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Quando una mamma provoca

By 30 Luglio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

La mia famiglia è piuttosto piccola, ci siamo solo io, mia madre e mio padre. Siamo sempre stati una famiglia piuttosto aperta, non ci siamo mai vergognati di mostraci nudi o di andare in bagno lasciando la porta aperta, non c’era vergogna in quello che potevamo vedere e forse per questo che sono venuto su meno depravato della maggior parte dei ragazzi: alle medie i ragazzini impazzivano anche per la porzione di schiena scoperta dalla maglietta delle ragazze che sedevano loro di fronte, io invece provavo gusto in cose ben più adulte, come notare le piccole lolite che infilavano i primi perizomi e, ancora innocentemente, quando raccoglievano le cose da terra, si piegavano a novanta mettendo in mostra le belle chiappette. Questa maggiore maturità comunque non mi aiutò nella vita sentimentale e gli anni passavano senza che io concludessi davvero qualcosa.
Quando ero già più grande, capitò che un giorno non andai a scuola perché non mi andava e, visto che sono sempre stato un ottimo studente, i miei non si fecero troppi problemi. Quella mattina, non ricordo nemmeno come, capitò che io e mia madre cominciammo a parlare delle mie esperienze amorose, non in senso sessuale però, solo se ero già stato con una ragazza, se mi ero scambiato il primo bacio o roba simile.
Io effettivamente ero stato con un paio di ragazzine, ma per poco tempo e, a dirla tutta, mai con qualcuna che mi interessava davvero intensamente. Quando le dissi che la mia vita sentimentale non era proprio rosea, lei mi sorrise maliziosa e disse: ‘Non dovresti avere problemi, di sicuro prima o poi noteranno il dono che hai in mezzo alle gambe’
Io, imbarazzato, dissi: ‘Ma che dici?’
‘Solo la verità, ce l’hai più lungo di tuo padre!’ concluse lei facendo spallucce, come se fosse naturale. Ma io ne rimasi parecchio colpito. Per quanto ne sapessi poco, sapevo che i fratelli di mio padre, quattro oltre lui, erano tutti contraddistinti da un soprannome e, mi aveva rivelato mio padre molto imbarazzato, lo chiamavano, come disse lui, ‘Pipì grossa’, probabilmente una censura per non dirmi una parolaccia. Io, poi, non mi ero mai misurato il mio ‘fratellino’, non ne avevo mai sentito il bisogno ma quella sera, andati a dormire i miei, lo feci andare in tiro e lo misurai: 24 centimetri di lunghezza per qualcosa come 8 di larghezza e, da quanto scoprii navigando su internet (allora ero abbastanza poco informato!) erano misure più che ragguardevoli.
Da quel giorno in poi, mia madre, soprattutto quando eravamo da soli, senza papà, lodava le mie grazie in diversi modi, ammiccando maliziosamente ogni volta prima di cadere in un silenzio non poco imbarazzato e parlando d’altro. A quel punto però, anch’io cominciai a guardare mia madre sotto un’altra ottica: se in me lei vedeva un ragazzo normale, alto più di un metro e ottanta, robusto al punto giusto, bruno e con un fallo di quasi 25 cm, io in lei vedevo ora non più mia madre, ma una donna di 41 anni non carinissima in volto, ma con una quinta di reggiseno appena cascante, dalla bellissima forma di una pera, con capezzoli invitanti come ciliegie contornati da una bruna aureola di media larghezza, il figone leggermente coperto da peluria scura e dalle labbra tornite, e un culo da far uscire di testa chiunque.
In un primo momento, mi accontentavo di vederla nuda, ma poi il desiderio di possederla si fece sempre più largo nella mia mente e più volte mi sono dovuto frenare dal coglierla di sorpresa alle spalle e infilarle il mio membro duro nella sua figa sempre più bollente’ lo era sempre di più perché mio padre, dopo alcuni anni di sovrappeso, era dimagrito in fretta per via di un attacco di cuore ma era tornato più arzillo che mai e i due scopavano un giorno si e uno no e, spesso, li sentivo scopare selvaggiamente e contenere a stento i mugolii.
La foia che cresceva sempre di più, mia madre che provocava e il ‘ciac-ciac’ che sentivo a giorni alterni fecero maturare in me un piano perverso in cui mi sarei giocato il tutto per tutto pur di raggiungere il mio obiettivo.
La mattina, di solito, mio padre scendeva molto presto e, quando andava via, io mi mettevo nel lettone al suo posto perché, al contrario di molte famiglie, ero io a dover fare da sveglia a mia madre e non viceversa. Passai alcune mattine a ‘giocare’ con mia madre appena sveglia, partendo dalla semplice strizzatina alle tette e alla pacca sul sedere fino a scoprirle il petto prima per appoggiarmici semplicemente e poi prendendo a baciarle e a succhiarle sempre più esplicitamente i capezzoli. Mia madre, che in un primo momento prese tutto come uno scherzo, cominciò a prenderci seriamente gusto e più di una volta, con la scusa di spostare la mano, tastava il mio fallo sempre più duro. Dopo circa un paio di settimane in cui questo giochetto continuò, decisi che era il momento di provare a concludere.
Così, un giovedì mattina di inizio settembre mi feci trovare ‘addormentato’ sulle sue belle tette poco prima che lei si ridestasse. Vedendomi, mi accarezzò la testa e disse: ‘Sono comode?’
‘Il cuscino più comodo che esista, ma”
‘Ma cosa?’ disse lei, divertita.
‘Sarebbero meglio se scoperte!’ e, così dicendo, abbassai le spalline della leggera vestaglia bianca che indossava e scoprì il grosso seno nudo, i capezzoli già duri e ritti. Mi stesi nuovamente al suo fianco e appoggia la testa sulle sue tette, ma feci la faccia di qualcuno che non è ancora soddisfatto e lei, vedendomi, chiese: ‘Che c’è che non va”
‘Non so’ mi sento ancora scomodo’ forse” e senza dire altro, mi posi sopra di lei e mi distesi sul suo dolce e morbido corpo, la testa poggiata sulle sue amate tettone, rannicchiato il modo che il pacco le facesse pressione sulla figona.
‘Ora si che sto comodo! E le tue tette sono comodissime così!’ e così cominciai a baciarle il seno lentamente fino ad arrivare a succhiarle i capezzoli, sempre più duri, un po’ come il mio cazzo, direi, e lentamente cominciai a fare pressione con il bacino, stimolando la sua figa anche da sopra la vestaglia e le mutande.
In breve il suo respiro accelerò vistosamente, i capezzoli si fecero duri come il marmo e percepii un piccolo rigonfiamento fare pressione attraverso le mutande sul mio cazzo ormai duro come non mai. Accelerai il mio lavoro di lingua sui capezzoli finchè a mia madre non sfuggi un gemito di inconfondibile eccitazione e non sentii inumidirsi le mutande insieme ai pantaloncini che portavo. Solo a quel punto sollevai la testa e vidi il suo viso paonazzo, gli occhi chiusi e il labbro inferiore per poco morso fino a sanguinare; lei riaprì gli occhi e mi fece un sorriso imbarazzato. Vedendo il suo viso paonazzo, lo sguardo libidinoso, le due grosse tette ancor umide delle mie avide leccate, non riuscii più a trattenermi e dissi: ‘Sei bellissima, mamma’
‘Ma che dici, non sono per niente bella!’
‘Invece si, se non fossi mia madre io” le dissi, avvicinando il viso al suo. Lei alzò il bacino strusciandosi di più sul mio membro duro come la roccia e, con un sussurro così sensuale che sarei potuto venire in quel preciso istante, disse: ‘perché, cosa faresti?’
Non potei più resistere e a quel punto la baciai quasi con violenza, infilandole la lingua in bocca rompendo le sue deboli resistenze. Lei si irrigidì per un paio di secondi, mugolando la sua disapprovazione, ma poi si abbandonò completamente al desiderio e la sua lingua cominciò ad intrecciarsi voluttuosamente con la mia, in una serie i movimenti sempre più veloci e appassionati.
Con un’agilità che non pensavo potesse appartenermi e sempre continuando quella limonata sempre più eccitante, le abbassai le mutande, mi strappai letteralmente i pantaloncini che portavo e, con un solo guizzo dei fianchi, la penetrai riempiendola completamente con il mio cazzo.
‘Oh mio dio!’ urlò mia madre, interrompendo il lungo bacio ed inarcando la schiena mentre cominciavo a pomparla con foga indescrivibile.
‘No! Fermati! Fermati” disse mia madre, sempre con meno convinzione mentre io la scopavo selvaggiamente, stantuffandola come il pistone di un motore fuori giri. Alla fine cedette e cominciò a mugolare sempre più forte per il piacere.
‘Si! Si! Più forte! Sbattimi più forte che puoi!’ urlò, abbandonati ormai tutti i freni inibitori ed io la accontentai immediatamente. Rallentai il ritmo, ma stavolta ogni colpo era portato con poderose spinte dei fianchi e il mio cazzo raggiungeva ormai la massima profondità consentitagli.
‘ODDIO! ODDIO! è ENORME!’ gridò, artigliandomi la schiena e accompagnando i miei movimenti con i suoi fianchi. Riprendemmo a limonare selvaggiamente, le nostre lingue impegnate in una serie infinita di movimenti forsennati mentre continuavo a stantuffarla con quanta forza avevo in corpo. Mi staccai da lei, mi misi in ginocchio, sollevandole il bacino e continuando a scoparla con foga; le sue gambe si annodarono attorno a me mentre io le palpavo con foga le tettone che tanto amavo.
Lei cominciò a mugolare senza più controllo, ansimava in preda all’orgasmo imminente, il viso paonazzo, la bocca spalancata e gli occhi socchiusi, le tette che sobbalzavano a ritmo con i miei affondi mentre, anch’io ormai al limite, le afferrai poderosamente i fianchi e aumentai ancora il ritmo.
Solo allora riuscii a vederle la figa, ricoperta da una rada peluria, appena depilata, lucida per la gran quantità di umori prodotti, penetrata dal mio cazzo, grosso come mai l’avevo visto, e solo allora riuscii a godermi quella sinfonia di suoni composta dalla carne che colpisce altra carne, dalle urla di mia madre e dai miei rari mugolii.
