Skip to main content
Racconti Erotici EteroRacconti Erotici LesboTrio

MI PIACCIONO LE DONNE MA PURE MI PIACE COMANDARE

By 23 Ottobre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi piace comandare e mi piacciono le donne. voglio mi ubbidiscano, facciano tutto, ma tutto quello che desidero.

Raramente ho sbavato dietro una donna e non mi capitava più da parecchio tempo, da anni. Mi piacciono non troppo alte, non troppo formose ma neppure tutte ossa. Pretendo abbiano un bel viso, espressivo, begli occhi e cervello. Se chiacchierone impareranno a moderarsi, se invece riservate e taciturne, impareranno a parlare quel che serve ed a confidarsi, aprirsi quanto e quando voglio io.
Non sono un adone super fusto ma porto bene i miei anni, trenta per la precisione; qualche soldo ed una buona cultura non guastano. Non guasta neppure il difettuccio fisico che mi permette a letto di far dire basta, se lo voglio, ad un plotone di ninfomani con la fame arretrata di un anno. Non era così all’inizio…

La voglia c’era, ma solo la voglia che saziavo da qualche anno con lavori in proprio, lavori di mano.
Le compagne di scuola, le vicine? Arrossivo solo che mi rivolgessero la parola. La mia matrigna, tutto sommato una brava donna, lavorava come un pazza per mandare avanti la baracca. Io non ero molto studioso e gli insegnanti se ne lamentavano tanto da farmi affidare alla nostra vicina che era stata per qualche anno insegnante in un liceo. Più che abbastanza per…

Mi guardo attorno soddisfatto. Un buon pranzetto, niente di troppo pesante, niente che induca alla sonnolenza e questa stanza da letto, evidentemente femminile ma comoda, molto comoda. Devo badare a quel che faccio, andarci con la mano leggera. Lella, sarebbe Gabriella, è una lesbica convinta o lo era fino a poche settimane fa. Lesbiche sono le sue due amanti, schiave direi se accettassi questo modo di dire. Preferisco succube. Schiava però rende l’idea, ed a furia di sentirsi chiamare così quasi sempre accettano in pratica di esserlo. Eccola infine, le tendo le braccia e lei vi si rifugia. La sento tesa, ha paura, di certo è ancora dolorante per la battuta di questa mattina ma teme sopratutto quello che le succederà adesso, la ho avvertita, le ho dato un aut aut, voglio e mi prenderò il suo culetto vergine. Per questo, per l’iniziale rifiuto l’ho frustata con lo sverzino. O così oppure vattene…
La scosto un poco dopo il lungo bacio. Ha le labbra morbide, l’alito dolce ed è bella, sensuale nel premere i seni sodi ed i capezzoli induriti dal desiderio sul mio petto. Risponde in tutto ai miei canoni fisici: se non piccola è certamente maneggevole, ed anche intelligente. Ha imparato in fretta a capire quando tacere e quando parlare, poco cioè, dicendo solo quel che gradisco sentire. Mi stendo, porto le braccia piegate dietro la testa ed attendo ammirandola. Bei seni, bei fianchi, gambe lunghe e sottili. Fanno premio il viso un poco irregolare, ma solo un poco, pochissimo anzi ed i meravigliosi occhi colore del gaietto. Sa cosa fare. Per un poco alterna lente carezze, baci delicati come ali di farfalla e toccate di lingua a tutto il mio corpo, si struscia, aderisce con il suo di corpo elastico e tiepido al mio, cerca la mia bocca che le concedo beato mentre con la coscia lieve e convincente struscia e preme sul cazzo. Non serviva molto a convincerlo. Un leggero sorriso, forse un poco dubbioso, no, anzi, birichino, poste le ginocchia attorno al mio corpo fa scendere l’inguine verso il cazzo in attesa. Lo guida spostandosi un poco, prendendo quasi le misure. Ha la mano piccola, quasi fatica ad impugnarlo bene. Si sfrega il glande sulla fessura ed io le sfioro con la sinistra i fianchi, salgo a stringere la mammelle e con forza contenuta il capezzolo eretto. Sospira e, sempre impugnandomi il cazzo, cala ancor più i fianchi. Nell’appoggiare il glande scoperto stringe le dita, le allenta, scende ancora un poco per farsi aprire, penetrare. Si impala millimetro per millimetro muovendo per quel che può i fianchi, spingendo in avanti il bacino per poi ritrarlo ed è tanto il piacere che chiudo gli occhi sospirando a mia volta. Schiudo appena le palpebre e la vedo mordersi il labbro tanto è attenta e concentrata nel darmi piacere, poi però schiude le labbra in un sorriso, è un demonio, una strega. Ha dentro di sé solo il glande o poco più, si ferma e solleva i fianchi, con altrettanta attenta sapienza, li abbassa di nuovo e ricomincia da capo. E’ la prima volta che lo fa ed un mese fa era ancora vergine. Dove ha imparato, come ha fatto a pensarci? Mi sta facendo un pompino con la figa. Vuole forse che sia io a penetrarla? La accontento contro ogni logica, non sono io a deciderlo, son quasi fuori di testa, è l’animale infoiato a deciderlo. Un colpo di reni e la penetro un poco di più, solo un poco; percependo la mia mossa si è sollevata facendo forza sulle gambe piegate. Ride lei e rido io. Sei la mia troietta, le dico convinto. Per forza Padrone, sono vostra, la vostra schiava. Tace, esita, spero mi vogliate per sempre, mormora piano, in modo quasi inintelligibile. Le vedo le gote e la fronte, appena rosate un attimo prima, imporporarsi. Non aveva mai osato tanto e mi è cara per averlo osato ora. Non rispondo però. La attiro a me e la bacio a lungo, con una passione raramente provata per una donna sia pur con le sue qualità. Ansima ed un poco ansimo pure io.

