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Rendersi conto

By 29 Agosto 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Eravamo molto giovani, quando ho conosciuto Giulia, anche se a diciannove anni ci consideravamo già adulti, come &egrave successo a tutti, in quell’età.
Avevamo appena cominciato a prendere le misure alla vita, con metodo rigorosamente spannometrico!, e ci illudevamo di averla abbastanza capita anche se, in realtà, non conoscevamo neanche noi stessi e quindi non sapevamo interpretare, ‘leggere’ le nostre stesse emozioni, pulsioni.
Erano gli anni dopo il mitico sessantotto e quindi si DOVEVA essere moderni, emancipati!
Per questo, con Giulia, ci ervamo giusto detto che, se fosse capitata un’occasione puramente sessuale ‘non affettiva, ovvio!- non ci sarebbe stato poi nulla di male’ Ma, soprattutto, massima sincerità, assolutamente!
Però provavamo a fare gli emancipati, ma avevamo in realtà secoli di tradizionale cultura alle spalle e quindi quella bella dichiarazione di principio era rimasta appunto tale, mentre vigilavamo ferocemente che il nostro partner non si’ distraesse!
Dopo circa un anno che ‘uscivamo insieme’, mi trovai a dover partire militare, scaraventato in un’altra regione, a centinaia di chilometri da casa.
Quante manciate di gettoni telefonici, la sera, per parlare con Giulia, così lontana!
Io lì a rompermi le balle e lei a casa, a fare la commessa in un negozio di abbigliamento!
Poi le licenze, che erano difficili da avere, la noia, la solitudine’ Riuscii inaspettatamente a trovare una ragazza del posto con la quale uscire come’ rimpiazzo e dopo qualche tempo, lo dissi con innocente sincerità a Giulia, ricordando le dichiarazioni di principio fatte all’inizio della nostra storia.
Contrariamente a quanto speravo ardentemente, lei non la prese affatto bene e si vendicò col suo datore di lavoro, facendosi scopare sullo sgangherato divano che avevano nel retrobottega.
Quando, con aria di sfida, mi confidò il fatto, provai uno strano, inquietante brivido di eccitazione al pensarla goduta da un altro uomo, alle loro bocche che si baciano, alle loro lingue che si intrecciano, alle sue labbra che si chiudono delicatamente attorno alla cappella dell’altro, alla sua morbida fichetta che si schiude per accogliere questo cazzo sconosciuto…
Pensavo che mi sarei dovuto incazzare, fare una scenata, andare in negozio e picchiare il titolare’ ed invece no, nulla di tutto questo: solo una specie di languido torpore motivo.
Comunque, dopo un paio di mesi, il negozio chiuse i battenti e lei si trovò ‘a spasso’, ma almeno senza più l’occasione di finire di nuovo su quel divano nel retrobottega.
Però riprovai quelle strane, contrastanti, inconfessabili sensazioni quando lei, cercando lavoro, fu conquistata dal fascino del titolare di un’azienda, tale Giampiero: la morale fu che non venne assunta, ma venne in compenso montata diverse volte.
. Una volta mi raccontò che venne portata da quest’uomo a fare un giro in barca (un cabinato di tredici metri!) con dei suoi amici; salpati da Camogli, raggiunsero una caletta riparata e lì le varie coppie scoparono allegramente, affiancate; la mia giovane fidanzata -pancino piatto, culetto pieno ma compatto, tettine sode- piacque molto a tutti, ma né lei né Giampiero accettarono lo scambio.
Appena congedato, seguendo la dritta di un amico che già ci lavorava, presentai domanda di assunzione in una fabbrichetta, dove venni ‘finalmente!- assunto in regola (anche se alla miseria della paga minima sindacale; ma quando si &egrave giovani si accetta tutto con un sorriso).
Venni a sapere, dopo qualche tempo, che quella fabbrichetta era di proprietà della madre del famoso Giampiero e veniva gestita da lui -per la parte commerciale/amministrativa- e dal fratello per gli aspetti meramente produttivi.
