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Schiava aziendale

By 18 Giugno 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Manuela si svegliò in un bagno di sudore, e il suo primo, sgradevole pensiero fu per il suo direttore, il signor Depoulos, e la difficile prova che la attendeva. Rimase a letto qualche minuto, rivivendo per l’ennesima volta il ricordo di quel momento fatale in cui, qualche giorno prima, Depoulos l’aveva chiamata nel suo ufficio, e aveva sbattuto sulla scrivania l’incartamento della pratica Mauri. Lei era sbiancata in volto, ma non aveva trovato il coraggio di dire nulla. ‘Non voglio neppure sapere per quale motivo tu abbia manomesso questi documenti’, aveva sibilato Depoulos, ‘ma quello che hai fatto &egrave illegale e contro gli interessi dell’azienda, e ho intenzione di assicurarmi che tu subisca tutte le conseguenze di questo tuo enorme errore’.

L’espressione di Depoulos’ benché l’avesse vista solo per un istante (aveva tenuto gli occhi bassi per gran parte del tempo), le era rimasta impressa in modo indelebile nella memoria. Quegli occhi neri, quello sguardo tagliente come un coltello. Questo era accaduto venerdì pomeriggio. Per tutto il finesettimana, aveva sfogliato i libri e cercato su Internet per capire qual era la cosa peggiore che poteva capitarle. E aveva scoperto che quello che poteva capitarle era, semplicemente, perdere tutto. Oltre a essere licenziata, poteva essere sottoposta a un procedimento penale’ trovarsi a dover pagare una multa salatissima, gli avvocati’ e non avrebbe più trovato un lavoro come segretaria, che era tutto quello che sapeva fare. Tutta la sua vita era in pericolo..

Alla sua famiglia non aveva avuto il coraggio di dire nulla. Lo stipendio di Manuela era una voce importante del bilancio familiare’ si sarebbero infuriati con lei se avessero saputo che lo aveva messo in pericolo per colpa del suo buon cuore. Era rimasta aggrappata alla speranza che Depoulos le desse una seconda chance. E allora nessuno avrebbe dovuto più saperne nulla. Se Depoulos l’avesse perdonata’ Depoulos sapeva che il motivo per cui Manuela aveva commesso delle irregolarità con quella pratica non era egoistico: aveva cercato di aiutare una famiglia in gravi difficoltà. I documenti sarebbero stati rimessi a posto, nessuno sarebbe stato danneggiato, lei avrebbe fatto capire al suo capo di aver capito la lezione e che non avrebbe mai più fatto un errore del genere’ Poteva lasciare la società se lui lo pretendeva, ma tutto il resto’ doveva evitare tutto il resto’

‘Discuteremo della questione lunedì’, aveva detto Depoulos’ e lunedì era arrivato.

Manuela non fece colazione, aveva un nodo allo stomaco. Cominciò a prepararsi. Quasi inconsciamente, mentre pensava a quanto era importante il perdono di Depoulos, scelse gli abiti che sapeva che le donavano di più. Mise un completo di intimo nero, un elegante tailleur grigio con la gonna sopra il ginocchio, una camicetta bianca di raso. Aprì il cassetto dei collant ed esitò; quindi, passò al cassetto successivo e prese un paio di autoreggenti. Per un attimo, si sentì in colpa. Perché così sexy? Era forse un invito? Il solo pensiero le fece venire la pelle d’oca. Certo che no, non in quel senso’ Depulous era l’uomo meno attraente del mondo, grasso, grossolano, cinico; aveva fatto carriera nel ramo grazie alla sua totale mancanza di scrupoli. La maggior parte dei colleghi si riferiva a lui con espressioni come ‘il bastardo’ o anche ‘il vecchio sadico” Manuela rabbrividì per un attimo quando le venne in mente questa espressione. Comunque no, non voleva essere attraente per quel motivo. Era solo perché così si sentiva più forte’ forse anche lui, inconsciamente, sarebbe stato influenzato dall’aspetto di lei, positivamente, in qualche modo’

Completò la propria mise con un paio di scarpe nere col tacco alto, e con un trucco applicato con cura. Si pettinò e si mise il mascara’

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Manuela entrò nell’ufficio di Depoulos. Non le era mai piaciuto entrare in quella stanza, da quell’uomo che trovava detestabile. Aveva anche sempre avuto l’impressione di non piacergli, o addirittura che lui la disprezzasse, come disprezzava molti dei suoi sottoposti. Ripensandoci, non l’aveva mai visto sorridere.

Depoulos alzò gli occhi dalla sua grande scrivania lucida, fissandoli su di lei. Lei salutò a mezzavoce e, invitata da un gesto di lui, si sedette su una sedia. Aveva il cuore in gola: le sembrava di trovarsi di fronte al giudice. E non era così lontano dalla realtà’

‘ Immagino che in questi giorni tu ti sia fatta un’idea abbastanza dettagliata delle possibili conseguenze del tuo errore, ‘ disse, con voce fredda. ‘ Si, signor Depoulos, ‘ rispose lei. Per un attimo abbassò gli occhi a terra, ma si sforzò di alzarli e guardarlo. La parola ‘possibili” una speranza? Eppure il tono dell’uomo non sembrava affatto suggerire l’intenzione di perdonare’

‘ Considerando tutto, la multa, la condanna penale per truffa, le spese per gli avvocati, la macchia indelebile alla tua carriera’Posso rendere la tua vita un inferno. In effetti, posso distruggerti. Dico bene?

Manuela annuì. ‘ Si, signor Depoulos. Io vorrei’ lascerò subito l’azienda e’

Depoulos la interruppe, ridendo ad alta voce. ‘ Non sono interessato a quello che vuoi offrire, Manuela, ‘ disse, ‘ dato che posso prendere tutto quello che voglio. Non credi?

Manuela arrossì. ‘ Come’ prendere cosa? ‘ mormorò.

L’uomo la guardò con i suoi occhi penetranti. ‘ Quell’anello &egrave un regalo del tuo fidanzato?

Manuela fu colta di sorpresa. Cosa stava succedendo? ‘ No, signor Depoulos’ &egrave di mia madre.

‘ E’ una cosa a cui tieni molto, con un grande valore affettivo?

‘ Si, signor Depoulos.

‘ Dammelo.

Manuela esitò per un istante. Ancora non capiva. Era una punizione simbolica? Si sarebbe accontentato di quello? Con le mani tremanti, arrossendo, si sfilò l’anello. Lui la osservava, sogghignando. Manuela realizzò che l’uomo stava traendo piacere da quell’esercizio di potere nei suoi confronti. Lei appoggiò l’anello sulla scrivania, lui lo prese.

Depoulos cominciò a giocherellare con l’anello mentre parlava. ‘ Rimarrai in questa azienda, ‘ cominciò. Manuela si rese conto che era giunto il momento: era il verdetto. ‘ Rimarrai con lo stipendio più basso. Mi assicurerò che non ci sia nemmeno un fattorino che guadagna meno di te.

Manuela trattenne il fiato. Depoulos non aveva finito’

‘ E sarai di mia completa proprietà.

Lei si sentì morire.

‘ Tutto ciò che hai, come il tuo anello, &egrave mio. Finché accetterai questo stato di cose, la denuncia sarà rimandata. I documenti che provano il tuo reato rimarranno in cassaforte, pronti a essere ‘trovati’ se creerai problemi.

Manuela stava cominciando a capire, ma non riusciva a dir nulla. Era molto peggio di quanto avesse immaginato, peggio di quanto potesse sopportare’ Eppure non riusciva a trovare il coraggio di dire di no e di affrontare la condanna’ Nel suo stato di confusione, per un istante, sperò di aver frainteso. ‘Non capisco” balbettò.

Depoulos la guardò con un’espressione mista di disprezzo e irritazione. ‘ Sei fai la stupida con me, e fai finta di non capire, rischi di farmi cambiare idea. Ti ho graziato, per ora, ma mi aspetto che tu paghi con tutta te stessa. Non sai che mi chiamano ‘vecchio porco’, ‘vecchio sadico’? Tu sei una bella donna, hai venticinque anni, e non puoi dirmi di no, ‘ continuò, giocherellando con l’anello. ‘ Cosa pensi che voglia fare un vecchio porco sadico con te?

Manuela non riuscì a rispondere nulla. Cercava di guardare Depoulos, ma continuava ad abbassare lo sguardo. Aveva il respiro affannato, era rossa in volto, il cuore le stava scoppiando’

Depoulos fece una pausa, e poi scandì le parole:

‘ Userò il tuo corpo’

‘ ti torturerò’

‘ e ti umilierò.

Allungò il braccio, e lasciò cadere l’anello nel cestino dei rifiuti. ‘ Giorno dopo giorno. Pensaci bene, e se non te la senti, alzati adesso e comincia a cercarti un avvocato.

Manuela provò l’impulso di alzarsi e fuggire, ma le sue gambe erano immobilizzate. La sua mente stava cercando disperatamente una via d’uscita. Calò un silenzio glaciale, gli occhi di Depoulos fissi su di lei, Manuela che non riusciva a trovare nulla da dire, non sapeva come reagire, rimaneva seduta come congelata dall’imbarazzo e dalla paura. Pensò alla sua famiglia, alla vita che voleva salvare. Parlò tenendo lo sguardo al pavimento. ‘ Rimarrà’ tutto’ fra queste mura? ‘ chiese infine, con la voce rotta di pianto.

Depoulos rispose con un tono di sufficienza: ‘ può darsi.

Non era nemmeno una promessa, non era niente. Ma era tutto quello che Manuela aveva. La ragazza cercò la forza di alzare gli occhi verso di lui e annuì lentamente, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime e le labbra le tremavano.

Depoulos sorrise e si appoggiò allo schienale della scrivania. ‘ Ho sempre pensato che tu fossi portata a obbedire, ‘ le disse. ‘ Chissà, forse tutto questo ti piacerà.

Manuela sentì un brivido. Non ebbe la forza di replicare nulla.

Depoulos fece un cenno con la mano: ‘ ora alzati e mostrami la mia nuova proprietà.

Manuela impallidì. Aveva acconsentito’ Stava veramente accadendo? Si alzò con le ginocchia che le tremavano, le mani appoggiate sul ventre, immobilizzata dall’imbarazzo.

‘ Cosa’ devo fare? ‘ mormorò.

Depoulos scosse il capo. ‘ Cos’&egrave, vuoi prendermi in giro? Non sei così stupida ‘ disse, ad alta voce. ‘ Vuoi che ti sbatta sulla scrivania, ti strappi le mutandine e ti prenda a cinghiate subito?