Sulle ginocchia con la fronte posata sugli avambracci ora aspetta. L’ho chiavata spesso così, alla pecorina ma c’è l’altra cosa che le ho anticipata stamane, voglio sverginale il culetto, ed è rigida per la paura. Allargo le meline scoprendo il grumo roseo vergine e stretto, lo premo col pollice, è quasi terrore il suo, certo ricorda bene la prima notte di nozze ed il tentativo di quello stronzo del marito, inutilmente doloroso, di prenderla così. Le botte…Invece sfrego il glande scoperto lungo la fessurina ancora bagnata, titillo col dito il clitoride piccolo ma già scoperto ed arzillo, ci gioco leggero e delicato, anziché nel sedere penetro nella fica calda e stretta, diabolicamente stretta ma ben addestrata a ricevermi. Sei fatta per scopare, le dico senza avere risposta. Non è difficile penetrarla anche se si stringe come per opporsi, un gioco il suo, un gioco sapiente. E’ una figa imperiale. E’ fatta per scopare. La parte superiore del condotto vaginale lavora alla perfezione e la lubrifica come suo dovere; è come entrare col cazzo in una guaina, nel dito di un guanto stretto stretto che però cede e si arrende. Si, mi fa autentici pompini con la fica. Rotea lentamente i fianchi che stringo tra le mani, li porta in avanti quando mi ritiro e li arretra verso di me quando spingo. Una figa da letto, una figa imperiale appunto, fatta per il mio cazzo, una macchina per chiavare, con continue istintive novità nell’arte di Eva. Piccole cose che quasi mi commuovono e certo mi piacciono da morire. Sto per spirare, nonostante le mie caratteristiche sto già per godere e non voglio, non ancora. Ma un suo gemito di piacere, l’inarcare il capo verso l’alto, gesto che conosco bene, mi dicono che quasi c’è, sta per godere, gode anzi. Non l’orgasmo squassante che spesso ho visto da lei, ma c’è vicina ed a me è impossibile trattenermi. Nonostante stringa le chiappe fin a farmi male comincio a vuotarmi nel suo ventre bollente, non del tutto ma…riesco, ci son riuscito, non sborro più, estraggo il cazzo e lo punto sul buchetto del culo. Mi sento, sono una carogna. Non le ho detto cosa fare per sentire meno dolore, nella sua ignoranza stringe il buchetto fino allo spasimo, cerca di opporsi istintivamente ed inutilmente alla dolorosa penetrazione nell’orifizio intatto, vergine. E’ peggio ovviamente. Tenendola stretta per i fianchi, premo con forza crescente. Ne ho aperto più di uno di culetto alla prima esperienza. Il glande ha ormai la giusta posizione, entra un poco, un altro poco, non mi curo dei suoi lamenti e spingo estasiato. Il glande è tutto dentro, ha cioè già aperto almeno in parte anche lo sfintere interno. Esco un poco, rientro. Resto fermo ma si agita troppo e temo mi scavalchi. E’ più agevole quando il pancino della donna in questione è stretto tra me e le coltri, ma a me piace così, almeno la prima volta. Poi lo spingo piano ma deciso, senza fermarmi. E’ stretto ma non può più ostacolarmi, son dentro sino alle palle o quasi. E’ stato così tanti anni fa con la mia maestra di sesso. Mi faceva solo scopare all’inizio e poi mi ha dato il culo, in premio. Solo però se avevo un buon voto a scuola o lo meritavo studiando quello che mi assegnava da ripassare tutti i giorni. Stare attento a scuola e studiare per me era diventata una vera ossessione.

