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PRIGIONE TRANSEX-CAP.4-JUNKYARD, L’EPILOGO

By 21 Aprile 2013Febbraio 9th, 2020No Comments

Di nuovo in una prigione. Qualunque essa fosse. Di nuovo prigioniero. Di qualcuno. Avrei voluto piangere ma non avevo più lacrime ormai, ero rassegnato, quello era il mio destino.
Mi sistemai alla meglio e mi addormentai.
I giorni seguenti furono frenetici e non ebbi modo di pensare molto. Lavorai come un mulo fino a notte, poche pause e tanti caff&egrave. Miss Pot gestiva quegli specie di studios come una guardia del padiglione T. dovevo preparare le luci, portare i cavi, i proiettori, allacciare fili, sistemare letti e sedie. Portare da mangiare alla truppe, pulire, aiutare il cameram, riferire al regista gli ordini di Miss. Lei era sempre a ordinare a tutti, indossava un tailleur pratico grigio, tacchi verdi e un frustino in mano. Faceva colare quell’attrezzo di cavallo su me in particolare ma anche su attori e troupe. Non faceva sconti a nessuno. Tutti filavano veloci e pratici. Gli attori erano due donne e due uomini, belli, sexy, professionali. Scene lesbo ed orge, ciak, riprese, doccia, make-up. E poi acqua, docce, asciugamani. Quando andavo a letto ero sfinito. Per fortuna le riprese erano sempre fissate nel pomeriggio, così avevo modo di fare con calma la mattina assieme a Gim il compagno del regista, un frocetto che mi dava una mano con passione e mi evitava i rimbrotti di Pott e il suo frustino. Dava colpi secchi, micidiali, mai troppo forti, &egrave vero, ma precisi, umilianti.
In 3 giorni le riprese si conclusero. Gregg il regista era contento. Anche Miss Pot. Ci fu un piccolo party di fine lavoro, poi tutti se ne andarono. Io pulii tutto e andai a letto.
I giorni seguenti mi ripresi dalla mole di lavoro delle riprese, quindi cercai di capire dove ero finito. Il container era abbastanza ampio e pieno di cose, gli studios erano ampli ma tutto era in ordine. Miss Pott era organizzata dovere. Feci dei giri in cortile. Era proprio come una prigione. Mura di lamiera, ma alte. Salii sul tetto e guardai l’orizzonte. Una distesa piatta di deserto con scarsa vegetazione. Una sola lunga striscia di higway che correva via. Poco lontano c’era una pompa di benzina con caff&egrave. Vicino al container, oltre il muro di lamiera e una piccola strada sterrata c’era un deposito di ferro e vecchie auto. Piuttosto grande, ma poco sfruttato. Anche lì un container simile a quello dove ero tenuto prigioniero io. Mi sforzai di vedere del movimento, della gente, ma niente. Due piccole gru, una jeep rossa e bianca. Un cane legato ad una corda che dormiva.
Tornai dentro e mi misi a guardare la TV.
La notte la temperatura calava bruscamente, la prima sera mi ero svegliato fra i brividi di freddo e mi ero procurato coperte pesanti e un pigiama di felpa leggera.
Per una settimana non vidi nessuno. Il cercpaesone alla mia caviglia era sempre in funzione. Le provviste iniziarono a scarseggiare. Miss Pott mi aveva lasciato un cellulare e un numero di telefono dentro. ‘Non usarlo mai se non per emergenze vere e chiama solo quel numero, intesi?’ aveva detto con quella sua voce da matura transex nera, secca e melliflua al contempo, sexy e severa. Poi mi aveva fissato con gli occhi dal taglio asiatico per via del botox e mi aveva messo il cella. In mano con una pacca sul sedere. ‘Non fare lo stupido, culo bianco e te la caverai. Fai lo stronzo, ti riprendiamo e ti diamo in pasto ai cani!’ di sicuro non scherzava.

Chiamai il numero.
‘Cosa vuoi, stronzo?’ era lei.
‘…mi perdoni signora…ma ecco…il fatto &egrave che qui la roba da mangiare sta scarseggiando e mi chiedevo se fosse così gentile da…’
‘..ok,ok….culo bianco…ho capito…ci penso io. ‘ e riappese.

Tornai alle mie faccende, cio&egrave guardare la tv sul divano. Al tramonto uscii fuori e salii di nuovo sul tetto. Il cielo era pulito e rosso. La strada infinita, lontane le montagne. Era bello con quella luce. Alla rimessa oltre la strada, una gru andava avanti ed indietro. Ehi allora ci lavorava qualcuno! Mi misi a guardare attento. Alla fine scorsi un uomo, un bianco piuttosto basso, tozzo, un cappellaccio di paglia ficcato in testa, pantaloni sporchi e logori che spostava del ferro a mano e sulla gru una figura nera, massiccia che manovrava rapida. Calò la sera e rientrai, mangiai cereali con l’ultimo cartoccio di latte e mi misi alla tv. Ore dopo stavo pisolando quando la porta si aprì di botto. Piombò dentro Yanna carica di sacchi e imbufalita. STRONZO!!!! CHE CAZZO DI INIZIATIVE PRENDI! TELEFONARE A POTT??? e mi fu sopra, mi afferrò per i capelli e mi fece volare in mezzo alla stanza, non feci in tempo ad urlare di dolore che quella mi prese per un braccio e mi rifilò 2 schiaffi da paura. In pieno volto, facendomi urlare di dolore. STRONZO BIANCO IO TI ROMPO LA FACCIA E IL CULO,CAPITO????? e giù colpi a ripetizione , mi tenne a terra, braccio girato. Piangevo di dolore e la imploravo di smetterla. ADESSO VAI A PRENDERE LE ALTRE COSE IN AUTO E POI METTITI AI FORNELLI! E mi mollò un calcio. Uscii fuori al freddo della sera. Tirava vento ed era buio. Yanna mi aveva pestato a stronza quale era. Mi faceva male la faccia e il vento mi prudeva. Raggiunsi la auto e scaricai due casse di latte e una cassetta di verdura con una pacco di spaghetti italiani.
‘Bene. Fammi gli spaghetti come quella sera nello chalet-prigione. Spicciati. Ho una fame…ho mangiato solo un tramezzino a 200 km da qui. Ho dovuto viaggiare 4 ore per venire a portarti la roba, stronzo!’ e mi colpì ancora era incazzata con me per quello. ‘Fai che gli spaghetti siano buoni o ti rompo il culo a calci.’ mi misi a cucinare. Gli spaghetti none rano un problema, c’era tutto l’occorrente, caricai di spezie e cipolla e la servii in cucina con molto vino bianco. Yanna apprezzò. ‘Bravo, culetto bianco…così mi piaci…sono buoni questi fottuti spaghetti….’ bevve e ruttò. Era in maglietta bianca sudatissima, sporca, una gonna di jeans corta, le lunghe gambe nere e possenti libere, scarpe basse. Il volto era segnato dal sudore, la polvere, il deserto, per me non si era certo premunita di farsi una doccia. Mi vedeva come un suo schiavo. Sparecchiai e chiesi se volesse riposare un attimo prima di ripartire. Erano le dieci di sera. Mi squadrò. ‘Potrebbe essere un’idea, mi metto sul divano un attimo, tu porta lì il tuo culo e quella bottiglia di vino e rimani a farmi aria con qualcosa, un giornale, roba del genere…si soffoca qui dentro…’
mi attrezzai con della cartone. Presi a ondeggiarlo vicino al suo corpo steso sul divano. Si era liberata della scarpe e le fette dei piedi neri emanano un odore marcio, fortissimo. Era rilassata e beveva il vino. Chiuse gli occhi e si godette il fresco prodotto dal suo schiavetto personale. Mi sembrò di tornare ai tempi di Trinax nel padiglione T quando quelle cose dovevo farle per ore. Yanna era beata, le gambe lunghe distese, le braccia possenti, le mani larghe e colorate di rosa. Sventolavo. Lei si rilassava. Sventolai e sventolai per il suo sollazzo. Lei chiese ancora vino e mi ordinò di fare più forte. Mi fece mettere della musica. Si tolse la gonna e sotto le mutandine bianche si intravedeva il cazzo grosso e le palle giganti. Quel sacco di scroto enorme. Possente. Da leccare. Sventolavo. Lei beveva tranquilla.
‘Cavolo…&egrave fottutamene tardi….devo fare tutta quella strada….’
‘Mi perdoni Signora,posso consigliarle di dormire qui e poi ripartire domani mattina? Non sarebbe meno faticoso?’
‘Hai ragione, stronzetto….mi sa che sono troppo ubriaca per ripartire adesso…no…dormirò qui….adesso voglio proprio riposarmi…tu…- e schioccò le dita ‘ mettiti a quattro zampe qui davanti a me e fammi da poggiapiedi…su…così…- e mi fece rapidi e decisivi segnali con le dita, mi misi in ginocchio davanti a lei che mise le sue gambe sulla mia schiena ‘ bravo…così..ecco….rimani così finché non te lo dico io…’
Così le feci da poggiapiedi. Era umiliante e faticoso. Lei pesava le sue gambe da transex nera erano massicce come roccia. Restai in quella posizione a lungo, poi le braccia cominciarono a tremarmi.
‘Cazzo fai? Stronzetto?? non cedere adesso…o ti gonfio di botte…’
resistetti ancora.
Sudavo e tremavo di dolore e paura.
Yanna era ubriaca e pericolose, le conoscevo oramai le transex come quelle…una bottiglia di vino ed erano fuori come pazze, capaci delle peggiori angherie.
Resistetti.
E ancora.
Yanna sorrideva e ondeggiava la testa al ritmo della musica. Le tette gonfie sotto la maglietta sporca e sudata erano dure e gonfie.
Si muoveva piano facendomi però soffrire. Era pesante e stavo lì da molti minuti.
Resistetti ancora un po’, ma alla fine cedetti. Le braccia vennero meno e le gambe di Yanna mi finirono in testa. Mi saltò addosso e mi camminò sopra. STUPIDO STRONZO..COME OSI????
‘…mi perdoni,Signora…ma non ce la facevo più…scusi..’ balbettai.
Lei mi mollò altri colpi al petto e al sedere. Mi tirò i capelli e mi urlò in faccia: ‘Ti perdono perché sei un bravo cuoco-servizievole…la pasta era proprio buona…ah ah…adesso me ne andrò a letto…ma prima..tu sai…userò la tua boccuccia di succiacazzi bianco come il mio cesso….ho proprio voglia di liberarmi la vescica….vieni con me….’ e mi prese per un orecchio e mi trascinò letteralmente in bagno dove mi sbatt&egrave nella doccia. ‘Ecco stai fermo lì…più alto..così…all’altezza giusta…adesso bevi più che puoi…’ rideva soddisfatta. Io in ginocchio sulle piastrelle della doccia, con la faccia all’altezza del cazzo nero e grosso di Yanna. Lo vidi bene quell’affare bitorzoluto che scappellato mi sfidava. Aprii la bocca disgustato. Ripensai a quando, nel padiglione T. Trinax e le sue amiche padrone mi avevano ficcato in una cassa e riempito della loro piscia. Chiusi gli occhi e attesi. Yanna rideva e si preparava a pisciarmi in faccia. Avrei sentito quel fiotto caldo, odoroso. Yanna se lo smanettava per puntarmelo meglio. La mia bocca era pronta a ricevere. Sentii la transex contrarsi tutta. Ohhhhhhhhhhh ECCCCCCCCCCCCOOOOOOOOOOOO Sìììììììììì PRENDI STRONZO!! e una cascata di piscia calda mi innaffiò la faccia: occhi, capelli, volto, quindi entrò nella mia bocca, soffocandomi subito per potenza del getto. Tossii. Mi presi un colpo in testa dal lei che mi fece cadere a terra e beccarmi quindi la piscia sulla schiena, sui capelli e ovunque. Yanna rideva di gusto e mi pisciava addosso. DAIIIIIIIIIIII PRENDIIIIIIIII SU SCHIFOSO CIUCCIACAZZI BIANCOOOO!!!!!!!!!!!!!
mi riempì di piscio e poi mi ordinò di leccarglielo.