‘Non ce la faccio più, mamma! Sto per venire!’ grugnii.
‘Si! Riempimi! Fa di me la tua puttana! Riempimi con tutta la tua sborra che sto per venire anch’io!’ urlò, fissandomi con occhi carichi di libidine. Io aumentai il ritmo, lei cominciò a gridare sempre più rumorosamente, la sua figa che diventava calda come la lava eppure sempre più umida e, alla fine, con un ultimo colpo di reni, ruggii per il godimento e scaricai un fiume di sborra dritto nel suo utero. Al primo schizzo, anche lei gridò, alzò la testa e i muscoli vaginali serrarono il mio cazzo con gran forza, quasi volessero spremermi tutta la sborra che avevo a disposizione, mentre due schizzi di liquido vaginale mi bagnavano il basso ventre e creavano una grossa chiazza sulle lenzuola.
Mi accasciai su di lei, soddisfatto come non mai e, a quanto pareva, lo era molto anche lei. Mi afferrò i capelli e ci baciammo nuovamente, poi io mi distesi sul lato ed estrassi il cazzo, ormai moscio, dal luogo in cui era ritornato dopo molti anni.
‘Era molto tempo che desideravo quesyo’ disse in un sussurro mia madre.
‘Anch’io mamma’ e finalmente ci sono riuscito’
Le mi baciò dolcemente e disse: ‘Spero che tu non ti voglia fermare”
‘Come puoi vedere ‘ e le indicai il mio cazzo di nuovo in tiro ‘ Sono già pronto per un altro round!’
Mia madre sorrise maliziosa, si alzo e si mise in ginocchi tra le mie gambe, il viso vicino al mio membro: ‘Bene, cominciamo subito, ma stavolta facciamo le cose per bene’ e le sue labbra si avvolsero intorno al mio cazzo, strappandomi un sospiro di piacere’

Cominciò con dei piccoli baci, portati proprio sul solco della cappella paonazza, poi abbassò la testa e cominciò a leccarmi le palle con gusto, inghiottendo pazialmente lo scroto e lavorando sapentemente con la lingua.
Poi risalì lentamente, cominciando a leccare l’asta del mio cazzo, baciando le grosse vene che incontrava lungo il cammino, leccava il mio cazzo come se fosse un gustoso gelato mentre si avvicinava sempre più verso l’apice e poi, quando finalmente raggiunse di nuovo la cappella, cominciò a leccare i bordi della cappella, alzando gli occhi e puntandoli dritti nei miei, con uno sguardo da troia che non le avevo mai visto in faccia e, che non so come, fece diventare il mio cazzo persino più grosso, quasi mi faceva male se non fosse stato per mia madre che leniva il dolore con il piacere che mi faceva provare.
Lei diede un’ultima, teatrale leccata alla cappella, mi guardò e disse: “Che gran bel pezzo di carne che ha mio figlio in mezzo alle gambe! Tuo padre se lo può scordare un arnese del genere!”
“è soprattutto merito tuo se è così, mammina… tuo e delle tue bellissime tette!”
Mia madre si mise in ginocchio, compiaciuta, si strinse le tette tra le mani, schiacciandole l’una sull’altra, e sorniona, disse: “Ti piacciono, vero?”
“Non sai nemmeno quante seghe mi sono tirato sulle tue tette!”
Lei si mise quattro zampe e gattonò verso di me, finchè la sua faccia non fu a mezzo centimetro dalla mia e le su tette non si posavano leggere sul mio petto: “Non lo so? credi che non ti abbia visto, fuori da quella porta, spiarmi mentre lo facevo con tuo padre, sentirti sospirare quando lo facevo a smorzacandela e vedevi queste tette ballonzolare su e giù? credi che non ti abbia sentito la notte mormorare il mio nome mentre ti tiravi una sega? sai che, quando ti sentivo, anch’io mi masturbavo e non riuscivo d venire senza sentire i tuoi mugolii di piacere durante la sborrata?”
Lei sorrise come la peggiore delle troie e si passo la lingua sulle labbra con lentezza; io le sorrisi di rimando e le sussurrai: “Sei una troia, mammina…”
“Vedere il tuo meraviglioso cazzo mi ha fatto diventare così! Tuo padre è rimasto parecchio sorpreso dal mio attacco di troiaggine dell’ultimo periodo, ma ora la mia troiaggine sarà solo per te, a tuo completa disposizione”
Le afferai la nuca e la baciai con passione, percependo nella sua bocca, sulla sua lingua assatanata l’acre sapore del mio cazzo, rimanendone al contempo leggermente disgustato eppure sorprendentemente eccitato: il solo pensiero che quello era il sapore del mio cazzo e che era stato leccato da mia madre mi faceva impazzire, non riuscivo a credere che quello non fosse solo un sogno.
Le nostre bocche si staccarono ed io non mi accorsi nemmeno che le mie mani palpavano con ardore le tette di mia madre. lei sorrise e si fece ancora più avandi, arcuando la schiena ed offrendomi tutto quel ben di dio.
“Avanti, sono tutte tue…” sibilò mia madre ed io non mi feci di certo pregare: cominciai a leccarle avidamente, succhiare i grossi capezzoli ben ritti, palparle con ardore scaricando tutto l’ardore che avevo accumulato per tutto uel tempo passato desiderandole più di ogni altra cosa… beh, quasi di ogni altra cosa che però, poco prima, avevo già ottenuto.
all’improvviso mia madre si allontanò da me e nuovamente di diresse al mio cazzo e, stavolta senza fronzoli, ingoiò il cazzo con la bocca spalancata quasi fino alla radice e cominciò il pompino più bello della mia vita: a ritmo invidiabile, le sua bocca scorreva su e giù sul mio cazzo mentre, completamente nascosta alla vista, la lingua vorticava con precisione che ritenevo, e ritengo tutt’oggi, impossibile attorno alla cappella, lambendone ogni centimetro e provocandomi ondate di piacere continuo. le afferrai la nuca e accompagnai i suoi movimenti mentre ormai, perso ogni controllo, cominciavo a muggire come un toro.
Ad un certo punto mia madre si fermò, si alzò leggermente e disse: “ora un piccolo premio…”
Afferrò le due tette e vi mise in mezzo il mio bastone, poi le strinse e quelle, aiutate dall’abbondante saliva e dal liquido seminale che ricorpriva il mio cazzo, cominciarono a scorrere su e giù mentre la sua bocca continuava a lambire la cappella, dandole rapidi baci e succhiate.
Con quella spagnola, mia madre mi fece raggiungere il paradiso, eppure in quell’estasi mi venne in mente che anche mia madre meritava un premio per tutto quello, così, mio malgrado, rinunciai alla vista della sua espressione da troia e delle sue magnifiche tette e, facendo un po’ di forza, le misi le mani sui fianchi e la spinsi in modo da farle capire che voleva girarla.
Mi guardò un attimo, curiosa, ed io, con quel poco di ragione che mi rimaneva, dissi: “Fammi contraccambiare”
lei sorrise e mi scavalcò, mettendomi dritto in faccia il suo figone bagnato fradicio. le afferrai con forza le grosse e sode natiche e schiacciai la figa sulla mia faccia, prendendola a leccarla con foga e gustandomi il sapore di quel dolce nettare. alternando penetrazioni con la lingua e leccate o mordicchiate al piccolo clitoride, cosa che la faceva letteralmente urlare. Cercai di giocare anche con il buchetto posteriore, ma mugugnò il suo dissenso e, per il momento, decisi di lasciar perdere.
Continuammo così per alcuni minuti finchè dal suo figone bollente non schizzò una gran quantità di liquido seminale che io fui ben felice di bere completamente.
“SIIIIII!” urlò mia madre per il godimento, staccandosi per un attimo dal mio cazzo ma continuando a stringerlo fra le sue tette. ma anch’io ero al limite e quell’urlo di godimento ruppe le ultime resistenze.
Grugnii e mia madre, a quanto pare esperta nell’interpretare i miei versi, fece appena in tempo e riavvicinare la bocca prima che io sborrassi: i primi schizzi le finirono sulle tette, ma il resto della sborrata fu accolto nella sua calda bocca.
si girò, mi fece vedere la bocca colma di sperma poi la richiuse e, platealmente, ingurgitò il mio seme, riaprendo la bocca per testimoniarlo, poi raccolse la sborra che aveva sulle tette con le dita e le leccò avidamente.
Io scattai in piedi, la feci mettere carponi, mi accostai al suo orecchio e dissi: “Voglio prenderti a pecorina, voglio scoperti come la la cagna che sei!”
“Si, scopami! Montami come la peggiore delle puttane! Riempimi con quel tuo grosso e bellissimo cazzo!”
Non aspettavo altro e, con il cazzo ancora perfettamente in tiro nonostante fossi venuto già due volte, le penetrai la figa bollente e cominciai a cavalcarla selvaggiamente per un tempo che sembrava infinito. La mia resistenza era ormai pressochè decuplicata visto che ero già venuto due volte e mia madre non sembrava disdegnare tale vigore.
“Si! Scopami! Sfondami! Mi stai trapanando le viscere!!”
“Prendilo mamma! Prendilo tutto! è tutto tuo!”
“ed io sono tua, sempre e comunque tua! Scopami, sborrami dentro, fammi diventare la tua troia! Fammi sentire la tua sborra calda nella figa!” urlò in preda ad una serie sorprendente di orgasmi-
Le afferrai le tettone penzolanti e aumentai sempre di più il ritmo finchè, arrivato al limite, ruggii il mio godimento e le inondai l’utero con la seconda scarica di sborra della giornata.
Mi accasciai su di lei, sfinito ed anche ei cadde sul matersso, sconvolta dall’ennesimo orgasmo provato.
Girò appena la testa e ci baciammo, a lungo, intensamente, finchè il mio cazzo non si rimpiccioli all’interno della sua figa e alla fine ci stendemmo l’uno di fianco all’altro, sfiniti.
“Non è un sogno, vero mamma? Non finirà tutto qui?”
“è tutto vero, e non finirà qui, non finirà finchè non lo vorrai tu, amore mio…il tuo cazzo ora appartiene a me e il mio corpo a te. D’ora in avanti noi passeremo un mucchio di tempo insieme…” e, con un ultimo bacio, si accocolò accanto a me e riprese a massagiarmi il cazzo.