Qualche contorsionismo e senza uscire dal suo sedere siamo stesi di fianco, a seggiolino. Lella posa il capo sul mio omero sinistro e con la mano arrivo a strapazzarle le tette mentre la destra le fa un ditalino, pronta in posizione per trattenerla nel caso cercasse di scappare in avanti. Pian piano si calma, dilatandosi il dolore diminuisce, il respiro rallenta e non geme più. Anche le dita od il dito sulla fica contribuiscono a calmarla. Non sarà certo uno dei ditalini delle tue ragazze, le dico ridendo, ma si scuote almeno un poco di piacere. Sono uscito dal suo sedere ed ora la penetro di nuovo con prudenza. Nessuna difficoltà. Lo ho dilatato più che abbastanza e me la monto con calma e gran soddisfazione, fisica e mentale. Se ad una donna piace a tal punto, le fai fare quello che vuoi ed io voglio due bellissime ragazzine viste solo di sfuggita. Scorre avanti ed indietro, dentro e fuori causandole solo dei brividi, qualche contorsione, un gemito che però trattiene. Hai un culetto da fata, le dico senza avere risposta. Quasi mi incazzo. Mi vien voglia di farle ‘gustare’ di nuovo come questa mattina il bacio bruciante dello sverzino perchè ha osato non rispondere, poi decido di lasciar perdere, è la prima volta che si fa inculare, il tutto senza creme o vasellina, cose che detesto. Mi piace, te lo allargherò al punto giusto e piacerà anche a te spero. Se non ti piacerà sarà lo stesso perchè non ho nessuna intenzione di farne a meno. Qualche carezza, dolcemente piacevole come sempre dopo l’amore quando ‘lui’ non è ancora del tutto soddisfatto e sfinito. Ti brucia molto? Un poco, meno di prima però. Ma è stato tremendo. Ma perchè sei stata così sciocca da stringere il culo? E’ il modo per sentir male dieci volte di più. Non ho potuto…cosa avrei dovuto…Lo spiego ma non so fino a che punto capisca o quanto la abbia convinta.
E’ ancora sudata, scarmigliata. Vatti a fare il bidet, lavati ben bene con l’acqua fredda e poi mettiti la supposta che adesso ti do. Fatti anche la doccia. Porta qui quando torni…

