Skip to main content
Racconti di DominazioneRacconti Erotici EteroTrio

Secchione! Genesi di un padrone – parte 08

By 16 Maggio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Nella vita di ogni giovane studente americano arriva il momento in cui, per la prima volta, ormai ad un passo dal diventare ‘grandi’, si è costretti a mettere in gioco tutte le proprie abilità e conoscenze per avere la possibilità di sperare in un luminoso futuro. E così fu che quel fatidico giorno arrivò anche per l’ultimo anno del Raleigh High, il giorno dei temutissimi S.A.T., i test nazionali da cui dipende, in buona parte, l’accesso ai migliori college del paese.
Damian Flanagan camminava tranquillo in uno dei corridoi della scuola, osservando i ragazzi dell’ultimo anno in frenetica ansia, con i libri in mano e le cartellette con i quiz di prova a farsi insidiose domande a vicenda. Sulle loro facce tirate leggeva concentrazione, tensione, angoscia, in qualche caso disperazione.
La splendida fanciulla che gli trotterellava accanto non faceva differenza. Pam incedeva con il libro aperto e ogni quattro passi alzava gli occhi a ripetersi mentalmente le cose che aveva appena letto.
‘Stai tranquilla! Andrà bene!’ le disse per la milionesima volta il giovane dai capelli scuri. Lei si voltò con un sopracciglio alzato e con la voce bassa gli disse ‘Se finora non sono riuscita a rilassarmi’ con te in laboratorio’ dubito che le tue parole faranno il miracolo, padroncino!’ lui sorrise, pensando ai focosi ed intensi momenti che avevano trascorso insieme fino a qualche secondo prima.
‘Hey, bambola! Finalmente! Dov’eri?!’ Brent venne loro incontro. Era insieme ad Andy Thomas e Peter Willis, suoi amici e compagni di avventure.
‘Sono arrivata adesso” mentì lei, a fatica alzando gli occhi dal libro.
‘Brent vuoi convincerla a smettere di ripassare?! E’ perfettamente inutile a questo punto!’ disse Damian dopo aver salutato i tre ragazzi. Il re della scuola sorrise tronfio e meditabondo:
‘Vediamo se ci riesco!’ le prese dolcemente il mento e la baciò tenero sulle labbra. Un bacetto piuttosto casto, in effetti. Lei lo guardò impudente, chiuse il libro, lo porse a Damian, mise le braccia intorno al collo di Brent e gli disse:
‘Se vuoi fare una cosa, falla perbene, stallone!’ e gli infilò la lingua in bocca. Tutto contento, l’ottuso fidanzato la abbracciò sciorinando la sua virilità di maschio leader davanti ai suoi amici e pomiciarono per diversi secondi. Damian sorrideva, non poteva far altro.
Quando si staccarono lei esclamò: ‘mmmmm’. mi sento molto meglio, amore”
Brent la stava ancora abbracciando con l’espressione gongolante sul viso. Poi si girò verso il suo adorato pupillo facendogli un bonario occhiolino:
‘Prendi appunti novellino, è così che si fa!’ il giovane rise, insieme agli altri, un gesto che servì a smorzare un po’ la tensione.
‘Siete di sopra?’ chiese poi Pam.
‘Si!’ rispose Andy un po’ mogio ‘Anche questa, poi! Perché cazzo ci hanno dovuto dividere?’ aveva l’abitudine di lamentarsi di tutto ma a Damian non rimaneva antipatico.
‘Perché non entriamo tutti in una stanza Andy” gli rispose Pam con quel filo di accondiscendente pazienza che una tempo la vice preside, la signorina Devon, utilizzava con lei.
‘Ah” fu l’illuminate commento di Andy, liberato, finalmente, dal peso insostenibile di quel cruciale interrogativo ”giusto”
‘Ragazzi, mi sa che vi conviene sbrigarvi!’ Damian lo salvò dall’imbarazzo, i due piccioncini si dettero un ultimo bacio e si salutarono. Brent dette un’affettuosa pacca sulla spalla di Damian e s’incamminò con i suoi amici al secondo piano.

‘Ti ha dato fastidio quel bacio, padroncino?’ chiese Pam poco dopo, mentre raggiungevano l’aula dove il test si sarebbe tenuto. A lui scappò da ridere:
‘Fastidio? Hahaha! Direi di no, schiavetta. Considerando che ho diverse parti del corpo ancora belle umide della tua saliva’. no, direi che quel bacio è stato’ spassoso, hehe!!’ le rispose e lei sorrise tenera.
‘Beh, Brent è solo un umile mortale, poverino ho pensato fosse caritatevole concedergli l’immenso onore di assaggiare il sapore di un dio!’ scherzò e il bel moretto scosse la testa ‘E poi scusa, non puoi mica andare in giro con i piedi sporchi, no?’ aggiunse ‘Che direbbe la gente?’ con quel tono parodicamente materno e lui rise.
‘Hehehe! Eh, già, che schiava inutile saresti? A scuola parlerebbero tutti male di te! Hehe!’ lei stette al gioco.
‘Appunto! Così unisco l’utile al dilettevole’ mmmm’ che buoni!’ mugolò leccandosi le labbra, poi come una bimba contenta gli disse:
‘Hai visto che ormai riesco ad infilarmi tutte e cinque le dita in bocca? Dimmi che sono brava!!!’ ridacchiò petulante e deliziata mentre camminavano a braccetto. Com’era buffa, riusciva sempre a farlo ridere e Damian adorava stare con lei.
‘Se Brent sapesse le porcate che ti faccio fare un giorno si e l’altro pure, dubito fortemente che avvicinerebbe la sua bocca alla tua.’ le disse divertito. Lei esito un istante, poi colse la palla al balzo per togliersi una domanda che le girava in testa da un po’.
‘E’ per questo che non mi baci più?’ Damian fu colpito dalla sua perspicacia.
‘Te ne sei accorta, eh?’ le sorrise, un minimo colpevole.
‘Non era difficile da notare” gli disse, poi aggiunse impertinente ”anche per una schiava stupida come me! Hehe!!’ il giovane alzò gli occhi al cielo. Era una cosa che faceva spesso, giocare a fare l’ochetta, cosa che non poteva essere più falsa, ma aveva smesso di contraddirla, si limitava a fare una faccia un po’ esasperata.
‘Allora? Non credere di cavartela con un’occhiata, padroncino! Me la dai una spiegazione o no?’ gli chiese poi con la solita vocetta dolce e infantile di fronte alla quale, lo sapeva, Damian non poteva rimanere serio. La guardò e decise che era in grado di assorbire il colpo.
‘Beh, mi dispiace Pam ma proprio non ce la faccio a baciare una che m’infila quotidianamente la lingua in mezzo alle chiappe!’ lei lo guardò un minimo risentita:
‘Hey! Sei stato tu a volerlo!’ lui sorrise.
‘Era solo un esperimento per provare una teoria” buttò lì con una finta innocenza.
‘Già, ma lo sapevi che avrei finito col volerlo fare sempre!!’ protestò.
‘Hehehe! Beh, non avevo la certezza matematica, però” finì la frase ridacchiando.
‘Uffa, sei cattivo!’ gli disse in maniera ostentatamente infantile. Damian scrollò le spalle:
‘Beh, se vuoi possiamo smetterla con tutti questi giochetti e fare sesso tradizionale” le disse e lei lo guardò di sottecchi con un sopracciglio alzato ”sai, alla missionaria, magari una volta alla settimaaaahahahhaaha’ piantalaaa!!’ si scostò mentre lei aveva cominciato a fargli il solletico sul fianco.
‘Molto spiritoso, padroncino!’ continuò finché lui non le bloccò le mani, tra le risate. Il loro atteggiamento stonava decisamente in quel corridoio che per tutti gli altri somigliava ad un patibolo ‘Non dirlo neanche per scherzo! Lo sai che leccarti dappertutto è una delle cose che mi piace di più, no?!’ sussurrò lei.
‘Hehehe! E allora non lamentarti se non ti bacio più Pam, non puoi avere tutto!’ le disse ‘Fatti baciare da Brent, mi pare che gradisca molto! Hehe!’
‘Ooohhh, lo farò di sicuro, tranquillo! E faro in modo che la mia bocca sia sempre più’ impregnata di te, padroncino!’ cinguettò lei ridacchiando.

