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Se vogliamo essere prima d’ogni altra cosa sinceri, franchi e innanzitutto coerenti con noi stessi, la stragrande maggioranza dei maschi, (non tutti beninteso), esaminando gli uomini che comunicano tentando di conversare con una donna, anziché guardarla negli occhi, fanno cadere immancabilmente prima di tutto l’occhio proprio là, sul seno. In seguito ai continui brontolamenti e mugugni per di più femminili, in special modo anche della mia attuale ragazza, che si rammaricava protestando per il fatto che in linea generale i maschi (io compreso) fossero più allettati e stuzzicati al loro seno che a quello che avevano da dire, ahimè la mia fidanzata aveva e ha ragione, perché la prevalenza numerica dei maschi, quando incontrano una donna per la prima volta, malgrado ciò pure in seguito, fanno penzolare assiduamente lo sguardo sulle tette, anche per parecchio tempo.

Iris, in effetti, m’aveva fatto notare quest’aspetto, visibilmente spazientita e alterata, mentre mi rimproverava irritata che pochissime volte guardavo negli occhi qualsiasi donna che lei m’aveva presentato o fatto conoscere, che in sua presenza il mio atteggiamento era sovente stato quello nel quale la mia occhiata era sempre cascata proprio là sulle tette e che il tempo d’osservazione che lei aveva accuratamente notato, era maggiore rispetto alle altre parti del corpo. Di rimando, le avevo sempre spiegato che dal mio punto di vista, esponendole una spiegazione prettamente dello sviluppo a questo tipo di fenomeno, le avevo rammentato e indicato, che a mio modo di vedere, il fatto potrebbe essere associato e distintamente connesso alla conservazione della specie, in quanto una floridezza e un’abbondanza di seno sono un’indicazione e un netto indicatore d’eccellenti livelli ormonali e d’una maggiore fertilità, insomma un segnale e un richiamo che non sfugge all’uomo.

Io, invece, le riferivo candidamente e con sincerità, che i maschi in generale guardano il seno perché è esteticamente gradevole, è armoniosamente attraente. Iris nel contempo mi ribatteva incollerita perdendo le staffe, che se una donna vuole essere ascoltata quando parla, forse sarebbe meglio che nasconda bene il proprio seno, a meno che non esiga, preveda e incoraggi di favorire l’evoluzione della specie. Iris però dissentiva e disapprovava, non voleva accettare né acconsentire né subire le mie spiegazioni, non tollerava né perdonava la mia individuale interpretazione, giacché era un vulcano in piena, aveva perso le staffe, perché si sentiva sminuita dal mio modo d’agire, deprezzata dal mio atteggiamento e ridimensionata dal mio comportamento, definendomi e qualificandomi in conclusione come un porco, un depravato, un vizioso e alquanto pervertito individuo.

In questo momento la stavo meticolosamente osservando, mentre Iris comodamente adagiata nuda sopra quelle lenzuola, riposava ronfando leggermente libera da pensieri e da crucci, intanto che esaminavo in silenzio quella sagoma di lussuriosa e intemperante femmina qual era, dopo averla accuratamente sondata libidinosamente, soffermandomi naturalmente sulle sue prosperose e naturali tette, d’altronde il suo effettivo e naturale vanto. Iris d’altra parte, m’aveva istantaneamente colpito allorquando l’avevo conosciuta, perché la sua corporatura era normale, ma possedeva una struttura vigorosa e alquanto celata, che avrebbe persuaso e plagiato ogni tipo di maschio. Io l’avevo subito arraffata facendole costantemente la corte, perché non volevo che finisse in grinfie altrui, così ci mettemmo insieme. In quell’occasione, con un leggero batticuore, m’avvicinai comodamente verso il talamo dove lei era comodamente appisolata, perché bramavo annusarla da vicino, cercando di non svegliarla. Mi fermai davanti alla sua figura mantenendo lo sguardo puntato di fronte alle sue tette. Iris non poteva vedere la mia faccia, ma certamente percepiva il mio sguardo intrattenersi sul suo corpo, in quanto avvertì gradualmente la mia presenza voltandosi per un istante su d’un fianco, perché io intravidi subito i suoi grossi capezzoli liberi dal tessuto. Un fervore inedito mi risalì sulla faccia entusiasmandomi, perché come propensione cercai di camuffare la mia eccitazione, perché volevo farle in silenzio una gradita sorpresa.

