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Secchione! Genesi di un padrone – parte 06

By 9 Marzo 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

”quindi Melanie ha detto a Sophie che l’aveva visto baciarsi con quella stronzetta di Celia e lei, ovviamente, è esplosa!’ la bella Pam, da brava sovrana, ascoltava Sue e Jenny, le sue fedelissime, farle il rapporto del mattino mentre passeggiavano per i corridoi del suo effimero regno tra l’ora di storia e quella di biologia.
‘Ovviamente” commentò. In realtà, il livello di attenzione che poneva alle loro ciarle era piuttosto basso, doveva solo annuire, e fare qualche espressione sorpresa o scioccata o disgustata, ogni tanto. Dipendeva dall’argomento. Era brava in questo, dopo anni di pratica, e aveva tutto il tempo di pensare alle cose che più le facevano piacere. Se solo non fosse stato per’
‘Pam, cos’hai, cammini in modo strano, oggi!’ le disse Jenny d’un tratto, un minimo preoccupata, interrompendo l’altra. L’interpellata le sorrise, sminuendo la cosa:
‘Ma niente! Ieri ho esagerato con le spaccate a danza, ho i muscoli intorpiditi, tutto qui!’ questo placò la sete di informazioni della curiosa Jenny, a cui la bella principessa non poteva dire che il vero motivo del suo inusuale incedere un po’ rigido e legnoso era il dildo anale che, da ormai due giorni, portava fisso. Eh, già! Un disagio non certo lieve, tutt’altro, ma Damian era stato molto chiaro:
‘O te lo allarghi da sola o t’inculo a sangue” non l’aveva messa proprio in questi termini, a dire il vero, ma il concetto era cristallino. Perciò si era comprata quattro plug di dimensione progressiva. In questo momento aveva su il secondo, ma sarebbe dovuta arrivare all’ultimo che aveva forma grosso modo simile al dolce arnese del suo amato padroncino. Per paura del dolore che avrebbe sentito non si dava requie, li portava 24 ore su 24. Le uniche pause erano state il bagno e una sveltina con Brent a casa dei suoi, il pomeriggio prima, per ovvi motivi.
Però era felice. Anzi era entusiasta. Innanzitutto di aver fatto quella bella chiacchieratina post-coito, un paio di giorni prima. Da quanto gli piaceva usare il nuovo appellativo che aveva trovato per il suo giovane amante, lo metteva alla fine di ogni frase che gli rivolgeva, in maniera ridondante e pleonastica. Non poteva farci niente, ogni volta che lo chiamava ‘padroncino’ il corpo la solleticava tutta. E comunque non era niente se paragonato a ciò che provava quando udiva quella voce tanto amata, acerba eppure profonda, chiamarla ‘schiava’. Quella era pura delizia anche perché, francamente, a vederli, lui comodamente seduto in poltrona con un bel ghigno soddisfatto e i piedi a riposare sulla faccia di lei, intenta a leccargli il sudore dalle piante e a ingoiare lo sporco che aveva tra un dito e l’altro, con ossequente devozione, questi due titoli erano quanto di più reale ci potesse essere.
Non vedeva l’ora, poi di potergli donare anche l’ultima parte del suo corpo, un qualcosa che non aveva mai concesso a nessuno, un tabù inesplorato che il ragazzo aveva preteso, con la sua dolce insistenza. Sarebbe davvero diventata totalmente sua, e non stava più nella pelle. Essere sua’ le si addiceva’ era giusto per una schiava.
Schiava’ schiava’ schiava’ continuava a vedere quel visetto imberbe dagli occhi di zaffiro che ripeteva quella parola, sorridendo. Sospirò impercettibilmente, pensando al suo amore.

‘Ciao pisellino! Hahaha!!’ si distrasse un attimo dai suoi lascivi pensieri per voltarsi a vedere Bobby Harris che mandava a quel paese un paio di ragazzi che gli avevano dato una spallata, passando. Quell’infamante nomignolo aveva attecchito con una rapidità sorprendente, anche per gli standard di quella scuola di pettegoli. Questo probabilmente grazie anche all’intervento di Brent che, il giorno prima, saputo dello spassoso incidente nello spogliatoio e beatamente ignaro di essere istigato da Pam, ce l’aveva chiamato a mensa a gran voce, durante la pausa pranzo, davanti all’intera scuola. Povero Bobby. Era finito. Nonostante l’atteggiamento da duro era un cucciolo ferito e si vedeva nei suoi occhi. Si accorse di lei e la guardò per un attimo. Gli sorrise. Ma era un sorriso che non aveva niente di confortante né di amichevole. Tutt’altro: quel vermiciattolo insolente aveva reso la vita difficile a Damian, per un sacco di tempo e questo era solo il karma che gli rendeva la pariglia.
Il disgraziato non ebbe la forza di dirle niente, solo di abbassare gli occhi, triste.
‘Ciao Pam” una tipa dai capelli scuri le passò davanti, agitando la mano per salutarla.
‘Ciao Susy!’ Pam ebbe l’impressione che volesse dirle qualcosa ma la strana ragazza spostò lo sguardo e si allontanò, un po’ in imbarazzo, per il corridoio. Pam scrollò le spalle e tornò ad ascoltare le sue ciarliere guardie del corpo.

Susan Lockhart era al terzo anno ed era quella che si definirebbe un po’ sui generis. I suoi si erano trasferiti a Raleigh durante l’estate, dalla grande mela e Pam l’aveva aiutata all’inizio dell’anno, come capo del comitato studentesco, ad adattarsi a quel posto così diverso. Le due avevano legato. Certo, Pam era una lega a parte e Susan, schiva e un tantino impacciata, non si sarebbe mai sognata di andare a giro con lei, troppa pressione addosso! Però le piaceva confidarsi e sentire i suoi consigli. Come fosse una sorta di sorella maggiore, era saggia e sapeva un sacco di cose.
Questa però, non sapeva proprio come fare a dirgliela. Era una cosa talmente privata e personale che magari la bella cheerleader non voleva neanche saperla. Eppure moriva dalla voglia di confidarsi, anche solo per capire se ciò che provava era tutto sommato comune oppure’
Sospirò e riprese a camminare nel corridoio. Aveva la presentazione di letteratura tra meno di cinque minuti.

Sally Gook, non aveva mai odiato nessuno quanto quell’oca giuliva di Amanda Derrik. Le due compagne si lanciavano sguardi assassini da un lato all’altro dell’aula, durante la noiosa lezione del professor Avery. Tutto a causa sua. Il bel Damian.
Lui, poverino era stato così dolce con loro, quando gli aveva spiegato, sguardo basso ed espressione contrita, che proprio non sapeva decidersi. Che era talmente lusingato dal loro interesse nei suoi confronti da sentirsi’ sopraffatto’ o roba simile. Il punto era che non riusciva a scegliere una delle due e che quindi gli sembrava giusto, per non farle soffrire, lasciar perdere. Sally si ritrovò a sospirare, sognante. Quant’era carino e dolce e gentile e tenero e sensibile e’
Ad ogni modo, dopo essere rimaste scioccate dalla disarmante sincerità dell’oggetto dei loro desideri, le due avevano deciso di competere per lui. Entrambe sapevano che ne valeva la pena e Sally era sicura che avrebbe vinto. Semplicemente avrebbe dimostrato al ragazzo che era migliore di quella sciacquetta insipida da due soldi. Doveva stare attenta, però, era una gara senza esclusione di colpi e la Derrik non era esattamente una suorina timida e ritrosa. Avrebbe dovuto darsi da fare. Tra l’altro c’era la storia dello spogliatoio. Quella voce ormai girava in tutta la scuola e Sally moriva di curiosità, come tutte le ragazze dell’istituto. Al contempo, però, si sentiva tremendamente in colpa, perché questo tipo di pensieri andavano contro tutti i principi morali che la sua famiglia, rigidamente conservatrice, le aveva inculcato nel cervello sin da piccola.
Ma guardando Damian, non poteva fare a meno di sognare. L’avrebbe visto nel pomeriggio, sarebbe andato da lei intorno alle 5:30, quando il padre era sempre al lavoro e la madre era incollata davanti al televisore per godersi la sua serie preferita. Avrebbero avuto quasi un’ora per stare un po’ da soli. Tutto era perfetto. L’avrebbe conquistato a suon di dolci e teneri baci.

