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OrgiaRacconti Erotici EteroTrio

Nel continente nudo

By 28 Maggio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Un villaggio dell’ex-Impero Coloniale Italiano, anni ’70.

Il piccolo villaggio aveva due attrazioni: la pesca e Ulla.
Ulla era la bionda e splendida moglie svizzera del conte Antisardi Della Rocca, nobile italiano arrivato in Somalia da ragazzo, durante l’occupazione italiana. Temuto, servito, ammirato e riverito dalla popolazione locale, era riuscito a sposare una delle più belle donne mai apparse sulla faccia della Terra. Come l’avesse conquistata non è dato di saperlo, fatto sta che si erano sposati nel 1970… e da allora, Ulla non si era mai né lamentata, né opposta, il matrimonio sembrava più che felice, e nessuno nel villaggio avrebbe mai sognato di corteggiare la bella Ulla, sebbene fosse in testa alle fantasie erotiche di ogni abitante geneticamente maschio… e sicuramente anche di qualche femmina!

Livio, figlio di pescatori, era appena quindicenne quando la bella Ulla aveva fatto la sua comparsa al villaggio, l’aveva messa al centro delle sue fantasie erotiche, e anche ora che erano passati quasi dieci anni dalla prima volta che l’aveva vista, le sue fantasie non erano affatto calate, anzi, Ulla era per lui, il massimo di sempre. Livio, faceva parte alla popolazione di bianchi, però poveri, del villaggio somalo, trattati alla pari dei neri.
Lo schiavismo era finito da un secolo, è vero, così come l’impero dell’Africa Orientale Italiano era crollato nel 1945, ma le condizioni per i neri, in quel villaggio erano rimaste identiche, era una sorta di zona franca, una Terra di Nessuno dove il conte spadroneggiava a proprio piacimento.
Gelosissimo della sua consorte, non tollerava affatto che qualcuno la guardasse ammirandola, e quando vide Livio correre verso di loro una domenica, mentre passeggiavano andando a messa con la loro governante appresso, e lo vide con in mano il velo bianco volato via dal cappello dell’identico colore che Ulla indossava, venne immediatamente assalito da un attacco di gelosia.
-è il mio fidanzato stia tranquillo…- e completò la frase con una delle sue stupide risate, l’isterica governante Cesca, anche lei donna bianca proveniente dagli strati poveri.
-Ah sì?
Un’altra risatina di Cesca sottolineò le parole successive, con le quali spiegava le ragioni dell’avvicinamento di Livio.
Il conte sembrò ancora sospettoso, e così Livio, per quanto povero di portafogli non era affatto povero di istruzione e buone maniere, porse a Cesca il velo:
-Ridallo alla signora se questo non crea disturbo…- e così dicendo porse un inchino.
Cesca fece la sua ennesima risata stupida e porse con un lieve inchino del capo, il velo alla padrona, la quale, colpita dal giovane che le si stagliava davanti, con un corpo levigato e uno sguardo intrigante, ringraziò e disse le parole che Cesca avrebbe voluto a tutti i costi sentirsi dire:
-Mi sembra un bravo ragazzo il tuo fidanzato, se il conte lo permette potrebbe venire a trovarti domani… magari portarti a pranzo… noi potremmo arrangiarci per una mezza giornata- e voltandosi verso il conte bisbigliò qualcosa che Cesca non sentì- almeno la smette di toccarsi con quel fallo di plastica che le ho trovato in camera e di legarsi con quella fune che nascondeva sotto il letto!
Il Conte, eliminato ogni sospetto, acconsentì.
Ulla, che aveva in mente ben altri progetti riguardo a Livio, nella notte, dall’altra linea telefonica che aveva in casa, telefonò al marito e camuffando la voce, riuscì a spacciarsi per la segretaria di una ditta nella quale il Conte era azionista di maggioranza, dicendo che avrebbe dovuto controllare meglio certi bilanci a cui la polizia sembrava dare la caccia con sospetto di falso. Poi chiamò la polizia locale, e per sua fortuna trovò uno di quei poliziotti che ancora non era stato comprato dal conte, ma che anzi ne era un irriducibile oppositore e che al sentire un sospetto di bilanci falsi, si preparò a un’ispezione a sorpresa il mattino dopo.

