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Nota dell’autore: in attesa dell’epilogo del racconto ‘una mano in aiuto’ vi propongo la lettura di un miniracconto scritto quasi di getto e inspirato ad un eccitante video la cui protagonista, interpretata da Blair Summers, subisce le attenzioni perverse del suocero

N.B. i protagonisti si intendono maggiorenni e consenzienti

Buona lettura!

Manuela era l’ultima ragazza in ordine di tempo che mio figlio Simone presentava a me e mia moglie come fidanzata.
Una bella mora con capelli lisci e lunghi, uno sguardo magnetico, un corpo mozzafiato,
due tette da capogiro e un culo che sembrava dire strapazzami.
Manuela, come ben capite dalla descrizione, mi faceva uno strano effetto.

Non sono un porco maniaco che sbava dietro a tutte le ragazze che mio figlio porta in casa.
Non posso nemmeno dare la colpa di questa mia perversa attrazione a Manuela che durante tutte le sue visite a casa nostra
mai si era comportata in modo provocatorio nei miei confronti.

L’unica cosa che posso affermare con certezza è che per Manuela provavo un’attrazione così morbosa da portarmi a fare quanto sto per raccontarvi.

Accadde un pomeriggio che mio figlio fosse uscito per andare a calcetto e che avesse dimenticato in camera sua il telefonino.
Rientrato in casa dopo il lavoro e ricevuto il messaggio da parte di mia moglie che avrebbe rincasato tardi
a causa di problemi in ufficio, iniziai a preparare la cena per tutti.

Mentre la cena cuoceva sui fornelli decisi di andare ad indossare qualcosa di più comodo.
Nell’andare a cambiarmi in camera da letto passai davanti a quella di mio figlio.
La porta era aperta, segno che Simone era fuggito via perchè in ritardo, sul letto il suo telefonino continuava a vibrare.

“Forse si è accorto di aver perso il cellulare e lo sta facendo squillare nel tentativo di ritrovarlo” – pensai, entrando in camera sua

Il tempo di prendere il telefono in mano che il telefonino smise di squillare.
La chiamata persa era di Manuela.

Provai dunque a sbloccare il telefonino e ad aprire whatsapp per scriverle un messaggio e informarla che Simone aveva dimenticato il telefono a casa.
Mi prese un colpo quando selezionai la chat che mio figlio aveva con lei.
Manuela aveva appena mandato a mio figlio un paio di foto veramente hot che mi avevano provocato un’istantanea erezione.

Poi aveva scritto: “…posso passare da te?”

“L’unico modo per resistere alle tentazioni è cedervi” – scriveva Oscar Wilde.

Decisi di giocarmi il tutto e per tutto tendendole un’agguato perverso:
“Sono solo in casa, ho voglia di giocare.” – le scrissi – “Troverai la porta aperta. Entra, vai in camera mia e scopri cosa ti ho preparato”.

Mi rispose con un semplice “ok”.

Le lasciai una benda nera sul letto con un bigliettino sopra che diceva “togliti le mutandine e bendati gli occhi”

Poi corsi a spegnere i fornelli in cucina e a nascondermi.

Manuela non tardò ad arrivare.
Quel giorno indossava uno splendido meravilglioso vestitino di colore rosso con dei sandali coordinati.

Dopo essere entrata in casa si diresse nella camera di mio figlio Simone.
Attesi qualche minuto prima di seguirla.

Quando la raggiunsi per poco non mi venne un infarto per lo spettacolo che videro i miei occhi.
Manuela, dopo aver indossato la benda ed essersi tolta le mutandine, si era accucciata a quattro zampe sul letto
mettendo in bella vista il suo maestoso culo.

Non indugiai un attimo a fiondarmi su quel ben di dio: sapevo che dovevo agire rapidamente e fare le cose per bene.

Mi inginocchiai accanto al letto e spinsi il mio volto tra le sue natiche,
assaporando immediatamente i succhi della sua passera già bagnata.