‘Proprio così, amico mio!’ Damian stava avviandosi a mensa e Brent Miller lo tutorava su un argomento nel quale era, vox populi, il gran maestro. Gli teneva un braccio sulle spalle, in maniera molto compagnona, e gli dava consigli d’inestimabile valore. O almeno questo era quello che credeva lui e Damian lo lasciava cullarsi beatamente in quella sua illusoria convinzione.
‘E’ importante, te lo devi ricordare! Anche tu Danny, mi raccomando!’ Damian strizzò l’occhio all’amico che, a poco a poco, si stava abituando ad essere diventato parte di quella cerchia d’élite.
‘Si Brent!’ gli rispose, interessatissimo. Dietro di loro, il branco. Quello cattivo e crudele, quello fatto di belli, quello di cui erano stati vittime e di cui ora facevano parte. Era buffo, avevano preso il posto di Harris proprio perché Damian, mostrando le sue nudità, l’aveva ridicolizzato e, di conseguenza, con un gesto all’apparenza futile ed innocuo, l’aveva reso vergognosamente inadeguato. Il suo benvenuto tra le alte cerchie, nell’empireo dei fortunati, diritto che probabilmente si era faticosamente conquistato e che senza dubbio significava tutto per la sua povera mente sottosviluppata, gli era stato bruscamente revocato. Questo, per Damian era sadicamente spassosissimo. Ora che aveva assaggiato la vendetta, non voleva fermarsi, più ci pensava, più sorrideva, mentre il fiume di parole di Brent imperversava.
‘Dovete usare il cervello con le donne, ragazzi! State attenti a non farvi infinocchiare!’ Damian e il suo amico annuivano.
‘Vi dovete fare le ossa, ovviamente, ma con un po’ di pratica riuscirete a capire tutto quello che passa nelle loro teste.’ disse loro con semplicità. Damian dovette fare uno sforzo non indifferente per non scoppiargli a ridere in faccia.
‘Insomma, basta guardarle negli occhi e capite tutto, cazzo! Quando avrete imparato non vi potranno più nascondere niente!’ il ragazzo quasi si aspettava che gli scimpanzé che gli trotterellavano dietro dicessero ‘amen’, neanche Brent fosse una specie di predicatore. Mentre camminavano per il corridoio, la fiumana di ragazzi e ragazze che gli stavano intorno si scostava per lasciarli passare, una scena stile ‘apertura-delle-acque-del-mar-rosso’. Gli occhi di ogni singolo studente erano puntati su di loro, pieni di invidiata ammirazione.
‘Cavolo Brent, sembra difficile” disse Damian, recitando la sua parte.
‘Hehe! Beh! Sei solo al secondo anno, dovete farne di strada, ancora! Innanzitutto dobbiamo farvi perdere la verginità!’ pacche sulle spalle e risatine per i due poveri studentelli inesperti.
‘E dai, Brent! Ancora sarà un po’ presto, no?’ azzardò Andy Thomas, un compagno di squadra. Brent si voltò e sorrise.
‘Quando pensi che l’abbia persa io, Andy?’ questi, alzò un sopracciglio, sorpreso.
‘Davvero?’ risatina del re.
‘Ovvio! Con tua sorella!’ scroscio di risate, da parte di tutti, perfino di Andy. Era ovvio che Brent gongolasse a mostrare il suo potere ai nuovi arrivati, osannato e idolatrato nel suo centro, all’interno di quel gruppo dov’era il re. Un re tra le scimmie.
‘Ora! So che tu hai già due fighette che ti fanno il filo, giusto?’ proseguì e Damian si preparò alla snocciolata di menate che avrebbe dovuto ascoltare e a cui avrebbe dovuto far finta di credere.

Danny Altman non avrebbe mai immaginato che godere di popolarità riflessa potesse essere tanto’ figo! Insomma, da quando Pam e Brent avevano ‘adottato’ Damian, si erano accollati anche lui e l’andare sempre in giro con loro faceva si che le ragazze lo salutassero nel corridoio e i ragazzi gli dessero il cinque. Mai stato meglio, cazzo!
Tra l’altro tutto questo parlare di sesso con Brent, ultimamente l’aveva reso un toro arrapatissimo. Si segava di continuo ma si sarebbe venduto l’anima per farselo toccare da qualcuna’ e magari farselo menare! Purtroppo però, sapeva di non essere esattamente la fotocopia di Zach Efron o di qualche altro idolo adolescenziale e la cosa lo intimidiva un po’, ovviamente.
Sospirò. Le mani di una ragazza sul suo cazzo’ gli stava diventando duro solo al pensiero.

Alle 3 del pomeriggio la campanella scandì la fine delle lezioni e Damian si avviò al suo armadietto per prendere le sue cose e andare a casa. Quando lo aprì notò un foglietto di carta piegato, appoggiato sul suo libro di fisica. Incuriosito lo prese e lo aprì. La sua espressione accigliata si trasformò in un sorriso man mano che la breve frase gli scivolava sotto agli occhi. Gli scappò da ridere. Scritte in una grafia femminile e particolarmente tondeggiante c’erano le parole:
‘La notte sogno di succhiartelo” poi c’erano dei cuoricini e due lettere puntate come firma: S.L.
Il ragazzo scosse la testa, divertito e s’infilò il biglietto in tasca, pensando dentro di sé:
‘Non sei certo l’unica, mia cara!’ sorrise a sé stesso e richiuse l’armadietto, avviandosi verso l’uscita. Non avrebbe mai creduto che quel piccolo show nello spogliatoio, peraltro non preparato, avrebbe scatenato tutto questo.
‘S.L’. chissà chi è?’

‘mmmm’. Damianmmm’.’ Sally mugolò mentre il ragazzino con cui si era appartata nel garage di casa sua, le infilava la lingua in bocca. Santo cielo quant’era bravo, con quella lingua. Massaggiava la sua, in maniera così dolce e ipnotica, quasi da non farle notare le mani che le toccavano il sedere. Erano dentro il SUV di sua madre e stavano pomiciando come due normalissimi teenager. Il rumore dei sedili in pelle chiara, che sfrigolavano contro i loro vestiti, faceva da coro agli schiocchi umidi dei loro baci.
‘Sally, sei bellissima” sussurrò Damian al suo orecchio e lei lo strinse più forte.
Maledizione, quant’era difficile contenersi! Era eccitata’ voleva’ voleva’ Non lo sapeva neanche lei cosa voleva’ però’ beh’ forse un’idea ce l’aveva, solo che’ No! No! No! Una ragazzina perbene non le fa certe cose, punto e basta! Innanzitutto perché’. beh, perché’. Perché? D’un tratto non se lo ricordava più. Le era stato così chiaro fino a prima che lui arrivasse e adesso’
Una delle sue mani risaliva sul fianco e, dopo un paio di secondi, andò ad appoggiarsi delicatamente sul suo seno. Dio che sensazione! Come poteva essere sbagliato se stava così bene.
Quell’insana curiosità le bruciava ancora in testa e, chissà perché, le sembro che quello fosse il momento giusto per togliersela. Aveva le gote in fiamme mentre disse:
‘Damian?’ lui le stava baciando il collo e lei dovette accontentarsi di un:
‘Huh?’ come risposta. Meglio così, non ce l’avrebbe fatta a parlare se l’avesse guardata negli occhi.
‘Damian.. sai’ quella cosa che si dice a scuola” continuarono i baci.
‘Cosa?’ quelle mani, accidenti! Possibile che sapesse esattamente dove toccarla!?!
‘Si’ dai’ la storia dello’ dello spogliatoio” il ragazzo si fermò e la guardò fissa negli occhi. Lei abbassò i suoi, in imbarazzo.
‘Si’ allora?’ non glielo disse in malo modo, assolutamente, però il suo tono le imponeva di continuare: ormai era andata non si tornava più indietro.
‘Beh, ecco’ è proprio’ tutto vero?’ le sorrise.
‘Vuoi controllare, Sally?’ la giovane arrossì violentemente in viso.
‘No’ ma che dici’ io” ancora un sorriso, rassicurante stavolta.
‘Guarda che non c’è niente di male, a me non da fastidio” le disse mentre si alzava la maglietta. Il basso ventre, snello e glabro, era cinto dall’elastico dei suoi boxer che spuntava dai jeans. Il cuore della ragazza cominciò a battere sul serio, la cosa si faceva calda, anzi bollente, per i suoi gusti. Lui mise mano alla patta. Si sbottonò e si tirò giù la cerniera davanti agli occhi incuriositi, spaventati, vogliosi e allibiti di lei. Il bozzo fasciato dal cotone grigio bastava ampiamente a fugare ogni qualsivoglia dubbio sulla veridicità di quella voce. Ora sapeva. Avrebbe potuto fermarlo. E allora perché non lo faceva? Perché? Le parole non volevano proprio uscirle mentre il suo bell’ospite inseriva i pollici sotto l’elastico e, con lentezza inenarrabile, si scopriva.