Il mattino arrivò, e il Conte partì di fretta per giocare d’anticipo sulle forze dell’ordine, tra le quali, data la spaccatura evidente che vi era, tra chi era assoggettato al volere del conte e chi lo avrebbe volentieri ucciso, ci fu un lungo dibattito prima di decidere se partire o meno alla volta dell’azienda del Conte, e quando si risolse con la vittoria degli interventisti, il Conte aveva già provveduto a mettere ordine in alcune magagne… giudiziarie ovviamente, quelle di famiglia dovevano ancora cominciare…

Ulla, che aveva faticato a dormire la notte, per la voglia che le prendeva per tutto il corpo e si eccitava al solo pensiero di incontrare Livio, subito dopo la partenza del Conte, si era messa a prendere il sole in piscina. Completamente nuda, Ulla si esibiva nello splendore del suo favoloso corpo, mentre Cesca le passava sulla schiena la crema abbronzante. Livio arrivò proprio in quel momento e vedendo la cosa a distanza, dato che il cancello della villa era distante una cinquantina di metri dalla piscina, non volle affatto interrompere la visione che gli appariva davanti, così cercò di spostarsi lungo il muro di cinta della villa, e arrampicatosi su di un albero, oltrepassò il muro per arrangiarsi su di un altro albero dal quale vedeva perfettamente la bella Ulla nuda, e Cesca che le spalmava la crema addosso.
Non avendo alcuna voglia di vedere Cesca, anzi aveva accettato l’invito solo per vedere Ulla, si nascose tra le frasche e sbottonatosi i calzoni, tirò fuori il suo membro e iniziò a masturbarsi menandosi l’uccello in maniera cadenzata.
Certo, la posizione non era delle migliori e così, a un certo punto, Livio perse l’equilibrio e rischiò di cadere. Nel tentativo di aggrapparsi trovò un ramo robusto, ma gli si abbassarono i pantaloni fino al ginocchio, così quando d’istinto cerco di ritirarli all’altezza dell’inguine, quasi mollò la presa… non lo fece… ma il rumore tra le frasche attirò l’attenzione di Cesca e Ulla che ebbero un sussulto e corsero a vedere cosa si muovesse.
-Corri a prendere la scala- disse Ulla a Cesca- mentre provo a reggerlo con le spalle.
Cesca eseguì l’ordine, mentre Ulla, nuda e vogliosa, cercava di allungare le sue mani sul membro di Livio, ancora eretto e di notevoli dimensioni, lo sfiorò appena, poi non insistette, e cercò di posizionare la sue spalle sotto i piedi di Livio, a dire il vero con scarso successo.
Cesca, per fortuna, arrivò in breve tempo, e Livio riuscì a scendere con l’aiuto della scala.
Ulla gli posò una mano sul viso e lo guardò teneramente.
-è tutto a posto?- gli chiese.
-Sì, sì… ora sì.
-Cesca, ti dispiacerebbe riportare giù la scala?- ordinò Ulla
Con una delle solite risatine, Cesca eseguì e si allontanò.
Non appena fu sufficientemente lontana. Ulla, sempre nuda, prese in mano l’uccello di Livio e gli si strinse addosso.
-Baciami, prendimi, scopami!… ora che quel bastardo di mio marito non c’è… fai quello che vuoi di me… ho troppa voglia!-
Livio ovviamente non se lo fece dire due volte e baciò appassionatamente Ulla, i due in breve si ritrovarono sull’erba a rotolarsi, Livio si spogliò in fretta, ma quando poco dopo Cesca tornò e li vide in una posizione tutt’altro che ambigua, anzi, più che esplicita, l’umore allegro della governante mutò in pochi istanti.
-Ma… ma che state facendo?
La sua solita risatina questa volta non uscì, anzi li guardò con un viso preoccupato, è vero che non brillava per furbizia, ma anche Cesca a quel punto aveva capito tutto.
-Puoi andare ora Cesca, non ho più bisogno di te, grazie…- disse con voce eccitata Ulla.
-Ma… padrona… voi vi state scopando il mio ragazzo!
-Oh, sì, piccola, lo puoi ben dire!- rispose Ulla infilando un palmo di lingua nella bocca di Livio
-Non… non ‘ non è giusto, ecco!
Cesca se ne andò piangendo istericamente, mentre i due amanti, per nulla curanti di lei e del Conte che ignaro di tutto cercava di raggirare la polizia, continuarono il loro amplesso. Ulla pretese che il seme di lui le si estendesse sul ventre, e poi gli pulì i residui rimasti sul glande con la lingua. Da quella posizione ne approfittò per infilarsi in bocca l’intero bastone per poi passargli la lingua pure sui testicoli, Livio ansimò e gridò in preda all’orgasmo, così venne una seconda volta, questa volta in faccia ad Ulla, che rise divertita.
-Credo di non essermi mai fatta una scopata del genere- disse dopo essersi sciacquata il viso con l’acqua della piscina.
-Davvero?- chiese con il tono dell’uomo tutto d’un pezzo, il giovane Livio.
-Davvero! Mio marito non mi ha mai scopata così… non che sia scarso a letto, anzi, se la cava bene… però… tu hai qualcosa in più!
-Beh… grazie… io…
Livio, nonostante ciò che aveva appena fatto si sentiva in imbarazzo per i complimenti della bella Ulla, una donna ormai più vicina ai ’40 che ai ’30 e che senz’altro si era portata a letto molti uomini più di quanto lui potesse immaginare…