AVANTI, TROIA…PULISCI TUTTO CON LA BOCCA…SPICCIATI POMPINARA.!!!
iniziai a pulire quel cazzo dalle tracce della pisciata. Yanna per fortuna apprezzava. Leccai bene e succhiai un po’ per saggiare l’eventualità che volesse che facessi un lavoretto per lei. ‘Mi fai schifo tutto pisciato, stronzo…non provarci…adesso fatti una doccia e vai a letto….il pompino-colazione &egrave per domani mattina…se non ricordo male…’

(per suggerimenti o critiche: dorfett@alice.it Fui svegliato nel cuore della notte. Yanna visibilmente contrariata mi mollò un paio di scapaccioni. ‘Cazzo, fa un freddo boia stanotte! Dove sono le coperte? Spicciati, stronzetto..’ così mi alzai e rimediai delle coperte, le rifeci il letto e indicandolo feci: ‘Ecco, Signora…adesso andrà meglio…vedrà..dormirà in un attimo..’ e feci un inchino, lei mi squadrò, la bocca gonfia imbronciata, gli occhi assonnati, il corpo atletico, maestoso e femminile con quelle bocce grosse sotto la maglietta sporca, i capezzoli duri per il freddo, pensai mi colpisse per la mia irriverenza, ma lei la prese bene. ‘Perfetto, stronzetto…ma non te ne andare…dormirai con me stanotte…ho bisogno di sentire un corpo caldo a mio fianco..e non mi importa che sia quello di un patetico bianco…prigioniero…vieni..sul letto..’ meravigliato mi avvicinai calmo, temevo che scherzasse. Ma lei si distese sul letto, mi fece cenno di andare a stendermi fra le sue braccia. Intimorito lo feci, mi accovacciai al suo fianco, lei mi mise le braccia addosso, ricoprendomi, aveva braccia atletiche e pesanti, le gambe le avevo assaggiate poco prima, mi strinse a sé e si addormentò. Io invece impiegai molto tempo per farlo. Yanna mi aveva messo a cuccia. Sotto di lei. Ricoperto. Sentivo quella pelle nera spessa e potente su di me. L’odore di polvere, donna, sudore mi copriva tutto. Stretto nella sua morsa, sentivo un po’ di vero calore umano da mesi, da anni oramai. Mi addormentai e mi sentii bene.
Il mattino dopo mi svegliai prima di Yanna. Mi teneva ancora a sé, stringendomi nella sua presa imperiosa. Avvertii il suo cazzo contro il mio culo. Il suo gran cazzo e le sue palle mastodontiche. Dovevo prepararle la colazione-pompino.
L’idea un po’ mi piacque. Pensai a quello scroto gigantesco di Yanna.
Lentamente mi divincolai senza svegliarla. Mi alzai e mi vestii piano. Andai verso la cucina. Ma yanna si svegliò quasi. Con gli occhi chiusi mi richiamò: ‘Non andartene…torna qua…mi piaceva..’ stupito la guardai. Le sue braccia si mossero nel sonno richiamandomi. Notai il cazzo duro che si agitava sopra le palle enormi e le gambe muscolose. Mi accovacciai a suo fianco come prima e lei mi afferrò le spalle impedendomi qualsiasi movimento.
Il suo cazzo mi fu subito al culo,come se conoscesse la strada. Lo appoggiò sopra, nel solco e lo lasciò lì. Si riaddormentò. Io sveglio sentivo quella mazza sul mio culo bianco. Il respiro pesante di Yanna, il suo odore massiccio, le sue mani forti e colorate che mi tenevano impedendomi una mossa. Sentii il suo cazzo contro di me.
Yanna dormiva.
Mi stringeva.
Il cazzo si ammosciò lentamente.
Chiusi gli occhi pure io.
Quindi adattai il mio culo al cazzo moscio di Yanna con rapidi e leggeri spostamenti del mio culo. Il cazzo di lei se ne stette buono sul mio solco e qualche tempo dopo, mentre yanna si risvegliava, si risvegliava anche il suo cazzo.
‘Vuole la colazione-pompino, Signora?’
‘Perché no? Bacon e aranciata, della frutta e caff&egrave. Molto caff&egrave. Anche un’aspirina. Dammela subito!’
obbedii in fretta. Aspirina, colazione, lei aspettava in camera, nuda sul letto, era di nuovo un caldo bestia col sole fuori, la servii. Lei mangiò con calma. Si bevve due tazze di caff&egrave e aprì le gambe.
FICCA LA TUA BOCCA DA SUCCIACAZZI BIANCO SUL MIO FRATELLINO NERO E FAMMI VENIRE A COLPI DI LINGUA!
Così feci, mi gettai su quelle palle giganti, leccandole e succhiandole con voglia, io sapore massiccio del suo scroto mastodontico, il cazzo che si induriva, la mia lingua come lei ordinava, leccai le palle per bene, facendola godere e poi mi prese la testa, mi ficcò il cazzo in bocca e mi spinse a sé con violenza. Soffocai prendendo fino in gola il cazzo non ancora ritto del tutto per fortuna. Tossii e piansi. Lei mi mollò due schiaffi e mi riprese la faccia. Mi sbatt&egrave più volte il suo cazzo sulle labbra, il naso, le gote. Mi aprì la bocca. Ci sputò dentro una volta. Mi schiaffeggiò. APRI TROIA.
Sputò nella mia bocca di nuovo. Ancora uno schiaffo. APRI LA BOCCUCCIA TROIETTA. APRI. Aprii e ci sputò di nuovo.
Quindi mi ficcò il cazzo in bocca e mi costrinse ad un pompino violento. Spingendo la mia bocca su e giù. Incitandomi, colpendomi sul culo mentre ingoiavo il suo cazzo di transex. Mi scopò in bocca con forza e mi venne dentro soffocandomi.

Quando Yanna se ne andò rimasi solo di nuovo.
Le giornate presero a scorrere in maniera monotona. Di giorno un caldo soffocante. Stavo disteso in mutande di fronte alla tv. Mangiavo e bevevo acqua ghiacciata. Di notte faceva freddo, se la tv non era accesa in lontananza si sentivano i coyote. La strada fuori era poco trafficata. Rimediai un ombrellone e lo posizionai sul tetto, andavo lì a prendere il sole. Guardavo il deposito dei ferrivecchi vicino. Il lavoro era poco intenso, c’erano due bianchi dall’aria stanca che si indaffarato alla meno peggio spostando ferro da una parte all’altra. A guidare la piccola e sfigata squadra c’era una donna do colore dalla corporatura massiccia, spalle larghe, tozza, grosso seno, capelli lisci lunghi, gambe grosse e culo enorme da femmina nera. Li osservai a lungo perché almeno erano più reali dalla tv. E mi annoiavo a morte per giunta. Il cane alla catena abbaiava al passaggio dei due bianchi, la nera lo teneva a bada con un urlo. Ogni tanto lei dava qualche ordine e si ritirava nel container. Avrei voluto un cannocchiale per vedere meglio.
Dopo un paio di settimane Miss Pott si annunciò telefonandomi. ‘Prepara luci, cavi e tutto. Domani veniamo per girare.’ e riappese.
Tornò la troupe. Greg e Gim, il cameram, Miss Pott ovviamente e il suo frustino. I giorni di ripresa furono frenetici e passarono veloci. Il secondo giorno Gim, tutto frociante nella sua t-shirt attillata e costosa, un ciuffo improbabile e rossetto rosa leggero alle labbra venne da me. ‘Sai…Greg mi ha parlato di te…’ ‘E allora?’ ‘…del padiglione T. e tutto il resto..eccetera…insomma… interessante…posso chiederti qualcosa? I particolari?’ ‘I particolari? Risi ‘ cazzo voleva questo finocchio di merda, con uno schiaffo potevo sbatterlo a terra tanto era gracile come una ragazzina, ma era il compagnuccio di Greg e rischiavo grosso ‘ non vedi che ho da fare?’ e spostai delle luci. Lui era eccitato e riprese. ‘Allora dopo cena..? che ne dici? Con calma…’ ‘Perché ti interessa?’ ‘..perché &egrave intrigante…’ ‘Intrigante? Guarda che io sono nella merda fino al collo? Pensi che sia stato facile in quella prigione? Ero schiavo di transex pazze e sadiche!’ e grugnii per fargli capire di sloggiare, sto stronzetto. ‘..dai non fare così…scusa…scusa… – e mi passò una bustina di plastica che aveva preso dalla tasca dei pantaloni bianchi, si trattava di erba ‘ prendi questo…ti va? &egrave roba degli attori, a me non piace l’erba….prendila tu..scusa..non volevo…sei arrabbiato?’ feci la faccia dura ma imboscai l’erba. Cavolo sapevo come passare le prossime serate da solo. Lo guardai, aveva proprio la faccia da frocetto passivo e stupidino. Forse avrei potuto cavarne qualcosa. ‘Ok, senti ti racconterò qualcosa. Magari potrei scrivertelo. Mi procuri notes e penne? Ti va? E se mi rimedi altra erba te ne sarei grato..qui muoio di noia da solo…’ ‘..sì…grazie ‘ e tentò di abbracciarmi, ma io lo tenni lontano – …mi eccita questa cosa del diario…lo scriverai per me? Oh &egrave così eccitante e romantico…’ questo &egrave pazzo pensai. Se ne andò eccitato e sculettante.
La sera si presentò con un notes grigio e due penne.
‘Ecco…per te…scrivi tutto mi raccomando…’
‘E l’erba?’ chiesi incazzato.
‘…oh..scusa…non ne ho trovata….ma ‘.potrei darti dei soldi….’
‘Soldi? Ok, va bene…’
‘Sì,ma prima voglio leggere delle pagine…sai…prima cammello poi denaro…’ e sorrise.
‘Non fare lo stronzo con me Gim! ok. Fra due ore ti darò il primo capitolo.’
feci coricare Miss Pott e lasciai la troupe a fumare e bere in salotto. Me ne andai fuori con le notes e le penne, Gim mi fissò incuriosito. In veranda scrissi un paio di pagine. Solo come avevo conosciuto Trinax e basta. Ma erano eccitanti per uno stronzetto come Gim che una prigione non l’aveva mai vista. Descrissi l’odore delle celle, il silenzio, gli angoli buoi, la violenza, le transex. Poi glielo diedi. ‘Ecco…questo &egrave un assaggio. Se vuoi sapere altro,devi darmi qualche soldo…’ lui lesse veloce le prime righe e mi dette dei soldi. Andò via eccitato.
Forse avevo trovato un aggancio per fuggire da lì.
Mi preparai per andare a letto, mentre gli altri ancora stavano a chiacchierare e bere. Mi rifugiai negli studios dove avevo approcciato una brandina con un sacco a pelo. Ero stanco morto e dormii subito. La mattina si girava. Pott guidava tutto col suo frustino. Gregg dirigeva. Il film era un incontro lesbo con quattro fighette niente male. Vidi varie scene mentre preparavo le luci e seguivo gli ordini di Miss Pota che indossava un tailleur bianco con una grossa cintura da cowboy. Era seducente e signorile, tutti pendevano dalle sue labbra e la sua frusta. Le fighette si imbizzarrirono in amplessi erotici e selvaggi. Le pause erano molte per via del caldo. Il trucco doveva essere rimesso spesso. Ma Miss Pott non ammetteva troppe perdite di tempo. AVANTI BELLEZZA. MUOVIAMOCI!! METTETEVI QUI. FORZA. PORTA IL TUO CULETTO QUI BEVERLY. TU, MARYLEE SOTTO DI LEI. RIPRENDIAMO DA QUI..e il frustino volava nella stanza. Gregg ripeteva i suoi ordini. Il cameraman riprendeva. Gim venne da me. ‘Ehi…volevo dirti…&egrave straordinario quello che hai scritto…favoloso…ne voglio altro…’ mi disse di un fiato eccitato come un bambinetto. ‘Ok, facciamo così Gim. Quando se ne andranno tutti ti darò altre pagine, ma tu la prossima volta portami un binocolo.’ ‘Un binocolo? Che te ne fai?’ ‘cazzi miei. Vuoi le mie memorie nel padiglione T.?’ ‘…ehmm sì..come no…’ ‘Allora un binocolo,ok?’ ‘…sì…certo…’
il film fu terminato il giorno dopo. La troupe se ne andò dopo pranzo. Rimasero Miss Pott, Gim e Gregg. Scrissi altre pagine e le detti a Gim che ringraziò come un bambino Babbo Natale. Miss Pott mi chiamò. ‘Stronzetto…stai facendo un buon lavoro, continua così. Ma stai attento! Ti ho visto trafficare con Gim. Lascialo perdere, quella &egrave roba di Gregg…non immischiarti…o ti riempio di botte..’ ‘…non si preoccupi Signora, non sto facendo niente di male. Gli uomini non mi piacciono, lo giuro. Gregg può stare tranquilla. Gim &egrave solo un ragazzetto curioso. Vuole che gli racconti dei mesi trascorsi nel padiglione T. gli piace leggere quelle storie, niente di male,in cambio mi passa un poco di erba…sa qui le notti sono lunghe ed io sono triste…niente di strano..lo giuro..’ Pott si avvicinò. Sopra i tacchi d’ordinanza era più alta di me. Ficcò i suoi occhi cinesi su di me. La faccia era una maschera di botox e non mostrava espressione umana. Forse sorrideva forse mi prendeva in giro. Mi mollò uno schiaffo tanto per ricordarmi chi fossi. ‘Va bene. Ma fila dritto, ok?’ ‘Certo, signora, sempre a suo servizio…’
verso sera andarono via e rimasi da solo nel container.