Questo era solo l’inizio…
La vita sessuale tra i miei riprese ritmi più regolari, con un leggero sollievo di mio padre, ma mia madre visse una seconda giovinezza anche, e soprattutto, grazie alle mie particolari attenzioni. Anche quando la scuola ricominciò, io mi assentavo almeno un giorno alla settimana per poter approfittare della mattinata senza la presenza di mio padre; approfittavamo anche della mezz’ora di penichella di mio padre dopo pranzo: nel caso andassimo di fretta, mia madre si limitava a farmi uno dei suoi magnifici pompini e a bere la sua bevanda preferita, che mai disdegnava (e disdegna) di bere, anzi, spesso la richiedeva espressamente, come se fosse l’unica cosa che la dissetasse. Se invece avevamo più di cinque minuti, io la raggiungevo in cucina, dove lei di solito finiva di lavare i piatti, le alzavo il vestito, le scostavo le mutande e la montavo da dietro, baciandola sul collo con una mano a palparle il suo sedere grosso e sodo oppure le sue bellissime tette e con l’altra a coprirle la mano, evitando che gridasse e svegliasse mio padre.
Altro piccolo cambiamento fu la lingerie che mia madre indossava: se in origine vestiva prevalentemente normalissima e castissima biancheria e si limitava a qualcosa di vagamente sexy solo quando lo faceva con mio padre, adesso mia madre non indossava altro che reggiseno di pizzo semitrasparenti , perizomi ridottissimi, al massimo tanga, e non perdeva occasione per farmelo notare, chinandosi a prendere delle cose così profondamente da mostrare la scollatura oppure sollevando come per errore il vestito mostrando le grosse chiappe bianche lasciate praticamente nude.
Ed in effetto, era proprio da quelle belle chiappe grosso e tonde che io ero mortalmente attratto perché, per quanto mia madre mi avesse ripromesso che ormai lei era tutta mia e solo mia, non mi aveva mai concesso di finire l’opera e penetrarle l’ano.
Mi confessò, dopo il terzo rifiuto anche solo di farselo toccare, che aveva davvero molta paura di farsi male poiché, a causa di un esame medico (tenuto da un medico notoriamente testa di cazzo), il sondino per un ecografia le aveva fatto delle escoriazioni e aveva perso sangue per diverso tempo prima che le ferite si rimarginassero.
Anche mio padre, per diverso tempo, ha insistito e di tanto in tanto continuava a farlo, ma mamma non glielo ha mai permesso perché, da quanto venni a sapere, mio padre aveva il brutto difetto di darci fin troppo dentro ed essere particolarmente rude. A lei molte volte non dispiaceva che il ritmo aumentasse , soprattutto quando era vicina all’orgasmo, ma quella stessa irruenza aumentava le sue paure riguardo al dolore.
Saputo questo, mi astenni dall’avanzare altre pretese di qualsiasi sorta perché, che ci crediate o no, mi piaceva dare piacere a mia madre e non mi sarei mai permesso di forzarla a fare qualsiasi cosa, già mi ero pentito numerose volte di quell’atto di follia che mi portò ad incominciare la nostra relazione, per quanto ogni volta mia madre mi avesse ripetuto che lei aveva voluto che io osassi la prima mossa.
Comunque, per diverso tempo andammo avanti con la solita, eccitante vita, con mia madre che non si negava mai a me e al mio desiderio costante di lei, finché un giorno mio padre dovette andare a Roma cinque giorni per lavoro ed io non potevo essere più felice: praticamente una settimana da solo con mia madre, senza dover aspettare che mio padre se ne andasse o si addormentasse o senza il bisogno di saltare la scuola. Per una settimana, mia madre sarebbe stata solo mia, completamente alla mia mercè e lo sguardo di fuoco che lei mi fece a pranzo, quando lo venimmo a sapere, fu segnale che non vedeva l’ora che arrivasse il lunedì successivo.
Mio padre uscì di casa verso le cinque del mattino e mia madre si alzò per salutarlo, avvolta in una pesante vestaglia, poi venne in camera quatta quatta, credendo di trovarmi addormentato. Non sapeva che ero andato a dormire prestissimo e che non l’avevo fatto con lei la sera prima aspettando proprio quel momento.
Mi alzai dal letto perfettamente sveglio e completamente nudo, il cazzo già in tiro: “Sono sveglio”
Lei, senza dire altro, si slacciò la vestaglia e la fece cadere: indossava un ridottissimo reggiseno in pizzo nero, un perizoma coordinato e calze auto reggenti a rete. Se non fosse che ero già eccitato da morire, quella mise me lo avrebbe fatto venire duro in meno di un secondo.
Ci avvinghiammo l’uno all’altra scambiandoci baci appassionati, le nostre lingue che vorticavano e si avvolgevano tra loro, le nostre mani che accarezzavano e palpavano ogni centimetro di pelle del rispettivo amante.
La condussi lentamente nella camera da letto, che si trovava proprio di fronte camera mia, e la feci stendere dolcemente sul letto senza smettere di limonarla. Mentre con una mano ancora le sostenevo e le accarezzavo il collo e il viso, l’altra scese in mezzo alle sue gambe ad accarezzarle la figa da sopra il tessuto leggero del perizoma, già fradicio di umori.
Lei, quasi rispondendo automaticamente a quel tocco, cerco di raggiungere con la mano il mio pene, ma la bloccai e, sollevandomi dalle sottili e dolci labbra appena dischiuse, le sussurrai: ‘No, questa settimana è tutta per te”
Ripresi a baciarla dopo essermi gustato il suo sorriso eccitato, poco dopo mi discostai e le mordicchiai appena l’orecchio, scostandole il caschetto di capelli. Emise un sordo mugolio di piacere, ma io continuai la mia discesa, la baciai sul collo, dandole una leggera leccata alla sua base, poco prima di arrivare al petto, poi lambii con la punta della lingua il solco tra le sue tette e presi a palparle con dolcezza prima di sganciare il reggiseno dal pratico gancio sul davanti e liberare tutto quel ben di dio che rimaneva la mia attrazione preferita. Presi a succhiare avidamente i suoi capezzoli a turno, titillando quello non occupato con le dita, poi cosparsi di baci il resto dei suoi seni e, anche se con un po’ di rammarico, ripresi la discesa.
Percorsi tutto il ventre, ricoprendolo di baci, le diedi una leccata al piccolo ombelico e, finalmente, arrivai al pube.
Il perizoma era ormai zuppo di liquido, il respiro di mia madre era quasi affannoso; alzai lo sguardo con malizia e incontrai i suoi occhi, accesi dal desiderio, il viso paonazzo. Le scostai il perizoma e diedi una lunga, quasi teatrale, leccata al clitoride, ben in vista, eretto allo spasimo come un piccolo pene.
‘Siiiiiiiiiiii!’urlò mia madre, in preda la primo orgasmo, scossa come se non ne avesse mai avuto uno prima, spingendomi la testa con entrambe le mani per farla aderire perfettamente alla sua figa bollente. Un fiotto di ambrosia inondò la mia bocca e mi dissetai a quel liquido che ormai amavo alla follia, e continuai a leccarle le grandi labbra, penetrandola con la lingua finchè le sue mani allentarono la presa e io fui libero di sollevarmi.
Presi a masturbarla con due dita, che in breve divennero fradice, mentre continuavo a leccarle il clitoride, mordicchiandolo con delicatezza di tanto in tanto; estrassi le dita dal figone bollente e cominciai a passare sul solco in mezzo alle gambe, per poi farle approdare sul fiore inviolato del suo culo. Le balzò a sentire quel contatto, ma io le sorrisi rassicurante e le dissi: ‘Fidati di me’
Non avevo intenzione di possederla da dietro, avrebbe solo sofferto se l’avessi fatto senza la giusta preparazione ed io, nel sesso come nella vita reale, non lascio mai nulla al caso.
Presi a massaggiarle l’ano dolcemente con le due dita bagnate del suo stesso succo, lubrificandolo per bene e alternando quell’azione ad altre inserzioni nella figa così da mantenerle sempre bagnate.
Lo sfintere si rilasso moltissimo e, dopo alcuni minuti di quella manovra, intensificai il ritmo delle leccate sul clitoride ed inserii l’indice nell’ano con delicatezza. Lei sospirò, ma fu un sospiro quasi di sollievo.
‘Ti ha fatto male?’ le chiesi brevemente e lei, senza saper spiccicare alcuna parola, mi guardo estasiata e scosse la testa.
Sempre continuando a leccarla, cominciai un movimento circolare col dito per allargare ancora di più l’ano e, dopo pochissimo, fui in grado di inserire anche il medio e, accelerando con cautela, presi letteralmente a masturbarla mentre continuavo la mia opera sul clitoride.
Nell’arco di due minuti, mia madre cominciò ad ansimare e, dopo un altro po’, urlò: ‘Si! Sto venendo! VENGOOOO!’
Il culo si contrasse così forte che ebbi quasi paura che mi spezzasse le dita mentre un fiotto ancora più abbondante di liquido seminale invase nuovamente la mia bocca. Mia madre alzava e abbassava il bacino convulsamente, in preda all’orgasmo, mi afferrò la testa e la spinse quasi violentemente in alto, per farmi avvicinare. Liberai le dita dal suo culo e mi avvicinai, concedendomi a quel bacio pieno di foga, quasi violento.
La sua mano corse al mio cazzo, che ormai faceva male tanto era duro, e prese ad indirizzalo all’ingresso della sua figa, senza riuscire ad infilarlo tanto era sconvolta.
‘Basta solo che me lo chiedi’ le sussurrai io, pieno di voglia e lei, di contro, urlò: ‘SCOPAMI! METTI IL TUO BELLISSIMO CAZZO NELLA FIGA E SCOPAMI!’
A colpo sicuro, spinsi il bacino e il mio cazzo, già indirizzato dalla sua mano, penetrò in profondità. Mia madre urlò ed ebbe il suo terzo orgasmo, il secondo in rapida successione, mi afferrò la testa e mi ficcò la sua lingua in bocca con forza, le sue gambe si avvinghiarono intorno a me.