Arrivati davanti all’aula, però, la tensione si fece sentire di nuovo.
‘Ci siamo” disse Damian e lei tirò un gran respiro, ansiosa. Il ragazzo la prese per le spalle e la guardò fissa negli occhi:
‘Hey! Questa è una bella cosa Pam! Pensa che figata sarà andare al college l’anno prossimo!’ le disse incoraggiante ‘Tutto quello che devi fare è dare il meglio di te in quell’aula e andrà benissimo!’ i suoi occhi cobalto erano meravigliosi ‘Sei pronta! Tutte le prove cha abbiamo fatto le hai passate senza problemi! Sarà una passeggiata!’ la rassicurò. Era veramente tenero e completamente sincero. Quel suo visetto puerile era un sogno, avrebbe ucciso per lui. Lui che voleva, per il suo bene, che tutto andasse per il verso giusto e la cosa era sempre più dolorosa. Lei sorrise ed assunse un’espressione impertinente.
‘Ok, ok, ho capito’ certo, però, che se avessi un piccolo incentivo” la ascoltava divertito ”potrei concentrarmi su quello e preoccuparmi di meno” che bella che era la sua piccola Pam.
‘mmmm’ vediamo un po”’ pensò Damian ”oggi pomeriggio ho molto da studiare, però potrei passare da te e tu potresti” controllando che nessuno badasse a loro le si avvicinò all’orecchio e le sussurrò qualcosa di inaudibile. Lei mise su l’espressione della festa:
‘Davvero?! Per quanto tempo?!’ chiese tutta contenta.
‘Beh, se vuoi puoi leccarlo anche per tutto il pomeriggio, basta che mi lasci studiare” lei ridacchiò come una bambina, battendo le mani, deliziata ‘Tranquillo, non ti accorgerai neanche di me!! Hehehe!!!’ poi aggiunse maliziosa ‘Hey, oggi è giovedì, se non sbaglio hai ginnastica alle ultime due ore, giusto?’ annuì, sapendo già dove voleva andare a parare.
‘Niente doccia, ci siamo capiti?!’
‘Hehehe!! Agli ordini!’ scherzò facendole il saluto militare. Lei gli dette un colpetto sulla fronte e lui aggiunse, alzando le mani innocente ‘Non lo farei mai! Sarebbe davvero crudele da parte mia, hehe!!’

‘Ok! Tutti dentro, forza!’ la professoressa Black chiamò sulla soglia della porta. Damian la guardò di nuovo con intensità e le disse:
‘In bocca al lupo! Fagli vedere chi sei!’ le fece l’occhiolino, affettuoso. Lei forzò un sorriso e si mise in fila per entrare.

Sapeva le risposte. Ne sapeva davvero tante. Erano trascorsi circa dieci minuti dall’inizio del test e sentiva il rumore di biro e lapis forsennati che scorrevano su quei fogli dall’aria così ufficiale e seriosa. Tutti scribacchiavano tranne lei. Non aveva risposto neanche alla prima domanda. Continuava a ripensare alle parole di Damian, parole che avevano smosso sentimenti e l’avevano costretta a scoperchiare il suo personale vaso di Pandora.
”andrà tutto bene’ l’anno prossimo al college’ fai del tuo meglio” il futuro incombeva, un futuro di cambiamento e di novità che la terrorizzava. Perché non poteva rimanere tutto com’era?
In quel caos emotivo chiuse gli occhi e tentò in qualche modo di calmarsi un attimo.
Piano piano, un barlume le si accese in testa e l’idea prendeva forma, un’idea geniale e un po’ folle che, sperava, l’avrebbe fatta stare in pace con sé stessa e col mondo.
Aprì gli occhi, sicura come non lo era mai stata. Prese in mano la penna e cominciò a rispondere alle domande.

Danny Altman era sgattaiolato via dal campo di allenamento maschile dieci minuti prima della fine dell’ora, dando appuntamento ai suoi amici, per pranzo, in mensa. Il sole splendeva fiero e le giornate cominciavano ad essere piuttosto calde. Si passò una mano tra i rossi capelli umidi mentre camminava lungo il muretto che costeggiava la scuola. A cento metri da lui le ragazze del terzo anno stavano concludendo la lezione con una partitella a pallavolo. Gli occhi scorsero le forme di colei con cui, da qualche settimana ormai, aveva instaurato una relazione un po’ sui generis: i capelli castani legati in una coda alta, il seno non troppo abbondante e un bel sederino invitante. Susan’ ‘Susy’ per tutti. Solo Damian, chissà perché, continuava ad usare il suo nome per intero. Sorrise pensando a lui. Il migliore amico che si potesse chiedere, quello che gli aveva regalato la più grande fonte di piacere che avesse mai posseduto: lei.
‘Lockhart! C’è il tuo marmocchio!’ una delle sue compagne l’aveva notato. Susy si voltò e gli sorrise. Si fece sostituire in campo e la stessa, simpatica biondina che della lieta novella del suo arrivo si era fatta graziosa ed affabile latrice, proseguì acida:
‘Vai a farti una pomiciata prima di pranzo?!’ Susy la ignorò, era timida e non reagiva alle provocazioni, in special modo lanciate da chi, probabilmente, era solo gelosa marcia. Si diresse semplicemente verso di lui.
‘Una pomiciata” pensò Danny decisamente divertito. Poi concesse ‘beh, in fondo la bocca la usa” mentre Susy lo raggiungeva e lo baciava sulle labbra.
‘Ciao! Mi sei mancato troppo!’ gli disse tutta sorridente. Erano quasi tre giorni che non si
vedevano. Anche lui sorrise.
‘Lo so! Scusa, ma ho avuto veramente troppo da fare! Anche tu mi sei mancata, comunque!’ poi aggiunse ammiccando ‘Ho le palle che mi esplodono!’ con l’espressione da furbetto, polverizzando quel velo, anche solo apparente, di romanticismo che le sue parole da fanciulla avrebbero potuto trasmettere ad un orecchio esterno ‘Dai, andiamo!’ la prese per mano e lei sorrideva mordendosi l’unghia del pollice.
Si diressero sul retro dell’istituto, avevano scovato una specie di risega nel muro che li nascondeva da occhi indiscreti. Danny era piuttosto sicuro che, a quell’ora, non ci avrebbero trovato altre coppiette e così fu. Sui loro visi c’era la contentezza giovanile di chi si appresta a fare qualcosa di assolutamente proibito e, al contempo, dannatamente piacevole. Lui si appoggiò al muretto e lei cominciò a baciarlo. Si scambiarono saliva per qualche secondo poi, impaziente, le disse:
‘Dai, abbiamo poco tempo!’ e con le mani sulle sue spalle la spinse giù in ginocchio. Lei sorrise, un po’ imbarazzata:
‘Scusa’ hai ragione” mise le mani sull’elastico dei morbidi pantaloncini da ginnastica e li tirò giù insieme ai boxer liberando il suo tesoro più prezioso, la ragione di ogni sua gioia, l’oggetto di tutti i suoi desideri.
L’odore le era ormai familiare, ma non per questo non l’asfissiava ogni volta che a quel bellissimo uccello dalla rossa criniera ci avvicinava il viso. Il ragazzo, aveva scoperto, non era esattamente un fanatico dell’acqua e sapone, un paio di docce a settimana era il massimo a cui si arrivava e Susy si era resa conto che l’odore che aveva sperimentato il primo giorno, a casa di Damian, non era poi così forte per gli standard di Danny. Era una sensazione assurda, quella puzza le chiudeva quasi la gola eppure non riusciva a fare a meno di succhiarglielo, volta dopo volta, sbavando, godendo come una porca e continuando a volerne sempre di più. A lui non aveva detto niente riguardo all’igiene: in primis perché non voleva rovinare quello che c’era e poi perché si era accorta che il suo principe azzurro sembrava provare un sadico piacere in tutto questo. Il viso le venne premuto contro il pene dalla pelle chiarissima, bagnaticcia e un po’ disgustosa, strusciandolo ben bene sulla sua. Lei non oppose la minima resistenza.

