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schiavo di mia figlia

By 28 Ottobre 2013Dicembre 16th, 2019One Comment

– Forza papino impegnati di più! Le mie scarpe devono brillare, capito? Sarà compito della tua stupida lingua lucidare per bene le mie scarpine intesi?? –
– Si Sofia! –
– Non puoi più permetterti di chiamarmi così cane! – disse mia figlia dandomi un calcetto sul viso – Ora sono io che comando, e puoi stare ben certo che non ti renderò la vita facile! Come prima cosa devi mostrarmi più rispetto a partire dal nome: dovrai chiamarmi lady, principessa o padroncina Sofia, chiaro schiavo?! –
– Chiarissimo padroncina Sofia.- e finito di rispondere a mia figlia, cioè la mia padroncina, mi fiondai a leccare con perizia quel bellissimo paio di tacco 12 che indossava..
Ma torniamo indietro di qualche ora, così posso spiegarvi come si deve la mia situazione.
Mi chiamo Marco, ho 45 anni e ho recentemente perso il mio posto di lavoro di insegnante. Fortunatamente la mia bellissima moglie Claudia, 43 anni portati benissimo, occupa un posto di alto livello in una nota azienda farmaceutica, il che le permette di stare lunghi periodi lontana da casa, ma anche di mandare avanti la baracca.
Io sono alto 1.80, fisico il linea con la media degli uomini della mia età, fatta eccezione per i capelli sempre più brizzolati e qualche ruga qua e la. Vivo in una bella casa ai Parioli con la mia consorte Claudia (nei rari giorni che passa a casa) e mia figlia di 18 anni Sofia, una bella ragazza, capelli ricci biondissimi, occhi azzurri, 1.70 di altezza, una terza abbondante di seno e tutte le curve al posto giusto. Il mio rapporto con Sofia non è mai stato dei migliori, ma è sempre stato un sano rapporto tra padre e figlia, per lo meno fino a oggi…
Passando molto tempo in astinenza, a causa dell’assenza di Claudia, da qualche anno ho preso l’abitudine di frequentare delle mercenarie, spesso il luogo dei nostri incontri di piacere era la mia stessa casa, tanto con mia moglie distante migliaia di chilometri e mia figlia o a scuola o in palestra o in giro con la amiche non mi sono mai fatto tanti problemi.
Questo pomeriggio, come era mia abitudine, avevo invitato una delle mie “amiche” da me per una serata di piacere, sapendo che mia figlia non sarebbe rientrata prima delle ore piccole, essendo sabato.
Vanessa, la mia “amica”, arrivò puntuale alle 7 mangiammo qualcosa al volo e andammo subito sul letto matrimoniale per qualche ora di piacere..
Io arrapato dalla bellezza di Vanessa cominciai a penetrarla selvaggiamente, ansimando e facendo godere anche lei. Tutto andava benissimo, ma in quel momento la porta della camera si spalancò, sulla porta mia figlia: gli occhi pieni d’odio mischiato a vergogna e stupore, i pugni serrati. Istintivamente ci coprimmo tentando vanamente di nasconderci, ma Sofia cominciò a gridare come una pazza:
– Papà ma che cazzo stai facendo?! Chi è quella?! oddio che schifo!! Sei un porco! Quello è il letto della mamma.. ma che cazzo!! –
– S.. Sofia! Tesoro, a.. aspetta ti posso spiegare.. –
– Tesoro un cazzo!! Sei uno schifoso!! Con tutto quello che la mamma fa per te, tu ti permetti anche di tradirla con una troia da quattro soldi!! No sei un verme!! Io me ne vado!! E adesso chiamo subito la mamma così saprà che razza di schifoso porco ingrato è su marito!! –
– No ferma!! Sofia! – nudo, con il preservativo ancora infilato e il cazzo semiduro mi fiondai giù dal letto per fermare mia figlia. Avevo il cuore che mi batteva a mille, non mi sarei mai aspettato di essere colto con le mani nel sacco, e le parole di Sofia risuonavano nella mia testa come martellate, ma più di tutte era la paura che Claudia venisse a sapere di quello che avevo fatto che mi spingeva a correre per tutta casa nel tentativo di fermare la ragazza.
La raggiunsi che aveva già il telefono in mano, gli tolsi ferocemente la cornetta e cercai di calmarla, ma le mie parole per quanto sincere non riuscivano a fare breccia:
-Sofia adesso calmat.. –
una sonora sberla interruppe il mio tentativo di placarla, ero nei guai e mi vergognavo tantissimo, piano piano mi stavo facendo sempre più piccolo mortificato dal fiume di insulti e di minacce della giovane Sofia.
Preso dalla disperazione, mi gettai, nudo come un verme, ai piedi di mia figlia e cominciai a implorarla:
– Sofia, ti prego, perdonami! Lo so sono un porco e anche un ingrato! Mi vergogno tantissimo di quello che ho fatto, ma ti prego, non puoi dirlo alla mamma!! Lei chiederà il divorzio, io non saprei dove andare e tu perderai tuo padre.. Ti prego Sofia, farò tutto ciò che vorrai, se necessario ti farò da schiavo, ma non dire niente alla mamma, ti supplico!! – e finito di parlare iniziai a baciare, singhiozzando, le All Stars viola che la ragazza portava ai piedi.
– Ma ti sei visto?! mi stai supplicando! Sei un verme! uno sfigato! Un ingrato!! – fece un lungo respiro – Basta! Non voglio più vederti mi fai troppo schifo! – e se ne andò di corsa verso la sua stanza, sentì il rumore dei passi, il fracasso di una porta che viene sbattuta con violenza, il rumore di una serratura che si chiude e poi più niente.
Passai qualche istante a terra, nudo come un verme, ferito, in preda alla vergogna e al terrore. poi a fatica cercai di ricompormi, andai in camera e vidi che Vanessa non c’era più, aveva sicuramente approfittato della confusione per filarsela non preoccupandosi neanche di essere pagata; ma questo era l’ultimo dei miei problemi. Afflitto e con mille pensieri nella testa, sistemai la stanza, mi feci una doccia e mi rivestì, cercai di sentire qualche rumore proveniente dalla camera di Sofia ma niente, il silenzio non aveva mai avuto un suono così sgradevole!
Presi una bottiglia di whiskey e mi gettai sul divano mentre le fantasie più terribili dominavano la mia mente, ma nessuna era paragonabile a quello che sarebbe accaduto qualche istante dopo.
All’improvviso Sofia uscì dalla sua camera e me la ritrovai davanti, nonostante l’alcol notai che non si era cambiata e che forse aveva pianto.
– Ho preso una decisione.. – disse con voce glaciale – Non dirò niente alla mamma..-
– Oh si! – mi gettai ai suoi piedi per la seconda volta nella mia vita – grazie tesoro! sapevo che eri una ragazza intelligente ti assicuro che non lo farò mai più..-
– Aspetta a ringraziarmi stronzo! – mi interruppe bruscamente lei – ho detto che non dirò niente alla mamma, ma non sarà così facile per te! Da oggi in poi farai quello che dico io, visto che è grazie a me che sei ancora qui a bere a spese sue, poi visto che sei così inutile da non avere neanche uno straccio di lavoro alla tua età, da oggi sarai il mio schiavo personale! –
cosa?! Non riuscivo a credere a quello che avevo sentito, io non volevo assolutamente essere lo schiavo di mia figlia, tentai subito di controbattere ma due schiaffoni dati con tutta la cattiveria che aveva in corpo mi misero subito a tacere
– Tu devi stare zitto! Ora parlo io! Tu potrai parlare solo se te lo dico io chiaro?! –
-s si.. –
– bene! Dovresti ringraziarmi! Ti sto offrendo la possibilità di redimerti e di guadagnarti il pane, così la smetterai di ubriacarti sul divano, fumare e andare a puttane, idiota! Forza ringrazia tua figlia verme!! –
– Grazie.. –
– Non basta! baciami i piedi! –
ormai ero in suo potere, senza pensarci posai le mie labbra ancora una volta sulle sue scarpe
-Bravo cane! Ti piace baciare i piedi di tua figlia?.. – si sedette sul divano -.. ora levami queste cazzo di scarpe che è tutto il giorno che le indosso! Devi farlo con delicatezza e devozione, sono la tua Dea ora!! –
Non avrei mai pensato di potermi trovare in una situazione del genere, e soprattutto non avrei mai creduto che Sofia potesse ridurmi ai suoi piedi con tanta facilità.. a soli 18 anni, l’avevo sempre considerata una ragazza riservata, brava a scuola, non aveva avuto molti ragazzi, pensavo fosse una delle tante ragazzine ingenue, mai l’avrei immaginata capace di arrivare a tanto, mi sentivo estremamente sottomesso. le tolsi le scarpe come mi aveva ordinato
– Annusale, verme! –
le annusai avidamente, non ero mai stato un feticista, ma l’odore che emanavano, per quanto disgustoso, mi stava eccitando…
– wow, vedo che ti piace la puzza dei miei piedi eh papa? fai proprio schifo! ora levami i calzini, visto che ti piacciano tanto se vuoi puoi annusarli ahah
così liberai i suoi piedini da quei calzini sudaticci che istintivamente mi portai al naso. erano umidi e l’odore orribile, ma per qualche strano motivo mi piaceva; poi la guardai: aveva dei piedi perfetti, a occhio e croce numero 38 o 39, con lo smalto blu elettrico, un arcata stupenda, le dita affusolate.. poi alzai lo sguardo e scrutai tutto il suo corpo, non mi ero mai reso conto di quanto fosse bella la mia Sofia, il suo bel visino mostrava un’espressione mista tra il divertimento e il ribrezzo, non mi ero mai sentito così umiliato ma stranamente mi stavo eccitando sempre più.
La sua voce mi distolse dai miei pensieri:
– Su hai annusato abbastanza! Non ti preoccupare che ne avrai di tempo da passare con i miei calzini sporchi ahahah Ora voglio rilassarmi, mi hai fatto incazzare tantissimo razza di stronzo, per rimediare voglio che mi lecchi i piedi! Così gli dai anche una bella pulita ahahahah –
Leccare i piedi alla propria figlia?! per quanto umiliante quell’ordine non mi infastidì; non essendo un feticista, senza esperienza, improvvisai: cominciai a passare la mia lingua lungo tutta la pianta, il sapore era pessimo, molto salato e disgustoso, ma preso dall’eccitazione e per non deludere la mia piccola Sofia feci molta attenzione a rendere la cosa piacevole e a leccare via tutti i residui di sudore e sporcizia. ripulita la pianta mi concentrai sulle dita, infilando la lingua tra di esse e succhiandole come se stessi facendo un bocchino, la stessa procedura adoperai per l’altro piedino. La mia dolce Sofia sembrava soddisfatta e rilassata, mentre messaggiava col suo iphone non curante del fatto che suo padre le stesse leccando i piedi come un cane.
Quando ebbi finito la bella biondina posò il cellulare, mi tolse il piedi dal viso e mi disse:
– wow papà te la cavi bene! forse abbiamo trovato il lavoro adatto a te: il leccapiedi di tua figlia ahahahah –
abbassai lo sguardo, vittima dell’imbarazzo..