Mi alzai, sollevando lei con me, e presi a scoparla con ardore, non molto velocemente ma sollevando il suo corpo per fare uscire quasi tutto il cazzo della sua figa per poi riaffondarglielo dentro.
Mia madre prese ad ansimare violentemente mentre la scopavo con forza, le mie braccia attorno ai suoi fianchi, le mani ben strette sulle grosse chiappe per sollevarla e scoparla meglio, scambiandoci baci ardenti e, dopo una decina di minuti di quel trattamento io, ormai eccitato al parossismo, le sborrai dentro, muggendo mentre lei spalancava gli occhi e la bocca, emettendo un muto urlo.
La rimise stesa, con il mio cazzo sempre al suo interno, perfettamente eretto e senza alcuna intenzione di andare a riposo. Io però ero piuttosto stanco di quel modo di scoparla e mia madre, resasene conto, mi sussurrò con voce carica di desiderio: ‘Fai stare me sopra, riposati un po”’
Ribaltammo la posizione e lei, con fare sapiente, si imboccò il mio bastone, facendo un su e giù rapido, ondeggiando la testa e slinguazzandolo come solo lei sa fare, facendogli recuperare il pieno vigore, per quanto non ci volesse molto.
Un paio di minuti di bocchino furono sufficienti a mia madre per sentirsi soddisfatta e poi impalarsi sul mio cazzo e mettendo entrambe le mani dietro la testa. Sorretta dalle mie mani, ben avvinghiate alle sue chiappe, prese a fare su e giù e capii perché avesse assunto quella posa: senza le braccia davanti al corpo, le grosse tette erano libere di ondeggiare indisturbate concedendomi una vista mozzafiato. Presi a spingere più forte il bacino fino ad urtarle la parete dell’utero e, con un gesto che mia madre non si aspettava ficcai nuovamente due dita nel suo fiorellino, stavolta i due indici.
Forse fu l’effetto del movimento oppure l’eccitazione che ormai era ai suoi estremi limiti, ma mia madre sembrò andare in estasi: prese a massaggiarsi selvaggiamente il clitoride e urlò: ‘è magnifico! Che sensazione magnifica! In due buchi”
Non ci volle molto prima che venisse di nuovo, scaricando sul mio ventre un mare di liquido. Le carni bagnate presero a fare un osceno ‘ciac ciac’ ed io rantolai.
‘Sto per venire, mamma”
Lei, assetata, si tolse il cazzo dalla figa, ormai ridotta ad un mare di liquido caldo come lava, e prese a farmi un selvaggio pompino, andando su e giù, e delle volte ingoiando l’intera asta ad una velocità sorprendente;
alla fine, poco prima che venissi, comincia a farmi una breve spagnola.
Breve perché, alla vista delle sue magnifiche tette e al sentirne la morbida consistenza attorno al mio cazzo più il calore della sua bocca attorno alla cappella, dopo tre o quattro su e giù urlai e venni copiosamente, inondandole la bocca e, piena quella, le grosse tette, rendendole ancora più eccitanti ai miei occhi.
Lei, quasi in catalessi, raccolse avidamente tutto lo sperma che non aveva ingoiato e lo mando giù leccandosi forsennatamente le dita, poi gattonò sul letto e si accasciò al mio fianco, mentre dalla sua figa lo sperma cominciava ad uscire e ad imbrattare il perizoma che era ancora lì, probabilmente era ormai sformato visto che era stato teso all’inverosimile su un lato durante il sesso.
Lei accarezzò il mio petto e prese a giocare con i miei peli, poi sussurrò con il tono di voce di una gatta in calore: ‘Sei stato fantastico’ tuo padre non mi ha mai fatto un servizio del genere’ nessuno mi ha mai fatto un servizio del genere. Mi hai appagata in modo totale’ hai pensato prima a me”
‘Ti meriti questo ed altro, cara mammina”
‘E poi, come mi hai penetrato il culo’ non hai forzato’ tuo padre”
‘Io non sono mio padre e non ti farei del male, mai, voglio solo farti provare piacere, come mai hai fatto’
Lei mi guardò con libidine: ‘E presto, ti assicuro, completerai l’opera” e detto questo, si sfilò il perizoma, prese il mio cazzo, già semi-duro e sussurrò, da perfetta puttana: ‘Pronto per un altro Round?’
Ed io, con in mente quella velata promessa che presto sarebbe stata completamente mia, le fui di nuovo sopra e baciandola con ardore, presi nuovamente a scoparla. La feci mettere di lato, le divaricai le gambe e le feci appoggiare quella destra sulla mia spalla, poi la penetrai con vigore; da quella posizione fu molto facile riempirla completamente senza però dover esagerare con la foga e mia madre apprezzò immediatamente il trattamento, cominciando a mugolare come una gattina. Presi a massaggiarle la patata e il clitoride e a bagnarmi del suo succo. Continuai così finché non gridare: ‘Vengo! Sto venendo’
Mi staccai subito da lei e immediatamente mi precipitai a leccarle la figa e, dopo due lappate, potei dissetarmi nuovamente da quella fonte così pura. Ormai ne ero diventato assuefatto.
La feci girare ancora e la feci mettere a pecorina il culo ben alzato verso di me, mettendo in mostra le sue grazie. Le diedi un ulteriore leccata e poi presi letteralmente a montarla a ritmo frenetico, afferrando le sue bellissime tette e, di tanto in tanto, mi bagnavo le dita alla sua figa e gliele ficcavo nel culo, giocandoci un po’ con suo immenso piacere.
Andammo avanti così per diverso tempo, ormai dopo le sborrate di poco prima la mia resistenza era aumentata.
‘Si! Scopami! Fottimi! Montami con il tuo cazzo! Stamattina sei splendido! Si!’
Mia madre cominciò a urlare a più non posso, lodandomi, incitandomi, e dopo quasi un’ora di quel trattamento, finalmente le venni dentro, provocandole un ulteriore orgasmo. Ci stendemmo ancora una volta l’uno accanto all’altro, mia madre però cominciò a massaggiarsi la figa e, dopo un po’, raccolse un po’ della mia sborra mista con il suo liquido seminale , avidamente, la succhiò e la ingurgitò.
‘Ah, il frutto della nostra unione’ che buon sapore” disse in estasi, facendomi andare su di giri, ma ormai erano le otto meno dieci ed io dovevo andare a scuola a fare il penultimo compito prima delle vacanze di Pasqua. Con una certa tristezza mi feci una doccia veloce, colazione e, con un ultimo bacio, salutai mia madre, avviandomi sulla strada per il liceo.

Quel compito mi sembrò pessimo ma, in realtà, fu molto buono, un bell’otto, solo che per tutta la sua durata io non avevo fatto altro che pensare a mia madre, e l’indomani avrei dovuto fare un altro compito, stavolta più difficile. Questo si tradusse, nonostante l’assenza di mio padre, in una serie di sveltine insoddisfacenti. Mia madre però non voleva che il mio andamento a scuola peggiorasse, pena la sospensione delle nostre scopate per un bel po’ di tempo, perciò mi dovetti accontentare, ma mercoledì avrei avuto assemblea di istituto e decisi quindi che per quella sera avrei organizzato la miglior serata della nostra vita.
Martedì, anche al ritorno da scuola, mi risparmiai e, alle sue insistenti richieste di fare sesso, le risposi che mi stavo risparmiando per l’indomani sera e le feci solo un numero indefinito di ditali e cunilungus, provando un enorme piacere anche solo bevendo quel delizioso nettare che lei spuzzava ad ogni orgasmo.
Mercoledì saltai la scuola, all’insaputa di mia madre, che però lasciai abbondantemente soddisfatta dopo una sessione di due ore di leccate e masturbazione anale, e mi diressi verso un negozio d’abbigliamento molto inn. Una ragazza di vent’anni o giù di lì mi accolse e mi mise a dura prova con la sua quinta di reggiseno ben sporgente dal maglioncino attillato color verde pistacchio con una profonda scollatura a v. avevo le palle gonfie e il cazzo mi faceva male tanto era duro da quando avevo cominciato a dare piacere a mia madre.
Sapevo che vestito dovevo prendere e che cosa dovevo aggiungere da mettere sotto a quello, lo dissi alla commessa ma a quella non sfuggì il grosso rigonfiamento e lo guardò, vogliosa.
Mi chiese se ero sicuro delle misure e mi chiese com’era di corporazione la donna a cui volevo regalare quei capi di vestiario ed, in effetti, non fosse stato per i fianchi, un po’ più larghi e pieni, mia madre era fisicamente uguale a quella ragazza. Il negozio era deserto e quella bella commessa, guardandomi con i grandi occhi azzurri e facendo ondeggiare i lunghi capelli biondi, si propose di provare i vestiti solo che, quando andò nel camerino, disse che aveva un problema e se potevo andare ad aiutarla: la trovai nuda che si sditalava selvaggiamente ed io fui sua preda, vedendomela venire addosso e sbottonarmi la patta, lodando il mio lungo cazzo e che l’aveva visto sin da quando ero passato vicino alla vetrina. Non faceva sesso da mesi, a suo dire, e, dopo due leccate piuttosto goffe, volle che la penetrassi lì.
La scopai velocemente, la sua figa era bella stretta, un ciuffetto biondo la copriva, ma io volevo conservarmi per mia madre e, pur godendomi tutto quel ben di dio con tutto me stesso, riuscì a farla godere diverse volte venendo solo all’ultimo, sborrando il meno possibile, per quanto fosse un’operazione molto difficoltosa e dovetti pensare a delle cose orrende per farlo. In altre occasioni, quella lì l’avrei lasciata in coma, ricoperta di sborra, ma in mente avevo solo mia madre.
Barbara, la commessa, rimase tuttavia molto soddisfatta e disse che avrebbe pagato lei per tutto se le davo il mio numero di cellulare e la promessa di incontrarla ancora, anche se immaginava che quella roba era per un’altra. Io le dissi che accettavo, che sicuramente l’avrei richiamata e che non avrei avuto altri impegni come quella mattina. La feci venire ancora leccandola, poi lei si rivestì, mi imbustò i capi e, con un bacio molto passionale, mi diede un saluto. Il lunedì dopo saremmo usciti insieme, ma questa è un’altra storia.