Damian osservò Sally portarsi la mano alla bocca. La reazione era stata un tantino diversa da quella di Amanda, il pomeriggio precedente. Quella troietta ninfomane si era chinata sul suo pacco e aveva cominciato a leccare alla cieca, senza neanche dargli il tempo di abbassarsi le mutande, uggiolando come una cagna. Damian sorrise pensando a come si fosse forzata ad ingoiargli l’uccello fino quasi a vomitare pur di compiacerlo e prendere punti ai suoi occhi.
Qui le cose andavano un po’ più a rilento. Sally non l’aveva mai visto un cazzo dal vivo, poco ma sicuro.
‘Mamma mia’ è proprio grosso” gli disse imbarazzatissima ma i suoi occhi non si spostavano di un millimetro. Era fatalmente attratta, lo si vedeva, ma le serviva un po’ di convincimento, una spintarella nella direzione giusta.
‘Dovresti vederlo quando è tutto in tiro” replicò e lei rimase decisamente impressionata. Intrecciava le mani, mortalmente indecisa sul da farsi.
‘Dai, toccalo, non ti morde mica” le disse sorridendole dolce. Lei non vedeva l’ora ma, evidentemente, i suoi schemi mentali glielo impedivano. Così le prese una mano tremolante e se la portò sul pube. Non oppose resistenza, cosa che stupì un po’ il baldo giovane.
‘Ecco’ visto? Dai, carezzalo un po”’ la ragazza si rilassò e si lasciò guidare, sorridendo pian piano. Guardava in mezzo alle sue gambe, come una bambina che ha scartato un nuovo giocattolo. Ogni tanto guardava lui e gli sorrideva.
‘Wow’ è’ è caldo” le uscì di bocca e Damian colse la palla al balzo.
‘Ti piace?’ non gli rispose ma gli sorrise ed annuì. Continuò a farsi accarezzare mentre il pene cominciava a crescere lentamente sotto quel tocco impacciato ed inesperto della sua mano piccola. Dopo un paio di minuti ritenne che fosse il caso di portare il gioco un passo più avanti:
‘Ti va di” lei lo guardò.
‘Cosa?’
‘Beh, di dargli un bacio?’ Sally s’irrigidì e lo guardò come fosse venuto dalla luna:
‘Sei impazzito?! No, non’. non potrei mai farlo’ assolutamente” le sue parole sembravano essere inflessibili ma il suo tono non lo era, oltretutto la mano continuava a toccarlo, poco propensa a smettere.
Reazione da manuale, del tutto prevedibile dalla santarellina. Damian sapeva cosa fare. Assunse un espressione un po’ ferita.
‘Ok, scusa’ non ti volevo offendere” si tirò su i boxer scostandole la mano e causandole un visibile dispiacere ”era solo un’idea’ ieri Amanda ha detto che’ lascia perdere”
‘Cosa?!?’
Bingo! Come Pam gli aveva insegnato, l’ingenua preda era caduta nell’incanto del suo visetto innocente. La sua voce aveva una punta di disperazione malcelata da casuale curiosità.
‘Niente, lascia perdere, dai!’ controbatté, decisamente sulle sue.
‘No, dimmelo, m’interessa!’ le mise una mano sulla spalla, sempre meno brava a mantenere l’aplomb. Il pensiero di essere battuta dalla rivale doveva esserle davvero intollerabile, buona a sapersi. Damian scrollò le spalle:
‘Beh, lei ha detto’ che baciarlo le è piaciuto da impazzire, quindi’ pensavo’ ma se non ti va lasciamo perdere, davvero’ anzi forse è il caso che vada” fece per aprire lo sportello.
‘No! Ti prego, non te ne andare! Lo faccio!’ sempre più disperata la sua voce.
‘Sally, te l’ho detto, non devi farlo per me’ volevo fare io una cosa carina per te, tutto qui” aveva rovesciato la frittata con discreta abilità e l’aveva fatto con quella faccetta rattristata e un po’ offesa. Contro ogni previsione, la suorina smessa cedette.
‘No! Damian, certo che lo voglio fare’ io’ è solo che non l’ho mai fatto” non era esattamente una cima. Lui le sorrise.
‘Tutto qui? Devi solo baciarmelo Sally, non è difficile” le disse con una semplicità atta a scioccarla un po’. Lei ingoiò, titubante.
‘Ok’ ci’ ci provo” Damian tirò leggermente indietro il sedile e si scostò di nuovo l’elastico dei boxer. Era affamata. Contro la sua volontà, più che evidente, ma lo era. Rimase immobile a guardarlo, aspettando non si sa cosa. Quasi si sentiva il battito frenetico del suo cuore. Poi Damian le mise una mano sulla nuca e con molta dolcezza le indirizzò il viso sul suo pube, sconcia meta che le avrebbe fatto imparare ad adorare.
Le sue labbra si posarono sull’asta e, dopo qualche secondo, Damian sentì schioccare il primo timido bacetto.
‘Brava’ bacialo di nuovo” le disse dolcissimo, con un filo di voce appena. Sentiva il suo fiato sulla carne. Lo stava annusando.
‘Ha un odore” un’altra annusata ”strano” ed espirò.
‘Non ti piace?’ le chiese lui e lei si affrettò a dirgli:
‘No, no, è solo” affondò il naso nei pochi peli del pube ed inspirò, come a valutare l’aggettivo da usare ”è nuovo per me” sorrise ”però mi piace” continuava ad annusarlo, sempre più a fondo ”è un odore così intenso’ non l’ho mai’. mmmmm’ sentito” incredibile ma vero, ci stava davvero prendendo gusto e a Damian, scappò una risatina. Lei si voltò a guardarlo in viso e lo beccò con un sorrisetto sospetto. Gli era caduta la maschera solo per un istante ma fu sufficiente per destarla. Si tirò subito su e con fare un po’ acido gli disse:
‘Ti predi gioco di me Damian?’ il ragazzo la guardò col suo miglior faccino innocente, era difficile recuperare, stavolta.
‘Ma che dici?! Anzi” le sorrise dolce ”lo trovo’ beh, lo trovo molto romantico che ti piaccia annusarmi” lo sguardo di Sally si sciolse appena.
‘Non lo trovi strano?’ lui alzò gli occhi al cielo divertito.
‘Perché dovrei? E’ la natura umana, è normale che tu sia attratta dal mio odore.’ la vide incerta, poi gli chiese:
‘Dici sul serio?’ la guardò con un’espressione buffa:
‘Sally, vuoi che parta a raccontarti la storiella delle api e del polline?’ si misero a ridere entrambi.
‘Allora non ti spiace se” lui si indicò con il mento in mezzo alle gambe, incoraggiandola. Lei sorrise e si chinò di nuovo, riprendendo ad inspirare ad occhi chiusi.
‘Non scordarti di baciarlo, è così bello quando lo fai” le disse dolce. La sentì riprendere e si congratulò con sé stesso. Non ci avrebbe mai scommesso, era il quarto appuntamento e le labbra sul cazzo gliele aveva fatte mettere. Non male, Damian, davvero! Pam sarebbe stata fiera di lui. A pensarci bene era davvero incredibile come la verginella più pudica della scuola avesse accettato anche solo di dividerlo a metà con un’altra. Si sorprese per un attimo, pensando a quanto la trasformazione di Pam avesse modificato l’effetto che aveva sulle donne. Doveva tenere proprio tanto a lui. La cosa più assurda era che, a differenza dello strano affetto che inevitabilmente provava per Pam, il novello adone non aveva il benché minimo interesse sentimentale per lei o per Amanda, la sua brillante mente le vedeva solo come due esperimenti, due cavie da laboratorio su cui Pam gli aveva suggerito di testare i suoi nuovi ‘superpoteri’, che avrebbero soddisfatto la sua curiosità e di cui si sarebbe servito per sollazzarsi a piacimento, almeno per un po’. Per quanto feroci e crudeli, le sue intenzioni erano reali ed egli se ne era stupito. Addirittura ne era rimasto forse un po’ spaventato all’inizio, ma aveva concluso che le lezioni di Pam dovevano aver avuto un effetto ben più profondo di quanto sembrava. Insomma, al vecchio Damian non sarebbe mai passato per la testa di fare niente del genere. Era ancora indeciso se il suo nuovo io gli piacesse più di quello vecchio, ma su una cosa non aveva il minimo dubbio: tutto questo lo divertiva.
‘Lo sto facendo bene?’ chiese l’ingenua, a un certo punto.
‘Benissimo” si morse il labbro poi continuò ”perché non me lo baci anche sulla punta” si scappellò e, dopo un attimo di esitazione, la cappella rossa e umida ricevette le sue tenere attenzioni.
‘Damian”
‘Che c’è?’
‘Cos’altro” esitò, era evidentemente in imbarazzo. Lui le carezzò la testa:
‘Che c’è Sally?’ le disse più dolce che mai e lei alzò lo sguardo”cos’altro ti ha fatto Amanda?’ come fece a non mettersi ridacchiare, non lo seppe nemmeno lui. Tentò di mantenere un tono neutro mentre si apprestava ad accompagnare la povera sciocca, giù per il dolce sentiero della depravazione, una strada senza uscita dalla quale si sarebbe assicurato che non facesse mai ritorno.