– dai non fare così, dillo che ti è piaciuto e poi sei stato un bravo leccapiedi! Pensa che mi hai fatto tornare la voglia di uscire stasera, devi essere soddisfatto!! ringraziami per averti concesso tale onore! –
– Grazie Sofia.. –
– Ora devo andare a prepararmi per uscire, tu, come mio schiavo, mi aiuterai!! –
-si Sofia –
– Non avevo chiesto la tua approvazione stupido! Tra l’altro mi farai anche da autista, anzi, ci farai.. visto che accompagnerai anche le mie amiche, sia all’andata che al ritorno!! Mentre stiamo al locale puoi fare quello che ti pare, ma devi comunque rimanere nei paraggi e a mia disposizione, intesi?! Ah, un’ultima cosa: ho invitato Flavia e noemi a dormire qui.. spero non sia un problema?! Ah già dimenticavo, certo che non è un problema. perché ora comando io ahahahah dai forza seguimi, ma a quattro zampe come un cane! e porta le mie scarpe. –
– m..ma Sofia, come faccio? –
– portale con la bocca come fanno i cani razza di cretino! E sbrigati!! –
Detto ciò si alzò dal divano e si diresse verso il bagno, io mi misi a quattro zampe, afferrai con la bocca le All Stars viola, che ancora emanavano l’odore dei suoi piedi, e le andai dietro come un cagnolino, mentre piano piano nella mia testa cominciavo a realizzare di essere diventato lo schiavo di mia figlia. Arrivai in bagno, la mia piccola Sofia se ne stava seduta sul bordo della vasca da bagno e mi guardava con aria divertita ma anche un pò spazientita.
– Dai sbrigati coglione – mi disse – Sono le dieci passate, non intendo fare tardi con le mie amiche per colpa tua-
I suoi occhi, di quell’azzurro così intenso, che in passato riservavano per me solo dolcezza ora mi fissavano freddi e pungenti come il ghiaccio, sentì in brivido percorrere tutto il mio corpo: che cosa stava succedendo? Quella che fino al giorno prima era la mia dolce bambolina, la mia Sofia, ora si era trasformata in una dominatrice spietata. I suoi occhi, quei bellissimi, adorabili, incantevoli occhi non emanavano neanche un briciolo d’amore, all’improvviso tutto il rispetto, tutta la stima, tutto il bene che c’era prima, non l’avrei più percepito nei suoi occhi.
Sofia afferrò le sue converse che avevo portato con la bocca fino ai suoi piedi e sgattaiolò fuori dal bagno, dopo un attimo tornò con ai piedi un paio di scarpe nere con un tacco vertiginoso.
– Le vedi queste papà? – disse lei – sono le scarpe che voglio indossare stasera, cosa ne pensi?-
– Sono splendide –
– Già infatti, ma potrebbero essere ancora più belle, il tuo primo compito come mio schiavo sarà quello di far brillare le mie scarpe mentre io mi preparo per la serata! Una cosa facile non credi? Bene datti da fare.. ah già dimenticavo, per pulirle userai solo la tua lingua da bravo cane quale sei!! Ihhihihi mi raccomando soffermati bene sulle suole! Quando avrai finito mi ci devo poter specchiare intesi??-
– Ma.- provai a obiettare – Ti prego abbi pietà! Ho leccato i tuoi piedini fino a cinque minuti fa, non ce la faccio più non ho saliva! –
– Ah si?! Non hai più saliva? Poverino… Beh ma non è un problema ci sono qua io ad aiutarti, non sono così crudele in fondo sei il mio papino, lo sai che ti voglio bene.. –
Detto questo mi afferrò con forza la mandibola, raccolse tutta la saliva che poteva e dopo avermi ordinato di aprire bene la bocca ci sputò 3 volte. Per quanto umiliante fosse la cosa il mio pene divenne duro nei boxer, incredibilmente stavo scoprendo che mi eccitava essere dominato da mia figlia.
-Ecco fatto papà! Ora non hai più scuse, forza pulisci!! –
Eccitato presi le scarpe della mia Sofia e cominciai a leccarle sulla punta, ma dopo un pò il pessimo sapore delle calzature misto alla polvere e alla sporcizia stemperò un pò i miei bollenti spiriti, notando la mia indecisione mia figlia disse:
– Forza papino impegnati di più! Le mie scarpe devono brillare, capito? Sarà compito della tua stupida lingua lucidare per bene le mie scarpine intesi?? –
– Si Sofia! –
– Non puoi più permetterti di chiamarmi così cane! – disse mia figlia dandomi un calcetto sul viso – Ora sono io che comando, e puoi stare ben certo che non ti renderò la vita facile! Come prima cosa devi mostrarmi più rispetto a partire dal nome: dovrai chiamarmi lady, principessa o padroncina Sofia, chiaro schiavo?! –
– Chiarissimo padroncina Sofia.- e finito di rispondere a mia figlia, cioè la mia padroncina, mi fiondai a leccare con perizia quel bellissimo paio di tacco 12 che indossava.
Soddisfatta liberò velocemente i suoi splendidi piedini dalle scarpe e andò in camera sua a prepararsi, non ci mise molto e quando rientrò in bagno, senza smettere il mio lavoro, notai che per la serata aveva scelto uno splendido completino blu con rifiniture in nero e calze color pelle, vedendo che io ancora non avevo finito il compito da lei assegnatomi sbuffò e continuò i preparativi da sola: in breve tempo fu pronta, tutta truccata, pettinata e profumata, prima di infilarsi le scarpe che ormai avevo ripulito a dovere fece pipì e si lavò i piedini. Quando fu pronta mi diede due minuti per vestirmi: corsi letteralmente in camera presi le prime cose che trovai a tiro e le indossai, scesi di corsa le scale e vidi Sofia davanti alla porta.
– Bravo papà, devo dire che sei abbastanza veloce a prepararti, sicuramente molto più che a pulire le scarpe, ma vabbè te lo concedo, siamo solo all’inizio e hai ancora molto da imparare ma apprezzo l’impegno, continua così e presto potrai vantarti di essere un ottimo schiavo!-
-Grazie padroncina Sofia –
– Bene! Ora come ti avevo accennato prima tu ci farai da autista: andremo prima a prendere le mie amiche a casa loro poi ci porterai in discoteca, naturalmente ci darai tu i soldi per l’ingresso e per i drink. poi ci aspetterai nel parcheggio finchè non abbiamo decidiamo di andare via.. infine accompagnerai le mie amiche e poi torneremo a casa dove ti assegnerò qualche altro piccolo compito.. tutto chiaro?!-
– Sì padroncina! – Non poteva essere più chiara infatti.
– Bene! Ah già dimenticavo.. alle mie amiche sembrerà abbastanza insolita la tua presenza, forse faranno domande e sinceramente io non ho ancora pensato a cose gli dirò, chissà potrei anche dirgli che il mio paparino è il mio docile schiavetto ahahhaha ma non devi vergognarti, infondo è la verità! –
Così disse e senza lasciarmi il tempo di rispondere se ne andò ridacchiando verso la macchina, lasciandomi solo a chiudere casa. Solo con un mare di emozioni diverse che si mescolavano dentro di me un frastuono di dubbi paure e sensazioni erotiche, ma una voce si ripeteva nella mia testa mettendo a tacere tutto il resto: SONO IL DOCILE SCHIAVETTO DI MIA FIGLIA!!
Salì in auto, mia figlia si era già accomodata sui sedili posteriori, vidi dallo specchietto retrovisore che aveva prontamente sfilato dalla borsetta il suo nuovissimo e costosissimo smartphone (pagato con i soldi di mamma e papà ovviamente) e, come fanno la maggior parte delle ragazze di oggi, se ne stava là tutta presa da quel rettangolino luminoso a chattare con chissà chi.
Misi in moto e uscimmo dal vialetto di casa, la prima ragazza da passare a prendere, disse Sofia, era la sua amica Alice, abitava poco distante da noi, quando la vidi salire la salutai con un semplice ‘ciao cara’, mia figlia si comportò normalmente, mi presentò all’amica e giustificò la mia presenza dicendo che quella sera non avevo niente da fare e che mi fossi volontariamente offerto di fare da ‘autista’ per lei, aggiungendo un malizioso sorriso sarcastico. Alice non fece molto caso a quel velato sarcasmo e le due amiche iniziarono a chiacchierare normalmente del più e del meno come se nulla fosse, io mentre guidavo per le strade della capitale ebbi modo di osservare quella ragazza che non avevo mai visto fino a quella sera. Alice aveva 18 anni, era una coetanea di mia figlia, forse una sua compagna di classe, non capì bene; fisicamente si presentava come una ragazza bassina, poco più di un metro e sessanta, lunghi capelli lisci color castano chiaro, occhi nocciola, visetto pulito e acerbo, era magra quanto bastava, il seno di moderate dimensioni, una seconda abbondante all’incirca, ma bello e sodo, come è di norma per le ragazze della sua età. Era una ragazza carina, niente di più, dimostrava, forse per l’altezza e il viso ancora acerbo, un paio d’anni di meno della sua età, a sentirla parlare sembrava anche un po’ sciocchina, una di quelle classiche ragazzine che a 18 anni credono di aver capito tutto della vita. Alice non mi suscitava nessun particolare interesse, era scialba e ingenua, di certo molto diversa da mia figlia, già maliziosa e sveglia, molto più delle ragazze della sua età.
La seconda e ultima ragazza che avrei dovuto passare a prendere, invece, abitava poco fuori le mura, nella zona tra S. Giovanni e Re di Roma, si chiamava Antonella, un bel nome pensai io. Quando la vidi ne fui subito estasiato: Antonella era una bellissima ragazza, aveva 19 anni, ma sembrava più grande, a differenza di Alice. Aveva un fisico longilineo e slanciato, a occhio e croce sarà stata alta circa quanto me, ma quella sera, grazie al bellissimo paio di scarpe col tacco che indossava ai piedi, sarà stata oltre 1 metro e 85. Si destreggiava su quelle scarpe così eleganti in modo sinuoso e sensuale, ondeggiando a malapena il sedere, perfettamente rotondo e della misura giusta. Aveva i capelli neri come la notte, e lisci, li portava lunghi fin sotto le spalle, gli occhi di un colore scuro, ma vivaci e penetranti, il nasino regolare, dalle sue labbra traspariva un erotismo non indifferente, a completare il quadretto una quarta di seno, giudicai a prima vista, un altro dettaglio che rendeva quella ragazzina un vero splendore per gli occhi di tutti.
Appena entrò in auto, a differenza dell’altra amica, si presentò cordialmente, lanciandomi un tenero sorriso e un’occhiata maliziosa, ne fui rapito; poi, dopo essersi presentata si andò a sistemare sul sedile posteriore a canto a mia figlia Sofia, le due sembravano andare molto d’accordo.
Per tutto il viaggio cercai di ascoltare i discorsi delle ragazze e, quando potevo di spiarle dallo specchietto retrovisore, cercavo di rubare qualche immagine di Antonella. Non sono un tipo che è attratto da ragazze così giovani, ma quella ragazza, solo a guardarla e a sentirla parlare mi eccitavo da morire e, desideravo possederla, per un attimo mi vergognai di me stesso: io ho 45 anni, lei 19, potrei essere suo padre, come posso eccitarmi pensando a lei?! Subito dopo, però, pensai a quello che era successo con mia figlia qualche ora prima, a vederla là dietro, seduta a scherzare con le sue amiche, chi mai potrebbe immaginare ciò che era avvenuto poco prima, chi avrebbe detto che quella biondina tanto graziosa era stata capace di sottomettere e umiliare così il proprio padre?! Questo pensiero mi fece salire un brivido lungo tutto il corpo, ma al tempo stesso mi fece sentire più sollevato, quasi come fosse una giustificazione morale per l’attrazione che provavo per Antonella.
