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Rabbia

By 29 Luglio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Ero arrabbiata; ma soprattutto mi trovato di fronte alla porta della sua casa. Non avevo ancora un’idea precisa di quello che gli avrei detto o fatto; ma ero proprio decisa di fare il diavolo a quattro.
Le delusioni delle ultime giornate mi venivamo alla mente come dei fastidiosissimi flash-back e delle scariche di rabbia mi percorrevano tutta. Ero impaziente che quella porta si aprisse.

Suonai il campanello. Dopo un po’ la porta si aprì. Lui non sembrava sorpreso di vedermi, ma mi fece accomodare lo stesso in casa. Non avevo intenzione di andare in salotto per fare quello che dovevo fare, quindi incominciai proprio lì, nell’ingresso.

Gli dissi subito che poteva anche andare a farsi fottere, era un vecchio porco a cui non gli e ne fregava nulla della gente. Non avevo intenzione di fargliela passare liscia e gli volevo dire un paio di cosette in faccia. Volevo vedere la sua reazione stupita ed accigliata.

Era successo questo: due sere prima, io ed una mia amica eravamo riuscite ad imbucarci ad un festa; ma mai mi sarei immaginata che lo avrei incontrato proprio lì. Se almeno lo avessi visto subito forse me ne sarei anche andata, invece lo trovai qualche ora dopo imboscato in un bagno con la mia amica.
Ovviamente la mia amica non lo conosceva di vista e non poteva sapere che era stato un mio ex; lui invece sapeva benissimo chi fosse la mia amica.

Così dopo avergliene cantate bene riguardo quello che pensavo di lui lo mandai un ultima volta a quel paese. Fino a quando non terminai la mia sequela di insulti, lui se n’era stato zitto appoggiato ad un tavolino aspettando che mi calmassi con un atteggiamento piuttosto divertito. Finita la mia sfuriata iniziò lui.
Mi diede della troia. Mi disse a parole ben scandite che era assolutamente fuori luogo che mi lamentassi con lui con chi aveva fatto sesso.

Fece un passo verso di me e mi schiaffeggiò forte; poi mi afferrò le mani ed iniziò a cantarmene quattro. Mi disse che dopo aver rotto con lui io non avevo più alcun diritto di andare a casa sua a recriminarlo su con chi fosse andato a letto. Ma soprattutto a lui non fregava più niente di me, e trovava irritante che fossi andata li a rompergli le scatole.

Da molto vicino mi guardava fisso negli occhi. Le sue mani stringevano forte i miei polsi.
Il cuore iniziò a battermi forte. Improvvisamente non mi sentivo più sicura. Lui aveva reagito d’istinto con una cattiveria sorprendente.
Avevo tre possibilità secondo lui, e me le scandì bene dalla prima all’ultima, con voce ferma e carica di disprezzo.
Potevo rimanere lì a fargli una scenata ed allora me le avrebbe date di santa ragione. Potevo andarmene e liberarlo dalla mia fastidiosa presenza; oppure potevo anche incominciare a spogliarmi e a farmi fottere visto che quella era la mia unica specialità che sapevo fare bene.

Ero scioccata, non gli fregava niente di me. Eravamo stati insieme un mese, ero andata a vivere a casa sua e tutto questo non contava nulla. Dopo tutto quel tempo e tutto quello che era successo, lui era ‘solo seccato’ della mia presenza.

Mi faceva ancora male la guancia dove mi aveva schiaffeggiato ed avevo come un blocco allo stomaco. Soprattutto mi sentivo umiliata da una persona che mi considerava uno zero assoluto. Stavo per mettermi a piangere quando mi chiese sbrigativamente cosa avessi deciso di fare. Aveva fretta e non voleva perdere altro tempo con me.

Stavo pensando velocemente ad un sacco di cose, volevo mandarlo a fanculo ed andarmene facendo sbattere la porta; possibilmente urlando il più forte possibile. Passarono alcuni istanti che per me durarono ore. Lui nel frattempo mi lasciò i polsi e mi diede una spinta secca ad una spalla. Indietreggiai di qualche passo facendo attenzione a non perdere l’equilibrio.