Manuela iniziò a tremare, terrorizzata. ‘ No.. no signor Depoulos’ io’

‘ Ho detto che voglio guardarti. Cosa pensi di dover fare, cretina?

‘ Spogliarmi’ signore.

Lui fece un piccolo applauso ironico. ‘ In ogni caso riceverai cinque cinghiate sul culo per aver fatto finta di non capire. ‘ L’uomo lasciò che queste parole avessero effetto, che le guance di Manuela diventassero ancora più rosse, e poi aggiunse: ‘ ora sbrigati.

Singhiozzando, Manuela si sfilò la giacca, appoggiandola alla sedia, e poi portò le mani ai bottoncini della camicetta, cominciando a slacciarli. Lottò con ogni bottone, le mani che le tremavano. Arrivò all’ultimo in basso, sganciò anche quello. Sfilò la camicia e appoggiò anche quella sulla sedia, sopra la giacca.

‘ Voglio vedere le mammelle della mia troia. Via il reggiseno.

Manuela sentì le lacrime che le scivolavano sulle guance per la vergogna. ‘La mia troia” ‘mammelle” Il cuore le batteva ancora all’impazzata, aveva il volto in fiamme. Si slacciò il reggiseno, e poi lo sfilò, scoprendosi. Il suo seno, morbido, giovane e pieno, era qualcosa di cui era sempre stata fiera’ Ma in quel momento, di fronte agli occhi porcini di Depoulos, le parole di lui ancora nelle orecchie, per la prima volta ebbe la sensazione che fossero troppo grosse, oscene, volgari.

Il commento di lui le giunse come una nuova fitta al cuore: ‘ ma guarda che belle mammelle da frusta! ‘ Era il peggiore incubo’ e sembrava che diventasse ogni momento più insopportabile’

‘ Ora la gonna.

Manuela portò le mani al bottoncino della gonna, lo slacciò, abbassò la cerniera, e la fece scivolare a terra. Il rossore ora si era esteso dal suo volto ai suoi seni nudi.

‘ Girati.

Manuela obbedì, esponendo le proprie natiche all’isperazione dell’uomo. Depoulos rimase per qualche istante a contemplarla: un bel corpo giovane, il tanga, le autoreggenti, i tacchi alti’

‘ Ti vesti sempre da troia in questo modo, o stavi pensando a me questa mattina quando hai scelto i vestiti?

Manuela era troppo confusa per cercare una risposta che fosse meno umiliante della verità. ‘ Stavo pensando a lei, signor Depoulos’

Lui rise. ‘ Togliti quel tanga da mignotta.

Manuela portò le mani all’orlo del tanga.

‘ Da oggi in poi, ‘ proseguì lui, ‘ niente mutandine: buco del culo e fica sempre nudi.

Manuela sentì una nuova ondata di sangue affluirle alle guance. Davvero pensava di poter reggere a quell’inferno? Per quanto? Le mani le tremavano sempre di più, spingeva sull’orlo del tanga ma non riusciva a trovare il coraggio di toglierlo’ esporre il proprio sesso a quell’uomo che ne avrebbe abusato nei modi più orribili’

‘ Stai esitando di nuovo, Manuela. Sai che le tue esitazioni hanno un prezzo.

Lei fece scivolare giù il tanga.

‘ Siamo a dieci cinghiate sul culo. Al prossimo errore, saranno cinque cinghiate sulla fica. E ti assicuro che lì fa più male, e che siccome amo frustare la fica, tendo ad avere la mano pesante. Hai capito?

Manuela sentì una lacrima che le scivolava dal mento sui seni nudi.

‘ Si, signore’ ‘ La sua risposta fu appena percettibile.

‘ Non ho sentito. Cos’avrai come prossima punizione?

‘ Cinque’ cinghiate’ ‘ Manuela esitò. ‘Sul sesso?’ ‘Fra le gambe?’ aveva troppa paura di farlo arrabbiare ancora. ‘ Cinque cinghiate sulla fica, signor Depoulos.

Manuela aveva fatto scivolare il tanga a terra, ne sfilò i piedi. Stava ancora dando le spalle a Depoulos.

‘ Anche il tuo culo &egrave perfetto per i miei scopi Manuela, ‘ disse Depoulos, ‘ carne morbida da frustare, mordere, sculacciare’ Ora passiamo alla fica. Apri bene le gambe e piegati per mostrarmela.

Manuela allargò i piedi, e piegò il busto in avanti. Portò le mani sulle ginocchia, e poi, all’esortazione ‘di più, troia’ di Depoulos, le fece scendere fino ai polpacci. Non si era mai sentita così umiliata, in mostra come un animale al mercato. ‘ Non &egrave così che si mostra la fica al tuo padrone. Apriti subito le grandi labbra, puttana. Fammi vedere bene il buco in cui infilerò il cazzo quando vorrò svuotarmi i coglioni.

Manuela singhiozzò ancora. Il linguaggio di quell’uomo’ Come poteva essersi ridotta così? Si sentì colpevole per essersi alla mercé dell’uomo più disgustoso e volgare del mondo’ colpevole e sporca’ Portò le mani al sesso, entrambe, e si aprì le grandi labbra per il suo padrone, obbediente. Obbediente come una cagnetta ammaestrata’

Ora Depoulos si era alzato. L’uomo girò intorno alla scrivania, e allungò una mano. Manuela sentì un brivido attraversarle il corpo quando le dita di Depoulos toccarono il suo sesso. E poi il dito medio di lui’ che le entrava dentro lentamente, a fondo’

‘ Chi usa questo buco, Manuela? Il tuo fidanzato?

Manuela scosse il capo, con gli occhi chiusi. ‘ N’ no’ signor Depoulos’ ‘ mormorò, con un filo di voce, ‘ non sono fidanzata’

Una violenta pacca di Depoulos sulle natiche nude le strappò un gemito e le fece tornare a battere all’impazzata il cuore. ‘ Voce alta quando rispondi.

‘ Non sono fidanzata signore’!

Depoulos sorrise, e iniziò a pompare col dito dentro e fuori di lei con vigore, aggiungendo poi anche l’indice. ‘ Meglio così. In questo modo non dovrò preoccuparmi di non lasciarti segni addosso. Potrò farti tutto quello che voglio’ Sei contenta?

‘ Si’ signore, ‘ singhiozzò lei. Il sonoro schiocco di un’altra sculacciata echeggiò nella stanza, seguito dal gemito di dolore di Manuela.

‘ In ogni caso &egrave un crimine che questa grassa fica da troia non sia usata per quello che &egrave, non credi?

‘ ‘ si’ signore’

‘ Grassa e pelosa, ‘ disse lui. Il sesso di Manuela non era depilato, ma la peluria era ben curata, sfumata in un grazioso triangolino. ‘ La devi depilare completamente, ‘ disse Depoulos.

Lei fece per replicare qualcosa, ma lui la zittì come un cenno. ‘ Non osare presentarti domani in ufficio con la fica in queste condizioni.

Depoulos aggiunse anche l’anulare, prendendo a fotterle la vagina con le dita, con violenza crescente, e avvicinò il viso alle natiche di Manuela.

Manuela si sentì gelare’ Sentì la lingua di Depoulos accarezzarle l’ano’ scivolare fra le sue natiche’ mentre le dita di lui continuavano a pomparla, sempre più forte. Era disgustoso’ degradante’ lei sentì le ginocchia che le vacillavano. Depoulos continuò a leccarla in quel modo per un po” troppo tempo’ titillandola, infilando la lingua’ lo sentì sputare e spingerle la propria saliva nell’ano con la lingua’

‘ E sentì le dita di Depoulos scivolare più agevolmente nella sua vagina’ Era una reazione fisica, solo una reazione fisica’ odiosa e degradante’ ma si stava bagnando’! Cercò di non abbandonarsi’ di resistere’

Ma fu Depoulos a impedirle di sprofondare in quel disgustoso piacere, ritirandosi improvvisamente, e sfilando le dita dalla vagina di lei. Manuela si sentì improvvisamente vuota, frustrata, e ancora più sporca’ Una nuova pacca sulle natiche, questa volta non era la punizione per nulla, ingiustificata, Manuela la ricevette e per un attimo attese la seconda’ con quella sensazione di bagnato fra le cosce’

Ma Depoulos era tornato a sedersi.

‘ Mettiti dritta e girati verso di me ora, troia.

Manuela tolse le mani dal sesso e si raddrizzò, voltandosi verso di lui. Fissandola, l’uomo si pulì su un fazzoletto le dita con cui l’aveva penetrata, con un sorriso sprezzante. ‘ Capisco perché non sei fidanzata, comunque. Chi si fidanzerebbe con una cagna che cola in questo modo quando la violentano?

Manuela non rispose, mortificata. Depoulos aveva ragione’ odiava quell’umido fra le sue gambe’

‘ Ora, troia, dimmi a cosa pensi che serva la tua bocca.

Manuela si asciugò le lacrime. Sentiva di essere rossa in volto, ma era talmente sconvolta da avere arrossati anche i seni nudi. Si fece coraggio. Non era difficile capire che risposta voleva Depoulos.

‘ La mia bocca’ serve per succhiare’ signore.

‘ Ho una cinghia pronta, Manuela, e tu hai una fica nuda. Per succhiare cosa? Da capo.

‘ La mia bocca’ serve per succhiare il cazzo signor Depoulos’

‘ Giusto. Ora, ci sono donne che succhiano il loro cazzo dei loro uomini chinandosi dolcemente, forse sono abbracciati, o seduti accanto sul divano’ E ci sono troie che succhiano il cazzo in ginocchio, con le chiappe nude pronte per essere frustate se il loro uomo pensa che non si siano impegnate abbastanza. Tu a quale categoria appartieni?

‘ A quella’ delle troie, signor Depoulos’ delle troie che succhiano in ginocchio’

Depoulos annuì. ‘ Proprio così. Puoi venire qui da me a quattro zampe, con le cosce ben aperte e le tette penzoloni, e chiedermi l’onore di prenderlo in bocca.

Manuela si inginocchiò, e si mise a quattro zampe, iniziando a strisciare sul pavimento coperto di moquette, attorno alla scrivania, verso il direttore. Si sentiva totalmente degradata’ non era solo carponi’ il fatto di tenere le cosce spalancate mentre avanzava in quel modo la rendeva ancora più goffa e oscena’ Depoulos ruotò la sedia girevole verso di lei, osservandola con un ghigno compiaciuto, godendosi la vista di quella bella ragazza umiliata, dei suoi grossi seni che dondolavano sotto di lei’ Manuela arrivò di fronte ai piedi del direttore, e si fermò.

