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Mia Cognata: finalmente l’ho sodomizzata

By 15 Dicembre 2013Febbraio 9th, 2020No Comments

Da anni senza eccessivo impegno, e secondo me con il giusto distacco, mi interessavo alle vicende amorose, particolarmente turbolente di mia cognata, sorella di mia moglie, la quale si era separata dal marito già da sei anni, intraprendendo una storia con un altro uomo, che lei riteneva seria. Quest’ultimo, dopo un primo momento di grande frequentazione, l’aveva lasciata spesso all’asciutto, presumibilmente preso da carne più fresca, senza, tuttavia, disdegnare il ritorno all’ovile per una botta ogni tanto, in momenti di magra. Mia cognata Laura, in effetti oramai 45 enne non è certamente quella che si potrebbe definire una bonazza da sballo essendo bassa e tozza. In viso è carina, le sue tette sono piccole ma non sembravano affatto male, mentre il deretano era davvero il suo punto di forza non si poteva dire altro se non che fosse fantastico e anzi dire fantastico era poco, sporgeva in modo veramente arrapante e ora che con gli anni aveva preso chili, il suo deretano era diventato davvero un mappamondo straordinario.

Io ho sempre desiderato con tutte le mie forze donne dal seno straripante ma il culo possente mi ha fatto sempre impazzire. Avevo sottilmente ma garbatamente, per ovvi motivi, fatto sempre a mia cognata la corte, sin da quando l’avevo conosciuta per la prima volta, quando era ancora fidanzata, ma non ne avevo ovviamente cavato un ragno dal buco, nel vero senso della parola, lei poi si era sposata, aveva avuto un figlio, si era separata e ora aveva convissuto con un altro uomo, ed io? Io non potevo sopportare dentro di me il fatto che il suo ano così promettente e desiderabile fosse stato e fosse allargato da altri e non da me. Benché fossero ormai numerosi anni che ero entrato nella famiglia fidanzandomi e poi sposando sua sorella non ero mai riuscito a combinare nulla con lei. Laura aveva cambiato uomo ma nulla con me! sembrava proprio che non la interessassi in nessun modo, eppure il suo corpo ogni qual volta ci incontravamo in riunioni familiari parlava un’altra lingua, sembrava tendesse verso di me. E allora languide carezze, toccate abbracci più lunghi del solito baci quasi bocca a bocca, tanto che io avevo più volte teso la mano sul culo tastando e lei non aveva protestato anzi, ma nonostante questo niente.

Fortunatamente che queste riunioni non erano frequentissime perché mi bastava vederla per andare in fissa. Ero certo conoscendo il marito che il suo culo fosse rimasto vergine durante tutto il matrimonio, ma la stessa certezza non potevo invece averla in merito a quello che era stato il suo nuovo uomo che a me appariva alquanto smaliziato con le donne e che immaginavo si sarebbe fatto nell’ano di Laura certamente più di qualche giro. Ben presto mi ero reso conto che la sua presenza alle feste familiari mi sconvolgeva. Da un lato speravo sempre di incontrarla ma dall’altro avevo la crudele delusione che pur parlando e scherzando con lei, arrivando addirittura a palparla, non riuscivo mai ad arrivare a nulla di concreto e quindi dovevo ammazzarmi di seghe almeno per una settimana seguente all’incontro. Più appariva disponibile più restavo a bocca asciutta e così facendo mi era entrata nel sangue e ciò mi turbava sempre di più. Tale turbamento mi rimaneva ma non potendo scoprirmi più di tanto mi ero rassegnato a far rimanere, ormai da decenni, tutto sul piano della cordialità. Accadde, tuttavia, di recente che le occasioni di incontro si fossero intensificate in modo del tutto casuale e ciò mi spinse a provarci con una maggiore costanza, osando forse anche più del dovuto. Ero sicuro a quel punto di riuscire a possederla e soprattutto che tentare non avrebbe sicuramente nuociuto. Nel caso mi fosse andata male neanche a lei sarebbe convenuto protestare. Una certa esperienza maturata negli anni mi consentiva di provarci con sempre maggiore insistenza prima per scherzo e poi sempre più convintamente. Del resto avevo sposato sua sorella. Ritenevo dunque, di avere ben chiaro il quadro delle dinamiche relative alle donne della famiglia e in più di una occasione avevo avuto la percezione che se lo avessi voluto avrei potuto possedere anche mia suocera senza fatica, una tettona fantastica che si manteneva molto bene sebbene anziana, e che non perdeva occasione per toccarmi di straforo.

Laura in origine mi stava molto antipatica, ma questo per la sua aria spesso spocchiosa che in passato mi aveva messo in imbarazzo, sembrava che lo facesse apposta e soprattutto pensavo, addirittura, che giocasse, avendo una sorta di complesso di superiorità con me come il gatto con il topo, e tutto ciò sembrava eccitarla molto. Io comunque meditavo di possederla. Volevo concentrarmi su di lei sino alla sua capitolazione. Ora smaniavo per avere Laura. Ero certo che oramai lei fosse il topo e io il gatto solo che lei credeva fosse il contrario. La verità è che quando io intendevo fare lo stronzo lo sapevo fare benissimo. Vi fu un momento, preciso, in cui decisi di provarci senza scrupoli. L’occasione fu un incontro casuale una mattina nei pressi della casa di mia suocera. La cognatina aveva un vestito abbastanza provocante. Non appena mi vide mi abbracciò con energia e io risposi con altrettanto trasporto. Il mio pene si inturgidì subito e la baciai sulle guance poi come inavvertitamente scesi verso la bocca essendo lei molto bassa fu facile e lei non si potette divincolare. Le inserii la lingua e la limonai a dovere, anzi a dire la verità mi impadronii della sua bocca infilandole la lingua inequivocabilmente sino in gola quindi dopo un primo imbarazzo sentii che era esitante, quello che era positivo e che non strinse i denti e in quegli attimi la lavorai con le mani, continuai ad abbracciarla con fare rapace e vidi in lei un certo disagio ma come spesso mi accadeva quando volevo una donna esternai una sicurezza e una padronanza che la sconvolsero, ero determinato a possederla a tutti i costi. Tentò di sorridere imbarazzata, e lì capii che era più facile del previsto, si vedeva che aveva mille voglie mal represse. Senza eccessivi fronzoli le feci segno di seguirmi, l’avrei accompagnata a casa sua, e lei provò a dire di no, ma io mi imposi, le dissi non fare storie e di salire sulla mia macchina, mi disse che aveva la macchina, ma mi seguì, succube e salì, aveva capito che non scherzavo. La mia determinazione era tanta, troppa, raggiungemmo casa sua, anche se lei viveva fuori città. Ero determinato a possedere la mia arrapante cognatina e per non far si che si raffreddasse nel corso del tragitto le infilai con arbitrio la mano destra fra le cosce senza che lei minimamente si ribellasse. La guardavo e lei abbassava gli occhi senza proferire parola, le incutei da subito il rispetto che mi sembrava fosse dovuto e questo per il mio atteggiamento sicuro, quasi spavaldo. Sapevo che questo era il comportamento che faceva presa su di lei. Arrivati di fronte alla sua villetta con portoncino lasciammo la macchina e entrammo. Vidi nel suo volto un certo imbarazzo, forse pensava cosa avrebbero immaginato i vicini ma le sorrisi rassicurante. Dopo aver attraversato il portone, facemmo poche scalette e non avendo incontrato nessuno sembrò tranquillizzarsi, io che ero rimasto dietro continuavo a godere della vista di quel meraviglioso culo a mandorla tondo e sodo almeno all’apparenza e come si dimenava nella sua tipica camminata, ero felice, stavo per possederla finalmente. Entrammo nella casetta e chiusi la porta, le saltai letteralmente addosso mungendola ai seni e limonandola con ardore. Fu un crescere di foga, una carica che scattò in me senza che lei potesse prendere respiro, le insinuai la lingua acuminata come un pene in bocca. la lavorai in maniera sfiancante, tanto che Laura fu subito in notevole difficoltà. La casa era piccolissima, con baci in bocca e strizzate del seno e toccate del culo la misi in croce. Laura era impacciata, robusta, poco agile, quindi ostacolata nei movimenti. Io sapevo cosa fare, per me era tutto in discesa. La presi in braccio e la portai sul letto la spogliai con perizia e subito mi rivolsi ai suoi seni. Le tolsi tutto quello che era da togliere, le strappai letteralmente la gonna e in breve era rimasta in reggiseno e perizoma, il culo era sontuoso molto meglio di come lo avevo immaginato.

Ora lei cercava di strutturare una difesa ma i suoi tentativi erano ridicoli, le tolsi il reggiseno, lei voleva parlare, aveva anzi accennato una breve protesta. Ma io le misi la lingua in bocca, e subito dopo strizzandole le tette piccole (una seconda), la lasciai senza fiato. Notai che no aveva capezzolo, ma era tutta aurea mammaria marrone scuro. Che strano, ma meglio, ciurrai a perdifiato alternativamente, le sue tette entravano integralmente nella mia bocca famelica. Lei si fece ciurrare e io la succhiavo fino all’anima mentre col bastone le martellavo le parti basse. Senza pensarci quando volli scesi con la mia lingua a stuzzicarle il clitoride e lei venne subito a fiotti, iniziai a lappare sempre più intensamente e Laura cadde subito in mia balia, subiva senza scampo e il suo orgasmo iniziò a venire a cascata sempre più frequente umori su umori, era tutto grondante, gocciolava. Io, tuttavia, la presi montandola senza alcun bisogno di sforzo, imponendole il mio cazzo in fica. Laura non doveva essere convinta ma era facile vittima cosciente e io senza particolari complimenti la possedevo. La sovrastavo, facendola godere, tanto che singhiozzava, strillava la mia dolce cognatina. Entravo e uscivo a mio piacimento violandola con il mio pene dentro la calda vagina bagnata all’inverosimile. Lei era come un automa. La sua vagina era come un mantice, più forte lo pigliava più si apriva e io affondavo la lama sempre con maggiore intensità. Laura trasudava era accaldata, scottava, ma soprattutto allargava le cosce, grazie alla mia prepotente azione, ero compiaciuto dall’ardore che la donna tentava di dimostrare nella sua fragilità, il letto era zuppo, la sua vagina era un lago caldo e avevamo solo iniziato. Già affannava, e a gran voce chiamava l’orgasmo voleva essere presa, ma io ero troppo impegnato a succhiarle le poppette, che sembravano due braciole di carne. Spingevo con tutta la forza che avevo e lei sentiva il mio ritmo, la mia voglia di fotterla a oltranza. Arrivavo senza difficoltà sino alla fine della vagina, in profondità a toccare l’utero, le avevo alzato le gambe ad angolo retto, poggiandole sulle mie spalle, così la possedevo in maniera totale, violenta, come ero certo volesse lei. I suoi orgasmi multipli erano li a testimoniarlo. Intanto le mia dita lavoravano al buchino, gli infilai l’indice e il medio e Laura scattò di un tratto, forse non voleva sentire questa nuova sollecitazione ma non poteva farci niente, la dominavo. Il mio primo orgasmo in lei schizzò e Laura lo accolse nel migliore dei modi, ora sembrava indiavolata, gemeva di piacere ma io non le scaricai tutto quello che avevo in corpo, poi si accasciò stravolta. Devo ammettere che fu intensa e rallentai mentre la donna sembrava già paga. Si era accucciata sul cuscino ma io la presi e la feci distendere a pancia sotto, non voleva, fui pronto per un’altra carica, quindi presi la donna sonnecchiante le rivolsi vigorosamente verso un fianco, iniziai ad affondare nuovamente nella vagina zuppa. Era di nuovo molto grosso, forse troppo, Laura protestava ,si era resa conto che il mio pene era veramente largo, sembrava priva di energia. Si stupì di questo nuovo attacco, del fatto che non ero ancora soddisfatto. La baciavo sulla schiena, la dominavo e lei subiva.

La durlindana si era tramutata in una scimitarra, che fendevo in maniera decisa e Laura solo allora ricominciò a dare timidi segni di un nuovo eccitamento, iniziava a sospirare in maniera irregolare spesso gridando tentava di resistere ma i suoi tentativi erano controllati, ad un certo punto, senza perdere altro tempo, la misi bocconi a faccia in avanti e sollevandole il deretano a novanta gradi la preparai per l’inculata. Insalivai con la mia lingua puntuta il buco, le infilai le mie due solite dita e Laura iniziò a indiavolarsi, le ero dietro e la schiaffeggiavo sul culo, si dimenava, si dibatteva ma le avevo aperto il deretano e spadroneggiavo anche nel suo orifizio, l’ano era aperto e facevo le ultime prove prima di inserirmi in quel momento capì e cercò di sollevarsi ma io l’avevo immobilizzata. Cercò di liberarsi come una puledra ma fu roba da poco fu subito doma , la naticona non riuscì in nessun modo a divincolarsi, le tirai altri ceffoni sulle natiche e senza pietà le infilai anche il dito anulare per allargare il buco e più lei si muoveva più le tre dita si inserivano. Quando la donna stanca rallentò i suoi sforzi, le aprii le natiche e con una spinta secca le inserii tutto il cazzo violandola. Laura allora nitrii, fece un verso acuto e intenso che sembrava quello di una cavalla, ricominciò a tentare di liberarsi e io iniziai a montarla in maniera rude, forte, come in un rodeo. Laura era una piccola creatura che soffriva il bastone del comando che la spaccava nell’ano il quale sebbene non fosse assolutamente vergine non era mai stato coltivato a dovere, di questo ero veramente soddisfatto, sarei potuto essere io ad aprirle il secondo canale a dovere. La donna si sforzava di trattenere le lacrime mentre io gioivo. Il dolore che sentiva nel tentare di rompere le resistenze dei muscoli dello sfintere era molto e non ero ancora riuscito a piegarla. Il dolore per lei si faceva sempre più lacerante mi implorava di smettere ma io andavo sempre più forte entravo sempre meglio e con prepotenza in quell’enorme culo. La naticona ora gridava, era il momento più difficile ma io la seppi domare, il dolore l’aveva fatta infuriare, sapevo cosa volevo da lei e lo stavo ottenendo con le buone o con le cattive. Lei faceva in realtà molte storie ma voleva anche lei la medesima cosa un grosso cannone che le dilaniasse l’ano e così fu. La inondai di li a breve e lei cadde a faccia avanti godendo in maniera irrefrenabile e senza ritegno. Fece uno sguardo ebete, era stanca, si vedeva ma io la volevo ancora. Voleva alzarsi ma non gli e lo permisi, trascinai la sua testa sul mio pene e volevo farglielo leccare, non sembrava propensa, anzi non voleva proprio prenderlo in bocca, io però lo volevo, e così strizzandole le tette, succhiandole il clitoride e lappandole a piena lingua la fica pelosa, riuscii a ricondurla alla ragione, non solo leccò l’asta con la lingua per tutto la sua lunghezza e anche le palle ma su mio ordine lo prese in bocca per quello che poteva. Il cazzo grande nella bocca piccola le creava rigurgito, non era una gran pompinara, si vedeva, ma succhiò quello che doveva e alla fine mi fece arrivare come volevo. Vomitò l’orgasmo e io ebbi cura che lo facesse su se stessa, ricominciando a succhiarla intensamente in fica, ora i suoi umori erano vischiosi e con un odore forte, ma godeva in maniera violenta, si dimenava e mentre io la lasciai libera lei questa volta si rialzò con molto sforzo, fece qualche passo ed io le fui subito dietro, la costrinsi a tenersi alla spalliera del letto, aprendole le gambe, inevitabilmente facendole inarcare i glutei, spinse indietro il deretano e io la presi ancora li con autorità, impadronendomi di quello che oramai ritenevo mi appartenesse. In piedi, senza tacchi lei era veramente piccola ma non ebbi problemi pompai ad un ritmo frenetico, mia cognata cedette di botto cadde sulle gambe e a faccia avanti, per terra, la insegui e gli e lo reintrodussi con forza. Continuai il forcing per terra, lei sospirava, ansimava, e soprattutto ora mi incitava implorando di non smettere di non arrivare ancora ed io non arrivai, lo tolsi, lo misi, lo ritolsi e lo rimisi come un gioco, lei squittiva, la fica sbrodolava finché esplosi tutto me stesso strizzando le mammelle ciondolanti e aspettando il suo strillo acuto che arrivò a sancire la conclusione. Inavvertitamente alzai lo sguardo e vidi lo specchio sembravamo un tutt’uno io le ero stato dentro fino all’intestino ed il mio fiotto aveva fatto funzione di clistere.

Ora siamo amanti.