Ovviamente, io e Giulia tenemmo nascosti i nostri legami a tutti, nella ditta. Ero comunque tornato dalla naja ed avevamo ricominciato la nostra affettuosa routine, concentrandoci solo su di noi, sul nostro essere coppia.
Un giorno, sapendo che sono perito elettrotecnico, mi chiesero se ero disposto ad andare, un sabato pomeriggio, a fare dei lavori all’impianto elettrico nella villa di Giampiero. Allettato dal guadagno extra, accettai volentieri.
Presentatomi all’ora concordata, mi venne lui stesso ad aprire il cancello del parco; poi passando dal garage, mi accompagnò nelle cantine, accennandomi alla natura del problema ed a come volesse che fosse risolto e mi lasciò alla fine solo a confrontarmi con i miei problemi impiantistici.
Mentre lavoravo, ebbi un piccolo colpo di fortuna: capii che se avessi fatto una semplice modifica all’impianto mi sarei evitato un’oretta buona di noioso lavoro e con ancora una mezz’ora avrei potuto portare a compimento l’incarico.
Avevo, ormai, quasi finito quando sentii suonare alla porta; qualcuno andò ad aprire e, fin dalle prime battute, riconobbi la voce di Giulia; spinto dalla curiosità, decisi di salire al piano superiore e spiare cosa accadeva.
Potei così vedere la mia ragazza corteggiata da un altro uomo che le parla, la abbraccia, la bacia, le accarezza con nonchalance le gambe, poi mette su un disco e la invita a ballare e mentre ballano la stringe, la bacia, le palpa il culo, le infila una mano sotto la gonna (un vago sgomento, notando che Giulia non indossava le mutandine!) e comincia a farle un ditalino, che la troietta dimostra di gradire moltissimo, poi con l’altra mano le abbassa la testa e se lo fa succhiare (e la mia Giulia &egrave veramente brava, a fare bocchini; le avevo insegnato davvero bene!); dopo qualche minuto, la solleva di peso e se la impala sul cazzo e indietreggia fino a cadere seduto sul divano, e lei che all’urto se lo sente tutto dentro fino ai coglioni e gli gode come una matta sulle palle; poi lui che la ribalta sul divano e la fotte a lungo tenendole le caviglie sollevate e lei che gode e gode ancora e lui che si ferma, le sfila il cazzo dalla fica e glielo appoggia nel culetto e comincia a penetrarla nel nuovo recesso, accelera i movimenti, si inarca all’indietro, manda un roco soffio e le erutta nel culo spalancato una vischiosa sborrata.
Anche la mia masturbazione si concluse a tempo, perciò tornai nelle cantine a terminare rapidamente il lavoro.
Dopo quella volta una strana, certa inquietudine, una certa confusione provocata dal contrasto tra i miei desideri più reconditi e l’immagine morale che avevo del rapporto di coppia, mi portarono ad avere un titubante chiarimento con Giulia; le dissi che sapevo che continuavano a vedersi e la pregai di smettere di incontrarsi Giampiero, richiesta che, dopo qualche minuto di riflessione, lei rifiutò recisamente.
Lì per lì, rimasi molto male e litigammo, ma poi capii che, in realtà, avevo torbidamente sperato proprio in un diniego, che mi fece eccitare all’inverosimile.
Un giorno mi trovai ad incontrare il signor Giampiero -un bell’uomo alto, con lo sguardo magnetico, un bel volto virile abbronzato ed ornato da una curatissima barba- e lui si fermò a conversare piacevolmente con me per qualche minuto.
Ad un certo punto, spinto da un’irrefrenabile pulsione, ebbi l’incontenibile necessità di confidargli che io ero l’uomo di Giulia. Sulle prime mi scrutò -sulla difensiva- ma poi, rassicurato dalla mia aria sommessamente complice, mi strizzò l’occhio e sorrise.