Steso sul letto fumo soddisfatto. Un bel passo avanti per farmi mettere nel letto le sue due giovani amanti, lo spero almeno. Non è la prima volta che mi scopo due sorelle insieme, la mia maestra aveva anche lei una sorella succube. Succube della sorella e poi anche mia. Anche alla sorella ho sverginato il culo…avevo ormai diciotto anni e loro quaranta almeno. Avevo anche cominciato ad andare a caccia…con modesti successi, ma qualcosa ho ottenuto già allora. Ricordo però meglio alcuni disastrosi fallimenti che i pochi risultati positivi…lampi di ricordi questi, qualche viso, un paio di tette grosse come meloni, un viso neppure troppo bello ed in lacrime, un culo tanto magro da far paura, tutto faceva brodo comunque. Nomi no, per quanto mi sforzi di nomi non ne ricordo neppure uno. Esperienze di un cucciolo che trovava di che saziarsi oltre la porta di faccia alla sua ed alla grande. Cercavo altra figa e culi solo per il gusto di inseguire la preda e talvolta, raramente all’inizio, per il solo gusto che ricavavo nel riuscirci. Mi davano più soddisfazione le mie ‘maestre’. Nessuna preoccupazione di essere sorpresi, la mia matrigna era al lavoro, la comoda casa della mia vicina, un letto comodo, l’archetto cui appendere la sorella minore sua succube, facendola diventare anche la prima mia succube. Ho imparato bene ed in seguito anche la sorella maggiore ha ceduto, gemendo e poi gridando nel bavaglio. Era stata lei ad insegnarmi ad usare lo strano strumento orientale, lo sverzino. A colpire con la giusta forza, a far gemere e gridare la sorella. Lei che mi aveva spinto a rompere il culetto alla sorellina era diventata la mia succube. Qualche anno decisamente soddisfacenti che mi hanno formato ed abituato a pretendere molto ed ottenere molto dalle mie donne. Poco dopo, andatasene la mia matrigna, eravamo d’accordo su questo da anni, restava fin alla mia maggior età quando avrei potuto disporre dei soldi ereditati dallo zio, se ne sono andate anche loro due.

Eccola, in ordine, profumata e con il necessario per accudirmi, lavarmi il cazzo. Non mi piacciono i baci dopo un pompino alla merda. ‘Bella sen va sentendosi laudare’. Sorride, alza la testa e di nuovo arrossisce. Sarà alta un metro e sessanta, nera di capelli che porta lunghi fin quasi alle spalle, proporzionata, dimostra i suoi venticinque anni o forse meno. Ci conosciamo, siamo amici da sempre. Lei bambina ed io già ragazzo, lei giovinetta ed io quasi uomo, lei fidanzata ed io scapolo impenitente. Tra noi solo amicizia e stima reciproca. Troppo piccola prima, fidanzata poi. Dopo il matrimonio durato meno di qualche ora ci vedevamo spesso e sapevo che dopo l’infausta notte di nozze e le conseguenze anche finanziarie, il marito e la famiglia di lui l’ha tacitata con molti soldi, non aveva più voluto saperne degli uomini. Matrimonio non consumato o qualsiasi altra cosa ma il matrimonio è stato annullato.. Le davo ragione. Poi…poi la cena a casa sua, assenti le due ragazze alla pari, ospiti ed amanti, l’imprevedibile. Il caldo e qualche bicchiere di vino…avevano permesso che le facessi cambiare idea sui maschi.

Lella, la mia succube si ferma sulla soglia del bagno incerta sul da farsi, su come usare quel che trasporta sul vassoio. E’ bella, e bella l’avevo giudicata quella notte, gli occhi gelidi, inferocita. Vattene, aveva detto sibilando, vattene e non farti più vedere. La sbornia le era passata ed era passata a me. Sei un bastardo aveva detto di nuovo sibilando e lanciandosi contro di me con le unghie protese. Ne ho avuto paura e non so come abbia fatto ad immobilizzarla in un bozzolo di lenzuola. Senti Lella, eravamo sbronzi tutti e due, non ti ho certo violentata. Adesso eravamo in cucina e mi stava ancora maledicendo a bassa voce, disperata, truce. Stai tranquilla, non ti faccio niente, ti preparo il te. E così era stato. Qualche giorno più tardi si è presentata a casa mia. Ho impiegato un paio di ore a capire che voleva scopare ancora, le era piaciuto.