‘Brava, così! Sporcati tutta la faccia, mi piace guardarti quando lo fai! Hehe!!’ le disse divertito. In effetti, vedere quel suo visetto delicato contaminarsi del suo sudore maschio era una botta di estasi assurda. Più era sporco e più gli piaceva farglielo fare, era una gran figata, gli dava l’ebbrezza di un potere mai provato.
Dopo qualche minuto la indirizzò sulle palle e si prese in mano l’asta, barzotta, cominciando una lentissima masturbazione, tirando indietro il prepuzio, godendosi la scena. D’un tratto la ragazza alzò lo sguardo e smise di strofinarsi. Nei suoi occhi leggeva qualcosa di simile alla nausea.
‘Che c’è?’ le chiese. Lei guardava il suo pene.
‘Che roba è quella?’ gli chiese arricciando il nasino alla francese.
‘Cosa?’ continuò a chiedere lui.
‘Quella roba bianchiccia, lì intorno al tuo” disse lei, come fosse ovvio a cosa si stesse riferendo. Il suo tono infastidì leggermente Danny che però si rese conto dello smegma che aveva sulla cappella.
‘Puzza da morire!’ continuò lei, quasi preoccupata.
Il ragazzo sorrise prima di risponderle.
‘Quella?’ scrollò le spalle ‘Non so nemmeno se ce l’ha un nome!’ le disse sinceramente ‘Mi diventa così quando non mi lavo per qualche giorno” le spiegò ”dev’essere’ boh’ forse tutto lo schifo che si forma quando piscio o qualche stronzata simile!’ concluse con sapienza quasi cattedratica.
‘Ma non’ l’avevo mai” balbettò Susy e lui approntò l’ovvia spiegazione:
‘Beh, normalmente me lo succhi un paio di volte al giorno, non mi dai il tempo di ridurmi in questo stato, hehe!’ lei continuava a guardarlo con la bocca bieca.
‘Che schifo!’ mormorò poi. Danny ridacchiò a quell’espressione nauseata e rincarò la dose.
‘Hehe! Si, hai ragione! In effetti fa un po’ schifo anche a me, perché non te la lecchi?!’ lo guardò afflitta e imbarazzata.
‘No’ ti prego non ce la faccio’ è disgustoso’ puzza troppo e poi sembra pastosa e’ molliccia e’ rivoltante” lui si stupì della resistenza, non era mai successo nelle tre settimane precedenti, da quel piacevole pomeriggio domenicale a casa Flanagan. Susy gli aveva chiesto di essere indottrinata nella sottile arte della sottomissione e Danny aveva fatto lavorare la fantasia, impiegando molto poco a scoprire, con soddisfazione, che farsi servire da una succhiacazzo era molto più divertente ed infinitamente più appagante di farsi ben volere da una ragazza. La cosa era funzionava a meraviglia, fino ad allora. Adesso c’era questo piccolo intoppo. Considerò per un paio di secondi se fosse il caso di lasciar perdere ma, francamente, la sua libido era alle stelle: per tutti quei mesi prima d’incontrarla aveva dovuto accontentarsi delle seghe, ora che aveva provato questa puttanella non esisteva di tornarci! Gli avrebbe svuotato le palle, che le andasse o no!
‘E dai, che storie sono, succhiacazzo? Sei la mia fogna o no?’ le disse sfacciatamente volgare ‘Il mio cazzo è di fronte a te e io t’ho detto di leccarlo, perché non lo stai facendo?!’ Quanto gli piaceva trattarla così, come una puttana e la cosa pazzesca era che era proprio lei a volerlo. Si morse il labbro alle sue parole, era chiaro che aveva gradito le offese, però continuava a protestare, sempre più disperata:
‘Danny, ti prego, non farmelo fare” lo supplicò ”è troppo” Tutte queste storie innervosirono il rosso che, spazientito disse:
‘Susy se nei prossimi due secondi non cominci a ciucciarmi la cappella e a ingoiarti quella roba, il mio cazzo non lo vedi più.’ L’agghiacciante ultimatum fece tremare la giovane che tentò un ultimo tuffo:
‘Danny, faccio qualunque altra cosa”
‘Uno” continuò inflessibile e lei respirava con affanno, nel panico. Pensare di perderlo? Neanche a parlarne!
‘Du” prima che riuscisse a finire la parola le sue bellissime labbra fresche si schiusero ed accolsero l’immonda sozzura che ricopriva il pezzo di carne con cui la controllava come una marionetta. Ridacchiò alla sua espressione che la diceva molto lunga sul sapore che quella merda dovesse avere.
‘Hehehe!! Lo sapevo che l’avresti fatto! Hehehe!’ la accarezzò con quel tono denigrante ‘E’ la cosa che ami di più, no? Succhiarmi il cazzo?’ la giovane alzò gli occhi, ad incontrare i suoi e, nonostante l’espressione, annuì mugolando.
‘Ed è tua la responsabilità di tenermelo pulito, no? Non è a questo che serve una succhiacazzo?’ le sue parole la scioglievano lentamente, facendo inevitabilmente breccia e mentre la sua lingua lo massaggiava carezzevole, lei annuiva sempre più arrendevole.
‘Quindi sei contenta di ciucciarti quello schifo, vero?’ ci sapeva fare, non lo si poteva negare! La ragazza annuì nuovamente. Il suo sguardo era tornato ad essere quello solito: perso nell’estasi del piacere. Danny ridacchio di nuovo prima di sfilargli la cappella dalla bocca, ora lucida e rossa.
‘Mmmm’ che brava, che sei stata!’ si complimentò. Aveva il cazzo duro, adesso e con la punta gli carezzava le guance, poi il naso, poi le labbra, mentre lei cercava, inutilmente di imboccarlo di nuovo.
‘Dimmi cosa vuoi” le disse e Susy come sempre lo divertì, umiliandosi ulteriormente.
‘mmm’ voglio sentire il tuo cazzo fino in gola’ voglio che mi scopi la faccia come fai di solito’ fino a soffocarmi” gli disse con la lingua fuori e la bocca aperta. Lui non esitò. Glielo seppellì in gola schiacciandole la faccia sul pube, per poi cominciare a scoparla con movimenti brevi e corti, in modo che ad ogni pompata uscissero solo un paio di centimetri di carne.
‘Ora ti riconosco, succhiacazzo, è così che ti voglio! hehe!!!’ l’adulò concitato e la risposta furono degli umidi rumori animaleschi. Lui sorrise e si morse il labbro. Chissà se avrebbe finito prima di Damian?