Finalmente arrivammo a destinazione, il posto era un noto locale capitolino di cui non citerò il nome, frequentato da ragazzi e ragazze sulla ventina, vidi anche diversi trentenni, uno dei tanti disco-pub presenti in centro, un posto abbastanza tranquillo a prima vista. Feci scendere le ragazze aprendo loro la portiera, come tutti i bravi chauffeur. Le due amiche cominciarono ad avviarsi verso l’ingresso mentre la mia Sofia rimase indietro per darmi nuovi ordini:
– Per ora ti stai comportando bene! Temevo mi facessi vergognare con le mie amiche uscendotene con qualche discorso dei tuoi! Anch’io sono stata brava con te, dovresti ringraziarmi per questo vero papà? ‘ sorrise maliziosamente.
– Si grazie Sofia. ‘ risposi io.
– Mmmh non ti stai dimenticando qualcosa? ‘ fece lei.
– Ehm sì.. Scusami.. quanto costa l’ingresso? ‘
– 20 i ragazzi, 15 le ragazze, 10 se in minigonna, ma noi non siamo come le troie che frequenti tu, quindi 15, siamo in 3 che fa tipo 50 no? ‘
– Sì! ‘ 45 pensai io ma non volli contraddirla.
– Bene! Allora direi che 100 ‘ vanno più che bene per la serata! ‘
– 100 euro per una serata?! ‘ risposi io con fare contrariato.
– Hai ragione papà! Meritiamo di più, e in fondo averci accompagnate in macchina per te deve essere stato un onore! Sai mi sono resa conto che ad ogni semaforo cercavi di spizzare la mia amica Antonella, ma non ti preoccupare, so mantenere i segreti io! Perciò facciamo 120? ‘ Stabilì lei allungando la mano, la scena mi ricordava come una parodia di qualche opera di Dickens, ma non era il caso di contraddirla, misi mano al portafogli e le diedi quanto mi veniva chiesto, da bravo paparino come disse lei.
– Perfetto! ‘ Disse sorridendo ‘ grazie tante papà! Ora noi andiamo a divertirci, tu fa quello che vuoi, va dove ti pare, possibilmente non a mignotte, direi che ti sei divertito abbastanza fino ad ora, ma adesso non ti è più permesso, se scopro che frequenti ancora quelle tipe prima ti sputtano con mamma e poi ti prendo a calci nelle palle! Intesi? ‘
– Sì Sofia! ‘
– Facciamo che mi fido! Comunque vedi di farti trovare qui nel parcheggio quando usciremo. Fa il bravo cagnolino che forse convinco a far rimanere Antonella a dormire da noi, così sei contento! Ora vado! Ah un’ultima cosa.. ricordati di chiamarmi ‘padrona’, schiavetto che non sei altro! ‘
Così disse e senza neanche lasciarmi il tempo per risponderle girò i tacchi e si avviò per raggiungere le sue amiche all’ingresso. La musica, quella che piace ai giovani, che proveniva dal locale e riempiva il silenzio del parcheggio, dove rimasi solo ad osservare quelle tre ragazze che andavano a divertirsi con i miei soldi, ma non mi importava, solo un pensiero nella mia testa: quella notte la splendida Antonella sarebbe rimasta a dormire a casa mia!
Rimasi per qualche minuto in quel parcheggio, ero eccitato e non vedevo l’ora che le ragazze fossero uscite da quel locale. Non solo mia figlia mi stava schiavizzando, ma riusciva ad essere anche molto attenta ai particolari e abbastanza intelligente da capire come tenermi sulle spine, anche quando non era lì con me per sottomettermi. Per un attimo mi venne in mente di chiudermi in auto e farmi una bella sega per sfogarmi, ma non lo feci, pensai che Sofia non avrebbe gradito un tale comportamento e poi, in fondo, non volevo che quella sensazione di eccitazione che mi pervadeva anima e corpo svanisse così. Entrai in macchina e accesi la radio, mi resi conto di avere fame, quella sera non avevo mangiato niente, fatta eccezione per un fugace pasto consumato in fretta e furia con la mia ‘amica’ Vanessa. Misi in moto ed andai a mangiare in un fast food, che rimaneva aperto tutta la notte il sabato, poi tornai nel parcheggio della discoteca dove rimasi ancora per qualche ora ad aspettare i comodi di mia figlia e delle sue amiche.
Alle 3.05 di notte ricevetti un sms:
– Tra 5 minuti usciamo, fatti trovare al parcheggio, schiavo!! ‘
Finalmente, pensai. Le tre ragazze, uscirono dal locale, visibilmente alticce per l’alcool e stordite per la musica, entrarono in macchina facendo un gran chiasso, tra risate e urla. Alice si era presa una bella sbornia, e non faceva altro che dire cose senza senso e parlare di cazzi, di quanto le piaceva farsi scopare da bei ragazzi con fisici scolpiti e ancora, di quanto fosse brava a succhiare uccelli, simulando in modo grottesco il gesto del sesso orale. Antonella rideva come una pazza insieme a mia figlia, che sadicamente si prendeva gioco dell’amica. Seguendo gli ordini, accompagnai a casa la ragazza, che barcollante, per poco non rischiò di svegliare tutto il vicinato con la sua vocetta stridula, quando scomparì dietro la porta di casa sua mi sentì subito meglio, ora ero solo con mia figlia Sofia e la sua bellissima amica Antonella.
– Hey papà.. non ci sono problemi se questa notte Nella rimane a dormire da noi vero? ‘
– Ehm certo che no, va benissimo! ‘ risposi io cercando di nascondere la mia eccitazione.
– Grazie signor Marco! ‘ disse Antonella.
La conversazione si interruppe lì, ma per tutto il viaggio notai che le due ragazze stavano confabulando divertite, pensai che non prometteva niente di buono.
Arrivammo a casa, aprii la porta ed entrai
– Non stai dimenticando qualcosa?! ‘ disse Sofia, che era rimasta sull’uscio insieme alla sua amica, che mi osservava in modo strano.
– Cosa?! ‘ dissi io sorpreso
– Sofia ‘ si intromise Antonella ‘ Sei proprio sicura? ‘
Le sue parole mi misero in allarme, capì cosa stava per succedere.
– Certo! ‘ Le rispose mia figlia ‘ stai tranquilla che ci sarà da divertirsi, te l’assicuro! ‘ poi si rivolse a me ‘ Vieni qui e mettiti in ginocchio verme! ‘ disse, ponendo particolare enfasi su quell’ultima parola.
Come un cagnolino bastonato, mi prostrai dinnanzi a quelle due splendide ragazze, tenendo la testa bassa. Non osavo alzare lo sguardo, avevo troppa paura di guardale in faccia, e la vergogna era immensa. Già essere lo schiavo della propria figlia è qualcosa di inconcepibile e degradante, ma essere umiliato in tal modo in presenza di una sua amica era troppo, io, però, non avevo scelta.
– Bravo il mio schiavetto! ‘ disse Sofia ‘ Ora salutaci come si deve.. forza baciaci i piedi in segno di sottomissione! ‘
Non ebbi il coraggio di rispondere, mi limitai semplicemente ad obbedire: baciai i piedini della mia principessina senza particolari problemi, ma quando dovetti omaggiare le estremità della sua amica ebbi un attimo di riluttanza in cui notai che si era messa lo smalto nero, le stava divinamente. In quei pochi attimi di esitazione decisi di eliminare ogni freno inibitorio e di lasciarmi trasportare dagli eventi, giudicai che fosse l’unico modo per affrontare la situazione e magari farmela piacere; baciai i piedini di Antonella con la stessa passione con cui ero solito baciare le labbra di mia moglie diversi anni addietro.
– Bene! Ora mettiti a quattro zampe e porta la mia amica a fare un giro per la casa, è nostra ospite, perciò comportati bene servo! ‘
– Si padrona! ‘
– Ahahah davvero?! ‘ chiese sorpresa e divertita Antonella.
– Sì Sì.. ‘ fece Sofia ‘ vai tranquilla, non ti preoccupare, che ci gode pure a farsi montare da te, non è vero? ‘
– Sì padroncina sofia! Per me è un piacere farmi cavalcare da una ragazza così bella! ‘ Ormai stavo al suo gioco.
Entrambe si misero a ridere. Subito Antonella si sedette pesantemente su di me e come fossi davvero il suo pony, mi diede dei calcetti, ignorando il dolore che mi provocava colpendomi con i suoi tacchi e gridando:
– Forza cavalluccioooo! Al galoppoooo!! Ahahahah ‘
Da bravo cercai di andare il più veloce possibile, anche grazie all’aiuto di mia figlia che mi incitava a suon di calci al culo. Entrambe ridevano come matte un po’ a causa dell’alcool, ma soprattutto ridevano di me, godendo della mia umiliazione. Quando ebbi finito il giretto, entrambe le ragazze si gettarono sul divano, io mi lasciai cadere a terra proprio ai loro piedi.
– Ahahah Visto? Te l’avevo detto che sarebbe stato divertente eh? ‘ disse Sofia all’amica.
– Ahahah sì hai proprio ragione! Quando me l’hai raccontato non ti volevo credere.. e invece mi sbagliavo ‘ rispose lei ‘ tuo padre è il tuo schiavo! Ahahah’ Magari anche il mio fosse come lui, mi divertirei proprio una cifra! ‘
– Ahahaha ma questo è niente! Cosa ti piacerebbe fare ora Nella?? ‘
– Boh.. non lo so.. fai tu, lo schiavo è il tuo! Ahahah ‘
Mia figlia mi guardò, conscia della sua superiorità, riuscivo a percepire tutto il suo disprezzo nei miei confronti.
– Tira fuori la lingua e pulisci la suola delle nostre scarpe! ‘ ordinò lei all’improvviso.
Senza battere ciglio mi misi subito all’opera e con la lingua leccai diligentemente le scarpe di mia figlia e della sua amica, cercando, nonostante il sapore terrificante, di eliminare quanto più sporco possibile, ignorando le loro risatine di scherno e i loro insulti.
Quando le due ragazze decisero di averne avuto abbastanza, mi ordinarono di togliergli le scarpe e di iniziare a massaggiare i loro piedini. Fu una sensazione indescrivibile quella che provai, ritrovandomi con i quattro meravigliosi piedi delle due teenager fra le mani; mi eccitai moltissimo e Sofia, mio malgrado, se ne rese subito conto. Cominciò a dirmene di tutti i colori, tra umilianti insulti e parole di scherno, la cosa strana è che sapevo bene che mia figlia aveva ragione; io non potevo far altro che ringraziarla baciandole delicatamente i piedini in segno di massima sottomissione, mentre la sua amichetta Antonella, sempre più divertita ed eccitata, continuava a schiaffeggiarmi in viso con i suoi piedi. Ormai conoscevo abbastanza bene le estremità di mia figlia, splendide, ma quella sera la maggior parte delle mie attenzioni andarono ad Antonella. Quella ragazza, di una bellezza così genuina e disarmante, mi stava facendo impazzire a tal punto che mi eccitai come mai mi era accaduto prima, semplicemente toccando con le mani e sfiorando con le labbra i suoi piedi. Erano bellissimi: misura 39, pelle candida e soffice, forma allungata ed elegante, con le dita affusolate e smalto nero sulle unghie; nonostante la serata passata in quelle scomode scarpe dal tacco forse troppo alto, non emanavano nessun cattivo odore ed erano curatissimi. Ma all’infuori della bellezza del suo corpo o dei suoi piedi, quello che più mi eccitava di lei era il suo modo di porsi: enigmatico e contraddittorio, a metà tra una brava studentessa e una spogliarellista, in certi istanti sembrava timida ed educata, in altri sfrontata e audace, ingenua e santarellina e l’attimo dopo perspicace e dannatamente maliziosa. Ero confuso ed estasiato dal suo atteggiamento e, la facilità con la quale riusciva a sottomettermi e a stare perfettamente a suo agio in quella folle e perversa situazione mi rendevano schiavo non tanto di lei, quanto del fascino erotico che esercitava su di me.