‘ Ti piace bere sborra, troia?

Manuela singhiozzò debolmente. In realtà’ non aveva mai provato. Ma sapeva che quello che Depoulos voleva non era la verità.

‘ Si, signore, ‘ mormorò. ‘ Mi piace bere sborra.

‘ Bene, ‘ rispose Depoulos. ‘ Da oggi in avanti, dovrai assicurarti di bere la mia sborra almeno tre volte alla settimana. ‘ Fece un pausa. ‘ Guardami mentre ti parlo, troia.

Manuela alzò lo sguardo da terra, incontrando gli occhi crudeli di Depoulos. ‘ Si signore..

‘ Se alla fine della settimana non avrai bevuto tre volte la mia sborra, sarai punita molto severamente, ‘ riprese lui, fissandola, osservando compiaciuto l’espressione di disperazione e vergogna sul viso di lei. La prese per i capelli e si chinò in avanti, tirando fuori la lingua e dandole una lunga, disgustosa leccata alle guance, per asciugarle le lacrime. Manuela rabbrividì. ‘ E se sarai punita, ti assicuro che piangerai veramente’ non queste quattro lacrimucce di oggi. E ho detto che dovrai bere tre volte a settimana: molto spesso ti verrò nella fica, nel culo, sulle tette, in faccia’ ‘ Fece una risatina: ‘ probabilmente ti verrò anche negli occhi e nelle orecchie, puttana’ e tutte queste non conteranno come ‘bevute’. Quindi a volte dovrai essere tu a implorarmi di farti bere la mia sborra, e io accetterò solo se dimostrerai di meritartela umiliandoti per me.

Le lasciò i capelli e le prese il mento, continuando a fissarla. Manuela stava tremando’ era terrorizzata da quel monologo di Depoulos. Si rese conto che in quelle frasi si stava delineando il suo destino’

Depoulos sorrise ancora, e le sputò in faccia.

Manuela fu presa di sorpresa’ Ricominciò a singhiozzare. Mentre piangeva, ebbe la percezione dei suoi seni che oscillavano sotto di lei a ogni singhiozzo. Come poteva sopportare quella vergogna’? Eppure’ si rese conto di aver chiuso gli occhi quando lui aveva sputato, li riaprì subito, tornando a fissare il suo ricattatore, terrorizzata dall’idea di aver disobbedito all’ordine di guardarlo’

‘ Il nostro principale obiettivo in questa prima fase del tuo nuovo lavoro &egrave farti perdere ogni traccia di amor proprio e di rispetto di te stessa. Ogni volta che fai o dici qualcosa che dimostra che ti ritieni qualcosa di più di un oggetto di piacere’ una ‘troia aziendale” sarai punita. Se non dedichi tutta la tua attenzione e il tuo impegno a soddisfare ogni mia voglia, sarai punita.

Le fece un sorriso. ‘ La troia aziendale ha capito?

‘ Si’ signor Depoulos’ ‘ mormorò lei.

‘ Hai appena meritato le cinque cinghiate sulla fica, Manuela. FRASI COMPLETE quando mi rispondi, brutta troia di merda. LA TROIA AZIENDALE HA CAPITO?

Terrorizzata dall’ira di Depoulos, Manuela si affrettò a rispondere di nuovo: ‘ si.. signore’ mi perdoni’ la troia aziendale ha capito.

‘ Ho idea che servirà una lavagna per tenere conto di tutte le frustate che ti guadagni, all’inizio. Vediamo, ci penserò sopra. Ora usiamo la tua bocca da troia. Slacciami i pantaloni e non smettere di guardarmi.

Manuela allungò le mani tremanti alla patta di Depoulos. Lui lasciò fare, godendosi lo spettacolo del bel volto di lei’ le guance arrossate’ i begli occhi nocciola resi velati di lacrime.. le mani che un po’ impacciate gli slacciavano il bottone dei calzoni, e poi gli abbassavano la cerniera.

‘ Tiralo fuori.

Manuela allungò la mano, tremando di disgusto’ gli occhi fissi su quelli di Depoulos mentre trovava il membro dell’uomo, già durissimo, e lo sfilava gentilmente dai boxer. Solo per un istante i suoi occhi si spostarono sul membro dell’uomo, rosso, gonfio, minaccioso’

‘ Accarezzalo lentamente, Manuela. Goditelo’ so che ti piace sentirlo in mano.

Manuela cominciò ad accarezzare l’asta, morbidamente, i suoi begli occhi umidi di lacrime ancora rivolti a Depoulos’ sentì che il membro dell’uomo si irrigidiva ancora di più per lo spettacolo che gli stava offrendo con quella involontaria dolcezza’

‘ Guardalo, troia ‘ fece lui, alludendo al proprio membro. ‘ Ti piace?

Manuela annuì, abbassando lo sguardo al membro dell’uomo e mordendosi un labbro. ‘ Si, signor Depoulos, mi piace’

Depoulos fece un cenno largo con le mani al suo grande, lussuoso ufficio. ‘ E’ il cazzo del maschio dominante, Manuela. Quello che usa le donne degli altri come troie. Quello di cui le puttane come te vogliono lo sperma. Continua a guardarlo mentre mi lecchi le palle e mi dici che vuoi il mio sperma.

Manuela si chinò in avanti, iniziando a leccare i testicoli gonfi dell’uomo, senza smettere di accarezzarlo docilmente, senza smettere di guardarlo. ‘Voglio’ il suo sperma’ signor Depoulos’ lo voglio.. lo vorrei bere’

Un nuovo scoppio di pianto completò la sua frase, due grocce lacrime scivolarono lungo le sue guance fino ai testicoli di Depoulos.

‘ Ora datti da fare, Manuela, e mostrarmi che troia da sborra sei. Fallo con calma, dimostra che sei grata di potermi servire. Non deludermi, ‘ aggiunse, prendendola per i capelli per un attimo; ‘ se non mi piace, ti gonfierò la fica con la cinghia. Mi aspetto che tu sia dolce, attenta, e troia’ la schiava perfetta.

Manuela si asciugò velocemente le lacrime con il dorso di una mano, e avvicinò la bocca al glande di Depoulos. E cominciò’ nel modo più dolce che le riusciva. Alzò gli occhi a Depoulos’ lo avrebbe guardato tutto il tempo. Lasciò scivolare le labbra lungo l’asta, accarezzandola appena con la lingua, dalla base fino al glande, e ancora indietro. Lo baciò, lo leccò, incollò le labbra al membro di lui’ Appoggiò la bocca aperta sull’asta, accarezzandola con la lingua’ Salì con la bocca al glande dell’uomo, pulsante, violaceo, lo accarezzò con la lingua, lo baciò morbidamente, e infine lasciò scivolare le labbra attorno a esso, prendendolo.

Depoulos la lasciava fare. ‘ Ma com’&egrave brava la mia troietta, ‘ disse lui, guardandola negli occhi e accarezzandole una guancia. Quel finto gesto di dolcezza sembrò a Manuela così ripugnante’ lui la stava stuprando! Come poteva comportarsi in quel modo?

‘ Ora che la troietta mi ha mostrato quanto sa essere dolce, ‘ continuò Depoulos, ‘ &egrave il momento che la sua bocca sia scopata come quella di una troia di strada.

Manuela spalancò gli occhi per la sorpresa mentre Depoulos si alzava bruscamente dalla sedia, trattenendola per i capelli in modo che il suo membro restasse nella bocca della ragazza. Portò anche l’altra mano sulla testa di Manuela, afferrando un’altra ciocca, trattendola con forza’ E poi cominciò a fotterle la bocca. Con violenza’ strattonandole la testa e sbattendole il membro in profondità’ Manuela cercava a fatica di respirare, non riusciva nemmeno più a gemere’ l’unico suono che si sentiva nella stanza era l’osceno sciabordio del membro di lui che si muoveva dentro e fuori della sua bocca’

‘ So che ti piace essere fottuta in questo modo, troia. Pizzicati le mammelle e strofinati il clitoride, ‘ disse lui. Anche volendo, Manuela non avrebbe più potuto fissarlo ora, né annuire, ma fece debole ‘mmmh’ di assenso, portando una mano al proprio sesso e una al seno nudo, cominciando a toccarsi e strizzarsi la morbida carne dei seni’ Di nuovo, come quando Depoulos l’aveva fottuta con le dita, sentì con orrore un’ondata di piacere e di desiderio attraversarla.

Depoulos rallentò gradualmente, per poi fermarsi, ancora col membro ben piantato nella bocca di Manuela. Aspettò che la ragazza alzasse di nuovo gli occhi verso di lui ‘ cosa che Manuela si affrettò a fare. ‘ Ti masturberai molto d’ora in poi, ‘ le disse quindi. ‘ Passerai molto tempo con vibratori accesi nella fica’ o a strofinartela contro la gamba della mia scrivania come un cagnolino’ insomma sarai stimolata per gran parte del tempo. Ma non sarai autorizzata a venire, se non sono io a ordinartelo. l tuo piacere &egrave una mia proprietà come tutto il resto.

Depoulos la fissò ancora un istante, un luccichio perverso negli occhi. ‘ Non smettere di masturbarti. Tira fuori la lingua e leccami di nuovo le palle.

Manuela fece per sfilare la bocca dal membro dell’uomo, ma lui la trattenne. ‘ Non ho detto di smettere di succhiarmelo, troia. Tienilo in bocca e leccami le palle allo stesso tempo.

Manuela arrossì violentemente. A fatica tirò fuori la lingua, la bocca piena del membro di lui, e la spinse in fuori più che poteva, fino ad appoggiarla sullo scroto dell’uomo. Cercò di muoverla come poteva. Vide nello sguardo sprezzante dell’uomo, riflessa, tutta l’oscenità, la degradazione di quel momento.

‘ Dimmi che hai capito bene.

Manuela esitò, trattenendo il fiato. Poi cercò di parlare come poteva’ Per un attimo fece per muovere la lingua ma un cenno netto di Depoulos le fece capire che non le era concesso. ‘ooo aiiiooo eeemf” furono gli unici suoni che riuscì a emettere. Il direttore le sorrise. ‘ Brava cagnetta. ‘ Dopodiché le sputò ancora in volto, uno sputo e poi un rivolo di saliva fatta scivolare fino alla guancia di Manuela. ‘ Ringraziami, ‘ la incalzò quindi.