Sally chiuse la porta di casa mezzora dopo.
‘Tesoro, dove sei stata?’ la voce di sua madre la fece sobbalzare.
‘Ero’ ero’ qua fuori’ hummmm’ chiacchieravo con” dovette pensare in fretta ”Kate” disse poi, sperando che la vicina non fosse venuta a trovare sua madre durante la sua’ avventura. Il cuore stava per esploderle nel petto.
Ma la donna parve soddisfatta.
‘Ricordati di andare a” sentì la lista di tediose raccomandazioni. Le sentiva ma non le ascoltava, come poteva, del resto. Se solo la mamma avesse saputo che neanche dieci minuti prima aveva permesso ad un ragazzino che neanche le aveva presentato di venirle in bocca e che aveva ingoiato ogni goccia del suo’ sperma. L’aveva fatto senza pensare, agendo d’istinto e aveva ricevuto tanti dolci complimenti. Ora una fiumana di dubbi cominciavano a tormentarle la mente. Salì in camera sua e cominciò a mettersi in croce con tutti i se e i ma possibili e immaginabili. Eppure quella sensazione alla bocca dello stomaco le rimaneva fissa. Si era divertita. Le era piaciuto un casino farlo e, nonostante si vergognasse come una ladra, voleva che la cosa continuasse. Era tutta un brivido e la mano le scese in mezzo alle gambe. Cominciò a toccarsi pensando a lui, al suo visetto, al suo’ coso’ al suo odore, al suo sapore. Dio quanto le era piaciuto!
Bisognava solo trovare il modo di mettere a tacere le sdegnate grida della sua coscienza.

‘Un pompino? Mi racconti cazzate?’ Danny guardava allibito il suo amico.
‘Te ne ho mai raccontate?’ gli rispose Damian, sinceramente, a fugare ogni dubbio.
‘No, mai, però’ da tutte e due, poi! Davvero?’ il ragazzo annuì con un sorrisetto mentre camminavano per il corridoio il venerdì mattina.
‘Cazzo, amico! Non ci credo! E che si prova, devi dirmelo, dai!’ Damian lo guardò sorridente mentre incedeva un po’ tronfio con le mani in tasca:
‘Beh, diciamo che batte decisamente farsi una sega” questa conversazione, tutto sommato non insolita tra due ragazzini di quell’età, era a dir poco surreale, considerando che a parlare era Damian Flanagan, l’ex-imbranato della scuola.
‘Beh, ci scommetto! Non sai che darei per provarlo!!’ l’altro gli sorrise incoraggiante, come a dirgli ‘lo proverai, tranquillo!’
‘Gia” pensò lui. Ma quando?

Facevano anche finta di non vederlo! Bobby Harris aveva appena incrociato Flanagan e Altman e niente! Neanche un grugnito o un’offesa, almeno per legittimare la sua presenza’ niente! Ora che banchettavano nell’olimpo, i comuni mortali non si salutavano più, eh?
Ma no, forse non l’avevano visto’ in fondo c’era un sacco di gente nel corridoio e loro stavano parlottando tra sé.
Cristo stava impazzendo! Stava diventando paranoico! Quella scuola era diventata un inferno, un fottuto inferno! Chi cazzo gliel’aveva fatto fare di prendersela col pupillo di Miller!! Sbatté il pugno sull’armadietto che aveva vicino, per la frustrazione. Poi si avviò nella direzione opposta. Doveva trovare un modo di far smettere le voci, le risatine, i nomignoli, gli sguardi, le offese, le pugnalate! Era troppo’ era troppo, davvero’ si sentiva come un bambinetto sperso e spaurito in quell’ambiente ostile che non riconosceva più. Un lacrima gli si formo sul bordo dell’occhio ma la cacciò indietro, non era quello il luogo, si sarebbe sfogato più tardi, in intima solitudine.

Sabato. Gran giorno per Pam. Non si erano incrociati quella mattina ma si erano sentiti per messaggio. Appena uscita da scuola, si diresse verso casa. Non trovò nessuno, come previsto, neanche la governante. I suoi erano partiti per Aspen e la segaligna domestica ecuadoriana sarebbe stata fuori fino a sera per sbrigare delle commissioni improrogabili che la giovane aveva visto bene d’inventarsi. Tutto perfetto. Si sentiva come una scolaretta delle elementari alla prima gita, un misto di eccitazione e anche un minimo di paura, le riverberava dentro dalla testa ai piedi. Si spogliò, voleva farsi una doccia, aveva una mezzora abbondante prima che arrivasse. Si sfilò l’ultimo plug anale, quello più grosso a cui si era abituata con una velocità impressionante. Lo guardò. ‘Speriamo basti!’ si disse, poi si diresse verso il bagno.

‘Vorrei potertelo leccare tutto” di nuovo firmato S.L.
Era già il terzo bigliettino sconcio che riceveva in due giorni, in quello precedente l’esplicita ammiratrice gli aveva scritto:
‘M’immagino di inginocchiarmi di fronte a te ad annusarti”
Sorrise un’ultima volta poi infilò il pezzo di carta nel cassetto della scrivania. Non che a Damian non facessero piacere queste lascive lusinghe, però era curioso di sapere chi fosse questa puttanella in ombra, che non aveva il coraggio di farsi viva. In fondo era controproducente per entrambi! Magari, se fosse stata di aspetto passabile, le avrebbe anche permesso di realizzare i suoi sogni: ‘una succhiacazzi in più può sempre far comodo’ si ritrovò a pensare il ragazzo, in maniera selvaggia e misogina quanto estremamente pragmatica, com’era suo solito.
Oh, beh! Pam lo stava aspettando, probabilmente tutta trepidante. Ormai la conosceva come le sue tasche. Era arrivato il momento di andarsi a prendere ciò che era suo di diritto.