Purtroppo Sofia si stancò presto di massaggi e bacetti ai piedi e, dato che ormai si era fatto abbastanza tardi e che entrambe le ragazze erano provate dalla serata, mi congedarono, rimandando il divertimento al mattino seguente. Baciai i piedi per dare la buonanotte alle mie padroncine e mi preparai per la notte, che per ordine di mia figlia avrei trascorso in mutande sul tappeto del salone, mentre le due ragazze si accomodarono nella mia camera matrimoniale, per stare più comode.
Mi sentivo ridicolo, ma non volevo far adirare mia figlia e rischiare imbarazzanti punizioni, che avrei dovuto subire sotto gli occhi di Antonella; così senza pensare né alla mia condizione, né a come fosse possibile che non mi ero mai reso conto di quanto fosse fastidioso al tatto il tessuto di quel maledetto tappeto, mi addormentai.
Poco dopo, ebbi un sussulto. Mi svegliai. Avevo sentito dei rumori, dei passi, qualcuno si stava avvicinando, aprii gli occhi a fatica: era buio, non riuscivo a vedere niente ma sentivo che c’era qualcuno vicino a me.
– Ciao schiavetto ihih ‘ una vocetta ruppe il silenzio della notte. Mi spaventò, ma la riconobbi subito.
– Salve Antonella ‘ risposi con la voce assonnata ‘ come mai non sei a letto? Cerchi qualcosa? ‘
– A dire il vero sì! Cercavo il cesso.. eh forse l’ho trovato! ‘ disse lei maliziosamente.
– Guarda, è quella porta lì.. dopo la cucfghsg’ –
La diciannovenne mi zittì cacciandomi in bocca il suo bel piedino, che prima avevo tanto ammirato, e ora premeva con forza, costringendomi a tacere, ridicolmente sovrastato e sottomesso da lei.
– Sta zitto! Vuoi svegliare tua figlia deficiente?! ‘ disse lei abbassando il tono della voce ‘ Sai come ti ho visto, questa sera, al volante, ho pensato subito che fossi un bell’uomo, sicuramente un padre di famiglia di tutto rispetto. Poi Sofia mi ha raccontato.. beh io non riuscivo proprio a crederci, la cosa avrebbe dovuto farmi ribrezzo, invece più ascoltavo e più mi incuriosivo e mi eccitavo, volevo vedere anch’io, con i miei occhi, quest’uomo, questo padre di famiglia, di cui lei mi parlava, strisciare ai suoi e ai miei piedi! Deve essere imbarazzante per te vero?! Anche ora.. sei qui, mezzo nudo su un tappeto a casa tua, con il piede di un’amica di tua figlia in bocca e il bello è che ci stai perché tutto questo ti piace’ non c’è dubbio: sei la cosa più patetica che io abbia mai visto! ‘ Fece un breve pausa, grazie al buio non si era ancora resa conto del rigonfiamento nei miei boxer.
– Nonostante questo, però, Sofia è fortunata ad avere un padre come te! Anch’io vorrei che mio padre fosse il mio schiavetto, che mi desse tutti i soldi che voglio, che mi facesse da autista e che si facesse trattare così come fai tu quando mi gira male o quando mi va. Invece no! Lui è un rompicoglioni: mette bocca su tutto, ha sempre da ridire, deve essere lui il capofamiglia. Tu invece ti sei fatto mettere i piedi in testa da tua figlia, e persino da me, solo perché te l’ha ordinato lei! ‘
La ragazza estrasse all’improvviso il suo piedino dalla mia bocca e, in un lampo mi fu di nuovo sopra, seduta con tutto il peso sulla mia faccia, mi ritrovai con un sottile perizoma che celava (in parte) il suo frutto proibito, sulle labbra, l’eccitazione salì alle stelle.
– Sofia dice che io ti piaccio.. rispondi schiavo, è vero? ‘ chiese lei.
– Si padrona Antonella! Io ti amo! ‘ dissi io succube del suo erotismo.
– Ahahah’ addirittura?! E faresti qualsiasi cosa per me, schiavo? ‘ mi incalzò lei.
– Sì! Tutto quello che vuoi! ‘ feci io.
– Ti piacerebbe poterla leccare? ‘ Disse lei scostando con le dita il perizoma e indicando le sue grandi labbra.
– Sì’ – risposi ansimante.
– Beh, ma non ne sei degno! Fa’ tutto ciò che ti dico e un giorno ne sarai degno! ‘
– Cosa vuoi che faccia? ‘
– Mmmh’ Devo pisciare! Ma il gabinetto è freddo e non mi va di andarci, voglio che tu diventi il mio cesso portatile! ‘
Bere la pipì di una donna? Non ci avevo mai pensato e la cosa mi spaventava anche, ma non potevo rifiutarmi: se volevo avere una minima possibilità con Antonella dovevo dimostrarle di essere all’altezza della sua fantasia perversa e dei suoi capricci. Annuii con la testa, lei si sfilò il perizoma e si mise in ginocchio con la figa a pochi centimetri dalla mia bocca. La vidi contrarsi e subito un fiotto di caldo nettare d’orato centrare in pieno la mia bocca, chiusi gli occhi, ma l’odore era comunque pungente; il primo sorso fu traumatico, ebbi un brivido e per poco non rischiai di rimettere, ma la sua pioggia d’orata continuava a scendere inesorabile, mi feci coraggio e deglutii ancora e ancora. A poco a poco il sapore divenne familiare e quasi gradevole sebbene un po’ acidulo, stavo bevendo la pipì di una splendida ragazza di 19 anni e prima che me ne rendessi conto lei svuotò completamente la sua vescica nella mia bocca, di nuovo asciutta, ma impregnata del suo sapore. Antonella fu soddisfatta di me e mi concesse di usare la lingua per pulire la sua figa dai residui di urina. Senza che me lo ripetesse una seconda volta mi diedi da fare, leccando, baciando e venerando quella fighetta perfettamente depilata a cui poco prima avevo fatto da wc.
La ragazza, appena si sentì soddisfatta del mio operato, si alzò ed io con lei: la guardai negli occhi, notai che anche a piedi scalzi si superava in altezza, lei sorrise e, all’improvviso, con mio grande stupore si gettò su di me e fece scivolare la sua lingua sulle mie labbra, impregnate del sapore di lei. Venni copiosamente nelle mutande come un ragazzino, lei se ne accorse e sorrise vittoriosa e superba. Raccolse il perizoma e fece per andarsene, poi si voltò:
– Sei stato un bravo cesso! – disse ‘ Tu mi piaci’ e voglio averti! Continua a obbedirmi così e forse un giorno avrai ciò che desideri di più! ‘
Con questa frase, Antonella sparì nell’oscurità, lasciandomi solo, umiliato, usato, con i boxer fradici ma felice, come non lo ero più da tanto tempo.
Il mattino seguente mi svegliai in tarda mattinata. Era passato moltissimo tempo dall’ultima volta che mi era trovato a dover dormire per terra e, di certo, non ero più un ragazzino. Avevo un po’ di mal di schiena, la bocca allappata e mi sentivo tremendamente sporco, così, cercando di fare meno rumore possibile, per non svegliare le due ragazze, andai in bagno e mi feci una bella doccia rigenerante. Con indosso solo l’accappatoio mi guardai allo specchio: barba leggermente incolta, capelli ancora umidi ed arruffati e due belle occhiaie a completare il tutto, decisi di darmi una sistemata per rendermi presentabile quando le due amiche si fossero svegliate. Dopo che mi fui preso cura del mio aspetto e scelto un abbigliamento consono a ciò che il nuovo giorno aveva in serbo per me, tutto soddisfatto, andai in cucina e preparai la colazione per mia figlia Sofia e la sua amica Antonella: caffellatte e fette biscottate con burro e marmellata, poi misi tutto su un vassoietto e mi avviai verso la mia camera da letto, dove le due ragazze stavano riposando. Aprii lentamente la porta e, appoggiato il vassoio sulla scrivania, vidi Sofia e Antonella che dormivano beate sul lettone, seminude e coperte in parte solo da un lenzuolino di cotone; quella stupenda visione mi procurò subito una vistosa eccitazione. Stavo per svegliarle, come un normale padre sveglia la propria figlia: qualche carezza sulla fronte, una cosa normale insomma, poi realizzai che nulla che potesse essere definito normale si addiceva alla mia nuova condizione. Scelsi allora quello che mi sembrava il modo più coerente al mio essere schiavo: scostai leggermente il lenzuolo, scoprendo il loro piedini e, in ginocchio, cominciai a coccolare quelle quattro stupende estremità, massaggiandole e baciandole dolcemente. Antonella fu la prima a svegliarsi, appena aprì gli occhi si ritrasse d’istinto, sottraendosi dalle mie cure, ma subito dopo, lanciatomi un sorrisetto, allungò di nuovo le gambe, incoraggiandomi a continuare ciò che stavo facendo tra uno sbadiglio e l’altro; mia figlia, intanto, continuava a dormire profondamente.
– Buongiorno schiavo! ‘ mi disse con la voce assonnata.
– Buongiorno Antonella ‘ risposi io – spero che tu abbia dormito bene, vi ho preparato la colazione! ‘
– Wow sei proprio carino! Anch’io avrei qualcosa per te sai?! ‘
– Davvero? ‘ feci io.
– Sì’ tanta pipì!! Ho bisogno del mio cesso! ‘ disse lei divertita.
Rimasi un po’ stupito dalla naturalezza con cui mi chiedeva una cosa tanto perversa come quella, pensavo che l’alcool fosse stato complice del suo comportamento la scorsa notte, e invece mi sbagliavo, ma pur non spiegandomi da dove scaturisse tutta quella perversione avrei dovuto aspettarmi una richiesta del genere.
– Io sono qui, padrona! ‘ dissi io cercando di mostrarmi sicuro almeno quanto la ragazzina.
– Perfetto! Allora dai’ sdraiati per terra e apri la boccuccia così anche tu avrai la tua colazione! ‘ disse lei sarcastica.
Non fece in tempo neanche a finire la frase che già mi ero messo a pancia in su con la bocca aperta in attesa della sua pioggia dorata. Lei, molto tranquillamente, si alzò dal letto, si stiracchiò e mi raggiunse, restando in posizione eretta, mi dominava, guardandomi dall’alto in basso e godendo del potere che esercitava su di me, che a bocca aperta e con gli occhi spalancati la osservavo in tutto il suo splendore. Invece di rannicchiarsi, con mia grande sorpresa, mi infilò il piede destro in bocca, spingendolo dentro finchè poteva, il suo sguardo soddisfatto e beffardo esprimeva tutta la sua superiorità nei miei confronti.
– Credo che non ci sia modo migliore per iniziare la giornata’ – sospirò lei ‘ vorrei averti a mia completa disposizione ogni giorno! E so che anche tu lo vorresti non è vero?! ‘
Non potevo rispondere, ma aveva maledettamente ragione.
– Ora che ti ho conosciuto credo che mi vedrai spesso’ molto spesso! ‘ concluse infine lei estraendo il suo piedino dalla mia bocca.