A Damian non sarebbe mai venuto in mente che quell’espressione facciale potesse avere un nome. In nessuna lingua. Invece aveva scoperto solo di recente che i giapponesi la chiamano ‘ahegao’ ossia qualcosa come ‘rincretinita dal piacere di essere scopata’. La traduzione non rendeva bene ma Sally, il più buffo dei suoi giocattoli, ne era la perfetta incarnazione. Da quando si era fatta sverginare, la suorina smessa era diventata completamente assuefatta al sesso. Una drogata che lo supplicava, lo implorava di scoparla per avere la sua dose e tutte le volte che la accontentava il cervello le andava in tilt provocandole, appunto, una (per lui) spassosissima ‘ahegao’, raggiungendo il nirvana, la pace dei sensi e compagnia bella.
Come oggi. Dopo averla fatta lavorare di bocca per un paio di minuti, giusto per eccitarsi, l’aveva sbattuta sulla pila di materassini, nel solito, squallidissimo stanzino dietro la palestra e, a gambe aperte, aveva cominciato a fottersela. Tempo pochi minuti e la trasformazione era già in atto: il suo sguardo pian piano perso nel vuoto, l’aria da ebete e i gemiti ferini che non avevano alcun senso, emessi con una specie di risolino folle, erano emersi, attesi dal giovane che si divertiva a vederla in quello stato oggettivamente pietoso.
La sua figa stretta era uno sborratoio davvero comodo e piacevole. Certo, la troietta non era neanche paragonabile a Pam e aveva molto da imparare per servirlo come si deve, inoltre le mancava l’intraprendenza di Amanda. Però Damian doveva ammettere che era una studentessa estremamente volenterosa e pendeva dalle labbra del suo giovane e premuroso docente che, con paroline dolci e movenze seducenti, l’aveva accompagnata su quel sordido percorso accademico: da verginella pudica a sgualdrinella ninfomane nel giro di (relativamente) poco tempo.
Il cazzo entrava e usciva con lena: lungo, grosso, duro e fiero. Damian non aveva troppo tempo da perdere, Danny e gli altri lo aspettavano per pranzo, così aumentò le spinte, causandole la perdita temporanea della ragione. Non le risparmiava nulla, glielo sbatteva dentro sino all’ultimo imponente centimetro, indomito e padrone, godendo della scivolosa frizione che la sua carne calda gli procurava.
‘Dam’. aaahhh’ Dammmiaaaaahhhnnnn” era l’unica parola che le usciva in quell’ubriachezza lasciva in cui si cullava la ragazza. Lui le stringeva le tette, rotonde maniglie, così morbide e sode. Non era lontano dall’orgasmo ma lei lo raggiunse per prima, come spesso succedeva e lo fece tra i mugolati isterici che tanto le erano cari, rivoltando indietro gli occhi, neanche fosse posseduta.
Continuò a sbattersela con un sorrisetto stampato sul suo bel viso aggraziato e non tardò a spararle dentro la sua crema calda liberando un godereccio ‘Aaaaaahhhhhh!!!’.
Anche Sally, come Amanda, era diligentemente sotto pillola: una delle prime cose che Pam gli aveva insegnato era che scopare col preservativo limitava il piacere, quindi’
Ansimando, pago, estrasse il cazzo da lei e, com’era sua abitudine, le si avvicinò alla faccia dove un bel buco umido e ospitale lo aspettava aperto e pronto ad accogliere il suo uccello sporco. A questo punto era un automatismo per le sue insaziabili troiette: se c’era una cosa che odiava era impiastricciarsi le mani di sborra, specialmente quand’erano a scuola, e non aveva la minima voglia di sentirsi sporco ed appiccicoso nelle mutande per tutta la mattina. Che fossero loro a ripulirglielo ben bene, dalla cappella alla base, dalle palle al pube, con quelle dolci boccucce asservite e più che felici di gustare ed ingoiare il suo vigore.
Le carezzò la testa:
‘Aaahhh, quanto mi piace il tuo corpo” le disse palpandole un seno. Lei sorrise col suo cazzo in bocca, poi gli disse:
‘Damian, sabato dobbiamo proprio andare al cinema tutti e tre insieme?’ lui fece un’espressione un po’ esasperata.
‘Sally, non è un segreto che esco anche con Amanda, no?’ attaccò un discorso che avevano già affrontato ‘E voglio che voi due cominciate ad andare d’accordo!’ lei fece il broncio, ma continuò a succhiare.
‘E’ che io ti vorrei tutto per me” gli disse poi leccandogli la cappella, cercando di fare la dolce. Povera ingenua, come se qualcosa del genere potesse aver effetto sulla sua coscienza. Scrollò le spalle incurante:
‘Lo stesso dice Amanda, ma siete state voi a voler cominciare tutta questa storia” le ricordò ”io vi avevo avvertito” sospirò la giovane e continuò a leccare.
‘Lo so, lo so” il ragazzo attese qualche secondo, poi le dette la stoccata.
‘Se non vuoi venire, vado con Amanda” tagliò corto.
‘No, no! Certo che vengo!’ gli disse subito ‘Non ti ci lascio nelle mani di quell’arp” si interruppe perché lui la guardò male. Sapeva che non gradiva che litigassero ”vengo di sicuro” concluse infilandosi l’asta moscia fino in gola, affondando il muso nel pube e sforzandosi persino di tirar fuori la lingua per leccargli le palle. Rise.
‘Hahaha! Ottimo! Vedrai che ci divertiamo!’ le disse, poi guardò l’orologio e senza neanche badare a lei scostò il bacino:
‘Devo andare!’ privandola del suo succhiotto preferito. Si tirò su i pantaloncini da ginnastica lasciandola a leccarsi le labbra con le gambe spalancate e abbandonate, a corpo morto.
Si voltò per andarsene, ma poi le disse:
‘Ti conviene sbrigarti, la pausa è quasi finita” con un ghigno divertito aggiunse: ”e il tuo pranzo sta colando fino in terra Sally!’ la ragazza si portò una mano alla figa e fermò la fuoriuscita del suo sperma, mordendosi il labbro. Poi si tirò su a sedere e usando le dita come un cucchiaino se le infilò in profondità per raccogliere il seme e leccarlo. Damian rise piano. Non aveva voglia di guardarla finché non si sarebbe accucciata a leccare anche le gocce che erano cadute sul pavimento: era roba già vista e, francamente, aveva di meglio da fare. Aprì la porta e le ridacchiò un allegro:
‘A più tardi”