Avendo risparmiato un bel po’ di soldi in più grazie a questo piccolo miracolo, mi potetti permettere di prenotare un ristorante coi controfiocchi, in una città vicina giusto per andare sul sicuro. I miei pochi risparmi si assottigliarono sensibilmente, ma quella sera doveva essere speciale, non sarebbe capitato molto presto che potessimo nuovamente avere un’assenza così prolungata da parte di mio padre. L’ultimo acquisto che feci quella mattinata, attraversando mezza città affinché nessuno mi facesse domande scomode, fu in farmacia, dove comprai un tubetto di olio di vaselina’

Arrivai a casa allo stesso orario in cui sarei arrivato tornando da scuola ma, a differenza degli altri giorni trovai mia madre ai fornelli con un grembiule addosso, e solo quello.
Le avevo detto che quella scena mi aveva sempre ispirato, che avrei voluto viverla di persona e non potetti fare a meno di sentirmi incredibilmente fortunato; mi avvicinai a lei e le diedi una bella pacca sul culo scoperto, poi andai a massaggiarle la figa. Era fradicia.
‘Ti prego, sono due giorni che non lo facciamo per bene, sto impazzendo’ disse lei, miagolando per il piacere.
‘Solo perché ho una sorpresa’ stasera andiamo a cena, insieme, ho organizzato tutto, ti ho persino comprato il vestito che devi mettere, e anche quello che metterai sotto al vestito’ dopo cena, andremo in albergo, una suite di prima classe, tutta per noi. è per questo che mi sto risparmiando, stasera voglio ricoprirti di così tanta sborra da farti girare la testa’
Lei fissò la busta che portavo in mano e, felicissima, si girò e mi baciò con ardore, sempre sorridendo. Continuammo a limonare appassionatamente mentre le facevo l’ennesimo ditale, appoggiati al tavolo in cucina. Lei mi sfilò il cazzo dai jeans con molta destrezza e se lo infilò velocemente nella figa; decisi di accontentarla e cominciai a scoparla lentamente, con dolcezza, e lei venne dopo solo una decina di colpi. Fatto questo però mi staccai, mi inginocchiai e raccolsi un po’ del nettare dolce dalla sua figa, dopodiché mi rimisi il cazzo nel pantaloni, con un certa fatica viste le dimensioni, lasciando delusa mia madre.
‘Voglio il tuo succo dentro di me’ Mi disse, afferrandomi di nuovo e leccandomi l’orecchio; ero allo stremo della resistenza, però riuscì a convincerla dicendo che quella sera l’avrei riempita come si deve.
Lei si arrese, ma mi guardò con fare malizioso: ‘Questa me la pagherai, però, stanne certo”

Alle sei e mezza del pomeriggio ero perfettamente tirato a lucido, elegantissimo come d’altronde lo sarebbe stata mia madre: abito nero, camicia di un azzurro molto chiaro, cravatta bordeaux, la barba fatta, i capelli tirati all’indietro. Sicuramente mostravo più anni di quelli che avevo, e sarebbe servito sicuramente.
Mia madre era chiusa in camera da letto da un bel po’ di tempo, ma sapevo che le donne hanno le loro priorità e tutti i riti per rendersi bellissime, per quanto non riuscivo ad immaginare come mia madre sarebbe potuta diventare più bella ai miei occhi. Dio, quanto mi sbagliavo.
L’abito rosso scuro, lungo poco sopra il ginocchio e le spalline composte da due lembi incrociati del tessuto che avrebbero sostenuto il seno, le calzava a pennello, la scollatura era profondissima ed eccitante, il culo era ben messo in risalto, alle gambe portava un paio di calze scure che, quando camminava, mostravano il bordo autoreggente di pizzo nero con strisce di raso rosso. Ai piedi, un paio di scarpe di vernice rossa con un tacco di media altezza che comunque bastava a farla ondeggiare in maniera provocantissima. Al collo portava una lunga collana di perle che finiva in un ciondolo dorato poggiante proprio sul solco tra i due seni. Aveva raccolto i capelli in uno chignon, bistrato gli occhi castani rendendoli profondissimi e colorato labbra e unghie di rosso fuoco. Camminò verso di me guardandomi con occhi di fuoco, io le diedi il braccio e ci mettemmo a braccetto, pronti ad uscire di casa.
‘Sei perfetta’ le dissi e lei, di tutta risposta, mi leccò collo e orecchio, forse per non rovinarsi il trucco, facendomi venire i brividi.
‘E tu potresti esserlo di più solo nudo e con quel palo di carne ben piantato nella mia figa’
L’erezione fu immediata ma riuscii a contenermi, la condussi fuori di casa e la feci salire in macchina. Ebbi alcuni sospetti vedendola camminare, ma la conferma la ebbi quando si fu seduta accanto a me in macchina e potetti vedere i capezzoli da sotto il vestito.
‘Non ti sei messa il reggiseno’ affermai, sorpreso. Era sempre stato il mio sogno, ma lei diceva che le sue tette erano troppo grandi.
Lei mi sorrise: ‘Oggi è una serata speciale’
Non so con quale forza riuscii ancora a resistere, ma accesi la macchina e guidai fino al ristorante, una buona ventina di minuti di macchina in cui non potevo fare a meno di notare che ad ogni frenata, dosso, piccolo sobbalzo, quelle due magnifiche tette sobbalzassero quasi fuori dal vestito. Se quella era una vendetta, mia madre la stava davvero attuando come si doveva.
Arrivammo al ristorante e il maitre, dopo aver controllato la mia prenotazione, ci accompagnò al tavolo, molto riservato, all’angolo, composto da una specie di divanetto che seguiva il muro ed un tavolo rotondo. Era un ambiente molto elegante ma nessun uomo riuscì a resistere al passaggio di mia madre, con le tette che balzavano ad ogni suo passo e le anche che si muovevano sinuosamente. A dirla tutta, visto che il bitorzolo nei miei pantaloni era anche evidente, anch’io mi beccai un paio di occhiate, ma non mi interessava molto.
Mentre cenavamo mia madre fece di tutto per farmi arrapare: mangiava portandosi qualsiasi cosa alla bocca come se fosse un pene, si leccava in continuazione le labbra, ogni tanto si scopriva anche un seno e si titillava il capezzolo; poi prese a massaggiarmi il cazzo da sopra i pantaloni e, visto che era seduta accanto a me, le fu facile non farsi notare. Quando provai a contraccambiare il favore, sfiorandole appena la passera da sopra il vestito, lei si ritrasse e, con un sorrisetto e disse: ‘Eh no, questa sorpresa la tengo in caldo per quando ci dirigeremo in camera, piccolo mio”
Inutile dire che la cena durò molto poco, pur tuttavia risultando davvero deliziosa, ma ormai sia io che mia madre eravamo sul punto di saltarci addosso e gli occhi di tutti furono di nuovo su di noi quando uscimmo, con mia madre che camminava da troia patentata, forzando il passo per far sobbalzare di più le tette, e con un rigonfiamento piuttosto evidente nei pantaloni che stavolta attirò lo sguardo di molte signore e anche di alcuni uomini.
Appena fummo saliti in auto, ci gettammo l’uno nelle braccia dell’altro, baciandoci oscenamente, le lingue che vorticavano fuori e dentro le nostre bocche. Quando scesi a baciarla sul collo, iniziando un succhiotto, lei sibilò: ‘Andiamo in albergo, ora!’
Misi in moto la macchina e scattai verso l’albergo, non molto lontano da lì, accarezzando le bellissime gambe di mia madre, risalendo sempre più finché, con mia gran sorpresa, in mezzo alle gambe trovai solo carni bollenti e bagnate, senza nessuno strato di tessuto a coprirla. Lei, sorridendo divertita, sollevò il vestito e mostro la figa, perfettamente depilata e nuda, col clitoride bene in vista.
‘Non ci giocherei troppo, se fossi in te, mi bagnerei il vestito” disse lei, mentre io ero rimasto davvero sconcertato: aveva passato tutta la serata senza biancheria intima.
‘Sei una troia”
‘Solo la tua troia, e ora questa troia ha fame, vuole un antipasto!’ e,, all’improvviso, si abbassò verso di me e, sbottonata la patta con la destrezza che le confaceva, cominciò a succhiare il mio cazzo avidamente, andando su e giù lungo tutta l’asta e massaggiandomi le palle turgide con la mano destra.
Ero in estasi e cominciavo a non capire più nulla, per fortuna l’albergo era ormai prossimo e lo comunicai a mia madre che, con calma, mi diede un ultimo bacio sulla cappella e sistemò sia me che il suo vestito; quando scendemmo eravamo solo leggermente accaldati ed avevo tracce di rossetto sulla bocca, cosa che non mi importava, e sul cazzo, cosa che nessuno avrebbe visto, nessuno a parte mia madre. L’ultima cosa che feci con l’ultimo barlume di razionalità fu di ricordarmi di prendere dal cruscotto il tubetto di vaselina ed infilarlo rapidamente in tasca, poi persi qualsiasi inibizione. Entrammo nell’albergo baciandoci mentre io stringevo le chiappe di mamma. Il receptionist, un ragazzo che doveva avere si e no due anni più di me ci guardo con un misto di eccitamento, invidia e forse un po’ di disgusto, ma non me ne fregò nulla, gli sbraitai che avevo prenotato la settimana prima, mi diede le chiavi e le indicazioni per raggiungere la camera e subito ci infilammo nell’ascensore.
La sbattei al muro poco dopo che le porte si furono chiuse e la montai selvaggiamente tenendola ben stretta a me e tappandole la bocca per non farla urlare. Il cazzo le trapanò la figa con una facilità impressionante, ormai era ridotta ad un ammasso di lava incandescente, qualsiasi cosa sarebbe entrata con facilità.
