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Secchione! Genesi di un padrone – parte 05

By 30 Dicembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

” sulle avventure di Holden Caulfield un ragazzo di 16 anni con dei problemi comportamentali che decide di”
Sally Gook era un po’ perplessa. Ascoltava la brillante presentazione su J.D. Salinger fatta dal suo compagno di classe, un certo Flanagan’ Flanagan’ cavoli non era neanche sicura del nome: tutti a scuola lo avevano sempre chiamato secchione, per ovvi motivi. Era un nomignolo che gli calzava a pennello, in tutto. O perlomeno lo era stato fino a qualche giorno prima. Lo guardava e lo riguardava. Era lui, come si poteva negarlo? Eppure, se un paio di settimane prima gli avessero detto che non avrebbe affatto scartato d’acchito l’idea di uscirci, si sarebbe messa a ridere.
Certo, col vecchio Flanagan, mai e poi mai, scherziamo? Ma quello che aveva davanti era la versione 2.0 del secchione ed era, quasi si vergognava a pensarlo, un figo. Aveva sempre portato i capelli piuttosto lunghi, senza una forma, perpetuamente un po’ unti, ora erano più corti ai lati e tirati su con il gel al centro, con qualche ciocca piaciona che gli ricadeva sulla fronte. Gli occhi. Possibile che fossero di quel colore. Non li aveva mai notati con quei fondi di bottiglia che portava e la frangia che li copriva. Per non parlare del resto. Il maglione, i jeans, le scarpe. Sembrava uscito da un giornaletto di moda per teen-ager. Sally si chiese se per caso non avesse partecipato a uno di quei programmi tipo ‘extreme makeover’ dove ti trasformano completamente: da sfigato a fighetto in un fine settimana. Le sembrava l’unica soluzione plausibile: un intervento alieno o la storia del gemello cattivo, parevano un tantino improbabili.
Fece un sospiro e continuò a guardare quegli occhi cobalto, avrebbe potuto perdercisi. Per un istante il ragazzo si voltò verso di lei, quasi avesse udito i suoi pensieri. Le sorrise affabile, mentre continuava a parlare. Cristo, quelle fossette e quei denti perfetti. Era troppo, TROPPO carin’
Si scosse da quel torpore e spostò lo sguardo, sdegnata. Come cavolo si permetteva di sorriderle, era’ era’ era Flanagan per l’amor del cielo! Il tizio più sfigato della scuola, che cosa avrebbero detto tutti?

”iniziano ad Agerstown che è una cittadina fittizia ipoteticamente situata in Pennsylvania, nel periodo prima di Natale nel 1947′.’
La professoressa Black ascoltava compiaciuta l’ennesimo impeccabile lavoro svolto dal suo studente più bravo. Dettagliato, preciso, esauriente come al solito. Ma stavolta c’era qualcosa di diverso nel modo in cui lo esponeva, un valore aggiunto che lo rendeva, in una parola, migliore. Parlava con un bel tono di voce sicuro e guardava i suoi compagni negli occhi, proprio come se raccontasse loro una storia e, cosa quasi abnorme, lo ascoltavano! Addirittura si permetteva il lusso di essere spiritoso e ironico. Non aveva minimamente l’aria di un’interrogazione, era come se stesse su un palcoscenico, un palcoscenico che dominava e, anche lei, si ritrovò a pendere dalle sue labbra, vogliosa di sentir di più.
‘Lo sapeva professoressa che Mark David Chapman, l’assassino di John Lennon aveva con sé il libro di Salinger al momento dell’omicidio?’ la donna gli rispose, un attimo sorpresa.
‘Uhmmm’ no, Damian, devo ammettere che non lo sapevo” e ricevette un bel sorriso sicuro.
Cosa gli era successo? Aveva cominciato l’anno con gli occhi piantati sul pavimento e una fiducia in sé stesso che sfiorava lo zero. Adesso questo. Notevole, davvero. Anche fisicamente era cambiato: più curato senz’altro, più carino. Ma la cosa che la impressionava era l’atteggiamento, il modo in cui si poneva quando le parlava, tutto del ragazzo aveva smesso di essere’ dimenticabile. La donna sorrise, sinceramente contenta per lui. Qualunque fosse la causa di questa misteriosa metamorfosi, poteva essere solo positiva.

”considerato uno del cento libri più influenti di tutti tempi, scritti in lingua inglese”
Bobby Harris gli avrebbe volentieri tirato il tomo che aveva sul banco. Chi cazzo si credeva di essere. Restava un microbo! Un microbo da schiacciare, uno sfigato del cazzo, niente era cambiato. Cosa credeva di fare? Con quella faccetta da bimbominchia e l’aria da pidocchio rifatto. Gliel’avrebbe fatta abbassare lui la cresta, poco ma sicuro.
”eh dai piantala! L’ho detto prima io!’ sentì bisbigliare dietro di sé ”dai a te piace già Tommy, chiedi a lui di uscire!’
‘Si, ma non è carino quanto Damian!’
‘Ma se non l’hai mai neanche guardato fino a ieri!’
‘Non è vero, a me è sempre piaciuto!’
A Bobby ribollì il sangue di rabbia. Due ragazze si stavano davvero litigando Damian Flanagan?!
‘Ma stiamo scherzando?!’ pensò livido.
‘La piantate con le stronzate?!’ disse loro voltandosi, stizzito. Le due ragazze, sorprese ma più che altro offese, lo guardarono acide:
‘Geloso, Harris?’
‘Ma per favore!’ rispose sdegnato, tornando a guardare Flanagan.
‘Io ti distruggo, secchione!’ fu il suo ultimo pensiero prima del suono della campanella.

Danny Altman guardò il suo migliore amico tornare a posto dopo aver rimediato l’ennesima A+ in letteratura americana. Damian gli aveva raccontato che Pam aveva insistito tanto e lui si era convinto a cambiare qualcosina. Qualcosina’ Certo, come se tutto quello che avesse fatto fosse pettinarsi i capelli diversamente. Prima quasi invisibile, adesso era la chiacchiera della classe.
‘Grande! Come sempre!’ lo accolse al banco mentre tutti prendevano le loro cose per uscire dall’aula. Damian gli sorrise e gli tese il pugno in segno di saluto. Era insolito per lui ma Danny rispose al pugno sorridendo. Che fine aveva fatto Damian? Il lento mutare, iniziato qualche mese prima, era arrivato al culmine ora che neanche lo si riconosceva.
Non che la cosa gli dispiacesse, sia chiaro! Era contento per lui, era più aperto, più tranquillo, persino più simpatico e piacevole. E poi c’erano dei vantaggi a stare col nuovo Damian.