‘Finalmente!’ Danny e Susy furono accolti da Brent Miller e gli altri. Lui salutò, ormai completamente a suo agio nel gruppo e si sedette accanto a Damian, mentre lei si sistemò di fronte a Pam, per poter chiacchierare.
‘Hai fatto prima tu!’ sussurrò Danny al suo amico fraterno rendendo partecipi anche Toby, Dick ed Alec, incoraggiato dalle loro risatine. Damian, per tutta risposta, gli mise una mano sulla spalla e, in maniera compagnona, gli disse:
‘Te la godi, eh?!’ in modo che Susy non sentisse. Danny sorrise.
‘Eccome, cazzo! E ho appena cominciato! Hehe!’
‘Che avete da sghignazzare?’ disse Pam provocatoria mentre li guardava, insieme a Susy. I cinque ragazzini misero su un’espressione da angioletti. Damian in particolare aveva un’adorabile faccia da schiaffi e, con un sorrisetto fintamente innocente, disse:
‘Niente Pam!’ e le ragazze risero.

L’hamburger era troppo cotto, le patatine insipide e la compagnia lasciava ancor più a desiderare. I pranzi a mensa di Bobby Harris si erano ormai ridotti a questo: seduto ad un tavolo insieme ad altri quattro o cinque reietti, chi più grande chi più piccolo di lui, ma tutti con lo stesso sguardo negli occhi, uno sguardo che parlava di sofferenza per l’essere stati ostracizzati, costretti ai margini della società scolastica del Raleigh High. Non era questione di casta. C’erano i tavoli degli atleti, quelli dei secchioni, quelli dei nerd fissati con i videogiochi, quelli dei figli di papà. Ovunque le risate e le chiacchiere arrivavano copiose da ragazzi che godevano della compagnia reciproca. Dov’era seduto lui, la conversazione più eccitante che si poteva arrivare ad avere era roba tipo:
‘Mi passi la brocca dell’acqua?’ a cui in genere non si rispondeva.
Nessuno li voleva tra i piedi. Anzi peggio: nessuno voleva avere a che fare con loro che, chi per un motivo, chi per un altro, avevano toccato il fondo.
Al centro del salone sedevano i reali e la nobiltà: Miller & company, i vari vassalli, valvassini e valvassori del caso che costituivano il suo piccolo esercito personale. Pam, luminoso raggio di sole che, nonostante tutto, Bobby non poteva non trovare splendida, era seduta accanto al re. Incredibile pensare che sei mesi prima aveva avuto il permesso di toccarla, di baciarla, di scoparla.
Naturalmente, Flanagan e la sua nuova ‘ciurma’, erano parte prestigiosa ed osannata della corte, tutti lì a divertirsi e gozzovigliare.
Già’ era così che avrebbe voluto descriverli, per il vecchio astio e la stizza che aveva nei loro confronti. Ma persino un coglione come Bobby Harris si rendeva conto che non era così. Damian non comandava quei ragazzi, non c’erano capitani o ordini impartiti. Quello che vedeva ridere e scherzare in maniera così spensierata a dieci metri da lui, era un semplice gruppo di amici. Un gruppo di cui avrebbe voluto far parte con tutto sé stesso e dal quale, invece, era bellamente ignorato.