L’ascensore giunse al piano e facemmo appena in tempo a ricomporci, ma non c’era nessuno che aspettava lì fuori e il corridoio era deserto, perciò entrammo immediatamente in camera e riprendemmo a baciarci con foga. Lei mi gettò sul grande letto matrimoniale di quella splendida suite in cui tutto era rivestito da lino rosso, comprese le lenzuola; rimase in piedi davanti a me, si sciolse lo chignon, e, con due rapidi gesti, scostò le spalline del vestito e quello cadde, lasciandola lì, nuda e bellissima davanti a me. Mi spogliai con fretta maniacale e la attirai a me, riprendendo a baciarci rotolando su letto. Lei mi spinse con forza per le spalle, mi fece stendere e scese dal mio cazzo, sputando sopra le sue tette e cominciando una delle sue spagnole da favola, poi ricominciò col lavoro di bocca, facendomi un pompino ad ingoio di altri tempi, io che le spingevo il cazzo sempre più in gola con la mano ben posata sulla sua nuca.
Stavo per sborrare, rantolai e lei se ne accorse, ma né io né lei volevamo che quella dose di sborra andasse nella sua bocca. Si posizionò sopra di me e si impalò sul mio cazzò, urlando per il godimento e spruzzandolo sul mio ventre, ma non si fermò un attimo, continuò a calvarmi mentre io le palpavo le tette e il culo e spingevo col bacino. Dopo un po’ mi sollevai ed invertimmo le posizioni, prendendo a montarla steso su di lei, limonandola, leccandole le tette, arrivando a morderne una e a leccarle il sudore che copioso le imperlava la sua pelle.
Infine alzai il busto, rimanendo in ginocchio, le afferrai le gambe e, facendo forza su quelle, presi a stantuffarla con violenza, gridavamo tutti e due ormai, senza ritegno, le palle presero a formicolarmi e, finalmente, venni, venni come un fiume in piena, i primi tre schizzi, abbondantissimi e densi dentro di lei, poi lo tirai fuori e le imbrattai le tette e il ventre. Lei, sentendo il seme caldo, urlò e, con altre due rapide stantuffate, venne copiosamente quanto me, dandomi tutto il tempo di ricevere parte di quell’abbondantissima eruzione di ambrosia calda e dolce.
All’improvviso, il suo telefonino squillò, proprio mentre stava per dire qualcosa; trovò la borsa ai piedi del letto, prese il cellulare e vide che era mio padre.
Rispose con la voce roca per il godimento: ‘Pronto? Ciao amore, come stai? Hai finito per oggi?’
Io, ringalluzzito dal fatto che era al telefono con l’uomo a cui stavo mettendo le corna, ripresi a leccarle la figa, poi le alzai il bacino e le leccai lentamente il fiorellino posteriore.
Emise un lamento che cerco di dissimulare come un ‘mhm’ interessato verso quello che le diceva mio padre, però evidentemente mio padre non ci era cascato.
‘No, caro, sto bene, è solo che ho un po’ di mal di stomaco, non temere’ disse lei, ma la voce ormai si era fatta molto affannosa mentre la mia lingua aveva ben bagnato e anche allargato il buco del suo culo, l’unico a me recluso’ fino a quel momento.
Presi il tubetto di vaselina dalla mia tasca, recuperando il pantalone da sotto il comodino in legno massello, e presi a spalmarne un po’ sul buchetto con due dita. Quelle entrarono con una facilità impressionante e cominciarono a lubrificare per bene l’interno del suo ano. Lei sospirò e disse: ‘Beh, sono molto stanca’ ci sentiamo domani, caro. Buona notte’ ti’ mmmm’ amo anch’io!’ spense il cellulare e lo gettò sul pavimento.
Senza che le dicessi nulla, si girò, mettendosi a pecorina, e si allargò le chiappe, mettendo in mostra il culo già bello dilatato.
‘Sei sicura?’ le chiesi.
‘Solo fai piano, ok?’ disse con la voce tremante.
La feci girare nuovamente e la baciai con amore, andai a massaggiarle la figa, poi di nuovo il culo; lei mugolò, si staccò da me e mi sorrise. Si rimise di nuovo in posizione, il buchetto era già ben dilatato ma vi versai sopra una gran quantità di crema, come sul mio cazzo. Mi appoggiai su di lei, comincia a baciarle il collo e continuai a masturbarla: ‘Fidati di me, non ti farò male’
Appoggiai la cappella al fiorellino dilatato e spinsi molto lentamente; entrò quasi tutta al primo colpo, con molta facilità, un ulteriore spintarella e fu tutta dentro. Lei sospirò e mugolò: ‘Si, continua”
Il tempo parve dilatarsi all’infinito mentre, centimetro per centimetro, mentre continuavo a masturbarla e a baciarla, il cazzo le scivolò interamente nel suo culo. Urlò, ma solo di piacere.
‘SIIII!’
‘Ti piace?’ le chiesi soddisfatto.
‘SI, MA ORA SFONDAMI!’
‘Sei sicura?’
‘Vai! SFONDAMI IL CULO!’
Presi a muovermi, prima lentamente ma mia madre continuò a dire che voleva di più così, abbandonata ogni paura, presi a stantuffarle il culo come se fosse la sua figa. La scopai con forza e lei cominciò a urlare come una pazza. Le presi i fianchi con forza, la schiaffeggiavo sulla chiappa ogni tanto e lei gridava di più ad ogni botta. Aumentai sempre più il ritmo e alla fine la afferrai per le tette e la spingevo con forza sempre più verso di me. il suo culo era caldo e stretto, ma sembrava inumidirsi come una figa più andavo avanti a scoparlo. I muscoli all’interno mi stritolavano il cazzo, si muovevano quasi a simulare una mano che me lo menava e più andavo forte più i culo si faceva stretto ed invitante.
‘SI, MI HAI SFONDATO IL CULO, FIGLIO DI PUTTANA! FIGLIO DELLA TUA STESSA PUTTANA! MONTAMI, SFONDAMI COME UNA BESTIA, SFOGATI SU DI ME, RIEMPIMI LE BUDELLA CON IL TUO SEME! ORA SONO SOLO TUA! SOLO TUA!’
‘Allora, ti piace, mammina? Ti piace essere inculata dal tuo figlioletto? Che faresti se potessi tornare indietro, alla prima volta che ho provato a giocare con la tua rosellina?’
‘TE LA DAREI SUBITO, SENZA ESITAZIONI! HO PERSO COSì TANTO TEMPO! SCOPAMI, PUNISCIMI PER LA MIA PAURA! INCULAMI! INCULAMI OGGI, DOMANI, SEMPRE, RECUPERIAMO QUELLO CHE MI SONO PERSO!’
Prese a schiaffeggiarsi la fregna ormai ridotta ad un lago, girò la testa verso di me e uscì fuori la lingua, che io prontamente raggiunsi con la mia.
Rantolai ancora e lei capì: ‘SI, VIENI PICCOLO MIO! VIENI NEL CULO DI QUELLA TROIA DI TUA MADRE CHE STO PER VENIRE ANCH’IO’
Le scaricai una vagonata di sborra come mai prima di allora, e tutta nel suo bellissimo, strettissimo culo vergine, che solo io avevo violato dopo oltre quarant’anni. Estrassi il cazzo dal suo culo, e le si stese, alzando leggermente il bacino. Dalla figa e dal culo cominciò ad uscire una gran quantità di sborra. Io mi stesi accanto a lei, la raccolsi e gliela porsi alle sue magnifiche labbra e lei succhiò avidamente poi ci abbracciammo e ci baciammo, come mai prima. C’era un profondo amore in quel bacio, un amore completo, totale, quale quello che può esserci tra una madre ed un figlio che si sono conosciuti ormai in modo completo.
La scopai ancora, dolcemente, sempre stretti in quell’abbraccio, le venni ancora dentro dopo averle provocato altri due orgasmi e poi, infine, ci addormentammo, sempre abbracciati insieme, le coperte zuppe dei nostri liquidi, ma in pace, innamorati come non mai.

Quando mi svegliai, più o meno alle otto del mattino, mi ritrovai steso faccia all’aria con mia madre stesa la mio fianco, il capo appoggiato sulla mia spalla, il viso rivolto verso il mio e la mano, anche nel sonno, mi accarezzava lentamente il petto.
Alla vista del suo corpo nudo accanto al mio e delle labbra dischiuse proprio in direzione del mio viso mi venne naturale baciarla, chinandomi lentamente verso di lei. Appena poggiai le mia labbra sulle sue, lei socchiuse gli occhi e, come se fosse una reazione automatica, infilò la lingua nella mia bocca e cominciammo a limonare lentamente.
La mano di mia madre scese lentamente dal petto e cominciò a massaggiare il mio cazzo che, un po’ per l’alzabandiera mattutino e un po’ per il bacio, era già pronto. Mamma sorrise maliziosa emi salì sopra, preparandosi ad impalarsi ma, con mia grande sorpresa, se lo mise direttamente nel culo, senza preparazione di sorta. Ci mise un po’ di tempo per abituarsi, il buco era tornato ad essere particolarmente stretto, ma parve gradire molto la sensazione e, quando finalmente si fu abituata, cominciò a cavalcarmi con foga, tenendo le sue mani sulle mie spalle e impedendomi di fare altro se non spingere di più col bacino.
Ben presto i suoi mugolii riempirono la stanza e, dopo circa mezz’ora, lei venne copiosamente, senza nemmeno doversi toccare un po’, urlando tutto il suo piacere eppure continuando a scopare, sebbene non ci volle molto prima che anch’io venissi e le inondassi il culo con la seconda sborrata nel giro di poche ore.
Soddisfatta, si stese su di me mentre il cazzo, in verità ancora ben in tiro, usciva di scatto dall’orefizio. Mi baciò di nuovo, con passione e finalmente disse: ‘Buongiorno, amore’
La abbracciai e poi ci girammo insieme, così da invertire le posizioni, poi le penetrai la figa calda e bagnata, cominciai a scoparla con foga mentre la baciavo o le leccavo e succhiavo le tette e, solo quando raggiungemmo nuovamente l’orgasmo, osservando il suo visto distorto dall’estasi, le dissi: ‘Buongiorno, mammina, hai gradito la sveglia di stamattina?’
Mi baciò a fior di labbra: ‘La migliore che abbia mai avuto’ ma ora voglio fare colazione’ e, invertendoci ancora una volta, lei si acquattò in mezzo alle mie gambe e, con la solita maestria, prese a farmi un pompino in attesa del suo latte preferito. Non c’era dubbio, la giornata era iniziata davvero benissimo.

