fatto attento, si sedette perfino in punta della sedia prima di chiederle:
‘Il figlio di Gale Hunter?’ la ragazza aggrottò le ciglia come per pensarci un attimo.
‘Si…credo di si ma cosa…’ non finì neanche questa frase, vide il volto di suo padre rilassarsi, cominciò persino a sorridere e le disse:
‘Beh! Perché non l’hai detto subito!’ Rebecca era interdetta, tutto si aspettava tranne questa reazione. Non l’aveva MAI fatto prima. Era talmente scioccata che per un attimo si dimenticò del motivo per cui era lì.
‘Approveresti?’ gli chiese sempre più incredula.
‘Ma certo tesoro!’ le rispose lui senza la minima esitazione. ‘Luke è un ragazzo apposto, sua madre è…’sospese la voce per un attimo.
‘Ricca’ finì la ragazza al suo posto. Era arrabbiata. Con suo padre adesso.
‘Approvi solo perché ha un sacco di soldi? E poi scusa come fai a conoscerlo, per quanto ne sai potrebbe essere un maniaco sessuale!!’ la frase le era uscita di getto a voce un po’ più alta del normale. A suo padre scappò da ridere:
‘Hahaha!!! Su via Rebecca, non dire stupidaggini! Luke è un bravissimo ragazzo, lo conosco da quand’era bambino, gli Hunter sono i clienti più importanti del nostro studio legale. Seguo personalmente i loro affari da anni, credimi figlia mia, non potevi trovare un ragazzo migliore!’ non riusciva a crederci, era allibita. Con quante volte gli aveva chiesto di uscire con dei ragazzi, proprio ADESSO
era d’accordo?
‘Certo, come no! Il migliore!’ disse a voce bassa ma lui la ignorò, continuò imperterrito l’elogio iniziato:
‘E poi scusami tesoro, non è che ha un sacco di soldi. Diciamo più che altro che hanno soldi a non finire. Hanno fatto per noi più di quanto tu possa immaginare, sai? E’ grazie a quella famiglia se il nostro studio è il più grande e prestigioso di Los Angeles. L’ottanta percento dei nostri clienti sono miliardari ottimi amici di Gale e del povero Tom, pace all’anima sua. Li hanno portati loro da noi!’ continuava quel discorso come fosse l’arringa finale di un processo. Voleva convincere l’ascoltatore. Deformazione professionale. ‘…perciò, tutti i soldi che il tuo vecchio ha fatto… beh, diciamo solo che non so come sarebbe andata! Siamo in debito con loro in un certo senso.’ Rebecca aprì la bocca per parlare ma le parole non le venivano fuori. Era assurdo. Suo padre difendeva quel piccolo bastardo. No! Non era giusto! Non se la sarebbe cavata così!
‘Papà lui non…’ ricominciò la ragazza ma Henry la interruppe di nuovo.
‘Mi raccomando Rebecca…’ si era alzato dalla sedia e stava venendo verso di lei ‘…è inutile che ti dica che la felicità di Luke e della sua famiglia è essenziale per la sopravvivenza del nostro studio…’ le aveva messo le mani sulle spalle ‘…quindi se vuoi uscire con questo ragazzo fa pure ma non ferirlo e non giocare con lui! Voi ragazze siete tremende a quest’età, e non fare quella faccia me lo ricordo sai, non sono passati duecento anni da quand’ero un adolescente!’ le disse lui commentando la sua faccia sconvolta. ‘Trattate i ragazzi come degli schiavetti, facendogli fare le cose più assurde solo per uno sguardo o un sorriso!’ le aveva messo l’indice della mano destra sul viso adesso. Era serissimo. ‘non deve accadere con QUESTO ragazzo, sono stato chiaro? Ci mancherebbe altro che sua madre chiamasse tutti i suoi amichetti e li persuadesse a lasciare lo studio solo perché voi due avete litigato!’ Rebecca richiuse la bocca. Cosa poteva dire? Gli Hunters avevano in pugno non solo lei ma anche suo padre. Non poteva aiutarla. Si limitò ad annuire. L’uomo le sorrise:
‘Brava, così mi piaci!’ si voltò per tornare alla scrivania ‘E comunque bella scelta signorina, hai naso per gli affari!’ le fece l’occhiolino contento. Rebecca si voltò ed uscì dal suo studio con un senso di vuoto dentro che mai aveva provato in vita sua.

