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Racconti Erotici Etero

L’ultimo teorema

By 7 Marzo 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Abbandoniamo i vestiti lungo il pavimento dopo averli sfilati con foga. Come briciole di pane lasciate da moderni Hansel e Gretel, disegnano il percorso dalla porta d’ingresso a quella della camera da letto.
Di peso, ti sollevo e ti lascio cadere sul materasso. La tua pelle, bianchissima, si staglia sulla coperta rosso fuoco e la tua figura, dalle curve morbide e prorompenti, risalta ai miei occhi, colmi della voglia di possederti.
Il mio corpo nudo si adagia sul tuo, mentre prendo possesso della tua bocca famelica, facendo sì che le nostre lingue si tocchino, si stringano, roteino vorticosamente l’una attorno all’altra.
Tengo gli occhi chiusi. Non voglio guardarti. Non devo guardarti.
Mangiamo, vicendevolmente, le nostre bocche, mentre sento i tuoi capezzoli inturgidirsi, e premermi come chiodi contro il torace.
Il mio pene, già eretto, è schiacciato contro il tuo basso ventre, e solleticato dal tuo scuro pelo pubico, curato in un folto e grazioso triangolo dalla punta rivolta verso il centro del tuo piacere.
Mi stacco a fatica dalla tua bocca, continuando a baciarti il volto, il mento, scendendo lungo il collo, e strappandoti brividi e sospiri ogni volta che le mie labbra e la punta della mia lingua si appropriano di centimetri della tua pelle ancora inesplorati.
‘Oddio, si’ continua”, mi sussurri con voce ansante, guardandomi per un istante, prima di richiudere gli occhi per godere quanto più intensamente possibile di quelle attenzioni.
Giunto sino al tuo grosso seno, le dita di una mano si appropriano di un capezzolo strizzandolo vigorosamente, mentre le mie labbra stringono l’altro, prima che la mia lingua prenda a disegnarne i contorni seguendo le linee delle tue areole larghe e scure. Quando quei prominenti chiodi di carne sono così duri che quasi sembrano voler esplodere, la mia bocca continua a torturarti dedicandosi all’altro, mentre le mie dita prendono possesso del primo, ancora lucido della mia saliva. I tuoi gemiti si fanno più acuti e il tuo petto, invitante ed abbondante, continua a calamitare le mie attenzioni.
Per un attimo, la voglia di guardarti negli occhi, in quei grandi e profondi occhi scuri, di leggere la lussuria trasparire da essi, mi assale incontenibile. Stoicamente, resisto alla tentazione. E’ sesso, solo sesso, nient’altro che sesso, mi ripeto. Niente parole dolci, niente sguardi languidi. Solo piacere, reciproco, intenso. Senza limiti, senza coinvolgimenti.
Continuo a scendere con le labbra lungo il tuo corpo. All’altezza dell’addome comincio a percepire, distintamente, il tuo odore inebriarmi le narici. Con le labbra schiuse e la punta del naso posate sulla tua pelle, non fermo la mia corsa verso il basso.
Con le mani afferro le tue cosce, sfiorando le natiche con la punta delle dita. Nel mentre, le mie labbra sono ormai all’altezza del tuo pube. Ti stai bagnando, così tanto che persino la punta di quel triangolo di pelo è già parzialmente impregnata dei tuoi umori. Mi fa impazzire tutto questo.
La mia lingua brama i tuoi fluidi, li sugge dal tuo pelo. Poi, va a cercarli direttamente alla fonte. I tuoi gemiti diventano urla sommesse quando la mia bocca trova l’ingresso della tua vagina e si fionda a tormentare il tuo clitoride, così gonfio che è inevitabile, per me, stringerlo tra le labbra, morderlo, tirarlo.
Anche le mie dita si inzuppano, in breve tempo, dei tuoi succhi, mentre percorrono l’ingresso del tuo sesso, allargandone appena le labbra. Inizio a titillare rapidamente il tuo clitoride con la lingua, mentre le mie dita prendono possesso della tua intimità. Bagnata come sei, due di esse affondano dentro di te senza troppe difficoltà, strappandoti un urlo quasi lancinante.
Con la bocca, il mento e una mano completamente zuppi del frutto del tuo piacere, prima due e poi tre dita prendono a stantuffarti rapidamente la vagina aperta e fradicia, mentre le tue urla crescono rapidamente d’intensità e frequenza e il tuo corpo tenta di dimenarsi in preda agli spasmi.