 

Sono cambiate molte cose dall’estate e in primo luogo il fatto che io sono entrato in una crisi molto forte e ciò mi ha portato a separarmi da mia moglie. Io ora vivo a Roma e sto cercando di ricostruire il mio futuro. Quasi nulla del mio passato anche recente è rimasto nella mia vita. L’unica eccezione è, almeno in parte mia cognata Laura, di cui avevo perso le tracce dopo la magnifica inculata fatta qualche tempo fa. Di fatto periodi di astinenza ne sto trascorrendo veramente molti sebbene ogni tanto si vengano a creare delle occasioni che non sono nulla di significativo. La sorpresa è di qualche settimana fa e si riferisce ad una telefonata con cui Laura a questo punto la mia ex cognata mi avvertiva che sarebbe venuta a Roma, per un convegno essendo segretario della sua categoria professionale e soprattutto molto legata ad un sindacato. Le attività sindacali nelle fasi prenatalizie mi danno noia ma devo dire che in questo caso mi hanno provocato un certo piacere e non appena ho visto il suo nome sul display del telefonino ho avuto una immediata erezione, ho risposto sovraeccitato e l’unica cosa che mi è venuto in mente era il suo culo’ero molto arrapato. Più lei parlava più il mio pene si inturgidiva e quando mi disse che sarebbe venuta a Roma e che avrebbe voluto incontrarmi ho sentito il bisogno di trasmetterle che non vedevo l’ora di squartarle quel magnifico deretano, sebbene al telefono non potei essere esplicito. Le prime difficoltà sorserò quando mi disse che sarebbe arrivata venerdì pomeriggio col treno e sarebbe ripartita domenica, Rideva la cognatona porca, ma quello che mi chiese era di avermi tutto per lei. Lei si sarebbe concessa solo nel caso in cui avremmo passato tutti quei giorni assieme, mi voleva con se anche la notte. Io ero molto impegnato ma lei fu irremovibile per tre giorni io e lei da soli prendere o lasciare. Aveva già prenotato una matrimoniale e io dovevo fare la mia scelta gli impegni o Laura. Mi sentii defraudato ma lei per le spicce mi disse che dovevo prendere e sapevo cosa prendere o lasciare e in quel caso ero io che sapevo cosa lasciavo. Mi chiuse il telefono e aspettò che io le dessi una risposta, non sapevo cosa fare, mi innervosiva la questione ma non c’era molto da fare il suo culo non potevo perderlo, specie in questi momenti riflettei e dopo qualche ora la richiamai dicendo che avevo disdetto tutto e lei trionfante mi rispose. Non potevo vederla ma sapevo che aveva il sorriso sulle labbra. Rimanemmo che mi avrebbe messaggiato l’orario di arrivo. Ho preparato così accuratamente la una valigetta per i tre giorni. Tenevo, comunque, in serbo una sorpresa per la mia cognata aguzzina. Giovedì in tarda serata era arrivato il messaggio con cui mi dava l’orario del treno e venerdì con la mia valigia sono andato a prendere Laura. Ho avuto costantemente l’impressione di essere pescato con le classiche mani nella marmellata, ma avevo deciso di ostentare sicurezza e così ho fatto. Il desiderio sessuale mi da sempre forza e così ho intensamente pensato all’arrivo di mia cognata e a tutto ciò che avrei potuto fare finalmente. Ho vissuto tutto il pomeriggio di venerdì in un costante stato di erezione. Non vedevo l’ora che Laura arrivasse. Era per la prima volta che ci incontravamo fuori dalla nostra città di origine, in trasferta, insomma. Il treno non fu preciso ma in compenso Laura era molto appariscente e alla sua vista mi sentii impazzire. La stronza lo sapeva ma era molto brava a giocare. Scesa dal treno le presi i bagagli e la abbrancai subito, senza darle scampo. Sul taxi che ci portava in albergo le avevo messo le mani fra le cosce, e la sditalinavo nonostante il tanga strettissimo. Il tassista credo abbia goduto un buon spettacolo dallo specchietto retrovisore e comunque all’arrivo nella reception dell’albergo lasciammo i documenti e ci precipitammo in camera. Aprii la porta e la scaraventai letteralmente sul letto. Mi tuffai sopra di lei e le strappai tutti i vestiti in preda ad una foga assurda. Lei aveva immaginato una situazione sicuramente diversa ma io le avevo strappato anche il tanga e la suggevo per tutto il corpo, la mia saliva era copiosa, lavoravo di lingua sulla clitoride depilata, mentre con le dita stimolavo il buco del suo culettone. Era sin troppo facile dominarla, nonostante che era passato un po’ di tempo riuscii subito a spadroneggiare sempre e totalmente e come al solito lei rimaneva in debito di ossigeno nel tentativo di difendersi senza possibilità di fare nulla se non orgasmare a fiotti stringendo la mia testa e facendo penetrare il mio volto, la mia bocca, le mie labbra, la mia lingua dentro la sua fica. Giocava sempre a fare la gran donna e poi la sottomissione era immediata e allora io la dominavo come più mi piaceva. Avevo lasciato la vagina e ora giostravo con le sue tette, con le sue poppette piccole ma, particolari, facevo di tutto soprattutto le strizzavo e le mungevo con tutta la forza che avevo e ne avevo tanta. Lei era partita. Si toccava molto, era piena di liquidi, umori. Non dovetti faticare a farla venire a ripetizione e la cosa più bella era che mi dava soddisfazione ansimava, sbuffava, ma soprattutto mi stimolava con i suoi miagolii, gemeva e ogni volta che arrivava sembrava muggisse ad alta voce. Stava muggendo molto quella sera ed io la lasciai fare, anzi di più, spingevo sempre di più la lingua a saziarla, lavoravo quella clitoride tenendole le labbra della fica apertissime e più godeva più la sfiancavo. Operai in modo da prepararle il buco anale. Sapeva benissimo che gli e lo preparavo in maniera magistrale. Era un lago e io decisi di tuffarmi, le misi il pene inficandola. Lei lo rivestì integralmente con la sua guaina di liquidi ed iniziai a stantuffare ad un ritmo indiavolato, sapevo che lei non reggeva e solo quando la sentii sfatta rallentai andando a penetrarla duro, profondo. Laura gemeva e mi incitava, era la porca che volevo e io andavo più forte, l’incitamento di mia cognata mi aveva sempre galvanizzato ma ora in quell’hotel il mio desiderio si era moltiplicato. Laura voleva il mio seme subito dentro, mi implorava di inondarla ma io cercai di non riempirla subito, sebbene sapevo che la prima sborrata, per me, è sempre la più difficile da contenere. Specie con il desiderio di lei che avevo. La cognatona si muoveva bene e così a bassa voce le preannunciai che a breve l’avrei inondata, lei si preparò, aprì tutto quello che poteva e io non potei che fiottare dentro tutto me stesso. Lei cacciò un urlo stridulo che mi fece comprendere come fossimo ancora una volta all’unisono. Rimasi dentro fin quando la durezza del mio pene me lo consentì e giocai col suo corpo, mentre lei, invece, si era accasciata come ha sempre fatto. Le diedi giusto il tempo che la mia nerchia sentisse voglia del suo culo e senza pietà andai a cercarla mentre lei sonnecchiava. Fece moine, le solite, ma il suo ano era il motivo principale per cui ero con lei e ripresi a lavorarglielo prima con la saliva e poi inserendole un dito, due tre. Laura sorrideva mentre mi prodigavo nell’allargarle il buco che era tutta se stessa. Voleva alzarsi, io non gli e lo permisi, la rimisi subito in posizione finché non capii cosa voleva fare. Voleva andare al bagno e allora le permisi di scendere dal letto e andare. Mi resi conto che la stanza era un po’ squallida, c’era un televisore e un mobiletto bar. Sentii lo scroscio dell’acqua, e vidi mia cognata tornare sculettando come al solito. Era stanca ma mi appariva felice, prese dal bagaglio una crema e un olio. La crema me la fece distribuire su tutto il corpo era alla magnolia profumo che mi fa impazzire e la cui essenza è spettacolare. Dopo averla passata io fu lei a distribuirla meglio e lo fece nelle parti più intime curando di profumare in particolar modo il solco anale in lei molto spiccato e da me molto aperto. Sempre sorridendo mi offrì poi, l’olio alle mandorle. Io ero già pazzo ma quando vidi che lei mi oliava il pene non riuscii più a stare calmo. La rimisi a pecora e inserii la nerchia per chiavarla forte. Il buco voluttuoso ingurgitò tutto, già la sodomizzavo con la sola saliva ma ora con l’olio entrò tutto. Partii senza aspettare il suo consenso tanto non mi serviva. Laura me lo avrebbe dato man mano che la sfondavo. Alla pecorina mia cognata stava troppo bene, era senza dubbio la sua posizione. Il suo culo era come sempre imperioso e fotterlo era per me motivo di vanto estremo. Già dopo i primi colpi era pronta ad incitarmi. Come la conoscevo bene. Ecco quello era il lasciapassare. Sapevo che la potevo inculare in qualsiasi modo, lei lo avrebbe preso godendo. Alternai ritmo lento e veloce, senza però mai perdere potenza e soprattutto cercando la profondità. Laura ora si lasciava trascinare e ondeggiava seguendo la mia potenza di accesso al suo culone mi incitava a spaccarla in due a sfondarla tutta e io quello volevo e quello stavo facendo in maniera sistematica. La facilità con cui entrava e usciva il cazzo mi invogliava a spingere e più spingevo più Laura gemeva, grugniva e muggiva ad alta voce. Sottolineando come fossi il suo porco. Io la lasciai dire e fare. Quello che era certo e che ero io che avevo il possesso e quando volli sfilarglielo gli e lo sfilai, rinfilandoglielo a mio piacimento per cinque o sei volte, zittendo ogni sua parossistica protesta, anzi quando iniziò ad essere troppo petulante gli e lo infilai sotto il naso spingendoglielo fra le labbra. Non lo voleva in bocca, non voleva fare il bocchino ma io avevo il gusto di imporle di farmi un pompino e le feci aprire la bocca, le infilai il pene e lei dovette iniziare a succhiare e leccare, sapevo che le sue qualità di bocchinara non erano molte ma l’averle imposto il pene in bocca e il fatto che seppure recalcitrando un pochino l’aveva accettato mi era bastato come atto di sottomissione e così lo reinserii per sua e mia soddisfazione di nuovo in culo. Inutile dire che questo fu un trionfo sentendolo di nuovo nella sua sede ideale Laura si imbizzarrì e iniziò a menare la danza muovendo in maniera sensuale le naticone, questa volta urlandomi di prenderla, mi attraeva si contorceva al mio cazzo che oramai era un dardo incandescente. Ero caricatissimo a molla, le presi le tette ed inizia a mungerla mentre entravo ed uscivo dal suo culo, con rinnovata forza, energia inversamente proporzionale a lei che, invece, si stava quietando sempre di più. L’avevo sfiancata e ora iniziava un’altra partita per me, quella che mi piaceva sempre giocare, con lei che in mia balia voleva essere posseduta. Ero dentro il suo culo e stantuffavo quasi come un esercizio fisico, le avevo aperto all’inverosimile le natiche era bello e mi sono sentito potentissimo con lei che mi implorava di spingerlo sempre più dentro. Mi chiedeva nell’impeto di sfondarla, di fotterle l’anima. Laura era una sbrodolona, ormai mi ero reso conto che era zuppa fradicia di liquidi. Le mie palle ora più che mai assalirono il suo buco del culo. Avrei voluto, se fosse possibile farle entrare ma per quanto l’ano fosse largo si infrangevano pesantemente sull’ingresso dell’orifizio, non potevano entrare. Scaricare ora volevo scaricare anche io ma non riuscivo ad arrivare. Mi ero abituato a resistere e resistevo anche oltre il mio volere. Nel tentativo di concludere la sodomizzazione scavavo il culo di Laura con colpi sempre più potenti che mia cognata sentiva come lancinanti e più volte era caduta muso avanti, segno che le braccia non la reggevano più. Si limitava a dire: ‘grosso e duro troppo grosso, grosso, grossooo’ o meglio nella foga io sentivo solo questo, incitava e provocava particolarmente la penetrazione e io galoppavo senza sosta anche con lei oramai disarticolata, finché due colpi più possenti degli altri in sequenza mi fecero capire che ero pronto a eruttare nel suo intestino, la avvertii, lei si voltò grata, e aspettò il mio orgasmo, impotente, emettendo nel momento più alto dei gridolini simili a nitriti. Eravamo entrambi paghi. Laura rispetto al suo solito era stata molto più partecipe e anche se l’avevo sfiancata mi sono reso conto di averla molto soddisfatta. Si era meritato il suo riposo, per cui si addormentò nuda come era ed io dopo un po’ mi alzai per coprirla. Prese il sonno subito, mentre io accesi la televisione. Dormì per più di un paio d’ore. Io intanto avevo fatto una doccia e rimasi in accappatoio. il bagno funzionava, la doccia pure e i termosifoni erano caldi e questo mi permise di rimanere nudo aspettando il suo risveglio. Ero di nuovo eccitato, più la guardavo raggomitolata mentre dormiva, più montava il mio desiderio. La cosa che più mi eccitava era quello di poter passare giorno e notte a possedere il suo sontuoso culo. Il suo corpo era minuto ma il suo culo era davvero poderoso. Straordinariamente a mandorla. Poche volte avevo visto un culone così straordinario. La svegliai giocando con le parti intime del suo corpo e toccandole e leccandole soprattutto il buco dei desideri, le sue natiche, i suoi fianchi. Mi sorrise, si fece toccare, sbrodolò un altro pochettino ma si vedeva che non era ancora in grado di sostenere un altro assalto. Decisi di darle tempo per riprendersi. Si fece una doccia e le promisi di condurla a cena in una trattoria romana. Quando uscì dal bagno profumava in maniera intensissima di magnolia e io avevo perso la calma che mi ero prefissato e iniziai a limonarla intensamente, con lei che succube si era fatta aggredire e subiva. La mia lingua era nella sua bocca a spadroneggiare e le mie dita in fica fecero il loro mestiere, tanto che Laura mi volle soddisfare con un bocchino misto ad un lavoro di mano che nel complesso fu molto piacevole. Si fece bella, indossò per intimo uno splendido corpetto e un tanga traforato in pizzo nero terribile con il laccetto sul fianco destro che faceva risaltare tutto il culo e si andava ad inserire nell’oramai troppo largo spacco fra le natiche. Fui compiaciuto perché so di essere stato io l’artefice principale del trivellamento, come lei diceva sempre scherzando, e poi perché al ritorno dal ristorante avrei potuto usufruire di quel ben di Dio nel corso della notte. Nel complesso era appariscente ma non troppo. Uscimmo e la serata fu molto piacevole con me che la sbranavo con gli occhi e lei che come al solito giocava a fare la femme fatale. La lasciai fare. Laura era molto contenta sentiva il mio desiderio e non fece altro che provocarmi ancheggiando in continuazione. Mia cognata sorrideva ed era molto disponibile a incrociare i miei sguardi sempre più avidi, famelici, li ricambiava, toccandosi spesso i capelli e umettandosi con la lingua le labbra, torturandosele con brevi morsicchiamenti. Era anche lei in fregola, ne riconoscevo i segni. Chiese di andare al bagno mentre io pagavo il conto. Quando ritornò le chiesi cosa voleva fare e lei mi rispose che voleva tornare in albergo. Il ritorno fu un’assoluta peripezia, non eravamo lontani dall’hotel ma prendemmo lo stesso un taxi che ci condusse con sommo piacere del conducente. Laura si era attaccata e voleva essere posseduta ma per quanto la desiderassi non potevo farlo in pubblico, aveva bevuto un poco, questo era vero. Arrivati non resistetti più, avevo già iniziato sul taxi ad infilarle le dita tra le cosce, avevo sentito la fica bagnata e fremere il buco del culo ma le mie dolci torture iniziarono nell’ascensore, sul pianerottolo e in camera. Questa volta non la volli subito a letto ma la lavorai con le dita e di lingua mentre lei si reggeva al mobile bar. Le giostrai la clitoride, succhiandole tutto quello che potevo slinguandola a più non posso e lei si accartocciò. Si afflosciò subito cedendo le armi e io ebbi come sempre campo libero lavorandole l’ano. Si preparò arcuando la schiena ed io andai avanti con dita e lingua. Iniziava a guaire laida la porca. Ho aspettato che fosse lei a chiedermi di ficcarglielo e quando lei mi disse spaccamelo come sai fare, gli e lo feci ripetere per tre, quattro, cinque volte di seguito con due dita che le avevo saldamente conficcato in fica, sditalinandola rapidissimamente e alternativamente, fica culo, fica, culo, fica culo, fica culo. Mi implorò di riempirle il culo sentiva l’esigenza di avere il bastone dentro, si sporse e agevolò aprendo le natiche. Mi disse se volevo prendere l’olio di mandorle ma io ero già dentro e quando le entrai tutto, lei emise un gridolino. Nonostante il buco fosse molto dilatato il cazzo era grossissimo e duro. Pompai subito e lei dopo il primo assalto si diede a masturbare la fica mentre le mie mani si impadronivano dei suoi senotti. La nerchia in culo e le dita della sua mano destra in vagina erano il massimo. Ben presto iniziò a nitrire e a urlare di sfondarla di trapanarla, di mettere in moto la trivella. Allargarle tutto sottolineando come fossi uno stronzo bastardo a cui non lei non bastava. Io ero intento a incularla e la lasciai lasciata parlare, alla fine era vero. Il suo interno morbido era ormai perfettamente come un guanto, una guaina, un fodero per il mio cazzo, era conformato ad esso. La sentivo pronta a godere e iniziai a darle colpi sempre più vibranti e in sincronia. Entravo e uscivo arrivando sempre nella profondità massima fino all’intestino e ogni colpo lei vibrava, aveva inarcato ancora di più il bacino e sentiva quanto potessi essere violento feroce inveendo sul suo culo ormai spalancato. Fui una furia e ripensando a quanto aveva fatto e detto in serata andai giù ancora più duro, brutale profondo. All’ennesimo ingresso sentii salire l’orgasmo e la avvertii che stavo arrivando dentro. Lei infilò le dita in vagina e emise i suoi urletti di godimento mentre io le irroravo abbondantemente il retto. Lei si dimenò fino all’ultima goccia del mio sugo ed io non ritrassi il pene fino a quando non si sgonfiò completamente. Laura fu dolce, contrariamente al suo solito quando uscii dal culo mi portò sul letto e mi coccolò. Sapevo che lei era già soddisfatta ma io avrei avuto di li a qualche tempo bisogno di altro. Sentivo il lago di umori della sua vagina ma soprattutto lei che mi slinguava in bocca. Scese a succhiarmi e leccò la mazza e i testicoli con perizia improvvisata ma lo fece e poi salì sopra da sola infilandosi il mio cazzone in fica, impalandosi. Aveva iniziato una cavalcata che non sapevo dove ci avrebbe portato. Questa era una posizione che ben presto Laura dimostrò di non essere all’altezza di condurre e così la sollevai malgrado le sue proteste. Decisi io che avremmo dovuto provare una posizione nuova, un 69 e mia cognata come prevedevo rimase interdetta. La feci salire sul mio viso e lavorandola di lingua alla clitoride la distrussi, passando con le dita ad aprire il culetto che scoprii ostruito dalle emorroidi. Iniziò a sentire male alla penetrazione delle dita e allora le preparai il culo con l’olio di mandorle. L’avevo già messa a pecora. Le emorroidi si ammorbidirono, lasciarono entrare le dita e subito ne approfittai per infilare il cazzo. Era una galleria morbidissima e il mio cazzo il treno. La presi dai fianconi, aprii le chiappe e partii con nuovi colpi, alternati, violenti e dolci, lenti e veloci. Mia cognata non riusciva a prendere il ritmo. Si lamentava di questo e affannava. Gemeva, affannava e non sapeva come comportarsi mentre la spaccavo per l’ennesima volta. Ora finalmente pensavo di essere veramente vicino a squartarla e per meglio compiere tale azione iniziai a schiaffeggiarle le natiche, senza violenza ma restituendole un ritmo che evidentemente lei aveva perso e fu sublime quando Laura ritornò in sintonia. Godeva come me e mi stimolava a continuare a darglielo tutto fino in fondo. Continuai benedicendo ogni colpo con cui riuscivo ad infilarla e spingevo sull’onda dell’entusiasmo datomi dalle sue parole pur se iniziavo a cedere per la stanchezza. Bisognava concludere tanto per me quanto per lei. Aspettava che io ingenerassi i colpi più potenti utili ad avvertirla che venivo continuavo a pompare sempre più potente, sempre più profondo ma non riuscivo proprio a concludere finché lei non iniziò a dimenarsi, ad ancheggiare in una maniera tale che divenne irresistibile e mi abbandonai ad un orgasmo interminabile alla fine del quale mia cognata cadde a faccia avanti. Eravamo sfranti, uscii da lei e rimanemmo sul letto, avremmo voluto fare insieme una doccia ma abbracciati l’uno all’altra ma ci siamo addormentammo svegliandoci l’indomani mattina solo per il rumore fatto dagli inservienti impegnati a rifare le camere. Facemmo la doccia insieme come avremmo voluto fare e lasciai fare a lei. Sotto l’acqua iniziai a godermela di nuovo e mentre lei si masturbava la vagina per farmi venire le andai dietro e spingendola a fare sporgere il suo culone la penetrai nonostante le emorroidi che sembravano voler tracimare e fare da tappo alla mia nuova irruzione. Ricominciai a scatenarmi e iniziai a dominarla nuovamente. Sapevo cosa farle, dove farlo e soprattutto le infilai le mie dita nella fica come lei voleva riscuotendo molto successo. Mi chiedevo quanti orgasmi fosse in grado di produrre. Nitrì in maniera frenetica e aspettò con pazienza che la sormontassi e la sfinissi sbattendola e risbattendola finché non arrivai. Ci asciugammo alla meglio con i lenzuoli dell’hotel avevamo detto che non volevamo essere disturbati e nessuno disturbò. Mi accompagnò sul letto e dopo avermi fatto distendere supino con mia sorpresa lo mise tutto in bocca rischiando i conati di vomito e inizio a spompinare facendo crescere la nerchia. Voleva farmi venire la cognatina nonostante gli sforzi non riusciva ma il suo impegno valeva la pena di essere onorato e allora io le diedi una mano masturbandomi e facendolo svettare. La distesi le alzai le gambe fino a su ed entrai ancora nel culo spingendo in maniera folle. Fu la prima volta che Laura protestò ma da quella posizione potetti andare veramente in profondità e pazienza se mi sono preso del porco che comunque dominava lei in tutti i modi possibili e che quindi era una scrofa, una troia in calore. La infilzavo con decisione e senza pentimento senza dimenticare con le dita di titillarle in maniera frenetica la clitoride e vedere uscire a fiotti il suo duro orgasmo vischioso, viscido. Sbrodolava di nuovo mentre io avevo oramai avuto ragione delle sue più strenue resistenze. Laura una volta di più aveva cambiato idea e ora mi invitava a riempirla della mia crema, di sfondarla, incitava anche muovendosi sinuosamente. La stavo sodomizzando per l’ennesima volta alla grande, che buco, che chiappe, che culo, quanti schiaffi le diedi. Aumentai il ritmo e lei prese, prese tutto come la porca che era facendosi rompere, frantumare. Godeva senza ritegno come me, del resto. Le piaceva fare la vittima ma poi godeva, ansimava, e nitriva, nitriva a più non posso mentre il mio pene ravanava il suo intestino. Una serie di colpi molto forti violenti, mi portò a spaccare l’emorroide e questo provocò una fuoriuscita di sangue ma non potevo sospendere il mio attacco, poiché stavo per sborrare e sborrai zampillando nel culo. Ero così preso da questa scopata che appena scaricai urlai il mio possesso, il mio dominio sulla cognata sottomessa e lei ululò all’unisono e fu un urlo liberatorio. Il pomeriggio Laura doveva intervenire al convegno per cui avremmo mangiato qualche cosa e poi saremmo andati. Io l’avrei accompagnata. Sperai così di consentirle di ricaricare le batterie. Fece tre bidet per alleviare i dolori al culo e il bruciore delle emorroidi, mise quindi la crema antiemorroidaria. Ancora una volta tolse fuori dalla valigia un tanga ancora più eccitante di quello messo il giorno prima ed uscimmo. Trovammo una trattoria a Trastevere vicino alla sede del convegno dove mangiammo molto bene. Man mano che si avvicinava il momento del suo intervento al convegno avevo notato che Laura si era galvanizzata sempre più, e ancora di più quando il suo intervento ebbe molti applausi e la sua mozione fu approvata. Sembrava aver perso il lume della ragione e aveva finito per trascurarmi mentre lei si pavoneggiava con alcuni partecipanti. Non pochi la conoscevano e mi era sembrato di aver notato che più di uno dei suoi cosiddetti amici dimostravano per lei un certo interesse. Ci hanno invitato a cena e Laura ha accettato senza problemi, ma senza chiedere a me alcun che. Uno degli organizzatori in particolare sembrava molto intimo con mia cognata e mentre lei faceva l’oca giuliva lui ci provava apertamente. Non c’era dubbio la palpava, le tastava il culo in maniera anche evidente e Laura pur se si era resa conto aveva lasciato lasciava fare. Questo tizio gli aveva promesso per l’indomani di farle tenere un seminario per gli aderenti alla sua mozione esteso a tutti i partecipanti al convegno e lei mi era parsa in visibilio, fiera di quanto le si stava proponendo per la sua carriera lavorativa. Se c’era un punto debole in Laura era quello che subiva il fascino del potere e questi incarichi la facevano sentire importante. Io, invece, ero idrofobo. Questo bellimbusto si era seduto a fianco a lei e ben presto passò all’azione lavorandola sotto il tavolo con le mani che dovevano essere molto pratiche. Vidi gli occhi di Laura, cosa stava avvenendo, un suo certo disagio nell’incontrare i miei sguardi, e agii. La strappai alle mani di quel pezzo di merda e la portai via con me. Mangiammo in una pizzeria vicino all’albergo e senza parlare tornammo in albergo. Senza parlare la spogliai e senza parlare volli farle vedere come potevo farla godere. La feci salire sopra di me. Posizionai la sua fica all’altezza delle mie labbra mentre le mie dita indice, medio e anulare entravano nel culo. La lingua si dimenava fra le sue grandi labbra e raggiunto la clitoride, dopo averlo mordicchiato delicatamente per bene iniziai a succhiarlo intensissimamente, quasi fino a scoppiare e lei impazzì letteralmente, perse ogni controllo e soprattutto iniziò ad orgasmare senza tregua, perdendo il respiro, singhiozzando per le emozioni fortissime che le avevo provocato. Acclamava l’ingresso del mio cazzo a svaccarla, spaccarle anche la fica come le avevo trivellato il culo e le sue richieste erano sempre più insistenti, era vogliosa, laida, lasciva come poche volte l’avevo vista, voleva essere goduta integralmente mentre io la succhiavo ancora in vagina, facendole un servizio completo. Si inarcava sempre meglio per prenderlo meglio e godeva senza più ritegno. La infilavo come un forsennato. Ficcavo in lei tutta la rabbia e la gelosia che quella situazione mi aveva creato. Laura non gemeva più urlava il suo piacere e orgasmava singhiozzando. Giudicai che si era divertita molto e allora le tolsi il pene dalla vagina, quietai le sue proteste titillandola a dovere e dopo averle pastrugnato tutti i suoi punti più segreti e voluttuosi provocandole un altro ogasmo, marinatala ben bene la portai in bagno, la feci abbarbicare al muretto della doccia dove era uno specchio ad altezza naturale le inserii di colpo tre dita in culo. Non avevo sino ad allora aperto bocca mentre lei si era posizionata come sapeva per l’ennesima inculata. La cognatina lo voleva prendere e io lo inserii brutale selvaggio. Partii ad un ritmo che sconvolse anche me e che la stava annientando. Il cazzo era duro e grosso all’inverosimile e lei per la prima volta mi gridava che le facevo male, che le bruciava, urlava il suo dolore ma a me era come se mi incitasse ero impazzito al solo pensare che lei l’indomani si sarebbe concessa a uno stronzo per una cazzata ad un convegno, per un po’ di visibilità mi faceva uscire dai gangheri. Colpivo, con rabbia, la sbattevo con odio, con violenza inaudita e lei non reggeva, non riusciva a tenersi. Già diverse volte si era piegata sul muretto ma io l’avevo rialzata. Le avevo aperto le cosce e ero ripartito più forte di prima. Laura aveva sbattuto il muso al muro ma io andavo sempre più possente e senza tregua. Mi chiedeva un attimo di calma, pregava che rallentassi ma io ero spietato volevo distruggerla e la distrussi. Affondai talmente che il sangue zampillo delle sue emorroidi zampillò mentre io la siluravo ancora. Sempre di più. Nello specchio la vedevo. Era una maschera, cercava di reggere ma era dilaniata. Subiva la porca ma gemeva. Per aumentare la pressione le avevo infilato le dita in fica, dentro, più dentro che avevo potuto e con gli occhi appassionati mi implorò di andare avanti disse che era mia e soltanto mia, mi chiese a gran voce di venire, sfondare ma finire. Le bruciava troppo. Il sangue faceva da lubrificante oltre ad un liquido che evidentemente secerneva l’ano ma io pistonavo ancora forte. Lei si era piegata. Mi diceva basta, mi chiedeva di calmarmi, mi chiedeva di parlarle, di dire qualche cosa mentre la suppliziavo, non riusciva più e allora io le dissi che era una maiala, stronza che le avrei rotto il culo come mai avevo fatto e le sborrai dentro le natiche un orgasmo abbondantissimo. Gli ultimi colpi furono terribili cadde in ginocchio e io la presi dai capelli e infilatole il cazzo in bocca la feci andare a ciurrare la mazza fino alla fine e fu il primo pompino integrale che mi fece a tutta bocca e senza sconti. Ero io quello che comandava. Le inondai la gola, la bocca, il viso, mentre il pene vomitava ancora liquido mentre lei mi baciava come mai aveva fatto e mi gustava . Gustava il mio seme, leccava tutto. Non gli e lo chiesi ma lo fece alla grande, nel migliore dei modi. Non lo aveva mai fatto, anzi aveva sempre mostrato un certo fastidio nel farlo. Fu una notte di sogno la possedetti in tutti i modi possibili e immaginabili e lei mi tenne testa donandosi senza risparmio e facendosi disfare letteralmente il culo, due tre, quattro volte ancora, sul letto, per terra, sul tavolino, sul mobile bar, nel bagno, sotto la doccia. L’odissea anale continuò finché svuotati non riuscimmo più neanche a toccarci. Eravamo provati, sfranti ma lei aveva il culo livido per gli assalti tutti andati a buon segno. La domenica mattina passò all’insegna di una grande dormita era quasi mezzogiorno quando Laura diede i primi cenni di vita. Era tutto un dolore e anche io non ero da meno. Rimanemmo a scherzare a giocare ricordando la sera precedente. Lei rise molto della mia gelosia, di quello che la gelosia può provocare in me ma il clima era oramai disteso il convegno era oramai finito e Laura era abbracciata a me. Laura appariva serena e io lo stesso fui incline a tutte le coccole possibili e immaginabili. Era stato uno splendido week-end e dimostrammo di essercelo goduto. Tuttavia l’unico momento di tensione fu in prossimità dell’orario che era stato dato a mia cognata per condurre il suo seminario. Avevo deciso che se si fosse voluta presentare non l’avrei voluta neanche accompagnare. L’avrei lasciata andare. Aspettai diventando sempre più teso. Se Laura avesse detto”non disse nulla. Passò l’ora fatidica, dopo circa mezz’ora squillò il suo telefono, mia cognata non rispose, risquillò e io la pregai di rispondere. Rispose dall’altra parte era lui Angelo, adesso sapevo anche il nome. Egli parlò con Laura che tagliò netto, no non vengo, no, no ti ho detto di no non vengo’. Guarda sono impegnata mi sta inculando”anzi e da ieri che mi sta facendo il culo in tutti i modi. Chiuse il telefono, sorrise e rivolgendosi a me disse ora inculami ancora tanto che sul treno non possa stare seduta. Lo feci tante e tante volte sempre l’ano come bersaglio. Che bella odissea ANALE NELLA CAPITALE