…e fu l’inizio…

Da allora, per parecchi giorni Livio continuò ad andare alla villa di Ulla, mentre il marito di lei era ancora alle prese con i bilanci… i due continuarono ad amarsi e a sperimentare posizioni del kamasutra con notevole passione, a volte in giardino, a volte in piscina, a volte sul letto a baldacchino dove Ulla dormiva… presto si accorsero di essere andati ben oltre il piacere fisico, ma di essersi innamorati.
Il marito di Ulla, all’oscuro di tutto, era stato addirittura costretto a passare alcuni giorni lontano da casa, Ulla ne aveva approfittato per avere Livio tutto il tempo con lei. Sapendo poi che Cesca era gelosissima e invidiosissima, Ulla si era fatta preparare un paio di volte la colazione da lei, e se l’era fatta servire a letto, al solo scopo di ingoiare al posto del croissant, l’uccello di Livio davanti agli occhi di Cesca… solo per fare rabbia alla sua domestica, che lei reputava stupida, brutta e pure grassa e con l’alito pesante. Ma sfogata la sua fantasia, Ulla, le altre mattine aveva preparato da sola la colazione, lasciando a Cesca la possibilità di fare la sua vita, pur facendola restare alla villa, forse per complesso di colpa.
Ulla aveva scoperto in quei giorni, che l’essere servita non le piaceva, che preferiva prepararsi da sé i pasti, che preferiva sistemare da sola la propria camera… non amava fare le faccende, ma era pronta ad adeguarsi, Cesca però, apparentemente leale, e in cambio di vitto e alloggio si era dichiarata disponibile a fare le pulizie nel resto della villa e di tenere in ordine il giardino, anche se Ulla le aveva proposto un’indennità a vita tre volte maggiore del compenso che riceveva stando alla villa, più l’alloggio che avrebbe desiderato e senza più l’obbligo di dover accudire una villa immensa… ma cesca, disse alla sua padrona che preferiva restare.
-Non è restando che conquisterai Livio… lui ama me… e ho agito male nei tuoi confronti… se posso rimediare… lo farò ben volentieri… Livio è l’uomo che avrei voluto conoscere tanti anni fa… il principe azzurro che sognavo da ragazzina… e l’ho conosciuto grazie a te….
-Stia tranquilla padrona… la villa e il lavoro che mi ha dato sono già un grande compenso per me…
-Chiamami Ulla e dammi del tu! E ogni volta che ripenserai al tuo lavoro e alla tua condizione, non esitare a parlarmene… farò tutto quanto potrò fare e anche di più…
-Non si preoccupi… cioè non preoccuparti, Ulla… io sono a posto!
Così Ulla le aveva consentito di restare… ciò che Ulla non sapeva, era che Cesca, dietro alla sua arrendevolezza stava in realtà tramando vendetta. Contro Ulla che l’aveva umiliata, contro Livio che le preferiva Ulla, e contro la sua famiglia che l’aveva spinta a prestare servizio alla villa del conte.