Legò la bicicletta vicino al cancello della grande villa e suonò il campanello. Il cancello si aprì e lui s’incamminò su per il vialetto. Arrivato alla porta, una sorridente Pam lo accolse, invitandolo ad entrare. Sorrisi. Indossava solo un asciugamano legato su un lato che la copriva a malapena dal seno ai fianchi. I capelli, ancora un po’ umidi, erano tenuti su da una molla sulla nuca. Appena chiusa la porta gli gettò le braccia al collo e lo baciò. Lui la strinse e si riempì le mani del sedere sodo che faceva capolino da sotto l’asciugamano. Che buon profumo di pulito.
‘Ciao schiavetta” le sussurrò sorridendole. Lei ridacchiò deliziata.
‘Finalmente! Le signore non si fanno attendere, è da maleducati!’ lo ammonì mettendo su un finto broncio. Lui le sorrise un po’ spaccone.
‘Verissimo! Le schiave si, però!’ quasi le si piegarono le ginocchia per l’eccitazione. Si morse il labbro ridacchiando, poi cominciò a dargli teneri bacetti sul collo.
‘Sei tremendo, Damian” sorrise ma non le rispose.
‘Deduco che non ci sia nessuno” disse poi guardandosi intorno, un minimo sorpreso da quelle effusioni fatte lì, dove tutti potevano vederli.
‘Acuto come sempre il mio padroncino, eh?’ risero entrambi. Poi fu lui a baciarle il collo mentre con le dita cominciò a stuzzicarle l’ano.
‘Sei pronta per me?’
‘Hehe! Perché non controlli?’ il giovane notò che la punta delle dita scivolava dentro con estrema facilità.
‘Wow, sei anche già lubrificata!’ si complimentò.
‘Ovvio! Voglio che sia un piacere anche per me, padroncino!’ lui la guardò per un istante, poi le disse:
‘Quanto tempo abbiamo?’ lei sorrise:
‘Ho dato ad Esperanza delle cose da fare, dovrebbe metterci un po” un altro paio d’ore, direi, forse tre’ non sono riuscita a fare di meglio”
‘Beh, vorrà dire che dovrai lavorare più intensamente” replicò con l’aria da sbruffoncello e lei strizzò l’occhio.
‘Non chiedo di meglio” e lo baciò.
‘Andiamo di sopra.” replicò gongolante e cominciarono a salire eccitati, fermandosi sulle scale per qualche altro bacetto o palpeggiamento. Come entrarono in camera le mani di lui sciolsero il blando nodo dell’asciugamano che cadde lasciando la bella cheerleader dai capelli corvini completamente nuda. Le strinse i capezzoli, tirandola a sé e ripresero a baciarsi. Lei gli massaggiava il pacco e gli sbottonò i jeans.
‘Pam” lo guardò aspettando di sentire cosa volesse. L’altro le sorrise, poi le disse.
”va’ giù a quattro zampe” lei ammiccò birichina.
‘Ben volentieri, padroncino! hehe!’ la risatina di lui, mentre ubbidiva, tornò ad eccitarla. Damian non faceva che guardarla. Quant’era bella, cazzo. Ormai ci aveva fatto l’abitudine però non smetteva mai di ringraziare la sua buona stella che gliel’aveva fatta incontrare e l’aveva fatta invaghire di lui abbastanza da lasciarsi prima scopare e poi sottomettere. Quella perfezione fatta corpo era lì, a sua completa disposizione. Che pacchia, cazzo!
Si sfilò la felpa e la maglietta che portava, lasciandole cadere per terra. La sua bella gli sciolse le stringhe delle scarpe, per poi sfilargliele. Poi fu la volta dei calzini di spugna e infine gli tirò giù i pantaloni e i boxer. Erano nudi. Lui rimase in piedi davanti a lei che gli sorrideva furba ma in completa e devota adorazione, in quella posa degradante, da animale ammaestrato.
‘Mi piace vederti così Pam!’ le disse.
‘Beh, è la mia posizione preferita di fronte a te, padroncino! Hehe!’ gli rispose divertita, poi abbassò il viso fino a terra e cominciò a baciargli i piedi. Lui sorrise a quella che, ormai, era diventata una piacevolissima regola non scritta, ad ogni loro incontro.
‘Ho notato che hai smesso di lamentarti per l’odore” sogghignò mentre la lingua cominciava ad accarezzargli il dorso, gentile e delicata, come sempre.
‘Avevo scelta?’
‘Beh, direi di no’ ma non è questo il motivo, ho ragione? Ti piace leccarmeli quando sono sporchi, dì la verità!’ le rispose impudente e la sentì ridere.
‘Eccome se mi piace’ lecco il sudore del mio bel padroncino mentre annuso il suo’ odore’ mmmmm’ è una meraviglia!’ un altro sorriso compiaciuto del ragazzo che scosse la testa.
‘Sei senza speranza Pam!’ le disse divertito e lei rise ancora. Poi si chinò in avanti, rimanendo in piedi, andando a toccarle di nuovo il tanto agognato buco dei suoi desideri. Un buco che, a momenti, avrebbe accolto tutta la sua vigoria.