“Mmmmmmm…” – sussurrò eccitata – “…non mi avevi mai leccata con tanta foga…”

Furono le uniche parole che riuscì a pronunciare: in pochi istanti la mia lingua impazzita sulla sua passera
la mandò fuori di testa facendola gemere di piacere.

Continuai senza sosta con la bocca a percorrere in su e in giù tutta la sua passera,
a titillarle il clitoride con la mano e a penetrarla di tanto in tanto con la lingua.

“mhaaaaaaa” – fu il suono del lungo gemito che mi annunciava il suo primo orgasmo.

La lasciai godere mentre continuavo a baciare con dolcezza la sua passera, scossa di tanto in tanto da improvvise contrazioni.

Poi, assicuratomi che avesse ripreso fiato, mi alzai in piedi e tirato fuori il mio attrezzo già in piena erezione, la penetrai.

Manuela mugolò di piacere mentre il mio bastone centimetro dopo centimetro spariva dentro di lei.

Dopo un paio di affondi lenti per lubrificare bene il mio attrezzo e non venirle immediatamente dentro,
cominciai a stantuffarla afferrandola saldamente per il culo.

Colpo dopo colpo Manuela cominciò nuovamente a gemere.
Vedevo il mio cazzo, lucido dei suoi umori, sparire continuamente tra le pieghe della sua pelle ambrata.
Accelerai il ritmo cominciando a far sbattere con violenza il mio pube sul suo sedere.
I gemiti di Manuela si fecero sempre sempre più forti finchè non venne ancora una volta.

Tirai fuori il mio pisellone per paura che le contrazioni della sua vagina potessero farmi perdere il controllo: volevo regalare a quella
fantastica cavalla un ultimo orgasmo prima di scaricarle dentro tutta la sborra che mi ribolliva nelle palle.

La girai sul letto e le aprii le gambe tirandole su parte di quel delizioso vestitino rosso.
La penetrai e cominciai nuovamente a stantuffarla.

In quella posizione le mie mani erano libere di raggiungere il suo seno:
le tirai giù le bratelline del vestito e mi fiondai sulle sue fantastiche poppe

“…sei un toro scatenato” – mi disse con la voce rotta dal piacere – “…se continui così mi distruggerai”

Erano quelle le mie intenzioni.

Mentre le mie mani le torturavano i capezzoli e le impastavano
quelle meravigliose tette il mio bastone di carne continuava a squassarle la passera.

Manuela, in preda a nuove ondate di piacere decise di togliersi la benda dagli occhi per godere anche con la vista ma…

“Signor Rossi…cosa…cosa? …cosa ci fa lei-hi-hi?” – disse con la voce eccitata

“Ti fotto come andrebbero fottute le cavalle come te!” – le risposi accelerando il ritmo

Manuela iniziò a gemere forte, incapace di fermare quella folle cavalcata, incapace di controllare il piacere che le stavo provocando.

“Non….dovremmo….farlo…” – furono le poche parole che riuscì a dire tra un gemito e l’altro

Poi si abbandonò all’ennesimo orgasmo: reclinò la testa indietro,
inarcò la schiena e cominciò nuovamente a contrarre i muscoli vaginali e a mungere con decisione il mio cazzo.

La visione di quel corpo scosso dal piacere, le sensazioni che mi provocava al pisello con la sua fregna vogliosa…venni come un fiume.

Le piantai con forza il mio bastone dentro, mentre sentivo la mia sborra scorrere copiosa nelle sue viscere.

Manuela era l’ultima ragazza in ordine di tempo che mio figlio Simone presentava a me e mia moglie come fidanzata.

Non ce ne furono altre, perchè, rientrato in casa ci beccò sdraiati sul suo letto:
io con il cazzo di fuori ancora lucido degli umori di Manuela,
lei con la fica grondante della mia sborra.

Quel giorno Simone decise di andare a vivere altrove e di non rivolgermi mai più la parola.
Mia moglie chiese ed ottenne il divorzio.
Quanto a Manuela…sto andando a casa sua per passare con lei l’ennesimo pomeriggio di lussuriosa perversione.

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