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Scusami, sono bagnata fradicia

By 14 Giugno 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Che festa, gente. La musica si spegne, le luci si accendono lentamente, gli amici vanno. ‘Dai, che dobbiamo portare le ragazze a casa, andiamo!’. Ho bisogno di un secondo solo, devo trovarla, devo. Quello sguardo non lo dimentico, quel vestito blu cortissimo, gli occhi che brillavano, accesi da qualcosa, o da qualche cocktail. L’ho vista altre due o tre volte in giro mentre ballavo, bevevo, giravo e mi perdevo. Ma a parte qualche sorriso nulla di più. Ma ora, non so perché, ho questo irrefrenabile desiderio di trovarla, di dirle qualcosa, non so cosa, nell’orecchio. Mi guardo intorno, non è lei, non è lei. Non la trovo, sono deluso, davvero. Avrei dovuto farlo prima, merda. Mi accendo una sigaretta, mentre, nella folla, mi avvio alle scale. ‘Scusa, hai da accendere..?’ E’ lei. Scena da film, lei, l’accendino, e il mio sorriso ebete. Si chiama Elena, e sì, mi va proprio di offrirle un passaggio. Ho giusto un posto, sulla mia macchina. E’ rimasta sola, le sue amiche sono andate, e lei era troppo brilla per opporsi. Eh, la capisco. Sono brillo anche io, in quello stato di coscienza magico in cui non tutto è vero. Saliamo le scale. In macchina mi siedo dietro accanto a lei, non guido, ho bevuto troppo. Chiacchieriamo, e io non riesco a smettere di guardarla. Mi ha catturato, e non è la solita attrazione. Mi sento ipnotizzato, e anche un pelo imbarazzato. Vabbè. Respiro il suo profumo, noto il leggero sudore estivo, il vestito cortissimo, le guance rosse, e quegli occhi, ancora. Incredibili. Tutti sono a casa. Elena la accompagno io, i miei amici hanno capito, soprattutto le ragazze, i loro sorrisi erano eloquenti. Ormai mi conoscono. Mentre guido continuiamo a parlare. Non mi capita spesso, di sentire certe cose. Certo, il mio cazzo pulsa nei pantaloni, ma non è solo quello. Mi prende in modo strano. La guardo, di lato. Chissà cosa pensa. Arriviamo a casa sua, e mentre ci salutiamo le rubo un bacio. Dolce, le lingue che si sfiorano, tante carezze. E’ la magia di Elena, non riesco a schiacciarla sul sedile, e scoparmela qui, ora. Non riesco, mi ha ipnotizzato. Mi ferma. ‘Ci vediamo domani..?’ Cazzo. Ho perso un’occasione. Mi scrive il suo numero sul dorso della mano, e me la bacia. Altro che film, insomma. Entra nel cancellino, e io riparto, notando il perizoma blu, che non fa altro che aumentare la mia eccitazione. Le scrivo subito però, le scrivo che come minimo avrei voluto un altro bacio. Proprio non è da me, a quest’ora dovrei essere in macchina con l’uccello nella sua bocca. E invece le scrivo un messaggio. Risponde subito: ‘Ritorna’. E io ritorno. Mi sorride dal cancellino: ‘Ho dimenticato il maglioncino..’. Cazzo. Cazzo. Che cosa inutile. Ma le sorrido anche io, non posso farne a meno. Viene al mio finestrino, e mi regala un altro bacio. Poi si ferma. ‘Dammi la mano’. Stupito, gliela dò. Si raddrizza, e me la mette sotto il vestito. ‘Scusami, ma sono bagnata fradicia. Da quando abbiamo iniziato a parlare’. Le mutandine sono completamente bagnate, e sulle cosce colano gocce di umori. La sua vagina è completamente aperta, sotto le mie dita. Sospira. Mi guarda fisso negli occhi. Le dico di risalire in macchina, ma non si muove da lì. La mia mano si apre, e velocemente le sposto le mutandine. Il mio dito si infila velocemente, e fino in fondo. La mia mano si riempie di umori e lei geme stringendo le gambe. Le ordino ancora di salire in macchina, e lei lentamente mi toglie il dito e me lo mette in bocca. Poi sale. Il mio cazzo pulsa nei pantaloni. Accendo la macchina, e la sposto nel parcheggio di fronte. La spengo, e senza una parola mi giro, e le tolgo il vestito blu. Mi aiuta, e mi guarda, sempre fisso. Poi le tolgo le mutandine, e il reggiseno, da cui escono due bei seni , con i capezzoli turgidi e scuri. Le abbasso il sedile, e salgo sopra di lei. Comincio a sfiorarla, mentre lei chiude gli occhi. Quando le sfioro un capezzolo geme. Mi ci butto, e comincio a leccarglieli. Tutti e due, senza fermarmi. La mia mano si sposta fra le sue gambe, un lago. Sta gemendo, e io rischio di non trattenermi più. Le apro le gambe, lei mi attira verso la sua bocca, e mi bacia. A lungo, gemendo per le mie carezze. Poi si ferma, e mi ordina: ‘Leccamela’. Sono quasi fuori controllo. Scendo, e