Poi finalmente si sfilò le mutandine, mostrandomi ancora una volta quel tesoro che nascondeva fra le gambe, ero impaziente di sentirlo vicino alla mia bocca, impaziente di poter essere usato da quella splendida ragazza. Antonella si chinò, io spalancai la bocca e chiusi gli occhi, dopo qualche istante ecco scendere un fiotto di caldo nettare, che io assaporai con gusto, accogliendolo più prontamente di come avevo fatto la notte passata. Era davvero tanta pipì, ma riuscii comunque a berla tutta, senza lasciarmi sfuggire neanche una goccia, ma come inghiottii l’ultimo sorso fui pervaso da un brivido lungo tutto il corpo, la ragazza se ne accorse e mi carezzò dolcemente il viso con la mano, il suo sguardo era fiero e rassicurante, quasi materno. Io ripresi fiducia e senza che me lo chiedesse leccai le sue labbra, catturando ogni singola goccia rimasta e donandole piacere con la mia lingua. La diciannovenne gradì a tal punto che cominciò a muovere il bacino, strofinandomi la sua figa su tutta la faccia, più leccavo e più si bagnava, io infilai la lingua nella sua vagina, muovendola su e giù come fossi il suo vibratore. Tutt’a un tratto iniziò ad ansimare e ad assecondare i miei movimenti, che divenivano sempre più rapidi e decisi, lei strinse i denti e portò la mano sul suo clitoride, amplificando il piacere che già le stavo regalando. Si toccava sempre più ferocemente, muovendosi su e giù sulla mia faccia come se fosse posseduta, cercava di trattenersi, lasciandosi sfuggire solo dei gridolini sommessi, continuando a godere ancora e ancora finchè non esplose in un orgasmo, inarcando la schiena e inondandomi con i suoi umori la mia bocca. Non avevo mai visto una donna venire in quel modo, pensavo che l’eiaculazione femminile, lo squirt, o in qualsiasi altro modo lo si voglia chiamare fosse solo una leggenda o roba da film porno, mai, con mia moglie o con altre donne, mi era capitato si assistere ad una cosa simile. Antonella, una ragazzina di diciannove anni, invece, mi era venuta proprio in bocca, il sapore misto fra il dolce e l’amarognolo, il sapore di donna, il sapore del suo piacere era il dono più grande che potesse farmi quel giorno.
La ragazza si mise seduta, con la schiena poggiata al letto, le gambe leggermente flesse e divaricate, col fiatone, tenendo una mano sulla sua figa mi guardava straripante di desiderio. Io mi girai, e strisciando mi avvicinai ancora una volta proprio lì, l’eccitazione dominava il mio corpo, i movimenti diventavano sempre più istintivi cercai di assaporarla nuovamente, ma lei fu più veloce di me. Rapidamente si alzò, e mi disse di fare silenzio: Sofia stava per svegliarsi’
Feci appena in tempo a voltarmi verso il giaciglio che persi di vista Antonella, quasi fuggita dalla stanza. Prima che mia figlia si destasse del tutto, mi trascinai al fianco del letto, rimanendo in ginocchio ad osservarla sbocciare come un bellissimo fiore fa ai primi raggi del sole mattutino. Lentamente dischiuse i raggianti occhioni azzurri, e sbadigliando assonnata, scostò una ciocca ribelle dal suo angelico visino, mentre, socchiudendo di nuovo gli occhi, rannicchiò il suo corpicino per poi stiracchiarsi dando così inizio ad un nuovo giorno; mai prima d’ora mi ero reso conto di quanto potesse essere bella la mia Sofia anche appena svegliata, mi sentii davvero fiero di essere suo padre e estremamente onorato per avere l’opportunità di conoscerla meglio come suo schiavo. Mia figlia, intanto, si era completamente destata e, vedendomi, prostrato di mia spontanea volontà, ammirarla e venerarla con lo sguardo, si lasciò scappare un sorrisetto malizioso, divertita ed eccitata dalla scena che le si profilava davanti:
– Buongiorno padroncina!! ‘ la salutai io.
– Buongiorno schiavo! ‘ replicò lei mettendosi seduta sul bordo del letto e porgendomi il piedino che prontamente baciai in segno di sottomissione.
– Dormito bene? ‘ chiesi io mentre con le mani ero intento a coccolare le sue dolci estremità, cosa che pareva essere molto apprezzata dalla bionda principessina.
– Non c’è male ‘ rispose lei tra uno sbadiglio e l’altro ‘ ho un po’ di mal di testa però’ forse ieri ho un po’ esagerato sia con l’alcol che con te ‘ fece una pausa ‘ però mi sono divertita come una scema!!! ‘ concluse lei ridacchiando di gusto.
In quell’istante, la bella Antonella irruppe nella stanza, mettendo fine a quella conversazione, per ora stranamente tranquilla e garbata. La diciannovenne si gettò, quasi in tuffo, sul letto e si mise a sedere a fianco all’amica, dandole un caloroso buongiorno con un bacio a stampo sulle labbra. Vedendo tale scena mi scaturii un brivido di eccitazione, ma cercai di non farci caso, sapendo che per molte ragazze queste effusioni tra amiche rappresentano la normalità.
– Vedo che ti stavi divertendo senza di me! ‘ esclamò lei rivolgendosi a mia figlia, lanciandomi senza alcuna discrezione un’occhiata fin troppo maliziosa e perversa a cui l’amica, però, non fece caso.
– Ahahahah ‘ rise la biondina mutando il tono della voce ‘ Guarda che io non ho fatto proprio un bel niente! Mi sono appena svegliata e me lo sono ritrovato qui ai miei piedi come un cagnolino! ‘ entrambe risero, divertite dall’ennesima umiliazione nei miei confronti.
– Ehi guardami! ‘ disse Antonella stringendomi con la mano le guance, costringendomi a guardarla fissa negli occhi ‘ tua figlia ha appena detto che sei un cagnolino’ è così? Ha ragione?? ‘
In effetti in ginocchio, prostrato ai piedi di quelle due splendide ragazzine, dovevo fare proprio l’effetto del bravo cagnolino. L’umiliazione, che ora non aveva niente a che fare con il sesso o altro, bruciava, ma al tempo stesso non riuscivo a guardare quella piccola stronzetta negli occhi senza esserne completamente rapito e sottomesso.
– Sì padrona’ sono un cagnolino! ‘ dissi.
– Beh ‘ fece lei beffarda ‘ allora comportati come un cane! Forza abbaia, scodinzola, facci vedere quanto sei bravo! ‘ ordinò lei.
Senza farmelo ripetere due volte cominciai ad abbaiare, ansimare e a girare su me stesso come un perfetto idiota, mentre mia figlia e la sua splendida amichetta si prendevano gioco di me, sfottendomi e ridendo come matte. All’improvviso, mentre mi ero fermato credendo di averle soddisfatte abbastanza, la mia dolce Sofia mi ammollò un ceffone talmente forte da fare eco in tutta casa e, alzandosi dal letto, iniziò ad inveire contro di me gelandomi con lo sguardo.
– Brutta merdaccia inutile che non sei altro! ‘ urlò lei mentre l’amica si gustava la scenetta mordicchiandosi il labbro inferiore ‘ non sei neanche capace di fare ‘bau bau’ come si deve e poi dove cazzo si è mai visto un cane che va in giro tutto vestito’ spogliati immediatamente o sarai punito a dovere! ‘ sentenziò lei.
Con la guancia dolorante per la sberla ricevuta e gli occhi lucidi guardai dal basso verso l’alto mia figlia con fare supplice, ma non riuscendo a scorgere il benché minimo cenno di pietà manifestarsi sul suo volto obbedii alla mia padrona, accompagnato dalle risa dell’amica. Mi fu concesso di tenere i boxer, come la sera precedente; del resto, anche se nessuno l’avrebbe mai detto assistendo a quelle scene, rimanevo pur sempre suo padre. Così, prostrato e seminudo, continuai a mettere in scena quella patetica scenetta finché le due teenager non ne ebbero abbastanza, ovviamente non prima di aver dato il tempo alla bellissima Antonella di scattare qualche ‘foto ricordo’ col suo cellulare: io a quattro zampe con la lingua di fuori, con i suoi piedini in faccia, con i piedi di Sofia in faccia, con i piedi di entrambe in faccia, io che bacio il pavimento schiacciato dai loro piedi, io che pomicio con i loro piedi e chissà quante altre patetiche immagini che andavano a formare un bel book fotografico che avrebbe potuto rovinarmi la vita per sempre. Concluso quello stravagante servizio fotografico fetish e, stanche ormai di ridicolizzarmi in tal modo, Antonella si alzò, prese il vassoio con la colazione, che ormai era bella che raffreddata, ed ebbe la brillante idea di proporre all’amica di usarmi come tavolino, per stare più comode disse. Così mi ritrovai a dover sopportare il gelido vassoio metallico a contatto con la pelle nuda della mia povera schiena, cercando tra l’altro di limitare al minimo i movimenti, mentre le due ragazze si gustavano la colazione e mi stuzzicavano con le loro divine estremità. Quand’ebbero finito, fu di nuovo la diciannovenne ad avere un’altra brillante e, a suo dire, caritatevole idea: prese l’ultima fetta biscottata rimasta e, dopo averla accuratamente inumidita con la sua saliva, la gettò in terra e cominciò a calpestarla con tutta la forza. A quanto pare quello che stava facendo stimolò anche la fantasia di mia figlia, che contribuii di buon gusto a rendere quel comune biscotto, tanto amato dagli Italiani, una granulosa poltiglia marroncina, che in gran parte rimase incollata alle piante dei piedi delle due ragazze. Ormai immune alle risate di scherno delle due, assaporai avidamente quel misero pasto che mi veniva offerto, leccando prima ciò che giaceva sul pavimento e poi la restante poltiglia sui loro splendidi piedini, facendo estrema attenzione a ripulire per bene anche in mezzo alle dita. Era incredibile come la mia vita fosse cambiata in meno di ventiquattro ore: da indiscusso capofamiglia a.. a.. beh, non saprei neanche definire ciò che stavo diventando’ uno schiavo?! Un cane?! Una merdaccia?! La mia situazione era paradossalmente e indefinibilmente assurda e, ad ogni leccata, sentivo di dare la mia benedizione a ciò che stavo diventando, e di autocondannarmi a scendere sempre più in basso, succube del piacere dell’essere così ridicolmente umiliato.
Quand’ebbi finito di ‘mangiare’ mi fu ordinato di andare in cucina a lavare le stoviglie. Le due ragazze erano soddisfatte di me, si capiva, ma la giornata era appena cominciata: prima di congedarmi Antonella disse che ormai era quasi ora di pranzo e che i suoi la stavano aspettando, senza esitazioni mi ordinò di accompagnarla a casa non appena si fosse data una sistemata, mentre Sofia disse che ne avrebbe approfittato per farsi una bella doccia, ma che avrei dovuto sbrigarmi, dato che aveva già in mente altri modi per usarmi più tardi.