‘Andiamo?’ si avviò nel corridoio, seguito dall’amico di sempre.
Gli sguardi. Se li sentiva addosso, ma mentre prima erano una cosa che odiava, adesso, in qualche modo, gli facevano piacere. Era inevitabile, del resto. La gente lo guardava e parlava di lui. C’era stata la trasformazione estetica, certo, e quello influiva, ma più che altro era il fatto che’
‘Damian!’ Pam spuntò dietro di loro e insinuatasi tra i due, mise loro le braccia intorno al collo.
‘Ciao Pam!’ rispose Damian tranquillo.
‘Danny, meno male che ci sei anche tu, me lo faresti un piccolo favore?’ Damian guardò il suo amico arrancare per un qualche cenno di risposta che assomigliasse ad un si, con la balbuzie fulminante che lo colpiva ogni volta che Pam era più vicina di 20 metri da lui.
‘Il computer di Brent è andato in tilt proprio prima della presentazione che deve fare per storia, non è che potresti dargli un’occhiata?
‘C’ccc’.certo P’Pam!’
‘Grazie mille!’ gli rispose dolce e gli dette un bacetto sulla guancia. Per poco il ragazzo non svenne.
‘Dai, andiamo!’ e cominciarono a camminare nel centro del corridoio principale. Eccolo! Era questo il motivo prevalente: la principessa della scuola che sfilava tronfia, scortata del genietto dei computer e del secchione, che ormai tanto più secchione non sembrava. Damian rise alle battute civettuole Pam e lei alle sue, proprio come avevano provato in camera da letto, mettendo su uno show fantastico che non poteva non impressionare gli occhi di tutti quei poveri spettatori ingenui e creduloni, innescando nelle loro menti suggestionabili una contagiosa aria di cambiamento.

Brent Miller era ben conscio del fatto di non essere un genio. Non che fosse un idiota, ma neppure un genio. Una storia vista un milione di volte, in effetti: voglia di studiare neanche a parlarne tuttavia, essendo bravo, molto bravo a giocare a football gli insegnanti, com’era tradizione, chiudevano un occhio (a volte tutti e due) sui suoi fallimenti scolastici.
Detto questo, era pur sempre capace di fare due più due e qualcosa non gli tornava nel vedere Pam sempre in compagnia del suo tutor. In realtà non spendevano insieme più tempo di quanto non avessero fatto fino ad allora ma il nuovo aspetto del ragazzo un po’ lo disturbava ed era, tutto sommato, inevitabile che lo vedesse come una minaccia. A peggiorare le cose, poi, c’era il fatto che, ora che l’aveva conosciuto, Damian gli sembrava uno apposto, come Pam gli aveva sempre detto. Ogni tanto faceva battute un po’ troppo cervellotiche che non capiva, però era simpatico. La settimana prima lui e il suo amico Danny gli avevano davvero salvato il culo con quella presentazione e da allora avevano pranzato insieme un paio di volte. Era uno in gamba, maledizione, quindi si sentiva pure in colpa a pensar male di lui! Eppure c’era qualcosa che non gli quadrava: la testa gli diceva che tutto filava liscio ma la pancia no. Era l’istinto, accidenti, non poteva farci niente. Così, da bravo impulsivo quale era, decise di tirare fuori l’argomento con Pam dopo aver fatto sesso un pomeriggio a casa di lui. La sua reazione era stata istantanea. Lo aveva guardato con le sopracciglia alzate ed era scoppiata a ridere.
‘Hahaha! Brent, fammi il piacere! Hahaha!!’
‘Sono serio Pam, non ridere!’
‘E come faccio a non ridere, stiamo parlando di Damian! Fino a ieri non facevi che chiamarlo quattrocchi e prenderlo in giro, te lo ricordi?!’
‘Ma ora è diverso da prima ora è” esitò e lei:
‘Carino? Simpatico? Sexy?’ pronunciò l’ultima parola con voce suadente e Brent la guardò come se l’avesse colta con le dita nella marmellata ma lei rise.
‘Eh, dai amore, rilassati, ti assicuro che non hai assolutamente niente da temere” arrivarono le coccole mentre gli montava sopra, stringendosi ai suoi muscolosi pettorali.
‘E’ vero, è carino, adesso. In effetti sono stata io a dargli una mano, sai? E’ perché ormai gli voglio bene, come fosse tipo mio fratello minore e voglio renderlo più’ beh, più popolare, tutto qui’. cavolo il solo pensiero che tu sia geloso di lui è” non finì la frase cominciando di nuovo a ridacchiare come un’ochetta giuliva e Brent si sentì d’un tratto un po’ stupido ad aver menzionato la cosa.
‘Non mi racconti cazzate, vero?’ lei scosse la testa come a dirgli ‘ma che stupidone che sei!’ e lui, sempliciotto e bonaccione, si rilassò. Ma cosa gli era venuto in mente? Carino o no, era al secondo anno, un marmocchio, un pivellino! In effetti l’idea era davvero assurda, che idiota che era stato! Sorrise, adesso molto più tranquillo:
‘E così vuoi farlo diventare popolare?’
‘Già’ e ci riuscirò!’ cominciò a baciargli il collo. Brent ci pensò un istante:
‘Beh, non è facile’ ti sei presa un bell’impiccio!’ continuò a baciarlo.
‘Potresti aiutarmi.’ aggrottò le ciglia.
‘Io? E che posso fare?’
‘Niente di particolare in realtà, basta che ogni tanto ci parli, per far capire alla gente che ti sta simpatico” lo guardava con quei due bellissimi occhi neri e lui le sorrise.
‘Beh, in effetti mi sta simpatico, ci ha fatti ridere a pranzo l’altro giorno”
‘Proprio come ti avevo detto, ricordi?’ lui rise. Ci pensò un istante, poi:
‘Ok, perché no? Può essere divertente, dici che diventa popolare solo perché lo decidiamo noi?’
‘Hahaha!! Me lo stai chiedendo sul serio, mister sono-il-più-figo-della-scuola-e-tutti-fanno-quello-che-dico-solo-perché-sono-il-quarteback?!?!’ Brent la strinse con le braccia possenti:
‘Hahaha! Ma sentitela, come se tu fossi diversa?!’
‘No che non lo sono, è per questo che so che possiamo farlo!’ lui le sorrise.
‘Lo sai? Mi sa che il secchione ha ragione, ne hai anche troppo di cervello in questa testolina!’ lei lo baciò, grata del complimento mentre faceva scivolare la mano giù fino in mezzo alle sue gambe.
‘mmm’ dici che il mio giocattolino preferito ha voglia di farmi divertire ancora un po’ se gli do un bacetto?’ lui si godette le carezze sul pube.
‘Mi sa che dovrai dargli più di un bacetto se vuoi svegliarlo, hehe!’
‘mmm’ allora mi metto a lavoro!’ la vide sparire sotto le coperte e avvertì le sua labbra adagiarglisi sull’uccello. Che meraviglia!
‘Ooohh’ dio come ti amo, Pam!’ la risposta fu una risatina pudica attutita dal piumone.

