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Ritorno in autobus

By 8 Giugno 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Quando lo vide arrivare, maledisse la sua pigrizia. Accidenti a me, pensò, se mi fossi sbrigata mi sarei risparmiata il carro bestiame.
Il carro bestiame era la corsa che raccoglieva i ragazzi che uscivano dall’istituto tecnico.
Se si fosse sbrigata avrebbe preso quella prima e si sarebbe messa a sedere, ora invece l’aspettava il viaggio in piedi, in mezzo ad una folla di ragazzi maleducati.
Riuscì a salire a fatica dalla porta centrale e si ritagliò un piccolo spazio tra un ragazzo basso, biondo, con la faccia piena di lentiggini ed un altro alto e magro con i capelli lunghi che gli scendevano sulle spalle.
Sedersi neanche a parlarne, nessuno le avrebbe ceduto il posto, anche se la vedevano in difficoltà a causa della borsa della spesa.
Già, la spesa, per un attimo aveva pensato di aspettare il bus successivo, ma i surgelati?
Alla prima frenata, quello alto con i capelli lunghi le finì addosso.
Naturalmente non si scusò, ma poi neanche si scansò.
Era rimasto appiccicato al suo sedere e non aveva alcuna intenzione di spostarsi.
Ma che fa ‘sto scemo, ho quarantasei anni, potrei essere sua madre.
Quarantasei anni. Ben portati?
Diciamo così così, a parte il culo.
Aveva sempre avuto un bel culo, rotondo e sporgente. Quando faceva il liceo aveva saputo che i maschi lo avevano votato come il più bello della scuola, e non era riuscita ad arrabbiarsi per questo.
Anche ora era il suo punto forte: mentre il resto del corpo iniziava a sciuparsi, il suo didietro si era mantenuto intatto, anzi forse aveva giovato di un piccolo aumento di volume, che non le dispiaceva affatto.
Sentì qualcosa di duro che le premeva in mezzo alle chiappe.
Ma guarda questo cretino, me lo sta facendo sentire.
Era una faccenda seccante ma si accorse di non essere arrabbiata più di tanto, se fosse stato un vecchio bavoso, certo, ma questo era un bel ragazzo.
Pensieri stupidi, però non aveva spazio per spostarsi, a meno di non buttarsi addosso a quello con le lentiggini che le stava di fronte.
Trasalì quando sentì le mani iniziare a toccarla, ma non si mosse.
Le dita si infilarono sotto la gonna e risalirono carezzandole la pelle delle cosce.
Disse qualcosa a mezza bocca, per protestare, ma in mezzo alla confusione non la sentì nessuno.
Lui le passò un dito in mezzo alle gambe e lei sentì la fessura che, attraverso le mutandine, iniziava ad inumidirsi e ad aprirsi.
In quel momento l’altro ragazzo cominciò a palparle i seni attraverso la maglietta.
‘Ma insomma ‘!’. Disse questa volta, a voce più alta, ma nessuno le fece caso, e intanto cominciava a sentirsi strana: i capezzoli si stavano indurendo, mentre le mutandine iniziavano a bagnarsi.
Quello che le stava dietro le infilò le mani dentro lo slip e cominciò a carezzarle le chiappe, poi, quando fu sicuro che lei non avrebbe protestato, afferrò saldamente la stoffa, sui fianchi, e fece scendere l’indumento fino a metà coscia.
Ma è matto, non può scoparmi su un autobus affollato, pensò lei.
La spinse con una mano dietro la nuca costringendola a chinarsi in avanti, mentre contemporaneamente la carezzava sempre più in profondità.
Ora era completamente aperta e fradicia, incapace di reagire.
Solo quando sentì qualcosa di duro che premeva contro la vagina cercò di rimettersi dritta ma lui le mollò una forte sculacciata ed aumentò la presa sulla nuca.
Adesso le sue dita bagnate si erano spostate indietro e lentamente le aprivano l’orifizio dell’ano.
Trattenne il fiato mentre un dito si insinuava, andando in profondità.
‘Signora, preparati che ti sto per sfondare il tuo bel culone’, le sussurrò nell’orecchio il ragazzo.
Glie lo spinse dentro forte, con un solo colpo e lei gridò, ma nessuno, neanche questa volta, parve notarla.
Cominciò a muoversi deciso, avanti ed indietro, con un ritmo molto veloce, evidentemente voleva far presto.
Lei se ne stava immobile, piegata in avanti, con le gambe leggermente divaricate e lo slip abbassato, assolutamente incapace di reagire.
Durò poco, diciamo lo spazio di due fermate.
Bruciava, faceva male, pensò che forse aveva perso l’abitudine. Già, al liceo lo aveva fatto spesso, con diversi compagni, era la maniera più sicura per non restare incinta, ma ora era un mucchio di tempo che non ‘ che non lo prendeva in culo.
Lo sto prendendo in culo su un autobus affollato, da un ragazzo che forse non ha neanche diciotto anni, non è possibile, è solo una mia fantasia.
Le venne dentro proprio mentre l’autobus frenava per arrestarsi alla fermata.
Solo qualche contrazione più forte e più profonda, poi sentì lo sperma caldo che le entrava in profondità.
Lui si ritrasse, raccolse lo zaino per terra e scese di corsa insieme agli altri, senza degnarla di uno sguardo.
Fece appena in tempo a tirarsi su le mutandine che le erano arrivate alle ginocchia, prima che gli altri passeggeri la vedessero e potessero capire cosa fosse successo.
La vettura ora era quasi vuota, solo una coppia anziana ,seduta davanti ,che non si era accorta di nulla.
Accorgersi di cosa? Non era successo nulla.
Nulla a parte le sensazioni contrastanti di cui era preda: eccitazione, dilatazione, fastidio e bruciore.
Scese dall’autobus camminando con le gambe leggermente larghe, mentre lo sperma, solo in parte trattenuto dalla stoffa dello slip le iniziava a colare lungo le cosce.
A casa si sarebbe data una lavata e, per il futuro, sarebbe stata attenta a non prendere l’autobus a quell’ora.
Oppure no?

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