‘Aaaamf’ eee” fece lei.

‘ Vuoi bere la mia sborra ora, troia?

Lei cercò di annuire. ‘Iiii..’

Lui le diede un ceffone su una guancia, poi sull’altra. ‘ Si cosa, vuoi bere la mia sborra?

‘Iiiii’ oooomf’ eee’ aaa ooaaa”

‘ Usa una mano per aprirti la fica, e con l’altra prenditi il clitoride e tiralo come se volessi strappartelo.

Manuela annuì ancora a fatica. Portò le mani al proprio sesso’ Si prese il clitoride fra il pollice e l’indice’ era turgido e ipersensibile’ socchiuse gli occhi per il dolore mentre cominciava a tirarlo’ le lacrime le annebbiarono la vista’ Depoulos sorrise e spinse il membro più a fondo nella bocca di lei, contro la gola, e poi cominciò a muoverlo appena avanti e indietro, meccanicamente, masturbandosi nella bocca di Manuela. Lei non riusciva più a connettere’ il dolore che stava provocando al suo sesso, l’umiliazione di quella posizione orribile, con la bocca spalancata, la lingua di fuori, il senso di soffocamento del glande di lui che le spingeva in gola’ Si sentì violata fino all’anima, distrutta’ E il calore che le si diffondeva fra le cosce’ non doveva venire’ non era autorizzata’ ed era orribile solo pensarlo’ si trattenne piangendo disperata, mentre Depoulos finalmente schizzava nella sua gola, fiotto dopo fiotto di denso sperma che le entrava dentro’

Depoulos rimase ad ansimare per qualche minuto, col membro piantato nella bocca di Manuela, i capelli della ragazza stretti nelle mani. Manuela si sentiva annullata, in ginocchio col clitoride gonfio fra le dita, le ginocchia che le tremavano, le guance bagnate di lacrime e le cosce bagnate dei suoi umori’

Finalmente lui si decise a sfilarlo. Senza neppure guardarla, come se davvero usasse un oggetto, se lo ripulì strofinandolo sulle guance della ragazza inginocchiata e poi sui capelli di lei. Quando abbassò lo sguardo di nuovo verso di lei, la vide ancora con le mani tra le gambe, gli occhi supplicanti rivolti verso di lui.

‘ Hai bisogno di venire? ‘ le chiese, sprezzante.

Manuela non voleva. Non voleva dire di si’ non voleva che fosse la verità. Ma non poteva evitare nessuna delle due cose.

‘ Si, signore’ ‘ mormorò, sentendosi sporca come non si era mai sentita in vita sua.

Lui la fissò e la colpì con un ceffone sulla guancia.

‘ Non ancora. Smetti di sgrillettarti come una cagna in calore. Prima devi avere la tua punizione.

Manuela tolse le mani dalla propria vagina, rimanendo in ginocchio a tremare.

‘ Rimetti a posto quello che hai usato ‘ ordinò lui, accennando al proprio membro. Manuela obbedì rapidamente, prendendo il membro di Depoulos e rimettendoglielo delicatamente nella patta. Gli allacciò i pantaloni.

‘ Ora sfilami la cintura.

Manuela portò la mano alla cintura dell’uomo. Era una pesante cintura di cuoio, con una grossa fibia metallica. La terrorizzava. La slacciò, la fece sfilare dai passanti più delicatamente che poteva, e la porse a Depoulos.

‘ Alzati da terra.

Manuela si alzò in piedi. Lui aveva la cinghia in mano, ma prima di cominciare a usarla si prese qualche momento per guardare ancora il bello spettacolo del corpo nudo di Manuela. Le si avvicinò, e portò la bocca all’orecchio di lei mentre le metteva una mano fra le gambe. Lei le divaricò quasi instintivamente. ‘ Mi fa molto piacere sapere che devi venire, tesoro, ‘ le sussurrò lui nell’orecchio, dischiudendo appena le labbra del sesso di lei per poi sfiorarle il clitoride con la punta dell’indice. Manuela rabbrividì’ quel tono di voce quasi affettuoso, quel ‘tesoro’, erano ancora più umilianti delle offese di prima’ ‘ Mi piace saperti vogliosa, ‘ continuò lui, ‘ ma sai che ora devo darti la tua giusta punizione’ Quante cinghiate erano?

Lei singhiozzò. ‘ Dieci’ dieci sulle’ natiche’ e cinque’ davanti’

Lui rise. ‘ Davanti?

‘ Sul sesso’

Lui rise ancora. ‘ Le donne hanno le ‘natiche’ e il ‘sesso’, ‘ le disse. ‘ Le troie e le cagne hanno ‘chiappe’ e ‘fica’.

Manuela socchiuse gli occhi. Il dito di Depoulos era ancora lì, ancora la stava sfiorando, e lei sentiva che sarebbe potuta venire in qualunque momento, sulla mano di lui, se solo’ se solo lui lo avesse ordinato.

‘ Si’ signore’ dieci cinghiate sulle mie chiappe’ cinque sulla mia fica’ signore’

Lui sorrise. ‘ No, tesoro, ora sono dieci sulla tua fica ‘ le disse, ‘ per avere usato le parole sbagliate. ‘ Manuela sentì un’altra lacrima che le attraversava la guancia. Depoulos tolse la mano dal sesso di lei. Le indicò la scrivania.

La ragazza esitò un istante, ma non poteva fingere di non capire. Si piegò, appoggiando il busto e il ventre sul piano della scrivania, le natiche nude pronte ed esposte per la prima parte della punizione. Depoulos piegò la cinghia in due.

‘ Conta.

Manuela chiuse gli occhi, abbandonandosi. Doveva solo resistere’ solo aspettare che passasse.

Il primo schiocco della cinghia echeggiò nella stanza, seguito dal gemito improvviso e soffocato della ragazza. Depoulos non stava scherzando, il dolore era stato come una scarica elettrica, violento e penetrante. Manuela raccolse le forze: ‘ Uno’

La cinghia si abbatté ancora sulla carne giovane di lei. E ancora’ ‘ Due’ tre’

Le gambe le vacillavano’ ‘ Quattro’ cinque’ ‘ Ogni frustata rimbombava nell’ufficio, e lasciava una striscia di dolore sulla pelle di lei’ l’idea che sarebbe presto toccato al suo sesso’ come poteva resistere a quel dolore?

‘ Sette’ otto’ ‘ la sua voce era più spezzata a ogni numero.

‘ No’ ve’ mmmmm’ die’ ci’!

Depoulos fece una pausa. ‘ Ora girati verso di me e apri le gambe.

Manuela si girò, il volto una maschera di dolore. Appoggiò le natiche al bordo della scrivania, e suo malgrado spalancò le cosce, esponendo il proprio sesso alle sevizie del direttore. ‘ La’ supplico’ signor Depoulos’

Lui la guardò. ‘ Chi &egrave che mi supplica? Manuela?

Lei ansimò, cercava di capire. Doveva capire. No, non era Manuela. ‘ La sua troia’ signor Depoulos’ la sua troia’ la supplica’

Lui la lasciò continuare.

‘ La sua troia la implora padrone’ non così forte’ la prego’ morirò’

Lui continuò a fissarla in silenzio. ‘ Conta, ‘ le disse quindi, freddamente. Manuela quasi non lo vedeva più, attraverso le lacrime.

La prima cinghiata la fece quasi svenire, violenta come le precedenti, secca, schioccante, di piatto sul sesso della ragazza. Manuela si piegò dal dolore. ‘ Conta, ‘ la incalzò lui.

‘ U’. uno’. ‘ pianse Manuela.

Un altro schiocco, un’altra ondata di dolore. ‘ Conta! ‘ insistette lui, cominciando a irritarsi. Manuela sentiva il proprio sesso pulsare. ‘ D’ d’ du’ e’.

Il dolore era insostenibile.

Tre’

Quattro’ Manuela contava, per quanto le era possibile in mezzo ai gemiti.

‘ Apri di più.

Sei’ sette’

Era troppo’ Manuela si sentì ancora implorare, ‘ la’ la sua troia’ la supplica’ padrone’ per favore’ basta’

Otto’

Manuela si rese conto che Depoulos si era fermato. L’uomo la stava guardando; non la guardava in volto, o meglio non solo, ancora una volta si stava ancora godendo la vista di lei, del suo bel corpo giovane alla sua mercé, nudo, tremante’

‘ Masturbati, ‘ le disse, ‘ e guardami.

Manuela portò la mano al sesso dolorante’ cominciò a toccarsi’ le faceva male, ma si toccò come avrebbe fatto normalmente’ guardando Depoulos’ avrebbe voluto implorare ancora, ma aveva già il rimorso di averlo fatto prima: non poteva sapere se Depoulos non si sarebbe arrabbiato per le sue suppliche, se non avrebbe semplicemente rincarato la dose’ Rimase in silenzio, masturbandosi dolorosamente per lui.

‘ Mancano ancora due cinghiate sulla fica, ‘ disse quindi Depoulos. Abbassò lo sguardo ai seni di Manuela. ‘ Ma ti concedo di scambiarle, con dieci frustate sulle tette.

Manuela esitò. Dieci! Ma il ricordo della violenza delle cinghiate che aveva appena ricevuto sulla carne tenera del suo sesso’ Non poteva sopportarlo ancora.

‘ Si’ signore’ ‘ mormorò. ‘ Grazie’

‘ Smetti di masturbarti, metti le mani dietro la schiena, e spingi le tette in fuori.

Manuela obbedì.

Ancora una volta l’ordine di Depoulos che dava inizio al dolore: ‘ Conta.

Le dieci cinghiate si susseguirono a ritmo costante, alternate una per mammella’ ognuna data da un angolo diverso, dal basso verso l’alto, dall’alto verso il basso, dall’esterno verso l’interno’ Ognuna rimbombava nella stanza seguita da un gemito soffocato di dolore, e dalla voce di Manuela che contava: ‘ tre’ quattro’ ‘ Ognuna era più dolorosa, man mano che la carne della ragazza si arrossava e la pelle diventava più sensibile’ ‘ sette’ otto’

E finalmente ancora era finito: ‘ dieci’

‘ Masturbati, ‘ ordinò di nuovo Depoulos. Non ebbe bisogno di ordinarle di fissarlo.