 

 

La sera del 23 dicembre ricevetti la conferma che Laura mia cognata approfittando delle vacanze natalizie sarebbe giunta a Roma a trovare una sua amica facendomi sottintendere cose porcelle e sebbene il mio pensiero fosse unicamente in quel momento per Cinzia che uscita dal mio letto la mattina dopo sarebbe partita con un altro uomo, quasi come un chiodo schiaccia chiodo mi trovai estremamente arrapato a rispondere alle sollecitazioni telefoniche di Laura. Lei rideva delle cose eccitanti che mi prospettava sottolineando che io avevo la casa, vivevo solo e questa sarebbe stata un’opportunità ottima per noi. Stava iniziando a dimostrarsi una donna sempre più possessiva e per certi versi esasperante, capricciosa, dispettosa, e esigente, tuttavia, io non ero certo il tipo che gli e le fa passare tutte, e solo il gusto di sodomizzarla ogni qual volta lo volessi, era per me fonte di gioia, e per quanto continuassi a dirmi che sarebbe stato bene troncare la storia, il mio desiderio carnale non me lo ha mai permesso. Mi bastava immaginare il suo culo straordinariamente possente, il suo ano sempre da inculare che avrei perso ogni ragione. Di fatto odio ammettere che sono prigioniero della mia esuberanza sessuale e del mio continuo desiderio carnale. Il giorno della vigilia e il giorno di Natale, dunque passarono con diversi stati d’animo contrastanti: quello di gelosia nei confronti di Cinzia che immaginavo a letto con il suo Capoufficio e l’eccitazione per l’arrivo imminente di Laura.