Pam spostò la lingua dal dorso del piede all’unghia ben curata dell’alluce mentre sentiva le dita del suo impaziente amante giocherellare con le sue parti intime. Gemette. Un dito le era entrato dentro’ o forse erano due, difficile dirlo.
‘Ti sei preparata proprio bene, vedo” commentò la sua voce immatura. Le dita le uscirono dal culo e ricevette una sonora pacca. Ridacchiando, annuì mentre continuava a leccare il suo piede caldo e sporco. Damian si accucciò e lei tirò su la testa trovandosi, sul viso, l’imponente membro a carezzarla, chiave di volta di ogni suo pensiero e implacabile carceriere della sua dolce, volontaria e, ormai, irreversibile schiavitù. Che buon odore di sporco! Lui le sorrise dall’alto, guardandola, mentre lei inspirava quasi febbricitante. Mosse il bacino avanti e indietro facendo ballonzolare il maestoso pezzo di carne e l’imponente scroto, colpendola ripetutamente sulle labbra, sul naso, sulle guance, sfrontato.
‘mmmm’ Damian” gli disse, mentre con la lingua cercava di assaggiare la sfuggente delizia che il suo padrone le penzolava di fronte. Che meraviglia guardarlo da laggiù, avrebbe voluto viverci in quella posizione.
‘Preferisci leccarmi i piedi o il cazzo Pam?’ le chiese d’un tratto, incuriosito. Lei non sapeva più dove annusarlo, la vicinanza di quelle due luride estremità odorose quasi la uccideva.
‘non lo so’ mmmmm’ te l’ho detto tante volte’ amo tutto il tuo corpo, padroncino! Non so proprio decidermi” mormorò lasciva ”come tu non mi dici mai se preferisci venirmi in bocca o in figa, sono mesi che te lo chiedo!’ aggiunse scherzosamente risentita mentre attaccava a leccargli le palle e il giovane rise.
‘hahaha! Hai ragione Pam!’ le carezzò la testa, poi continuò con uno strano tono, tra il sarcastico e il petulante ‘In fondo è inutile chiederselo, non trovi? Io continuerò a venirti dove voglio e tu continuerai a leccare tutto di me, dico bene?’ lei si fermò un attimo e sorrise alle sue audaci parole, alzando un sopracciglio:
‘Ogni volta che me lo permetterai, padroncino! Ricordati sempre che è un regale che tu fai a me!’ gli disse con l’espressione più sconcia del suo repertorio e lui annuì, ridacchiando soddisfatto mentre riprendeva a giocare con la sua parte posteriore per l’ennesima volta.
”dove sono gli attrezzi che hai usato?’ chiese ad un tratto. Lei aggrottò la fronte ma gli rispose.
‘In una scatola sul fondo dell’armadio, perché?’ con un altro sorriso si alzò e la lasciò lì, a bocca aperta, per andare a prenderli, privandola per un attimo del piacere che il suo corpo esile e maschio le dava. Quando tornò le si posizionò dietro.
‘Allarga le gambe” ubbidì e lui si sedette sul pavimento stendendo le sue in avanti, così da avere libero accesso al suo fondoschiena.
Che visione! L’aveva tutta per sé ma non avrebbe fatto le cose di fretta, ci si sarebbe divertito il più a lungo possibile.
Le mise una mano sulla parte alta della schiena e la spinse:
‘Giù!’ le disse e fece in modo che la faccia toccasse terra ma il sedere fosse in alto, a portata di mano. Poi piegò leggermente un ginocchio e le accostò il piede alle labbra.
‘Tieni! Divertiti, mentre io gioco!’ ridacchiò allegro. La sentì gemere e la lingua calda cominciò ad inumidirgli la pianta sinistra. Guardò nella scatola, tutto sorridente. Prese il plug di seconda misura e, senza troppe cerimonie, lo infilò dentro alla sua schiava che gemette di nuovo, stavolta più forte. Prese a muoverlo avanti e indietro, poi ruotandolo, inclinandolo. Il surrogato fallico entrava e usciva con grande facilità e il moretto apprezzava molto lo spettacolo. Era davvero un gran bel buco. Continuò per una decina di minuti, alternando i plug, ma prendendosi più tempo con il più grande, mentre si godeva la lingua di Pam che diligentemente gli lavava le piante. Dopo un po’ la ragazza cominciò a dare segni di irrequietezza, però:
‘Damian, ora basta’ mmm’. voglio te’ mmmm’. ti prego” gli disse con una vocetta implorante che decisamente non le si addiceva ma che eccitò il padrone in erba. Sorrise, forse era il caso di godersela ancora un po’:
‘Hai finito di leccarmi i piedi, Pam?’ era in crisi, pareva al limite della sopportazione:
‘mmmm’ siiii’.’ ma lui continuò impietoso.
‘Me li hai leccati per bene?’
‘Si!’ rispose impaziente ”ho leccato tutto’. tutto il tuo sudore, sono belli puliti’ mmmm’.’ non era strano che volesse essere scopata, era il tono completamente disperato che colpì il ragazzo. Non c’era traccia della sua aria furbastra da chi sa che, comunque, ha la situazione in mano, né di quell’ostentata sicurezza che la imponeva vincitrice in quasi ogni situazione. In quel momento era letteralmente una cagna in calore. Lui era sempre più eccitato e continuò, crudelmente, a torturarla. Ancora un attimo’ ancora un attimo.
‘Pam, mi stai implorando di sbattertelo dentro ed incularti?’
‘mmmm’. si ti prego’. ti prego’. guarda quanto sono stata brava’ te li ho lavati per bene i piedi, erano sporchi, sai’ anzi, disgustosi’ e ora sono’ mmm’ ti prego” gli disse dando qualche ultima leccata in qua e là, come a rifinire un lavoro ben riuscito prima di un’ispezione. Al ragazzo scappava da ridere a sentirla e continuò a stuzzicarla con il plug più grande.
‘Ti contraddici Pam! Stai discendo che leccarmi i piedi è un compito gravoso per te e che ora che l’hai svolto bene vuoi essere premiata?’ le chiese pomposo, pretenzioso e con una punta di crudeltà. Si stava divertendo troppo. Giocare con le parole era sempre stata una caratteristica centrale nel loro rapporto, solo che stavolta era solo lui a giocare, lei subiva le sue angherie verbali, umiliandosi ulteriormente ad ogni risposta sempre più piena di deferenza.
‘C’cosa? No! No! Non ho detto così. Lo sai che mi piace leccarteli, te l’ho appena detto” si affrettò a rispondergli lei, come a scusarsi, ma lui non resse più e rise a vederla in difficoltà: proprio Pamela Van Buren! La lingua d’argento che se la cavava sempre, ora alla sua mercé fisica e mentale.
‘Ti prego, Damian’ non ne posso più” gli disse infine stremata, con la vocina piccola piccola.
‘Va bene, va bene! Ho capito!’ acconsentì lui, trattandola con condiscendenza. Ritrasse le gambe e si alzò, poi si mise in ginocchio dietro a lei che lo aspettava a gambe aperte ed ano trepidante. Aveva il cazzo di marmo. Poggiò la cappella all’entrata.
‘Eccolo, Pam! Il tuo premio!’ e con un solo colpo la impalò.

Déjà vu! Pensò Pam. Le tornò in mente quel pomeriggio, mesi prima in cui un secchione ancora timido le aveva slargato la figa. Stavolta non fu differente, neanche la sua reazione. Le mancò il fiato, tanto era’. grosso. Nonostante tutta la sua preparazione fisica e mentale, il bastone del padrone le provocava un fastidio più che consistente. Non era proprio dolore quello che sentiva ma faticava a rilassare i muscoli e il respiro cominciò a spezzarlesi. Gemette.
‘Aaaahhhhh!!! Damiaaaannn!!!’
‘Mmmm’ lo senti?!’
‘Oooohhh!! Lo sento?!?! Eccome se lo sento è’.’ cominciò a muoversi dentro di lei ‘aaahhhhh’. aspetta, ti prego!!!!’ gridò la poveretta ”sei ancora troppo grosso per meeee’.’ ma lui non si fermò:
‘In effetti sei piuttosto stretta” la sua voce era allegra mentre, ancora lentamente, entrava e usciva da lei, il suo bel giocattolo vivente, il cui uso gli procurava così tanto piacere ”ti darò qualche minuto per farti abituare” il cuore le batteva più forte del normale mentre ascoltava le sue parole ”poi comincia il divertimento” concluse e, tutto d’un tratto lei s’impaurì.
‘Fa’ piano, però, ti prego, ho paura di sentire male” si raccomandò, accorata. Lui, con ostentata calma, sorrise prima di risponderle.
‘E dai, Pam! Lo sai anche tu che tra neanche due ore avrai una ragione in più per voler essere la mia schiava ubbidiente!’
Quelle parole, di nuovo arroganti e quel suo atteggiamento, il suo tono divertito e la sua voce, il fatto di non avere il controllo, la eccitarono e la tranquillizzarono allo stesso tempo. Che confusione che aveva in testa, accidenti! E’ vero che voleva essere la sua schiava e che, di sua spontanea volontà, aveva professato di ubbidirgli ciecamente, ma la maniaca del controllo che aveva dentro di sé era sempre pronta ad intervenire. In fondo era abituata a comandare tutti a bacchetta, maledizione! E allora perché sentiva di doversi lasciar andare, con lui? Completamente e senza remore. Il ragazzo aveva ragione, come sempre del resto, e lei lo sapeva, ogni fibra del suo corpo lo sapeva. Il suo padrone aveva la situazione in mano e, a parte un po’ di paura per qualcosa di mai provato prima, la cosa non le dispiaceva, era innegabile. Doveva rilassarsi e lasciare che si divertisse, rimirare il suo sorrisetto pago le avrebbe dato il piacere più grande. Così rientrò nel personaggio e, col suo dolce fare un po’ impertinente, voltò la testa indietro a guardarlo e gli disse:
‘Come se ce ne fosse bisogno, padroncino” lui le sorrise e le diede una spinta più forte.