‘Hahahaha! Te lo giuro! Era geloso! Brent era geloso di te! Ti rendi conto!?!?’
Pam e Damian erano in camera della ragazzo, a metà di una ‘sessione di studio’. Si rilassavano completamente nudi, lui svaccato su una poltrona, lei sdraiata in terra di fronte a lui. Se la ridevano della grossa alle spalle di Miller mentre riprendevano fiato dalle loro amene attività.
‘Hahaha!! E come hai fatto a convincerlo che” gli tolse la parola.
”che il timido secchioncello imbranato del secondo anno non scopa come un dio e non mi rende la donna più felice della terra da quattro mesi a questa parte?’ succinta ma vivida ed efficace descrizione dei fatti.
‘Hehehe! Non avrei saputo dirlo meglio!’
‘Beh, diciamo che ho fatto lavorare la bocca” lui rise.
‘Hahaha! Me l’immagino! Li conosco bene i tuoi lavoretti di bocca Pam!’
‘Hey, non è quello che pensi tu’ o perlomeno non all’inizio” ammiccò e risero entrambi.
‘Ad ogni modo ci ho parlato e adesso è dalla tua parte.’
‘Cioè ha intenzione di aiutarmi?’ chiese sinceramente sorpreso.
‘Esatto!’ disse tutta contenta ‘Se la gente vi vede insieme penserà che siete amici e” il ragazzo cominciò a sghignazzare ”questo automaticamente farà di te un figo e bla’ bla’ bla” adesso si teneva la pancia:
‘hahaha! E’ troppo assurdo! Io mi faccio la sua ragazza e lui vuole aiutarmi! Che ironia della sorte, poveretto!’ lei rise poi lo guardò dolce.
‘Ti dispiace per lui?’ Damian ci pensò un istante.
‘No, in fin dei conti ha sempre fatto il bastardo con me, quindi” poi però la guardò e aggiunse ”però tu sei proprio una stronza. Perché gli fai questo? Insomma, è il tuo ragazzo, no? Già è grave che tu ti faccia sbattere da me, ma manipolarlo per aiutarmi’ beh, è quasi crudele” Pam lo guardò, sentendosi un minimo ferita. Non da lui ma era evidente che quelle parole erano andate a toccare un nervo sensibile. Aspettava una risposta, quindi:
‘Io’ gli voglio bene, però’ beh, tu sei” esitò e lui incalzante.
‘Cosa?’ esitò di nuovo, poi divertita:
‘Sei più importante, Flanagan, contento?’ il giovane sorrise compiaciuto dall’alto della sua comoda poltrona a lei, prostrata ai suoi piedi, ma non le rispose. Si guardarono per qualche secondo:
‘Ad ogni modo ci farà molto comodo il suo aiuto. Farà quello che gli dirò, ormai so come fare. Tu pensa a comandare me, secchione, che a comandare lui ci penso io, hehehe!!’ Damian scosse la testa ridacchiando.
‘Beh, il cervello dell’operazione sei tu e stai facendo davvero un ottimo lavoro, non c’è che dire” mosse il piede fino ad appoggiarglielo sulla faccia ”tieni! Ti sei meritata di darmi venti baci, fatteli durare, però, che poi dobbiamo riprendere la lezione!’
Pam cominciò a baciargli la pianta del piede lungo e perfetto, dalla pelle calda, chiara e morbida. I polmoni le si riempirono dell’odore, oggi particolarmente violento, e le sembrò di essere piombata di colpo nello spogliatoio maschile di una squallida palestra di provincia.
‘Damian” provò a dirgli ”lo sai che mi piace farlo, però potresti almeno lavarteli prima di venire qui!’ gli disse con un minimo di lamentela nella voce. Lui sorrise.
‘Lo sai? Non ci ho mai pensato!’ lo guardò raddolcita.
‘Beh, perché non lo fai ora, sai dov’è il bagno, no?’ si mise a ridere.
‘Hahaha! Nah, Pam, non ho voglia di alzarmi, sto così bene qui!!’ incrociò le braccia dietro la nuca in completo relax, premendogli con estremo gusto, sulla faccia l’estremità opposta ‘Baciali così come sono!’
‘Ce l’hai almeno un idea di che odore hanno?’ la guardò divertito.
‘Vagamente” poi ridacchiò ” ma non sono io a doverli baciare, quindi non è un mio problema, giusto?’ lei rise.
‘E dai, sei cattivo, secchione!’ per qualche istante continuò a stropicciarle la faccia poi, a metà tra il serio e il faceto le disse:
‘Se proprio ti da noia l’odore, potresti leccarmeli per un po’, dovrebbe migliorare, no? Quando avrai finito è come se me li fossi lavati.’ lo guardò interdetta.
‘Parli sul serio?’ lui scrollò le spalle.
‘Beh, è la soluzione migliore, Pam’ era incerta.
‘Damian’ fanno schifo’ sono anche sudaticci” era un po’ disgustata. Damian le sorrise calmo e, con l’aria saccente, le disse:
‘Ovvio, altrimenti questa conversazione non avrebbe senso, giusto?’ lo guardò, incapace di replicare alla voce acerba e profonda che amava tanto e lui la colpì con il successivo affondo:
‘Ormai li tengo più appoggiati sulla tua faccia che dentro alle scarpe, che differenza vuoi che faccia per te, leccarli?’ erano pressanti le sue parole e probanti le sue argomentazioni. Pam sorrise a sé stessa, che bel lavorino aveva fatto. Accidenti se aveva imparato la lezione. Il ragazzo le aveva rubato la magica arte della persuasione e l’aveva fatta sua, ne era maestro, accidenti! Era dura, durissima essere dolcemente vinta dai suoi stessi giochetti mentali. Lo guardò, mentre l’odoroso piede continuava a calpestarla. Aspettava che si decidesse.
‘Pam, ti piacerà, lo sai che è così, vedrai” con l’alluce provava a socchiuderle le labbra ”una volta abituata non vorrai più farne a meno, come tutto il resto” sembrava un siero che induce all’obbedienza. Troppo potente per resistere.
”avanti’ leccalo’ dai” e le labbra di dischiusero, la lingua si mise al lavoro e mentre un’altro pezzo della sua dignità si disintegrava irrimediabilmente un sorriso compiaciuto spuntava sulle labbra dell’adolescente proclive a tutto questo. La lasciò leccare per una manciata di secondi, prima di chiederle:
‘Allora?’ lo guardò con un sopracciglio alzato e dopo un istante:
‘Beh, pensavo peggio” rise.
‘Hahaha! Secondo me nel giro di qualche giorno sarai tu a chiedermelo, scommettiamo? Hehe!! Basta che tu faccia tanta bella pratica, hehe!!’ anche lei rise.
‘Hehehe! Sarai la mia rovina, secchione! Hehehe!!’
Il ragazzo stette lì a farsi lavare con gran gusto, godendosi le attenzioni come il re che Pam anelava a farlo diventare, sempre più a suo agio sul trono in cui la ragazza lo lasciava sedere. Era un’euforia magica quella che provava, si sentiva la testa leggera e aveva voglia di ridere. Quella specie di dea del sesso, di ellenica memoria, gli stava leccando il sudore dai piedi, cristo santo, e lui si ritrovò a pensare:
‘Di più, voglio di più, cazzo!’ ma quanto più in basso poteva farla scendere? Si chiese.