26 dicembre

Finalmente il 26 pomeriggio. Ho visto subito Laura scendere dal treno. Come al solito arrapante e raggiante. Sembrava non stare nella pelle. Mi ha assaltato. Sono felice di vederla, sentivo l’ esigenza di lei, del suo odore, del suo culo, di possederla senza scampo e senza remissione con la violenza e il piglio che riesco ad adottare solo quando la prendo. Con Laura c’è un intesa sessuale, un desiderio carnale e una intensità di possesso unica. Lei è mia e basta da quando l’ho presa la prima volta sapevo che l’avrei piegata a mio piacimento. L’ho aperta in ogni senso, spaccata nel buco più intimo, in quel culo grossissimo a paperotta che si ritrova e che è tipicamente suo. Nessuno ha un culo così sontuoso. Un deretano così impostato, con le cosce che creano una mandorla così straordinaria, il fatto che poi sia minuta e vesta in maniera sempre appariscente accentuando le potenzialità del suo posteriore la rendono straordinaria. Indossava uno dei suoi soliti top e una gonna aderentissima. Io ero già pronto deciso a fotterla all’istante ma non persi mai la calma. La desideravo intensamente ma mi seppi trattenere, come sempre e ciò mi permise di essere sempre in un certo vantaggio rispetto a lei. Nel corso del tragitto in taxi Laura rise molto e sembrava soddisfatta, anzi direi esaltata. Io intanto avevo raggiunto il suo perizomino e scostatolo leggermente avevo infilato l’indice il medio e l’anulare per far fare il loro lavoro. Bastava vedere il volto di mia cognata stravolto e voglioso ma costretto a trattenere per capire questo ditalino prolungato cosa le stava facendo. Come suo carattere provava a resistere mordendo intensamente il labbro inferiore e ora lo stava veramente torturando. La conoscevo sin troppo bene. Il suo tentativo di mantenere un aspetto compassato e calmo non le si addiceva con tutto quel turbinio di sensazioni che le stavo provocando e che facevo a posta a provocare per vederne gli effetti sul suo volto. Non riusciva più a trattenere e a giudicare dal liquido che scendeva a riempirmi la mano ero andato a segno molte volte e fu per me bellissimo quando inizio ad ansimare e poi a gemere con il tassista che provava a seguire tutta la scena dal suo specchietto retrovisore. Laura era troppo a suo agio per provare disagio e nonostante avessimo capito entrambi che il conducente si godeva lo spettacolo lo lasciammo fare. Io avevo altre cose per la testa in primo luogo onorare la mia ex cognatona. Finalmente arrivammo difronte al mio palazzo scendemmo e dopo aver pagato e fatto gli auguri al tassista abbracciai in maniera molto possessiva mia cognata e aprii il portone. Fu questione di un attimo, l’ascensore e aprii la porta di casa e mentre Laura poggiato il bagaglio provava a vedere la casa io le ero dietro facendole sentire il mio desiderio, lavorandole la fica con le dita nelle grandi labbra. Come suo solito si accartocciò nel tentativo di resistere ma eravamo io e lei e quindi ebbi gioco facile nel prenderla come un fruscello e portarla sul letto. Lei sapeva cosa fare e come posizionarsi. Si mise al margine del letto alzando le gambe e poggiandole sulle mie spalle mentre io sceso quanto bastava iniziai il mio solito lavoro preliminare attivando tutto me stesso nel leccaggio della sua bella ficona. La slinguai a lingua piena per parecchio tempo e gli esiti non si fecero attendere. Succhiavo e lappavo a più non posso tutti quei liquidi che la mia donna produceva senza esitazione, tuffando tutto il mio volto e imbevendomi di quel nettare con lei che gemeva come spesso le accadeva senza ritegno. Sapeva prendere quello che doveva prendere e lo prendeva con gusto, almeno fino a quando riusciva ad essere presente a se stessa, finché non veniva travolta dalle sensazioni spesso fortissime e travolgenti. Io, invece, giocavo per arrivare a questo punto, davo il meglio di me stesso in questi preliminari per poi poterla avere in mio possesso, per poter fare di lei tutto quello che desideravo, per avere il senso del possesso, del dominio di lei ma soprattutto del suo culo. La lunghezza dei miei atti preliminari era infatti tutta incentrata sulla possibilità di sfiancarla al punto tale da poter disporre del suo deretano per ogni mio capriccio, ogni mia voglia e desiderio, per la gioia di sfondarglielo premeditatamente e sempre più violentemente, con lei che ormai era abituata a subire la mia esuberanza e a godere di tutto me stesso. Non vi era dubbio, infatti, che per quanto le richiedessi nel rapporto anale e non solo davo tutto me stesso. Mi beavo di vedere quelle pareti rugose riempirsi di liquido seminale, di umori femminili e più slurpavo più colavano densi, vischiosi, con la colonna sonora di gemiti, guaiti e gridolini da parte di Laura. Avevo preso sempre più possesso della situazione e la mia lingua puntuta iniziò rapidamente a dare colpetti sempre più insistenti e profondi a livello della clitoride. Laura ora godeva pienamente a cosce larghe e lasciva come sapeva essere, un altro po’ e si sarebbe abbandonata, avrebbe lasciato a me la guida di tutte le attività. La stavo martellando con la linguetta puntuta quando sentimmo suonare il mio telefono. Laura era intontita dall’eccitamento, io non avevo voglia di essere dissuaso da nulla e per nessun motivo nel momento in cui stava per collassare la difesa di mia cognata, avevo, inoltre infilato tre dita nel solco perianale puntando facile all’apertura anale quando di nuovo e poi di nuovo e ancora di nuovo sentimmo il suono del telefono. Ero troppo occupato ma anche Laura ora diceva di dover rispondere mentre io non volevo. Intanto aveva iniziato a squillare anche il suo cellulare e io pensai che era impossibile così. Ero molto eccitato e tenevo le tre dita dentro il buco del suo culone mentre Laura visibilmente sconvolta e con la voce ansimante rispose a quel dannato telefono, disse si, si Barbara, ciao, si, si, sospendendo a tratti la comunicazione, si mio cognato è venuto a prendermi, si è venuto, si, domani sera, si, daccordo, giusto in tempo chiuse la comunicazione lasciando l’iphone sul cuscino perché in preda ad un orgasmo improvviso che la fece sbattere e contorcersi per alcuni minuti. Quando si calmò sorrise e mi chiese dove avremmo passato la serata. Io le dissi che avevo in mente un’osteria a due passi da casa. La sera del 28 invece, eravamo stati invitati da Barbara, se non mi dispiaceva, e io perplesso chiesi chi fosse. Mi spiegò che era una sua amica molto simpatica romana de Roma. Rimanemmo a trastullarci nel letto e ad una certa ora facemmo la doccia insieme, cosa che ci impegnò notevolmente. Io sono un grande cultore delle docce e questa finì con Laura che mi fece un pompino. Ci rivestimmo e andammo al locale che io, intanto avevo prenotato. Un tavolo per 2.

La cena fu tranquilla Laura sembrava molto felice e forse troppo’io guardai il cellulare e vidi che mi aveva chiamato Cinzia, la quale mi aveva inviato anche una serie cospicua di messaggi. Era oltre mezzanotte quando rientrammo a casa e il mio batacchio grande e voglioso aveva voglia di Laura. Non ci fu verso, Laura era abbastanza provata anche dal vinello e voleva dormire ma si dovette concedere almeno un paio di volte prima di poter andare nel mondo dei sogni.

27 dicembre

L’indomani mattina incominciò con me abbracciato al culone della mia ex cognata e iniziai a insidiarla con dita, lingua ditalini e quando la sentii calda e sugosa al punto giusto intensificai lo slinguamento suggendole e lappandole ogni liquido in uscita. Iniziai a assediarle con le mie labbra e i miei denti la clito delicatamente ma sistematicamente e in maniera perentoria e lei esplose in una serie di orgasmi multipli che mi gratificarono enormemente. Ero madido dei suoi umori in tutto il viso, sentivo tutti i suoi odori e lei mi incitò a penetrarla. Non la feci attendere oltre le aprii bene la vagina e staffilai il cazzo in lei con arroganza, sempre a legittimare il mio possesso su di lei. Lei ansimava e parlava ma non capivo cosa intendesse dire sapevo che il mio cazzo doveva sfondare la sua figa e questo era il mio unico impegno, che portavo avanti anche lavorando con le mie dita. Le diedi colpi su colpi volevo farla impazzire di desiderio come al solito, renderla felice senza trascurare nulla del suo corpo che in quei momenti mi appariva fin troppo minuscolo ad eccezione del suo splendido culone e della sua fica che iniziava a diventare, anch’essa, man mano che la scoprivo, sempre più un orifizio magico caldo, succulento. Laura aveva allargato le cosce nel modo migliore si era accartocciata a me stringendo coi suoi piedi il mio culo, aveva affossato le sue unghie nella carne delle mie spalle e seguiva all’unisono i miei movimenti dentro di lei, mentre io la allargavo. Sentivo la mia nerchia possente che agiva a fondo e con la bocca avevo preso di mira in maniera famelica come mai avevo fatto il suo senotto con i capezzoloni che svettanti godevano delle mie ciurrate lucidi della mia saliva, mentre infilavo di prepotenza le mie mani nella sua caverna anale e quando Laura è esplosa per l’ennesima volta siamo venuti all’unisono in un urlo liberatorio unico e io l’ho inondata senza togliere il pene da quel magnifico antro. Non riuscivo a saziarmi di lei, non volevo che finisse mai e già dopo averla inondata nel primo canale pensavo a come riempirle con maggiore soddisfazione il secondo senza fare nulla di banale. Ci eravamo posseduti in maniera intensa e così la lasciai riposare finché non sentii la voglia di andarle dietro e adorarle il suo magnifico deretano. Laura sorrideva, ormai sapeva che mi attaccavo al suo di dietro e non l’avrei lasciata stare finché non mi avrebbe dato il suo culo in tutti i modi in cui la desideravo. Infilai le mie dita con tranquillità nel suo morbido culo prolassato e poi iniziai a giocare con la lingua e le labbra in tutta la zona perianale, senza dimenticare la sua umida vagina, giocai a leccare vagina e ano in un continuo ritmo frenetico che a Laura sembrò irresistibile. Stava perdendo ancora umori che fiottavano a cascata dalle pareti della vulva e entrò subito in eccitazione, godeva e ansimava in maniera rumorosa. Gemeva senza ritegno era pronta ancora una volta seguiva i miei comandi in maniera perfetta, allargava le sue cosce alla perfezione e soprattutto accoglieva il mio viso in maniera strepitosa. Con la mia lingua e il mio naso spadroneggiavo mentre le avevo portato la sua mano destra a titillarsi la parte superiore della vagina e la sinistra tratteneva la mia testa, in modo da non perdere nessuno dei miei fremiti. Lei mi chiese di chiavarla ma io volevo ancora snervarla un altro po’. Continuavo ad entrare ed uscire con le mie dita dal suo culo, era splendido e lei si stava finalmente abbandonando. Puntavo a svuotarla di tutte le sue forze, le sue energie, così da averla in mia totale balia. Si la sentii finalmente pronta e senza doverle dire nulla si mise alla pecorina, mentre io la baciavo e continuavo a lavorare sul suo spacco fra i glutei. Il mio cazzo era duro lo infilai nel buco senza fatica e lei mi disse di spaccare e io iniziai. Arrivavo ormai senza problemi a sbattere con i miei testicoli contro il suo culo con lei che incitava e mi caricava sempre più. La potenza dei miei colpi e il vigore del mio ritmo erano, infatti, rafforzati dalla sua voce che in questi frangenti si faceva stridula e spingeva a farlo sempre più forte a ficcarglielo profondo, sempre più profondo, lo voleva sentire tutto e poi ansimava, gemeva e guaiva dicendo così, così, così, ed io mi superavo. Del resto, come le dicevo sempre scherzando lei era piccola e formosa, quindi maneggevole e facile da riempire. Per Laura in particolare sentivo l’attrazione di violarle l’intestino e quasi mi sembrava di poterle quasi uscire dalla bocca. Lei si contorceva in maniera eccitantissima. Ero pronto a vomitarle dentro tutto quello che i miei testicoli avevano prodotto. Pompavo sempre più a ritmo incalzante quell’entra ed esci fantastico e quando uscivo dovevo subito rincularla per poi riuscire in un perverso e ossessivo tira e molla. Sentivo il perverso godimento puntando a sformarle sempre più l’ano. Avevo aperto Laura per i continui slanci che aveva, per la disponibilità che mi dimostrava e soprattutto per la porcaggine che ci accomunava. Ad ora di pranzo andammo a rifocillarci presso un altro ristorantino, facemmo una cosa molto rapida e dopo una passeggiata abbastanza lunga mano nella mano ritornammo a casa. Al momento in cui chiusi la porta, insolitamente fu Laura a prendere l’iniziativa ravanando il mio pene aprendomi i pantaloni e infilandomi la lingua nella bocca con foga e li partii io. La portai sul letto e nuda iniziai a succhiarla da tutte le parti. Ad un tratto delicatamente Laura mi chiese di fermarmi e io lo feci immaginando qualche cosa di piacevole, nonostante fossi in foia. Lei scese dal letto aprì la borsetta e ritornò trionfante con un vibratore e messolo in funzione lo affidò alle mie mani. Lo inserimmo nella sua vagina mentre io lo trattenevo e fu bellissimo. Già dopo qualche minuto Laura andò in fibrillazione e fu un’orgia di godimento ora il suo incitamento non era solo a voce. Tutto il corpo si muoveva in maniera scomposta ma estremamente eccitante e io in quel culo la facevo sempre più mia, rispondendo alle sollecitazioni che provenivano dalla sua fica. La sbattevo sempre più decisamente ero fuori di me, arrapato in maniera straordinaria mentre lei godeva di questi intensi sfondamenti era finalmente piena, si sentiva pregna e fece di tutto per dimostrarmi con i fatti e le parole che lei ormai era arrivata al capolinea, il problema ero io, la mia voglia e il mio potere su di lei. Lei sentiva la mia nerchia ma voleva che andassimo a conclusione, senza tuttavia che io riuscissi a sventagliarle tutto quello che desideravo infilarle. Provai in tutti i modi ma poi fu il più semplice a condurmi all’apice del godimento il cambiamento di posizione con lei che alzava le sue gambe su di me e intanto mentre la sovrastavo analmente sodomizzandola lei mi introdusse due dita nell’ano in maniera profonda, totale e ciò fu liberatorio. Vennero una serie di colpi in sequenza violenti e duri e fu l’orgasmo integrale massimo, con tutta la forza che avevo e che mi era rimasta. Rimanemmo a lungo fermi io in lei mentre il vibratore sul letto impazziva facendo quel caratteristico rumorino ora così fastidioso che dovetti chiudere. Laura si addormentò e dormiva anche quando iniziai a lapparle tutti gli umori un po’ rappresi dentro la sua vagina. Non voleva svegliarsi e non sembrava molto entusiasta di ricominciare a donarsi, ma io la volevo. Partii, dunque con il succhiare i capezzoli in maniera insistente senza possibilità che lei potesse dire o fare nulla ero sopra di lei e la giustiziavo con lei che svegliatasi mi diceva basta ma i capezzolotti svettavano e la mammella si era gonfiata alla giusta maniera. Suggevo, leccavo e ciurravo insalivandola molto, mentre i miei ditalini eccitavano la sua vagina. Ricominciò a muoversi in maniera sinuosa nel letto con me che adesso ero tutto dedicato al seno e alla vagina. Il suo sorriso era stanco ma Laura prese la mia nerchia in mano e mi fece segno di posizionarmi per un 69. Nulla fu accolto meglio da me in quella fica fradicia di umori caldi e in quell’ano le feci di tutto mentre lei tra mano, poppe e lingua era riuscita a farmi quasi arrivare. Alternava slinguate, masturbazioni e infilava il mio pene tra le sue tettozze che, sebbene piccole e non in grado di fare una spagnola creavano in me un effetto straordinario. Fu bellissimo anche questo, poco dispendioso per lei ma godibilissimo per me che ad un tratto senza preavviso spruzzai sul suo viso e sulle sue tette una quantità incredibile di sborra con Laura che rimase assai sorpresa e che volle succhiare avidamente quanto mi era rimasto in canna, dopo che io le avevo ripulito il decolté. La sua lingua aveva provveduto a raccogliere quello che era nei pressi delle labbra. Ad ora di cena facemmo la doccia e Laura decise il localino da visitare. Mangiammo anche li bene e bevemmo birra dopodiché solita passeggiata e ritorno a casa, questa volta senza grande possibilità per me di richiederle prestazioni sessuali Laura era cotta, si addormento subito appena ritornati e io ebbi la possibilità solo di toccarla e suggere un po’ di umori con lei inerme o quasi. La lasciai dormire e raggiunto il soggiorno con il telefonino in mano lessi i messaggi che Cinzia mi aveva mandato, messaggi che mi fecero adirare molto. Non capivo perché, fra l’altro, mi scriveva quando era con il suo Capufficio ma ciò urtava il mio essere maschio e aumentava il senso di rivalsa verso lei, verso quella troia di Cinzia. Ritornai sui miei passi in camera da letto deciso a sfogarmi con Laura ma la donna dormiva profondo russando e allora ritornai in soggiorno e accesi l’albero di Natale stendendo il divano letto e li mi addormentai.

28 dicembre

La mattina successiva mi svegliai con Laura che nuda mi stava succhiando i testicoli, fu un risveglio piacevolissimo specie quando avviluppo nella sua bocca tutto il pene oramai ingrossato e pieno di vigore. La lasciai fare e lei fece e fece bene, mi fece orgasmare in maniera dura e assolutamente consistente un fiotto di sperma che lei inghiottì. Le fui grato e la onorai io a quel punto con un lunghissimo rapporto orale che la spossò. Subito dopo ci alzammo e la accompagnai verso il bagno, mi piaceva vederla mentre si ripuliva e soprattutto era ormai d’obbligo fare la doccia insieme. Laura ormai lo sapeva e lo aveva accettato come un fatto imprescindibile. Imprescindibile era inoltre tutto quello che seguiva, con me che mi inginocchiavo dentro la doccia a succhiarle la clitoride e le grandi labbra e lei che si stringeva a me convulsamente in preda ad una serie di orgasmi che provocavano a catena la discesa di liquidi che io bevevo alla fonte fino a stremarla nuovamente. A questo punto dopo la splendida doccia la misi davanti allo specchio, purtroppo troppo piccolo per poterci vedere e impostatala bene sul lavandino apertele le cosce e posizionatala a 90 gradi iniziai a farla nuovamente mia di culo. Iniziai leggero ma poi vista la consistenza di Laura, che si era ripresa, i miei colpi furono sempre più incalzanti e poderosi e la fiaccarono nuovamente. Fu tutto tranne che una sveltina in cui io dettavo il tempo e la forza e lei ciondolava ad ogni mio entra ed esci chiedendomi quando arrivassi definitivamente. Questo però io non lo sapevo prima per cui dovetti sbatterla ben bene per capire quando sarei stato vicino all’attimo in cui avrei annegato la sua caverna. Non fu facile come al solito, oramai ero abituato ad una maratona nel culo di Laura, del resto ero certo che il fatto che l’ano fosse così prolassato, la mancanza di elasticità rendesse meno facile il mio arrivo all’orgasmo. Laura era distrutta e questo mi convinse a cercare un nuovo escamotage per poter provare a definire l’inculata. Tolsi la nerchia me la feci abbondantemente ciurrare da Laura, e quando sentii il cazzo che inequivocabilmente stava per eiaculare lo rimisi al suo posto naturale spingendo per le sue due o tre staffilate finali che, comunque la piegarono in due. Dovette fare un’altra doccia per riprendersi alla meglio e lo stesso feci io, dopodiché ci preparammo e uscimmo, facemmo colazione e andammo in giro per Roma natalizia. Laura non riusciva ad evitare di vestirsi in maniera particolarmente arrapante e questo mi creava continui problemi per i miei appetiti sessuali. Aveva un top come al solito che faceva vedere il suo senotto racchiuso in un reggiseno a balconcino, pantaloni attillatissimi e il culo era in primissimo piano. Botte piccola e culo grosso, un afrodisiaco tremendo per me che nonostante fossi provato ero sempre attratto.