Gemiti, gemiti, gemiti e ancora gemiti. Gemiti continui, confusi, deliziati, bramosi, lascivi. Solo gemiti. Era tutto ciò che si udiva in quella stanza mentre il pene del bel moro prendeva velocità e forza e conquistava quell’ultimo pertugio, territorio inesplorato, marchiandolo come suo. Dopo i primi minuti iniziali, non ci volle molto perché Pam iniziasse ad incitare il suo padroncino a continuare a scoparla, molto meno di due ore, comunque.
‘Ah, ah, ah, ah! Damian! E’ bellissimo, cazzo è bellissimo!!’ era un piacere nuovo ma mai si sarebbe aspettata di amarlo sino a tal punto. Ogni volta che il suo cazzo le entrava dentro la sua mente s’intorpidiva sempre di più:
‘Anche per me Pam! Mmmmm” le rispose palpeggiandole il culo che stava pompando ”tu sei bellissima’ e adesso sei davvero mia’ mmmm’ tutto il tuo corpo mi appartiene’ aaahhhh” Quelle sue parole, poi la colpivano dritta al cervello, privandola di ogni minima resistenza:
‘Oohh siii, Damian! Tua! Mi piace quando lo dici! Aaahhh!!’ il loro duetto cantilenò tra vampe di calore e brividi di sesso talmente vividi da essere quasi tangibili nell’aria.
I loro giovani corpi, ora ricoperti da un velo di caldo sudore, s’innestavano come fossero stati creati l’uno per l’altro, così umidi e fluidi. Perfetti.
‘Aaahhhh’. Sei un dio, Damian! Un dio’.. aaaahhhh’ sbattimi come una cagna’ aaaahhhh.’ ti prego, non smettere’ aaaaahhhh sei un diooooo!!!!’
Il giovane ridacchiò, tronfio ed appagato dalle incondizionate lusinghe di chi aveva spontaneamente dedicato sé stessa a servirlo. Non le rispose, però. Si piegò in avanti, accostandosi alla schiena di lei che, per tutta risposta, si schiacciò al pavimento, puntando il sedere sempre più in alto, contro il suo pube, perché, ad ogni affondo, la riempisse fino all’intestino, con quel palo d’acciaio che si ritrovava in mezzo alle gambe. Che posa sconcia ed arrendevole, ennesima eloquente prova dei loro ruoli e dell’insidioso potere che, Pam se ne rendeva conto, quel ragazzino aveva in camera da letto. La parte di lei che bramava controllo era completamente intorpidita dal piacere, ora, un piacere che, pian piano, voleva metterla a tacere per sempre.
‘Aaaahhhh’ Damian’ Aaaahhhh’ sto per’ aaaahhhh’ aaaaaaaahhhhhhhhh!!!!’ la mente della ragazza provò la consueta sensazione di beatitudine che il suo bel padrone le regalava così spesso, ma stavolta proveniva da una zona erogena differente, un mondo orgasmico tutto da scoprire.
‘Sei già venuta, Pam? Godi così tanto a prenderlo in culo? Sei più oscena di una troia da marciapiede, non hai resistito neanche dieci minuti! Haha! Sei senza ritegno! Hehe!’ le disse lui spintonandola sempre più forte e schiaffeggiandole le natiche mentre lei, con la lingua penzoloni e gli occhi fuori dalle orbite si godeva l’orgasmo e le umiliazioni verbali.
‘mmmm’. mi dispiace ma è questo l’effetto che mi fai, padroncino’ mmmm’. non posso’ aaaaahhh’. farci niente’ mmmm’ è più forte di meeee’.’ il ragazzo rise e rinnovò gli sforzi. Dopo qualche altro minuto si rese conto di essere arrivato al limite e, senza avvisarla, le venne dentro, esplodendo in un orgasmo mastodontico. Che libidine!