Passarono i minuti. Pam lavò con amore prima tutto il piede sinistro, poi il destro, per poi tornare al sinistro. Strano ma vero non si stancava di leccar il suo corpo, nonostante le lamentele, la sua lingua non si fermava, liberandolo dallo sporco. La guardava rilassato e contento come se nulla di strano accadesse nella stanza. Ad un tratto le disse a mo’ di conversazione:
‘Domani esco con Sally, una mia compagna di classe.’ gli sorrise, tutta interessata:
‘Bene! Facciamo passi in avanti, vedo! E com’è?’ scrollò le spalle.
‘Carina, anche se è un po’ sulle sue”
‘Hehe! Ricordati, devi riuscire a fartelo succhiare entro il quarto appuntamento!’ le disse bofonchiando, con la lingua impegnata tra un dito e l’altro.
‘Pam, non tutte le ragazze sono pompinare assatanate, sai?’
Il riferimento a lei era implicito ma spavaldamente presente e cristallino nel suo tono e nella sua voce. Alzò un sopracciglio.
‘Oh, sei sempre così romantico quando parli di me, secchione!’ risate.
‘Beh, ad ogni modo farò del mio meglio!’ continuò lui, mentre faceva scivolare il piede su e giù, sulla sua lingua come fosse uno stuoino. Poi lei la tirò dentro per ingoiare e gli disse.
‘Ricorda tutto quello che ti ho insegnato!’ il ragazzo rise e, come a testimoniare che il nucleo principale della sua personalità e della sua fanciullezza, in fondo era sempre lì, in maniera molto nerd disse:
‘Si maestro Yoda!’ e lei scosse la testa.

Sally chiuse la porta di casa sorridendo come un ebete, ancora con la testa fra le proverbiali nuvole. Aveva appena salutato (controvoglia) il ragazzo con cui era uscita. Che appuntamento che era stato! Decisamente oltre ogni aspettativa. Damian non era solo carino e, a quanto pareva, sempre più popolare a scuola, era intelligente, arguto e divertente. Era dolce ma così sicuro di sé, anche se non in maniera detestabile come il resto dei fighetti che le facevano il filo. Insomma: pareva il tipo perfetto!!
Andò in camera sua e si tolse la giacca, accaldata. Ancora le tremavano le ginocchia, accidenti, il bacio che le aveva dato sulla porta era stato’ un brivido le percorse la schiena in mancanza di una parola che lo descrivesse. Non che avesse molta esperienza la giovane Sally, ma le era sembrato così audace, passionale, maschio e al contempo gentile. Quel solo bacio l’aveva lasciata con la voglia di averne tanti e tanti ancora e non solo! La sua mente si abbandonò a pensieri sconci e peccaminosi che una brava ragazza come lei non avrebbe dovuto assolutamente avere. Era cotta a puntino. Altro che secchione! Chi mai l’aveva chiamato così?! Questo era uno da tenersi stretto, ed era disposta a lottare strenuamente per lui! Meno male che l’aveva adocchiato per prima!

La mattinata di Bobby Harris non era cominciata al meglio. Aveva preso una D- nel compito di algebra, ma soprattutto aveva dovuto ascoltare Amanda Derrik, quella troietta decerebrata che stava dietro di lui, raccontare alla sua amica (altra troietta decerebrata) della fantastica serata che aveva passato con quella faccia di merda di Flanagan:
‘Non hai idea di come bacia! E poi con quelle mani, mi ha toccata tutta!’
‘E gliel’hai lasciato fare alla prima uscita?’ gli aveva risposto l’amica scioccata ma terribilmente curiosa.
‘Oh, non posso farci niente, è così focoso!!!’ al ragazzo era venuta la nausea. Era arrivato il momento di finirla con quella stupida pagliacciata. L’ora di ginnastica era quasi finita e Bobby aveva un’ideuzza in mente su come ridicolizzare Flanagan alla grane e una volta per tutte per sopprimerlo e rispedirlo dritto nel buco merdoso da cui era strisciato fuori!