Mi rollai dei joint d’erba e mi sedetti in veranda con il sacco a pelo addosso a fumare e godermi la pace del posto.
I giorni seguenti li passai ad allenarmi nel cortile. Prendevo il sole sul tetto e studiavo i miei vicini. I due bianchi straccioni che rubavano uno stipendio e la nera che andava avanti e indietro e giocava con le sue escavatrici. Era una donna piuttosto risoluta, dai modi spicci, portava sempre camicie ampie a quadri e jeans corti.
Dopo un paio di giorni vennero Gregg e Gim a trovarmi.
‘Ehi, amico…i tuoi ricordi sono eccitanti…li ha letti anche il mio cuoricino qui,,,, e senti,..ne vogliamo altri….tel li paghiamo vero Cicci?’ disse visibilmente eccitato quel frocetto.
‘Hai portato il binocolo?’
Sì.
DAMMELO. E lo misi via subito. ‘Ma a cosa ti serve? Lo sai che se Miss Pott lo scopre ti rompe il culo?’ chiese Gregg sorridendo da vero figlio di troia. Grassone finocchio e porco, pensai. SE VOI NON GIELO DITE NON LO SAPRà MAI E SE VOI GIELO DITE NIENTE STORIE DEL PADIGLIONE T.OK? Urlai. Quelli acconsentirono, erano due coglioni senza spina dorsale, si facevano mettere sotto da un povero carcerato come me. Offri loro della birra e Gim di nascosto mi dette altri soldi. Finocchietto, non vedeva l’ora di leggere le mie disavventure e farsi una sega assieme al suo Cicci del cazzo. Se na andarono. ‘Tornate domani e avrete 4 pagine..’ giurai. La notte ne scrissi una decina fumando erba come un pazzo. Scrivevo quello che ricordavo,ma anche inventandomi un sacco di stronzate. Il giorno dopo puntuali i due si presentarono. Gim mi dette i soldi, consegnai 5 pagine e tenne per me le altre. ‘Ne ho scritte ancora. Ma voglio del gelato.’ ‘Del gelato? Qui nel deserto?’ fece gregg sorridendo. Stronzo. ‘Poco lontano c’&egrave un dinner. Li ne avranno. Due pacchi di gelato e altre 5 pagine, domani..’ ne avevo già pronte ma volevo sfruttare la situazione. Mi portarono il gelato e tornarono l’indomani. Detti loro le pagine. ‘Mamma mia che storie hai passato. E Yum che fine ha fatto? E Lea? E il capoguardia? Era così stronzo?’ ‘Leggerai tutto…non ti preoccupare…Miss Pott mi ha telefonato. Ci sarà un nuovo film fra una settimana. Ti darò altre pagine..’ ‘Grazie…uhmmm sapessi come me lo fanno tirare…lo leggiamo assieme sul letto io e Cicci…lui mi tocca il cazzo mentre io leggo, io gli titillo i capezzoli e godiamo nel leggere le tue storielle…’ non mi fregava un cazzo di loro e loro effusioni da culattoni non mi interessavano affatto. Li mandai via dopo che Gim mi ebbe dato dei soldi.
Avevo racimolato già un bel gruzzoletto ed era venuto il momento di mettere in pratica il mio piano per uscire da quella prigione.

Il giorno dopo col binocolo mi misi a guardare i miei vicini. Mi incuriosiva la padrona del posto. La nera robusta che gestiva la baracca. I due bianchi parevano due avanzi di periferia, mal messi, sudici, con la faccia da scemi, stavano tutto il giorno a far finta di lavorare, ogni tanto sparivano dietro la baracca che c’era sul fondo. La padrona nera si divertiva con le sue ruspe e passava le ore più calde della giornata nel suo ufficio.
Il mio piano era venire in contatto con lei e trovare un modo per farmi aiutare. Studiai i miei vicini col binocolo. La donna si accorse un paio di volte di me che scrutavo col binocolo sul tetto,ma se ne fregò. Una mattina mi sbracciai per salutarla. Lei mi ignorando male secondo i miei calcoli. Il fattore tempo non mi mancava.
Pota, Greggi e la troupe si presentarono per un nuovo film. Questa volta la star era una transex molto amica di Miss, una biondazza alta due metri, faccia coperta di botox, accento spagnolo. Con lei una donna di colore piuttosto in là con gli anni, ma ancora in forma,tette rifatte bene. C’era anche un uomo bianco, giovane, atletico. Non capii bene il copione, i due erano marito e moglie e la transex il loro medico di fiducia o una roba del genere. Però ci fu un problema. Il giovane protagonista si prese un virus intestinale e Miss Pott lo cacciò: ‘Vattene subito a casa prima che ce lo passi a tutti….’ ‘Ma Miss, e come facciamo senza l’uomo? Dobbiamo tornare la prossima settimana…’ ‘Sei scemo gregg? Ho affittato la tizia, Carmen per 4 giorni, mi costa una fortuna questa troia… e Luw pensi che sia venuta qui gratis? No, andiamo avanti senza. Mi inventerò qualcosa per domani. Adesso, tu! – e con la frusta chiamò il cameraman, fai delle riprese di interni, girate delle scene mentre Luw si veste e si trucca. Robe così. Riempitivi, usa Carmen..insomma arrangiati qualcosa..spicciati ‘ e la frusta librò secca, Miss non ammetteva dinieghi ‘ dobbiamo girare tutto..non voglio perdere soldi…tu! – e con la frusta mi chiamò- fai distribuire aspirine e succo d’arancia a tutti…non voglio che quello stronzo ci infetti tutti quanti!’ feci quanto ordinato e la sera prima di cena Pott mi chiamò. Era con Gregg. ‘…abbiamo pensato di usarti per il film! – mi disse indossava un vestito leggero colore vinaccia, gli occhi cinesi bistrati non ammettevano repliche ‘ farai il marito di Carmen. Non devi fare niente. Solo restare legato alla poltroncina del dottore e beccarti gli sputi in faccia da parte della tua ‘mogliettina’, intesi?’ ‘..come? Sputi?’ ‘Sì, giriamo che Carmen fa un pompino a Luw e per umiliarti ti riempie di sputi perché tu sei un marito cornuto, stronzetto e succube e ti becchi gli sputi, senza dire una parola, schiaffi e sputi, intesi? Guarda di non rovinare tutto non abbiamo tempo da perdere…ok? Gregg ti spiegherà tutto. Domani forse facciamo altro, magari Low te lo schiaffa un poco nel culo vedremo…vattene adesso!’ e con un calcio mi fece viaggiare via.
Così nel pomeriggio fu messo davanti alla macchina da presa. Mi diedero un vestito da day hospital piuttosto corto. Indossavo dei boxer a quadretti sei volte più grandi della mia taglia. Mi legarono i polsi e le gambe alla poltroncina da ginecologo del dottor Luw che portava un camice bianco. Le corde non erano così strette, anzi, avevo possibilità di muovere mani e piedi a piacimento. Gregg mi fece: ‘Tu devi solo annuire.NON PARLARE,INTESI??!!! saranno gli attori a dire tutto,tu annuisci, fai la faccia da marito cornuto che viene sbeffeggiato dalla moglie e tutto filerà liscio. Carmen e Luw scoperanno,lei farà un pompino a lui e per mostrarti il suo disprezzo nei suoi confronti ti sputerà addosso e ti schiaffeggerà. Capito? -annuii prontamente ‘ sputi e altro, insomma…vediamo come va, vero Carmen?’ quella sorrise maliziosa. Iniziarono le riprese. Io legato, loro parlavano, mi prendevano in giro, facevano finta di leggere cartelle cliniche. Luw mi tastò il cazzo moscio. Parlavano fra loro e ridevano facendo battute su di me. Gregg fermò le riprese un paio di volte, Pott con un paio di colpi di frusta fece scaldare Carmen. MUOVITI BABY..HO BISOGNO DI TE…FAI UN POMPINO ALLA MIA CARA AMICA LUW…E GIRIAMO PER FAVORE..
iniziarono le riprese. Carmen in ginocchio spompinava il grosso cazzo bianco di Luw. Una ramazza mica da ridere, venticinque centimetri minimo di carne… Carmen succhiava e poi di colpo si voltava verso di me e mi sputava in faccia. Sui capelli, sulla bocca, sul petto, sugli occhi. Li chiudevo quando lei si voltava,ma ero sommerso di saliva e di seme di Luw. Lo sentivo sulle gote in fiamme, perché quella troia di Carmen si voltava anche per schiaffeggiarmi, un pompino, uno schiaffo, uno sputo e via così. Gregg diceva che andava bene. Pott urlava che non c’era passione, che non c’era porcheria. SPUTAGLI IN FACCIA HO DETTO…AVANTI..LUW CARA…METTICI ANIMO..DAI…STIAMO FACENDO UN VIDEO CAZZO… e sbatteva la sua frusta a tutti quelli che gli capitavano a tiro. Carmen si rimise al lavoro. Succhiata, sputo, succhiata, sputo, schiaffo. Ero pieno di seme di transex e saliva di una troia…il pompino andò avanti per alcuni minuti, intanto la mia faccia era ricoperta di saliva e fili di seme e altro, mischiati ai capelli e tutto. Quel bastardo di Gregg mi filmava la faccia. Stronzo.
Quando Luw venne, la troia di Carmen diresse il fiotto di sperma transex contro la mia faccia. BRAVA BRAVA COSììììì sbottò Gregg felice. Quella stronza mi fece riempire di sborra bianca, appiccicosa che si sommò alla saliva, al resto. Carmen pulì il cazzo di Luw sui miei capellli. Mi spinse a leccare la sborra dalle sue dita e poi succhiare il cazzo di Luw per pulirlo del tutto.
‘Una boccuccia niente male..questo stronzo…potremmo assumerlo come succhia cazzi… che ne dite ragazzi?’ fece Luw alla troupe e quelli risero di gusto.
Pott mi slegò e mi fiondai in doccia.