Di nascosto dalla padrona, Cesca aveva posizionato in quei giorni, tre telecamere nascoste, in tre diversi punti della camera da letto di Ulla. Dove avesse trovato le telecamere non ci è dato di saperlo, ma il motivo per cui Ulla non se ne accorse, fu il suo coinvolgimento nella storia che viveva con Livio. Presa com’era dallo sperimentare nuove posizioni, non si accorse di essere spiata, e ancora meno si accorse che Cesca, aveva raccolto le pellicole in un unica pizza, spedita poi in gran segreto all’ufficio del suo padrone, per il quale constatò di avere una piccola attrazione…

Il conte Antisardi della Rocca, quando si vide arrivare in ufficio, un mattino, il pacco postale con dentro le pellicole, si grattò pensieroso la barba, poi il cranio calvo e infine lesse nuovamente il biglietto che l’accompagnava: da parte di un amico. Ci volle un po’ prima che si decidesse a mettere le pellicole nel proiettore, ma quando vide sua moglie impegnatissima in lavori di bocca, di mano, di piede e prontissima a farsi riempire ogni orifizio con incontenibile entusiasmo da un amante …insomma fare ogni genere di maialate che con lui non aveva mai fatto, quando vide la foga e la partecipazione che Ulla mostrava… sentì il suo orgoglio ferirsi e la rabbia impadronirsi di lui:
-Brutta troia! Maledetta baldracca!! Ora la sistemo io quella puttana!!!-
Uscì in fretta dall’ufficio, guadagnò con passo svelto l’uscita del palazzo e salì in auto con il proposito di fare qualcosa di terribile e istintivo… poi iniziò a riflettere… chi gli aveva spedito il pacco? Chi poteva aver ripreso tutto quanto? Quanti sapevano delle sue corna? Decise così di agire con più circospezione…
Arrivato a duecento metri da casa, nascose l’auto tra gli alberi la che la circondavano e si avvicinò lentamente al cancello della villa. Entrò cercando di non farsi vedere, ma quando vide Cesca andargli incontro capì in fretta.
-Tu! Sei tu che mi hai spedito le pellicole!
-Sì, padrone! Sono stata io… credo sia ora di fare giustizia, no?
-In quanti sanno?
-A parte noi due, solo quei due maiali che hanno trasformato la camera da letto in un bordello!
-Sono nella stanza, ora?
-No padrone, lui deve ancora arrivare… c’è solo la signora tutta nuda che si masturba e se la scalda in attesa dell’arrivo!
-Allora aspetterò che il porco arrivi, me ne starò nascosto e farò giustizia… tu stai pronta ad eseguire i miei ordini!
-Io sono sempre pronta per i suoi ordini, padrone- concluse Cesca mandando una delle sue risatine solite.