Mi sollevo un poco posandomi con la schiena contro la spalliera del suo letto. Le spiego rapidamente cosa debba fare, accendo la terza sigaretta e mi preparo a godermi il resto del programma. Acqua e sapone, garze ed un asciugamano di quelli piccoli…Lella ora sembra distesa, si pone tra le mie ginocchia divaricate per l’ultima parte: farmelo tornare bene in tiro. Si avvicina e tenendolo tra indice e pollice lo osserva attenta, lo studia, lo scappella, poi, del tutto senza preavviso si mette a piangere. Le carezzo sorpreso e curioso il capo. Che c’è cucciola, ti ho fatto tanto male? Non è quello…ma…e sopporterò perchè…si ferma. Perché? Di nuovo piange, singhiozza anzi. Ma è così difficile da capire? Vi amo, sono vostra e so che mi farete fare tutto quello che vorrete ed io…lo farò e ne sono terrorizzata. Fino dall’inizio vi ho chiamato Padrone e non era del tutto un gioco, poi non lo era per niente, sento dentro ed adesso so per certo di voler essere la vostra schiava, succube, quello che volete…Solleva la testa e vedo gli occhi gonfi di lacrime. Non me ne pentirò mai, non tanto da…mi terrete, sarò quello che vorrete… finché mi vorrete…Padrone. Sapete quando eravamo, quando ero piccola già vi amavo. Senza saperlo cosa neppure volesse dire. Più tardi vi ho detestato per quello che ormai sapevo facevate alle donne, tutte le vostre donne. Però avrei voluto essere una di loro, non mi spiaceva l’idea di ubbidirvi. Avevo solo dodici anni, ne sono sicura e l’idea di…fa un gesto indicando la camera ed il letto, non sapevo neppure esistesse…schiava, amante e schiava, la frusta. Non piange più, sorride, un sorriso teso. Mi fa paura ma non so, non potrò farne a meno. Neanche, neanche la frusta basta a farmi rinunciare.
Mi si gonfia il cuore e la attiro a me. Sto per dirle che la amo anch’io ma riesco a trattenermi. Non deve saperlo, avrebbe troppo potere su di me e poi mi innamoro sempre delle mie donne, per un poco di tempo almeno. Non così però. Restiamo stretti a lungo, senza parlare, poi è Lella, la mia schiava a scostarsi. Perdonatemi Padrone non avevo finito. Un pompino lungo ed elaborato, impara in fretta, mi eccita di nuovo fin quasi a darmi dolore ma la fermo. La faccio stendere di schiena portandomi le sue ginocchia attorno al collo. La fisso, la voglio ma temo di farle troppo male. Al diavolo, è la mia schiava! Ho la accortezza di cominciare ad entrarle nel sesso e solo quando è di nuovo persa e ricomincia a godere, ben irrorato dei suoi umori, le forzo le reni. Non è più larga di prima e non aiuta come dovrebbe. Spingi cretina o questa volta te lo rompo sul serio il seder e poi ti frusto. Ghigno un poco, son pur sempre uno, sempre lo stesso. Mi ascolta e sia pur un poco solo, funziona. Non faccio nulla per trattenermi, nondimeno le chiavo il sedere a lungo prima di sentire il piacere farsi prossimo e poi prorompere travolgente. Ora sa cosa deve fare e ci impiega pure di meno. Dopo avermi accudito me lo succhia a lungo, godo nella sua bocca, quasi in gola. Imparerà ad ingoiare e prenderlo anche ben bene in gola…Vi amo Padrone, vi amerò per sempre. Si cara schiavetta mia. La guardo e penso alle due sue schiave che voglio nel mio letto. Servirà innanzi tutto convincere lei e lo sverzino è un ottimo argomento dialettico, più convincente delle ‘prediche’ di Demostene e Cicerone messe insieme.

———————

Cara lettrice, scrivendo, mi è sempre difficile esprimere, quando la situazione lo richieda, quelle che possono essere le pulsioni ed i pensieri di una di voi. Cosa possa pensare e sentire cioè una donna, magari sposa fedele e madre affettuosa nel sentirsi corteggiata con garbo da un uomo non spregevole. Cosa può pensare e provare una donna nelle mille situazioni in cui può venirsi a trovare. Per questo ho abbozzato queste righe. Per far capire con un semplice esempio questa mia difficoltà.
Vorrei entrare in contatto con una donna, che non vedrò mai, con la quale dividere alla pari onori ed oneri per la composizione di qualche lavoro. Ne decideremmo insieme la trama e collaboreremmo alla sua redazione. Alla pari, senza conoscerci se non via internet. Se la cosa apparisse troppo impegnativa potremmo discutere e trovare forme di collaborazione accettabili ad entrambi.
Posso essere contattato tramite Milu e conservereste il vostro completo anonimato. Sempre su Milu sono presenti una quindicina di miei scritti per eventualmente farvene una idea.
Speranzosamente vostro

Chiodino.