Mi disse che, un pò, mi invidiava per essere il compagno di quella “favolosa porcella” (come la definì lui) e che era una che, davanti al sesso non si tirava certo indietro.
Dovetti fare una faccia molto stupita, se mi narrò i particolari della famosa gita in barca di quasi un anno prima; si erano trovati (lui, Giulia, altri quattro suoi amici ed una ragazza amica di uno di questi) in quella famosa caletta isolata; avevano deciso di prendere il sole integrale e perciò si erano completamente denudati.
Poi lui aveva cominciato ad accarezzare il sesso di Giulia e lei, dopo i primi momenti di ritrosia, aveva schiuso le gambe ed offerto il suo tenero sesso alle sue sapienti carezze.
Dopo un dieci minuti -con la fichina già fradicia di umori- Giulia, che giaceva sul ponte ad occhi chiusi, annusò un cazzo che gli sventolava ad un centimetro dalla bocca e lo ospitò senza imbarazzo tra le sue labbra vellutate. Come si rese conto che non era quello del suo accompagnatore, aprì gli occhi e scoprì che si trattava della notevole stanga di uno degli amici.
Fece per rifiutarsi, ma Giampiero, lambendole il lobo con la lingua, la convinse a soggiacere a quel virile complimento alle sue belle labbra. E la troietta si adattò di buon grado, mentre masturbava sapientemente il cazzo del mio principale; convinta infine da lui, si adattò infine anche a farsi penetrare da un altro degli uomini -evidentemente infoiato dallo spettacolo- mentre un terzo le succhiava i capezzoli, alternando il suo membro nella bocca di Giulia con quello dell’amico.
Quando alla mia ragazza le si velò nuovamente lo sguardo -chiaro sintomo di un orgasmo imminente- l’uomo che la stava possedendo si girò sulla schiena ed offrì le belle natiche di Giulia allo sguardo dei presenti.
L’altra ragazza, allora, si chinò a lambirle con la rosea linguetta la rosellina posteriore, penetrandola anche con un dito in fica, assieme all’amico che vi faceva scorrere il suo possente cazzo; poi, dopo un ulteriore orgasmo di quella zoccoletta, uno degli uomini puntò decisamente la sua cappella paonazza sul buchetto del culo di Giulia e, con un potente affondo, la penetrò anche da quella parte, strappandole un urlo di dolore e di sorpresa.
Poi, mentre il sole declinava, Giulia venne ripetutamente posseduta da tutti i presenti -insieme all’altra ragazza- ed obbligata a detergere la sborra colante dal sesso di quest’ultima con la sua guizzante linguetta.
Per tutta la narrazione, Giampiero mi aveva attentamente osservato ed aveva sicuramente notato che, più della rabbia per essere stato ingannato e cornificato, in me il sentimento prevalente era l’eccitazione.
Mi fece placidamente notare che, in quell’ultimo anno, aveva notevolmente svezzato Giulia: prima era una ragazza che, pur apprezzando un bel cazzo, era… un pò legata nei movimenti ed aveva sciocchi pregiudizi; adesso, invece, era un trionfo di donna, sempre disponibile a tutto e sempre alla ricerca di qualcosa in più. Dentro di me, dovetti riconoscere che diceva il vero.
Si congedò con un sorrisino ed una strizzata d’occhio affermando, ambiguamente, che comunque quella nostra chiacchierata non c’era mai stata e che lui, quindi, non ne sapeva niente. Quella conversazione, comunque, segnò profondamente il mio essere il lui della coppia ed il mio atteggiamento nei confronti di chi desiderava, più o meno esplicitamente Giulia, che lì ad un paio d’anni diventò mia moglie.
Nel corso degli anni, mi trovai a vantarne le capacità erotiche, a proporla ad altri maschi, ad occuparmi della nostra bimba, nata dopo pochi anni, mentre lei era impegnata con stalloni ed anche ad accompagnarla ai suoi appuntamenti, per andarla magari a riprendere la mattina dopo, esausta ma soddisfatta.

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