In quel preciso istante, infatti, un inconsueto, focoso e vivo abbandono, s’estese rapidamente in maniera vorace e predatrice dal bassoventre fino alle cosce, così come un flutto palpitante, direi arroventato e impetuoso, facendomi nel contempo manifestamente traballare. Di fronte allo sconquasso lascivo e vizioso di quella visione, trascorse pressappoco un periodo di tempo che mi parve non terminare mai, fino a quando Iris destandosi lentamente con la sua mano mi sfiorò la cinghia dei pantaloni, cominciando a palpeggiarmi la patta con una sapiente e aggraziata esperienza. Le sue dita tastavano in modalità sicura e fedele, risalendo fino alla chiusura lampo. Le mani di Iris mi lambivano l’inguine, io cercavo di mantenermi imperterrito tentando di sottrarmi alla sua sensuale e scostumata occhiata, tentando d’appropriarmi dei segnali della sua eccitazione. Attualmente la esaminavo con voluttà soffermandomi alle sue caviglie, intanto che mi mostrava l’inguine folto e peloso, contornato da quelle chiappe rassodate e tondeggianti.

Con Iris, sperimentai apertamente e libidinosamente, quello che può essere definito come un rapporto sessuale perfetto, direi unico e ineguagliabile, considerato che lei compì tutto il possibile per mettermi a mia completa comodità. Dopo aver sprangato per sicurezza la porta, si collocò dapprima su di me cominciando a farmi saggiare la sua voluttuosa e inebriante lingua. Io ravvisavo che le sue polpute labbra, avevano un’eccellente sapidità e questa sensazione di piacere che provavo, venne lestamente amplificata maggiormente quando Iris digradò con la bocca in direzione del mio cazzo. Iris senza che lei lo sapesse, era una vera esperta e ferrata nell’armeggiare il cazzo nella bocca, donandomi un piacere sublime e insuperabile, realmente come pochissime altre femmine erano riuscite a farmi sperimentare simili evenienze. La graziosa e procace licenziosa Iris, si dispose nella postura della pecorina iniziando a farsi scopare con lentezza nella fica. A dire il vero, lei non prediligeva che io le leccassi la fica, poiché quest’atto lo riteneva un dimesso, indolente e trasandato perditempo, tenuto conto che lei adorava in maggior misura la scopata solerte e naturale, quella possente, istintiva e vivida. Lei scopava in maniera eccelsa e soddisfacente, azione questa, che mi fece testualmente sragionare dal godimento. Successivamente, Iris si dispose nella tipica postura di pigliare il cazzo nell’orifizio anale, poiché finanche in questo sfrenato e depravato frangente io sperimentavo emozioni di piacere esclusive e inedite, eppure Iris stabilì ex novo di frenarsi prima di farmi sborrare.

Iris sobillata com’era, collocò intenzionalmente il mio cazzo, a questo punto predisposto per prorompere la sua essenza sulle tette. Lei mi stava frizionando il cazzo con le tette, mentre io facevo scorrere il mio cazzo nell’incavo delle sue formose rientranze, perché sentendola libidinosamente frignare ebbi un grande sfogo bagnandola, poiché il liquido seminale che le piombò, la inzaccherò in parte sul seno e i restanti fiotti della sborrata le colarono sul mento. Quella schiettezza repentina e quella spontaneità lussuriosa, le diede in conclusione un singolare e inedito appetito, perché io la stavo esaminando, in quanto in modo indecente e libertino, Iris mi guardava compiaciuta per il risultato raggiunto, giacché era focosamente riuscita a ottenere in conclusione il suo scopo, rallegrandosi e deliziandosi altresì per la mia succulenta sborrata. Subito dopo Iris notò che il mio sguardo era colmo e deliziato, mentre io le afferravo i capezzoli fra le dita, imprimendole dei lievi strappi che la facevano vibrare in ogni parte. In seguito Iris incurvò la testa all’indietro e sbarrò gli occhi, mentre io m’accostavo inginocchiandomi al suo fianco, avvicinando la bocca al suo stuzzicante e florido seno, succhiando con delicatezza un capezzolo mentre con la mano accarezzavo l’altro.