Manuela lo guardava, ansimante, rossa in viso, i seni e il sesso gonfi e doloranti, toccandosi per lui come una ragazzina vogliosa’ Aveva le dita bagnate, stava colando di nuovo’

‘ Hai bisogno di venire? ‘ chiese ancora lui, come prima. E ancora una volta Manuela non poté evitare la risposta più umiliante. ‘ Si’ signore’ per favore’

Depoulos rimase a guardarla in silenzio, lasciando che la ragazza continuasse a umiliarsi in quel modo. ‘ La prego’

Quindi, l’uomo si infilò la cintura. ‘ No, ‘ le rispose seccamente. ‘ Oggi non ti permetterò di venire. Voglio che torni alla tua scrivania, ti siedi su quelle chiappe e su quella fica in fiamme, e voglio sapere che stai colando dalla voglia tutto il tempo.

Manuela abbassò gli occhi. ‘ Si’ signore.

‘ Prendi un asciugamano in un bagno e mettitelo sotto prima di sederti, per ora hai ancora la tua costosa sedia in pelle e non voglio che la rovini sbavandoci sopra come una lumaca. In seguito sistemeremo l’arredamento del tuo ufficio per renderlo più consono al tuo nuovo ruolo.

Manuela non sapeva cosa Depoulos potesse intendere, ma non le piaceva.

‘ Ora rimettiti i vestiti, eccetto per il tanga da troia, quello rimane qui nel mio cassetto per ricordo. Ovviamente da adesso in poi sei a mia disposizione per tutta la giornata.

‘ Si, signore, ‘ mormorò lei, raccogliendo i vestiti.

‘ Chiudi il bagno del tuo ufficio a chiave, e portami la chiave. Ti &egrave vietato usare gli altri. Ogni volta che devi andare in bagno, verrai a chiedermi il permesso.

‘ Si’ signore’ ‘ disse ancora Manuela, arrossendo mentre si metteva la camicetta.

‘ Ti farò sapere altre regole via via. Ora togli il culo dal mio ufficio prima di sporcarmi la moquette.

Manuela aveva finito di rivestirsi. Mormorò ancora una volta quella frase, ‘si, signore” e per qualche motivo disse anche ‘grazie, signore’. Si affrettò verso la porta, e uscì dall’ufficio che aveva cambiato la sua vita per sempre. Manuela era seduta al computer, e fingeva di stare scrivendo qualcosa, ma non riusciva a concentrarsi. Era in ufficio già da due ore, e non aveva ancora visto Depoulos. Aveva paura di incontrarlo.

La sera prima Depoulos l’aveva chiamata sul cellulare e le aveva dato istruzioni circa come vestirsi. Manuela si era stupita che lui ricordasse così bene il suo guardaroba. ‘Metti il tailleur con la gonna più corta che hai, dovrebbe essere quello crema’, le aveva detto. ‘Autoreggenti e un paio di scarpe col tacco alto. Metti anche la camicetta di seta bianca, e tieni la giacca sempre slacciata. Niente intimo ovviamente. Cura il trucco e i capelli, non ti voglio vedere sciatta’.

E ovviamente lei aveva obbedito. Si era preparata ‘ anche oggi ‘ con la massima cura. Si sentiva sexy. E sapeva che la camicetta di seta, portata senza reggiseno, rivelava chiaramente la forma dei suoi seni, e lasciava persino intravedere l’aoreola dei capezzoli. Se solo avesse potuto chiudere la giacca’

Ogni volta che qualcuno entrava nel suo ufficio, Manuela arrossiva. Ma sapeva che quel piccolo imbarazzo, di avere il seno così esposto, era niente rispetto a quello che sarebbe accaduto più tardi’

‘ suonò il telefono. Era lui. Manuela alzò la cornetta con un tremito nelle mani.

‘ Nel mio ufficio, troia.

‘ Si, signore ‘ rispose lei, alzandosi e camminando in fretta per il breve corridoio che portava alla porta dell’ufficio del capo, accompagnata dal ticchettio dei suoi tacchi. Bussò timidamente ed entrò.

Depoulos sedeva alla scrivania, e Manuela sbiancò vedendo l’espressione sul volto di lui. Seppe immediatamente che stava per essere sgridata ‘ o forse punita? ‘ per qualcosa. Non aveva idea di cosa si trattasse. Chiuse la porta alle proprie spalle e avanzò nell’ufficio, fermandosi davanti alla scrivania.

‘ Si, signore’? ‘ chiese, timorosa.

‘ Indovina cosa mi &egrave toccato sentire oggi, puttana, ‘ disse lui, freddamente. Manuela cercò in tutti i modi di ripensare a quello che era accaduto dal giorno prima fino a quel momento, ma non riuscì veramente a immaginare di cosa potesse stare parlando Depoulos. ‘ Io’ non lo so’ signore’

‘ Mi hanno riferito che stamattina Storace stava usando il tuo computer, e quando sei arrivata gli hai detto di scollegarsi e lasciarti lavorare.

Storace era un ragioniere vicino alla pensione, che da tempo era in forte attrito con lei. La trattava con disprezzo e coglieva ogni occasione di metterla in cattiva luce o crearle problemi sul lavoro. Sembrava che fosse ossessionato dall’idea che le belle ragazze fanno carriera troppo facilmente. Era arrivato persino a insultarla. Lui e Manuela avevano litigato qualche mese prima quando Storace, parlando con qualcuno di una promozione che aveva aspettato invano per un anno, aveva aggiunto ‘chiaramente io non ho questo!’ dandole una pacca sulle natiche; e questo di fronte a molte persone, alcuni amici di Manuela e anche sconosciuti. Lei era andata su tutte le furie, lo aveva schiaffeggiato e gli aveva urlato in faccia. Da allora c’era sempre tensione quando lei e Storace si trovavano nella stessa stanza.

‘ Allora?

Manuela annuì. Non capiva. ‘ Si, signore’ &egrave vero’

‘ Pensi di avere il diritto di comportarti così?

La ragazza era confusa. ‘ Io’ ecco’ avevo bisogno del mio computer per lavorare, e’ non c’era’

Depoulos la interruppe con un gesto. ‘ Ok, non capisci proprio, ‘ disse. Schioccò le dita, indicando poi la gonna di Manuela. ‘ Mostrami la fica.

Manuela trasalì. Ecco, stava succedendo. Arrossendo, prese l’orlo della gonna, e lo sollevò, scoprendosi per Depoulos. Allargò leggermente le gambe. Il suo sesso era depilato, liscio e sexy. Depoulos lo guardò con aria di sufficienza, poi alzò lo sguardo verso di lei.

‘ Avvicinati.

Manuela arrossì e mosse qualche passo in avanti. A un nuovo cenno dell’uomo, girò attorno alla scrivania, e si fermò davanti a lui, gli occhi incollati al pavimento per l’imbarazzo e la paura.

‘ Guardami.

Lei alzò gli occhi. Depoulos portò una mano al sesso di Manuela e le afferrò le grandi labbra, una fra il pollice e l’indice e l’altra fra l’indice e il medio. Iniziò a tirarle verso il basso mentre parlava. Manuela rabbrividì.

‘ Tu non hai nessun diritto nella tua nuova posizione in questa azienda. Non hai il diritto di dire a nessuno di fare o non fare qualcosa.

Manuela gemette debolmente mentre lui tirava più forte. Iniziò a piegare le ginocchia.

‘ Non hai diritto di protestare se qualcuno usa le tue cose, o ti dà una pacca sul culo alla pausa caffé’ ‘ gli occhi di grigi di Depoulos sondarono la reazione di Manuela a questa frase, prima che lui continuasse: ‘ e nemmeno se qualcuno ti sputa sulla scrivania o ti sputa in faccia. Devi accettare tutte queste cose perché sei l’ultimo anello della catena e ti sei meritata di esserlo. Ti &egrave chiaro?

‘ Si, signore, ‘ rispose lei. Lui tirò ancora più forte le labbra della vulva di lei, costringendola a piegare le gambe. Manuela si inginocchiò, e Depoulos lasciò la presa.

‘ Guardami, ‘ disse ancora Depoulos, e la colpì con un ceffone in pieno volto. Manuela gemette. ‘ Tieni SPALANCATE le gambe puttana. Non devi nemmeno fartelo chiedere. Fica SEMPRE aperta quando sei di fronte al tuo padrone.

‘ Si’ signor Depoulos’ padrone’ ‘ mormorò lei, aprendo le gambe.

‘ Apritela con due mani.

Lei mormorò ancora ‘si, signore” Sentiva l’aria condizionata sul sesso nudo’ portò le mani fra le cosce, prendendosi le grandi labbra e aprendole delicatamente per lui. Depoulos si prese una sigaretta e la accese, continuando a fissarla negli occhi.

‘ Masturbati. E apri la bocca.

Manuela obbedì, cominciando a strofinarsi il clitoride con le dita e dischiudendo le labbra.

‘ Deciderò io come diffondere questa informazione, ma tu sei già da questo momento la schiava aziendale.

Depoulos si chinò in avanti, e le sputò in bocca. Manuela chiuse gli occhi solo per un istante per la sorpresa. Sapeva di fumo e di marcio’ era disgustoso’ Rimase immobile, non sapendo cosa fare.. doveva mandarlo giù?

‘ Lingua fuori.

Manuela tirò fuori la lingua, sentendo la il grumo di saliva di Depoulos che le scivolava in bocca. L’uomo fece un tiro di sigaretta e poi fece cadere la cenere sulla lingua della ragazza. Manuela rimase ancora immobile, continuando a masturbarsi.

‘ Sei mai stata scopata in culo, troia?

Lei fece cenno di no col capo.

Depoulos annuì. ‘ Hai un culone morbido da baldracca’ e sei una troia’ i tuoi fidanzati dovevano essere tutti frocetti se non te l’hanno mai aperto.

Mentre parlava, Depoulos si mise a palpare e strizzare i seni di Manuela attraverso la camicetta. Manuela arrossì ancora di più. C’era qualcosa di umiliante persino in quel gesto’ perché Depoulos lo faceva senza nessun particolare coinvolgimento, in modo ozioso, tanto per fare qualcosa’ Fece cadere dell’altra cenere sulla lingua di Manuela, e ci sputò sopra ancora.

‘ Manda giù.

Manuela sentì una lacrima che le scorreva lungo la guancia’ Il sapore era terribile’ si sforzò di non vomitare mentre deglutiva quell’orribile misto di cenere e saliva.

‘ Forse se ti faccio sverginare il culo da Storace come punizione per quello che hai fatto questo aiuterà a farti capire quanto poco vali. Cosa ne pensi?