Era stata una giornata davvero dura per Pam. Quasi quattro ore di test le avevano prosciugato le energie e l’unica cosa che l’aveva mandata avanti erano state le allettanti paroline sussurrategli da Damian poco prima di entrare. Adesso si stava gustando la sua meritata ricompensa, un piccolo pezzo del suo personale paradiso che il suo bel padroncino le aveva promesso e che adesso le stava generosamente donando.
La sua lingua pettinava la rada peluria scura, ingozzandosi di sapore, carezzando il suo ano, affamata, con passionale amore, profonda devozione ed ostentata venerazione. Damian le sedeva sulla faccia in silenzio mentre studiava.
‘Che buffo!’ pensò la ragazza ‘lui sgobba e io mi diverto!’
L’odore era asfissiante al punto giusto, le stava violentando il cervello, selvaggio, brutale e rivoltante. Il sapore la mandava fuori di testa, come al solito. Che meraviglia, che meraviglia, che meraviglia!
Certo, Pam si sentiva un minimo in colpa per quello che aveva fatto e si era domandata come il suo padroncino avrebbe reagito se gli avesse raccontato la verità’ ma non era quello il momento di pensarci. Aveva qualche altra ora per godere della sua compagnia e l’avrebbe fatto appieno.
Di tanto in tanto il ragazzo oscillava il bacino avanti e indietro facendo scivolare le natiche sudate sulla sua pelle, sul suo naso, sulla sua lingua, senza dire una parola. Leccare quello schifo perfetto era una fonte di piacere inesauribile per Pam, la maestra di vita che lo aveva cambiato, ottenendo impagabili benefici nel processo ed accendendo desideri e piaceri completamente inespressi e sopiti prima di incontrarlo. Tutto quel sapore maschio, tutto quel sudore saporito, tutto quell’odore afrodisiaco’ era tutto per lei. Tutto!
Ad un certo punto, sentì la pressione alleggerirsi. Il bel padrone scivolò all’indietro e le si sedette sul seno. La osservava dall’alto col suo sorrisetto. Dio quant’era bello! Nonostante il tempo passasse non riusciva a smettere di notarlo ogni volta che posava gli occhi su di lui.
‘Non ne hai ancora avuto abbastanza?’ la ragazza si assaggiò le labbra luride, tutta contenta.
‘Neanche per sogno, voglio leccarlo ancora un po’!! Hehe!’ Damian sorrise. La guardò per qualche istante, senza dire niente.
‘Non dirmi che hai già finito di studiare?!’ chiese Pam quasi preoccupata.
‘No, no, tranquilla, ne ho ancora per un bel po’!’ la rassicurò.
‘Allora cos’hai?’ proseguì aggrottando le ciglia, visto che non smetteva di guardarla con un’espressione strana:
‘Lo sai? Mi hai sorpreso” disse.
‘Perché?’ chiese curiosa.
‘La storia dei baci! L’hai presa piuttosto bene, credevo che mi avresti tenuto il muso per giorni” le disse tirandosi indietro i ciuffi più lunghi, davanti agli occhi. Lei gli sorrise.
‘Beh, volevo, lì per lì” attaccò ”ma poi mi sono ricordata qual’è il mio posto, padroncino, hehe!’ ammiccò ‘Insomma, è naturale che ti faccia schifo baciarmi’ la mia bocca è quella di un’umile schiava, giusto? Non è assolutamente degna di baciare le labbra perfette di un dio, non trovi?’ gli disse con quel tono eroicomico che ogni tanto usava per smorzare l’incontrovertibile veridicità di certe frasi. Lui sorrideva, divertito dalle sue parole e anche lei faticava a mantenere il viso serio ‘A me basta che il mio bel padroncino continui a farsi leccare dal collo in giù e io sono la donna più felice del pianeta!’ concluse zuccherosa, stozzandogli l’occhio. Damian rise.
‘Hahahaha! Concesso mia bella schiavetta! Hahaha!!’ le rispose tenendo quel tono sottile tra verità e gioco. La giovane rise e piegò la testa in avanti affondando la faccia nel suo pube a baciarlo.
‘mmmm’ ma quanto sei magnanimo mio signore, hehehe!!’ la guardò con affetto ridacchiando.
‘Pam, sei davvero uno spasso, lo sai?’ non rispose, continuò a strusciare la faccia sull’odorosa carne.
‘Mi dispiace solo di una cosa” aggiunse poi, mordendosi il labbro tra una leccata ai suoi testicoli e l’altra.
‘Cosa?’ lei sorrise e fece la ritrosa.
‘mmm’ nah, è stupido’ non te lo dico’ mi prenderesti in giro!’ divertito da quella fasulla resistenza:.
‘Oh, andiamo” impugnò il suo scettro moscio e strusciò la cappella che faceva capolino dal prepuzio sulle sue narici ”il tuo padrone lo vuole sapere, consideralo un ordine, hehehe!!’ anche lei rise, annusandolo, contenta.
‘Beh, vedi, non sono tanto i baci in sé per sé che mi mancano ma” esitò ”il sapore della tua saliva” disse a mo’ di gattina dolce mentre lui, ovviamente scoppiava a ridacchiare di nuovo.
‘hahahah! Questa dovevo ancora sentirla! hahaha!!’
‘E dai non ridere! E’ la verità, stupidino!’ gli disse, un minimo risentita ‘Mi manca averla in bocca’ bagnarmici la lingua’ ingoiarla”
‘La mia saliva.’ ripeté Damian sempre con quel misto di riso e divertita incredulità. Lei annuì e gli sorrise. Aveva la bocca semi aperta e la cappella le riposava sulle labbra. Lui la guardò per un istante, poi disse:
‘Beh, se proprio ci tieni’ è facile rimediare” chinando la testa in avanti pochi centimetri, increspò le labbra e si succhiò le guance finché il filo bavoso cominciò a scendere lento, cadendogli sulla base del cazzo, per poi scivolare veloce giù come un torrente, fino a fermarsi al prepuzio. Il ragazzo continuò a far uscire saliva finché buona parte del pene ne fu bagnato. Poi col mento glielo indicò. Era il segnale che la fortunata Pam aspettava. Contenta come una pasqua s’infilò l’intera asta in bocca e succhiò via ogni goccia di bava. Damian la guardava un minimo disgustato ma, come sempre, intrigato dal suo peculiare ed affascinante comportamento.
‘mmmmm’.’ Pam aveva riappoggiato la nuca a terra assaporando, deliziata ”mmmm’ posso averne ancora?’ gli disse, stavolta spalancando la bocca, con la lingua in fuori, in attesa. Il giovane sorrise:
‘Tu sei tutta matta, lo sai vero?’ lei ridacchiò. Una risata melodiosa che sapeva quasi di canzone. Continuò a mantenere la stessa espressione, come a fargli intendere che era seria e lui ripeté l’operazione, stavolta sputandole direttamente in bocca. Ingoiò mugolando gioiosa, per poi leccarsi le labbra.
‘Adoro tutti i tuoi” cominciò a dirgli, poi si fermò a pensare all’espressione più corretta ”fluidi corporei” concluse, fiera di aver usato un parolone per lei desueto. Lui ridacchiò:
‘Hahaha! Fluidi corporei, eh? Attenta schiavetta, se continui a darmi tutte queste idee potrebbe venirmi in mente di” sogghignò in un pausa di suspense ”svuotarmi la vescica durante un pompino” spalancò gli occhi e lo guardò, adesso sorpresa e, buffamente, un po’ disgustata.
‘Scherzi, vero? Non mi chiederesti mai farlo!’ gli disse. Il giovane rise nuovamente e, con la fronte aggrottata le disse, gaio:
‘Chiedertelo?’
‘Damian!’ rispose lei tra il serio e il faceto:
‘Ah ah ah! La pausa è finita Pam!’ e il suo bel ghigno divertito sparì mentre le natiche tornavano a coprirle la faccia. Lei posizionò le mani sui fianchi snelli di lui, come ad assicurarsi che non si alzasse più e riprese felice a leccare facendo le fusa. Che godimento provava! Non avrebbe mai voluto smettere.

Amanda non aveva obiettato più di tanto ma se l’era immaginata che l’appuntamento a tre che Damian aveva insistito per organizzare non poteva che andar male. Il film che aveva scelto era una roba inguardabile sulla prima guerra mondiale, in sala ci saranno state si e no dieci persone, faceva una caldo soffocante e lei e quella verginella da convento gli sedevano ai lati senza proferire parola. Cristo, senza neanche guardarsi! Ma cosa si aspettava? Cosa gli era venuto in mente? Che palle, non vedeva l’ora che finisse.
‘Carino il film, eh?’ disse il ragazzo in tono leggero, come se non avesse carpito assolutamente niente dal gelido silenzio che aleggiava su di loro. Entrambe gli sorrisero innaturali ed annuirono, poi si guardarono in cagnesco tra sé e voltarono di nuovo la testa verso lo schermo, indispettite.
‘Quanto mancherà alla fine?’ si chiese Amanda. La mente le trotterellò su altri pensieri, per tentare di distrarsi ma un rumore molto familiare la fece voltare di scatto e si rese conto che anche la sua rivale aveva fatto lo stesso, quasi avessero udito un segnale di richiamo, un’attrattiva che presagiva a qualcosa di conosciuto ed estremamente piacevole. Damian si era abbassato la zip dei jeans. La giovane non vedeva perfettamente tutti i dettagli, col buio in sala, ma era palese che i genitali del suo amato fossero in bella vista. Come un segugio le sembrò di sentirne l’anelato odore. Si scosse un attimo. Erano in un luogo pubblico, per l’amor del cielo! Va bene essere disinibiti ma’
‘Damian, ma che fai? Sei impazzito?’ dissero quasi contemporaneamente le due ragazze. Lui le guardò sorridendo, poi scrollò le spalle:
‘Che male c’è? Si schianta qua dentro, ho voglia di fargli prendere un po’ d’aria!’ disse loro come fosse la cosa più normale di questo mondo. Entrambe erano visibilmente imbarazzate.
‘Si ma” disse Sally.
‘Ho troppo caldo là in mezzo” continuò a giustificarsi, poi prese loro la mano ‘sentite!’ e gliele poggiò sulla carne che amavano tanto. Era vero. Era tutto bollente: l’asta, lo scroto, il pube, parevano andare in fiamme. Che bella sensazione quel contatto. Amanda guardava con la coda dell’occhio e continuava a toccare, scontrandosi con la fastidiosa mano della Gook che faceva altrettanto. La stimolazione ebbe un rapido effetto e il membro pian piano si gonfiava. La poveretta neanche si rese conto che il ragazzo le aveva solo guidate fin lì ed aveva lasciato la presa quasi subito. Non aveva chiesto loro di far niente ma il contatto con la sua carne era bastato ad impedire che si ritraessero, anzi, le aveva spronate a darsi da fare. Adesso le guardava smaliziato con le gambe spalancate e le braccia sugli schienali delle loro poltroncine.