Avevo quasi finito di lavare i piatti, nella mia mente rivedevo, come in un film, tutto ciò che avevo vissuto in quelle ultime, folli ore. Intanto il mio pensiero rimaneva fisso sulla bellissima diciannovenne: mi chiedevo quale misteriosa forza, o malizia o perversione che fosse, riuscisse a rendere quella ragazzina così forte da imporsi non solo su di me, un uomo di 45 anni, ma anche su mia figlia, che sembrava averle in un certo senso averle ceduto il ruolo di comando fin dal momento in cui aveva messo piede in casa nostra’
All’improvviso il mio flusso di coscienza fu interrotto e tornai alla realtà:
– Sono prontaaaaa! Esclamò Antonella avvicinandosi ‘ forza’ andiamo schiavetto! ‘ proseguii poi abbassando il tono della voce ‘ io e te abbiamo ancora un conto in sospeso o sbaglio! ;) –
All’istante smisi di occuparmi delle stoviglie e mi voltai verso di lei, indossava il vestitino della sera prima e quel vertiginoso paio di tacchi che la rendevano più alta di me, notai che si era messa un po’ di trucco sul viso per nascondere i segni della lunga nottata; a me sembrava più bella che mai. Antonella mi squadrò dalla testa ai piedi e, dopo un attimo di esitazione, fece un cenno di dissenso col capo: sentenziò che il mio non era un abbigliamento adatto per farle da chauffeur e mi ordinò quindi di andarmi a cambiare, sottolineando di vestirmi in un certo modo e di ricordarmi di prendere il portafogli. Ancora un po’ stordito per le poche ore di sonno, non feci molto caso alle parole della ragazza, pensai solo a fare quel che voleva: così scelsi un bel paio di scarpe eleganti, camicia e un completo giacca e pantaloni non troppo pesante. Soddisfatti i gusti dell’amichetta di mia figlia, uscimmo di casa, montammo in auto e ci avviammo. La diciannovenne fu molto taciturna durante il percorso, anzi non aprì per niente bocca e la cosa mi sembrò un po’ strana. Non ci misi molto ad arrivare a casa di lei, quella Domenica, nonostante fosse una bellissima giornata primaverile, c’era poca gente per strada, pensai che con quel tempo fossero già tutti a tavola aspettando di vedere le partite di calcio o in gita fuori porta con le famiglie. Antonella, con un paio di occhiali da sole Ray Ban a goccia sul viso, sigaretta accesa fra le labbra e coi lunghi capelli neri che ondeggiavano trasportati dal tiepido vento primaverile che entrava dai finestrini abbassati, sembrava godersi al massimo quel breve tragitto; la sua visione mi ricordava la figura della femme fatale, che sembrava calzarle a pennello e che, ai miei occhi, la rendeva ancor più un sogno proibito. Parcheggiai proprio sotto la palazzina dove abitava e spensi il motore:
– Beh siamo arrivati! ‘ dissi io.
– Già ‘ fece lei abbozzando un sorrisetto malizioso ‘ portami in braccio a casa! ‘
– Cosa? ‘ esclamai.
– Ahahahaha scherzavo! ‘ disse lei ridendo ‘ lo so che lo faresti, sei un bravo schiavo e un bravo autista! ‘
– Grazie’ – risposi io un po’ più rassicurato ‘ beh’ i tuoi ti staranno aspettando’ –
– Ahahahah i miei non ci sono ‘
– Cosa? Ma tu non avev’ – non feci in tempo a finire la frase che mi ritrovai le sue labbra sulle mie. Antonella mi baciò con delicatezza, ma bastò quel contatto per ammutolirmi e farmi rilassare abbandonandomi a lei.
– Non fare domande ‘ mi sussurrò ‘ ora io salgo un attimo a casa e tu mi aspetterai qui da bravo.. ok? ‘
Rimasi talmente frastornato che non ebbi il tempo di risponderle, che lei era già scesa dalla macchina e si era avviata verso il portone. Non sapendo cosa la ragazza avesse in mente, cercai di ammazzare il tempo: accesi l’autoradio, abbassai i finestrini e anch’io mi accesi una sigaretta, osservando distrattamente il vento scuotere debolmente le fronde degli alberi del viale, sentivo il tepore del sole accarezzarmi la pelle e smisi di pensare, decidendo di abbandonarmi completamente agli eventi, in fondo era tutto così piacevole.
Attesi in quel modo circa una mezz’oretta, anche se il tempo mi sembrò volare. Antonella uscì dal portone e sorridente mi venne incontro: indossava una camicetta beige con sopra un giacchettino molto striminzito, jeans scuri e, ai piedi, un paio di sandaletti col tacco, capelli sciolti, Ray Ban e una borsa alquanto capiente.
– Ecco fatto ‘ esordì lei entrando in macchina ‘ ti ho fatto aspettare tanto? ‘
– Nono tranquilla ‘ risposi io ‘ comunque stai benissimo vestita così! ‘
– Oh ti piaccio? ‘ chiese lei ammiccante.
– Si ‘ balbettai ‘ sei splendida! ‘
– Mi fa molto piacere Marco –
– Allora dove andiamo? ‘ domandai io, notando il fatto che si fosse rivolta a me chiamandomi per nome.
– Sai è una così bella giornata, fa caldo, sarebbe un peccato starsene a casa’ andiamo al mare! ‘ concluse lei.
– Al mare? ‘ feci eco.
– Sì, potremmo andare a mangiare pesce e poi andarcene un po’ in spiaggia no? ‘
Se me lo avessero chiesto un paio di giorni prima, tutto avrei pensato fuorché di passare quella Domenica al mare con una ragazza di diciannove anni e amica di mia figlia, per giunta. Senza pensarci due volte avviai il motore e partii. Decidemmo di andare a Fiumicino, dove conoscevo ottimi ristoranti per mangiare pesce ad un prezzo non esagerato, così, complice l’assenza di traffico, dopo neanche tre quarti d’ora arrivammo sul posto e scegliemmo un ristorante dove mangiare. Il locale era ben frequentato e affollato, ma riuscimmo comunque a trovare un tavolo pur senza aver prenotato. Mi sentivo tutti gli occhi della sala addosso, in effetti si vedeva chiaramente che non si trattava di un pranzo di famiglia e vedere un uomo di mezza età con una teenager comportarsi come due fidanzatini non è una cosa che passa inosservata, soprattutto in un paese bigotto ed ipocrita come il nostro. Con la coda dell’occhio vedevo gli uomini morire d’invidia nel vedere un loro coetaneo in compagnia di una tale bellezza e le donne mormorare fra loro visibilmente scandalizzate e riprendere i rispettivi mariti colti a consumarsi con gli occhi l’immagine della bella Antonella. Fino poco prima avrei reagito anch’io come quella massa grottesca, ma quel giorno, dopo ciò che avevo vissuto nelle ultime ore mi resi conto di quanto caricaturale fossero quelle reazioni e quelle persone; decisi di fregarmene, che vadano tutti al diavolo pensai. Uscimmo dal ristorante soddisfatti, con la pancia piena ed il mio portafogli sempre più vuoto, ma infondo me ne importava bene poco dei soldi, erano anni che non mi sentivo più così bene, mi sembrava di essere ringiovanito di 20 anni.
– Allora piaciuto il pranzetto? ‘ chiesi io.
– Sì molto! ‘ rispose la ragazza mostrandomi uno splendido sorriso ‘ andiamo in spiaggia? ‘
– Certo! ‘
Ci ritrovammo così a passeggiare sulla spiaggia, fra coppiette che limonavano sui teli, ragazzini che correvano vicino all’acqua e coppie di anziani che con passo lento volgevano lo sguardo verso il blu del mare, qualche gabbiano gracchiava in lontananza ed una leggera brezza ci sfiorava la pelle. Io e Antonella passeggiavamo mano nella mano, scambiandoci ogni tanto qualche effusione; il calore dei suoi baci, il soffio del vento, il rumore del mare e la sensazione della sabbia sotto i piedi nudi, mi meraviglia che tutto quello non fosse solo un bellissimo sogno.
Dopo aver camminato un po’ Antonella decise di fermarsi in un luogo un po’ appartato, all’ombra di due barchette da pesca consumate dalla salsedine e di alcune cabine di uno stabilimento, tirò fuori dalla sua borsa un ampio telo che posizionò sulla sabbia ed entrambi ci sedemmo. Lei appoggiò le sue gambe sulle mie ed abbracciandomi cominciò a baciarmi con passione, sentivo la sua lingua penetrarmi con vigore, ansiosa di trovarsi nella mia bocca, io con le mani le palpavo i seni sodi e le stuzzicavo i capezzoli facendola mugolare di piacere, intanto qualcosa nei miei pantaloni non ne voleva sapere di starsene al suo posto. Lei accorgendosi della mia eccitazione cominciò a tastarmi il pacco, infilando poi la mano all’interno dei miei pantaloni, facendomi godere di piacere, io ricambiai allo stesso modo facendo attenzione a non attirare gli sguardi indiscreti dei passanti in lontananza. Rimanemmo per un po’ in quella posizione, regalandoci piacere a vicenda e senza staccare mai le nostre lingue da quella danza di passione e amore. Dopo un po’ lei iniziò a respirare affannosamente, tolse la mano dai miei pantaloni e mi strinse forte, io intensificai il ritmo del mio tocco, facendomi strada all’interno della sua fighetta fradicia di umori; non ci volle molto per farla venire, grondante di piacere. Lei si strinse forte a me e mi mordicchiò l’orecchio, facendomi eccitare ancora di più, ma appena terminò l’orgasmo si lasciò andare sdraiandosi completamente sul telo ed io feci lo stesso.
– Sei fantastico ‘ disse la bella morettina dopo essere rimasta in silenzio per un po’ ‘ tu riesci a farmi godere meglio di chiunque altro’ –
Io rimasi ad ascoltarla fissandola negli occhi.
– Dal primo momento ho pensato che fossi davvero un bell’uomo, a dire la verità mi hai ispirato sesso fin dall’inizio ‘ sorrise maliziosamente ‘ ed è strano cazzo’ insomma non sono una cretina, so benissimo che sei sposato e che io sono solo una ragazzina’ –
Per la prima volta dall’inizio di quel fine settimana pensai a mia moglie, ma subito la sua figura scomparve dalla mia mente per fare posto a quella di Antonella, la mia consorte era una bella donna, ma non avrebbe mai potuto reggere il confronto con quella ragazza così giovane e così bella.
– Poi Sofia se n’è uscita con quella cosa dello schiavo e insomma’ non potevo crederci cazzo. Un po’ ci sono rimasta di merda, devo ammetterlo. ‘
– Già ‘ mormorai io.
– Perché fai questo? ‘ disse lei cambiando tono.
– Cosa? ‘
– Lo schiavo! Cioè sei lo schiavo di tua figlia’ mi fa strano solo a dirlo ‘ disse lei non riuscendo a trattenere una risatina.
– Veramente non lo so’ è successo tutto all’improvviso e mi sono ritrovato in questa situazione, lo so che è una cosa strana’ –
– Cazzo sì ‘ esclamò lei divertita ‘ ma ti piace? Fai sesso con lei? ‘
– Cosa?? ‘ sbottai ‘ no! Sono solo il suo schiavo’ –
– Ah.. bene! ‘ riprese lei ‘ E ti piace farlo? ‘
Quella domanda mi fece riflettere, mi piaceva davvero essere lo schiavo di mia figlia? La mia risposta fu secca ed immediata:
– sì. ‘
– Patetico! ‘ disse lei ridendo e accarezzandomi dolcemente la guancia allo stesso tempo ‘ sai, se ieri Sofia non mi avesse detto questa cosa, non avrei mai avuto il coraggio di essere qui oggi’ per non parlare di quello che ti ho fatto fare ieri ahahahah ‘ fece un pausa ‘ Non avrei mai pensato di provare così tanto piacere nel sottomettere un uomo, per giunta così tanto più grande di me! ‘
– Siamo in due’ – dissi io.
– Tu mi piaci un sacco Marco! ‘ fece lei cambiando nuovamente tono della voce ‘ sia come uomo, sia come schiavo’ e io ottengo sempre le cose che mi piacciono! ‘
A quelle parole, la ragazza che fino a qualche minuto prima si comportava come una micetta affettuosa mi sembrò trasformarsi in una padrona autoritaria, abbassai lo sguardo. Lei, come volesse darmi prova di quel che aveva appena detto, mi disse di massaggiarle i piedi. Da amante mi trasformai in schiavo, e, andandomi a posizionare al bordo del telo, afferrai quelle deliziose estremità, ricoperte di sabbia dopo la lunga camminata, e cominciai a coccolarle. Lo sguardo di Antonella era fisso su di me, pesante come un macigno, io ero completamente alla sua mercé, lei lo sapeva bene e decise di approfittarsene:
– Sei un ottimo massaggiatore, ma ora voglio che mi pulisci i piedi da tutta quella fastidiosa sabbia’ lecca! ‘ ordinò lei.