per commenti o critiche: dorfett@alice.it Se ne andarono dopo aver completato tutto. Rimasi di nuovo solo e col binocolo andai sul tetto. Avevo il mio piano io. Volevo interagire con la proprietaria dello sfasciacarrozze. Non era facile però perché lei non si degnava di guardarmi, al massimo sorrideva vedendomi sul tetto che mi sbracciavo per salutarla. Un pomeriggio presi delle lenzuola bianche, le strappai a metà e ci scrissi sopra HI I’M HERE, SMILE! E lo sventolai da lei. Stava per salire su una delle gru. Mi fissò. Salutai. Lei venne dalla mia parte. Uscì dal jankyard e si diresse verso la porta. Scomparve dalla mia visuale e poi riapparve dentro il cancello! Come aveva fatto? Mi mostrò le chiavi. SCENDI mi ordinò. Scesi veloce e le andai incontro: ‘Oh finalmente, ci conosciamo….sono il suo vicino e…’ ‘So chi sei e cosa fai qui. Miss Pott mi ha parlato di te. Ho le chiavi del cancello perché prima andavo io a preparare le cose, per qualche dollaro e perché mi andava….ma ora ci sei tu…che cazzo vuoi? Perché stai sempre a salutarmi? Non ho tempo da perdere con te…’ la camicia era sudata sotto le ascelle e al collo. Portava una bandana legata al collo mezza e logora. Il viso brillava. Aveva tratti quasi orientali ma la sua pelle era nera e nera e spessa e ancora nera. Le grosse tette ballavano sotto la camicia annodata all’ombelico. Era sexy a suo modo, e poi oramai mi piacevano solo le nere, pensavo, mi ero convinto di ciò, ecco tutto. ‘Scusi, signora…- attaccai mellifluo, dare delle Mrs a quelle donne piaceva, lo sapevo, specie da un uomo bianco ‘ non volevo farla adirare…solo che io sono qui da solo ogni giorno, gli unici vicini siete voi e mi piacerebbe..’ ‘Che mi importa di cosa ti piace?! Culo bianco! So perché sei qui, te lo detto…non scocciarmi con le tue puttanate….’ ‘…oh scusi Signora, sono in buona fede, volevo solo conoscerla..ecco tutto…una bella donna come lei…io…mi scusi..non volev’ ‘Cosa hai detto culo bianco?’ ‘..oh solo che lei &egrave una bella donna…’ sorrise beata, funzionava sempre. ‘Oh, mi piacciono i culi bianchi che mi fanno i complimenti….sembri un bravo ragazzo…come mai sei finito dentro?’ ‘…furto…ma ora rigo dritto…lo giuro…faccio solo quello che dice Miss Pott e yanna, la conosce vero?’ ‘..sì siamo cugine….furto? Non sembri un tipo che ruba…’ ‘E’ stato uno sbaglio, Signora, non lo farò più lo giuro e ormai sono passati anni, ho scontato la mia pena…’ ‘Non del tutto vedo se sei rinchiuso a chiave qui dentro…’ ‘..ha ragione, bella signora, come ha ragione…,ma Pott mi ha riscattato da una transex che mi teneva in un bordello..e..e…’ ‘Non ho voglia di sentire la tua storia strappalacrime culo bianco….’ ‘Scusi, Signora starò zitto…,ma pensavo…’ ‘Pensi?’ sorrise quella. La bocca era piccola ma a forma di cuore, gli occhi grandi, nocciola, gli zigomi grossi, aveva l’aria dura,ma sembrava anche una tipa a posto. ‘…sì, Signora…pensavo che,,,insomma una sera….se lei &egrave libera…si intende….potrei invitarla a cena…che dice.? Le faccio gli spaghetti? Sono bravo, sa? Chieda a Yanna a lei piacciono i miei spaghetti, scommetto che piacciono a che a lei….bella signora……le piace la pasta? sì…bene…ecco…’ ‘ok, stronzetto, lasciamo perdere per il momento, il tuo invito mi stuzzica…ti faccio sapere…’ ‘Quando?’ chiesi fremente io, volevo far partire il mio piano prima possibile. ‘Vediamo….tanto ho la chiave e posso venire quando voglio? Giusto?’ ‘Oh certo Madame…quando vuole lei….quando vuole lei…signora….a proposito come si chiama? O come devo chiamarla?’ ‘Mi chiamo LeeCurl ma tutti mi chiamano Lee…tu puoi anche chiamarmi Signora e basta, mi piacciono i culi bianchi che mi trattano da Signora…se penso a quello stronzo della banca o dello sceriffo di TE…se penso a quella merda di Stevola…tutti bianchi…li prenderei a calci…nelle palle….’ ‘…oh Signora, benissimo Signora…allora aspettto che lei venga a trovarmi….bene signora…’ feci ossequioso facendo più volte l’inchino, Lee rideva e mi prendeva in giro, il volto sudato brillava al sole. Se ne andò ed io tornai in casa.
Mi misi a scrivere forsennatamente per Gim. Volevo avere materiale per scambiarlo con pasta italiana, sugo, cipolle fresche, per quando sarebbe venuta Lee volevo stupirla come cuoco. Scrissi un sacco di stronzate sul padiglione T. cose inventate o che mi erano state raccontate. Creai situazioni e personaggi. A fine serata avevo 10 pagine fitte per quei due froci. Eccitato telefonai a Gim e gli dissi: ‘Ho del materiale bomba. Devi leggerlo!’ quello eccitato mi fece: ‘Certo, io e Cicci non vediamo l’ora, quando?’ ‘Anche domani, ma devi portarmi…scrivi, coglioncello…scrivi quest…’ e gli dettai la lista della spesa.
Il giorno dopo, vestito di bianco con Gregg a seguito mi portò tutto. Benissimo non mancava nulla. Detti loro le 10 pagine e li cacciai.
Passarono dei giorni senza che Lee si facesse viva, ci speravo. Mi salutava da buona vicina, ma non rispondeva a miei inviti a venire a mangiare la pasta da me.
Miss Pott invece telefonò per dire che sarebbe iniziato un nuovo film da girare a breve.
Il video era un pjiama party sadomaso, dove 2 uomini venivano selvaggiamente violentati da un gruppo di ragazze all’addio al nubilato. C’era un sacco di comparse e fu un delirio organizzare tutto. Pott era nervosissima faceva sibilare la sua frusta su tutti col suo modo manageriale e spiccio. C’erano anche 10-12 persone sul set. Un casino, tutto era fragoroso e difficile. Gregg dovette fare i salti mortali e pure i cameraman che erano 2 stavolta. I protagonisti maschili non so che tipi fossero, ma erano fortissimi. Culturisti e atleti subirono di tutto da quelle troie assatanate, cazzi in culo giganti, fruste, cera calda, piscio in faccia, legati e torturati con spilli, spille, aghi, violentati in bocca con falli giganteschi, appesi a testa in giù, stuprati da femmine che avevano una rabbia assurda. Subirono di tutto, piangendo per il dolore, ma forti, senza mai fermarsi. Io ero vestito da servetta con cuffia e grembiule e col culo di fuori intrattenevo le ragazze che al momento non torturavano i due portando loro acqua, massaggiando loro i piedi, baciandoli, quelle si davano il turno e mi cagavano poco, qualche sculaccione qualche sputo in bocca perché baciassi meglio i loro piedi.
Gim era entusiasta delle pagine del mio racconto, non sospettava che fosse frutto anche di esagerazioni e invenzioni.
Quando il cast esagerato e i cameraman se ne andarono, Pott mi chiamò. ‘Domani mattina verrai con me a FP city, devo sbrigare degli affari e Sam il mio accompagnatore &egrave malato. Sai guidare una jeep stronzetto?’ ‘…credo di sì, Signora,ma non ho la patente valida per questo Stato per via della prigione..’ ‘Merda…dovrò farlo io…cazzo….fottuto stronzetto….culo bianco del cazzo….va bene…ma mi servi comunque…partenza alle 07:00…ah se pensi di svignartela approfittando della gita ti sbagli di grosso…ti localizziamo e ti spacco il culo a calci io stessa!’ ‘..non tema Signora Pott, farò quello che mi ordinerà e non tenterò di fuggire lo prometto…’
e infatti feci così. Partimmo la mattina dopo colazione con la jeep di Pott. Guidò per un’ora quindi ci fermammo in un parcheggio isolato. Dopo 25 minuti in cui restammo nella jeep accesa con aria condizionata a manetta, lei in tailleur grigio, elegante e transex come sempre, io in jeans e felpa. Arrivò un hummer e scesero due uomini di colore, presero una borsa dalla jeep di Pott e sparirono. Cazzo pensai…questa &egrave gente pericolosa, trafficanti o roba del genere. Rimasi in silenzio e ripartimmo. Il profumo da puttana di classe di Pott riempiva la vettura. Sfilavano città ed edifici. Ci fermammo a Clux. Pott sbrigò degli affari e mi legò al cambio con delle manette, sotto il sole cocente per 40 minuti. Poi pranzammo a LMU. Pesce e pomodori. Ripartimmo per Wentown. Pott fece altre consegne e poi ci fermammo da una sua amica a ritirare dei vestiti. Era pomeriggio tardi, il sole entrava ora leggero nella vettura, io ancora legato al cambio, lei che sceglieva la musica prima di ripartire. Era bella, padrona di sé e degli altri Miss Pott, doveva essere stata una star dello shobiz negli anni passati. La guardavo cercando di non farmi scorgere da lei, ma i suoi occhi a cinese compressi nel botox delle gote erano privi di espressione e non sapevi cosa pensasse. ‘Accidenti, fece passandosi il rossetto sulle labbra a canotto ‘ non ho mica voglia di tornare in quel posto…sono 3 ore di auto, sono stufa di guidare…’ ‘…possiamo ripartire domani mattina Signora…dormiamo da lei stanotte…non ha detto che ha una casa qui?’ ‘Sì, stronzetto….ok…dormiamo qui…e torniamo domani…hai fatto il bravo culo bianco…mi sei piaciuto…nessuna domanda e tutto fila liscio…’ ‘Grazie Signora, non voglio deluderla…’ ‘..e fai bene, stronzetto…io ho le chiavi della tua vita e posso buttarle via quando voglio…’ mi schiaffeggiò un paio di volte e poi, a sorpresa riprese: ‘Ti piaccio, stronzetto?’
‘..ehmm..’
schiaffo. ‘Rispondi stronzo!’
‘…certo signora..che diamine lei &egrave bellissima ancora….’
schiaffo.
‘Ancora?’
‘…scusi signora…ora…ora, lei &egrave stupenda…bellissima…lo giuro….vorrei tanto ‘ mi colpì con il dorso della mano sulla faccia, in testa ‘ vorrei tanto…- altri colpi a mano aperta ‘ poter fare qualcosa per lei…per onorarla del favore che fa a un umile prigioniero come me…lo giuro…’
si calmò.
Sorrise.
‘…ok…andiamo a casa e ti farò un regalino…ti donerò il mio uccello da baciare e succhiare….contento?’
‘…oh…grazie signora…&egrave un privilegio per me….grazie….’
‘…lo hanno succhiato i più bei playboy del mondo il mio cazzo, modelli, ragazzi, froci….ho scopato le migliori fighe del mondo…venti anni fa….ma adesso non mi eccito più come una volta…ho bisogno di giocare e tu sarai il mio giocattolo stasera…..vero culobianco??’
‘…come vuole signora…a sua disposizione…abusi di me se vuole….’
‘…lo farò stronzetto….abuserò della tua bocca stanotte.. e…del tuo culo…voglio verificare che sia così spanato come dicono…se quelle notti nelle celle del padiglione T. ti hanno veramente fatto diventare una troia…!’ ‘…il mio culo &egrave a suo servizio…signora Pott..’ dissi piano nell’auto, mi aveva tolto le manette. Mi squadrò. Mi mollò uno schiaffo e partimmo.
La casa di Pott era una bella villa sulla collina, fresca, profumata, moderna. Doveva costare una fortuna, ma Pott pareva passarsela alla grande riguardo ai soldi. Appena in casa mi ordinò: SPOGLIATI, METTITI NUDO DAVANTI A ME QUI….IN CUCINA…VIENI…SPOGLIATI…SBRIGATI CRETINA….NUDO….TOGLI TUTTO STRONZO….ANDIAMO NON FARMI INCAZZARE IMBRANATO!! e mi rifilò degli scapaccioni nonostante facessi tutto di fretta. BENE COSì. ORA VERSAMI DA BERE E LASCIA LA BOTTIGLIA SUL TAVOLO. MUOVITI. La servii e poi rimasi nudo di fronte a lei. Mi fece segno di inginocchiarmi. Lo feci. ADESSO PRENDI QUELLA BORSETTA Lì..AVANTI… presi la borsa e la tenni in mano. Mi ordinò di aprirla. Lo feci. C’erano un frustino, un fallo di gomma grosso. Del gel. APRITI IL CULO. METTI IL GEL E FICCATI QUEL FALLO DENTRO E STAI SEDUTO SOPRA IN GINOCCHIO…MUOVITI! E giù botte in testa. Presi il gel e lo usai abbondante sul fallo, era grosso, massiccio, dubitavo fortemente che potesse entrare, lei, seduta con la gambe comodamente accavallate, quelle gambe lunghe e flessuose, teneva il bicchiere in mano con aria annoiata e pronta all’ira…, mi fissava disgustata mentre cercavo di infilarmi quel grosso fallo nel culo. Ma non ci riuscivo. E MUOVITI! TROIA SPICCIATI!! FICCATI QUEL CAZZO DENTRO IL TUO LURIDO BUCO DEL CUOLO DA PUTTANA BIANCA!!! SPICCIATI!!
ma era impossibile, il diametro del fallo era troppo largo. Non entrava.
Pott mi gettò un’occhiata sprezzante. Si sarebbe incazzata. Posò il bicchiere e si alzò. Venne da me e mi colpì sulla testa mentre tentavo di obbedire al suo ordine in ginocchio. BRUTTO STRONZO!! HOD ETTO DI METTERTELO NEL CULO!! NON VOGLIO DISUTERE!! e mi colpì ancora con due schiaffi in pieno volto. ‘….non ci riesco…scusi Miss Pott….non entra….’ piagnucolai. Quella mi ordinò di alzarmi. Dalla tasca prese un collarino, me lo fissò addosso, lo strinse facendomi tossire, quindi mi trascinò in camera sua. Era una camera ampia molto illuminata, c’erano un grande letto bianco e mobili costosi. Mi fece stare in ginocchio davanti allo specchio mentre lei trafficava in delle sacche. Mi vidi riflesso nello specchio, in ginocchio, un collare che mi strozzava, lo sguardo perso intimorito da quello che mi sarebbe capitato da li a poco con quella pazza di Pott.