Sally guardava di sottecchi l’odiata puttanella che tentava di monopolizzare il suo giocattolo preferito. Cominciò a masturbare il bel giovane che era costretta a dividere, non voleva certo essere da meno. Quant’era caldo e morbido. Dopo pochi secondi arrivò la mano nemica a tentare di rubarle la scena. Quella baldracca in erba pensava di poterla avere vinta? Con delicatezza s’insinuò tra le dita dell’altra e riprese in mano lo scettro che adorava. La risposta non tardò ad arrivare e le due cominciarono una battaglia di mani che al centro vedeva un oggetto preziosissimo e delicato da cui, nessuna delle due, pareva volersi separare.
Un nuovo attacco di Amanda la fece sbottare:
‘Derrik, la vuoi piantare?!’ le disse velenosa.
‘Piantala tu, monachella!’ fu la secca risposta.
‘Sarò anche una monachella ma glielo tocco senz’altro meglio di te!’ ringhiò Sally.
‘E pensi di farlo godere, in questo modo? Vogliamo parlare di pompini? Non vorrai paragonarti a me?’ Le spade di ghiaccio nello sguardo dell’una si scontravano con le saette in quello dell’altra. La tensione era decisamente palpabile.
‘Certo, ti piacerebbe, eh?’ d’un tratto tutte e due si rivolsero a Damian che assisteva con un sorrisetto, senza dire una parola.
‘Damian?’ chiese Amanda ‘Chi te lo succhia meglio?’ gli chiese mantenendo un tono di voce piuttosto basso mentre dei soldati bombardavano una roccaforte sullo schermo. Il giovane fece spallucce.
‘Bella domanda” rispose ”mmmm’ non saprei ragazze” alzò il sedere di qualche centimetro, per calarsi i pantaloni alle ginocchia ”perché non mi date una dimostrazione proprio qui, adesso?’