Quella spinta mi fece arrabbiare ancora di più; ma più lo guardavo in faccia, più la mia determinazione scemava. Quasi meccanicamente senza quasi pensare iniziai a tirarmi su la minigonna un po’ alla volta. Lui sorrise, mi disse che stavo finalmente facendo qualcosa di sensato.

Mi prese di forza alle spalle e mi spinse faccia contro il muro. Non aspettò neppure che io finissi di sollevarmi la mini. Con una mano mi teneva contro il muro e con l’altra prese a trafficare con i miei vestiti. Mi abbassò i collant e le mutandine fino alle ginocchia e sollevata la mini iniziò a scoparmi.
Iniziò penetrandomi il culo fottendomi all’inizio lentamente, ma ogni colpo che mi dava ci metteva una forza tale che sobbalzavo tutta. Respiravo forte ma non so perché mi sforzavo di stare in silenzio il più possibile. Sentivo che se avessi detto qualcosa sarei stata punita ancora più di così. Volevo che quella tempesta se ne andasse via il prima possibile.
Dopo un po’, però, lui mi disse di godere più forte e di non fare la frigida. Risposi subito a quel suo comando ed iniziai quindi a gridare di piacere ogni volta che mi affondava quella sua trave nel culo.

Quando stette per venire me lo tolse da dentro e con noncuranza mi fece voltare. Mi mise entrambe le mani sopra la testa e mi spinse giù di forza. Mi disse sbrigativamente di chiudere gli occhi. Lo sentì che si stava toccando l’uccello quando all’improvviso sentì colpirmi la faccia da un qualcosa di caldo. Tenni chiusi gli occhi ed aspettai che si sfogasse su di me. Sentì qualcosa toccarmi la faccia. Iniziò dalla fronte per scendere sull’occhio chiuso e poi sulla guancia dove premette con un po’ di forza.
Dopo qualche secondo mi disse di rialzarmi e di aprire gli occhi. Li vicino c’era uno specchio intero. Ci diedi un occhiata veloce, ma sapevo già quello che avrei visto e distolsi subito lo sguardo. Lui, ovviamente, se ne accorse subito e ribadì di aprire gli occhi o me li avrebbe aperti lui di forza.
Vidi il suo sperma che mi rigava il volto mentre colava. Lui, da dietro mi guardava soddisfatto.

Tentai di ripulirmi il volto, ma mi prese una mano e mi condusse velocemente in camera da letto. Quasi inciampavo per colpa di tacchi, ma gli tenni dietro. Mi disse di spogliarmi. Mi tolsi tutto facendo attenzione, mentre mi toglievo la maglietta, di non sporcarmela.

Quando fui nuda mi fece sdraiare sul letto. Lui si spogliò a sua volta e salito sul letto mi spalancò le gambe e mi saltò sopra. Mi disse di ripulirmi la faccia che facevo schifo. Mi guardai attorno per cercare qualcosa con cui ripulirmi, ma lui aveva già preso la mia maglietta e me la mise sulla faccia strofinandola bene. Quando finì la butto per terra e iniziò a scoparmi.

Mi scopò con foga sbattendomelo bene dentro ad ogni colpo; ed ogni volta ansimava di piacere. Dopo qualche minuto mi venne dentro e letteralmente mi crollò sopra stremato.

Si rialzò lentamente e si stiracchiò. Raccolse i suoi pantaloni e se li infilò.
Ero piuttosto indecisa su cosa dire e come comportarmi, presi tempo iniziandomi a rivestire a mia volta.
Per fortuna notai che le macchie sulla maglietta non si sarebbero viste da lontano. Quando fui pronta mi riaccompagnò alla porta in silenzio e mi fece uscire.

C’era diversa gente che passava in quel momento sul marciapiede. Probabilmente neanche mi avrebbero degnata di uno sguardo. Ma lui decise di rincarare la dose. Scandendo bene il mio nome ad alta voce disse:
-Torna quando vuoi, la prossima volto te lo sbatto anche nel culo!

Neanche mi voltai per mandarlo a farsi fottere, abbassai la testa e mi incamminai il più velocemente possibile verso la macchina.

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