ECCO….L’HO TROVATO….SALI SU LETTO E ALLARGA IL CULO, TROIA…ADESSO TE LO FACCIO VEDERE IO SE NON ENTRANO CAZZI DI GOMMA NEL TUO CULO!!! e mi tirò a sé. Veloce salii sul letto e mi misi con la testa su un cuscino e la gambe ad angolo per flettere il mio culo e offrirlo a lei. Aprii il buco. Lei ci sputò una volta. Due. Tre. ‘Vuoi il gel, puttana?’ ‘La prego signora…’ ‘TI accontento perché quello che sto per farti ti farà male….’ tramai tutto. Pott cosparse il mio culo di gel e poi col dito lo mise dentro al culo, spingeva a fondo. Alternava sputi e dita nel mio culo per aprirlo bene. Poi avvertii un corpo freddo contro le mie natiche, trasalii e d’istinto mi spinsi avanti per sfuggire. Pott tirò il collare, forte, mi coprì di sculaccioni e urlò: SE TI MUOVI DI NUOVO TI ROMPO IL CULO A CINGHIATE E NON POTRAI METTERTI SEDUTO PER GIORNI!!!! INTESI TROIA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!?????????????????????????????????
tornai alla mia posizione di prima e sentii il metallo freddo farsi strada nel mio culo. Era doloroso e fastidioso, ma entrò. Poi lentamente sentii il mio culo essere allargato da quel coso. Il dolore era fortissimo, urlai e piansi. Pott mi tenne fermo col collare e con le botte. E intanto allargava. Piangevo mordendomi la bocca dal dolore lancinante. Lei continuò ad allargare, non sapevo quanto poteva continuare. La pregai di smettere e ricevetti solo sculaccioni fortissimi. Allargò e allargò la bastarda. Lo fece con grinta e stronzaggine pura. Da sadica. Da sadica transex nera che disponeva del mio culo e della mia vita. Piangevo. Lei si fermò.
ADESSO VA BENE….BELLO LARGO…COSì….DA TROIA……
Iniziò a sputarci dentro con gioia, raccoglieva la saliva e ci sputava dentro. Nel mio culo dilatato al massimo da un corpo freddo. Sputi e sputi. Rideva e mi graffiava. Prese a sbattere il suo uccello contro la mia natica sinistra, poi lo depose sulla mia schiena e si strusciò a me. Percorreva la mia schiena con sadica energia facendomi venire i brividi dal dolore per quell’affare ficcato nel culo. Poi venne davanti a me. Mi ficcò il suo uccello in bocca e disse:
TROIA BIANCA ADESSO ME LO SUCCHI E MI FAI GODERE POI METTIAMO IL FALLO DI PRIMA NEL TUO CULO E VEDRAI CHE STAVOLTA ENTRERA’ TUTTO!!!!!!!!!!!!!! e ghignando mi sparò il suo cazzo nero in gola. Mi obbligò a succhiarlo(non divenne mai veramente duro) e cucciarlo fino a quando un breve grumo di sperma da sapore vomitevole mi riempì la bocca. Lei mi tenne la testa contro il suo cazzo facendomi ingoiare quella sborra e si pulì il cazzo sul mio volto.
Quindi con lentezza tolse il dilatatore anale dal mio culo e ci ficcò un paio delle sue dita dentro. Spinse facendomi urlare. Ne aggiunse una terza e poi una quarta. Quindi dentro ficcò tutta la mano mentre io urlavo dal dolore e dall’umiliazione.
SCENDI DAL LETTO E PRENDI IL FALLO DI PRIMA E FICCATELO DENTRO.

per critiche, suggerimenti: dorfett@alice.it Quella notte in casa di Miss Pott fui umiliato in ogni modo. Lei seduta sul letto le sue gambe accavallate a diva del cinema muto che beveva whisky dal bicchiere dandomi ordini sempre più degradanti e ridicoli. Dopo che ebbi finalmente infilato quel fallo dal diametro enorme nel mio culo, Pott mi ordinò di restare seduto sul fallo con quello dentro e dovevo cantarle canzoncine stupide. Il culo mi faceva un male cane, devastato da quel plug gigante soffrivo e piangevo pregandola di farmi smettere. Ma lei volle che mi umiliassi a quel modo, seduto con un plug dal diametro esagerato nel mio culo e io che cantavo.
Mi dette un po’ di riposo. Ero distrutto, quindi Pott ubriaca volle che girassi in tondo davanti al letto con un cazzo finto infilato al solito nel mio culo, dovevo camminare sulle braccia e le ginocchia e che ripetessi: ‘Grazie Miss Pott…grazie Miss Pott…’ fino allo sfinimento. Sadica e padrona della mia esistenza come una carceriera del padiglione T. mi faceva sentire schiavo e suo prigioniero. Dovetti umiliarmi con quel cazzo dietro e quella cantilena. Alla fine si addormentò per fortuna. Mi tolsi il fallo dal culo e sfinito mi abbattei sul divano a dormire.
Il mattino dopo Pott mi svegliò. Ero ancora stanco e dolorante ma lei mi spinse fuori di casa, salimmo nella sua auto e partimmo. Per fortuna mi concesse un’abbondante colazione in un dinner lì vicino. Mangiai di gusto e mi sentii meglio. Pott prese solo succo di frutta e due caff&egrave. Squillò il cellulare di miss e lei rispose con tono poco gentile: ‘Kala cosa vuoi a quest’ora? Perché non stai dormendo come tutte le puttane bianche come te?!’, quindi iniziò una lunga discussione che mi consentì di ordinare un’altra fetta di torta al limone mentre lei parlava e sbottava. Alla fine chiuse la conversazione. ‘Andiamocene culobianco!!! devo fermarmi da Kala, quella pazza la strozzerei a volte! Figliaditroiaaa bianca…’ partimmo a razzo e raggiungemmo la periferia della città e imboccammo un bel viale alberato. Ci fermammo davanti ad una casa bassa piuttosto elegante. Suonammo alla porta. Pott era nervosa e voleva fare in fretta. Io sentii un improvviso mal di pancia e dovevo evacuare. Lo dissi a Pott. ‘Cosa?? reggila stronzo! Non ho voglia di stare più di dieci minuti.!’ ‘…lapregolaprego Signora…non ce la faccio…la prego…’ ‘..e va bene stronzetto,ma fai velocemente…intesi?’ ‘..grazie..Signora…farò in un attimo..’ Finalmente ci venne ad aprire un ragazzetto bianco mezzo nudo. Portava degli anelli ai capezzoli tenuti da una corda, un collare molto alto che spingeva il suo volto da giovane adulto verso il soffitto in modo innaturale. Indossava dei pantaloni corti di pelle aperti all’altezza del buco del culo. Mi venne da ridere ma feci: ‘Ehi, amico dov’&egrave il bagno? La toilette? Capisci? Mi serve subito, ora! Capisci?’ quello non mi rispondeva. EHI STRONZO PORTA AL BAGNO IL MIO SCHIAVO QUI…MUOVITI..O COMBINA UN CASINO…DOVE &egrave QUELLA STRONZA DI KALA?? urlò Pott e lo schiavetto mi condusse in fondo ad un corridoio. Entrai in un bagno ampio e m fiondai sulla tazza del cesso. Svuotai l’intestino e mi sentii molto meglio. Riperesi fiato. Dopo essermi pulito bene uscii nel corridoio. Era buio e non vedevo nessuna porta aperta. Così aprii la prima e mi trovai in una grossa stanza-prigione, con grate e piccole gabbie alle pareti. Dentro degli schiavi dormivano su brandine fissate al muro. Due bianchi, un nero. Uscii e provai un altra porta. CAZZO SEI TU?? urlò una transex bianca che stava inculando un nero legato ad una panca. Il nero aveva le mani legate sopra la testa e stava prendendosi un cazzo nel culo. ‘…scusi…scusi..cercavo Miss Pott…’ VATTENE SUBITO STRONZO!!! LA PORTA IN FONDO AL CORRIDOIOOOO FILA……. mi urlò quella ed io chiusi la porta e feci il corridoio. Arrivato in fondo aprii una porta e finalmente vidi mis Pott seduta su una poltrona. ‘Eccoti!! finalmente! Stronzetto quanto tempo ci hai messo??’ ‘Scusi Miss Pott…ho fatto.hai suoi ordini…signora..’ ‘Chi &egrave?’ era Kala a parlare. Una transex bianca piuttosto rotondetta, volto però distinto da attrice di tv. Come la Joan Collins per capirci. ‘..&egrave il mio nuovo segretario…ce ne andiamo cara…i miei soldi?’ ‘…oh..come sei antipatica…te li do i soldi…non preoccuparti…troia…’ batt&egrave le mani e uno schiavo bianco si avvicinò a lei, le pose una borsetta e attese ordini in ginocchio. Mi guardai intorno. La luce era bassa, vestiti, corde, fruste, cuscini, gel, divaricatori, falli finti per terra ovunque. Due schiavi di origini orientali erano legati fra di loro con grosse corde. Accanto a loro una transex bianca alta alta stava in piedi facendo agitare piano la frusta guardandomi. Vicino a Miss Pott e Kala c’erano due schiavi neri legati assieme. Erano messi a testa in giù, poggiavano sulle spalle e si tenevano in equilibrio ‘ erano due ragazzi atletici e muscolosi ‘ con le mani. Avevano il culo in aria e dentro di esso due grosse candele, una bianca e una rossa piuttosto lunghe e dal diametro importante, che gocciolavano piano su di loro. Quella era una prigione degna del padiglione T. in una casa privata. Kala amministrava quel luogo come una regina. Le due transex si scambiarono saluti e parole vaghe, i due schiavi neri erano ancora testa a terra con le lunghe candele infilate nel culo, dovevano soffrire come bestie. Miss Pott mi condusse via. Salimmo in jeep e partimmo alla volta della mia prigione.
Rinchiuso dentro, nel container dopo che Pott se ne andò, mi misi a letto.
I giorni seguenti li occupai a riprendermi dai dolori provocati dalla notte di sevizie a casa di Pott. Gel, antiinfiammatori, aspirine, vitamina c e riposo. Scrissi per Gim.
Solo una volta vidi la mia amica Lee a lavoro. Ci salutammo. Lei era la mia unica via d’uscita da lì, dovevo darmi una mossa però, avevo visto che razza di sadica era miss Pott e che amiche aveva..Kala era una tipa fuori di testa..
Così una mattina mi recai sul tetto e sbandierai il mio vessillo di saluti al jankyard, ma Lee non mi filò mai.
Cazzo, pensai..sono nella merda se lei non mi vuole come faccio ad andarmene?
Passai un paio di giorni in ansia. Scrutavo il campo di Lee, la vedevo col binocolo che lavorava o si ritirava nel suo ufficio e vedevo i due white trash che lavoravano per lei, o meglio, poltrivano in giro sempre in coppia, ridendo, fumando e litigando fra loro. Due disperati, messi peggio di me. Gim mi riforniva di erba ed io scrivevo per lui e quello stronzo del suo amante regista. Mi inventai un sacco di stronzate sul padiglione T. e quello se le beveva tutte. Passavo le giornate a non fare quasi mai nulla. Mangiavo, facevo le flessioni e gli addominali, bevevo succhi di frutta, guardavo la TV e mi facevo di erba dalla mattina alla sera scrivendo per Gim.
Una sera la porta del container si aprì ed entrò Lee.
‘Ehi, culobianco che stai facendo?’
eccitato saltai su. ‘Salve, signora…come sta? Cena da me? Finalmente..’
lei indossava una gonna di jeans corta, delle scarpe basse, calzini da uomo neri di spugna, una canotta nera sotto la quale esplodevano le sue tette gigantesche, un giubbotto di pelle corto. Aveva i capelli raccolti dietro, il volto nero lucido, truccato leggermente, la bocca piccola e sottile rosa, due orecchini molto grandi.
‘Perché no? Culobianco?..datti da fare…’
‘Subito Signora, ma mi…permetta di dirle che stasera &egrave particolarmente bella! Uno splendore….’
‘…oh..baby…che gentile…grazie…’ e mi fissò sorridendo. Anche io sorrisi. ‘…proprio uno schianto…signora…’ aggiunsi.
‘..ok..culobianco…ma adesso datti da fare…la pasta?’
‘..corro signora…non la deluderò…si accomodi…un cocktail..una birra?’