I RACCONTI DI ‘CHIODINO’ SU: I RACCONTI DI MILU
Padrone di schiave per forza?
Io, gigolò a settant’anni
E’ giovane… ma grande abbastanza.
Farsi scopare da uno schiavo, mai!
Gallina vecchia.
I sogni muoiono all’alba.
Il Circolo dei ‘Bastard’.
Incubo?
La bella estate quando divenni uomo.
La mia cagna da riporto.
Lei e Lui, Lei e Lei, Lui e Loro.
Mi piacciono i culi, tutti i culi, rigorosamente femminili.
Quattro uomini per una signora (Gli Dei vogliono risorgere).
Schiava o puttana? Schiava e puttana.
Tutto per i miei bambini.
Sedotto.
Le mie bambine ed io, rapite, addestrate per…
Pietro, il dottor Pietro Clerici, il mio amante. Mi rotolo in bocca questa parola e mi piace. Mi piace e piace al mio corpo che trova in lui e nell’essere stata fatta donna, trattata come una donna, posseduta come una donna anche se dopo… Si, sono la sua amante ma non gli basta, vorrebbe di più. Lo amo abbastanza per dargli quello che vuole da me? Resistergli col rischio di perderlo? Voglio resistergli? Perché mai? Mi perdo, non so…Lui dorme. Mi sollevo e basta vederne il profilo alla poca luce della strada e mi commuovo, sento il cuore battere violento per poi riempirsi di pace, si, riempirsi…e poi…Basta. Voglio dormire, non pensare, lasciarmi alle spalle dubbi, timori, paure; ci penserò domani. Domani è un altro giorno ma subito, solo spostandomi, avverto il ‘peso’ di questa giornata. Sono stata frustata la mattina e sodomizzata la sera. Il bastardo! Ma lo amo sul serio o solo ho scoperto con lui cosa voglia dire, cosa sia il sesso con un rappresentante dell’altro sesso. Anche cosa sia il sesso con un uomo, perchè mi ha costretta a… al resto. Un uomo, ma che uomo, mannaggia a lui! Vivevo tranquilla, felice, con le mie canzoni, i miei fiori, i miei gatti, oltre ovviamente alle due ‘delizie’, Angelica e Beatrice. Lui, Pietro era un amico, un carissimo amico di vecchia data, l’unico maschio di cui mi sia sempre fidata senza mai pentirmene. Fino ad oggi. Ma sono pentita di aver chinato la testa, di aver accondisceso a tutto questo? Non ne sono certa, non sono certa di capirlo e di capirmi. E’ tornato a far parte della mia vita come un temporale, ha sputato sulle mie canzoni, strappato i fiori e fatto dei miei gatti dei miserabili. Eppure non ho saputo dirgli di no e mi son fatta legare per essere frustata, mi sono messa in ginocchio come voleva perchè potesse con suo comodo rompermi dietro. E’ inutile sono sua. Non lo avrei mai creduto, ma sono sua. Da sempre o meglio da quando si è fatto da parte per farmi passare dicendo ‘ si accomodi signorina’. Avevo dieci anni od anche meno. Mamma ha riso dicendo che ero una bambina, facendosi quasi odiare per quelle parole infelici anche se vere. Sta diventando una signorina e bisogna trattarla di conseguenza se vuole che sua figlia si comporti da signorina, aveva controbattuto lui. Da allora lo ho spiato, seguendolo almeno con gli occhi tutte le volte che potevo. Nella farmacia vicino a casa mi misuravo l’altezza, spiavo allo specchio del bagno la crescita del petto quando ancora non ne esisteva traccia. Volevo crescere senza capirne il perchè. Poi ho cominciato a capire…Più tardi, spiandolo da casa mia ho intravisto dalla finestra del bagnetto cosa facesse con la vicina, con le due vicine. Orrore? Avevo potuto vedere ben poco capendone ancor meno, allora almeno, ad undici o dodici anni. So però che avrei voluto essere io con lui quel pomeriggio, al posto delle due donne, anche se una piangeva…ho pianto io questa mattina. Mi sono sciolta in inutili lacrime, lo ho supplicato di non chiedermelo; irremovibile, quasi truce, mi ha colpita all’infinito con quella frusta tremenda che chiama sverzino. Ho accennato col capo di si quando ha ripetuto la domanda.