In serata incontrammo finalmente Barbara, in un locale di tendenza e subito rimasi piacevolmente colpito. Era una bella donna sui quaranta o poco meno, alta e con un top che lasciava intravedere un seno molto generoso, anzi generosissimo, capelli corti rosso ramato, gonna da cui trasparivano due belle cosce e un bel culo sodo all’apparenza. Piacevole, molto piacevole era anche nella conversazione. Laura non mi staccò mai gli occhi di dosso e lo stesso fece con lei e quando lei ci propose di andare a mangiare una pizza, lo facemmo tutti di comune accordo. La pizza era buona e la compagnia ottima, del resto Barbara fu in grado di mitigare la prosopopea di mia cognata che spesso nelle riunioni come questa travalicava nell’egocentrismo più assoluto e in ciò fece molto bene. Durante la serata ebbi l’impressione di essere oggetto di piedino da parte di Barbara e sicuramente di toccate di Laura, gratificandomi come uomo sebbene mi mettesse in crisi o per meglio dire in imbarazzo di fronte a Laura. Dovevamo a questo punto ritornare a casa e Barbara si offrì di accompagnarci, aveva la macchina. Casa sua era di strada e ci invitò a salire, per prendere un amaro ma mentre io rifiutai subito, Laura accettò, scoppiammo in una risata e io che avevo una nuova imponente erezione vedendo mia cognata un po’ alticcia, sicuro che avessi potuto gestirla, una volta soli, per almeno un’altra serie di inculate nel corso della notte, insistei per tornare a casa sebbene insistette anche Barbara supportata da Laura, sicché Barbara parcheggiò, spense la macchina e mi disse che erano due contro uno e che poi io essendo l’unico maschio, quindi cavaliere, avrei dovuto accettare la scelta delle due donne. A buon intenditor poche parole accettai e salimmo al 4 piano del suo palazzo. L’appartamento non era straordinario ma c’era tutto compresa la cameretta per i suoi due figli che quella sera erano col padre. Anche loro divorziati mi disse Laura, ci accomodammo in un comodo soggiorno tutto divani e Barbara chiese un attimo per mettere qualche cosa di più comodo. Io vedevo l’atmosfera propizia. Iniziai subito a darmi da fare con Laura in maniera discreta, poiché non volevo che la nostra ospite arrivasse e ci trovasse in posizioni sconvenienti. Feci toccare la nerchia a Laura che sorrise chiedendomi se le facevo ancora tutto quell’effetto e allora io non ci vidi più e iniziai a limonarla violentemente mentre Barbara ritornava sorridente. Chiese se disturbava, io arrossito per la tensione dissi di no, mentre Laura sorrideva. Ci offri da bere e bevemmo un amaro mentre Laura prese un limoncello. Ad un certo punto io la ringraziai e dissi che ce ne dovevamo andare, Barbara sorrise, si accomodò anche lei e mi chiese cosa mai avessi avrei dovuto fare di così urgente all’una di notte passata del 28 dicembre. La guardai bene, aveva una splendida casacca indiana molto corta e traspariva un corpo davvero poderoso. Barbara si spostò sedendosi tra me e Laura e senza dire niente mi aprì la lampo tolse il cazzo dagli slip e se lo ingoiò. Fece delle cose straordinarie sotto lo sguardo di Laura che si spogliò anche lei e spoglio Barbara. Che tette che aveva, che capezzoloni e come spompava bene. Stavo solo godendo e malgrado tentassi di togliere il mio palo dal suo forno non potetti fare nulla e capitolai nella sua bocca. Barbara era una donna che sapeva il fatto suo e appena sborrai disse a Laura che poi non ero così resistente come lei le aveva detto. Sperava che io avessi saputo resistere di più, sottolineando come Laura le avesse detto delle mie performance. Barbara tolse a Laura il perizoma e lasciò cadere il suo, non mi diede tempo iniziò lei a sguanirare la lingua e mentre Laura lavorava come Barbara le aveva insegnato il mio cazzo, Barbara mi aveva disteso e mi era salita sopra con la fica che iniziava ad inumidirsi sopra la mia bocca. Puntai sulla mia specialità e diedi fondo con la mia lingua, le labbra e le dita ad un intenso lavorio sulla sua clitoride e sulle sue grandi labbra. L’esito fu fatato, dovette ricredersi la porcona e le cose ben presto si riequilibrarono dalla fregna gli umori uscivano come succo prelibato, nettare e ora lei cercava di rallentare ma io iniziai a prendere piede anche con lei e capovolsi la situazione. La misi sotto e scesi a lavorarla senza tregua nella vagina umida. Vedevo Laura che ora si masturbava ma lei mi aveva messo in questa situazione e io ora ci tenevo a svaccare Barbara la quale ansimava senza tregua e spingeva con tutta la sua pressione il mio volto nella fica spingendo la nuca. Io però facevo anche con lei quello che volevo e la mia lingua aveva preso d’assedio la sua clitoride. Chiesi a Laura di avvicinarsi e succhiai alternativamente la vagina Della mia ex cognata e la sorca di Barbara. Barbara era un vero puttanone. Quando rivolgevo le mie attenzioni a Laura, Barbara subito si allertava e faceva di tutto per riprendermi. Continuammo così fino a quando le due donne non trovarono un accordo coesistendo e collaborando. Risalii e iniziai a possedere con la mia bocca e le mie mani il magnifico seno di Barbara una quinta tutta da succhiare da possedere intensamente. Gli scambi di baci e slinguate furono furenti, ciurravo all’impazzata, del resto, le tettone mi hanno sempre fatto impazzire. Ero eccitato e lo stesso era per mia cognata che evidentemente non ci stava a fare da secondo. Disse a Barbara che io ero suo e che lei avrebbe solo dovuto sfiancarmi, aspettavo ansante che sviluppassero il loro battibecco a me interessava fotterle entrambe. Laura si impose era famelica e molto più battagliera di tutte quante le volte in cui la soggiogavo con facilità incredibile, voleva competere allargava le gambe e aveva preso il mio cazzo in mano sditalinando la sua vagina. Iniziò a titillarsi in modo frenetico richiamando la mia attenzione mentre Barbara godeva intensamente dei miei preliminari ora tutti rivolti a lei. Laura iniziò a masturbarmi, quindi non potei fare a meno di dedicarle attenzione, scesi sulla sua vagina e iniziai a farla gemere per gli orgasmi, tuttavia ora era Barbara a tentare di prendere una posizione favorevole, mentre io giocai con la clito di Laura e Laura soddisfatta e ansimante puntava a dimostrare alla sua amica quali erano i veri rapporti di forza in quel triangolo improvvisato. Lappavo le grandi labbra e i miei colpetti di lingua approfonditi al momento giusto la stavano facendo capitolare. Le donne stavano iniziando a capire come cooperare mentre io leccavo Laura e Laura onorava Barbara, si dimenavano dal piacere ambedue, si toccavano e si premiavano a vicenda. Stava prendendo una giusta piega il triangolo ma io decisi di impormi una volta per tutte e dettare le priorità. Dovevano essere entrambe partecipi. Le feci stendere l’una di seguito all’altra e ricominciai a succhiare alternativamente la fica di Laura e poi di Barbara, spesso richiedendo la loro collaborazione nella realizzazione di ditalini, mi resi conto che Barbara sgrillettava molto bene Laura mentre lo stesso non si poteva dire per Laura, poco abituata a dare piacere ad un’altra donna, mentre io succhiavo tutto quello che le loro sorche producevano. Ero in tiro in maniera pazzesca, la mia nerchia era dura e ritta come un pennone ma preferivo continuare a gestirle di bocca causando loro orgasmi continui piuttosto che iniziare a fottere una delle due e lo stesso feci nel possedere il loro seno pur se il confronto era nettamente a sfavore di Laura. Dovette rendersene conto anche lei e quando Laura vide che stavamo andando verso la spagnola si fece da parte e collaborò come una favolosa gregaria. Barbara intrappolò la mia nerchia fra i suoi seni e spruzzò sopra un liquido oleoso che mi fece lubrificare e iniziare a possedere le poppone, mentre Laura era dietro a me e mi slinguava l’ano, infilandomi di tanto in tanto alcune dita nel culo. Godevamo come matti, Barbara era splendida, aveva trovato una posizione per cui il mio pene passato il tunnel fra i due seni arrivava alle sue labbra e lei lo sbocchinava ogni tanto, aiutandosi con maestria come succhiava bene la mia asta. Era incredibile, mi confezionò una spagnola accessoriata, fu una fellatio che valse la pena subire con lei che giustamente aveva preso il comando. Laura stava invece facendo un lavoro eccelso a livello perianale e ora la sentivo leccare le mie natiche in maniera perfetta. Stavo per arrivare e lo trasmisi a Barbara che seguì le mie accelerazioni e lo stesso fece Laura. Io con le mie mani bucavo l’ano di Barbara. Era tutto un gemito con Barbara che oramai mi chiedeva quando arrivassi e mi incitava con la voce arrochita dalla bestialità della scopata. Io dicevo che stavo arrivando in continuazione ma non esplodevo. Risoluta Barbara strinse le poppe e iniziò lei a contorcersi e allora ebbi l’eruzione di orgasmo più grande che abbia mai avuto tutto sul magnifico seno della donna che aveva smesso di ansimare e ora era sfinita. La leccai senza tregua e lo stesso fece Laura che voleva il mio orgasmo. Prese una posizione talmente insolita e eccitante sul corpo di Barbara che non mi fu difficile entrale nell’ano e lei ben presto si sistemò alla pecorina, con me che iniziai ad assaltare il suo culo con violenza con colpi veramente possenti, duri, per lei. Toccò a Barbara appena si riprese un po’ lavorare con le dita la vagina dell’amica e la mia ex cognata iniziò ad orgasmare in maniera così violenta e continua che iniziai ad avere paura sebbene Barbara mi dicesse di continuare a prenderla di culo sempre più forte e io continuai nonostante i basta, i mugolii e i gemiti che uscivano dalla bocca di Laura. Non le diedi sosta. Stavo per inondarle il retto e lo dissi provocando un incremento dei ditalini in fica da parte di Barbara con Laura che non esisteva più era succube totale e io potei svuotare tutto nel suo secondo canale. Fu lungo e interminabile il mio clistere di sperma e ora eravamo un po’ tutti provati. Barbara propose una cosa che per me era impossibile. Ci chiese se avremmo voluto rimanere con lei. Io dissi di no, Laura disse di si e quindi Barbara con sorriso beffardo mi ricordò che erano due a uno e quindi saremmo rimasti. Ci accompagno nella sua camera da letto con letto ad acqua, una volta sola avevo scopato su un letto ad acqua perché era chiaro che di questo si sarebbe trattato fottere tutta la notte. Laura si coricò e dopo un primo momento di difficoltà trovò la sua giusta posizione a culo sporgente e li io non resistetti, chiesi scusa a Barbara e mi insinuai ancora una volta, con Laura che sorrideva nei confronti di Barbara dicendole che il suo culo mi aveva stregato. Entravo ed uscivo dal culo e dalla fica di Laura e anche in questo caso a Barbara toccò un ruolo di comprimaria. Era una cavallona, la vedevo masturbarsi ma non potevo fare altro che svaccare la mia ex cognatona. Ero quasi obbligato il suo culo aveva una valenza magnetica, anche se Barbara postasi alla pecorina mostrava di essere assolutamente rispettabile. Lavorai bene Laura e insolitamente, forse per il fatto di avere una spettatrice del calibro di Barbara completai l’inculata in tempi brevi anche se Laura era sfinita e si addormentò. Ero stanco ma non provato e Barbara era il desiderio fatto donna. Era morbida, dolce, mi disse che avremmo potuto lasciare Laura a dormire e noi ritornammo nel soggiornino. Iniziammo con un sessantanove strepitoso. Prese d’assalto il mio pene e mi fece arrivare in tutte le posizioni possibili e immaginabili. Salì sopra volle fare uno smorza candela, si mise alla pecorina e lo prese in vagina, poi nel culo e ancora nel culo e poi tra i seni, uno, due volte finché sfiniti ritornammo a letto e io mi addormentai abbracciato a Laura.

29 dicembre

L’indomani mattino mi svegliai stranamente senza il solito turgore che connotava il mio pene. Svegliai Laura con una serie di baci lungo le spalle e Laura ignara del mio forcing sessuale notturno con Barbara mi volle risperimentare sul letto ad acqua. La sensazione era fortissima ogni movimento si moltiplicava e le mie violente stoccate verso il suo culo furono accolte nel modo migliore. La lavorai molto bene e il fatto di aver dato grande fondo alla mia riserva di orgasmo con Barbara mi consentì di essere praticamente inesauribile. Laura come al solito si sottomise e aspettò che io compissi il mio dovere di maschio, ma prima che ciò avvenisse dovette subire tantissimo. La stavo fiaccando ancora una volta e questo mi consentì di fare di lei carne da macello. Dopo averle martoriato in tutti i modi la vagina e l’ano, mentre la stavo sficando con suo grande godimento sentii che ero pronto per farle il clistere di sborra e tolta subito la nerchia dalla vagina la infilai per esplodere nell’ano. Anche in questa occasione Laura si lamentò dei miei tempi, del fatto che lei non riusciva a godere oltre un daterminato limite ma a me andava bene così. La baciai e la lasciai riposare. Barbara arrivò poco dopo aveva portato la colazione energetica per tutti e tre. Ci spostammo in cucina dove ci toccammo e assaporammo vicendevolmente, poi fu la volta della doccia che facemmo insieme e dove io non risparmiai leccate, succhiate e ciurrate alla clitoride delle due donne le quali seppero godere. Barbara doveva andare a prendere le sue piccole pesti, ci accompagnò a casa e li ci salutammo. Risaliti dopo aver aperto la porta, spinsi nuovamente nel soggiorno e sul divano Laura prendendola senza ritegno nella maniera più selvaggia nell’ano, mentre lei era succube. La presi con tutta la forza e il desiderio che avevo per tutto il pomeriggio e lo stesso feci possedendo la sua vagina solo dopo averla fatta arrivare ad essere colma di orgasmi multipli. Sapeva che ero incontentabile e incontenibile ma lei oramai mi era entrata nel sangue, mi faceva sangue e questo era un dato di fatto inoppugnabile. La notte che Barbara fece passare a me la replicai a Laura che mi strinse le braccia al collo aderendo con tutto il suo corpo al mio, baciandomi sensualmente. Fu un andirivieni dal letto al divano e dal divano al letto con il suo viso che diceva in continuazione fottimi, fottimi, fottimi e più la fottevo più lo voleva. Mise la mia mano destra sulla vagina mentre io la brancicavo per tutto il corpo. Laura per un attimo fece uscire la lingua, inumidendosi le labbra e poi mordendosele. Questo era il suo segno quando era molto arrapata e lei era davvero infoiata. Mi guardava come una gattona, di sottecchi, con desiderio, anzi brama. Aveva bisogno immediato di valvole di sfogo, poi avrebbe potuto godere di una scopata fatta con tutti i crismi. Il pene era grosso, sentivo il desiderio forte di scaricare, ero carico a molla con la mia ex cognata che era in calore, e continuava a mostrarmi la sua evidente disponibilità nonostante l’avessi posseduta innumerevoli volte. Era il momento di darle una nuova buona ripassata. Laura doveva sempre essere chiavata nel modo più forte e risoluto possibile. La donna provava sempre ad imporre il suo gioco e poco le importava se dominata. Doveva subire ogni sorta di rapporto senza un attimo di esitazione raggiunsi l’orgasmo e potemmo acquietarci. Facemmo la doccia e andammo a pranzare. Il pomeriggio e la sera per gentile richiesta di Laura fu tutto dedicato a passeggiare in centro, a vedere negozi e a comprare intimo femminile. Mi pregustavo infoiato cosa sarebbe successo dopo aver acquistato quattro diversi perizomi. Cenammo in centro e ritornammo a casa con i mezzi pubblici. Indossò il primo capo e con le naticone possenti rimase a guardare la mia reazione. Non ebbe il tempo di altro, poiché io l’avevo già messa carponi col culo in aria e lei sorrideva. L’ultima cosa che vide fu, il pene teso come un dardo che stavo facendo crescere nelle mie mani, sapeva cosa doveva fare, ma tentò lo stesso di prenderlo in bocca rivoltandosi con forza. Ci provava sempre, ma io non gli e lo permisi, le aprii, invece, le natiche e sentendolo Laura si impostò alla pecorina nel modo migliore per prenderlo. Io le avevo già inumidito il buco con la saliva, infilato l’indice e il medio, e il pene penetrò facendo il suo mestiere. Il buco del culo della donna si aprì senza difficoltà, il suo deretano e le sue naticone mi seppero accogliere e io spinsi inserendo più profondo che potevo. Laura era oramai abituata alla violenza dell’ano da parte mia, i muscoli dello sfintere si erano conformati, prolassati. Possedere Laura in quel modo era per me estasiante. Il mio desiderio di montare aumentò se era possibile enormemente, rinnovai così il mio ardore verso il suo culo, pompando sempre più forte con lei che sentendo i colpi fremeva di nuovo. Non contento spremevo con tutta la forza le piccole tette come fossero due limoni maturi sbattendola con tutta la forza che avevo. La donna godeva a pieno, mi incitava a spaccarla a fotterla più forte, più forte, sempre di più, rantolava senza tregua, e io persi lucidità, mi feci prendere dalla foga sentendo che le distruggevo l’ano, distruggevo il culo di Laura pensando a Cinzia e misi in quell’istante tutta la mia carica nel buco di Laura, che dopo essersi contorta e impalata fino all’intestino, cadde a muso avanti sfinita, appagata. Aspettava che io uscissi ma io non le tolsi la spada dal fodero e approfittando del restringimento del suo buco, rimasi a giocarci dentro nonostante che le sue proteste fossero sempre più vibranti. Volevo ricominciare subito un’altra carica, schiaffeggiai le cosce di Laura ma lei mi disarcionò. Il cazzo in effetti era moscio e non aveva presa dentro il suo deretano zuppo di sperma e così appagati dormimmo il sonno di chi si era soddisfatto senza tregua.