Il cuore aveva nuovamente accelerato i battiti, io tentavo di governare il respiro per non capitolare né volendo cedere al fermento intenso e impregnato, che sentivo arrampicarmi nelle viscere. Iris avvertì ben presto che io mi ero disposto al suo fianco, perché lei catturò repentinamente la mia fragranza, i suoi occhi erano semichiusi, eppure lei aveva la piena cognizione che il mio cazzo era là in risalto per lei, visibilmente paonazzo e irrigato, totalmente esibito al suo sguardo, mentre Iris lo stava toccando con le dita prima d’accostarci la sua famelica e deliziosa bocca. Io le sollevai la coscia appoggiandole una mano, dopo feci sdrucciolare un dito fino alla sua pelosa fessura. Iris spalancò gli occhi e vide il mio cazzo là di fronte, stavolta lucente e affamato di piacere, statico e adiacente alla sua odorosa fica. Lei sospinse l’inguine leggermente in avanti fino a lambirlo.

Al presente percepiva il fremente e intemperante desiderio straripare come un maroso, giacché cominciò a imprimere delle esigue spinte in avanti sfregandosi su di me, intanto che piagnistei di libidinoso godimento fuoriuscivano dal suo essere. Lo anelava dentro di sé, ambiva d’essere acchiappata e farcita, perché sarebbe accaduto soltanto se lei lo avesse reclamato. Lo fece eccome, con un enorme partecipazione e con un inusitato slancio, squadrando ammirata e sedotta il mio cazzo dritto e fremente, strepitando in conclusione la sua bramosa golosità con definizioni scurrili e con frasi impudiche. Dopo le sollevai l’altra coscia, sfregando il cazzo sulla sua fica e centrando di proposito il clitoride con il glande, con un andirivieni costantemente spedito fino a introdurmi con un affondo risoluto, procedendo con pressioni vigorose e totali. Iris, in quel frangente, dominata e soverchiata dal piacere, strepitò la sua entusiasta e nerboruta sovreccitazione dei sensi, strillando e regalandomi il suo personale, travolgente e appassionato profondo orgasmo.

In seguito Iris flesse le cosce, mentre uscii piantandola là spalancata, manifestamente sfinita e chiaramente estenuata, ghermendola per la chioma. Lei sdrucciolò dal talamo e si genuflesse di fronte al mio cazzo presentemente rugiadoso intinto del suo intimo piacere, lo agguantò fra le mani avvertendone la compattezza, spogliando e individuando la brillante sfericità, che Iris lambì in ultimo con la sua esperta, intenditrice e valente lingua. Presentì verificandone altresì il suo sapore, infine lo lasciò scivolare nella bocca accompagnandolo con la mano, sentendolo sfregare persino il palato, arrivando fino in fondo alla gola. I miei occhi non la lasciavano un solo istante, la mia mano nella chioma di Iris abbinava il movimento della bocca. Ogni tanto l’allontanavo, proseguendo la movenza con la mano, che Iris ispezionava incantata. Dopo iniziò a denudarsi, mentre io seguitavo a stimolarla. Successivamente la feci voltare infilandole le mie dita nella spaccatura delle chiappe, allargandogliele ed esplorandola, conficcandoci la lingua, mentre il movimento indolente e infossato della cavità pelvica faceva intelligentemente il resto. Io ero interamente inebriato dalla fragranza inedita della sua fica, del suo recondito forziere, contemplando tutto quel magnifico splendore, che si poteva magistralmente vedere con un’accessibilità e con un evidenza spettacolare.