Livio arrivò pochi minuti dopo con l’intenzione di farsi una delle solite splendide scopate con Ulla. Mentre varcava il cancello, una botta formidabile gli arrivò dietro la testa lasciandolo stordito, e prima che potesse capire che cosa stava succedendo, due grosse mani lo afferrarono per le spalle e lo spedirono con la testa verso il muro. Per alcuni minuti perse conoscenza, quando si riebbe, era legato, imbavagliato sorretto da qualcuno che non vedeva e davanti alla porta della stanza di Ulla, capì tutto, quando vide Cesca bussare alla porta e dire:
-Padrona, c’è Livio.
Girando la testa quel poco che riusciva e roteando gli occhi, vide la figura del conte Antisardi dietro di lui e capì che era stato il barone ad aggredirlo così come era lui a sorreggerlo in quel momento.
Sentì lo scalpiccio dei piedi scalzi di Ulla correre verso la porta, che si aprì facendo apparire la statuaria e nuda figura della splendida Ulla davanti a lui che eccitata diceva:
-Benvenuto in paradiso!
Per poi cambiare di colpo espressione e gridare:
-Amore! Che ti hanno fatto? No!!!
Ancora tramortito, Livio venne scaraventato sul letto, mentre il conte con la complicità di Cesca, immobilizzava Ulla.
-E ora, cara la mia puttana, si farà giustizia!- sentenziò il conte a voce alta- Cesca, provvedi!
Obbedendo all’ordine del conte, Cesca si sistemò la padrona sul ginocchio sinistro costringendola con la gamba destra posata sopra la schiena a stare ferma, e guardando negli occhi Livio, iniziò a sculacciare Ulla ridacchiando diabolicamente.
-Ahi! Ahia! Mi fai male!
-Lo so puttanona! è la mia intenzione!- così dicendo, Cesca mandò una delle sue solite risatine, ma che in quel momento arrivò particolarmente sgradita e sgradevole- ed è solo l’inizio… ho intenzione di fartene molto di più! Troiona! Guardala la tua bella troiona Livio! Quando avrò finito di darle quello che si merita sarà molto meno bella, te l’assicuro!
Ulla gridò ancora, mentre Livio, imbavagliato e con le mani legate dietro la vita, assisteva impotente alla scena… e il brutto doveva ancora arrivare:
-Adesso faccio il culo al tuo amichetto, mia cara Ulla!- tuonò il conte, mentre Livio sentiva scorrere lungo la sua schiena un brivido assai poco piacevole. Cesca ridacchiava nella sua solita maniera isterica, e Ulla cercava senza successo di divincolarsi dalla presa della sua ex-serva.
L’istinto di sopravvivenza di Livio prese il sopravvento, forte del fatto di avere le gambe libere, lasciò partire un calcio all’indietro che arrivò dritto ai testicoli del conte, il quale si piegò soffocando un grido. Un secondo calcio dato alla stessa maniera, colpì il conte al mento facendogli l’effetto di un montante e mandandolo a tappeto mezzo tramortito. Approfittando di ciò, Livio riuscì ad alzarsi dal letto, ad avvicinarsi a Cesca e a darle, prima che potesse reagire, una testata dritta in volto, obbligandola a mollare la presa con cui bloccava la bella Ulla, la quale non perse tempo nel mollare una gomitata all’altezza del naso di Cesca che rovinò a terra, lasciando libera definitivamente Ulla.
La splendida bionda si inginocchiò all’altezza dei polsi di Livio e aiutandosi anche con i denti, gli sciolse il nodo che gli bloccava le mani. Furioso come mai prima, Livio andò verso il corpo del conte che ancora tramortito, provava a rialzarsi, e lo prese per un orecchio trascinandolo verso lo spigolo dell’armadio e facendogli sbattere contro la testa.
-Ti apro questa zucca vuota, gran figlio di puttana!!- gridò Livio colmo di rabbia- che volevi farmi, eh? Volevi incularmi? E se io inculassi te ora!? T piacerebbe?! Eh?!
Ulla nel frattempo, si era lanciata verso Cesca e si era lasciata trascinare in una lotta furibonda, nella quale nessuna delle due sembrava avere la meglio. Ulla era sicuramente più svelta, più agile, più furba… ma Cesca era più bassa e difficile da prendere, più grassa e più resistente al dolore.
-E va bene… gli insegnamenti di sensei Kentaro mi torneranno utili- sentenziò Ulla che nonostante la lotta alla quale si era concessa, pareva non avere graffi o altri segni. Giunse le mani come in preghiera e chiuse gli occhi.
-Che cazzo fai biondina? Preghi che non ti rompa il culo in mille pezzi?- chiese con aria di sfida, ma con il fiato di chi ha fatto molta fatica, la rivale.
Per tutta risposta, Ulla senza aprire gli occhi mollò un colpo a braccio teso in avanti, colpendo in pieno viso Cesca, poi aprì gli occhi e le mollò con un impeccabile stile da arte marziale, un calcio dritto al petto, per poi avvicinarsi e sollevarla di peso sopra di sé.