Manuela esitò. Per un attimo avrebbe voluto implorare. Ma lo sguardo di Depoulos la spaventava’ stava aspettando una risposta, e aveva l’impressione che stesse aspettando un suo errore per punirla. E poi capì, e arrossì mentre rispondeva: ‘ si’ si signore’ ‘ si affrettò a dire, ‘ grazie signore’ mi aiuterà a capire’

‘ Tu meriti di essere inculata da Storace come punizione per la tua arroganza?

‘ Io’ non so’ non sono sicuro di meritarlo’ signore’ ma devo essere punita’

Manuela era terrorizzata’ Violentata da Storace? Non poteva neppure immaginarlo’ quell’uomo terribile’ odioso’ E poi’ cosa significava, Depoulos aveva davvero l’intenzione di metterla a disposizione di tutti i colleghi dell’ufficio? Non poteva essere’ Forse voleva solo umiliarla’ Forse era un bluff’ Doveva esserlo’

Si sentì gelare il sangue nelle vene quando vide Depoulos alzare la cornetta e comporre un breve numero interno. ‘ Storace? Venga nel mio ufficio fra mezzora. La signorina Rossi vorrebbe scusarsi per il suo comportamento di oggi.

‘ Fatto, ‘ disse Depoulos, mettendo giù. Tornò a guardare la ragazza inginocchiata, con gli occhi pieni di lacrime per quello che era appena successo, eppure ancora intenta a masturbarsi davanti a lui.

‘ Quand’&egrave stata l’ultima volta che sei stata sculacciata, troia? A che età?

‘ Credo’ quindici’ o sedici anni signore.

‘ Cos’avevi fatto?

‘ Io’ ero’ stata sorpresa a toccarmi signore.

‘ Come stai facendo adesso, ‘ annuì Depoulos, dando un’occhiata alla mano con cui Manuela strofinava il suo sesso. La ragazza arrossì, capendo il significato di quello sguardo. L’uomo portò le mani fra le cosce di Manuela, e infilò con facilità due dita nella vagina di lei. Scivolarono dentro quasi risucchiate dal sesso della ragazza.

‘ No, non direi che tu abbia imparato la lezione. Sei ancora la stessa troietta vogliosa che eri a sedici anni. Vorrà dire che ora scalderemo il tuo culone da baldracca per prepararlo per Storace.

L’uomo si alzò, e la afferrò per i capelli. Manuela fece appena in tempo ad alzarsi da terra, gemendo di dolore’ lui la trascinò brutalmente dalla parte opposta della scrivania, e la fece piegare a novanta, busto sul piano di vetro; le schiacchiò giù la testa, facendole appoggiare anche la guancia. Quindi, si mise dietro di lei. Manuela era troppo frastornata per fare qualsiasi cosa’ rimase in attesa, immobile, le mani appoggiate sulla scrivania ai lati del busto.

Depoulos le sollevò la gonna, e le rifilò due sberle all’interno delle cosce. ‘ Ti ho già detto che le puttane tengono le gambe SPALANCATE, ‘ disse, rabbiosamente. Manuela sentì il cuore che cominciava a batterle all’impazzata per la paura’ No’ non doveva farlo arrabbiare’ Spalancò velocemente le gambe. ‘ Chiedo scusa signore’ ‘ mormorò.

Lui le rifilò una violenta pacca sul sedere, con uno schiocco che echeggiò nella stanza, seguito da un debole gemito di Manuela.

Non hai ancora imparato niente, troia? ‘ disse lui, chinandosi in avanti verso il volto di lei, e afferrandole e stingendole violentemente una natica mentre le parlava. ‘ Prima cosa, se ti devi scusare, &egrave troppo tardi, ‘ le disse. ‘ Vuol dire che hai già sbagliato, e sarai punita. ‘ Le sputò in faccia sulla guancia. ‘ Seconda cosa, a me piace farti male e le mie punizioni sono sempre molto molto dolorose. Quindi dovresti mettere molto più impegno nel cercare di non sbagliare.

‘ Si’ signore’ mi scusi’ mi impegnerò di più’

‘ Certo, imparerai col tempo, stai tranquilla, a forza di punizioni ‘ continuò lui. Portò la mano al sesso di Manuela, e le diede due colpetti alle grandi labbra con l’indice. ‘ Apri il posacenere, devo spegnere, puttana.

La ragazza si rese conto improvvisamente di quello che Depoulos aveva intenzione di fare, e si sentì il cuore in gola. Avrebbe voluto urlare e supplicare, ma aveva troppa paura. Portò le mani fra le gambe, e si aprì il sesso. Depoulos prese un’ultima boccata dalla sigaretta, e si chinò in avanti, appoggiando la bocca alla vagina aperta ed esposta della ragazza, e soffiandole dentro il fumo ancora caldo. Manuela strinse gli occhi’ bruciava’ Depoulos allontanò la bocca, e Manuela sentì il calore molto più intenso della brace che si avvicinava alla sua carne’ strinse i denti ed emise un gemito con la bocca chiusa mentre lui spingeva la sigaretta dentro la sua vagina, spegnendola sui suoi umori’ Sentì le ginocchia che le stavano per cedere’

Non poteva credere alla crudeltà di quell’uomo’ Vide la mano di Depoulos che faceva cadere il mozzicone spento nel posacenere accanto al suo volto, sentì una nuova pacca violenta sulle natiche’ nessun altro commento. Manuela singhiozzava’ si sentiva annullata’ schiacciata’

‘ Ora ascolta bene, troia. Quando il signor Storace entrerà, voglio che tu sia molto seduttiva. Voglio che tu faccia ondeggiare il tuo culetto come una cagnetta in calore, strofinandoti il clitoride’ ‘ Un’altra violenta pacca, sull’altra natica, un altro gemito’

‘ Lo implorerai di perdonarti per la tua maleducazione e lo implorerari di punirti fottendoti in culo.

Un’altra violenta sberla sulle natiche nude.

‘ Mi stai ascoltando troia? Non ti sento.

‘ Si’ signore’ ‘ mormorò lei, singhiozzando. ‘ Ho sentito’ signore’ ‘ Aveva ancora la guancia appoggiata alla scrivania, le lacrime che scivolavano sulla superficie di vetro.

‘ Sarà una bella scena’ ‘ continuò Depoulos, sottolineando ogni frase con una nuova violenta pacca sulle natiche di Manuela. ‘ Storace potrebbe essere tuo padre’ sai cosa puttana? Voglio che tu lo chiami ‘papà’ quando ti rivolgi a lui.

‘ Si’ signore’ ‘ mormorò ancora lei.

‘ Ho intenzione di conservare la registrazione, ‘ disse Depoulos, facendo un cenno alle telecamere di sicurezza piazzate nella stanza. ‘ E voglio che chi vede il video possa pensare che tu sei veramente la figlia del porco che si sta godendo il tuo culetto vergine.

Manuela rispose ancora ‘si, signore’, la voce che le tremava più del solito. Era terrorizzata e umiliata, e per più di un motivo. Quello che aveva detto era vero’ nessun uomo l’aveva mai penetrata dietro, e l’idea che il primo a farlo fosse una persona disgustosa e detestabile come Storace la distruggeva’ ma non era solo questo. Segretamente, Manuela da tempo provava piacere penetrandosi dietro con alcuni oggetti’ un deodorante’un rossetto’ in alcuni casi persino qualcosa di più grande, come una zucchina’ era una cosa intima, solo sua, di cui si vergognava. Non sapeva se Storace avrebbe potuto accorgersi che aveva mentito a proposito della propria ‘verginità” ma non osava immaginare le conseguenze se fosse successo’ l’idea di essere derisa da quelle persone squallide e detestabili per quel suo ‘vizio’ segreto’ il modo in cui Depoulos l’avrebbe umiliata’ senza contare le punizioni che le avrebbe inflitto per avergli mentito’

Una nuova pacca sulle natiche la riportò al presente. Depoulos la stava picchiando più forte ogni volta.

‘ Ti masturberai tutto il tempo mentre ti incula, ti muoverai sul suo cazzo, lo prenderai più in fondo che puoi’ ma non puoi venire.

‘ Si, signore’

Depoulos le rifilò ancora due violente pacche sulle natiche, e poi le afferrò di nuovo le labbra della vagina fra le dita, tirandole.

‘ Sono molto serio riguardo alla cosa del ‘papà’, puttana, ‘ disse. ‘ Se ti sbagli e lo chiami col suo vero nome, o ‘signore’, o in qualsiasi altro modo, mi inventerò la punizione più terribile che tu possa immaginare. Ti farò pentire di essere nata. Hai capito bene?

In quel momento bussarono alla porta. Manuela si rese conto dello spettacolo che offriva a chiunque fosse entrato’ la fica aperta, le natiche rosse per le sculacciate subite’

‘ Sono Storace, signor Depoulos, ‘ si udì da fuori.

Depoulos si piegò su di lei, continuando a tirare le grandi labbra della ragazza mentre le parlava all’orecchio: ‘ quando parlo di punizioni severe, non scherzo. Se ti dimentichi anche solo una volta di chiamare ‘papà’ Storace, il male che ti farò sarà più di quello che puoi sopportare. Quindi per il tuo bene ti consiglio di cominciare subito a pensare che sia tuo padre quello fuori dalla porta.

‘ Si’ signore’ ‘ mormorò Manuela. ‘ Ho capito’ signore’

Si alzò, e le diede un’ultima violenta pacca sulle natiche nude. ‘ Si va in scena, troietta di papà. Storace, entri pure!

La porta si aprì, e Storace entrò, rimanendo per un attimo quasi paralizzato dallo stupore per ciò che aveva di fronte agli occhi. Appena ebbe realizzato, chiuse rapidamente la porta dietro di sé. ‘ Eccomi’! ‘ disse quindi, con sorriso perverso dipinto in faccia. ‘ Qualcuno mi deve delle scuse?

Depoulos sorrise, guardando Manuela.

Suo malgrado, la ragazza cominciò a fare quello che doveva. Iniziò a oscillare le natiche, portando la mano alla vagina ancora dolorante e cominciando ad aprirla e strofinarla con le dita nel modo più osceno di cui era capace, offrendo a quell’uomo schifoso, che odiava, uno spettacolo vergognoso e umiliante’ e cominciò a implorare’

‘ Papà’ ti prego papà’ mi dispiace di essere stata arrogante’ io’ devo essere punita papà’

Manuela si sentiva sprofondare. Le riusciva così difficile chiamare ‘papà’ quel vecchio porco’ e questo le faceva paura. Si arrese al volere di Depoulos’ Cominciò a immaginare che dietro di lei ci fosse veramente suo padre. E continuò a sprofondare’

‘ Ti supplico papà’ ti supplico mettimelo nel culo’ per punizione’ fottimi il culo ti prego papà’

Storace guardò Depoulos, incerto. ‘ La troietta di papà &egrave abbastanza grande per essere sverginata anche dietro, ‘ disse Depoulos. ‘ Si accomodi, Storace.