 

30 dicembre

La mattina del 30 fui io a suonare la carica di buon mattino, erano infatti poco più delle 6.15 quando iniziai a leccare il culo della mia compagna di letto lei giustamente voleva il suo riposo, ma il mio cazzo era ricresciuto e io non avevo intenzione di fare sconti di nessun genere. Laura si mise di fianco in posizione fetale chiudendo gli occhi, io, intanto, dietro lavoravo delicatamente con le mie dita in vagina suscitando sue nuove proteste, sapeva, comunque che non le avrei permesso altro. Cercai delicatamente le grandi labbra che aveva accentuatissime aprendole e sditalinandola con il dito medio, quindi lavorandole la magica clitoride. Era fatta, iniziava a fiottare il suo dolce liquido e la sua eccitazione ritornò a mille, ora voleva essere scopata, voleva dentro il pene, ma io volevo continuare a godermela con lunghi preliminari, la rivoltai supina, tanto lei sembrava inanimata e scesi con la bocca a succhiare la sua fica, insinuando la punta della mia lingua nel suo buco e succhiandole intensamente la clitoride. Sentivo Laura morire, impazzire letteralmente di desiderio e questo per me era il massimo e aumentava a dismisura la mia brama. Aveva inarcato tutta se stessa per agevolarmi il compito spalancando al massimo le cosce. Sapevo che non si sarebbe potuta trattenere a lungo, ormai la conoscevo troppo bene e quando la sentii gemere, come stava iniziando a fare, seppi che era arrivato all’apice del piacere dimenandosi in maniera convulsa. Ansimava Laura e spingeva con le sue mani il mio viso nella sua fica. Ero padrone della situazione e mi ci volle poco per infilarle il mio cazzo duro e grosso come non mai, proprio adesso che lei era arrivata. La infilai senza problemi nel suo caldo buco. Affondavo con colpi sempre più forti, diretti e soprattutto violenti, ma prendendomi lunghe pause, e facendo uscire il pene per sentirla implorare di averlo dentro, sempre più forte e duro. Le misi le cosce sulle spalle e ricominciai a fotterla intensamente di nuovo. Laura gridava il suo desiderio per me gemendo di piacere, sentivo le pareti del suo utero e temendo di arrivare ritolsi la verga dalla vagina. Lei rossa in volto bisbigliava che ero uno stronzo ma poco mi importava quello che diceva io volevo tutto di lei. Mentre stava per riacquietarsi decisi di ripartire lavorando con la punta del mio pene, entrando e uscendo dalla sua fica senza dare profondità ai colpi e ciò la fece definitivamente ammattire. Mi pregava, di fotterla, implorava a gran voce il mio nome e io partii rapido e profondo fino alla fine sborrando tutto il mio liquido, mentre le poppavo le tette ciucciandole l’anima. Il mio grido con cui scaricai si assimilò al suo simile ad un nitrito, accasciandoci sul letto e cercando entrambi un meritato riposo. Fu una lunga pausa tanto che Laura aveva inteso che avevamo finito ma ci pensai io a farle comprendere come stavano le cose. Mi alzai dal letto e ridestatala, la portai con me nel bagno e aperta la doccia e fattala entrare entrai pure io, iniziammo a insaponarci vicendevolmente ma mentre io la bramavo ancora, lei mi appariva sazia. Presi il mio pene e feci per masturbarmelo, lei vedendomi capì ma tentò di farmi intendere che poteva bastare, la guardai negli occhi e le feci capire portando la sua testa giù, all’altezza del mio pene nuovamente svettante che mi avrebbe dovuto fare un bel pompino e anche se non ne aveva alcuna voglia la spinsi a scappellarmelo, infilandole di prepotenza l’asta nella sua bocca capiente. Pian piano prese il ritmo e io potei delicatamente spingere facendomi leccare e succhiare. Sapevo che il suo forte non era il sesso orale per cui le permettevo frequentemente di estrarlo, e lei ne approfittò per suggere i miei testicoli. Sono io però che spenta l’acqua della doccia tolsi dalla bocca il mio membro eretto e asciugatala alla meglio con l’accappatoio mio la portai davanti allo specchio la appoggiai con le mani sul lavandino, e lei capì e si posizionò a gambe divaricate. La mia richiesta era sempre la stessa, lei lo sapeva bene e agì di conseguenza aprendo il suo sontuoso deretano fino ad allargarsi il buco del culo con le sue stesse mani. Sorrise di un sorriso afflosciato allo specchio, cosciente di avermi dato tutto e di avermi soddisfatto ancora una volta, anche se mancava l’ultimo sforzo quello in cui sapeva che io l’avrei onorata come donna al massimo delle mie potenzialità. Mi disse di prenderla e anche io sorrisi pensando a quel culo infilandole la spada. Fu subitaneo il desiderio di spingere con tutta la mia forza e più lo buttavo dentro con foga, veemenza più lei si accasciava, non reggeva alla mia irruenza, anche se conoscendomi sapeva che mi doveva lasciar fare. Più pompavo più lei subiva ma se la godeva e entrambi sapevamo che l’ano era la sua principale zona erogena e da quando io ero diventato il suo amante l’avevo valorizzata a dovere. Spingevo con arroganza la mia nerchia nel buco prolassato. La foga mi portava ad ansimare, come del resto faceva lei, mungendo le sue poppette fino ad appiattirgliele e mentre con voce rotta dall’eccitazione mi incitava a gran voce a spanarla a spaccarla in due, tentava con le mani di strizzare i miei testicoli. Mi piaceva sentire che lei scandisse il suo desiderio per me come io lo urlavo per lei e ciò avveniva sempre più fragorosamente con l’avvicinarsi dell’orgasmo. La inculavo freneticamente. I colpi erano sempre più poderosi e profondi, tanto che avevo la sensazione che anche i testicoli entrassero. Dominavo le sue cosce, la schiena che tormentavo con baci e mordicchiamenti ma soprattutto il collo e le sue orecchie. Quando sentivo che mancava la risposta al mio assalto da parte del suo bacino, le schiaffeggiavo le natiche. Capivo, tuttavia, come potesse essere arrivata in tutti i sensi. Non era più in grado di rispondere e l’unica segno di partecipazione era nella voce che si sforzava ancora di incitare ansimante, spossata. Lo schizzo di orgasmo caldo entrò tutto e all’ultimo assalto, il più irruento Laura si inginocchò per terra. L’estrazione del cazzo fu un atto liberatorio per entrambi. Laura ora rivestitasi con l’accappatoio sembrava pendere dalle mie labbra e mentre consumavamo una colazione fugace con quello che avevo trovato nel frigorifero, mi chiedeva se mi aveva davvero soddisfatto e io mettendole le mani sul culo che solo pochi attimi fa le avevo spadroneggiato le risposi che sarebbe stato meglio per lei se si fosse rivestita poiché saremmo potuti andare un poco in giro. Sorrise felice come le avessi promesso la luna. Prendemmo i mezzi e andammo ai fori imperiali e poi al Colosseo, quindi sul Corso, Via Condotti, piazza di Spagna, quindi facemmo una pausa, un panino veloce con birra e di nuovo in giro fino a Castel Sant’Agelo, quindi il Vaticano. Dopo aver cenato in un’osteria di Trastevere abbiamo fatto ritorno a casa, si era mangiato bene, bevuto abbastanza per cui Laura era abbastanza su di giri e questo mi fece ritenere che la notte del 30 poteva essere fortunata. Arrivati a casa immediatamente e io sentii che qualche cosa era cambiato il suo sguardo era di quelli che trasmettevano una evidente disponibilità. Laura mi guardava con occhi languidi e iniziò ad ancheggiare. Il suo profumo era inebriante, sicché la abbracciai immediatamente puntando al sodo. Ero arrapato, lei lo sapeva ma faceva finta di nulla, in questo era maestra. Aumentai le mie avances, questa volta con baci molto focosi a cui lei rispose in maniera altrettanto focosa. Segnale straordinario che aspettavo. Senza indugi famelico la presi e la portai nella camera da letto, spogliandola avidamente, mentre lei faceva lo stesso con me limonando abbondantemente. Le nostre lingue guizzavano nel tentativo di soggiogarsi a vicenda, ci volle un bel po’ per completare lo spogliarello, ma questa volta rimase con un tanga con i laccetti nero trasparentissimo, da infarto. Si leccava la lingua vedendomi così allupato e le piaceva giocarmi, tenermi distante, farsi desiderare, ebbi ben preciso in quel momento il ricordo di situazioni analoghe svoltesi in passato dove io bramavo il suo corpo e lei vezzosamente faceva finta di ritrarsi. Ero eccitato all’inverosimile. Mi decisi e tuffai il volto tra le sue tettozze, alla caccia dei capezzolotti che ho sempre desiderato per il fatto che eccitati nel modo giusto divenivano irti chiodi puntuti e duri come acciaio, svettanti e imperiosi. Lì ho iniziato a lavorarmela con lei che cercava di proteggersi dalle mie ciurrate profonde, e dalle mie leccate piene. La suggevo in maniera continua, mentre il cazzo fremeva, non sapeva e non voleva aspettare. Laura lottava con energia, stava al gioco e iniziava a mordere il mio petto, le mie braccia, essendo sotto, dimenandosi si era liberata dalla mia morsa, aveva slegato il laccetto di destra del perizoma e adesso anche quest’ultimo indumento era caduto. Quello era l’ultimo baluardo di difesa dalla libidine. Rideva aspettando l’inevitabile, poiché io ben presto la ripresi e scesi con la mia lingua nella sua vagina. Era un mare di liquido, i suoi effluvi cadevano dall’interno del peloso monte di venere a cascata, fiottavano, era uno spettacolo che non mi volevo perdere per nulla al mondo. Quanti umori uscivano e quanti ne vennero fuori quando Laura ottenne di poter avere il mio bastone in mano. Mi lavorò benissimo, non dimenticando di omaggiarmi con la sua lingua e la sua bocca, anche se non è mai stata un gran bocchinara. In questo frangente, con tutta la voglia che avevo e con il cazzo diventato ormai un randello grosso e nerboruto la infilzai senza darle scampo mentre lei continuava a mordermi a sangue. Dopo aver cercato la profondità con tre o quattro colpi violenti e ritmati trovai la posizione giusta all’interno della sua fica e iniziai a stantuffarla con tutta la forza che avevo. La mia ex cognata, tuttavia, si dimostrò particolarmente indomita, rispondeva colpo su colpo e soprattutto non voleva farsi sottomettere, mentre io volevo sottometterla. Le alzai le gambe ad altezza delle mie spalle e andai in profondità, duro, pesante e lei ebbe la prima esplosione mordendomi per l’ennesima volta. Il letto sbatteva forte, sbatteva e sbatteva al muro come io sbattevo lei con lo stesso ritmo e Laura temendo che il rumore fosse troppo forte, distendeva le sue braccia cercava di attutire ma così facendo lasciava inevitabilmente il suo corpo in mia totale balia e io sapevo come approfittarne e ne approfittavo alla grande. Ero riuscito, a fare dei suoi capezzoli dei lamponi duri e puntuti, proprio come piacevano a me ed erano ormai anch’essi completamente sbranati dalla mia foga, dal mio desiderio. Erano grondanti della mia saliva. Laura era oramai presa e iniziava a gemere rendendo chiaro il suo desiderio anche con la voce, nel caso non fosse bastato il linguaggio del corpo e soprattutto della sua vagina sbrodolante. La adoravo quando era così e possederla totalmente era per me un enorme conquista. La mia ex cognata ora era accesa vogliosa di cazzo e io volevo darglielo senza remissione. Mi chiese di salire sopra e io gli e lo consentii. Iniziò un favoloso smorza candela e soprattutto questa posizione mi consentiva di mungerle i senotti a tutta forza. Iniziò a cavalcare mentre io le tenevo i fianchi e le davo il ritmo schiaffeggiandole il culo, saliva e scendeva sul mio pennone e più scendeva più io andavo in profondità, mi godevo tutto succhiando a più non posso. Laura mi conosceva troppo bene e conosceva i miei desideri, sapeva che impazzivo per le tette e si comportava di conseguenza ero riuscito finalmente a farla arrivare al punto di non ritorno, la sua voce si era arrochita, si muoveva sensualmente sopra di me e soprattutto era lei che stringeva e mi portava in dono le piccole mammelle. Ero veramente molto duro, granitico e lei lo sentì e scese con maggiore violenza sempre più frequentemente accompagnando il su e giù con degli urletti, gridolini che stavano diventando sempre più forti concludendosi in un urlo chiaro, liberatore, che segnava il suo secondo arrivo, rimanendo impalata sul mio cazzo ancora tiratissimo e inesploso. Fu poco il tempo che dovette passare affinché lei si riprendesse mi sentiva nella sua fica eccitatissimo e allora scese, e si mise su un fianco offrendomi la passerotta zeppa di succhi, pregna di liquidi vischiosi guardandomi con occhi appagati ma soprattutto pronta a soddisfarmi visto che lei lo era. Io entrai assestando numerosi colpi ma sebbene il mio pene fosse ritto e duro e nuotasse in quella marea di umori avevo l’impressione che tutto fosse oleato, non sentivo più il contatto e sebbene la donna mi incitasse ad aumentare io decisi che avevo bisogno di altro. Volevo il secondo canale e lo volevo subito anche se Laura stranamente non si dimostrò consenziente. La posizione tuttavia mi era favorevole e tolto il pene grondante andai a provare lo sfondamento del buco anale. I suoi no si fecero sempre più consistenti, il tentativo di proteggere il culo era da parte sua era evidente ma io volevo sfondare e mi inserii, non era affatto difficile. Le tempestai l’ano fino a quando cedette, sentivo ben evidente il suo odore forte e acuto e ciò mi spinse a pompare con maggiore foga Laura aveva iniziato a sospirare, a gemere quindi a fare versi di accettazione, io provavo enorme difficoltà ma sentivo lei non più ostile, rassegnata e questo fu un ulteriore passo in avanti. Il mio cazzo era dentro per metà e spingevo per metterlo dentro, i liquidi vaginali avevano senza dubbio aiutato l’ingresso ma ora spinsi con tutto quello che avevo, nonostante la sua resistenza. Le dissi che volevo farcirla in culo, sodomizzarla e Laura partì con una cantilena, implorandomi dii non rimanere a metà, di spaccare e fotterle tutto il culo, e io pensai che non era male questa situazione, ero entrato nel buco e il mio desiderio era ormai all’ennesima potenza, quando la sentii incitarmi ad incularla sempre più forte. Mi fermai tutto un tratto e lei protestò apertamente, in maniera vibrante, dicendomi di finire quello che avevo iniziato rivolgendomi parolacce di ogni genere. Partii per schiantarla e la schiantai, il suo culazzone grosso a mandorlona fu aperto al massimo, le dilatai l’ano con tutta la mia voglia violenta tanto che lo sfintere non ebbe più la capacità di svolgere il suo ruolo di mantice i suoi muscoli in quella lunga inculata prolassarono ancora più e quando mi sentii totalmente padrone la inondai, rimanendo a scaricarle tutto fino all’intestino, finché non mi ammosciai. Il mio pene aveva preso tutto l’odore del suo culo e quando Laura potette cambiare posizione mi sorrise carezzandomi le palle che fino a qualche secondo fa, piene, spingevano come batacchi nel suo deretano. Eravamo appagati entrambi e così ci addormentammo.