-Nooo! Ho le vertigini!! Mi metta giù padrona, la scongiuro!- gridò piangendo Cesca, impaurita e di colpo tornata a dare del tu a Ulla.
La bionda rise di gusto, strizzò l’occhio a Livio e mollò a terra la sua avversaria.
-Come desideri, cesso che non sei altro!- le disse con aria di superiorità. Non contenta, le posò un piede sul collo dicendole:
-Vedi di non fare scherzi o finisci male-
-Non mi muovo padrona, non mi muovo… lo giuro!-
Livio nel frattempo, dopo aver messo fuori combattimento il suo rivale, aveva cercato qualcosa con cui legarlo, ma non lo aveva trovato.
-Apri l’ultimo cassetto del mobile… ci sono una corda e un fallo di plastica che ho trovata un paio di mesi fa in camera di questa stronzetta- disse Ulla capendo al volo le intenzioni del suo amato e indicando Cesca sotto i suoi piedi.
Livio eseguì al volo, trovò una fune, un paio di manette e un pezzo di plastica viola di forma fallica contornato da una cintura dello stesso colore e lungo circa trentacinque centimetri.
-Ti accontenti, eh Cesca? Del resto. Un vero cazzo non lo troverai mai e devi compensare con uno finto e fuori misura!
Poi Livio ebbe il colpo di genio: tagliò la fune in più parti, legò i piedi del conte, poi le mani, lo stesso fece con Cesca, ma dopo averla costretta ad indossare il fallo, la obbligò a posizionarsi dietro la schiena del conte in una posizione nella quale non poteva evitare di sodomizzarlo. Poi con il resto della corda li legò insieme, creando un’originale scultura umana post-moderna, posizionata sullo scendiletto in finto pelo di giaguaro.
-Ma guardali che carini!- sentenziò Ulla squadrando i due davanti a lei ‘ si erano coalizzati per fotterci, e ora sono più che coalizzati, sono uniti e si fottono tra loro… bel quadretto, non trovi tesoro?
-Eccome! L’ho fatto io, vuoi che non mi piaccia?
-Scopami davanti a loro! Sarà meraviglioso farlo davanti a questi due figli di puttana! A proposito… Cesca… come hai fatto a raccontare tutto al conte e a dimostrargli che era vero?
-Avevo nascosto tre telecamere- disse piagnucolando Cesca e ho ripreso tutto quanto… poi ho spedito le pellicole al conte…
-Ingegnoso! Ma che grandissima stronza che sei! Non ti avevo forse permesso di fare quello che volevi dopo averti rubato il fidanzato? Non ti avevo garantito una vita da signora, per te e la tua famiglia? Perché hai voluto vendicarti in maniera così schifosa, allora?
-Non lo so, padrona! Non lo so!!
-Figurati se lo so io, allora…- così dicendo, Ulla prese in mano il membro di Livio e lo tirò verso di sé e si posizionarono entrambi sul letto.
Ulla si infilò in bocca l’uccello di Livio e se lo lavorò con grande maestria, poi se lo fece infilare tra le gambe e cambiando più volte posizione (ora lui sopra lei sotto, ora lei inarcata sopra di lui, ecc…), mostrarono dal vivo i loro giochetti ai loro avversari, mentre Cesca piangeva e il conte, gridava di dolore.
-Ulla, amore… se mi liberi da qui ti darò la villa tutta pere te e tre quarti del mio patrimonio!
-Me ne fotto dei tuoi soldi, porco! Voglio vivere alla giornata con il mio amore!
Livio e Ulla continuarono a fare ogni genere di porcata gli venisse in mente, vennero entrambi più volte, il conte in uno scatto di rabbia e orgoglio gridò.
-Se te ne vai non avrai più nulla! Anche i vestiti stanno nel tuo armadio! Li ho comprati io!
Ulla, spossata dagli sforzi sessuali suoi e del suo amante, sdraiata sul letto ebbe un’espressione un po’ sorpresa:
-Quel completo sahariano corto che ho comparto due anni fa e quel bikini leopardato che mi ha regalato papà, sono miei! E pure il fuoristrada è intestato a me! Quindi caro il mio bastardello, qualcosa di mio c’è… ed è quanto mi basta! Bye-bye!
E così dicendo si alzò dal letto, e seguita da Livio, lasciò la stanza.
-Liberateci almeno!- gridò Cesca. Livio fece qualche passo indietro e si rivolse alla sua sfortunata spasimante:
-Tranquilla! Chiameremo la polizia e verranno gli agenti a liberarvi… trova una scusa per spiegare perché ti stai inculando il tuo padrone!
Le grida ora di supplica, ora di minaccia, giunsero alle orecchie dei due amanti, anche quando una volta recuperati i pochi effetti personali, salirono sul fuoristrada e guadagnarono l’uscita del giardino.
-Non tornerò mai più qui… – disse con convinzione Ulla seduta al posto di guida. Poi si chinò verso Livio, lo baciò e sorrise. Ingranò la marcia e con un rombo se ne andò in direzione del fiume Giuba, poco distante. Davanti a loro un sole caldo illuminava il giorno e i loro visi entusiasti e ottimisti verso il futuro. Si guardarono e si sorrisero di nuovo, innamorati più che mai e desiderosi l’uno dell’altra.

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