Dopo aver ripreso fiato, pian piano estrasse il pene venoso da quel buco slargato. Era rosso ed irritato e ci mise qualche secondo a richiudersi.
”grazie’ grazie’ grazie padrone’ grazie’ grazie” era l’unica cosa che continuava a ripetergli con quel tono dolce e trasognato e a lui scappò da ridere.
‘Hehehe!! Figurati, schiavetta’ per me è stato un” piccola pausa, poi l’enfasi ostentata nella sua voce concluse ”piacere” a Pam corse un brivido per tutta la schiena e il suo giovane amante sorrise. Cominciò a vedere il fiume di sborra che faceva capolino per uscire così, sogghignando, prese uno dei plug ancora nella scatola e la tappò, per conservare il suo seme caldo dentro di lei. Lei sussultò un attimo ma non si oppose.
‘Damian, cosa’?’
‘Voglio vedere se riesco a riempirti fino all’orlo, hehe!’ le disse mentre si sedeva all’indietro a gambe spalancate col ventre che si gonfiava come una zampogna per ossigenargli il cervello dopo tutto quell’esercizio fisico. La ragazza si voltò di 180 gradi, per guardarlo, sempre rimanendo a quattro zampe. Aveva una buffa espressione scocciata in volto.
‘mmmm’ è scomodo’.’ commentò. Lui sogghignò e, alzando un sopracciglio, ribatté:
‘Non ne dubito! Hehe!’ ignorando bellamente le sue proteste e, quasi contemporaneamente, le mise una mano sulla nuca e le spinse la faccia sul suo pacco. Adorava farselo leccare dopo aver sborrato e, tutto sommato, ormai la considerava cosa dovuta.
Con il cervello pieno del suo odore, adesso irrespirabile, Pam prese a leccare con la solita cura amorevole. Dio quanto la eccitava il suo padrone. Ogni cosa di lui era perfetta, niente stonava! D’un tratto le venne una fitta di gelosia a doverlo dividere con altre, nonostante fosse stata proprio lei a spingerlo in quella direzione.
‘mmmm’ Damian?’
‘Cosa?’
‘Sai, questa storia sta diventando pericolosa” gli disse. Lui aggrottò le ciglia sorpreso.
‘In che senso?’ Pam sorrise.
‘Nel senso che non so come tu ci riesca ma ogni volta che stiamo insieme mi fai venire sempre più voglia di servirti” la lingua era al lavoro sull’asta saporita ”di obbedire a tutti i tuoi ordini’ di accontentare ogni tuo capriccio” il giovane la guardava calmo e sorridente ”non riesco a negarti nulla, accidenti!’ finì la sua buffa perorazione col la lingua sul pube sudato. L’altro stette in silenzio, prima di risponderle. Lei alzò gli occhi a vedere che espressione avesse e trovò un ghigno compiaciuto ad attenderla.
‘E’ esattamente quello che mi aspetto da te Pam” le spiegò con estrema semplicità ”dopotutto sei stata tu a proclamarti mia schiava, no? Che razza di schiava saresti se non accontentassi ogni mio desiderio?’ era talmente lapalissiano da rendere tutto il gran discorso della ragazza ridicolo ‘E poi perché dovresti negarmi qualcosa, lo sai bene che tutto quello che ti faccio fare finisci per amarlo, no?!’ ragionò sulle sue parole, poi la senti sbuffare:
‘Oh, cavolo! Riesci sempre a dire la cosa giusta al momento giusto!’ il ragazzo rise:
‘Hahaha! Beh, non a caso sono il tuo padrone, no? So sempre cos’è meglio per te, perché ho capito come funziona la tua testolina, Pam” lei lo guardò accigliata, con la sua cappella ancora sporca, in bocca:
‘E cioè?’ gli chiese. Lui sorrise:
‘Ti eccita vedermi contento, ecco perché mi concedi tutto quello che voglio.’
Colpita e affondata. Lo guardò sorpresa e per un attimo smise di leccargli i genitali, I suoi occhi la passavano da parte a parte, leggendo ogni cosa di lei, sfasciando ogni maschera, buttando giù ogni muro d’inganno che era così brava a creare:
‘Come accidenti fai a dirl’?’ scrollò le spalle.
‘Una semplice deduzione. Ho cominciato a chiedermi perché una come te avrebbe mai dovuto stare con uno come me. All’inizio era curiosità per le mie dimensioni, ok! Poi, però, qualcosa è cambiato, dentro di te, dico bene?’ lei lo guardava rapita ‘Devi esserti accorta che, per qualche motivo, procurarmi piacere ne procurava a te. Dev’essere stato più o meno allora che hai cominciato con l’adulazione, col volermi trasformare in un padrone, col nuovo look, con l’umiliarti solo per il mio diletto, immaginavi che la cosa mi avrebbe divertito parecchio e, di conseguenza, ti avrebbe eccitato’ correggimi se sbaglio” lei abbassò lo sguardo e tornò a leccare con gusto il suo scettro.
‘No’ non sbagli” gli disse impressionata dal suo potere deduttivo.
‘E’ per questo motivo che hai bisogno di servirmi Pam e di compiacermi con tutta te stessa, la tua eccitazione sessuale dipende dal mio grado di appagamento.’ Lo guardò un po’ scocciata.
‘Senti un po’ secchione, stai usando paroloni un po’ troppo altisonanti per i miei gusti!’ lo apostrofò tornando ad usare il vecchio nomignolo. Lui rise.
‘Hahaha! Ok, te la faccio semplice!’ le disse ‘Non importa quanto siano luride o umilianti le cose che ti chiederò di fare, tu non solo le farai, ma ne proverai piacere solo perché mi divertono” buttò là con gran semplicità, poi proseguì ”e, in seguito, mi ringrazierai per averti forzato a farle, come hai appena fatto, o come hai fatto quando ti ho scopata per la prima volta, te lo ricordi?’ continuava a leccare in silenzio ‘Perché, per tua stessa ammissione, diventano cose di cui non puoi più fare a meno’ insomma, pensa alla storia dei piedi. Un anno fa te lo saresti mai sognata di leccare i piedi a qualcuno?’ mentre lavorava, ancora lo guardava di sottecchi, ascoltando il saccente giovanotto che le stava spiegando tutto lo spettro delle sue sensazioni, qualcosa che neanche lei aveva ben chiaro. Scosse il capo. Lui le sorrise, come a dire ‘devo aggiungere altro?’
Pam lo sbeffeggiò:
‘Sarà, ma secondo me ti sei un po’ montato la testa, secchione.’ stavolta fu Damian a sogghignare.
‘Dici? Proviamo! Sdraiati sulla schiena.’ lei non capì cosa volesse fare ma ubbidì. Lo vide alzarsi in ginocchioni, a cavallo della sua testa, mentre il suo scroto le strusciava sul naso. Lo vide avanzare di pochi centimetri, finché le ginocchia le toccarono le spalle. Dopodiché, allargandosi le natiche le si sedette sulla faccia.
‘Dammmmmm” fu tutto ciò che riuscì a dire, prima che l’ano del ragazzo andasse a baciare le sue labbra. Tentò di spingerlo via con le mani ma era, ovviamente, inutile.
‘Lecca” fu tutto ciò che le disse. Questa poi! Non gli sembrava di esagerare? Un conto era chiederle di fare una cosa, un conto era imporglielo così! Ma a chi la dava a bere? Se era stata lei ad inculcargli nel cervello il fatto di non dover chiedere mai niente a nessuno! Adesso si lamentava?
‘Avanti Pam, sono tutto sudato là in mezzo, voglio che tu me lo lavi per bene!’ continuò allegro. Cristo, l’odore era nauseabondo ed estremamente erotico, in più quella voce le mandava brividi in tutto il corpo, lo stronzetto perspicace aveva azzeccato tutto, davvero tutto, l’aveva letta come nessuno mai aveva fatto.
‘Perché vuoi farmelo ripetere?’ insistette con una punta di rimprovero ‘Ti ho detto di leccare, schiava.’ continuò sempre divertito e lei, come al solito, cedette.
‘Hehe! Brava, così!’ la incoraggiò ‘mmmm’ che bella sensazione, Pam’ è davvero uno spasso’ mi piace sentire la tua lingua là sotto, hehe! mmmmm”
Il corpo di lei reagì da solo a quei complimenti, anche se chiaramente pilotati: mentre la sua lingua cominciava a lavorare di brutto, i muscoli cominciarono a formicolarle. Il sapore era acido e, a differenza del resto del suo corpo, c’era una certa peluria che ricopriva la sua parte più intima e scabrosa. Ma era eccitata ed era sempre più maledettamente felice di leccare ogni goccia di quel sudore, di quello schifo mefitico e dette tutta sé stessa. Lo leccò con una fame atavica, come non ci fosse un domani, con un amore che sapeva più di venerazione che altro, come faceva con i suoi piedi, con le sue ascelle, con il suo cazzo, con le sue palle, con tutto il corpo perfetto di quel suo padroncino infantile.
D’un tratto lo sentì ridere.
‘Hehehehe!! Ti piace già così tanto, Pam? Deve avere proprio un buon sapore per come lo stai leccando! Hahahaha!’ la ragazza era in estasi, tra l’odore, le parole, quel tono umiliante e la sua risata. Non gli rispose, continuò a leccare, mugolando sempre più famelica, il culo che aveva sulla faccia e strinse le sue mani alle cosce di lui, perché non si alzasse da lì. Che la soffocasse, se la cosa lo divertiva!
Dopo un paio di minuti, però, sentì la pressione sul viso allentarsi e il ragazzo scivolò all’indietro, andando a sedersi dov’era prima di quel significativo esperimento. L’aria della stanza le sembrava fredda sulla faccia, doveva essere tutta sudata. Le sorrideva, lei era ancora sdraiata e lo vedeva capovolto. Lo vide prendere qualcosa dal pavimento vicino a lui, era un panno, con cui cominciò a detergerle il viso. Si rese conto che si trattava dei suoi boxer e la cosa le fece un immenso piacere.
‘Allora? Hai ancora dubbi?’ lei inghiottì e scosse la testa. Poi si tirò su e si mise in ginocchio. Erano uno di fronte all’altra adesso.
‘E’ dura ammetterlo?’ le chiese il bel moro notando la faccia un po’ tesa. Lei scosse la testa, in silenzio.
‘Allora che cos’hai?’ lo osservò. Osservò il ragazzo che un tempo era stato una persona diversa e che adesso la spaventava un po’. L’aveva battuta al suo stesso gioco, un gioco sottile e difficile, in cui si era sempre considerata la migliore. Aveva creato un mostro, doveva forse averne un minimo di paura? Si sentiva nuda di fronte a lui, non nell’ovvio senso letterale, ma senza protezione, senza alcuna difesa. Poteva fidarsi di lui, fino a questo punto? Che alternative aveva? Inghiottì.
‘Hai ragione Damian’ hai ragione su tutto” cominciò ”il che vuol dire’ che hai il controllo totale su di me” lo guardò con un’intensità mai vista, cercando di trasmettergli tutta quella marea di emozioni in subbuglio che la tormentavano. Damian decifrò la sua espressione come fosse un libro aperto e capì esattamente cosa le passasse per la testa. Le carezzò il viso dolcemente:
‘Pam, guardami’ pensi davvero che io voglia farti del male?’ si perse in quei profondi occhi blu, due sfere celesti sincere e accoglienti, che le davano la totale pace dei sensi. Il suo adorabile secchione era sempre lì, non l’avrebbe lasciata. Adesso era pronta per essere totalmente sua, corpo e anima. Si sciolse in un sorriso, lasciando finalmente dietro di sé ogni remora a farsi controllare tra quelle quattro mura. Una cosa era stata prometterlo, una cosa era stata capirlo veramente.
‘Spero bene di no, secchione!’ dopodiché gli saltò addosso, facendogli il solletico. I due si rotolarono per terra per qualche minuto, ridendo sguaiatamente come due bimbi chiassosi, finché Damian non ebbe la meglio e la fermò schiacciandola sotto lo scarso peso del suo corpo. Si guardarono intensamente per alcuni secondi. Il suo viso imberbe era così carino e dolce. Un ciuffo di capelli gli penzolava ribelle, incorniciandogli la fronte.
‘Padroncino?’
‘Che vuoi?’
‘Grazie per avermi fatto leccare il tuo bel culetto, è stato meraviglioso!’ Pam gli fece l’occhiolino e lui rise:
‘Hehehe! Ovvio, schiavetta, tutto ciò che lecchi è un regalo che ti faccio, giusto?’ le ripeté le sue stesse parole di poco prima.
‘Giusto’ le disse lei abbracciandolo e rotolandosi per andargli a finire sopra ‘A te è piaciuto?’
‘E’ stato molto divertente! Te l’ho detto, il pensiero di aver la tua lingua in mezzo alle chiappe è’ Hehe!’ lasciò la frase a metà e lei sorrise deliziata. Poi si morse il labbro, ammiccò nuovamente e alludendo al suo pene, ormai di nuovo eretto, disse:
‘Mi sa che sei pronto per il secondo round!’ Damian la guardò e scoppiarono entrambi a ridere, una risata allegra e scanzonata, del tutto consona alla loro giovane e spensierata età.

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