comincio a leccarle il clitoride. Piano, poi sempre di più, sento che la sua eccitazione cresce a dismisura. Sta colando, ancora. Il mio cazzo pulsa, nei pantaloni. Lecco più velocemente, e più forte. I suoi gemiti salgono, e poi arriva. Un orgasmo forte, che la scuote completamente, urla forte, e io vengo inondato dai suoi umori. Mi ha sporcato tutto il sedile, e ora sta lì, tremante, con le gambe spalancate. Sembra che pianga. Mi avvicino, per baciarla. Mi prende la faccia tra le mani: ‘Dammi il tuo cazzo, SUBITO’. Ecco, ora non mi trattengo più. Mi slaccio i pantaloni, tiro fuori il mio uccello, e glielo metto davanti alla faccia. Lo guarda, e comincia a leccarlo. Le palle prima, mentre mi guarda negli occhi. Poi risale. Lentamente. Arriva in cima, e le sue labbra si chiudono sopra di lui. Sento la sua lingua che si muove, e poi lo prende tutto. Mi scappa un gemito. Le prendo la faccia tra le mani, e comincio a spingere, forte, fortissimo. Tossisce. Cazzo, forse ho esagerato. Rialza la testa, con gli occhi lucidi, e mi guarda. No, non ho esagerato. Le mie mani sulla sua testa, spingo ancora di più. Mentre la scopo le sue mani scendono sul clitoride, e comincia a masturbarsi follemente. Spingo sempre più velocemente e a fondo, tossisce in continuazione, ha anche un paio di conati di vomito. La bava, mista ad umori, le cola addosso. Comincia a gemere, e per me è davvero troppo. Con un’ultima, grande spinta le sparo litri di sperma in gola. E mi tiro fuori. Mi guarda, con il trucco completamente sbavato, e chiude la bocca, inghiottendo tutto. Sorride. Le sorrido anche io, di nuovo. ‘Che casino’, dice, con voce rauca. E comincia a sistemarsi, sempre sorridendo. Rido anche io, perché Elena è unica. Si sistema il viso, toglie tutto il trucco (tantoormaifiguraticheschifezza, dice), e i capelli. Ci vuole un bel po’ di fatica per il sedile, speriamo non si veda troppo. Poi recuperiamo i vestiti, e con delle salviettine si pulisce la vagina fradicia. Poi ne prende una, e mi guarda. ‘Ti posso pulire io..?’ Sorrido. ‘Tutto tuo’. Comincia a pulirlo, accuratamente, dalla base fino in alto. Sono passati ormai molti minuti, non è più duro, ma le sue mani sapienti mi fanno eccitare di nuovo. Massaggia le palle, e poi risale. Ripete ancora questo movimento, ancora, e ancora. La guardo negli occhi, e mi sorride. E’ sufficiente. Mentre continua nel suo paziente lavoro, le mie mano si spostano di nuovo sulla sua vagina. E’ ancora lì, solo umida questa volta, ma già aperta. La cosa mi eccita ancora di più. Il mio cazzo è duro, di nuovo. Si avvicina al mio orecchio: ‘Prendo la pillola, mi vuoi sfondare ora, per favore?’ Bene, ha fatto la cazzata. La prendo e la giro, rude. Le apro il culo con le mani, e le infilo l’uccello fino all’utero. Emette un gridolino. La schiaffeggio, forte. Dò un’altra botta, fortissimo. Grida ancora. Le prendo le braccia e gliele metto dietro la schiena, e comincio a scoparla. Forte, fortissimo, voglio che ogni botta sia un grido, non ci vedo più. La prendo a sberle sul culo, Le sue chiappe bellissime e sode mi eccitano da morire. Spingo ancora, e ancora, le strizzo i capezzoli, le stringo le tette, voglio che urli di più. Glielo dico piano, nell’orecchio: ‘Urla, troia’. E lei continua a gemere, con i suoi gridolini del cazzo. Schiaffeggio più forte, ha le natiche viola ormai. Non urla. Molto male. Tiro fuori l’uccello, e le sfioro l’ano. Si ritrae, e geme. Mi avvicino al suo orecchio: ‘Ora urli, troia, e lo fai forte’. Il mio cazzo, ormai durissimo, si appoggia sul suo buco, lubrificato da umori di ogni tipo, e faccio pressione. Ora sì, urla. E’ un urlo di dolore, che mi eccita da morire. Affondo ancora. Urla, e piange. ‘Ah, ora urli..?’ E spingo fino in fondo. Cazzo, se urla. Temo ci possano sentire. Mi fermo, ma senza uscire. Lei si gira, ha le lacrime. Mi guarda, parla piano piano, sottovoce. ‘ Che cazzo ti fermi, stronzo’. Comincio a spingere di nuovo. Ora le voglio fare veramente male. Dò colpi forti, senza sosta, sto per venire. Si mette le mani sul clitoride e comincia furiosamente a masturbarsi. Con un ultimo colpo grido anche io, e vengo nel suo culo. Mentre vengo comincia ad urlare fortissimo anche lei, di nuovo, e gemendo viene, fra le lacrime.
Ci sediamo, esausti. ‘Cazzo, ora ce ne metto di tempo, per pulirmi..’. E mi guarda, sorridendo. Elena.

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