– Antonella ‘ supplicai io ‘ ti prego dai.. non farmelo fare.. poi siamo all’aperto potrebbero vederci! ‘
– Non mi importa! Fai quel che ti ho detto, altrimenti prima ti punisco io e poi ti faccio punire anche da tua figlia! – Concluse lei ridendo di gusto.
Sconfitto feci come voleva, cercando di eliminare quanta più sabbia possibile con le mani prima di posare la mia lingua sui suoi piedini, ma per quanto mi impegnai mi ritrovai ben presto con un sacco di granellini in bocca che scricchiolavano fra i denti. La sensazione era davvero fastidiosa ed inoltre notai che in lontananza una coppia ci stava fissando, li riconobbi, erano due che avevano mangiato al ristorante con noi; posso solo immaginare le loro risate di scherno, lo sgomento e la soddisfazione di entrambi nel cogliermi così umiliato, ma niente in quel momento, neanche quel poco orgoglio che mi rimaneva, era più importante di soddisfare i desideri di quella ragazzina.
Antonella, però, non volle infierire troppo e mi disse presto di smettere, mostrandosi anche soddisfatta della mia obbedienza e del mio lavoro. Le rinfilai i sandali ai piedi, raccolsi le nostre cose e ci dirigemmo verso l’auto, si stava facendo tardi e questa volta i genitori di lei la stavano davvero aspettando. Arrivammo alla macchina, io sentivo ancora i granellini di sabbia fra i denti, lei si mise comoda ed io mi misi al volante, ma prima che potessi girare la chiave mi fermò. Senza dire niente mi sbottonò la patta dei pantaloni, tirando fuori il mio cazzo già barzotto, con molta maestria lo fece scivolare per intero nella sua bocca estraendolo poi molto lentamente, mi guardò. Io trasalii dall’eccitazione, il mio pene divenne immediatamente duro come il marmo e la ragazza iniziò a fare su e giù con la bocca lungo la mia asta: io le tenevo i capelli e ansimavo come un porco, mentre lei, dimostrando molta esperienza, con una mano mi segava l’uccello mentre con la bocca portava avanti il lavoretto. Neanche cinque minuti passarono che venni clamorosamente, inondandole la bocca col mio seme, lei lo accolse tutto come se niente fosse e, senza alcuna difficoltà, lo ingoiò guardandomi soddisfatta, infine diede qualche altra leccatina al mio cazzo per ripulirlo del tutto e lo rimise al suo posto. Io ero completamente in estasi, stavo ancora smaltendo l’orgasmo quando lei, con la bocca che emanava l’odore del mio sperma mi baciò dolcemente dicendomi:
– Questo è un piccolo ringraziamento per tutto quello che hai fatto per me oggi’ questo è solo l’inizio! –
Il viaggio di ritorno sembrò durare un istante. Neanche ebbi il tempo di accorgermene che già eravamo arrivati a destinazione. Antonella prima di scendere dalla mia macchina mi ringraziò per la bella giornata passata assieme. A quelle parole io mi avvicinai per baciarla ma lei mi schivò e, cambiando tono della voce, mi ordinò di baciarle i piedi. Anche se un po’ confuso non me lo feci ripetere due volte ed eseguì l’ordine, la sua espressione mutò ancora, lasciando spazio ad un sorriso di soddisfazione.
– Hey non ti montare la testa ‘ disse ‘ ricordati che non sei il mio ragazzo ma il padre della mia migliore amica, nonché mio schiavetto personale’ –
Notai che pronunciò quelle ultime due parole in tono goliardico. Io non risposi, mi limitai a fare un semplice cenno col capo in segno di sottomissione.
Dopo aver sottolineato, se per qualcuno non fosse ancora chiara quale fosse ormai la mia situazione, la ragazza scese dall’auto con estrema nonchalance e si diresse verso il portone del palazzo ancheggiando come se fosse sulla passerella di una sfilata di moda. Quella ragazzina sapeva bene come provocare gli uomini, consapevole delle sue doti. Io apprezzai molto lo spettacolo che mi aveva appena regalato, gustandomi la visione del suo bel culetto da splendida diciannovenne finché non la vedi scomparire dietro il portone.
Ancora con l’immagine di lei stampata nella mente e frastornato da quella giornata tanto bella quanto inaspettata e surreale, girai la chiave e mi avviai per tornare a casa.
Mentre ripercorrevo nella mia testa quei ricordi ancora freschi di vita vissuta, bloccato in uno dei tanti caotici ingorghi che si formano nelle affollate strade urbane della capitale, un pensiero fulmineo bloccò anche il mio flusso di ricordi: Sofia!! Cavolo.. ora che ci pensavo lei sapeva che sarei uscito solo per accompagnare la sua amica a casa e, anche se di norma un padre non dovrebbe rendere conto delle proprie azioni a sua figlia, la mia situazione attuale non mi permetteva di certo di godere dei privilegi di un vero capofamiglia. D’istinto presi il mio telefono in mano: lo schermo luminoso segnava le 18.15 e svariate notifiche di messaggi e chiamate perse’ maledetta la mia abitudine di tenere sempre attivo il silenzioso! All’improvviso fui preso dal panico. Come avrei giustificato l’assenza a mia figlia?! Avrei dovuto dirle la verità e raccontarle tutto fin dall’inizio o inventarmi una scusa? E lei come avrebbe reagito in entrambi i casi? In quel momento mi resi conto di un’altra agghiacciante verità: avevo paura di mia figlia!
Parcheggiai e scesi velocemente dall’auto. Tutto sommato non ci avevo messo molto a tornare a casa, ma lo schermo del telefono continuava ad essere contro di me: era fottutamente tardi! L’ansia cresceva sempre di più man mano che mi avvicinavo alla porta di casa. Senza troppi indugi infilai la chiave nella serratura e spalancai la porta, ignaro di ciò che quella interminabile giornata potesse avere ancora in serbo per me.
– Sono a casa! ‘ esclamai chiudendo velocemente la porta alle mie spalle.
Nessuna risposta.
Superai l’ingresso ed arrivai al salone dove trovai mia figlia, stravaccata sul divano con indosso solo un paio di pantaloncini striminziti e una magliettina bianca. Mi diressi verso di lei mentre faceva distrattamente zapping passando da un canale all’altro senza curarsi minimamente della mia presenza e con un’espressione visibilmente seccata. Senza che mi dicesse niente mi inginocchiai davanti a lei e le baciai i piedi con fare da docile cagnolino, ma un calcio, sferrato con violenza, mi colpii in pieno volto facendomi rotolare a mezzo metro di distanza.
– Dove cazzo sei stato stronzo?! ‘ urlò Sofia alzandosi dal divano.
– Scusami Sofia’ – mormorai io con la faccia dolorante, temendo di ricevere un altro dei suoi calci
– Scusa?! ‘ fece lei, incombendo minacciosamente su di me ‘ Scusa un cazzo!! Sei uscito stamattina per accompagnare la mia amica a casa e ti ripresenti alle 7 di sera?? ‘
– Mi dispiace’ – bisbigliai.
– Ti dispiace?! ‘ ripeté lei furibonda ‘ A me dispiace.. perché sei una merda! Una merda come marito, una merda come padre e persino una merda come schiavo! ‘
Sentirsi dire parole del genere per un uomo è davvero umiliante, figuriamoci se quelle parole provengono dalla bocca della propria figlia, non c’è modo di descrivere come mi sia sentito in quel momento. Mentre subivo quella tremenda umiliazione per mano della mia piccola Sofia, strisciando ai suoi piedi come un verme, capì che la cosa migliore da fare era dirle tutta la verità su quello che era successo con Antonella, sperando che ciò non l’avrebbe fatta infuriare maggiormente.
– Ti prego’ – dissi chinando il viso a pochi centimetri dalle sue estremità ‘ Se me lo permetti ti giuro che posso spiegarti tutto padrona! ‘
Non so se per il mio modo di fare estremamente sottomesso o se per l’aver usato l’appellativo padrona o se per una combinazione di cose, mia figlia sembrò ritornare in sé e, sedendosi nuovamente sul divano, mi diede il permesso di fornirle delle spiegazioni. Così, pur rimanendo prostrato al suo cospetto, presi coraggio e le raccontai tutto quello che era successo sia la sera precedente sia nella giornata corrente. Sofia man mano che proseguivo a raccontarle i fatti era sempre più incredula e quando parlavo delle effusioni sessuali che avevo scambiato con la sua amica spalancava i suoi, ora, dolci occhietti azzurri sgomentata. Quand’ebbi finito rimase senza parole, non riusciva a capacitarsi di quello che le avevo appena riferito, io, invece, avevo lentamente ripreso coraggio, sentendo una sensazione di leggerezza di chi sa di avere la coscienza a posto; anche se, analizzando meglio le cose, un uomo sposato che racconta in ginocchio alla proprio figlia di avere una tresca amorosa con una sua amica diciannovenne non dovrebbe di certo provare un senso di leggerezza!
Dopo alcuni istanti di silenzio Sofia cominciò ad incalzarmi con domande, ancora incredula, non riusciva a darsi pace, così le proposi di telefonare ad Antonella per chiedere a lei la conferma di tutto quanto affinché si convincesse. L’idea le piacque e, digitando frettolosamente il numero, chiamò l’amica, consapevole in cuor mio, che non avrebbe avuto troppi problemi a confermare la mia storia.
-Pronto? ‘ esclamò mia figlia schiarendosi la voce.
– Sì ciao, tutto bene’ senti, ti sto chiamando perché mio padre è rientrato a casa solo adesso e mi ha raccontato tutto’ –
Silenzio.
– Beh come tutto cosa? Insomma mi ha appena detto quello che avete fatto e devo dire che non me lo sarei mai aspettata’ –
Ecco sono salvo, pensai.
– Ah ‘ esclamò Sofia cambiando tono di voce ‘ Scusami oggi non siete andati insieme al mare? ‘
‘Cosa?!’ Dissi dentro di me.
– Ok ok’ quindi ti sei fatta lasciare a casa per ora di pranzo e poi non l’hai più visto? E ieri sera invece? ‘
Cazzo! Ero fottuto!
– Ah ah.. si capisco’ ok dai’ un bacio! Ci sentiamo! Ciao! ‘
Mia figlia Sofia chiuse la telefonata e gettò il cellulare sul divano, poi si voltò verso di me gelandomi con quei suoi occhietti azzurri ora freddi come il ghiaccio, ma così furibondi da sembrare incandescenti come il fuoco.
Io nel frattempo mi facevo sempre più piccolo, rassegnato ormai a tutto ciò che mia figlia, la mia padrona, avrebbe scelto di farmi subire. Mi sentivo ferito, tradito, spacciato e quante altre migliaia di emozioni provavo in quegli istanti, guardando dal basso verso l’alto quella splendida dea, le sue bellissime gambe, la sua pelle liscia e vellutata, i pugni serrati, i suoi raggianti capelli biondi e i suoi occhi: quegli adorabili, teneri, spaventosi e gelidi occhi di ghiaccio che sembravano volermi dire che, in fin dei conti, non poteva andare peggio di così!