‘…una birra baby…’
le servii una Bud ghiacciata e mi misi a cuocere la pasta. Feci un bel sugo, piccante, misi molta pasta…Lee era bella piena…di sicuro avrebbe mangiato di gusto..le servii altra birra mentre lei guardava la tv. Quando servii la pasta, la feci accomodare sulla sedia con garbo. ‘..oh..che cavaliere…non se ne trovano in giro come te…io frequento solo bifolchi…’
‘Grazie signora..ecco..prego…assaggi…’
le servii il piatto e attesi che ne prendesse una forchettata. Le versai del vino. ‘…vino toscano…buonissimo…prego…lo assaggi…’
lei bevve e mangiò gradì molto. Rimasi in piedi a servirla. Versai da bere e le feci complimenti per come era bella. In effetti quelle tette così grandi, debordanti, piene nere, sotto la canotta erano arrapanti. Bevendo divenne brilla e prese a parlare a ruota libera. Di tutto. Del campo, di lei, degli ex. Dei suoi inservienti..
‘A tale proposito signora…ma come mai tiene a lavorare quei due…non fanno nulla dalla mattina alla sera…sono stupidi e inetti…’
‘Ah, baby….loro due, quei due finocchi bianchi…sono una mia entrata….sono due poveracci avanzi di galera che lo stato ha messo sotto la mia custodia…mi passano una retta mensile per tenerli buoni…con me…e io li faccio rigare dritto…ma non ce n’&egrave bisogno…sono due poveracci…’
Interessante,pensai e meglio così, non avrei dovuto preoccuparmi di quei due balordi.
Allegra Lee mi chiese di me e delle mie vicissitudini. Ormai sapevo a memoria cosa piaceva sentire a quelli che chiedevano del mio passato e così lo raccontai di nuovo anche a lei.
La feci accomodare sul divano e mentre parlavo le tolsi le scarpe.
Lee si sistemò lungo il divano, appoggiata, il volto rilassato e il bicchiere di vino in mano.
Presi a massaggiarle i piedi dopo aver tolto i calzini. L’odore aspro che proveniva dalle sue estremità era fastidioso, ma nel padiglione T. avevo sopportato di peggio.
Massaggiai e parlai.
Premevo leggermente con le mani sui piedi e li cullavo.
Lee gradiva.
Massaggiavo e raccontavo delle mie disavventure,lei rideva o si meravigliava, chiedeva spiegazioni e intanto si godeva un bianco che si prendeva cura dei suoi piedi, immaginavo che non le fosse mai capitato. Le piaceva. Beveva e annuiva. Rideva, parlava a raffica sopra la mia voce.
Quindi presi a baciarle i piedi. Li baciavo leggero e lei apprezzava.
Iniziai a succhiarle le dita dei piedi. Uno a uno. Delicatamente, con riverenza, con sensualità.
Lee apprezzava.
Si divertiva.
Passai a baciarle le gambe, lentamente.
Risalii con calma.
Baciavo e massaggiavo con le mani.
Leccavo e baciavo. Lei sicura di sé e arrapata si prendeva quel servizietto da un bianco e si stava divertendo al massimo, era ubriaca e si vedeva che aveva voglia di sesso.
Così affondai la testa nella sua gonna di jeans. La tolsi e mi ritrovai davanti la figa nera di Lee. Una figa depilata e grossa, rossa al centro, già un po’ bagnata.
Affondai la lingua e iniziai un lungo succhiaggio della sua figa. Baciavo e leccavo, succhiavo e affondavo la lingua. Quella subito mi prese la testa e la tenne giù e poi con rapidi movimenti mi condusse a leccarla dove meglio voleva. Poi mi prese il volto e lo tenne fra le mani. Io la bocca umida e piena dei suoi umori la guardavo.
‘Oh…baby…sei un vero amatore….mi piaci…..dolcezza…continua così…’ e mi rificcò la faccia sotto. Ancora giù di lingua e succhiaggio. Lee si tolse la canotta e le sue enormi tette balzarono fuori come canotti di salvataggio da una navesccuola. Mi prese la faccia di nuovo e la spinse verso quella montagna di carne nera, soffice,di donna(finalmente),arrapante, calda, soda, gloriosa e bastarda ed io mi fiondai a baciarle i capezzoli a succhiare a succhiare. Per quanto cercassi era impossibile prendere tutto il seno da quanto era grosso attorno al capezzolo ma io ci provai che sentivo a Lee piaceva. Lei mi soffocò nel suo abbraccio. Ero immerso in quella carne nera calda, sudata, femmina, materna, puttana. Baciai e soffocai beato. Succhiavo e leccavo quella massa di carne abbondante e dolce e accogliente. Ero eccitatissimo e il mio cazzo pretendeva la sua parte, così chiesi il permesso di penetrarla.
‘Permesso accordato culobianco….ficca il tuo cazzetto dentro la casa di Lee…e cavalca la tua puledra….’
infilai e presi a scoparla. Affondavo dentro di lei e col corpo mi spingevo nel dolce soffice candore della sua carne massiccia,sbattendo contro le tette enormi. Lee godeva. Maiala sentiva il mio cazzo dentro di lei e le piaceva.
Dopo un po’ venni sul suo corpo. Lei stava godendo e voleva continuare così prese la mia testa la spinse contro il suo sesso ma prima la strusciò contro la mia sborra calda sulla sua pancia. Imbrattato del mio seme, del sudore di lei, dei suoi umori iniziai a leccare la sua figa depilata e nera. Con forti colpi di lingua le feci venire e Lee tenne la mia bocca contro la sua figa in modo che fossi inondato dai suoi umori mentre godeva come una pazza.
Godette come una troia sentendo la mia lingua sulla sua figa e la mia faccia immersa nel suo sesso di donna. I giorni seguenti io e Lee ci salutavamo regolarmente. Le mandavo baci e le scrissi I LOVE YOU sul telo che usavo sul tetto. Lei venne a trovarmi una notte particolarmente fredda alla fine della settimana. Indossava una gonna a quadri, camicia di jeans legata in vita che stringeva le grosse tette contro il corpo tozzo, una felpa pesante con cappuccio di lana e stivaletti da lavoro. Entrò e si mise seduta in cucina servendosi una birra da sola. ‘Oh…che piacere vederla Signora…vuole che le prepari la cena? Pasta oppure ho della carne…?’
‘Sì, ma dopo ‘ disse lei bevendo una lunga sorsata di birra e pulendosi con il dorso della camicia ‘ adesso vieni qua…inginocchiati davanti a me e – aprì le gambe sollevando la gonna a quadri sotto la quale non indossava mutande – ..e usa la tua boccuccia da bravo ragazzino bianco per soddisfare la tua Lee…!’

dopo quella sera Lee venne spesso. Il rituale era simile, lei entrava a tutte le ore, (una volta mi svegliò nel cuore delle notte)si serviva da bere, spesso era già un poco ubriaca, allargava le gambe e mi ordinava di mettere la mia faccia fra le sue gambe e farle un lavoro di lingua. Io contento lo facevo, mi piaceva la sua fica nera di donna passionale e padronale, sapeva di profumo e di sesso, di carne e di umori femminili, dopo aver ciuscciato cazzi per anni, quella fica era un riscatto. Lee godeva delle mie attenzioni, veniva copiosamente nella mia bocca facendomi slappare bene tutto COME UN AGNOLINO BIANCO mi diceva e poi le facevo cena. Dato che lei veniva nel container sempre più spesso e si divertiva con me, iniziai a parlarle della mia situazione. Che non potevo stare lì ancora…cosa avevo fatto poi? Che diritto aveva Pott di tenermi lì prigioniero? Era ingiusto.. le chiesi di aiutarmi.
‘Come, culobianco?’
‘…ecco…pensavo se lei signora mi riscattasse?’
‘..cio&egrave?’
‘…Miss Pott &egrave una donna d’affari…le proponga una cifra e mi prenda con sé…’
‘…ehi…vacci piano…io…’
‘…la prego signora…non risponda adesso…ci pensi….la prego…mi porti via da qui…quella pott &egrave una sadica…&egrave tremenda e mi tiene ingiustamente qui…ci pensi…’
‘..ma a me va bene così, baby…
‘…perché?’
‘…beh, posso venire qui quando voglio e ficcarti la mia figa in bocca e poi andarmene…’
‘…vero…ma ci pensi…mi avrebbe tutto per sé, nel jankyard…saremo una vera coppia…
CHI TI HA DETTO CHE IO VOGLIA FARE COPPIA CON UN CULOBIANCO COME TE?
E detto ciò si alzò. Mi mollò uno schiaffo e se ne andò.
Rimasi di merda. Cazzo, non potevo fare errori del genere se volevo andarmene…
i giorni dopo cercai di ricucire i legami con Lee, le mandavo baci dal tetto e scritte sul lenzuolo, la invitai a cena facendomi portare del pesce da Gim in cambio di un paio di capitoli del racconto sul padiglione T. ma lei non accettò.
Passai qualche giorno di angoscia. Cavolo, non era possibile…le mie richieste l’avevano fatta arrabbiare?
Un pomeriggio però piombò nel container.
‘Ehi culobianco? Che stai facendo?’
‘Salve Signora Lee! Che piacere rivederla…temevo che fosse arrabbiata con me per quella preghiera che le ho fatto..ma ecco…io..’
‘Chiudi il becco, culobianco.. – e mi afferrò le gote tirandole a sé con rabbia ‘ ci ho riflettuto un po’ su in questi giorni…ed &egrave vero…&egrave ingiusto che Yanna e Miss Pott ti tengano chiuso qua dentro..’
Annuii pieno di speranza per la piega che sembrava prendere la cosa.
‘…ma d’altra parte se mi mettessi in mezzo potrei inimicarmi le mie vicine…perché farlo?’ mi scrollò la faccia divertita. Era vestita da lavoro: salopette di jeans sporca e logora, t-shirt bianca e stivaletti. In testa una bandana le nascondeva i capelli. Era sudata ed emanava un forte odore di birra, sudore, chiuso. Mi strattonò ancora e poi si sedette. PRENDIMI UNA BIRRA CULOBIANCO, HO SETE! E mi lasciò. Mi dette uno sculaccione e mi spedì in cucina. Presi la birra e la stappai di fronte a lei inchinandomi. ‘Prego signora…,mi lascia spiegare… a Miss Pott di me non frega niente…gli servo per fare da guardia a questo posto e preparare i set per i film…potrei continuare a farlo….ma non a stare chiuso qua dentro giorno e notte, come un carcerato! &egrave assurdo e lei Miss Lee lo sa…la prego mi aiuti…se lei mi riscatta, si mette in accordo con Pott io potrei….potrei ‘ e mi ero messo in ginocchio davanti a lei che teneva le gambe accavallate, la salopette conteneva a malapena le tette enormi anche sotto la maglietta – ..continuare a preparare i set come lavoro….ma verrei a vivere con lei…libero…potremo andare a fare un salto in città, al cinema…a mangiare qualcosa…oppure a stare a casa sua…signora Lee…’
‘E chi mi dice che posso fidarmi?’
‘…oh…signora…garantisco…giuro….le giuro che non scapperò…che non ci proverò mai…’
‘..e perché culobianco? Una volta libero potresti prendere il primo autobus della città e sparire….’
‘…no no no Lee giuro….giuro….io starò con lei Signora!vivrò con lei…sarò il suo amante ma lei avrà disposizione della mia vita…sono un buon servo…so obbedire..ho fatto esperienza…e poi con lei non sarà come con i transex….noi saremo una coppia fino a quando lei non si stancherà di me..e mi metterà alla porta…ma fino a quel giorno sarà il suo amante, il suo servo…il suo zerbino,,,il suo culobianco…obbedirò agli ordini..lo giuro…niente pazzie….lei non sa come sono crudeli Pott e yanna e gli altri….mi umiliano…mi picchiano…la prego…la prego Signora…mi prenda con se…la prego..’ in ginocchio ripetevo quelle parole con la faccia triste e speranzosa in un suo gesto. Le toccavo gli stivaletti…annuivo…attendevo i suoi gesti…ebbi l’ardire di togliere le pesanti calzature mentre lei si rilassava – ‘..ci penserò baby…’ diceva bevendo ‘ e presi a massaggiarle i piedi come la prima sera in cui avevamo scopato. Presi a baciarle i piedi. Baciavo e la pregavo di prendermi con lei. Baciavo e promettevo orizzonti domestici pacifici, sexy, divertenti..baciavo e la pregavo.