Storace fece un ghigno incredulo, e si avvicinò alla bella ragazza indifesa. Lasciò vagare il proprio sguardo sul corpo invitante di lei, le belle natiche arrossate da un’evidente sculacciata recente, la vagina altrettanto arrossata e gonfia, le cosce lucide di umori’ Portò le mani alle natiche di Manuela, cominciando a palpare la morbida carne della ragazza con gusto. Aveva le unghie piuttosto lunghe per un uomo, e si divertiva ad affondarle nella pelle dolorante di Manuela. Era evidente che l’uomo si stava togliendo una soddisfazione, e che voleva prendersela calma.

‘ Finalmente sei stata messa al tuo posto, puttana boriosa, vero? ‘ le disse, palpandola e torturandola con le mani e le unghie.

Manuela singhiozzava’ ‘ Ti prego papà’ ‘ suo malgrado, continuava a ondeggiare i fianchi, venendo incontro ai palpamenti di Storace, facendogli scivolare sensualmente le natiche nelle mani ‘ ti prego papà’ prendi il culo di quella troietta della tua bambina’ usami come la puttana vogliosa che sono’ la puttana del mio papà’ ti prego papà’.!

Storace rideva’ ora le stava toccando le cosce, le natiche, le aveva messo le mani fra le cosce’ stava esercitando il suo potere, voleva farle sentire quanto era impotente e indifesa’

Manuela sentì lo ‘zip’ di una cerniera che si abbassava, e chiuse gli occhi, rimanendo in attesa’ sentì il contatto del membro dell’uomo che si appoggiava fra le sue natiche, e poi scivolava in avanti a sfiorarle la vagina’ caldo, duro’ grosso’ Trovava ancora più odiosa l’idea che quel porco di Storace fosse così ben dotato’ che potesse esercitare su di lei quella forma di potere animalesco, di ‘riempirla’ con un membro così possente’

Storace prese a muovere il membro con lenti movimenti circolari’ Manuela sentiva il glande dell’uomo che le spingeva contro le grandi labbra, gliele apriva, che si strofinava contro il suo clitoride’ che scivolava avanti e indietro fra le sue natiche’ lo sentì scivolare indietro, posizionarsi per penetrarla’ e fermarsi. Le mani di Storace le strizzavano ancora le natiche. ‘ Troia, ‘ le disse l’uomo, ‘ mettitelo nel culo da sola. Guidalo con le tue manine, forza.

‘ Si, papà’ ‘ rispose lei, portando una mano fra le cosce e trovando il membro nodoso di Storace. Tremando e mordendosi il labbro, ripeté il gesto che aveva fatto a volte con qualche giocattolo, nell’intimo della sua camera’ accompagnò il membro dell’uomo al proprio ano’ sentì il glande caldo contro il suo buco’ ‘ si’ papà’ prendimi il culo’ ‘ iniziò a balbettare, tenendo il membro di Storace contro il proprio ano e spingendo indietro con i fianchi.

Lui lasciò che lei si umiliasse infilandoselo dentro da sola, e non appena il glande fu penetrato, strinse con violenza ancora maggiore le natiche di lei e spinse con forza, penetrandola a fondo, una violenta spinta fino alla radice’ Manuela sentì i testicoli pesanti e caldi dell’uomo che le sbattevano contro le natiche.

‘ Oh’. grazie’ grazie papà’. ‘ mormorò, piangendo. Benché non fosse propriamente vergine, le dimensioni del membro di Storace, il fatto che non fosse per niente lubrificato, la violenza della spinta, furono abbastanza per farle provare del vero dolore. Storace prese a fotterla con violenza, facendola sbattere dolorosamente contro la scrivania a ogni spinta’

Depoulos intanto era tornato a sedersi, e osservava compiaciuto la scena. ‘ Allora, Storace, questo può bastare come punizione per l’arroganza di questa troia?

Storace rallentò il ritmo per rispondere al suo direttore, ma senza smettere di fottere Manuela. ‘ In realtà, ‘ disse, ‘ avrei un’altra richiesta, se posso permettermi.

Depoulos fece cenno a Storace di accomodarsi.

‘ Questa troia &egrave molto orgogliosa di quelle tettone da vacca che si ritrova, ‘ disse Storace. ‘ Le sbatte in faccia ai colleghi anziani pensando di poter ottenere ogni genere di favori’

‘ Capisco, ‘ disse Depoulos. ‘ Come vorrebbe punirle?

‘ Quello che c’&egrave là nell’angolo &egrave un bollitore? ‘ rispose Storace.

La ragazza sentì i due uomini che ridevano. Non c’era stato neppure bisogno di una risposta, si erano già capiti. Manuela spalancò gli occhi, terrorizzata. Vide Depoulos che si alzava per andare a prendere il bollitore, e nello stesso momento Storace si piegò su di lei, afferrandola per i capelli per sussurrarle all’orecchio: ‘ io e te abbiamo un piccolo segreto, vero, cagna col culo sfondato? credo che tu abbia detto a Depoulos che sei vergine qui dietro o sbaglio? se non vuoi che io gli dica quello che so, non farmi sentire nemmeno un gemito’ nemmeno un fiato’ hai capito?

Manuela annuì in silenzio. Storace sorrise, e sempre tenendola per i capelli e col membro ben piantato dentro di lei, le fece sollevare il busto della scrivania. ‘ Apriti la camicia, puttana. ‘ Depoulos era tornato; appoggiò il bollitore fumante sulla scrivania, accanto alla ragazza. Diede uno sguardo a Manuela che stava cominciando a slacciarsi i bottoni, impacciata dalle mani che le tremavano, e intervenne. ‘ Lascia fare a me, cretina, ‘ disse, afferrando i lembi della camicia della ragazza e strappando tutti i bottoni con un gesto secco. Quindi, si tornò a sedere, per godersi la scena.

Storace prese il bollitore. ‘ Mani dietro la schiena, troia, ‘ le disse. Manuela obbedì, portando le mani dietro di sé, e mormorando un debolissimo ‘si, papà’. Storace le tirò più forte i capelli per costringerla a inarcare la schiena e spingere in fuori i bei seni nudi’ Quindi, cominciò a inclinare il bollitore, molto lentamente, finché un primo sottile filo d’acqua fumante non cominciò a scendere’ direttamente sul seno di Manuela. La ragazza strinse i pugni e gli occhi, tutti i muscoli in tensione, cercando con tutte le forze di non gemere’ Storace lasciò scendere quel sottile getto per un po’, ricominciando intanto a spingere avanti e indietro nell’ano di Manuela’ spostò il bollitore, fece scendere un nuovo filo d’acqua sull’altra mammella’ Manuela ansimava in silenzio, si contorceva debolmente’ e intanto, suo malgrado, inconsciamente, cercava di servire il membro del suo aguzzino, muovere i fianchi per farlo godere’

Storace stava continuando a torturarla, torturarla e scoparla, e i getti d’acqua si avvicinavano sempre di più ai capezzoli’ ogni tanto l’acqua tornava a cadere in un punto dalla pelle già scottato in precedenza, e Manuela aveva l’impressione di svenire per il dolore’ Anche quando lui cominciò a versarle l’acqua fumante sui capezzoli, incrementando contemporaneamente la violenza con cui la stava sbattendo, ebbe l’impressione che sarebbe impazzita, che non poteva resistere a tutto quel dolore’ resistere in silenzio’

Storace le si era avvicinato all’orecchio, lo sentì sussurrare ‘ sei molto brava’ vediamo come te la cavi se facciamo sul serio.

Manuela aprì gli occhi, allarmata, cercando di capire cosa sarebbe successo; non riusciva a vedere bene attraverso le lacrime, ma realizzò che Storace aveva appoggiato il bollitore sul tavolo, e che aveva svitato il tappo’

Manuela lo guardò implorante’ non poteva farle questo’ sentì Storace che le afferrava entrambi i seni, li schiacciava l’uno contro l’altro’ incrementando la forza con cui le stava fottendo il culo’ e li spingeva dentro la bocca del bollitore’

Era troppo’ senza rendersene neppure conto, Manuela cominciò a urlare, disperata, le lacrime che le scendevano lungo le guance’ le gambe che le cedevano’ e nello stesso momento sentì lo sperma di Storace che le schizzava in profondità nell’intestino, abbondante, caldo’ e provò una sensazione calda in mezzo alle gambe’ no’ non poteva venire’ in quel momento in cui non era in grado di capire nulla, ricordava però l’ordine del suo padrone’ Storace si svuotò completamente dentro di lei, e solo quando fu soddisfatto le tolse le mammelle dal bollitore.

Manuela si accasciò sulla scrivania, dolorante e ansimante, mentre Storace sfilava il proprio membro dall’ano di lei. La ragazza rimase in attesa che Storace mantenesse la sua promessa’ e rivelasse a Depoulos il suo ‘segreto” ma l’uomo si limitò a ripulirsi il membro nella gonna di Manuela. Quando i loro sguardi si incontrarono per un istante, le fece uno strano sorriso maligno, come a dire ‘ne riparleremo”

‘ Storace, lei può andare ‘ disse Depoulos. ‘ Puttana, non devi dire niente a papà?

Manuela ansimava, il cuore in gola per la paura di quello che Storace poteva rivelare, il dolore che ancora le scuoteva il corpo. ‘ Grazie’ grazie papà’ ‘ singhiozzò. ‘ Grazie’ per avermi punita’

Storace le rifilò un’ultima violenta pacca sulle natiche rosse. ‘ Quando vuoi, puttana, ‘ disse. ‘ Ci vediamo in giro. ‘ Fece un cenno di ringraziamento a Depoulos, e uscì dalla stanza.

=====

‘ Alzati, puttana, ‘ disse Depoulos quando Storace fu uscito. Manuela si rimise in piedi a stento. Il trucco ormai era completamente disfatto dal pianto. Tremava visibilmente, e aveva i seni arrossati dalle bruciature. Tenne gli occhi bassi, assicurandosi di avere le gambe ben aperte.