Le osservava. Era uno spasso vedere la loro reazione alla sua indecente proposta. Shock e imbarazzo provavano a frenare la voglia fottuta che, invece, avevano di cedere. La guerra nel loro cervello era ben più violenta di quella sullo schermo. Mute schermaglie tra le due ma la prima a riprendersi fu Amanda. Prevedibile.
‘Per me va bene, decidiamo questa faccenda una volta per tutte!’ disse l’ingenua troietta a mo’ di eroina da film d’azione e, con un sorrisetto di scherno all’avversaria, si gettò famelica a succhiarglielo. Sally era rimasta interdetta da quella prontezza di riflessi ma prima che potesse protestare, Damian, compiaciuto dall’abile bocchinara all’opera, le disse:
‘Lasciala fare per un po” perché intanto tu non mi lecchi le palle?’ le chiese suadente e lei si sciolse, chinandosi per ubbidire.
Damian sospirò. Un sorriso da un orecchio all’altro. Non una ma due bocche al lavoro che gareggiavano per servirlo, litigandosi le sue attenzioni e provocandogli, al contempo, grande piacere sia sul fronte fisico che psicologico. Quel pezzo di carne gli conferiva potere, ormai era lapalissiano, ma il merito era dei suoi modi, del suo atteggiamento dolce ma al contempo esigente, di come si era mosso con loro. Alla fine dei giochi il merito era di Pam ma era lui a godere dei frutti, com’era giusto che fosse.
Amanda pompava con tutta l’anima ingoiandolo tutto, fino alle palle, con atavica fame aiutata da quella cazzo di gola profonda che si ritrovava mentre Sally leccava dolce e premurosa il suo capiente scroto. Era un’accoppiata perfetta. Unendo le forze erano quasi brave quanto la Venere che l’aveva istruito, il che la diceva lunga!
‘Ragazze’ è bellissimo’ siete fantastiche” le risposte furono un paio di risatine deliziate.
Damian alzò lo sguardo e vide il giovane attore protagonista del film tirare una granata a qualcuno. Si divertì a chiedersi se quel blasonato idolo holliwoodiano ce l’avesse mai avute due troiette che gli succhiavano l’uccello in contemporanea. Decise che era molto probabile e per un istante si sentì quasi di condividere quel momento con lui, anche se in maniera unicamente virtuale. Che scena!
‘Hey, Amanda, non credi che tocchi a Sally, adesso?!’ disse poi mentre guardava la riluttante moretta che se lo sfilava di bocca. Sally gli sorrise, grata dell’occasione concessale, e come il cazzo fu libero lo imboccò. L’altra trascinò la lingua in basso e cominciò a limonate con le sue palle.
Il ritmo era cambiato, la delicatezza di Sally sull’asta era bilanciata dalla lingua di Amanda, passionale e lorda. Un’altra combinazione perfetta. Che fortuna che aveva avuto a trovarle.
‘mmmm’ quanto mi fate godere” sussurrò alle due stupide servette ‘mmmmm”
Continuarono a succhiare e leccare per qualche minuto, poi Sally s’interruppe ed alzando un minimo la testa:
‘Vero che sono più brava io Damian?’ gli chiese infantile. Anche l’altra riemerse dallo scroto ma con aria belligerante:
‘Nei tuoi sogni, suorina!’ prima che attaccassero con un altro round di epiteti e vituperi, Damian intervenne:
‘Ragazze, ragazze” le calmò ”quante volte vi ho detto che non voglio vedervi litigare?’
‘Damian ma che pretendi! Come faccio ad essere amica di ‘sta secchioncella frigida che passa il tempo col naso sui libri? Io ho una vita!’ dichiarò Amanda, piena di sé.
‘Si è vero Damian! La notte ha un sacco di clienti che la reclamano! Non lo sapevi?!’ sibilò Sally velenosa. L’altra ignorò il commento e proseguì gelida:
‘Il punto è che non abbiamo niente in comune! Come pensi che”
‘Niente in comune?’ la interruppe il ragazzo ‘Credete di essere così diverse?’ disse loro ‘Insomma, non riuscite a pensare a neanche una cosa che piaccia a tutte e due?’ i loro visi erano confusi e lo guadavano aspettando che si spiegasse. Lui sorrise:
‘E’ strano, eppure ce l’avete a dieci centimetri dalla faccia!’ disse loro con la giusta punta di freddezza e saccenteria atta a pungerle nel vivo. La comprensione dipinse i loro volti.
‘Siete voi a dirmi in continuazione quanto lo amate, quanto vi piace succhiarlo, quanto vi piace’ sentirlo dentro di voi’ sono bugie?’ chiese loro retorico. Si affrettarono a negare.
‘No, no’ che c’entra” ribatterono imbarazzate, davanti alla schiacciante, quanto semplice, verità.
‘Per non parlare di quanto vi piace il mio odore, il mio sapore’ non mi dite sempre che il mio sperma vi manda fuori di testa?’ le ragazze si limitarono ad annuire, non avevano il coraggio di guardarlo negli occhi. Lui sospirò un attimo, fingendo una certa esasperazione:
‘Sentite ragazze, è inutile girarci intorno” attaccò ”ormai l’avete capito che non posso e non voglio scegliere tra voi due. Sono mesi che non faccio che dirvelo eppure voi non perdete occasione per chiedermi chi di voi due sia la migliore o per irretirmi e tentare di portarmi dalla vostra parte” disse loro un po’ seccato ”tra l’altro non fate che bisticciare come foste due bimbe dell’asilo’ è troppo per me, io ci sto male” disse loro sfoggiando una copia tutto sommato ben riuscita di sguardo ferito. Loro si guardarono. Si sentivano in colpa, ovviamente, come non potevano dopo le melliflue parole del loro tenero e sensibile ragazzo.
‘Tutta questa” fece una pausa per trovare la parola giusta ”avversione che provate l’una per l’altra è data dalla competizione ma è assurdo! Non c’è nessuna competizione tra di voi, io non sono un premio da vincere!’ girò il coltello nella piaga. Loro non fiatarono. Altra pausa d’effetto per fargli scendere il concetto sotto pelle.
‘Invece di concentrarvi su quanto siete diverse, perché non provate a pensare a quanto siete simili?’ continuò, innestando l’ennesima nozione nelle loro menti.
‘E dovremmo parlare SOLO di te?’ obiettò Sally. Damian la guardò:
‘Beh, sempre meglio che litigare!’ disse freddo. Le ragazze si scrutarono per un lungo momento, soppesando le sue parole e ragionando. Damian sapeva già come sarebbe andata a finire e sorrise quando le loro belle vocine cominciarono a mormorare scuse a profusione. A lui in primis per averlo stressato e, sebbene più fugaci e molto meno sincere, anche l’una verso l’altra. Accarezzò le teste delle sue stolte cagnette.
‘Ooohh, finalmente” disse loro ”è assurdo litigare quando possiamo divertirci tutti e tre insieme, giusto?’ annuirono, forzando un sorriso.
‘Fico!’ commentò ‘Dai! Ora perché non mi fate vedere come lavorate in squadra e mi fate venire che ne ho una gran voglia!’ disse mentre già si leccavano le labbra anche se un po’ indecise sulla meccanica della cosa ‘Dieci pompate per uno, da brave! Senza discussioni! Hehe!’ spiegò divertito. Loro mormorarono un ok e Sally attaccò a succhiare. Da brava ragazza diligente quale era seguì la regola impostale e lasciò il campo ad Amanda dopo dieci pompate esatte. Sotto il suo sguardo vigile ubbidivano per compiacerlo. Dentro fuori, dentro fuori, dentro fuori, il pene tornò ad indurirglisi mentre le manine di entrambe carezzavano il suo scroto.
Sbocchinavano alla grande, come sapevano fare, come avevano imparato a fare nelle ore e ore in cui quell’uccello l’avevano tenuto in bocca. Davano il loro meglio in quel pompino da sogno. Reclinò indietro la testa e socchiuse gli occhi:
‘mmmmm’ ragazze’ mmmm’. non ho mai goduto tanto’ non posso credere che non l’abbiamo mai fatto prima’ mmmm’. dovete succhiarmelo sempre così’ è troppo eccitante’ mmmm’.’ le mani andarono sulle loro teste e cominciò a guidarle, spingendole e dando lui il ritmo. Era una figata micidiale, non vedeva l’ora di raccontarlo a Pam, a Danny e agli altri suoi amici, che spasso! Colpiva il fondo delle loro gole a ripetizione e le sentiva rantolare ma la cosa non era troppo gravosa per nessuna delle due, in primis perché erano ormai abituate e poi perché, anche se riluttanti, quando cominciavano a soffocare, erano comunque obbligate a darsi il cambio.
La cosa andò avanti per diversi minuti, ogni tanto ‘chiedeva’ ad una delle due di leccargli o di massaggiargli le palle e loro esaudivano solerti i desideri del ragazzino su cui, letteralmente, sbavavano. Non ci volle molto perché Damian sentisse l’orgasmo cominciare ad avvicinarsi. Lasciò le loro teste e si toccò l’asta:
‘Sto per venire” disse loro e si morse il labbro divertito quando le due cagnette si gettano insieme a pomiciare con la sua cappella. Entrambe cercavano d’imboccarla per assaporare il suo seme, arrotolando le lingue sulla sua carne e sbavandosi a vicenda. Era un bellissimo, languido, lurido e grottesco bacio lesbico col suo cazzo che spariva a tratti nella bocca di una e in quella dell’altra. Quanto avrebbe voluto filmarle! Erano due gran belle troie e raccontare a parole non avrebbe reso l’idea, era troppo eccitante. Si afferrò il bastone ed attaccò a menarselo per poter finalmente svuotarsi le palle e dar da mangiare alle sue bestiole affamate.
‘Eccola’ arriva” le bocche delle due divennero ventose e lui esplose in una sborrata colossale che si godette con tutto sé stesso. Le sentiva annaspare cercando d’ingozzarsi quanto più possibile, litigandosi a grugniti, fino all’ultimo filo del suo seme caldo e vischioso. L’estasi.
Gli scappò da ridere, anche se sommessamente. Si lasciò la mazza e permise alle due scrofe, mai sazie di lui, di contendersi, gelose, i rimasugli. Non una parola dicevano, leccavano e basta, grufolando isteriche e strofinando il muso sui suoi genitali. Quant’erano dolci.
‘Aaaahhh’ ragazze’ mai provato niente del genere” mentiva naturalmente, ma gli sembrava giusto premiare i loro sforzi con qualche moina. Del resto la storia del bastone e la carota aveva funzionato fino ad allora, perché cambiare?
‘Vedrete quanto ci divertiremo d’ora in avanti, tutti insieme’ mmmm’ sarà uno sballo!’
Seguitavano a non rispondergli. Leccavano, leccavano, leccavano.
‘mmmm’ brave’ continuate ancora un po’, le vostre bocche sono una favola” questo commento strappò dei guaiti deliziati e Damian sorrise un po’ perfido. Sapeva perfettamente che il fuoco della loro competizione non si sarebbe estinto, avrebbero continuato a dare sempre il meglio pur di farsi apprezzare l’una più dell’altra, pur di non farsi adombrare, cosa che al ragazzo stava benissimo. Il punto era che avrebbero dovuto farlo di nascosto: ormai avevano accettato la storia del ‘ménage à trois’ e, per non perderlo, si sarebbero sentite costrette ad esaudire i suoi desideri, fingendo di andar d’accordo solo per compiacerlo. Con quel piccolo stratagemma avrebbe potuto usarle contemporaneamente e non gli avrebbero più scassato le palle con inutili gelosie. Del resto erano cavie da laboratorio e l’esperimento doveva continuare, il ragazzo doveva vedere fino a che punto sarebbe riuscito a plagiarle e la corsa era ancora lunga.

Leave a Reply