‘Dai ma’, non essere triste!’ Luke era sdraiato su una panca nella sua palestra. Faceva sollevamento pesi ogni mattina, lo rilassava e gli schiariva la mente. Era completamente nudo per permettere a sua madre di passare la lingua su ogni centimetro del suo corpo e gustarsi così ogni goccia di sudore mattutino che, visto il caldo, sembrava non finire mai.
‘Ho voglia di scopare anche una figa diversa dalla tua…’ fece una pausa per lo sforzo dell’esercizio, poi riprese ‘…e poi ha quello sguardo così fiero e pieno d’odio, cazzo!’ ripose il bilancere a posto e si mise a sedere. Guardò in basso dove Gale stava rannicchiata intenta a leccargli i piedi. Il volto splendido di sua madre si sollevò dall’agognato pasto. Aveva cominciato a preoccuparsi di essere sostituita e non era riuscita a nascondere la cosa agli occhi penetranti di suo figlio. Lui la guardò sorridendole.
‘Tu fai qualunque cosa ti dico.’ altra pausa ‘Qualunque cosa voglio…’ il ragazzo schioccò le dita ‘…tu la fai senza batter ciglio. Sei molto ubbidiente…’ si alzò in piedi e iniziò a passarsi un asciugamano sui capelli umidi, dando modo a sua madre di ripulirlo dal sudore accumulatoglisi sulla schiena e sul sedere ‘…però un po’ noiosa!’ Un coltello si ficcò nel cuore della donna. ‘Con lei mi divertirò molto di più, capisci?’ di nuovo, una fitta dolorosissima ‘Me l’hai sempre detto tu che l’unica cosa che conta è il mio divertimento, no?’ il ragionamento filava in maniera perfetta ovviamente.
‘Hum, hum’ rispose Gale fingendo serenità, intenta a leccare avidamente le natiche del ragazzo. Luke, dal canto suo, cercava di consolarla:
‘Lo so che sei gelosa ma andrà tutto bene! Lei sarà la mia schiava principale, quella che dovrò allenare, quella con cui passerò molto più tempo, però noi continueremo ad avere i nostri bei momenti intimi, proprio come adesso.’ qualche altro secondo di pausa in cui l’unico rumore era quello della lingua di Gale. ‘La mattina e la sera continuerò a fartelo succhiare, almeno finché lei non si trasferirà qui…’
‘…grazie Luke…’ fece un secondo di pausa per mostrargli la sua riconoscenza, poi riprese il suo lavoro con il cuore sempre più pesante.
‘…continuerai a leccarmi dopo gli allenamenti… a proposito, lavami anche il buco del culo, poco fa sono stato in bagno’ aggiunse, contento di essersene ricordato.
La donna naturalmente obbedì all’istante spalancandogli le chiappe e affondando la lingua nel fetore dell’odoroso orifizio.
‘Ma’, stai tranquilla, non ti priverei mai di queste cose, lo sai che ti voglio bene!’ era sincero, le voleva bene e questo era il suo modo di dimostrarglielo.
‘…grazie tesoro…’ Luke sentì la sua voce risuonargli sulla pelle delle natiche. Sorrise.
‘Facciamo una cosa! I piedi me li faccio leccare solo da te, va bene? Visto che ti piacciono così tanto, sarà il nostro piccolo segreto, ok?’ che dolce che era suo figlio. ‘E ti prometto che farò in modo che siano sempre luridi, contenta? Hahahaha!!’ Pensava sempre alla sua felicità, si preoccupava che non fosse triste, non molti altri ragazzi della sua età erano così premurosi.
‘Ok amore…’ gli rispose.
‘E poi non ti dimenticare il tuo compito più importante, devi farmi la nuova schiava, ti ricordi?’
‘Certo amore’
‘Il che vuol dire che ti riempirò di sborra fino all’orlo come ho fatto ieri, finché non rimani incinta.’
‘Si amore, certo… tutto quello che vuoi…’ si sciolse la donna, completamente assuefatta alla sua voce. Il ragazzo si voltò lasciandola con la bocca aperta e la lingua leggermente appesa. Le mise una mano sulla testa, poi le disse sorridendo:
‘Sarà perfetto!’ la donna gli sorrise di rimando.
‘Faccio la doccia poi vado a scuola, non vedo l’ora di vedere la faccia di Rebecca!’ e la lasciò sola nella stanza.

‘Impari in fretta! Già va molto meglio di ieri!’ Luke era in piedi, appoggiato alla porta di uno dei bagni della scuola.