Alla fine si alzò mi mollò un calcio per allontanarmi dai suoi piedi, si rimise gli anfibi e disse:
‘Ci penserò, lo prometto…culobianco magari sarai fortunato….’ e mi mollò uno scapaccione forte mentre ero ancora in ginocchi con la testa all’altezza delle sue enormi tette.
‘La prego…signora…quelle due sono crudeli…’
Lee uscì dal container.
Tornò a notte inoltrata. Era ubriaca. Aprì la porta e si mise ad urlare il mio nome. Stavo fumando erba alla tv. Mi prese per i capelli e mi ficcò la faccia nella sua fica.
MANGIA CULOBIANCO….FAMMI GODERE….
Mangiai…mi tenne sotto con la testa nella sua passera nera fino a quando, dopo lungo leccare e succhiare, non venne…e aggiunse una pisciata in pieno volto mentre ancora soccombevo con la mia bocca nella sua figa di donna.
Felice mi guardò sgocciolare la sua piscia sul mio corpo.
‘..ho pensato alla tua proposta….e ho deciso che sonderò il terreno con Yanna…culobianco…forse ho deciso di aiutarti…vediamo come ti comporti…’
io pieno di gioia la ringrazia più volte. Avevo la faccia e la bocca piena di urina di Lee e la guardavo estasiato e pieno di speranza.
‘…righerò dritto…signora..non la deluderò…oh..sono contento….mi aiuti…Lee…signora…mi dia …’ provai a baciarle i piedi per ringraziarla ma lei si scansò: ‘…sei pieno di piscio…culobianco…fatti una doccia e lasciami in pace…domani &egrave un altro giorno…’
‘…subito signora…subito…’ feci io.
Lee si addormentò poco dopo sul divano.
Pulii tutto, le misi sul corpo nudo due pesanti coperte per la fredda notte. Quindi mi ritirai pure io. Avevo delle speranze?
***
Due giorni passarono senza che ebbi notizie.
Il terzo Lee venne nel container. Volle che le preparassi una cena e servendola a tavola mi raccontò che aveva parlato con Yanna il giorno prima.
***
La risposta di Yanna non si fece attendere.
Piombò nel container una sera.
Veloce come un felino e per la pelle che aveva una pantera, mi fu al collo, mi spinse contro il muro, mi sbatte la testa contro di esso. CAZZO FAI CULOBIANCO DELC AZZO CHE VUOI TU? LEE? MA IO TI SPACCO LA FACCIA A CALCI. TI RIEMPIO DI BOTTE PER TUTTA LA NOTTE E POI TI D0′ IN PASTO AI CANI!!!!
prese a riempirmi di botte. Mi buttai a terra per sfuggirle ma lei era sopra di me e menava duro. Non so quanti colpi presi,ma poi sentii la porta del container aprirsi e Lee urlare: LASCIALO FARE!!! SMETTI!! Così LO STRONCHI!!
‘…tu non immischiarti,Lee fatti da parte!!!’
le la trattenne ma Yanna si divincolò e mi afferrò per i capelli faccendoni volare contro il tappeto per terra, mi scalciò, Lee provò a fermarla di nuovo,ma Yanna con una scossa la gettò da parte e mi venne addosso, a quale punto Lee mostrò una piccola pistola e gridò: SE LO TOCCHI TI SPARO NEL CULO BELLEZZA!!
CAZZO FAI LEE??? SEI SCEMA? LASCIAMI FARE!!
SE LO TOCCHI SPARO NEL TUO CULO NERO TROIA.
STAI FACENDO UNA STRONZATA LEE…..
SMAMMA TROIA. TOGLI IL TUO CULO DALLA MIA VISTA O CI FACCIO UN SECONDO BUCO Più GRANDE DI QUELLO CHE GIA’ HAI….agitò la pistola e fece capire a Yanna che non esistevano contrattazioni. Quella arrabbiata grugnì urlò bestemmie e minacce ma con la pistola di Lee puntata al culo se ne andò.
Lee mi curò la testa che sanguinava e un gomito sbucciato. Quindi mi fece vestire e prendere le mie poche cose e mi portò nel suo jankyard. Il cane abbaiò. Entrammo nel suo ufficio. C’era una brandina. ‘Stenditi qui per stanotte…sei al sicuro…tornerò domani mattina presto…vedrò di sistemare le cose. Parleremo. Riposati.’ Mi tolse il segnalatore e lo portò con sé. Era determinata. Io ci scommettevo di brutto. Se Yanna fosse tornata a prendermi mi avrebbe di nuovo picchiato a sangue.
‘…grazie..signora…’ e le bacia la mano. La testa mi esplodeva dal dolore e due aspirine mi fecero dormire di botto.
Il mattino dopo stavo ancora male,la testa frastornata e dolori alle ossa. Lee mi dette altre aspirine, brodo caldo e antibiotici.
Dormii molto nell’ufficio di Lee. Un paio di volte intravidi gli scagnozzi di Lee, quei due poveracci, ridevano scrutandomi dalla finestra. Sbattei la mano contro qualcosa forte e quelli scapparono, ma poco dopo li sentii tornare.
Lee venne a portarmi brodo caldo anche la sera e delle riviste di gossip. Chiesi se Pott era venuta reclamarmi.
‘No…baby…riposa…ci penserò io..vedrai…’
‘Grazie, signora…’ e le bacia le mani a lungo.
Altra aspirina e dormita.
***
Dopo un paio di giorni stavo meglio. Lee mi portò a casa sua, un piccolo monolocale fuori la higway di qualche miglia. Il posto era sporco e riempito da vestiti, scarpe, attrezzi, cartoni della pizza, lattine. Un letto basso e un bagno.
‘Starai qui, con me. Yanna ha convinto Pott ad una trattativa, ci incontreremo qui e definiremo la cosa..’
‘E’ stata lei o la sua pistola a convincere Yanna?’ chiesi.
Lee sorrise. Quindi si fece seria di colpo. ‘Non voglio spendere troppi soldi per te…e soprattutto se provi a fregarmi dopo di ammazzo con le mie mani….’
‘…non accadrà signora..lo giuro..sarò il sue servo severo…ma la scongiuro mi liberi…non voglio più essere prigioniero di quelle pazze….’
‘…vediamo,culobianco…’
‘…intanto vuole che le pulisca l’appartamento, signora?’
ci impiegai tutta la giornata tanto era il casino,ma alla fine il risalutato era buono. ‘Bene, baby..vedo che ci sai fare nei lavori di casa…continua così..io sono tanto imprecisa…’ e mi dette un piccolo bacio sulla fronte. Aveva comprato delle provviste(molto birra, vino, ecc.) e fece lei la cena, un pasticcio di carne bruciato e insapore ma che mangiai fingendo che fosse una delizia. Dopo cena, già un poco brilla si addormentò presto alla tv.
Pott e Yanna si fecero vive due giorni dopo.
Fissammo un appuntamento in un dinner in città. Lee non voleva sorprese e anche Yanna dopo la pistola non voleva scherzi. Sedemmo ad un tavolo e Pott mi fissò arrogante e incazzata. Scommettevo che non le fregasse nulla di me,ma era l’idea di perdere che la rendeva furiosa. ‘Questo stronzo bianco ci appartiene Lee…non puoi averlo…lo riprendiamo noi…’
‘…perché non ci accordiamo cara?’
‘..come?’
‘…parla tu culobianco..’
‘…ecco Signore….a voi serve uno che vi tenga d’occhio i container e vi prepari il materiale per quando girate i film hard…giusto?…ecco…io potrei continuare a farlo…ma non più come vostro prigioniero,ma come un semplice stipendiato…ci accordiamo per pochi soldi…tanto per riscattarmi…e intanto Lee qui vi darà qualcosa e pure io…’ dissi spingendo avanti dei soldi che avevo ricevuto nelle settimane prima di Gim.
‘..e perché dovremo pagarti?’ sbottò Yanna.
‘..perché non potete trattenermi…se la polizia vi scopre passate guai seri…Lee può darvi dei soldi, io pure, prendeteli…accordiamoci…signore…vi prego…io voglio la mia libertà…me la dovete…&egrave mia…’
alla fine Pott prese i miei soldi e quelli ci Lee.
Non eravinomolti ma bastavano. La mia vita non valeva poi molto.
Io e Lee festeggiammo andando a cena in un ristornate e poi ubriacandoci ballando e cantando per la strada. Ero felice e anche a lei piaceva la situazione. Tornammo a casa e ci mettemmo a letto. Lee mi schiacciò contro la parete e mi tenne stretto a sé. Mentre prendeva sonno pensai che forse stavolta ce l’avevo fatta.
Arrivarono i giorni a casa di Lee. Libero, potevo uscire per strada, comprare delle cose, fare la spesa. Libero. Erano anni che non ero libero. La sensazione &egrave eccezionale. Non pensai mai di scappare. Dove sarei andato? E poi non volevo tradire Lee e con lei stavo bene. Certo ero libero, ma dovevo fare quello che voleva lei. Mi ordinava cosa fare, io obbedivo, tutto filava liscio, come avevo promesso. Lee mi obbligava a pulire tenere in ordine e leccarle la fica ogni tanto. Ma era una pacchia rispetto alle angherie di Pott. Nei primi giorni fu Lee ad occuparsi del container, ma poi pensammo che dovevo andarci ogni tanto e tenere in ordine. Così la mattina accompagnavo Lee al jankyard e mi occupavo degli studios. Al campo Lee faceva il suo lavoro, io l’aspettavo in ufficio. Preparavo degli spuntini e quando lei rientrava accaldata, sudata mezza la facevo sedere, la rilassavo con un massaggio al collo o ai suoi piedi, sempre sudati e puzzolenti, le davo una birra la facevo sentire padrona della situazione. A lei piaceva comandarmi e gli piaceva la mia lingua rapida sulla sua fica.
Un pomeriggio mi disse di seguirla. Andammo dietro i ferri e i pneumatici, girammo in un cunicolo di tubi e finimmo in uno spiazzo. ‘Silenziooo..sccccc…guarda…’ mi disse.
Seduti per terra fra il polverone e i pezzi di metallo i due inservienti di Lee si facevano un sessantanove spompinandosi a vicenda. Una scena schifosa. Abbassai lo sguardo e dissi che preferivo rientrare, mi facevano schifo quei due. Lee rise e batte un colpo con una chiave inglese per terra. Quei due scattarono in piedi, imbarazzati si rimisero gli stracci e si guardardavno in giro impauriti. Lee rise forte: TORNATE A LAVORARE STUPIDI BIFOLCHI!!!
urlò loro e quelli scapparono in direzioni diverse.
***
Il vero banco di prova fu il nuovo film. Ci sarebbero state Pott e Yanna e potevano giocarmi brutti scherzi. Chiesi a Lee di venire con me. Lei accettò. Le cose andarono bene anche perché il film stavolta era particolare. C’erano solo 3 attori. Due uomini e una trans. Che l’atmosfera fosse diversa dal solito lo dimostrava il fatto che Pott non usava la frusta e parlava piano. Aveva atteggiamento molto accondiscendente con uno degli uomini. Un ragazzo bianco, biondo ben vestito che teneva sempre gli occhiali da sole e sedeva in disparte a trangugiare limonate fredde e una punta di vodka che gli preparavo in continuazione. L’altro uomo era un attore professionista, Gimm gli ronzava dietro impazzito, quel frocio. La trans era particolare. Non bella, una cavallona mulatta forse brasiliana, aveva l’aria svampita e stava seduta al tavolo a sfogliare riviste con aria assente e lontana. Il primo giorno fecero solo la trans e il professionista, l’altro uomo rimase a bere limonata corretta. Quando la trans fu chiamata in scena si mise un camice bianco, sotto le tette a pera, non poi molto grosse ma in mezzo a quel corpo longilineo, erano sexy. Portava solo le mutandine,ma appena fu nella stanza con l’attore se le tolse e……………………………MAMMA MIA!!! SIGNORI!!! ne avevo visti di cazzi grossi ma quello era un siluro anche da moscio. Una slarga enorme, lunghissima, un braccio quasi penzolava su quelle lunghe gambe mulatte. Lei sembrava distante, si muoveva lenta come imbambolata, il regista la fermò più volte, lei forse neppure capiva quello che lui le diceva all’orecchio. Quando fu pronta il professionista prese a leccarle il cazzo, ma cavolo faceva? Era impossibile, quel siluro nero non sarebbe entrato in nessuna bocca tutto e infatti quello ci lavorava piano, succhiando in punta e leccando, leccando poi l’asta infinita fino raggiungere le palle, piccole rispetto al cazzo, che baciò e raccolse con la bocca, cucciandole prima di ritornare al cazzo. Lei aria svampita stava sul letto, giocando coi capelli,distratta mentre quello le leccava il cazzo. La scena andò avanti ma era fiacca, senza mordente. Pott si lamentò. Chiami Lee e le mostrai il cazzo della trans sul set. ‘Cazzo, ma quell’affare &egrave un serpente, ma come fa….’ era stupita. La bacia di fronte a Yanna che se ne andò incazzata. ‘…hai visto Lee? E quell’attore non ce la faceva a prenderlo in bocca, doveva fare altro..’ ‘Ci credo con quell’affare enorme….’