31 dicembre

La mattina del 31 dormimmo a lungo e se non avesse squillato più volte il cellulare di Laura non credo ci saremmo svegliati. Andai in soggiorno e presi l’iphone che ormai aveva cessato lo scampanellio e lo consegnai a fianco alla donna le baciai la schiena e andai a fare la doccia mentre lei sonnecchiava sotto le coperte. Mi sentii realizzato finalmente avevo tutto quello che volevo quando lo volevo e ora dovevo solo pensare con la mia attuale compagna come passare la famosa notte di San Silvestro. Ci avrei pensato con calma dopo la doccia, intanto me la godevo e me la godetti ancora di più quando Laura nuda mi raggiunse e con un sorriso che prometteva sesso si infilo di prepotenza nella cabina e mi propose il culo dicendomi che il buchetto soffriva di solitudine, sempre con fare ammiccante. Per rendere l’atmosfera più incandescente Laura si massaggiava il senotto con la sinistra mentre la destra era venuta a prendersi il mio pene e lo istradava dentro. Sorrideva e il mio cazzo era pronto. La pompai sotto l’acqua con tutte le mie forze e la martellai senza remore e quando lei volle chiudemmo la doccia e grondanti ci posizionammo davanti allo specchio, le aprii le cosce e la feci disporre con le braccia al lavandino per tenersi. Le schiaccia le tette e iniziai a montarla nuovamente. Lei mi chiese a questo punto di farle quello che dovevo farle bene. Ero troppo eccitato e allora la costrinsi ad inarcare il bacino, spingere i glutei all’infuori e la risfondai questa volta senza particolari accorgimenti, del resto il culo dolorante inglobò l’asta con molta facilità e io le entrai questa volta sino alle palle. Le mie mani si impadronivano alternativamente della vagina, lavorando sulle grandi labbra e sulla clitoride e così iniziai dopo un bel po’ a sentire che nuovi umori rifiottavano e questo la costrinse ad abbassarsi sentendo forte il richiamo della fica. Io intanto gli e lo infilavo tutto nel culo. Il ritmo di pompata era ormai massimo e ci volle poco perché la penetrassi nuovamente analmente. Fu una mattinata meravigliosa anche questa e anche in questo caso uscimmo in giro per Roma raggiungendo il centro dove mangiammo panini e pizza. A questo punto le chiesi cosa volevamo fare per la notte e lei ridendo’.:scopare, scopare, scopare’ sorrisi anche io dicendole che non era mica una porca da nulla. Io di voglie ne avevo ma lei non lasciava a desiderare. Ce ne voleva per saziare anche lei. Per quanto concerneva la notte, tuttavia, mi sorrise e mi disse che aveva risolto tutto, il che mi fece preoccupare visto che non conosceva nessuno a Roma tranne Barbara, ma mi disse che era una sorpresa e così non chiesi più nulla. Il pomeriggio inoltrato ritornammo a casa. Il tempo di un fugace bocchino poi subito in doccia e a prepararci. Erano le 21 precise quando il citofono squillò e io spazientito stavo andando a rispondere ma Laura era già li con un tanga da urlo e senza reggiseno. La abbrancai ma lei mi mise a cuccia e mi disse che Barbara ci attendeva sotto. Iniziai a capire la sorpresa. Andammo in un locale a Trastevere, Barbara conosceva benissimo quelle trattorie e trascorremmo un magnifico cenone mangiando benissimo e divertendoci con gli amici di Barbara.

Io e Laura fummo divisi. A me toccò sedere a fianco di Barbara a Laura accomodarsi con due amici molto coinvolgenti. Barbara era mozzafiato, un po’ truccata eccessivamente ma con un vestitino terribilmente arrapante e un decolté da paura. Non potevo esimermi dal guardare avidamente quel ben di dio. Aveva due tette da paura. Mi domandavo come fosse stato possibile che il suo ex marito avesse scelto di divorziare da una donna come lei. Barbara sapeva di fare un effetto terribile su di me. Sorrideva in modo molto accattivante, ma non lasciò nulla al caso. Tra le varie portate numerosi furono gli sguardi di intesa fra me e lei ma nulla di più mentre io ero arrapato come una bestia. Qualche metro distante sentivamo le risa e la voce di Laura che era diventata attrazione pubblica. Fui felice raggiungemmo così le 23 con Barbara che improvvisamente ammiccante si alzò dal tavolo mi guardò e si allontano fulminea. Io credetti di doverla seguire. Scese delle scale apri la porta del bagno per andicappati e mi aspetto, mi sorrise e richiuse dicendomi ah qui non ci disturbano e mentre diceva questo aveva già in bocca il mio cazzo e ciurrava come un’ossessa. Fu un ritmo forsennato e nonostante la mia innata resistenza esplosi dopo pochissimo. Era una maestra del tiraggio. Mi sconvolse ancora per qualche minuto poi chiuse tutto e senza darmi il tempo di desiderare nulla di lei disse che mi aveva svuotato giusto in tempo sorridendo. Non riuscii a starle dietro, quando ritornai al tavolo Barbara stava amabilmente conversando con un giovane senza degnarmi di grande conto. L’attesa cresceva e gli spumanti arrivarono ai tavoli era un’orgia di bottiglie e in men che non si dice arrivò l’impazzimento generale con tutti che ebbri e desiderosi di festeggiare allo stappo delle centinaia di bottiglie tutte in un sol colpo o quasi iniziammo ad abbracciarci in una bolgia assoluta. L’unica certezza che io ebbi fu che Barbara si catapultò su di me e mi infilo tutta la lingua dentro la bocca sino quasi a farmi affogare. Era scatenata e non ebbi tempo e modo di vedere in quella fase che fine avesse fatto la mia ex cognata. Laura era scomparsa. Ci spostammo in una sala inferiore dove si festeggiava animatamente ma di Laura non avevo più notizie e adesso avevo perso anche Barbara mentre Letizia una amica di Barbara, forse inviatami da Barbara mi fece compagnia per circa tre quarti d’ora, quello che era certo è che non volevo ballare mentre bevevo volentieri spumante dolce. Ero in preda al turgore più spinto e finalmente vidi svettare la figura di Barbara seguita da Laura. Pochissime furono le parole delle due donne erano quasi le due di notte e Barbara con piglio autoritario disse adesso a casetta, tempo di rivestirci e fummo in macchina destinazione casa mia, questa volta. Aprii la porta mentre Laura ubriaca suonava il campanello ridendo. La staccai da li insieme a Barbara e la portammo a letto. Laura era crollata Barbara era tutt’altro che in disarmo, invece. Aveva voglia e me lo fece capire senza mezzi termini. Distesi subito il divano letto e lei fece tutto. Mi trovai in forte imbarazzo e Barbara che aveva un provocantissimo perizoma e un reggiseno di pizzo straordinario rosso mi disse e ora scopami senza rispetto. L’attrazione animale era feroce quattro sapienti ancheggiamenti ed io ero in preda al desiderio più folle con Barbara che sorrideva di gusto. Il pene era duro, d’acciaio temprato, e lei era morbida carnale con il suo solito culone abbondante, i fianchi pieni, possenti. Le cosce erano poderosissime colonne granitiche fino all’attacco dei glutei immensi. Il culo della donna mi rendeva un senso irrefrenabile di desiderio. Non volevo ne potevo distogliere lo sguardo da quel poderoso culo, monumento al sesso orgiastico, grande “momento” di magica fertilità femminile. In quel momento Barbara mi era sembrata l’incarnazione della dea madre primordiale, esaltazione massima ed espressione della fecondità muliebre. Le sue tette erano quanto di più si potesse desiderare e il suo culo era enorme nelle sue sovrabbondanti misure, giustificava con le sue proporzioni straripanti i miei sguardi ansimanti. Barbara sorrideva io mi sentivo morire. Ad un tratto decisi di mettere finalmente mano a quel prezioso grosso pezzo da collezione ed iniziai a massaggiarlo in maniera dolcissima. Le tolsi il perizoma e conseguentemente Barbara insinuò la sua lingua nella mia bocca. Era dolce sicura, tenera ma prepotente. Sapeva cosa fare. Decisi di scendere, presi d’assalto le tettone ed iniziai a leccarla intensamente. La saliva sbrodolava abbondante il corpo della donna si stava pregnando del forte odore. Scesi più sotto all’altezza dell’ombelico, della pancia e poi più giù Cadde per terra. L’eccitazione che provavo era incontenibile, Barbara era succube. Le sollecitai i capezzoli e lei da par suo mise la sua perizia. Tutto era un gioco. La volsi in posizione pecorina scambiando con lei parole di fuoco. La donna sapeva cosa le stava succedendo ma sembrava che non lo percepisse come un fatto suo. Ora sentivo di desiderarla in maniera incredibile. Quei baci quelle carezze, quella lingua a mulinello in ogni parte del suo corpo ora li avevo rivolti all’area perianale e all’ano, sulle sue cosce granitiche, sui suoi glutei marmorei avevo avuto l’effetto dovuto. Barbara ostentava la sua femminilità aggressiva e io non volevo che si placasse. Mi prese il pene in mano, si accorse che quella verga non era più di carne, ma incandescente pronta per essere battuta sull’incudine, questo la imbestialì ancora di più. Con qualche sforzo la colsi febbricitante del desiderio di possesso e le imposi nuovamente le mani sul culo, schiaffeggiandola sui glutei ben bene, poi le conficcai prima due e poi tre dita umettate in culo, ma in quella situazione la donna era troppo infuocata. Infilai, perciò, la spada nella vagina e Barbara permise l’accesso. Era calda, in foia. Si era proprio infoiata. Il pene era scomparso fino alle palle tra tanto ben di dio. Sembrava quasi che dovessi sparire sopra tale possanza. Leccavo a più non posso quelle tettone che ballonzolavano a seconda dei colpi inferti. La vigoria dei miei colpi la mettevano ogni volta in ginocchio, ma Barbara mi supplicava di proseguire a quel ritmo. La fissa calda permetteva splendide performance. Barbara si era ubriacata di me, era inebriata. Le sue cosce lunghe e grandi mi incitavano stringendosi al mio culo nudo, chiedendo un’andatura sempre più forte. Sentivo il mio martello sfondare rovinare dentro l’utero della donna che boccheggiava e faceva fiottare l’orgasmo succoso, caldo, mieloso. Continuavo con la mia spada durlindana a bucare la sua dolce insenatura provocandole sensazioni inaudite ed irrinunciabili per lei che gemeva come una troia, squittiva e affannava senza ritegno, ululava le sue sensazioni, in preda ad una folle eccitazione che centuplicava la possanza mia. I suoi incitamenti mi spingevano sempre oltre, la bucavo senza tregua, la rovinavo, la distruggevo, frantumandola ed era questo quello che volevo in modo irrefrenabile. Ansimava la donna pregandomi di orgasmare, ma la mia mazza era sempre più dura ed acuminata. Le tolsi la nerchia con immani proteste da parte sua e sempre con delicatezza ma con vigoria la misi sotto alla pecorina. Barbara capì subito. Con risoluta potenza le presi il mappamondo tra le mani e dopo averlo leccato per ammorbidirlo e succhiato per ammansirla, lo strinsi come volessi dalle sue natiche il latte. Iniziai con i colpi più moderati a fotterle il beneamato culo. La scavavo impietosamente, la trivellavo. La donna farfugliava parole incomprensibili, emotive prive di nesso logico, ma forti e vibranti, eccitanti carnali, erotiche che io non avevo il tempo di sentire, che non volevo e non potevo sentire. Ero troppo preso. Il piacere provocatole era straordinario e le dita padrone della clitoride facevano il resto Barbara orgasmava senza tregua e più orgasmava più in me cresceva il desiderio di straziarla, sfinirla, non era facile fiaccare, spossare una donna di quella esperienza e forza. Il mio scintillante giavellotto guizzava duro e forte come una barra di acciaio, entrava ed usciva ad un ritmo sempre crescente che ben presto superò il limite di sopportazione. Barbara era una vittima consenziente eccome’.. sbrodolava tutti i suoi succhi. Il suo buco era generoso, largo, odoroso ed io spadroneggiavo fra i glutei, potentemente dentro l’orifizio anale largo e perfettamente in linea con quel mastodontico culo, che si apriva sempre di più per lasciarmi entrare. Continuavo con sempre maggiore vigore. La grande dea madre si faceva cavalcare nella maniera più naturale, istintiva e bestiale Le sue urla erano come di un animale immolato. La sovrastavo senza darle scampo. La mia arma diveniva sempre più poderosa sentendo i muggiti, della troia sacrificale ero scatenato, folle, in preda ad una potenza bestiale, avevo solo la voglia di abbatterla, prevaricarla sottometterla ad ogni mio desiderio. Facevo tutto senza risparmio. Ero pronto ad orgasmare. Con le mani stringevo i due emisferi del mondo, mentre in quel preciso momento comparve sulla porta Laura che intravidi nuda sebbene fui preso dall’intenso apice del godimento assoluto e irrefrenabile, nulla oramai poteva fermare il mio seme nella poderosa giovenca e solo dopo una serie ripetuta di colpi assestati l’attrezzo duro e possente conficcandolo fino alle viscere della donna scaricò il suo seme. Io avevo appena inculato e Barbara a faccia avanti era sfiancata dall’inculata. Laura ci guardò sorpresa e chiese se disturbava. Ne io ne Barbara rispondemmo. Laura si avvicinò a Barbara e la apostrofò malamente, le diede della puttana e le intimò di rivestirsi urlando e ciò mi fece venire il sangue alla testa, mi ero imbestialito. Non persi tempo e le diedi due schiaffi in pieno volto poi mi scaraventai su di lei senza darle scampo e la stesi sul divano letto con violenza. Non pensavo potesse aver avuto il coraggio di dire quelle cose. Attaccai la sua bocca infilandole di forza la lingua e strizzandole i seni nel modo in cui sapevo che lei si sarebbe paralizzata. Scesi con la bocca alla fica e la assediai con rabbia, con tutta la mia forza, la lavorai in maniera spietata, puntando a tutti gli obbiettivi che sapevo l’avrebbero lasciata attonita. Puntai sistematicamente a farle uscire più liquidi possibile, con le dita, la bocca, la lingua, le labbra, i denti, non tanto per darle piacere intimo ma per spossarla, avrei voluto se fosse possibile farla morire, in quell’attimo di follia e questo feci, fu una lucida follia, volevo stroncarla fino all’inverosimile e così godermela a pieno senza che lei potesse opporre una benché minima resistenza. Laura gemeva e più gemeva più io la facevo orgasmare. Fiottava umori a più non posso era oramai una grande pozza di sugo viscido e vischioso, mucillaginoso. Laura gridava con il mio viso che era applicato come una ventosa alla sua fica. Le cercava di allontanarmi ma non riusciva, ansimava, perdeva il fiato era ad occhi chiusi mentre ora anche Barbara era venuta in mio soccorso. Laura la sentì la vorare sul suo corpo ma non ebbe la possibilità di dire nulla tutto le rimase in gola per i molteplici continui orgasmi che doveva subire di continuo. Negli occhi di Barbara leggevo una eccitazione irrefrenabilmente nuova. Si venne ad inginocchiare vicino al volto di Laura e con un movimento imperioso le impose la sua sorca davanti. Laura non fece nulla ma Barbara iniziò a slinguarla, e prese prepotentemente Il possesso dei suoi seni. Laura dimostrò di essere rigida ma questo continuo logoramento che le avevo provocato in fica l’aveva sottomessa a tutto. Barbara salì nuovamente alla ribalta. La scena era tutta per lei. Laura era donna assai piccola, minuta all’inverosimile in confronto alla possanza della molossa, sebbene sapevo che in questi frangenti la mia ex cognata era in grado con il suo culo di dare delle prove straordinarie era, infatti, capace di proporre modi e posizioni per farmi godere analmente mai provate. Barbara non era da meno e avendo coinvolto l’altra donna ne aveva capito a pieno i suoi punti di forza e di debolezza. Scese a riprendermi, mentre io continuavo a marinare e pastrugnare il sesso di Laura. Mi disse sorridendo che il mio lavoro era stato troppo abbondante, che se continuavo a breve l’avremmo dovuta raccogliere con il cucchiaino, sorrideva e mi diceva che si poteva anche morire sfiniti. La mia ex cognata ansimava, ansimava troppo e gemeva in maniera continua. Anche la cura di Barbara fisicamente era molto dispendiosa, specie per lei che era molto provata. Barbara dopo aver adorato un po’ la sua compagna di giochi si rivolse nuovamente verso me. Iniziò a rianimare la mia verga con abili manipolazioni e con giochi di lingua. Succhiava il suo gelato in maniera magistrale, le labbra si aprivano e si chiudevano in una maniera incredibile, il bocchino che si preparava era magistrale bocchinava alla francese come il suo solito, con la lingua molliccia e spugnosa, succosa e vermiginosa. Il suo dardo caldo e rosato guizzava sopra il mio pene in maniera splendida, mancava solo il bocchino, ma Barbara sapeva che il mio cazzo opportunamente slinguato le avebbe potuto dare al momento opportuno un maggiore risultato nel suo culazzone. Laura ora cercava di inserirsi, cercava di rimettersi su. Barbara da buona maestra d’arte infilata la mano destra nella vagina iniziò a titillare Laura e lei strinse le cosce per non far finire questo delicato perverso godimento. La mia ex cognatona orgasmava e sentiva la sua valle colmarsi di succhi. La mano di Barbara si inzuppò, e lei la tolse dalla potta. Era eccitata all’inverosimile. Sentiva il mio pene ormai turgidissimo ed in preda al sacro furore tentò di salirmi sopra imprimendo la sua fica ma Laura fu molto più lesta a rifoderare come guaina la mia nerchia. Le cosce di mia cognata si chiudevano e si aprivano come un mantice e io iniziai a godere di lei in maniera sempre più profonda godevo da impazzire. Con una mossa a sorpresa cambiai canale e mi infilai nel tunnel più interno. Fu un vero paradiso. Non volli rompere questa atmosfera di sogno. Fottevo nel culo la mia cognatazza mentre con le dita delle mani infilavo il buco nero insaziabile dell’ano posto al centro del sontuoso culo di Barbara. L’ingorda Laura si era ripresa dagli orgasmi che Barbara e io le avevamo provocato e si era imposta nell’orgia come protagonista, cosa di cui ero davvero compiaciuto. Il mio cannolo sparava a mitraglia dentro il suo culo, il motore era ottimo ed il pistone pompava a più non posso. Gli occhi di Laura erano socchiusi prendeva tutta l’intensità dell’inculata mentre Barbara iniziava a scalpitare era delusa. Non le bastavano più tre dita in culo. Mi liberai le mani con Barbara che protestò ancora di più ma ora era venuto il momento clou dell’inculata e dovetti concentrarmi a fare ben bene il culo a mia cognata. Il guanto del culo era caldo, il martello batteva sull’incudine, tutto era splendido soprattutto le sue parole che come pezzi di carne cruda mi accendevano come un toro da monta. Barbara però non era affatto per vinta e sebbene le sue proporzioni non le consentivano di fare acrobazie al contrario della minuta Laura era pronta. Mia cognata si faceva riempire della mia asta che la impalava, si piegava ed inarcava il bacino rendendo tutto più facile e facendomi entrare in profondità mai toccate. Il confronto con una culona come Barbara le aveva fatto bene. Il ferro era caldo, bollente e duro. Era scomparso tutto fino all’elsa nel suo fodero vellutato. Tra un gemito e un mugolio Laura mi trasmetteva la sensazione che da un momento all’altro il mio glande duro entratole dal culo le uscisse dalla gola inondando la sua piccola bocca con il latte di sborra. La mia nerchia stava onorando il suo culo in maniera eccezionale, La donna in preda all’eccitazione godeva anche della fregola dell’assistente, che sditalinandosi e mungendo le sue tette a labbra strette e serrate tra i denti in spasmi di delirio erotico, caldo, aspettava il suo turno. Decise di indicarle una strada. Non riuscivo più a resistere, stavo per scaricare, e inondai l’interno del culo e il tubo digerente di Laura che urlò in maniera acuta e prolungata finche tutti i colpi di batacchio non furono andati a segno e non finì l’ultimo fiotto. Mentre Laura compiva il suo riposo la molossa Barbara si era avvicinata. Laura la guardava inebetita, dirigendo la mia svogliata mano verso l’ano dell’altra donna che aprì le cosce facendomi accedere. Il grosso buco al centro di quella sconfinata terra di conquista era come il pozzo dei desideri. Oramai non sentivo il solito vigore ma l’odore che proveniva dal buco nero e misterioso mi invogliava, era oramai un cocktail di differenti profumi, odore di saliva umori vaginali, orgasmo maschile e sudore, tutto in abbondanza. Ero partito moscio ma via via iniziai a riconquistare il vigore e il turgore. Barbara mise in campo tutte le sue straordinarie qualità di gran porca, aizzò come non mai i miei istinti sessuali più osceni nel cercare di farmi ripartire per incularla a sangue e con sforzo ricominciai a pompare anche lei mano mano sempre con maggior lena fino a ricominciare ad essere un indemoniato. Lei mi incitava a gran voce e compiva ancheggiamenti e movimenti che mi eccitavano a dismisura. Lavoravo con le dita presidiando la vagina che titillavo con vigore e maestria, facendola orgasmare ripetutamente. Era una porca e dovevo abbassarle le forze. Barbara sentendosi presa in questa maniera non riusciva a bloccare il suo fiottamento e finalmente riempii anche lei come un uovo sodo guarnendola di crema fino all’intestino. Fu a questo punto che ripresi mia cognata, e senza che lei potesse rendersene conto le avevo già imposto in bocca la mia nerchia, faceva finta di non volere ma le diedi due piccoli ceffoni e aprì la bocca, mentre le dita tipo manicotto le avevo inserite tanto nella sua fica zuppa quanto nel culo. Non lo avevo mai fatto avevo l’impressione facendolo, tuttavia, di rivoltarla come un calzino. Laura finalmente così, sotto la mia pressione esibiva le sue forme forse in maniera goffa ma non poteva fare altrimenti. Le mie mani spingevano fino quasi a congiungersi dentro di lei. Il mio godimento era massimo, Laura era bucata e oltraggiata all’inverosimile. La montai nuovamente al culo, solo ed esclusivamente peripezie anali. Ero stanco, sinceramente, ma era la prima volta e credevo l’ultima volta che potevo fottere due culone così, nel corso della mia vita non avevo mai avuto un’opportunità di questo genere. Valeva la pena non sprecarla. Laura galoppava ed orgasmava in maniera furibonda. Ad un certo punto si tolse il dardo incandescente e lo rivolse verso Barbara, facendole un’offerta irrinunciabile. Fu un passaggio di culo continuo dall’una all’altra finché non sentii che stavo arrivando. L’ultima sgroppata prima dell’uscita del seme fu per Barbara avevo deciso e così fu lei a prendere tutto il seme rimanente.