‘Lecca la cappella, al frenulo… mmmm, così, brava!’ I lunghi capelli rossi di Rebecca erano raccolti in una coda, in modo che il ragazzo davanti al quale era inginocchiata avesse qualcosa da afferrare comodamente per comandare il ritmo della pompata. Era stato il primo vero ordine che aveva ricevuto, ed aveva obbedito, senza dire niente ma mantenendo i suoi occhi trasudanti rabbia fissati sul verde smeraldo di quelli di Luke.
‘Ora ricomincia a pompare…’ senza aspettare un secondo fece sparire l’intero bastone tra le sue labbra, facendola tossire più e più volte.
‘Hehehehe!! Devi imparare a non tossire quando te lo ficco in gola! Fare pompini è un’arte dopotutto!’ e continuò imperterrito, nonostante la ragazza mugolasse, tentando di far arrivare dell’aria nei polmoni.
‘Non devi respirare, avrai tempo più tardi! Ora devi solo pompare, chiaro?’ come aveva fatto il pomeriggio prima, cominciò a muovere il bacino per agevolare l’entrata del cazzo giù fino all’esofago della ragazza. Solo che stavolta ci stava mettendo molta più forza. Le lacrime cominciarono a scenderle sul viso. Cominciarono i conati di vomito, le sembrava di morire soffocata ma lui non la smetteva, la guardava sorridente, divertito, contento… e calmissimo.
‘Non ci siamo proprio, stai facendo un lavoro pessimo schiava!’ la sua voce era la cosa che lo mandava più in bestia. Bella, suadente, furba, insopportabile. E poi com’è che l’aveva chiamata lo stronzo? Ma come osava? Emise un mugolato ma si perse tra i conati.
‘Tranquilla, lo farai ogni giorno! Vedrai che imparerai prestissimo! Hahaha!!!’
Rebecca era distrutta, non sapeva come respirare, sentiva dolore. Eppure… di nuovo quella sensazione. Era eccitata, le si stava bagnando la figa. Ma come era possibile?!?! COME!?!?!? Le stava usando violenza! E della peggior specie!
‘Devi sbrigarti, vuoi perderti tutta la lezione di Johnson?’ le disse maligno ‘se non rientri tra poco comincerà a chiedersi dove sei.’ Era vero, doveva accelerare i tempi, ma non sapeva come! Il bastardo la stantuffava ad una velocità già insostenibile. Passarono altri minuti e la ragazza entrò nel panico.
Tuttavia, man mano che il supplizio continuava, Luke era sempre meno calmo, cominciò a mordersi il labbro inferiore e a gemere di piacere.
‘Aaahh, la cremina è quasi pronta’ le disse ‘ti conviene ingoiare ogni goccia se non vuoi che finisca sui tuoi bei vestiti troietta!’ Rebecca sbarrò gli occhi ma non aveva scelta e lo sapeva.
Luke si scaricò le palle, godendo quanto più poteva. Lei seguì il suo ‘consiglio’ e buttò giù tutto quello che il ragazzo le riversava in corpo.
‘Hehehehe!!’ ridacchiava lui mentre si ritirava su la cerniera dei jeans ‘A casa mia alla stessa ora oggi!’ fece per uscire, poi si voltò di nuovo a guardarla:
‘Ieri mentre sei uscita hai detto qualcosa di molto poco carino…’ di nuovo quel sorriso perfetto ‘…per stavolta lascio perdere. Ma non t’azzardare mai più, mi hai capito? Schiava!’ e per la seconda volta la chiamò con il suo nuovo ruolo. Un ultimo sorriso di scherno. Lei rimase inebetita e lo guardò mentre usciva dalla porta.
Il sapore dello sperma in bocca, quel viso impertinente, quelle parole, quella voce del comando. Rebecca si alzò di colpo e si chiuse nel gabinetto più vicino. Si abbasso la gonna e, a gambe aperte, cominciò a toccarsi sempre più forte, sempre più forte, pensando al viso di Luke, al viso del suo padrone. Dopo qualche secondo inondò il water di umori godendo come mai aveva fatto in tutta la sua vita.
‘Schiava… schiava… schiava…’ la voce di Luke continuava a risuonarle nei timpani come se lui fosse ancora li ad umiliarla. Si coprì le orecchie per mandarlo via. Ma non c’era niente da fare. Non le restava che piangere.

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