Damian entrò nello spogliatoio insieme a Danny e a tutti gli altri, dopo una lezione particolarmente tosta. Erano affollatissimi perché, dato che il loro prof era malato, avevano dovuto far lezione insieme al terzo anno.
‘Harris, la prossima volta passala, invece di voler fare tutto da solo!’ disse Jerkins uno del terzo a Bobby.
‘Ho fatto tre punti, no? Non rompermi la palle, dai!’ rispose, piacevole e cordiale come suo solito.
‘Sono fradicio, devo farmi una doccia!’ borbottò Danny a Damian nel vociare confuso.
‘Io, mi cambio solo la maglietta” rispose l’amico come d’abitudine, sfilandosela.
‘Wow, che fisico possente Flanagan! Hahaha!!’ arrivarono le risatine di Bobby e dei suoi tirapiedi. Alcuni dei ragazzi più grandi alzarono lo sguardo per capire chi fosse la vittima dell’umiliazione verbale. Damian non reagì.
‘Piantala Harris!’ rispose Danny in sua difesa.
‘A cuccia, Altman! Il tuo amichetto pensa di essere ‘sto gran figo! Può cavarsela da solo, no?’
‘Lascia stare, Danny” gli disse piano Damian continuando a non rispondere all’invettiva.
‘Davvero imponente, fai proprio paura, lo sai! Hahaha!!!’ insistette Bobby mentre si sfilava uno dopo l’altro i vestiti bagnati. I suoi muscoli aggraziati e rotondi mettevano in cattiva luce il fisico snello della sua vittima.
‘Scommetto che anche la mia ragazza potrebbe prenderti a calci in culo, secchione! Hehehe!’ Danny era irrequieto, voleva rispondere al bullo ma lo sguardo di Damian lo pregava di lasciar perdere. Harris era solo più in vena del solito oggi, non ne valeva la pena.
‘Hahaha! Ma forse è proprio quello il problema, huh? Ti mancano le palle, secchione?’ perseverò il microcefalo ‘E’ per questo che non fai mai la doccia con noi? Perché hai la passerina in mezzo alle gambe e ti vergogni di farcela vedere? hahaha!!’
Damian lo guardò vantarsi attorniato dai suoi. Bobby era in mezzo allo spogliatoio nudo come un verme, con il gioielli di famiglia bene in mostra e gliel’aveva servita su di un piatto d’argento. Era persino troppo facile. Sorrise. Se era questo che voleva:
‘In realtà stavo per andare a farmela Bobby.’ detto questo lasciò cadere a terra i pantaloncini e le mutande.
Il viso di Bobby si contorse in una mistura deliziosamente impagabile di sorpresa, dolore e imbarazzo allo stato puro. I quasi venti centimetri a riposo del giovane Damian erano senz’altro più di quanto lui disponesse in piena erezione e il suo scroto pendeva basso e clamorosamente pieno. Lo scroscio di risate che echeggiò fragoroso nell’ampio spogliatoio fu una musica talmente dolce per le orecchie di Damian.
‘Cristo! Sei un cavallo, amico!’ gli disse Danny sorpreso, divertito e con una nota d’invidia nella voce. Simili commenti, ma soprattutto sguardi, arrivarono da quasi tutti gli altri ragazzi. Non erano per ridicolizzarlo, gli occhi parlavano di rispetto e di intesa, un qualcosa che Damian non aveva mai avuto. Era per Bobby che ridevano. Ridevano e ridevano, indicandolo come lo stolto che era, in mezzo alla stanza, comparando le due virilità, così palesemente dissimili. Ad ogni occhiata, ad ogni sguardo l’uccello di Bobby sembrava diventare sempre più piccolo, era come se volesse sparire, andarsi a nascondere per la vergogna provata dal suo padrone sottosviluppato.
Che sensazione! Damian la trovava meravigliosa e voleva riempirsene fino a satollarsi. Ma, un momento dopo, colto da rabbia improvvisa Bobby si mosse verso di lui con fare minaccioso e Damian si preparò al peggio. Era finita, stavolta le avrebbe prese sul serio, non c’era niente che potesse fare. Col cuore a mille lo vide avvicinarsi, ma la sua buona stella si manifestò nei muscoli di Teddy Becker uno dei titolari della squadra di football che lo bloccò.
‘Harris, piantala di fare l’idiota!’ gli disse con fare superiore ‘Il ragazzino è amico di Miller, non lo sai?!’ continuò spintonandolo all’indietro e facendolo cadere per terra ‘La figura del coglione l’hai già fatta davanti a tutti e sta’ sicuro che nel giro di mezzora lo saprà tutta la scuola” risa da ogni parte ”vuoi tornare a casa anche con un occhio nero?!’ concluse minaccioso, ricordandogli che, estrapolato dalla sua infima gang di tirapiedi, in quella scuola non era certo lui a comandare. Lentamente Bobby si calmò e abbassò lo sguardo, vinto. Qualche altra risatina, poi l’insegnante di ginnastica, ignaro degli avvenimenti, disse loro di darsi una mossa, dall’ufficio di fronte e alcuni dei ragazzi cominciarono ad entrare nelle docce. Gli passavano davanti, lanciandogli occhiate di scherno, atleti o nerd, secchioni o fighetti, grassoni o modelli non faceva differenza, quell’umiliazione che si era cercato lo rendeva momentaneamente vulnerabile a tutti. Un altro compagno di squadra di Miller gli spettinò i capelli passando e gli disse:
‘Tranquillo, pisellino, quando cresci ti diventa come il suo! Hahaha!!’ scatenando nuove risate dal triviale branco, così crudele e stupido, come sempre. Branco di cui Bobby era sempre stato parte e che ora gli si ritorceva contro senza alcuna pietà. Da carnefice a vittima nel breve spazio di un respiro. Soltanto i due o tre amici più fidati gli erano intorno a proteggerlo, buttando occhiatacce e offese inascoltate a chiunque si avvicinasse. Damian assistette alla disfatta della sua nemesi, che sentì il bisogno di coprirsi, mortificato e, di colpo, pudico, vergognandosi così come aveva fatto lui per mesi (per motivi diametralmente opposti). Guardò Bobby per un lungo attimo e percepì tutta la rabbia che gli fuoriusciva dagli occhi, ma non se ne preoccupò. La situazione era molto chiara nella sua brillante mente. Adesso capiva l’utilità di tutto il lavoro che Pam stava facendo: andare a spasso con lei gli dava popolarità, certo, ma Brent Miller gli garantiva protezione e di questo lui aveva molto bisogno ora che era diventato scomodamente degno di nota. Gli sorrise. Un sorriso crudele e arrogante, un sorriso che non gli era mai uscito ma che gli risultò stranamente naturale. Con un piacevole formicolio allo stomaco andò a farsi una meritata doccia.