Passammo tutta la mattinata in città, in giro come una coppietta affiatata, vestiti in maniera meno appariscente rispetto al sera prima (dato che, avendo previsto di dover rimanere lì ancora per un po’ avevo preparato un cambio di abito nel cofano della macchina), comunque nessuno lesinava occhiate a mia madre e a me, era come se qualcosa in noi facesse comunque girare chiunque, anche se eravamo vestiti in maniera normalissima. Le donne guardavano mia madre che si faceva accompagnare da un ragazzo giovane, gli uomini credo mi maledicessero in qualsiasi modo nel vedermi andare in giro con una donna matura e bella come mia madre che, per confutare qualsiasi dubbio a proposito della nostra relazione, mi baciava, ed in maniera provocante, molto più spesso del normale e, detto molto sinceramente, non mi dispiaceva quel trattamento e nemmeno vedere gli sguardi di chi ci osservava. Pranzammo nuovamente in ristorante, così esaurendo quei pochi risparmi che mi erano rimasti, ma godendomi nuovamente mia madre che mangiava tutto in maniera da farmi eccitare , non che ci volesse molto, solo che stavolta non dovevo trattenermi dal cedere al piacere per cui, appena raggiunsi il limite della sopportazione, mi alzai, la presi per mano e la condussi al bagno, entrando velocemente in quello delle donne e poi chiudendoci in un cabinotto. Mia madre portava una camicetta bianca con sopra una giacca da tailleur e una corta gonna blu scuro, come la giacca. Non fu difficile sbottonarle la camicia, abbassarle il reggiseno, sempre dotazione del mio cambio di emergenza, e cominciare a torturarle il seno, ma fu ancora più facile raggiungere il paradiso che aveva in mezzo alle gambe visto che, appena sollevata la gonna, ai miei occhi si presentò la vista della sua splendida figa nuda e già bagnata.
‘Credevi che non l’avessi previsto?’ disse mia madre, rivolgendomi un’occhiata compiaciuta.
‘Sei una puttanella in calore”
‘Solo per merito tuo, amore’
La presi in braccio, lei si avvinghiò a me avvolgendo le sue gambe attorno alla mia vita, la sbattei al muro e presi di nuovo a scoparla mentre la baciavo o le baciavo il collo o le succhiavo il seno. Mia madre cominciò ad ansimare ma riuscì a contenersi, tuttavia chiunque sarebbe entrato nel bagno ci avrebbe sentito, anche per il ritmico ciac ciac che producevano i nostri corpi. Ed in effetti qualcuno ci scoprì: io sentii solo la porta aprirsi appena, fu mia madre che si accorse dell’intrusa, a suo dire una ragazza intorno ai venticinque anni dal viso carino, che, mentre ci spiava, si era abbassata leggermente i Jeans e si toccava furiosamente la fighetta ricoperta da un ciuffo di peli bruni.
La lasciammo spiare per un po’, a me francamente passava ben altro per la testa, poi mia madre, che fece finta di nulla per un po’, le fece un’occhiata da troia nata e, con un filo di voce, disse: ‘Ti vuoi divertire anche tu, tesoro?’
La ragazza però trasalì, si ricompose e scappò via. ‘Peccato ‘ disse mia madre, contenendo a stento l’eccitazione ‘ ti sarebbe piaciuta’
Le sorrisi: ‘E tu?’
Lei fece nuovamente lo sguardo da porca: ‘Sarebbe piaciuta anche a me, sono tanti anni che non lo faccio’
Dopo quell’affermazione non capii più nulla, presi a sbatterla violentemente finché, dopo poco tempo, entrambi non venimmo e fortuna volle che mi ero tolto i pantaloni e non mi ero semplicemente aperto la patta, perché altrimenti mi sarei bagnato completamente.
Rimanemmo altri due minuti avvinghiati l’uno all’altra, scambiandoci baci bollenti prima di ricomporci e, discretamente, uscire dai bagni come se nulla fosse. Terminammo il nostro pranzo e poi andammo via, io uscì per primo mentre mia madre si attardò per qualche secondo in più alla porta, salutando con la mano qualcuno e lanciandole un bacio.
‘Chi salutavi?’ le chiesi, offrendole il braccio.
‘La ragazza che ci ha visti ‘ rispose mia madre ‘ le ho anche lasciato il mio numero lasciandolo cadere vicino al suo piatto, non si sa mai, magari diventa meno timida”
Le diedi un altro bacio, poi ci avviammo alla macchina, diretti finalmente verso casa.

Il resto della giornata passò come di routine, con l’unica differenza che non facemmo nulla di nascosto e che anche quella notte io e mia madre ci facemmo una bella sessione di sesso intensivo e dormimmo insieme, come una vera coppia.
Il mattino dopo fu mia madre a svegliarmi con una spagnola fantastica, ma mi fece solo questa, disse che stava preparando qualcosa di speciale per me e che doveva uscire a fare compere: era il nostro ultimo giorno di libertà totale, voleva prepararmi qualcosa di speciale come quello che io le avevo fatto due giorni prima. Se avessi saputo che intendeva letteralmente la stessa cosa’
Uscì presto e ritornò alcune ore dopo, con in mano una busta piuttosto piccola, e mi tenne a stecchetto per tutto il pomeriggio, anche se le rinfacciavo che io, almeno, l’avevo atta venire decine di volte anche senza avere un orgasmo quando era il suo turno.
Lei fece orecchio da mercante e mi ignorò, poi, verso le sei, si chiuse in camera da letto e lì rimase per un’abbondante oretta, nella quale la sentii telefonare mio padre per dirle che saremmo andati a cena a casa di un mio amico, la cui madre è amica della mia, e che saremmo tornati a casa tardi, così da non farlo telefonare più.
Finalmente mia madre aprì la porta e mi chiamò, con voce da pantera: ‘Amore, sono pronta”
Letteralmente corsi in camera e finalmente la trovai vestita come avrei voluto vederla il mercoledì: portava un completo reggiseno-perizoma-reggicalze di pizzo nero con riporti e decorazioni di raso rosso, le autoreggenti di due sere prima, scarpe nere con tacchi a spillo, gli occhi truccati con l’ombretto e la matita e le labbra più rosse che mai. Era perfetta, un diavolo del sesso, una succubus di mitologica memoria.
Venne accanto a me e cominciò a spogliarmi lentamente, accarezzandomi le spalle, il petto, l’addome, dandomi un fugace bacio al cazzo già sveglio, poi mi venne alle spalle, mi palpò il sedere e disse: ‘Anche questo tuo padre se lo può scordare”
In effetti, mio padre aveva il sedere piatto come un muro di mattoni ben livellato, io invece, che rassomiglio perlopiù a mia madre, ce l’ho abbastanza pieno, delle volte me ne sono anche imbarazzato, ma col tempo scoprii che le ragazze apprezzavano anche certe cose, delle volte.
Tornando a quel giorno, mia madre mi accarezzo le natiche ma poi, salendo lungo la schiena, mi avvolse intorno agli occhi una fascia di raso nero, facendo calare il buio sui miei occhi.
‘Fatti guidare da me, da adesso in poi’ ora ti faccio stendere sul letto’
Mi portò al letto e lì mi fece stendere, io poi mi misi comodo, sistemandomi al meglio anche se senza poter vedere; sentii mia madre raggiungermi, gattonare sul letto, le sue tette si poggiarono sul basso ventre e le sue labbra cominciarono a baciarli e succhiarmi i capezzoli. Era la prima volta che subivo un trattamento del genere, ma non mi dispiaceva, anzi, era una sensazione davvero particolare, poi, senza poter vedere, non mi rimaneva che percepire il tocco delle labbra di mia madre e le sue tette che, data la posizione, poggiavano sulla punta del mio cazzo e, muovendosi insieme a mia madre, ne stuzzicavano la cappella.
Il mio respiro cominciò a farsi più pesante e mia madre, con voce flebile, disse: ‘Ti piace, tesoro?’
‘Si’ le risposi con un rantolo. Mi strizzò delicatamente i capezzoli con entrambe le mani, strappandomi un grido di piacere e dolore, la sentii risalire lungo il mio corpo e presto le sue labbra entrarono in contatto con le mie, ma solo per pochi secondi.
‘Ora arriva il secondo piatto”
Sentii che prese dal comodino, poi il rumore di carne umida e, dopo meno di un minuto, percepii il morbido tocco delle tette di mia madre attorno al mio cazzo, che erano belle scivolose nonostante non le avessi nemmeno leccate un po’ ed allora capì che dal comodino mia madre aveva preso un tubetto di vaselina, uno nuovo visto che quello che comprai io era rimasto nell’albero, insieme alle lenzuola impregnate dei nostri umori.
Avrei voluto vedere le tette ben oliate di mia madre, ho un particolare feticcio per questo genere di cose, ma resistetti all’impulso di togliermi la benda per non rovinare il momento. Mia madre non si fece prendere dalla fretta, continuò a segarmi lentamente con le sue meravigliose tette, baciandomi e slinguazzandomi la cappella quando riemergeva dall’abbondante massa di carne ma, dopo un tempo che mi parve infinito, mia madre disse qualcosa che non mi sarei mai aspettato.
‘E adesso’ girati’
Sentii il tono divertito della sua voce e sapeva che io avevo immaginato dove sarebbe andata a finire, probabilmente si sarebbe aspettata che mi rifiutassi, invece io mi girai immediatamente e lei mise subito le mani sulle mie natiche: ‘Che bel porcellino che è mio figlio, non ha esitato un attimo!’
‘Ho imparato dalla migliore ‘ le risposi ‘ ma, per piacere, fai piano’
‘Anch’io ho imparato dal migliore’ mi ha insegnato che ci vuole molta gentilezza per regalare questo tipo di piacere’
Lei si chinò tra le mie natiche e cominciò a leccare il mio buchetto, suscitandomi piacevoli brividi dietro la schiena, La sentii prendere nuovamente il tubetto di vaselina, poi percepii le sue dita attorno al mio buco, che lo massaggiavano ed, infine, lo penetrarono con una facilità che non mi aspettavo. La vaselina fa miracoli!
Lei fece su e giù con le dita per un po’, poi cominciò ad allargare il buco giocandoci un po’, allargando le dita al suo interno e dandogli una leccata di tanto in tanto.