Non avevo il coraggio di aprire bocca, sapevo che la situazione per me si stava mettendo molto male e non sapevo come uscirne. In quel momento non ebbi la lucidità di riflettere, di pensare che in fondo io ero il padre e lei mia figlia. No, io non capivo più niente, ero stregato dal suo fare così prepotente e deciso e non potevo far altro che restarmene in ginocchio, guardandola negli occhi con aria supplichevole, sperando che la sua reazione non fosse stata troppo violenta. Sì, avevo paura di mia figlia di diciotto anni, una paura tremenda, perché quella splendida ragazza che si ergeva davanti a me non era più la mia piccola Sofia, era la mia sadica e spietata padrona, e anche lei questo lo sapeva bene.
– Che cazzo hai fatto tutto il giorno?! ‘ urlò lei avvicinandosi minacciosamente.
– M..ma.. ‘ balbettai io abbassando il capo ‘ te l’ho detto.. io ti giuro che..-
Uno schiaffo inaspettato mi arrivò in pieno volto, sentii la guancia bruciare dal dolore e dall’umiliazione. Io, che non avevo mai osato alzare un dito su di lei, ora venivo brutalmente preso a schiaffi e umiliato da mia figlia. Mi sentii un coglione in quella posizione da cane bastonato, sentii che stavo sprofondando sempre di più e che ogni cosa che accadeva avrebbe reso la mia situazione sempre più irrecuperabile. Eppure uno strano senso di malsana perversione cominciò ad entrarmi in corpo, sentii un po’ di eccitazione crescermi dentro: essere picchiato da mia figlia e stare zitto mi stava piacendo.
Tutti questi pensieri scivolarono veloci come erano arrivati e lei, che non ne aveva per niente abbastanza, anzi sembrava aver l’aria di chi ha appena cominciato e ne ha per molto, mi strattonò per i capelli, costringendomi a sollevare il capo.
– Mi devi guardare negli occhi mentre ti parlo capito?! ‘ sentenziò lei.
– Sì’ – mormorai io.
Un altro schiaffo, dato con più forza del precedente mi arrossò l’altra guancia.
– Sì cosa?! Quante cazzo di volte ti ho detto come devi chiamarmi?! ‘urlò.
– Sì padrona! ‘ dissi stregato dalla sua capacità di umiliarmi, più che costretto dalla sua stretta.
Sofia mi lasciò andare, scaraventandomi con forza sul pavimento, io persi l’equilibrio ma accentuai la mia caduta. Vidi con la coda dell’occhio un sorrisetto denso di soddisfazione prendere forma sul suo bel visino, incredibile quanto il trattarmi in quel modo le dava piacere.
– Sai che ti dico? ‘ riprese lei sistemandosi una ciocca bionda che le era andata davanti agli occhi ‘ Non me ne frega un cazzo di quello che hai fatto’ non posso starti dietro tutto il giorno, ma tu non puoi fare come ti pare’ –
– Scusami’- bisbigliai io mettendomi a quattro zampe.
Un calcio mi colpì sulla bocca dello stomaco. Questo mi fece davvero male: quelle gambe perfette e quei magnifici piedini, non avrei immaginato potessero diventare armi di tutto rispetto, da usare contro di me.
– Ancora che chiedi scusa?! ‘ si arrabbiò ‘ Quando io ti rimprovero tu devi stare zitto!! Intesi?! Zitto e riflettere su quanto sei patetico e schifoso a farti rimproverare da tua figlia’ sei una merda! Capito?? –
– Sì padroncina Sofia’ – mugolai io tra un colpo di tosse e l’altro.
– Cosa sei? ‘ chiese lei sadica.
– Sono una merda’ – risposi prontamente.
– Più convinto verme! ‘ urlò lei colpendomi con un altro calcio, questa volta al volto, ma portato con molta meno intensità.
– Sono una merda! ‘ gridai ‘ Sono la merda di mia figlia! Perdonami per essere così patetico’ ti prego abbi pietà di una merda come me! ‘
Quelle parole, che mi uscirono dalla bocca come un fiume in piena, furono l’apoteosi della mia umiliazione. Per quanto quello che era successo negli ultimi giorni potesse essere folle, imbarazzante e surreale, quella dichiarazione così sfrontata e detta tutto d’un fiato mi sbatteva davanti quella che era la realtà. Mi sentii tremendamente imbarazzato per quello che avevo appena detto, volevo fuggire da lei, umiliato così per mano della propria figlia, ma più cresceva l’umiliazione più mi eccitavo e lei lo sapeva.
Sofia si andò a sedere sul divano, io non mi mossi. Bastò un solo sguardo per farmi capire quello che voleva: mi avvicinai gattonando come un poppante. Lei mi guardò con un sorrisetto sprezzante ed un’espressione di disgusto mista a soddisfazione.
– Ti piace farti rimproverare da tua figlia eh?! ‘ fece lei gustandosi fino in fondo la sua superiorità.
– Sì padrona’ – risposi io.
– Ora voglio che mi chiami Sofia! ‘ sentenziò lei capricciosa.
– Sì Sofia.. ‘ mi corressi.
– Devi renderti conto fino in fondo che la ragazza a cui ti stai sottomettendo è tua figlia’ te ne rendi conto o no? ‘
– Sì me ne rendo conto Sofia..- risposi.
– E non ti vergogni neanche un po’ ad essere trattato così da me? ‘ chiese maliziosamente.
– Sì’ – balbettai ‘ mi vergogno da morire! ‘
– Però? ‘ fece lei ‘ Se ti vergogni perché non ti alzi e ti fai rispettare? Perché sei ancora in ginocchio? ‘
– Io’ non lo so’ – mentii.
– Ti eccita farti sottomettere da tua figlia verme?! ‘ mi punzecchiò lei.
– No’ – mentii ancora ‘ non mi eccita Sofia, io non lo so perché lo faccio ‘
– Ah sì?! ‘ fece lei.
– Sì’ – dissi io abbassando lo sguardo per l’ennesima volta.
– Allora vediamo un po’ se sei sincero’ – disse lei col tono di chi la sa lunga.
Prima che mi rendessi conto di quello che stesse facendo sentii la punta del suo piedino sfiorarmi la patta dei pantaloni. Percepii quelle sue morbide e deliziose estremità toccarmi delicatamente i testicoli attraverso i miei calzoni. Poi salì un po’ più su e andò a tastare il mio cazzo, prima un tocco delicato, quasi timido, poi sentii il collo del suo piede aderire e premere fortemente andando a schiacciare il mio uccello contro il pube, ebbi un brivido di piacere che non so descrivere.
– Ah ah ah ‘ fece lei scuotendo il dito per esprimere dissenso ‘ Papà non ti hanno mai detto che non si dicono le bugie?! ‘
– Sofia’ scusami.. io’ aaaahhh ‘
Non feci in tempo a finire di giustificarmi che un calcetto andò a colpire i miei gioielli. Il suo piedino non si era mosso con violenza, il suo era stato quasi un gioco, un assaggio, ma il dolore che mi arrivò fu grande tanto da farmi piegare. Ma lei non me lo permise: con l’altro piede teso sotto il mento mi trattenne in posizione e mi rimproverò ancora.
– Non ti ho detto che puoi muoverti! ‘ esclamò lei ‘ Tu resti immobile finché io non ti do il permesso di cambiare posizione ok?! ‘
– Sì ma fa male’ ti prego Sofia’ – supplicai io.
– Non me ne frega un cazzo! ‘ mi azzittò lei ‘ Te la sei cercata caro il mio schiavetto: sei sparito per tutto il giorno e mi hai ignorata completamente! Non credo di meritarmi un trattamento del genere da una merda come te e ora non vuoi neanche farmi giocare con quelle palle mosce da puttaniere che ti ritrovi? Chiedi scusa! ‘
– Scusa Sofia’ – mi arresi.
– Adesso io ti colpirò 10 volte e tu non ti muoverai di un millimetro, anzi, le conterai una ad una e se sbagli si ricomincia! ‘
Per un attimo fui terrorizzato. Questo no, non potevo di certo accettarlo, ero sul punto di aprire bocca per replicare ma lei non mi diede il tempo e il primo calcio arrivò. Subito sentii dolore, ma mi trattenni, cominciai a contare: 1,2,3,4,5′ 6′ 7′. 8′. 9’. Sembrava non finire mai! Ad ogni colpo il dolore diventava sempre più atroce e lei ci stava godendo. Ebbi paura di sbagliare il conto e di dover ricominciare da capo, così cercai di non pensarci e di concentrarmi solo sui numeri mentre lei se la rideva e ogni volta aumentava sempre più l’energia che caricava sul suo piede. Al decimo calcio nelle palle non ce la feci e caddi contorcendomi dal dolore. Mia figlia Sofia non ebbe alcuna pietà vedendomi in quello stato, anzi, non perse tempo per sbattermi un piede in faccia, schiacciandomi come un verme.
– Dai papà, venera il piede che ti ha punito! ‘ordinò lei.
Io continuando a contorcermi cominciai a baciare, annusare, leccare insomma adorai il piedino di mia figlia che mi aveva appena dato dieci calci nelle palle. Non ci capivo più niente, fu un misto di dolore, eccitazione, umiliazione, un mix letale che mi faceva eccitare come un porco e contorcermi come un verme allo stesso tempo, mentre lei, bellissima e superba, osservava dall’alto il proprio padre schiacciato sotto i suoi piedi.
– Ahahahaha ‘ rise di gusto la mia piccola Sofia ‘ Sei proprio una merda! Ma così deve essere, così mi piaci! ‘
Fece una pausa ma io ero troppo occupato a venerarla per rispondere e preoccuparmi del mio orgoglio ferito, o più che ferito, massacrato.
– Non sei proprio degno di me, né di essere mio schiavo, né di essere mio padre, ma io sono troppo buona’ lo so! ‘ si crogiolò lei ‘ Questo non era niente’ questa era solo la dimostrazione che non devi mentirmi: se ti ecciti come un porco a farti sottomettere da tua figlia lo dici apertamente’ devi essere grato per quello che ti permetto di fare! ‘
– Sì’ – bofonchiai continuando a leccare i suoi splendidi piedini.
– E ora basta leccarmi i piedi, mi hai stufato! ‘ disse scansandomi ‘ Ora vai a fanculo in cucina a prepararmi la cena che ho fame e sono stanca! ‘
– Sì padroncina Sofia ‘ risposi come un cagnolino ammaestrato.
– Poi preparati mentalmente, perché questo non era che un assaggio, la tua punizione è appena iniziata, stasera mi divertirò a giocare un po’ con te! ‘
Senza fiatare mi diressi in cucina, lasciandola da sola in salone, seduta sul divano, soddisfatta e vittoriosa. Io invece, eccitato e sconfitto, ancora mezzo dolorante e claudicante, morivo dalla curiosità e dal terrore per quello che mi sarebbe aspettato dopo, io, ormai sempre più schiavo di mia figlia.

One Comment

  • Cesare Conte Cesare Conte ha detto:

    Ciao mi è capitato che un giorno la mia ex compagna mentre si faceva la doccia sua figlia che era ancora piccola mi si metteva sopra di me e un giorno con la scusa di infilare la maglia nei pantaloni me la preso in mano era duro e mi ha chiesto perché era grosso nn sapevo cosa dire ma gli ho risposto che era un muscolo e lei mi ha detto che lo aveva visto ma hai bambini al mare però era piccolo allora gli ho detto che sarebbe cresciuto.mi sono sentito in imbarazzo però devo confessare che avrei voluto che mi chiedesse di tirarlo fuori. Da quel giorno confesso che ho cominciato a desiderare di toccarla e mi segavo sempre spiandola al bagno. La madre era una gran troia si faceva scopare vicino a lei mentre dormiva a letto con noi e io gli guardavo quel culetto in calzoncini che sburate

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