Essere tra le sue braccia mi eccita, mi fa sentire finalmente orgogliosa di essere donna e femmina, desiderata. Sono anche orgogliosa di come riesca ad accenderlo, di come riesca a portarlo a prendermi fin a farlo eiaculare e giacere spremuto come un limone per poi accenderlo di nuovo, più desideroso di prima. Più vigoroso di prima sopra e dentro di me. Mi piace come so dargli piacere con le labbra, la lingua, con la bocca insomma. Se ne è complimentato più volte. Sto cercando di imparare a riceverlo in gola, poco per volta, un poco di più ogni volta. Lentamente mi giro sul fianco, si così va meglio. Anziché spossata sono ben sveglia, quante volte mi ha portata in paradiso? Ho perso il conto, non so. Il sonno che invoco non viene. Mi ha rotto il sedere il porco. Lo aveva detto e l’ha fatto riportandomi indietro nel tempo, a quella notte tremenda, con quel bastardo che avevo appena sposato…No, assolutamente no, non voglio pensarci mai più, però…mi ha fatto la stessa cosa che voleva farmi l’altro. Ma quello, mio marito, non c’era riuscito. Ha detto che che sono sua amante e schiava. Ma cosa significa essere schiava di un uomo, cosa potrebbe volere ancora da me? Di buchi non ce ne sono altri. Io voglio essere amata. Mi amano Beatrice ed Angela, e Lui lo sa da tempo. Non ne ha mai parlato in questi giorni, e per me è una cappa, una nube che mi opprime, ho paura di perderlo e non posso separarmi da loro. Tornano tra poco, cosa diranno mai? Non voglio dover scegliere, non posso…c’è una immensa differenza tra essere stretta, accarezzata, baciata da un uomo. Non penso certo alla differenza più ovvia, parlo della delicata dolcezza di una mano femminile, delle dolcezza delle loro labbra, della connaturata ed istintiva conoscenza del corpo femminile. Con loro le cose sono state diverse, con Beatrice solo, all’inizio. Un abbraccio senza secondi fini, un bacio su una guancia, sensazioni strane e sconosciute su cui non mi sono soffermata, poi, qualche tempo dopo, un abbraccio meno casto ed il bacio affatto casto che mi ha profondamente turbata. Prima, per giorni, la avevo spesso seguita con lo sguardo, senza sapere neppure io il perchè e sentendo spesso i suoi occhi su di me. Siamo diventate amanti in un pomeriggio grigio e gonfio di pioggia, sul divanetto della sala; guardandoci negli occhi, avvinghiate, abbiamo raggiunto il mio letto. Il nostro segreto è durato ben poco, Angela ha gridato e pianto per poi accettare di essere consolata, tra le nostre braccia. So cosa sia l’amore di una donna per un’altra donna. é profondamente dolce, sereno ed egoista. E’ totalizzante, non accetteranno mai, mai, che abbia un amante. Già faticavano ad accettarsi a vicenda ed ho dovuto intervenire più volte, sedare diverbi ed impedire si graffiassero la faccia. Hanno superato questa fase perchè ho usato per convincerle dosi crescenti di sculaccioni, prima a mani nude poi indossando un guanto da portiere di calcio. Mi facevo altrimenti male alle mani. Hanno cominciato a chiamarmi padroncina, padrona poi, ed a me piace. Le amo, certamente le amo e ne sono ricompensata dal loro di amore. Ma amo Pietro…Dio che tremendo pasticcio. Vorrei averle qui, ora, con me. Vorrei sentire la mano di Beatrice scostare il lenzuolo, scoprirmi, scivolare lieve risalendo l’interno della coscia e quando infine passa la lingua sul clitoride…l’altra mi stringe piano i seni, cerca la mia bocca ed io resisto…resisto? Ma no, mi arrendo sempre, sussulto ed ansimo sollecitandole a …E’ dolce perdersi e farle perdere in questo modo, tra le mie braccia, sudate, ansimanti e profumate di me e di loro. Ci doniamo quel piacere che viene condannato e disprezzato… Non sono dolci carezze di mano femminili, è Lui, ma, devo aver sognato. Non deve sapere che sono stata io, sbronza come un birillo, a portarmelo a letto. Ricordi sfuocati, ma perchè altrimenti mi sarei lavata e profumata come una odalisca? La rabbia e la furia che ho diretto contro di lui nasceva dalla rabbia contro me stessa. Contro il tradimento del mio corpo che ne ha goduto. Non ne sono certa, anche quello un sogno? Impossibile. Una trafittura…la sola cosa che ricordi chiaramente, poi il buio più assoluto ma in quel buio la felicità ed il piacere. Mi era piaciuto! La coscienza di questo è affiorata pian piano. E’ cresciuta poi rapidamente e son venuta a cercarlo, a dirgli che lo amavo che non potevo vivere senza di lui. Pensavo di farglielo capire con prudenza e tatto, con il necessario riserbo femminile ma…Ho detto si a tutto senza capire esattamente cosa volesse.. Solo dopo mi ha abbracciata e fatta sua. Si sua schiava. Come nei film storici sull’antichità.