‘Geniale Damian, geniale! A scuola non si parla d’altro! Hehehe!!’ disse Pam estremamente deliziata non appena il giovane varcò la soglia di casa sua quel pomeriggio. Rise alle sue lodi, gettando a terra la borsa con i libri e, con fare sicuro, la strinse a sé baciandola.
‘Non so di cosa parli” le disse sornione.
‘Un uccellino mi ha detto che nascondi una bestia di mezzo metro nelle mutande, non trovi sia un po’ esagerato?’ lui continuò a ridere mentre la palpava.
‘Haha!! Mezzo metro, eh? No, direi che è una descrizione accurata! Hahaha!’ disse tronfio e lei rise.
‘E cos’altro ti ha detto il tuo uccellino?’ proseguì il ragazzo.
‘mmmmm’. che Bobby Harris ha un cazzettino così..’ gli disse mostrandogli il mignolo mentre, sempre abbracciati, dondolavano danzando, tra baci, carezze e grasse risa verso il letto.
‘Beh, chiunque sia, è molto ben informato, hehe!’
I vestiti cominciarono a cadere, scomodi ostacoli ai loro giochi, e presto i due rimasero in mutande. La spinse sul letto e le montò sopra andando a mordicchiarle un capezzolo, sovrano di ogni curva del suo corpo.
‘mmmm’ Damian’ mmmmm’ oggi mi scopi senza farmi neanche studiare’ mmmmm” lui le sorrise.
‘Pensa quanto sei fortunata, hehe!’ lei ridacchiò deliziata come una bimba a Natale. Poi il giovane sogghignò.
‘Però dovrai darti un gran da fare per farmi godere, Pam” e con questo si alzò da lei e si sdraiò in mezzo al letto, facendola spostare. Completamente abbandonato le disse furbastro:
”toglimeli” indicandosi i boxer e lei si mosse ma ”con la bocca” aggiunse suscitandole il riso. Adorava questi giochetti. Accostò la bocca sull’elastico, dove la scritta Tommy Hilfiger legittimava i soldi spesi per della semplice biancheria intima. Quant’era sexy. Qual corpo snello e slanciato con un pacco mostruoso che dettava legge su tutto. L’odore del suo sesso le arrivò al cervello non appena cominciò a sfilarglieli, scoprendo prima i radi peli scuri e poi, centimetro dopo centimetro l’ottava meraviglia del mondo. Lentamente glieli scostò prima da destra, poi da sinistra, senza ricevere la minima collaborazione da lui, intento solo a guardarla, immobile.
Quando i genitali furono scoperti, lei con fare molto sensuale morse il davanti dei boxer e cominciò a indietreggiare a quattro zampe, tirando, sfilandoglieli.
‘Hehehe! Sembri una specie di cagna affamata, Pam, hehe!’ gli sorrise con gli occhi, ma aspettò di aver oltrepassato le caviglie e poi i piedi per dirgli, languida:
‘Perché lo sono, secchione! Hehe!’
‘Haha! Avanti, allora! Sfamati!’ contenta, gli strizzò l’occhio e si gettò a leccare e succhiare.
Damian la guardò mentre faceva su e giù su quel cazzo, scettro del suo potere, che era, metaforicamente parlando, sulla bocca di tutti a scuola. La guardava come aveva fatto un milione di altre volte ma oggi aveva il petto gonfio e non riusciva a smettere di sorridere. Chissà perché si sentiva più maschio che mai.
Bastarono un paio di minuti perché il ragazzo fosse in piena, imponente erezione e, con voce ferma, disse:
‘Basta così.’ lei alzò gli occhi un po’ sorpresa e a malincuore se lo sfilò di bocca.
‘Voglio godere con l’altra tua bocca Pam ma non ho alcuna intenzione di muovere un muscolo, quindi” la guardò furbo e lei sorrise.
‘Mi sembra giusto, hai avuto una giornata impegnativa, no?’ gli disse mentre si alzava e si sfilava le mutandine. Si mise a gambe aperte sopra di lui, dopodiché si accucciò, fino a che la cappella rossa del giovane non le si accosto alle grandi labbra. Era già umida, lo voleva con tutta sé stessa.
‘Lascia fare a me, tu rilassati’ mmmmm” gli disse cominciando ad inserire quella mostruosità dentro di sé.
Damian vide la sua espressione cambiare da fremente impazienza a un estasi quasi inebetita mentre s’impalava gaia, per accontentarlo, ubbidendogli, da brava puttana qual era.
‘mmmm’ vorrei che tutti sapessero quanto mi fai godere, secchione’ mmmmm’.’ il ragazzo ridacchiò mentre lei cominciava a molleggiare sopra di lui.
‘Hahaha! Beh, se vuoi domattina lo facciamo in mezzo al corridoio durante l’intervallo, che ne dici?’
‘mmmmmm’ se solo potessimo’ mmmmm’.’ la ragazza si mordeva le labbra e si palpava i seni mentre faceva su e giù ”.ma penso che allontanerebbe le tue spasimanti, non trovi?!’ lui rise.
‘Eh, già! Sarebbe quello il problema più grave, Pam, hehe!!’ le disse sarcastico.
‘A proposito, come andiamo con quelle due? Aaahhh!!’ gli chiese tra i gemiti.
‘Beh, Amanda è una piuttosto’. facile” rispose il giovane avvolto dal piacere ”Sally’ diciamo che ha bisogno di un po’ d’incoraggiamento.’