1 gennaio

Era oramai mattina la mattina del primo dell’anno iniziava con due donne che succhiavano alternativamente il mio pene e i mei testicoli infilandomi le dita nel mio culo. Ero stanco ma Barbara disse che non poteva finire così. Io non riuscivo più. Mi dissero entrambe di andare a fare una doccia e io lo feci. Rimasi in accappatoio e mi resi conto che ambedue erano andate via. Restai a pensare a quei giorni prodigiosi e a questa esperienza fantastica con due donne. Dopo circa mezz’ora le sentii chiacchierare e la porta si aprì. Ridevano e scherzavano e avevano portato la colazione a me. Cappuccino e poi cornetti alla crema e panna, panna moltissima panna in due maritozzi. Fu un’orgia di dolce che gustai con calma finché Barbara decise che poteva iniziare un nuovo bocchino che provoco una erezione media ma costante. Mi presero entrambe e mi accompagnarono sul letto si misero alla pecorina e io ripartii a culi invertiti. Iniziai con Barbara spingendo per come riuscii con la donna che incitava forte mentre violavo Laura con le dita. Avrei voluto avere due peni e Barbara era assai ingorda. Passai quindi a Laura rifacendo lo stesso gioco di prima. Tutte e due erano infoiate e supplicavano il bastone. Sapevano contorcersi entrambe ma questa volta l’orgasmo spettò a Barbara che prese la scarica. L’orgasmo continuò a defluire e il condotto anale si era riempito, ora il laghetto compariva fra le due natiche. Ero consumato. Ho, comunque, apposto le mie mani sulle natiche delle due donne. Laura giocava con i testicoli e lo scroto ma quando il mio cazzo impennò nuovamente tutte e due le porche si buttarono e alternativamente come brave compagne utilizzarono le loro lingue salivose. Ero spossato non potevo reggere così allora le portai in bagno sotto la doccia e li sotto l’acqua le ciurrai, slinguai succhiai entrambe a più non posso in ogni parte del corpo, prima l’una e poi l’altra, passando da una parte all’altra provocando nelle due donne ripetute eruzioni di orgasmo, ma non sborrai mai. Sotto l’acqua ed a contatto stretto, ancora una volta la pratica manualità mi permise di sfinire anche loro. soprattutto Laura che abbuffai con titillamenti e ditalini continui, suggendo senza ritegno. Come gioco finale proposi ad entrambe di farmi arrivare al godimento senza scopare e tutte e due di comune accordo lavorarono di mano e di bocca con una perizia fantastica, finché l’ultimo seme schizzò come champagne, inondandole entrambe eccitatissime. Barbara teneva la nerchia impazzita, mentre Laura agevolava la scarica ficcando le sue dita dentro l’ano di Barbara. Rimanemmo tutti felici. Io più beato di tutti rifeci la doccia mentre Barbara e Laura si industriarono in cucina per preparare qualche cosa. Anche il pomeriggio passò tranquillo con le due donne che colloquiavano e io che guardavo un poco di TV. Fu tutto molto familiare e le due donne avevano compreso che avevo bisogno di tregua. Laura aveva preparato la valigia, l’indomani, il 2 sarebbe ritornata a casa e io già pensavo a quanto queste favolose giornate piene di sesso mi sarebbero mancate. Mi intristì ancor più vedere che Cinzia non mi aveva mandato neanche un messaggio con gli auguri per il nuovo anno. Barbara mi chiese qualche cosa da bere e io andai a prendere un ottimo frizzantino bianco dal frigo, stappandolo con calma. Le due donne chiacchieravano e ridevano molto, poi non sentii più nulla mentre ero in cucina. Sbirciai nel salone e Barbara confidenzialmente stava carezzando i capelli di Laura. Lasciai fare, aspettai diversi minuti, avevo perso interesse per il vino mi destava interesse, invece, quello che accadeva sul divano. Barbara con disinvoltura mise mani al corpetto di Laura carezzandole lentamente il seno quindi si impadronì della bocca con un bacio voluttuoso e aveva messo le sue mani sulle cosce, aprendo la zip della gonna. Barbara era più forte, si stava imponendo. Mi avvicinai io. Infilai come se nulla fosse la mia mano nel perizoma di Laura, senza parlare e soprattutto senza farla parlare, infilandole la lingua in bocca, la limonai senza tregua. Senza frenesia ma con estrema decisione le sciolsi il laccetto del perizoma e iniziai a lavorare la fica. Smisi di slinguarla e le dissi che l’avrei fottuta, mentre Barbara iniziava a spogliarsi e aveva ricominciato a sorridere. Ero eccitato. Barbara in disparte era in intimo. Rimisi la lingua in bocca a Laura, rimestando ancora la fica: lavoravo le grandi labbra, la clitoride sempre con calma. Finalmente sentivo di poterla dominare. Iniziarono a colare i primi umori, gemette, ansimò, con Barbara che si torturava la vagina di fronte a me. Era la faccia del desiderio, agì, mi spogliò mentre io non davo scampo a mia cognata che ora ansimava regolarmente. L’imprevisto fu Barbara che si catapultò verso me e preso il cazzo lo infilò nella sua bocca-forno. Temetti fosse la fine, mentre io leccavo, suggevo, la fica di Laura producendole una lubrificazione sbrodolante copiosissima. Laura, invece, che ora godeva chiaramente, tolse la mia nerchia di bocca all’altra e se ne impadronì iniziando un pompino forsennato. Barbara non ci stette e si offrì mentre io mi diedi senza risparmio facendo ciò che mi venne più naturale. Feci distendere Brigitta, mentre il mio cazzo era ormai integralmente dentro la bocca di Laura. Pastrugnavo con le mani la fica di Barbara che eccitata stava finalmente anche lei riempiendosi di umori. Fu Barbara che espose meglio il suo culone e quelle tette straordinarie e su quel ben di dio mi buttai iniziando a fare tutto ciò che mi veniva in mente. Che deretano spettacolare, leccavo a più non posso il suo orifizio, e avevo tolto il pene turgido dalla bocca di Laura. Barbara sorrideva sentiva che le mie attenzioni si stavano concentrando su di lei e si era posizionata a culo sporgente pronta a prenderlo. La sollecitavo con la punta della lingua ed entrai nella sua delizia mentre ansimava. Sapevo molto bene cosa farle e lei sapeva come trarre il maggior godimento da me. Era uno spettacolare gioco di squadra. Laura cercava di esporre il suo culo mentre infilavo da dietro Barbara e mia cognata aveva iniziato a sditalinarsi al mio fianco, mungendosi le piccole tette, iniziando a lamentarsi di essere trascurata. Mi diceva che le avevo promesso la fottuta ma ora mi dedicavo all’altra. Uscii fra le proteste di Barbara dalla sua fica e mi dedicai a porre alla pecorina anche Laura a gambe molto larghe. Erano l’una a fianco all’altra e sebbene lei si aspettasse una mia solita inculata selvaggia questa non arrivò. Mi dedicai a slinguare e giocare con le dita entrambi i buchi stuzzicando le zone perianali di entrambe a partire dal fiorellino sino alla vagina, snervandole entrambe. Era una orgia di umori. Entrambe a turno protestavano e chi delle due non protestava gemeva di passione e attendeva la nerchia che non arrivava. Io leccavo solamente minuziosamente con dovizia ma leccavo e suggevo con molta saliva le clitoridi provocando uno sconquasso in entrambe. Barbara ipereccitata non ci stette si alzò venne verso di me mi disse di incularla a sangue: prima lei e poi Laura, l’idea non piacque all’ex cognata che voleva sempre primeggiare ma io riuscii a convincere entrambe che avrebbero goduto allo stesso modo e intensamente. Quando le vidi abbondantemente marinate, pastrugnate a dovere e piene di umori decisi di infilzare Laura senza dire niente ad ognuna delle due, fu una scelta mia, rapida veloce e indolore. Mia cognata non se lo aspettava di essere la prescelta e io non le permisi neanche di pensare la inculai di botto, rispose bene tuttavia, e mentre io mi muovevo dentro di lei iniziò a gemere forte. Presi il ritmo e partii con il pompaggio mentre lei assecondava i miei colpi che via via crescevano in ardore. Entravo ed uscivo. Laura era ormai molto calda e reggeva l’inculata alla grande. Non volevo che Barbara facesse la bella statuina per cui le chiesi di andare davanti a Laura e fare quello che le veniva più spontaneo fare e lei maneggiò le tette di Laura mentre si masturbava incitandomi a gran voce. Laura disse dei si convinti, urlava di essere piena di me e di voler essere riempita ancora, voleva l’orgasmo. Barbara le sviolinava con le dita la clitoride. Barbara l’aveva oramai annichilita. Laura singhiozzava era un godimento continuo ora l’amica andava di lingua nella fica di Laura, costante ossessiva e il mio cazzo nel suo culo le provocavano evidentemente emozioni mai raggiunte, ansimava, annaspava, cercava di incitarmi a scaricare a sborrare ma non riuscivo, come a volte mi accadeva e così continuai a staffilarla fu ancora Barbara che giunse in soccorso succhiando i testicoli, massaggiandomi in piena corsa e facendo si che riuscissi finalmente a vomitare tutto il seme che avevo in corpo dentro l’adorato sontuoso culo di mia cognata dopo una serie di colpi selvaggi e veramente dilanianti. Barbara era in una foia incredibile, non riusciva più a stare e mentre Laura era fuori gioco Brigitta sbocchinò la nerchia con una capacità tale che con poche succhiate ero già pronto. Lei era posizionata e infilai anche il suo tunnel. La donna si gestiva con perizia e ora sorridente poteva guardare Laura con soddisfazione dicendo che aveva la mia nerchia. Barbara guaiva laida, lasciva e infilate le sue dita dentro la vagina, lavorandosi la clitoride mi fece impazzire con le evoluzioni del suo bacino. Accelleravo i colpi ma quel culo era in grado di ammortizzare tutto. La donna godeva, gemeva, impazziva e mi faceva impazzire. Disse che se avessi voluto fare una vera inculata avrei dovuto farlo solo con lei mentre Laura era ritornata in campo e non sembrava d’accordo. Fece di tutto per cercare di distogliermi dal possedere il culo di Barbara ma la donna sebbene amica non scherzava più. Lavorai Barbara in modo da soddisfarla pienamente invitando Laura a fare per la sua compagna di giochi quello che Barbara aveva saputo fare per lei, ma Laura non seppe fare. La cavalcata anale proseguì con vari incitamenti e Barbara si dimostrò una valchiria incredibile. Godeva alla grande ed era riuscita a coinvolgere Laura che sembrava complice. La prevaricavo senza moderazione, senza freno e più ero violento più entravo nel suo culo fragorosamente più lei godeva, urlava, delirava. Era così intensa la trombata che non riuscivo più a fermarmi e accadde quello che era già successo. Era tanta la voglia di resistere che non riuscivo più a eiaculare. Mentre la inculavo avanti indietro ad entra ed esci le strizzavo i capezzoli con forza e lei urlava il suo piacere. Laura aveva iniziato a lavorare con le sue manine fatate sui testicoli ma soprattutto puntava al mio ano e cosa che le donne mi facevano poco spesso infilò due dita dritte nel mio culo facendomi imbizzarrire e producendo in me una scarica di eccitazione straordinaria che si riprodusse in un incentivo erotico violentissimo che costrinse Barbara a faccia avanti e culo in aria mentre io la inondavo finalmente come un idrante impazzito fiottando nel suo buco la sborra tanto agognata. Barbara si distese e dovette subire l’assalto di Laura che senza darle tregua prese fra le sue dita la sua clitoride sfregandola con dolce energia, quindi tuffandosi a piena lingua in quella vagina troppo piena di liquidi, umori vari e sfatta per la prova che aveva sostenuto con me. Capii che ora in panchina dovevo rimanere io e sebbene Laura fosse aggressiva nei confronti di Barbara era quest’ultima che la gestiva in tutti i modi che voleva. Barbara teneva dalla testa Laura sulla sua fica e lei lappava i liquidi. A giudicare dai fremiti della donna mia cognata mordicchiava anche la clitoride e questo provocò nell’amica una serie di frenetici orgasmi. Ringraziava Laura di quanto provava e questo mi fece molto piacere si godevano l’un l’altra vicendevolmente, finalmente. Quando volle Barbara, tuttavia, si rialzò e per Laura fu la fine la mise sotto senza difficoltà e passò a mostrarle lei come si poteva far godere una donna. Prese d’assalto la sua fica e non la lasciò per un attimo, facendole tutto quello che doveva essere fatto con la lingua e le mani mentre Laura era impotente letteralmente distrutta, annientata da orgasmi continui, ripetuti e fortissimi. Barbara mi chiamò’. Laura era ansante, lei mi disse che se avessi voluto veramente far ricordare a mia cognata la lezione di sesso avrei dovuto incularmela ora con lei di sotto che continuò ad oltranza a farle la fica. La sodomizzai senza tregua. Laura non reggeva più chissà quanti orgasmi aveva raggiunto e mentre io affondavo lei gemeva stancamente. Anche il suo culo non riusciva più, continuai a ravanarle l’ano, lo stesso, con impegno, le dissi che dovevo e volevo cavarglielo tutto, ero ancora pe poco una trivella mentre lei era svuotata e anche Barbara era soddisfatta. Uscimmo per cena e fu una serata piacevolissima a base di carne alla brace, poi tutte e tre abbracciati tornammo a casa. L’indomani in tarda mattinata Barbara ha accompagnato in stazione Laura. A me le partenze non piacciono, preferisco gli arrivi

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