Mi son svegliata ed ho fatto la doccia. Qualche minuto davanti allo specchio e sono più che presentabile. Persino i segni del maledetto sverzino sono quasi scomparsi. Dio, che male che fa! Mentre preparo il te, anzi mentre aspetto che raffreddi un poco, lo vedo comparire. E’ passato pure lui dal bagno direi, si è almeno ravviato i capelli. Buon giorno amore. Ciao schiavetta, dormito bene? Mi sorride, parliamo un poco dei programmi della giornata come se ieri sera non fosse successo niente. Poi mi abbraccia e mi bacia. Si è lavato i denti. Poi…noo! Mi ha spinto contro il tavolo, quasi stesa sopra. Preme su di me, mi vuole di nuovo…dietro no, ma pian piano cedo alle insistenti carezze tra le gambe che ormai non deve più tenermi aperte, lo faccio da sola. Il cazzo, il mio cazzo sostituisce le dita sulla fessura e dentro di me, mi allarga, piano, dolce, prepotentemente padrone. Capisco di essere perduta, per sempre, finchè mi vorrà e come mi vorrà. Godo come una troia, sono una troia che si fa scopare dal suo uomo sul tavolo di cucina e le piace. Mi piace quando me lo mette dentro, mi piace quando mi monta, gorgoglio di piacere a sentirlo dentro di me, si muove piano, si muove… Dovevo darmi a lui quando avevo quindici anni. E’ un silenzioso grido di rabbia il mio per il tempo gettato, perso. Mi odio, mi do della scema, dieci anni buttati via penso mentre gli avvinghio i fianchi. Sto completamente andando fuori di testa, in questo momento mi farei frustare, inculare, bruciare viva per LUI.

Più tardi, una eternità più tardi, dopo una lunga permanenza nella vasca a getti, mi ricredo un poco, solo forse, ma no, e ritorno in parte a ricredermi. Ho rifatto la camera. Ti aspetto questo pomeriggio, sii puntuale, odio la mancanza di puntualità, ti punirei. Portami anche la borsa con lo sverzino e le altre cose. Tornano i miei dubbi, la paura. In genere si sente parlare di mariti poco presenti. Una scopata il sabato e via. Lui scopa come un mandrillo. Andava a ‘lezione’ da quella tutti i giorni. Scopava tutti i giorni? Mi tocco, mi esploro con un dito. Prima era impossibile. Cosa diranno le mie pupille? Io talvolta arrivo ad infilare delicatamente il dito nel loro buchetto, bado a nor far male. Anche loro lo fanno con me. Nascondere quel che è successo non posso, di certo. Devo preparare una borsa con le mie cose perchè passerò la notte da lui, lo spero almeno…

Leave a Reply