Io stavo ansimando, il cazzo era estremamente duro, aveva raggiunto la sua lunghezza massima e sembrava mi stesse per scoppiare, in più provavo un gradevole prurito alle palle.
Proprio mentre mi ero abituato a quella strana sensazione, mia madre smise di giocare con il mio buchetto e disse solo una parola: ‘Guardami’
Mi tolsi la benda e mi girai, rimanendo di stucco: mia madre si era appena infilata uno strap on con due falli: quello interno, di circa dodici centimetri, entro nella sua figa, ora scoperta, quello esterno era grosso, almeno sedici centimetri, ricordava proprio un cazzo vero, se non fosse per il colore, nerissimo e tutto in lattice. Mi dovetti rettificare: ORA mia madre sembrava una succubus’
‘L’ultima volta non erano così realistici, ma d’altronde sono passati molti anni da quando l’ho usato!’
‘Cosa?!’
‘Si, io e la mia migliore amica ogni tanto ci davamo alla pazza gioia, i miei non sospettavano di due ragazze’ disse divertita mia madre che, cresciuta in un paesino piuttosto retrogrado, ebbe si e no due ragazzi prima di mio padre ma che, evidentemente, aveva ammazzato il tempo in maniera ben più trasgressiva di quanto i miei nonni potessero immaginare!
‘Wow!’ dissi io, un po’ confuso’ ero sia eccitato che spaventato al vedere quel coso, per quanto mi consolassi che era comunque più piccolo del mio.
‘Avanti, piccolo mio, mettiti in posizione, finalmente sconterai la pena per non avermi scopato per quasi due giorni! Ma se sei mio figlio, scommetto che ti piacerà”
Mia madre si avvicinò a me e cominciammo a limonare, sentii il cazzo di gomma incrociarsi con il mio cazzo e, non s bene perché, ma qualcosa scattò dentro di me.
Mi staccai da mia madre e presi il cazzo finto in mano, poi goffamente cominciai a succhiarlo, ritrovandomi nella paradossale situazione in cui io succhiavo ‘il pene di mia madre’ poi, quando lo ebbi ben inumidito, mi misi a pecorina e allargai bene le chiappe. Mia madre spalmò una gran dose di vaselina sul fallo di gomma e ne spalmò un po’ anche sul mio buchetto, giocandoci ancora un po’ ed allargandomelo per bene.
Appoggiò la cappella del cazzo finto sul mio buco e disse: ‘Sei pronto, amore?’
L’eccitazione vinse ogni mio dubbio: ‘Vai, sfondami pure!’
Mia madre fece pressione col cazzo di gomma, ma forse ne fece troppa e il cazzo di gomma calò quasi per metà nel mio culo, sfondandomelo.
‘oooooh’ dissi io, inarcando la schiena.
Mia madre si allarmò: ‘Oh mio dio! Tesoro! Scusa, lo tolgo subito!’
‘No! ‘ le dissi ‘ continua! Mi piace!’ le dissi. Non era del tutto vero, avevo provato un gran dolore ma si era dissipato rapidamente lasciando spazio ad una sensazione piacevole e crescente.
‘Il mio porcellino” disse mia madre, continuando a fare pressione con cautela. Stavolta il cazzo di gomma non fece nessun movimento brusco e ben presto lo ebbi tuto dentro.
Mi abituai in poco tempo a quella presenza e cominciai a mugolare per il piacere; mia madre si chinò sulla mia schiena, poggiando le grosse tette sulla mia schiena e disse, mostrandomi un telecomando: ‘Sei pronto alla vera azione?’
Girai il collo e baciai mi madre, allupato: ‘Muoviti!’
Mia madre mi baciò di rimando ed accese la vibrazione dei due falli di gomma, direttamente al massimo ed entrambi mugolammo per il piacere , poi mia madre prese a scoparmi, lentamente e poi sempre più intensamente, sempre rimanendo appoggiata sulla schiena, facendomi sentire la morbidezza delle sue meravigliose tette mentre il duro fallo di gomma mi trapanava gli intestini.
‘Allora, amore mio, ti piace la mia vendetta?!’
‘Si! Si! Scopami, mamma, come io ho scopato te! Non ti lascerò mai più senza il mio cazzo!’
‘Vuol dire che non vuoi più subire questa punizione?’
‘No, d’ora in poi ci scoperemo a vicenda, quando e come vorremo! Il mio cazzo e il mio culo sono tuoi!’
‘E anche tutti i miei buchi sono tuoi, tesoro mio! Veniamo, veniamo insieme!’
Mi cavalcò ancora per poco e venimmo insieme, con il mio cazzo che innaffiò il letto e il dildo di mia madre che andava fuori posto per via della quantità di liquido.
Mia madre si staccò da me e si accasciò, togliendosi lo strap on stendendosi col culo all’aria. Il mio cazzo era ancora duro e, dopo quel breve momento di piacere fuori dall’ordinario, decisi che era il momento di ripagare mia madre con la stessa moneta.
Le arrivai dietro e le penetrai il culo all’improvviso, gridò appena di dolore ma c’era eccitazione nella sua voce. Presi a cavalcarla violentemente mentre si metteva nella stessa posizione in cui mi ero messo io poco tempo prima, schiaffeggiandole le chiappe e ficcandole il mio cazzo, dopo il trattamento anale duro allo spasimo, più in fondo che potessi, riempendole gli intestini.
‘ti è piaciuto cavalcarmi, e troia?! Ma adesso ti cavalco io!’
‘Si, amore, montami! Quel cazzetto di gomma non ha paragoni col tuo!’
‘Quello che mi hai ficcato dentro era più all’altezza!’
‘Ti è piaciuto, vero, maialino di mamma?!’ disse mia madre, riafferrando lo strap on e ficcandomelo nel culo, riattivandolo col telecomando. Urlammo entrambi per il piacere, avere un cazzo nel culo mentre lo mettevo in culo a mia madre era una sensazione sublime.
Mentre ero ormai vicino all’orgasmo, ebbi un’idea: tolsi il fallo di gomma dal mio culo e lo misi dritto nel figone di mia madre, dove sembrò quasi sprofondare.
‘SI! Due cazzi! Mai presi due cazzi insieme! Sfondami, amore mio! Sfondami più forte! Sto per venire!’
Estrassi il mio cazzo dal suo culo, tolsi anche il dildo e mi dissetai ad una delle venute più abbondanti che mia madre aveva mai avuto.
Mia madre cadde su di me, quasi in preda alle convulsioni, ma ebbe abbastanza lucidità da girarsi per andarmi a fare un pompino coi fiocchi, andando su e giù l’ungo l’asta ad una velocità allarmante mentre mugolava come se fosse posseduta; io continuavo a leccarle la figa, a succhiarle il clitoride e nel frattempo le ficcai fino a tre dita nel culo. Lei ficcò una mano sotto al mio sedere e fece altrettanto, facendomi perdere quel poco di ragione che mi rimaneva. Ormai ci aggrappavamo l’uno ai sessi dell’altro come se da questo dipendeva la nostra vita mentre ci masturbavamo il culo a vicenda. Mia madre venne due volte, una di seguito all’altra, spruzzandomi altra ambrosia addosso e, poco dopo, venni anch’io e fu come se mia madre mi stesse succhiando l’anima insieme alla mia sborra.
Ormai preda dei miei più bassi istinti, la sollevai e la gettai sul letto, pancia all’aria, poi le penetrai la figa bollente e ripresi a cavalcarla a folle velocità. La limonavo selvaggiamente poi le torturavo le tette, strizzandole, pizzicandole, mordendo i capezzoli.
‘Bastardo! Se come un cavallo imbizzarrito, mi stai distruggendo! ‘
‘Si! Ti sfondo, te lo faccio arrivare fino in gola, puttana! Che dici, preferisci questo oppure farti quel cornuto di mio padre o quella troietta della tua amica!’
‘Quelli con lei erano solo cazzi di gomma e tuo padre è uomo meno della metà di te! Scopa la tua puttana, sbattimi fino all’eternità, distruggimi le viscere, tu sei il solo, l’unico che mi ha mai soddisfatto veramente! Ti amo, ti desidero! Scopami! Fottimi!’
Continuai a scoparla tutta la notte, fino all’alba; ogni volta che venivamo la nostra ragione perdeva un pezzo. Quando alla fine ci fermammo, mia madre era colma del mio seme, il letto pregno dei nostri umori, i miei fianchi mi facevano un male cane, il cazzo era moscio e non si sarebbe ripreso per un bel po’, o almeno così pensavo. Mia madre era stesa a gambe aperte, la bocca spalancata che cercava di aspirare più aria possibile, gli occhi socchiusi e persi in un’espressione di pura estasi, il corpo ricoperto della mia sborra e del suo nettare, la figa ed il culo rossi e bollenti.
Rimasi steso accanto a lei, ad ammirarla, finché non si riprese del tutto poi si rimise accanto ame, accoccolandosi alla mia spalla, carezzandomi il petto. Prendemmo di nuovo a baciarci, ma dolcemente, senza la foga che si era impossessata di noi.
‘Sei l’uomo della mia vita, se non fossi mio figlio ti sposerei e scapperei con te seduta stante’ sei la cosa migliore che io ho mai fatto’
‘E tu sei la cosa migliore che io mi sia mai fatto’ le dissi, ridacchiando.
‘Peccato che tuo padre torni oggi pomeriggio’ mi sarei voluta divertire ancora come in questi giorni’
Il mio cazzo, seppure al limite, cominciò nuovamente ad indurirsi sotto il tocco di mia madre che, senza che me ne accorgessi, aveva ripreso ad accarezzarmi.
‘Beh – le dissi, accarezzandole la figa a mia volta ‘ abbiamo ancora mezza giornata’ e riprendemmo a baciarci con passione.

Quella fu sicuramente la settimana che maggiormente cementò il nostro rapporto proibito, ma ci sono state molte altre occasioni, altrettanto eccitanti, che hanno fatto in modo che non ci stancassimo mai di fare sesso e di godere dei nostri corpi. Ma quella settimana rimane la più importante, quella in cui ci concedemmo ad ogni tipo di piacere, senza remore, e in cui imparammo che difficilmente avremmo provato sensazioni superiori all’assoluta estasi che pervase le nostre menti in quei cinque giorni’

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