Io proseguivo ad ammirarla notevolmente attratto e fortemente aizzato, percependo in modo veemente il desiderio, quando la vidi con le mani che s’allargava le natiche per farmi accedere meglio. M’accostai al suo favoloso fondo schiena con il cazzo in mano passandoglielo fra i glutei, dopodiché glielo appoggiai al pertugio anale, facendolo stavolta però scivolare con sgarbo e con provocazione nella fica. Iris mugolò per quell’affondo, sollevò i fianchi spingendoli indietro, muovendoli per incitarmi con dei termini sconci e sboccati. La brandii in modo brusco, introducendole il cazzo nella fica in maniera focosa e prorompente. Proseguii in tal modo per diversi minuti, dopo estrassi il cazzo e stavolta glielo conficcai nella cavità anale, perché Iris sobillata e spronata com’era, s’incurvò con un’agevole spinta quando lo percepì tutto dentro. Iris era già all’apice sommo del godimento, mentre io giocherellavo nel farla farneticare muovendomi con una cadenza pigra, inizialmente affondando e successivamente ritirandomi.

In quella situazione distinguevo la sua schiena sudata, le gambe dilatate e il cazzo sgusciare dentro le sue viscere in modo rapido, sempre più in fondo, poiché i suoi sbuffanti e sostenuti sospiri mi fecero comprendere che stava per venire. In quella distinta circostanza le abbrancai i fianchi tirandola verso di me, con affondi lesti, mentre Iris godeva sollevandosi sulle mani e appoggiandosi alla testiera del talamo, strillando il suo gagliardo e irruente orgasmo. Iris voleva farmi ancora godere. Si dispose sopra di me avvolgendomi in un caloroso e appassionato abbraccio e iniziò la sua impresa. Disposta nella posizione del missionario, io cominciai a penetrarla con vigore, avvertivo la sua cute leggermente sudata che aderiva al mio inguine, sdrucciolando però in una fusione totale e armoniosa.

Le nostre fameliche e ingorde bocche, accentuavano intensificando il nostro fervido desiderio. Ancora una volta Iris mi stupì: volle sfilarsi volutamente il cazzo dalla fica facendomi distendere a pancia in su, perché con la sua competente e ferrata lingua, iniziò a insinuarsi fra le pieghe del glande stuzzicandomi accuratamente il frenulo, saettando e ritirandosi abilmente con la lingua in un ritmo cadenzato, facendo scivolare in seguito il cazzo nella sua adorabile bocca e stimolandomi al tempo stesso i testicoli, devo ammettere e riconoscere con un’abilità e con una predisposizione fuori dall’ordinario. Io la osservavo estasiato e rapito, perché quell’andirivieni degenerato e irrefrenabile mi stava facendo perdere l’omogeneità dei sensi, perché quella cadenza cavernosa e inenarrabile mi stava facendo ribollire, emblematica e specifica situazione che anticipa l’apice massimo, preannunciando la sborrata conclusiva.

La bocca insaziabile di Iris ghermì garbatamente il mio cazzo, io la scrutavo ammaliato e incantato, facendomi sperimentare brividi indefinibili e sussulti inesprimibili, mentre il mio cazzo attendeva di prorompere per spargere la sua candida e appiccicosa candida essenza. Iris stava rifinendo la sua preziosa ed elaborata opera, soffermandosi e lambendomi accuratamente i testicoli, intanto che io non reggevo più la sua veemenza, perché captavo nettamente l’orgasmo approssimarsi, formarsi e innalzarsi con veemenza.

Nel tempo in cui sborravo di gusto, Iris s’introdusse tutto nella sua bocca, accogliendo assettata e smaniosa nel palato e nella gola il mio denso e lattescente sperma, passionale, gorgogliante ed energico come il mio sbalorditivo, fantastico e sorprendente orgasmo.

{Idraulico anno 1999} 

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