Depoulos la guardò. ‘ Non sei proprio la brava bambina che fingi di essere, ‘ disse. Fece un cenno alle cosce aperte di Manuela. ‘ Hai dello sperma che ti cola dal culo, troia. Raccoglilo.

Manuela obbedì, portando una mano fra le cosce. Sentì il liquido colarle sul palmo, lo raccolse con le dita.

‘ Le mammelle ti fanno male?

‘ Si, signore’ tanto’ signore’

‘ Spalmaci sopra la sborra di papà.

La ragazza deglutì, e obbedì, cominciando ad accarezzarsi i seni con la mano con cui aveva raccolto lo sperma di Storace. Si morse il labbro per il dolore. Depoulos sembrava apprezzare molto lo spettacolo.

‘ I capezzoli sembrano molto arrossati.

‘ Mi fanno malissimo’ signore’

Depoulos aprì un cassetto della scrivania. Prese due mollette pinza documenti, e le buttò sulla scrivania. ‘ Metti una molletta su ciascun capezzolo. Le terrai tutto il giorno.

‘ Si’ signore’ grazie’ ‘ mormorò lei. Applicò le mollette ai capezzoli’ guardando Depoulos’ e fece attenzione a sistemarle nel modo più doloroso possibile, per compiacerlo, in modo che mordessero la carne più tenera e dolorante.

‘ Vuoi bere il mio sperma ora, troia?

‘ Si’ signore’ ‘ rispose lei in un sussurro. ‘ Per’ favore’

‘ Ti ricordi quello che ti ho spiegato, devi meritarlo.

‘ Si’ signore’

‘ Per oggi ti darò io qualche consiglio su come fare. Ma in seguito dovrai usare la tua immaginazione per convincermi a usare la tua bocca da pompinara.

‘ Si, signore’

‘ Mettiti qui per terra ai miei piedi, ‘ disse Depoulos, annuendo. ‘ Schiena a terra, ginocchia sollevate e aperte. Tienile aperte con le mani.

Manuela si asciugò le lacrime. Non era ancora finita’ Come poteva non essere ancora finita? Non poteva sopportare così tanto’ era esausta’ distrutta’ Ma si mise per terra, come richiesto da Depoulos, le gambe aperte, le ginocchia sollevate’

Depoulos prese un pesante righello. ‘ Quella &egrave la posizione in cui devi metterti se vuoi che ti colpisca la fica con questo, ‘ le disse, facendo oscillare l’oggetto. ‘ E’ una buona posizione per cominciare a implorarmi di darti la mia sborra. Colpirti la fica me lo fa diventare duro, e aumenta le tue probabilità di bere il mio sperma.

‘ Si’ signore’ ho capito’

‘ Però non prendo ordini da te, non basta metterti in posizione perché io usi il righello. Devi chiederlo.

Manuela sentì nuove lacrime che le rigavano le guance, mentre quasi inconsciamente divaricava di più le gambe, aprendo completamente il proprio sesso. ‘ Per favore’ signore’ la prego’ mi colpisca’ colpisca la mia fica’ col righello signore’

Depoulos rimase impassibile, rifilandole un primo, secco colpo sulla vagina nuda, di piatto, col righello. ‘ Scegli meglio le parole se vuoi che continui. Umilia la tua fica.

Manuela gemette di dolore; aveva ricominciato a tremare. Scegliere le parole? Non riusciva quasi a pensare, col dolore ai capezzoli, ai seni, alle natiche’

‘ Per’ per favore’ ‘ ricominciò, ‘ la supplico padrone’ continui’ colpisca la mia sporca fica’ la mia sporca fica da cagna’ padrone’

Depoulos la osservava in silenzio. La colpì ancora, più forte. ‘ Continua a supplicare. Non ce l’ho ancora duro.

‘ La prego’ colpisca ancora la mia’ la mia fica da sborra’ la mia lurida’ grassa fica da cagna vogliosa’ padrone’ la supplico’.!!!

Depoulos la colpì ancora, due, tre, quattro volte. Quindi ripose il righello.

‘ Non sono convinto che tu sia sinceramente umiliata, ‘ disse Depoulos. ‘ Vediamo. Se ti dicessi di raccogliere la merda che cago e infilartela nella fica, sarebbe un uso appropriato del tuo buco, Manuela?

‘ S’ si signore’ ‘ pianse lei, ‘ si’ la mia fica merita di essere riempita di merda’ padrone’ &egrave una sporca fica da troia’ merita di essere riempita di merda e di piscio’

‘ Bene. Pensi che il mio cane si divertirebbe a scopare la tua fica, Manuela?

Manuela impallidì. Non aveva idea se queste minacce fossero solo per umiliarla’ o se Depoulos potesse avere davvero quelle intenzioni’ ‘ Io’ s’ lo spero’ signore’ spero che gli piacerebbe’ la mia fica’ signore’ come quella’ di qualsiasi cagna’

Depoulos sorrise. ‘ Masturbati. Una mano sola.

Manuela annuì, e portò una mano fra le cosce, cominciando a strofinarsi il clitoride.

‘ Ora Manuela, la cosa che mi interessa di più sentire da te, &egrave se a te piacerebbe essere scopata a fondo dal mio cane, e riempita del suo sperma. Come pensi che ti sentiresti?

Ancora una volta Manuela deglutì a fatica. Un altro gradino’ ‘ Si’ si’ signore’ mi piacerebbe’ sarei onorata di essere scopata dal suo cane’ e di ricevere il suo sperma’ padrone’

Sperava solo che fossero solo parole.

‘ Prenditi il clitoride fra le dita e tiralo mentre immagini di essere scopata dal mio cane davanti a papà. Il tuo vero papà.

Lei obbedì. Immaginò davvero la scena che Depoulos le aveva ordinato di immaginare; era troppo spaventata per disobbedire anche solo nel pensiero. E dovette resistere perché sapeva che non poteva venire’ Non senza autorizzazione’

‘ Vuoi chiedermi di venire, troia?

Manuela si impose di rispondere di no. Voleva rispondere di no. Non poteva accettare tutto quanto’ Doveva dire di no. ‘ S’ si padrone la prego’ posso venire’ padrone’ la prego’ posso?

‘ No, ‘ rispose Depoulos. ‘ Puoi slacciarmi i pantaloni ora. In ginocchio.

Lei si mise in ginocchio, ancora a gambe divaricate. Portò le mani tremanti alla patta di Depoulos. Aveva le guance in fiamme, le bruciavano più dei seni e della vagina. Gli abbassò la zip. Guardò il suo padrone. Lui fece un gesto di assenso. Lei lo tirò fuori’ era duro e caldo.

‘ Ora comincia a masturbarmi mentre ti spiego ancora un paio di cose, ‘ disse lui.

Manuela annuì, cominciando a masturbarlo in silenzio.

‘ Se riesci a bere il mio sperma, questa sarà la seconda volta che lo bevi questa settimana. Ricordati che te ne mancano ancora tre queste settimana.

‘ Si’ signore’

‘ Oggi te l’ho resa facile ma d’ora in poi preferirò venirti sulle tette, nel culo, in fica’ dovrai essere molto convincente per poterti dissetare al mio cazzo.

‘ Si’ signore’ grazie’ signore..

‘ E siccome forse pensi che la punizione se non ci riesci non possa essere peggio di quello che già ti faccio tutti i giorni, vorrei chiarire questo punto. Ti dirò quale sarà il primo livello di punizione. Cio&egrave la punizione che avrai la prima volta che non riesci a bere tutte le tue razioni settimanali di sperma.

Manuela deglutì, guardando Depoulos con la paura negli occhi.

‘ Verrai legata nella toilette degli uomini per due settimane. E intendo dire notte e giorno. Alla tua famiglia dirai che sei in viaggio per lavoro. Per due settimane, non potrai mangiare nient’altro che quello che otterrai come toilette umana, merda e piscio. Sto parlando seriamente. Hai capito bene?

‘ Si, padrone, ‘ mormorò lei.

‘ Puoi prenderlo in bocca, ora. Datti da fare perché se mi annoio un solo momento ti faccio girare e te lo ficco in culo, e puoi dire addio alla tua bevuta.

Manuela mormorò ‘grazie signore’ e cominciò a servire con la bocca il membro del suo aguzzino. Lo succhiò con devozione, nel modo più sensuale e osceno che le riusciva, leccandolo, prendendolo in gola’ Depoulos si rilassò e la lasciò fare’ Manuela continuò a succhiare come se desiderasse lo sperma di Depoulos più di ogni altra cosa al mondo’ il che era in qualche modo vero’ gli leccò e succhiò i testicoli, spinse la lingua fin sul perineo, cercò in tutti i modi di eccitarlo’ lo riprese fra le labbra’

E finalmente Depoulos venne, schizzandole numerosi getti di sperma in bocca.

‘ Non mandar giù, ‘ le disse Depoulos.

Manuela non ci poteva credere. Rimase immobile, guardando il suo padrone.

Depoulos le mise un piede fra le cosce.

‘ Ti autorizzo a venire. Potrai mandarlo giù solo nel preciso momento in cui vieni.

Manuela arrossì’ e cominciò a strofinare la vagina sulla scarpa di Depoulos’ e la cosa più umiliante fu che le bastarono pochi secondi’ venne intensamente, singhiozzando, mentre deglutiva la sua seconda razione settimanale..

‘ Grazie’ grazie padrone’ ‘ pianse, quando ebbe ripreso fiato.

‘ Ora rivestiti, per quanto ti &egrave possibile, e vai a lavorare.

Manuela annuì. Si alzò, si abbassò la gonna’ Della camicetta erano rimasti solo due bottoni, gli altri si erano staccati quando Depoulos gliel’aveva strappata. Li abbottonò’ Rimaneva un’oscena scollatura che mostrava gran parte dei suoi seni nudi’

‘ Grazie’ signore’ ‘ mormorò ancora una volta. Si diresse alla porta, le lacrime che avevano ricominciato a sgorgare per il dolore insopportabile che le pinze le procuravano ai capezzoli ustionati’ Si fermò alla porta, si volse verso il suo direttore, e mormorò ancora una volta ‘grazie” mentre usciva.

Grazie’ si rese conto di essere già quello che Depoulos voleva da lei’ una schiava’ una schiava pronta a ringraziare se il suo padrone la violentava’ la torturava’ la umiliava’ perché in quel modo il padrone le stava insegnando chi era veramente’

Si accorse di essere ancora umida fra le gambe’ corse in bagno, si chiuse dentro, si inginocchiò per terra e scoppiò a piangere disperata.

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