yanna tornò e mi ordinò: ‘Vai a ciucci are il cazzo alla tipa, prima che si stanchi…le pasticche le fanno effetto ma non sempre,quel cazzo &egrave enorme come fa tirarsi su?’ e lo diceva lei che aveva una mazza fra le gambe non indifferente. ‘Ehi, amore…il mio ragazzo non va a ciucciare i cazzi di nessuno…non &egrave il vostro servo….’ disse con tono deciso come sapeva fare lei. Yanna la sovrastava di due spanne ma Lee era tosta. Incrociò le braccia facendomi da parte e Yanna la fissò. ‘…ok ok…maledizione…’ e se ne andò. ‘Sei stata magnifica…grazie..’ e la baciai forte sulla bocca. Lei mi strinse a sé. ‘Ho fatto bene a venire….tu non sei la puttana di nessuno se non la mia…..’ ‘Giusto,Signora Lee, ha ragione! Io sono solo suo, Signora…completamente suo…’
Le riprese furono un disastro. Il regista era fuori di testa, Pott incazzata nera, solo il trans, col lungo cazzo moscio se ne stava zitta a sfogliare riviste. Il professionista, Jo e il biondo che beveva e pagava tutto quanto erano nervosi. Pott avrebbe sbranato tutti, andò via incazzata bestemmiando sonoramente, seguita da Yanna. A sera io e Lee dormimmo nel container. Ci tenemmo stretti dopo che le avevo massaggiato i piedi e leccato dolcemente la figa nera. ‘Tu sei solo mio, intesi? Se qualcuno ti tocca ci penso io..’ mi disse tenendomi a sé, contro quella pelle nera spessa, profumata di figa. ‘Sì, Signora Lee…io sono il suo ragazzo..’
Dormimmo. L’indomani ci riprovarono. Il cazzo della trans, Beax si chiamava era moscio e Jo dovette faticare sette camicie per ottenere un’erezione decente. Pott era invasata, sbraitava, inveiva, il regista era nel panico. Le scene buone erano poche. Nella tarda mattinata dopo due pasticche di viagra, Beax si scopò Jo sul letto e gli sfondò il culo con quel bestione lungo non ancora tutto duro. Pott diceva che era una merda lo stesso, ma il biondo diceva che andava bene. Dopo pranzo riprendemmo il lavoro. Yanna mi fece una parte davanti a tutti perché le luci erano basse e mi mollò uno scapaccione, Lee intervenne subito e le disse di non riprovarci.
Dopo che Beax si fu riposata e ebbe preso altro viagra provammo la scena con il biondo. Lei sembrava dormisse, fissava il vuoto, partecipazione meno che zero. Il tizio aveva una boccuccia di rosa e sebbene preparato a succhiare cazzi non era in grado di contenere quel serpente mulatto della trans. Fu patetico e fiacco. Ad un tratto Beax gli afferrò i lunghi capelli biondi e tirò a sé il tipo spingendo in gola il suo martello. Si sentì un rumore forte e poi il biondo si tirò indietro, iniziò a tossire e vomitò.
Pott era disgustata. Yanna gridò. Il regista sbiancò.
Fermarono tutto.
La pausa fu lunga ma Beax si lamentava che gli faceva male il cazzo, le girava la testa e non voleva perdere l’erezione, che si sbrigassero. Disse tutto a bassa voce sfavata, stanca senza guardare nessuno in particolare. Dopo che ebbe fatto la doccia e bevuto della vitamina C e un aspirina, il biondo ci riprovò a succhiare quel cazzo enorme, ma era impossibile per lui. Pott era fuori di sé. Ripeteva E’ UNA MERDA..E’ TUTTA UNA MERDA…INUTILE…
beax era stravolta voleva andarsene. Il regista provò una scena di inculata, ma il biondo non stava fermo e Beax non poteva impalarlo. Ci riuscì appena due volte. Ma il dolore era troppo per il biondo, non poteva accogliere quella biscia.
La trans se ne andò sfinita. Non salutò,non disse, nulla.
Lee mi portò via con sé. Andammo al cinema e mangiare hot-dog. In paese Lee era conosciuta da tutti, finimmo a cantare in un pub ubriachi di birra calda.
A casa scopai Lee con forza e lei mi ficcò un dito nel culo mentre le venivo sulle tette giganti poi mi misi a morderle i capezzoli a baciarli e succhiarli a leccarli, morderli di nuovo, succhiare, agitare, leccare, baciare. Lei venne senza che la toccassi e poi dormimmo abbracciati.
**
Vivere con Lee fu una svolta decisiva per me. Finalmente ero libero. Ok, cio&egrave: ero legato a lei ovviamente, non potevo andarmene, era chiaro, ma chi voleva farlo? Al jankyard ero a casa! I due white trash non mi davano fastidio. Stavano per conto loro a poltrire e fumare e masturbarsi a vicenda come due cagnolini, io non avevo rapporti con loro, ogni tanto gli allungavo due latte di vino scadente e loro contenti se ne andavano per i fatti loro.
Lee lavorava al suo business ed io facevo il maritino premuroso. Facevo da mangiare, pulivo casa e tenevo in ordine i conti(pochi: ma chi se ne fregava? Ci bastava il poco per uscire ogni tanto, cinema, pizza, sbronza. Lei era contenta di me, mi trattava bene, qualche volta un paio di ceffoni se facevo cadere qualcosa o mi dimenticavo una sua richiesta, ma a parte qualche botta e due strizzate di culo, Lee mi considerava il suo ragazzo.
Scopavamo spesso. A lei piaceva farsela leccare a lungo, amava farsi toccare le tette e mordere piano i capezzoli, poi mi prendeva lei mi spingeva su di lei e io la penetravo col mio cazzo, scopavamo a lungo, lei mi ficcava un dito nel culo e mi dava il ritmo, godeva molto e pure io sborravo dentro di lei o sul suo corpo nero. Qualche volta mi faceva leccare la mia stessa sborra, talvolta ci addormentavamo abbracciati poco dopo. Lee era una donna massiccia, calda, nera, sexy, mi stringeva a sé e mi leccava un orecchio. Io le sussurravo parole dolci per cullare il suo sonno.
Con Pott e Yanna le cose andavano meglio. Non mi trattavano come una merda di loro proprietà. Lee sapeva farsi valere. I film da girare divennero meno. Si diceva che Miss Pott fosse malata. Yanna venne una volta a mangiare da noi per firmare la pace. Le preparai la pasta e servivi mia moglie e la trans al tavolo. ‘Vedo che le buone abitudini non le ha perdute!’ fece Yanna rifilandomi un ceffone ridendo del mio servizio di cameriere. ‘Lascia stare il mio uomo! Tieni le tue mani a posto…questo culobianco &egrave mio…’ disse Lee ridendo ma dura.
‘Ma lo sai quante volte mi ha succhiato l’uccello questa troia bianca?’
‘….ero costretto…’ feci.
‘..sì, ma ti piaceva..troia bianca…ti piaceva il mio cazzo nero e le mie palle…!’
divenni rosso. Lee rise.
Yanna mi fissava. Mi stava umiliando di fronte a mia moglie, ma aveva ragione, le sue palle giganti erano una fissa per me.
‘…&egrave vero…mi scusi Lee…&egrave vero…-dissi alla fine, rosso di vergogna- …le palle della signora Yanna sono incredibili…le ha mai viste, Signora?’
‘…no…e…dici?…figlio di troia….poi facciamo i conti…stronzetto…ti metto a letto col culo rosso stasera…’ fece mia moglie. Yanna rise forte. Si alzò e aprì la patta dei pantaloni di pelle, senza mutandine sbatte fuori il suo cazzo nero e le sue palle enormi.
‘…o miodio….incredibile….no…da non credere….’ fece lei.
‘…vieni qua stronzetto….baciami la sacca delle palle…come facevi nelle notti nel container….’ mi tirò a sé. Aiuto!!! feci a Lee. Ma lei rideva. VAI MERDA:::VAI FIGLIO DI TRIA::: era ubriaca e divertita. Toccò le palle gigantesche di Yenna e spinse la mia faccia contro di esse. ‘…leccale…lecca….come fai con la mia passerina…lo sai, cara, che questo bianco &egrave un bravo laccatore? Usa la sua lingua da Dio…??’ ‘..certo che lo so, tesoro! Sai quante volte ha leccato le mie palle, questo succhiacazzi? La conosco bene…la sua bocca da troietta bianca..’
yanna mi afferrò la testa e mi spinse con rabbia contro le sue palle gigantesche, ci affondai il naso, tossii e Yanna rise di gusto. Lee mi prese la nuca e mi spinse a baciare le grosse palle. Così feci, tirai fuori la lingua e iniziai a leccare. Detti lunghe leccate, salate, gustose, le palle di Yanna erano potenti e inebrianti, leccai e baciai, Lee mi incitava a leccare, si divertiva:
‘Bravo…succhia…lecca…bastardo…così…bravo..non ti fermare..’
poi venne la volta del cazzo. Il cazzo ricurvo di Yenna, una serpe nera che avevo assaggiato più volte. Lee mi ordinava di succhiarlo e ingoiarlo, mi teneva la gola e il naso per far aprire di più la bocca, Yanna ci sputava dentro e mi spingeva il suo cazzo dentro. Anche Lee volle sputarmi in bocca, mi fece voltare verso di lei, aprire bene la bocca e ci lasciò cadere dentro densi fiotti di saliva e Yanna mi faceva assaggiare la sua verga nera.
‘Perché non prendi qualcosa e gliela ficchi in culo a questo bastardo?’ disse Yanna e Lee eccitata andò in cucina, fece un gran baccano, eccitatissima, mentre Yanna mi aveva rimesso la sua cappella rossa in bocca: ‘Succhia, TROIA!!’
lee tornò con una zucchina. Ci mise sopra un condom e me la ficcò nel culo. L’ortaggio era piccolo tutto sommato,ma il colpo fu duro, cacciai un urlo, ma Lee mi prese la testa, mi dette due schiaffi, e mi mise la bocca sul cazzo dell’amica. Ripresi a succhiare con quella zucchina ficcata nel culo che Lee si divertiva a spingere dentro e togliere. Rinfilare e togliere, divertita, gridando ridendo, mentre Yanna mi scopava la bocca con quel cazzo nero.
Mi venne di rabbia sul petto, mentre ancora Lee mi ficcava quell’affare su per il culo.
Yanna se ne andò a sera, firmando la pace con Lee.
*
Lee si era divertita a scoparmi con l’ortaggio e ci prese gusto. Il mattino dopo mi infilò un plug nel culo mentre mi costringeva a leccarle le tette.
due giorni dopo andai in un sexyshop e comprai dei falli di 3 dimensioni diverse. Nel mio culo ce ne erano passati di più grossi nel padiglione T. e fuori, ma non volevo esagerare. Li regalai a Lee e le insegnai ad usarli su di me.
Era una brava allieva in due lezioni aveva appreso tutto.
Cintura, laccetto, gel.
Mi prendeva sempre all’improvviso, spinta da una fame di scoparmi. Mi faceva denudare anche nel jankyard, al sole, con i due white trash che ci spiavano da qualche parte, lo sapevo, Lee mi obbligava a mettermi a pecora e sorbirmi la sua verga nel culo, mi ficcava il cazzo nel buco e mi trapanava, mi scopava a sangue e poi esausta mi trascinava nel box, si stendeva sul letto, le toglievo lo strap-on e le leccavo la fica.
Lei godeva.
Scopavamo anche come donna-uomo, io la prendevo da dietro nella figa nera larga, da puttanona, la pompavo un bel po’ e la facevo venire quindi sborravo io sulle sue tette.
*
la mia liberazione era completa, finalmente.
Lee era una compagna severa e ninfomane, le piaceva scoparmi il culo, ma andava bene così. Ero salvo. Dopo anni di prigionie varie, nel padiglione T., nel bordello del deserto, nello chalet-prigione in alta montagna fra la neve e il freddo, al container di miss Pott e Yanna, fino al jankyard di Lee.
Legato a lei, ma libero finalmente.

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