‘mmmm’ devi sbatterglielo dentro secchione’ aaahhhhh’. perché quando lo farai’ aaaahhhh’.. non avranno più pace e mmmmm’.. saranno’ mmmmmmm’ costrette a fare’. mmmmm’. tutto quello che vuoi’ aaaahhhhhh’.’ finì la ragazza faticosamente, presa com’era da un piacere a cui non si abituava mai. Lui assunse un’espressione divertita, mentre si mordeva il labbro inferiore, compiaciuto.
”come te, Pam”
‘mmmm’ oh siiii’ Damian’ mmmmm’. proprio come me’ mmmm’.’ e lui rise.
Passarono i minuti nel piacere reciproco di un gioco le cui evoluzioni continue, portavano il ragazzo sempre più in alto e lei, per antitesi, sempre più in basso.
‘mmmm’ il tuo corpo mi fa impazzire, Pam!’ gli sorrise al complimento mentre, instancabile continuava la sua altalena.
‘aaahhhh’ è tuo secchione, lo sai che è tuo, no? mmmm’.’
‘Beh, non proprio tutto” si tirò su a sedere. Lei lo abbracciò in automatico, baciandolo appassionatamente e lui la afferrò per le natiche.
”c’è ancora un buco che non mi hai concesso” l’indice e il medio andarono a stuzzicare l’ano ”e io lo voglio Pam, sono stufo di aspettare! Continui a dire che mi appartiene, quindi voglio usarlo a mio piacimento” la ragazza si irrigidì leggermente alla menzione di quell’argomento che era venuto fuori qualche giorno prima, anche se la verga possente con cui si stava allegramente trapanando annullava la sua forza di volontà e rendeva così difficile controbattere a quelle che non erano gentili richieste ma insistenti pretese.
‘mmmmmm’ Damian’. te l’ho detto’. non’. aaahhhh’.’ la punta del medio del ragazzo le era entrata nel culo ”.non l’ho mai fatto’. è troppo stretto per il tuo’ aaaaahhhhh!!’ troppe sensazioni da gestire, il piacere provocatole dalla sua mazza che la spingeva a saltellare sempre con più energia, nonostante la stanchezza, la fatica alle gambe, ora anche le sue avide dita la confondevano ‘mmmmm’. dio, quanto sei grosso’ aaahhhhh!!!’ il ragazzo aveva la lingua infilata nel suo orecchio ma le sussurrò:
‘Allora allargalo Pam’ mmmmm”
‘aaaaahhhhhh’. ma io non’..’ tentò una vana resistenza in cui ormai non credeva più nemmeno lei e lui andò dritto alla giugulare.
”ti do cinque giorni’ mmmmm’. il prossimo weekend lo passi piegata a novanta a prendere ogni centimetro del mio cazzo su per questo buchetto” e così facendo, senza preavviso, le forzò l’intero dito dentro, facendola esplodere.
‘Aaaaaahhhhhhh!!!!! Damian’ aaaaahhhh’. siiiiii’ qualunque cosaaaaaaa’.. aaaaahhhh!!!’ il ragazzo sentì i genitali inondati dai suoi succhi di figa. Era venuta alla grande ed era riuscito a strapparle l’ennesima promessa che le avrebbe fatto mantenere.
‘Ti è piaciuto il dito eh?’ La sentì rilassarsi mentre tirava gli occhi all’indietro, in paradiso.
‘Aaaahhhhh!! Siii, secchione mmmmmm’ è del tutto nuovo per me’ è strano ma è’ mmmmm’. aaahhhh’ Damian sorrise e lei lo baciò.
‘mmmmm’ però’ e se non riesco ad allargarlo abbastanza? In fondo mi hai dato poco tempo” lui la guardò scaltro.
‘Hehehe! Che problema c’è? Finisco di allargartelo io, Pam!’ qual visetto fanciullesco che faceva l’arrogante, quella sicurezza estrema la eccitava a tal punto da farle vibrare la colonna vertebrale nonostante fosse appena venuta. Si perse nei suoi occhi, due sfere di paradiso che avevano su di lei un potere sconfinato e alimentavano la sua voglia sempre più ardente di completa e totale sottomissione a qualunque suo egoistico capriccio.
‘Hey! Non rallentare!’ una sonora pacca sul sedere la strappò a quel limbo ‘io devo ancora venire, scansafatiche!’ gli sorrise e ricominciò a saltellare, con la figa ancora ipersensibile dopo l’orgasmo.
‘Chiedo scusa, mi ero persa nel tuo bel faccino da fighetto, hehe!!’ anche lui rise ‘Sdraiati e lasciati servire, secchione! Vedrai che ti faccio impazzire!!’ lo spinse all’indietro e Damian si lasciò andare, ridacchiando. Nuovamente eccitata si alzò in piedi sul letto e si voltò a 180 gradi, dandogli le spalle, poi si riaccucciò sul suo cazzo di marmo. Si sporse leggermente in avanti, appoggiandogli le mani sulle ginocchia, dopodiché cominciò una danza forsennata. Damian vedeva quelle belle chiappe sode ballonzolare e sbattergli sul pube ritmicamente, pompata dopo pompata. Che meraviglia:
‘Si’. mmmm’ continua Pam’. mmmmm’.. continua!!’ le mani andarono di nuovo ad afferrarle le chiappe, guardando quel buco vergine che presto avrebbe modellato ad immagine del suo cazzo, come aveva fatto col resto di quel corpo. Gemiti, lamenti e ancora gemiti. I due giovani godevano l’uno del corpo e delle abilità dell’altra.
Pam era davvero esausta ma non poteva smettere, stava per venire di nuovo. Era a bocca aperta e i suoi versi assomigliavano quasi a quelli di un animale. Ad un tratto lo sentì gemere più forte ed avvertì il fiume caldo che la inondava, irrompente. Sublime estasi. Raggiunse il secondo orgasmo tra le lacrime.