Così, oscenamente esposta alle mie dolci torture, ti porto al limite. I tuoi muscoli si irrigidiscono, le tue urla si fanno più acute, i tuoi succhi colano talmente abbondanti da bagnare le tue cosce e la coperta sottostante.
‘Scopami, ti prego! Scopami!’, mi urli, tremando e gemendo senza ritegno.
Solo allora libero il tuo sesso dalle mie dita, scorrendo col mio corpo su di te fino ad incontrare il tuo viso. Ti bacio ancora, facendoti gustare i tuoi succhi di cui sono pregno. Succhi che lecchi avidamente dalle mie labbra e dalla mia lingua.
Intanto, il mio membro teso allo spasimo punta l’ingresso della tua vagina grondante. Entro dentro di te, avvertendo le tue pareti interne dilatarsi attorno al mio grosso pene, mentre un tuo urlo di piacere si perde nei meandri della mia bocca.
Una spinta, due, tre. Sempre più a fondo. Mentre tu, rossa in volto, urli, ridi, gemi, sotto i miei colpi secchi e continui.
Ad un tratto, afferri con le mani il mio volto, baciandomi ancora. Per un momento i nostri occhi si incrociano. Dietro un velo di stordimento, dovuto all’orgasmo montante, scorgo un mondo. Il tuo mondo. La tua vita, le tue storie, tutte le parole ancora non dette tra noi. E che non dovranno essere dette.
Interrompo quel pericoloso contatto visivo. Esco da te, giusto il tempo per sollevarti di peso e posizionarti in piedi adiacente al bordo inferiore del letto. Capisci al volo le mie intenzioni. Ti giri e ti chini in avanti, poggiando i gomiti sul materasso. Le tue gambe appena divaricate lasciano esposto il tuo sesso completamente dilatato.
Pochi istanti e sono ancora dentro di te. Esco e rientro lentamente, mentre le mie mani scorrono dalla tua schiena al tuo seno penzolante. Lo stringo, strappandoti l’ennesimo gemito della serata. Poi, sento l’eccitazione crescere in me in maniera esponenziale. Le mie spinte si fanno più rapide e profonde. Quasi rischi di perdere l’equilibrio tanto accelero nell’atto di possederti. Con una mano ti afferro dalla vita, con l’altra agguanto i tuoi capelli. Ti sento completamente mia, in mio potere. Impongo un ritmo forsennato a quel violento amplesso, mentre tu continui a godere e pronunciare frasi sconnesse interrotte da gemiti, sospiri, urla. Mi inciti a scoparti, e io non lesino nell’affondare in te con veemenza.
Raggiungi un devastante orgasmo pochi secondi prima di me. Tremi, ti abbandoni completamente, accasciandoti stremata sul letto in posizione supina, col respiro corto e i lunghi capelli neri che si adagiano scomposti sul materasso e sul tuo viso arrossato e sudato. Mi avvicino ad esso, col mio pene al massimo del suo vigore. Lo strofino sul tuo volto, sulle palpebre, sulle guance, sulle labbra che, schiudendosi, tentano di catturarlo. La mia mano, intanto, continua a stimolarlo in una lenta masturbazione. Non ci vuole molto prima che anch’io raggiunga l’apice del piacere, inondando il tuo viso della mia crema calda e viscosa. Quando il primo getto bagna la tua pelle, spalanchi la bocca per catturare i successivi. Ingoi quello che riesci ad intercettare, il resto incontra la pelle del tuo viso, del tuo collo, del tuo seno.
Sorridi, ancora ansimante e ricoperta di sperma.
‘Resta’, mi sussurri, riprendendo fiato a fatica.
‘Non posso, lo sai’, ti rispondo secco, già diretto a raccogliere i miei vestiti.
‘Potremmo stare bene insieme’, insisti, ‘Innamorarci magari’.
‘Non deve accadere’, replico, in tono più rammaricato di quanto avrei voluto, ‘I sentimenti rovinano tutto, sempre’.
Non rispondi, se non con un lungo sospiro.
Lascio prima la stanza e poi il tuo appartamento.
Il vecchio me non l’avrebbe mai fatto. Il vecchio me sarebbe rimasto con te, tutta la notte, alternando parole, sguardi, e altri sconvolgenti amplessi. Innamorandosi dei tuoi occhi, della tua voce, dei tuoi pensieri, di te.
Ma il vecchio me non esiste più. Lo stupido, ingenuo, vecchio me. Quello che credeva nell’amore, nella fedeltà, nella lealtà. Per fortuna, ora ha aperto gli occhi. Ora vede la verità. Ora lo sa bene: i sentimenti rovinano tutto, sempre.

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