Muti. Sudati. Fiacchi. Ma contenti. Il fiatone riempiva e sgonfiava loro le pance. Lui sdraiato sulla schiena. Lei accanto, rannicchiata, con il viso appoggiato sul suo petto. Carezzava la sua pelle bianca e liscia, completamente priva di peluria.
‘Damian?’ gli disse dolce ‘Promettimi una cosa.’
‘Cosa?’
‘Quando avrai il tuo bel harem di dieci o venti ragazzine a tua completa disposizione” al giovane scappò da ridere. Non un riso crudele, ma spontaneo e sincero e lei si fermò un attimo a guardarlo, sempre più innamorata.
‘Si? Allora?’ proseguì lui, visto che lei non continuava. Gli sorrise:
‘Beh, promettimi che sarò sempre la tua schiava preferita” silenzio. Il sorriso di lui mutò, molto lentamente, in qualcosa di più simile a un ghigno. Poi le rispose.
‘Bene, bene, bene’ finalmente l’hai ammesso” attaccò ”e così è questo che vuoi essere, Pam? La mia schiava?’ lei si morse il labbro, forse pentendosi di essersi fatta sfuggire quella frase e abbassò gli occhi, vergognosa. Dopo qualche secondo però:
‘Ti stupisce?’ gli disse piano.
‘No, per niente’ per me è chiaro da un pezzo ormai” alzò di nuovo lo sguardo e ritrovò i suoi occhi blu, terribilmente belli.
‘Davvero?’
‘Pam, hai passato gli ultimi quattro mesi a dirmi che sono un dio e che tutti dovrebbero inchinasi a me” lei replicò:
‘Ma è la verità, tu sei un” s’interruppe, provando clamorosamente le sue parole. Si guardarono e Damian scosse la testa divertito:
‘Hai provato a farmi il lavaggio del cervello per farmici credere ma sei tu la vittima dei tuoi stessi giochetti” si morse il labbro un po’ agitata, ora che il ragazzo le stava spiegando cosa era successo nella sua mente:
‘Quello che provi per me va oltre l’attrazione fisica, lo vedo da come mi guardi, da come mi tratti, da come mi baci”lei lo ascoltava persa ”tu mi veneri Pam’ veneri me e il mio corpo, dico bene?’ guardò il suo bel faccino gongolante e, dopo aver esitato per un paio di secondi annuì:
‘Non posso farci niente Damian, è più forte di me” lui sorrise compiaciuto:
‘E come ti fa sentire?’ le chiese mentre lei era sempre più stretta al suo corpo, quasi cercasse conforto e riparo.
‘Sinceramente? Mi spaventa un po’. Non mi era mai capitato di sentirmi così, sono sempre io che ho il controllo della situazione nelle relazioni” lo guardò risoluta ”però so esattamente come devo fare”
‘E cioè?’ chiese lui.
‘Beh, per come la vedo io è una vita molto semplice” gli spiegò la ragazza.
‘Semplice?’
‘Eccome! In fondo tutto quello che devo fare è ubbidirti ciecamente” il suo sguardo era adorante ”e questa è la cosa più facile del mondo per me” Damian rise:
‘Hahaha!! Beh, buon per me! Hahaha!’ lei affondò il viso nella sua ascella umida, inspirando a fondo l’odore forte e maschio del suo amato, talmente giovane eppure, ai suoi occhi, così meritevole di ossequio, deferenza e devozione. Cominciò a baciargli il ciuffetto di peli scuri che così bene contrastavano con la sua pelle d’avorio.
Poi gli chiese.
‘Spero che non ti dia fastidio?’ lui sorrise astuto.
‘Affatto! Perché dovrebbe, anzi mi piace che tu l’abbia detto a voce alta, ne avevi bisogno, Pam.’ lei sorrise sollevata.
‘E’ assurdo, non trovi? A forza di giocare col fuoco sono rimasta scottata” lui la ascoltava con le mani intrecciate dietro la nuca ”sai, ci ho riflettuto a lungo, non ci ho dormito la notte e sono arrivata alla conclusione che non posso più pensare di vivere senza di te, secch” si interruppe e lo guardò ”no’ non ti chiamerò più così, non ha più senso” gli disse rimirandolo, in tutta la sua fatale bellezza, poi gli sorrise furba ”che ne dici di padrone, posso chiamarti così?’ lui ridacchiò:
‘Hehehe! Perché no, direi che mi si addice! Hehe!’ anche lei rise.
‘Allora è deciso, d’ora in avanti sei il mio bel padroncino!’ gli disse baciandogli un capezzolo. Lui continuava ad alternare sorrisi a risate.
‘Hey, non hai risposto alla mia domanda, però!’ aggrottò le ciglia.
‘Quale domanda?’
‘Sarò sempre la tua schiava preferita?’ ci pensò un attimo, divertito.
‘Hehe! Certo Pam, sarai la mia schiava preferita” le disse e lei lo strinse ancora più a sé per coccolarlo, gongolante ”finché non ne trovo una più brava, s’intende” lo guardò male e poi gli fece il solletico. Risero insieme per alcuni secondi.
‘Non è divertente, Damian!’
‘Hehehe! Per me tantissimo Pam, non puoi capire quanto! Hahaha!!’
‘E dai, piantala!’ continuò lei dandogli uno schiaffetto amorevole sulla fronte. Il ragazzo la guardò seriamente. I suoi occhi d’ebano non avevano voglia di scherzare in quel frangente, la sua era una domanda vera e propria, la cui risposta avrebbe pesato sul suo vulnerabile cuore. Quella ragazza dipendeva completamente da lui, ogni fibra del suo essere lo supplicava di dominarla e sollevarla dal pesante fardello della libertà. Il giovanissimo padrone in erba le sorrise, rassicurante. Non le disse niente ma la baciò, con un trasporto tale da non aver bisogno di parole. Lo sguardo le tornò dolce e rilassato e lei adagiò di nuovo la testa sul suo petto, dannatamente felice. Felice di aver vuotato il sacco sui suoi veri sentimenti, felice di averlo trovato questo ragazzino imberbe, un dono dal cielo, senza dubbio, felice di poter essere totalmente sua.
Prese un gran respiro, beata. Lui aspettò qualche secondo, poi:
‘Hey, schiavetta?!’ lei lo guardò. Aveva un ghigno arrogante sul viso:
‘Basta riposarsi! Va’ a leccarmi l’uccello!’ lei gli sorrise e si alzò da lui umettandosi le labbra:
‘Volentieri padroncino!’ e si apprestò alla tanto amata pulizia di routine, con una consapevolezza diversa, però. Una consapevolezza riflessa chiaramente negli occhi furbi di chi, circondato della sua inconsapevole aura divina, la guardava divertito e sadicamente compiaciuto.

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